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Autore: DaisyCorbyn    03/02/2018    2 recensioni
**IN REVISIONE**
[19 anni dopo] [Next Generation]
Dopo gli avventimenti che hanno scosso Alwys alla fine del suo primo anno ad Hogwarts, la Grifondoro si troverà ad affrontare un nuovo nemico: la Luna d'Argento, un fenomeno che causa effetti oscuri ai licantropi. La soluzione sembra la Pozione Antilupo, ma è veramente ciò di cui Alwys ha bisogno?
Tra la ricerca degli ingredienti e le lezioni, Alwys dovrà anche scontrarsi contro quella figura oscura che cercherà di manipolare la sua mente.
ATTENZIONE: questo è il secondo libro della saga Alwys Dewery, il primo lo trovate nel mio account!
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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ATTENZIONE!
Questo è il primo capitolo del secondo libro
di una saga intitolata "Alwys Dewery", 
se non hai letto il primo libro, lo trovi
nel mio profilo (MiraMiclar):
"Alwys Dewery e la Mappa del Malandrino".
Se invece hai letto il primo libro, 
buona lettura!
 


1
Una notte di luna piena


«Alwys!»
La ragazzina poggiò i bagagli per terra e corse verso Albus che la intrappolò in un goffo abbraccio.
«Eccola qui! Ci sei mancata» la voce di Dominique le fece alzare lo sguardo davanti a sé e la ragazza ne approfittò per scompigliarle affettuosamente i capelli.
Appoggiato allo stipite della porta c’era Ted che, con le braccia incrociate al petto, si godeva la scena sorridendo.
«Ciao!»
Alwys gli diede un bacio sulla guancia e lo abbracciò forte: gli era mancato davvero tanto nel mese in cui era stata a casa.
«Gli altri sono di là.»
Entrarono dentro il salotto dove c’erano Rose, James, Victoire e Louis che spostarono lo sguardo incuriositi dal gran fracasso. Salutarono la nuova arrivata e ripresero a parlare, mentre James leggeva e ogni tanto rispondeva farfugliando qualche risposta.
«Ahia!» esclamò lui dopo che Victoire gli aveva dato un colpetto sulla nuca.
«Ti accompagno nella tua stanza» disse Ted mettendole una mano sulla spalla.
Albus avrebbe tanto voluto accompagnarla, ma il maggiore con uno sguardo gli fece capire che questa volta era meglio di no. Con l’incantesimo di levitazione, Ted fece galleggiare i bagagli così da salire comodamente le scale: arrivarono in un lungo corridoio, illuminato da una sola finestra alla fine, che percorsero tutto. Appena si fermarono davanti ad una delle tante porte, Alwys guardò Ted come se gli stesse chiedendo il permesso e, dopo che il maggiore annuì, la aprì senza indugiare: la camera era piccolina, ma forse era solo un’illusione data dal gran numero di mobili; Il letto a baldacchino il cui morbido copriletto viola era decorato da costellazioni che ondeggiavano leggermente, un enorme armadio a due ante dall’aria antica, una libreria vuota color mogano, un piccolo divanetto nero, un lungo specchio decorato da una cornice argentata e due comodini ai lati del letto. Alwys si avvicinò a quello accanto alla porta del bagno, sul quale erano poggiate due cornici: una blu notte, che conteneva una foto di lei e Ted che sorridevano, e l’altra che, invece, era rossa e dorata e incorniciava la foto che si erano fatti tutti insieme l’ultimo giorno di scuola. Le accarezzò sorridendo, ripensando a quei momenti.
«Devo stare qui un mese, non per sempre» si mise a ridere e si girò verso Ted che la stava guardando con un ampio sorriso «Grazie.»
«Ginny ed Hermione si sono fatte prendere la mano» disse accennando una risata.
Si avvicinò a lei e le accarezzò dolcemente la guancia «Abbiamo molte stanze, questa ormai è tua, puoi venire quando vuoi.»
Alwys lo guardò sorridendo: quello era stato l’anno migliore della sua vita, se qualcuno le avesse detto che tutto ciò era un sogno, non avrebbe esitato a rispondere che non si sarebbe voluta svegliare più. Prese la gabbietta e fece uscire Ninfa, che ormai stava stretta lì dentro per quanto era cresciuta: si stiracchiò e incominciò a curiosare in giro annusando l’aria.
«Come stai?» chiese ad un tratto Ted.
Alwys si morse il labbro all’udire quella domanda improvvisa: ormai la conosceva troppo bene, riusciva a capirla con un semplice sguardo.
«Sono preoccupata per i miei genitori, qui voi mi proteggete, loro chi li protegge?»
«Abbiamo trovato una soluzione, ma per il momento rilassati e stai un po’ con gli altri» sorrise, lei cercò di ricambiare anche se con scarso successo.
Tornarono nel lungo corridoio: il sole doveva essere stato oscurato da una nuvola, perché l’atmosfera si era fatta più cupa e opprimente. Scesero le scale ed Alwys notò che non si sentiva più il gran vociare di prima: infatti in salotto non c’era nessuno. Si guardarono intorno, cercarono in cucina, ma tutte le stanze erano nel più totale silenzio: senza il calore delle loro risate, la stanza apparì più fredda e scarna, come se mancasse un elemento importante.
«Dove sono tutti?» chiese preoccupata Alwys guardando il divano vuoto.
Si girò per cercare conforto negli occhi di Ted ma, quando lo fece, vide dietro di lui la figura incappucciata che l’aveva attaccata a scuola.
«Ted!» urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni per avvisarlo.
Il ragazzo prontamente si girò di scatto e prese la bacchetta, ma non fu abbastanza veloce perché la figura l’aveva già estratta ed era sul punto di evocare un incantesimo.
«Avada Kedavra!» disse, e un getto di luce verde colpì in pieno petto il ragazzo abbagliando Alwys.
«Ted!»
Alwys si accasciò per terra, vicino al corpo senza vita, e prese la sua testa tra le mani. Gli occhi spalancati guardavano un punto indefinito della stanza. 
«Tu vieni con me» la voce metallica risuonò nelle sue orecchie insieme al rumore pesante dei suoi passi che si facevano sempre più vicini.
«Ted!» urlò come se la sua voce potesse svegliarlo.
Dopo avergli dato un ultimo sguardo, con tutta la forza che aveva in corpo si alzò di scatto evadendo dalla presa della figura, che imprecò. Incominciò a correre ed uscì dalla porta a vetri che dava sul giardino, solo che in quel momento una foresta aveva preso il suo posto: la pallida luna piena era alta nel cielo ed Alwys ebbe un tuffo al cuore appena la vide, ma non accadde nulla. Continuò a camminare per paura che quell’uomo la potesse raggiungere e si addentrò dentro la foresta: c’era molto freddo, Alwys si passò le mani sugli avambracci ripetutamente per generare almeno un po’ di calore, ma più andava avanti, più sentiva freddo. Vide il respiro che usciva dalla sua bocca diventare una candida nuvola bianca che poi si disperdeva nell’aria, si girò per vedere se quella figura fosse ancora lì e, appena non la vide, incominciò a camminare più lentamente, anche perché la stanchezza cominciava a farsi sentire.
Dove sono? Morirò?
Questi pensieri si fecero spazio nella sua mente mentre cercava di lottare fra le lacrime che le stavano scendendo lungo le guance. Si guardò intorno: ormai non poteva più vedere la casa dei Potter, attorno a lei c’erano solo alberi scuri che silenziosi ondeggiavano al ritmo del freddo vento che le sferzava il viso. Il terreno era pieno di aghi di pino e di foglie secche, era come se quel posto puzzasse di morte, come se da lì più nessuno potesse fare ritorno. Quella sensazione si appropriò di Alwys, che pianse più forte e si accasciò per terra: il freddo le bloccò le ossa e ogni speranza cominciò a lasciarla. Ad un tratto, però, una piccola luce, come il riflesso di uno specchio, le diede fastidio agli occhi e fu obbligata ad aprirli per individuarla. Si alzò combattendo contro il dolore, perché era come se i suoi muscoli si fossero atrofizzati, ed arrivò vicino a quella piccola luce: per terra, fra gli aghi di pino, c’era una piccola gemma nera che rifletteva la luce della luna. Alwys la prese in mano e la girò su sé stessa per vederne tutti gli angoli.
All’improvviso, però, un rumore attirò la sua attenzione facendola girare di scatto: un uomo con lunghi capelli scuri era davanti a lei, tuttavia, invece di avere le gambe, dal busto partiva il corpo di un cavallo. Alwys, pietrificata dalla paura, cadde a terra e fissò con gli occhi spalancati quella creatura che scalciò come se fosse un vero e proprio cavallo. Il centauro alzò la mano verso Alwys e guardò la pietra che aveva in mano per farle capire che voleva quella. La ragazzina si alzò per avvicinarsi e gli mise la piccola pietra nella mano, lui la chiuse e fece un leggero inchino. Non sapeva perché, ma era come se sapesse che quella fosse la cosa giusta da fare.
«Non ti deluderò» disse guardandola con uno sguardo fiero.
Lo guardò allontanarsi, fino a quando si confuse fra l’oscurità degli alberi, lasciandola completamente sola: proprio quando lo perse di vista, accusò un forte dolore alle articolazioni che ogni secondo si fece più straziante. Si accasciò completamente verso le fredde foglie contorcendosi per il dolore: appena si guardò le mani, vide dei lunghi artigli affilati.
È impossibile, perché mi sto trasformando adesso?
Ma, a causa del dolore, non era in grado di trovare nella sua mente una risposta logica a quel quesito. La sua vista divenne sempre più appannata, le forze abbandonarono il suo corpo, come ogni volta che si trasformava.
Di colpo tutto divenne nero, Alwys si girò più e più volte per capire dove fosse finita e, subito dopo, alle sue orecchie arrivarono suoni indistinti e ovattati: si concentrò per capirne il significato nonostante fossero molto lontane.
«No…» il resto della parola sembrò perdersi nell’aria.
Cercò di concentrarsi di più nonostante un fastidioso ronzio le rendeva più difficile ascoltare.
«Ti prego…»
Anche se non aveva capito il continuo della parola, intuì che qualcuno stava implorando pietà. Ma a chi? Cercò di muoversi in quel mare nero nonostante avesse la sensazione di restare ferma sul posto e che quindi tutto ciò fosse inutile.
«Non farmi del male!»
Quella frase arrivò chiara e limpida alle sue orecchie, insieme ad un’immagine sfocata i cui contorni si stavano piano piano schiarendo, come quando cerchi di ricordare un sogno e ci riesci solo parlandone.
«Ti prego!» l’uomo urlò con tutte le sue forze e provò a strisciare via con qualche difficoltà a causa di una terribile ferita alla gamba.
Chi è quest’uomo?
Alwys non lo aveva mai visto in vita sua: i contorni del viso erano morbidi, poteva avere quarant’anni, pochi capelli in testa e un po’ di barbetta sul mento. Non notò altro a causa della sua vista non chiara, come se stesse sognando, e del fatto che fosse notte. Solo di una cosa era sicura: quell’uomo era terrorizzato.
Lo vide strisciare verso un legnetto poco distante da lui, probabilmente la sua bacchetta, ma non riuscì a raggiungerlo poiché Alwys si avventò su di lui facendolo urlare per il dolore.
Cosa sto facendo? No, no!
L’uomo continuò a divincolarsi, ma inutilmente: anche se fosse riuscito a liberarsi, non sarebbe andato molto lontano a causa della ferita alla giugulare che gli aveva appena inflitto.
«Ti… scongiuro…» l’uomo faticò a parlare a causa del sangue che gli stava riempendo la gola.
No! Voglio fermarmi!
Ma, nonostante Alwys cercasse di fermare tutto ciò, era come se il suo corpo non rispondesse ai suoi comandi, come se fosse solo una spettatrice. L’uomo incominciò a divincolarsi di meno, fino a bloccarsi completamente: il suo sguardo spalancato aveva ancora impresso il terrore di prima.
No, ti prego…
Era morto, non c’erano dubbi. Alwys pianse ma, nonostante provasse a chiudere gli occhi, quella immagine rimase impressa davanti a lei fino a quando non venne inghiottita dal buio completo.
«Alwys!» quella voce era sicuramente di Ted.
Allora non è morto, forse è tutto un sogno, pensò e un senso di sollievo le riempì il cuore.
«O forse siete morti entrambi.»
La voce metallica di prima tornò a tormentarla: scosse la testa come se bastasse a liberarla da essa e continuò a camminare verso la voce di Ted.
«Quello è sangue?» di cosa stava parlando la signora Weasley?
«È ferita?»
«Portala dentro!»
«Ted…» provò a parlare e la tranquillizzò il fatto che ci riuscì.
«Sono qui…»
Riuscì finalmente a mettere a fuoco ciò che la circondava e vide delle figure con degli sguardi preoccupati: Ted aveva un’espressione stanca e tirata, anche se gli occhi erano spalancati e attenti, il signor Potter aveva una mano sulla spalla del ragazzo e la accarezzava dolcemente, la signora Weasley aveva la testa appoggiata sul petto del marito che le accarezzava i morbidi ricci, la signora Potter, invece, era messa in disparte e guardava il marito.
«Ti prego dimmi che stai bene» Ted si alzò di scatto e le accarezzò la fronte grondante di sudore.
«È successo di nuovo?» chiese affannosamente con la voce roca.
Fra di loro si scambiarono uno sguardo preoccupato, come se si stessero mettendo d’accordo sulla risposta da dare.
«Si, hai urlato nel sonno, ma…» rispose Ted abbassando lo sguardo.
Fu in quel momento che Alwys realizzò di non essere nella sua stanza, ma nel salotto: cosa ci faceva lì? Il panico si avvinghiò al suo petto e, nonostante Ted cercasse di tenerla ferma contro il divano, lei riuscì ad evadere dalla sua presa.
«Perché sono qui?» si pentì subito dopo di averlo chiesto: in realtà non voleva sapere la risposta, era come se sapesse che sarebbe stata terribile. Come ogni verità.
«Ti prego…» provò a dire Ted, ma quel tono le fece ricordare l’uomo del sogno e istintivamente mise le mani in avanti come se si volesse proteggere da qualcosa.
«Le mie… mani…» sussurrò guardandole: erano incrostate di un liquido rosso sia sotto le unghie, sia le dita fino all’avambraccio. Si guardò i vestiti, anch’essi sporchi di quel liquido scuro.
«Cos’è?»
Il silenzio dei presenti la gelò: Ted provò ad avvicinarsi, ma lei puntò di nuovo le mani in avanti, questa volta per proteggere lui.
«Non… è… possibile…»
Era un sogno, lo doveva essere per forza: tutto non era reale, stava ancora dormendo e di lì a poco si sarebbe svegliata. Si sforzò di chiudere gli occhi come se ciò velocizzasse il risveglio.
«Alwys…»
Chiuse gli occhi con più forza arricciando il naso: doveva addormentarsi, poi si sarebbe svegliata nel suo letto e avrebbe passato un’altra giornata a casa dei Potter. Ad un tratto sentì una mano nella sua spalla che la fece trasalire: istintivamente aprì gli occhi incontrando quelli neri di Ted.
«Va tutto bene» disse e, appena notò che lo stava guardando, spostò la mano nel suo viso per accarezzarlo «Va tutto bene…»
«Sto sognando?»
«No… sei nella realtà.»
«Non ti credo!» gli diede uno schiaffo e si allontanò: lui non era il vero Ted, le stava mentendo.
Quando tornò a guardarlo, notò che gli aveva procurato un graffio sullo zigomo: si guardò le mani notando che erano spuntati degli artigli.
«Alwys ti devi calmare» Ginny avanzò accanto al ragazzo con uno sguardo dolce che però lasciava trapelare un po’ di paura «Va tutto bene…»
«Sto sognando?» chiese di nuovo, sperando che la risposta cambiasse.
Ginny e Ted si guardarono negli occhi e quello sguardo valse più di mille parole. Alwys si accasciò a terra come se fino a quel momento avesse compiuto uno sforzo sovraumano: Ted si avvicinò a lei, la strinse con tutte le sue forze e lei rimase ferma fra le sue braccia come se non avesse più nessuna emozione dentro. Ginny si avvicinò pure ma, invece di accarezzarla, le toccò lo stomaco e le braccia come se stesse cercando qualcosa.
«Non è ferita…»
Quelle parole uscirono dalla sua bocca con un tono strano: in altre occasioni ci sarebbe stato un sospiro di sollievo generale, in quel momento, invece, tutti si guardarono negli occhi preoccupati. Alwys, nel frattempo, stava guardando un punto indefinito della stanza come se le tenebre si fossero appropriate del suo sguardo. 





Angolo autrice:
Eccomi tornata!
Sono emozionatissima, non vedo l'ora di sapere cosa pensate di questo nuovo libro :)
Vi sta incuriosendo? Dai, fatemelo sapere con una recensione!
Vi ricordo che mi trovate su instagram ( @alwysdewery ) così sarete sempre aggiornati e potrete godervi le stupende immagini create dalla mia beta, o gli Aesthetic creati da me, o addirittura il trailer del secondo libro!! Cosa aspetti? Dai, vai a seguire la pagina!
Ci vediamo il prossimo sabato con il secondo capitolo, un bacio
Mira

 
   
 
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