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Autore: LadyDP    04/02/2018    0 recensioni
Bocciolina, il puffo più socievole di Selva Puffa, si ritrova innamorata del puffo più scorbutico di Pufflandia, Brontolone.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ho detto di finirla di GIRARMI INTORNO!” sbraitò Brontolone, esasperato dalle continue e soprattutto ingiustificate attenzioni della puffa dai capelli corti e la buffa frangetta.

 

“Come sarebbe? Ho appena cominciato!” ridacchiò lei, saltellando da una parte all’altra.

 

Il puffo si voltò verso quella presenza così fastidiosa. “Dunque ammetti di seguirmi” le fece notare.

 

“Questo è passabile di querela, lo sai? Si chiama mancanza di rispetto per lo spazio vitale altrui, comunemente stalking!”

 

Brontolone estrasse dalla tasca un lungo metro contrassegnato da un segno di pennarello rosso su un punto. “Questa è la mia idea di spazio vitale, in ogni caso”

 

Bocciolina si vide puntare addosso quel coso, e contrariata, lo tirò a sé, trascinando con esso anche il puffo, e dunque avvicinandolo.

 

“Allora non ci arrivi!” le sbuffò in faccia, con una mano sul fianco.

 

“Forse non voglio arrivarci!”

 

“Ammetti pure di essere testarda! È davvero difficile litigare con te, non stai neppure a ribattere!”

 

Brontolone incrociò le braccia e si accigliò ancora di più. “Non c’è gusto”

 

Bocciolina sorrise, fece un risolino e si sistemò un ciuffo di capelli dietro all’orecchio.

 

“Che cosa vuoi da me, si può sapere?” chiese lui, cercando di ritrovare un po' di contegno e gentilezza; dopotutto, stava parlando con una signorina, seppur fastidiosa.

 

“Niente” continuò a ridacchiare lei.

 

Brontolone notò che le sue guance erano diventate lilla. Era imbarazzata?

 

“Non volevo essere sgarbato” si scusò, poggiando le mani sui fianchi.

 

Da dove proveniva tutta questa diplomazia?

Di solito era un puffo sincero e schietto, che diceva le cose in faccia.

 

“Non c’è problema” rispose, con un tono di voce così caramelloso

che sentiva il diabete nascergli dentro.

 

Non ci capiva più niente.

Arrossiva, rideva da sola. Era matta?

Aveva visto qualche volta Forzuto che lo faceva con Puffetta, ma pensava fosse un tic.

Invece era un disturbo comune.

 

“Sei carino quando ti arrabbi” disse, mordendosi il labbro inferiore.

 

Brontolone sentì uno strano calore sulle guance, ed una strana leggerezza in tutto il corpo, che non lo rasserenava affatto. Era come quando gli saliva la nausea, ma senza nausea.

 

“..Tu hai qualche rotella fuori posto, non è vero?” riuscì solo a dire, cercando di mantenere la sua burberosità, ma con difficoltà. Si rendeva conto che un sorrisetto era sorto involontario sulla sua faccia. E la cosa peggiore era che non se ne voleva andare.

 

“Dipende da come la vede uno.

 

Tu sei strambo perché passi tutto il giorno a brontolare su una panchina.

 

Io lo sono perché ho un modo tutto mio di...socializzare, diciamo.”

 

“Tormentare la gente, ad essere precisi.” si lasciò andare ad un vero sorriso liberatorio, quasi divertito da quella situazione un pò irreale ma tanto dolce.

 

Se si fosse visto da fuori si sarebbe dato dell’idiota.

 

“C’è chi mangia tavoli, in questo posto.”ricordò. Lei rise alla sua battuta.

 

Si guardarono negli occhi in un bellissimo secondo, per poi cadere in un silenzio imbarazzante.

 

“Verrai anche domani alla panchina?” chiese lei, per la prima volta nella sua vita timida.

 

Era tentato di dirle che quella era una domanda un po' inquietante,

ma davanti a quel visino così carino, ci ripensò.

 

“Mi siedo su quella panchina ogni giorno alla stessa ora.”

 

Le hai appena dato un appuntamento, idiota.” pensò il puffo, pentito ma non pentito.

 

 

“Ci sarò!!”

 

Saltellò sul posto, eccitata.

 

Poi si avvicinò lentamente a lui, e gli diede un bacio sulla guancia.

 

“..Ciao” e gli girò intorno, incamminandosi probabilmente verso casa.

 

 

Brontolone abbassò lo sguardo verso terra.

 

 

Sapeva di essere diventato viola.

 

 

Aspettò che l’adorabile stramba si fosse dileguata, prima di correre al suo fungo.

 

Entrò in casa.

 

Si buttò sul letto.

 

Schiacciò la faccia sul cuscino.

 

Dannazione, perché tremo? Non riesco nemmeno a stare in piedi.

Per poco non svenivo davanti a tutti.

 

Spero mi ripartano le gambe entro domani, prima di rivederla.”

   
 
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