Nota dell’Autrice
Ohilà a tutti ^___^ Mi scuso per la lunga assenza, ma ho aperto
un blog (La soffitta del Bardo) e ho dedicato molte delle mie energie in esso.
Dopo aver visto gli ultimi episodi
della IV stagione ed essermi esaltata e aver poi sofferto (chi ha visto sa
perché mentre agli altri non faccio spoiler), ho deciso di riprendere questa fan
fiction. Mi sono affrettata a stendere questo secondo capitolo. Adesso
attenderò il finale di stagione e deciderò come proseguire.
Intanto vi lascio in compagnia di
alcune riflessioni/missing moments
di Jenkins dalle stagioni II e III
Buona lettura ^____^
Stagione
II, episodio 04
Il
Lago era più che mai attivo e lui non ne aveva saputo nulla poiché, al
contrario di Viviana, non si era tenuto al passo coi tempi. A quanto avevano
scoperto, il Lago si presentava come un’associazione esoterico-scientifica
molto attiva in rete e che cercava nei forum candidate idonee per entrare nelle
loro fila.
Perché?
Come mai stavano reclutando?
Viviana
voleva forse creare un esercito di maghe che consideravano la magia nient’altro
che un insieme di formule e numeri come una qualsiasi arida scienza, senza
comprenderne gli aspetti filosofici e spirituali che la rendevano un modo di
esistere. Era stata Melissa a spiegargli come la magia non fosse uno strumento
ma una scelta di vita.
La
Dama del Lago, invece, così come la maggior parte delle persone, la riteneva
solo uno strumento per piegare la realtà ai propri desideri, una tecnica di cui
impadronirsi e non un’essenza che altera la natura delle persone e che le
domina se non è essa stessa dominata.
Anche
la signorina Cillian apparteneva a quella categoria
di persone che non comprendono che cosa sia davvero la magia e questo lo
preoccupava.
Quando
aveva saputo che Viviana l’aveva contattata … beh, dire che non ne era stato
felice sarebbe stato un eufemismo. La Dama era astuta: trovare la bibliotecaria
più affine alla magia, mostrarle potenzialità inaspettate, concederle qualche
conoscenza, illudendola di acquisire poteri smisurati, per poi usarla contro la
Biblioteca.
Era
certo che il piano del Lago fosse quello.
Cassandra
aveva rifiutato di unirsi al Lago, o così lei aveva dichiarato, ma non aveva
poi voluto ascoltarlo. Lo aveva accusato di essere un vigliacco, trattandolo
come se fosse un oscurantista.
Lei
non aveva idea di tutto ciò che aveva causato la magia nel corso di migliaia di
anni, non conosceva affatto Viviana … e si ostinava a non ascoltarlo.
Un
tempo gli anziani erano tenuti in altissima considerazione, ora questi giovani
credevano di conoscere ogni cosa, di avere una visione chiara del mondo e di
poter agire di testa propria, ignorando la sapienza e la saggezza altrui.
Se
solo avesse potuto rivelare la verità alla signorina Cillian,
dirle quanto lui fosse addentro a quelle questioni, come lui conoscesse
Viviana. Per un attimo era stato tentato di esclamare: “Quella è mia nonna,
dannazione! So cosa pensa e come si comporta molto più di lei che le ha parlato
cinque minuti.”
Si era però trattenuto, evitava sempre di andare in escandescenze, sebbene fosse
stato tentato svariate volte in quegli ultimi mesi.
Pazienza,
non poteva fare altro che portare pazienza e andare avanti, al servizio della
Biblioteca.
Stagione
II, episodio 5
La
Biblioteca aveva rischiato il collasso.
Per
settimane aveva temuto fosse stata colpa sua. Aveva creduto di non essere all’altezza
di Judson … in fondo lui non era un Bibliotecario era
solo una sorta di custode.
Aveva
pensato che la Biblioteca non lo rispettasse e lui si era tanto indaffarato per
rimediare. In fondo lui era nato per quel luogo e non riusciva a capire perché
le stanze si spostassero e gli artefatti sparissero.
Alla
fine non era stata colpa sua: l’essenza della Biblioteca, la sua identità, si
era slegata dall’edificio e il signor Carsen aveva
risolto tutto.
In
quei drammatici momenti di incertezza, mentre la Biblioteca stava morendo e le
luci si spegnevano pian, piano, era stato costretto ad ammettere di essere un
immortale. Aveva creduto che sarebbe morto, era stato pronto a sacrificarsi per
la Biblioteca, aveva pensato che non ci sarebbe stato nulla di male nel dire la
verità.
Poi
si era tutto risolto per il meglio. Ora tutto il personale della Biblioteca
sapeva che lui era immortale. Adesso poteva rivelare di essere Galahad, poteva apertamente raccontare le proprie
esperienze e sottolineare il fatto che i suoi millecinquecento anni di vita sul
campo lo rendevano sufficientemente consapevole di come funzionavano le cose
nel mondo del sovrannaturale.
Sarebbe
bastato ad aumentare la sua autorità su quei giovani impulsivi? Avrebbero finalmente
dato ascolto alle sue parole?
Solo
il tempo lo avrebbe potuto dire.
Stagione
II, episodio 07
Rivedere
Dorian Gray aveva suscitato
molte e confuse emozioni nell’animo di Jenkins.
In
quel periodo, nella seconda metà dell’Ottocento, si era gettato totalmente,
anima e corpo, nel lavoro per la Biblioteca. Era stato il suo modo di reagire
alla separazione con Melissa.
Rincontrare
Dorian gli aveva fatto ricordare il periodo in cui combatteva
strenuamente decine di incoscienti occultisti, sparsi per tutta Europa e gli
Stati Uniti. Il culmine era stato nel primo quarto del XX secolo, quando aveva
dato la caccia ad Aleister Crowley,
riuscendo ad allontanarlo dal vecchio continente troppo tardi, quando ormai la
sua malvagità e la sua promessa di sangue ai demoni infernali avevano già
provocato la Prima Guerra Mondiale. Ancora una volta gli sforzi di Galahad erano stati vanificati ed era stato sparso il sangue
di decine di milioni di persone.
Prima
l’influenza spagnola e poi la Grande Guerra erano stato l’ennesimo risultato
della magia usata in maniera sconsiderata e che le azioni e le decisioni del
cavaliere non avevano potuto fermare. Quegli ultimi fallimenti erano stati ciò
che avevano spinto Galahad a diventare semplicemente Jenkins, a rinunciare alla lotta e chiudersi nell’annesso
di Portland a studiare.
Dorian Gray, però, non gli aveva fatto tornare in mente le lotte
bensì il motivo per cui ci si era gettato a capofitto.
Correva
l’anno 1849, quando un giorno Melissa lo aveva preso da parte e lo aveva
informato che aveva intenzione di andarsene. Era stato come un fulmine a ciel
sereno per lui. Sì, l’aveva vista sovrappensiero e nervosa negli ultimi tempi,
ma non si aspettava una simile decisione. Aveva creduto si trattasse di una
fase di melanconia come altre volte, invece la situazione era più grave e lui
non se ne era accorto. Si era sentito in colpa: come aveva potuto non
accorgersi che la sua amata era arrivata al culmine della sopportazione?
L’aveva
supplicata di rimanere e di spiegargli che cosa l’aveva spinta a quella
decisione: voleva rimediare.
Melissa
gli aveva risposto che sentiva che la Biblioteca non fosse più il posto adatto
a lei e che doveva pensare alle creature fatate che sempre più soffrivano a
causa della mancanza di magia. Aveva deciso di tornare a Brocelandia.
Lui aveva detto che l’avrebbe seguita, ma la Maga glielo aveva impedito: gli
aveva detto che lui apparteneva alla Biblioteca e i secoli passati avevano
dimostrato che lui non poteva stare lontano da quel luogo, nemmeno volendo, per
quanto le sue decisioni lo avessero portato altrove, alla fine era sempre stato
riportato alla Biblioteca.
Era
vero: c’era sempre stato qualcosa che lo aveva riportato tra quelle mura, un’energia
inesplicabile, forse il destino.
Si
era convinto, alla fine, che non avrebbe mai potuto abbandonare la Biblioteca e
dunque opporsi a questo sarebbe stato inutile e forse dannoso.
Così,
dopo oltre 1300 anni trascorsi assieme, Galahad e
Melissa si erano separati e non si erano visti mai più.
Il
cavaliere rivolgeva a lei almeno un pensiero ogni giorno, ma non aveva più
osato contattarla.
Stagione
III, episodio 08
Jenkins era rimasto
basito, quando la signorina Cillian aveva espresso il
suo desiderio di avere un appuntamento con lui.
Era
stato imbarazzante e sorprendente. Non aveva mai pensato di potersi affezionare
o legare a una donna che non fosse Melissa: non gli interessava.
La
signorina Cillian era sempre stata molto gentile e
premurosa. A parte la discussione a proposito del Laga,
non era mai stata un problema in Biblioteca e, anzi, era sicuramente la più
coscienziosa tra gli ultimi arrivati e aveva dimostrato di voler apprendere
molte cose.
Sì,
c’era qualcosa in lei che gli suscitava tenerezza e dolcezza. Non di rado la
chiamava per nome: Cassandra.
Sì,
si sentiva molto affezionato a lei, si preoccupava per lei più che per gli
altri, però questo non significava che ne fosse innamorato. No. Si sentiva
piuttosto come un padre … o forse era più adatto dire un nonno. Non si sentiva
un semplice mentore per la giovane, ma non poteva certo affermare che quel che
lei gli suscitasse fosse amore. Almeno non l’amore romantico, non quello che lo
aveva legato a Melissa, senza mai farlo stancare di lei.
Vedeva
in Cassandra una giovane radiosa, capace di portare allegria e vivacità … Sì,
lei era stata una ventata di aria fresca che era stata in grado di ritrovare la
voglia di agire e di vivere.
Sicuramente
aveva impiegato molto più tempo ad accettare i nuovi bibliotecari, se non ci
fosse stata lei.
Non
poteva negare che la signorina Cillian fosse speciale
e si fosse guadagnata il suo affetto più degli altri ma ciò non era stato certo
sufficiente a fargli dimenticare Melissa. No, non c’era possibilità che
Cassandra potesse scalzare la Maga del suo cuore.
Aveva
risposto alla giovane che lui era un cavaliere e che il suo amore era
consacrato ad una sola dama e non poteva essere indirizzato ad altri.
Lo
aveva detto con grande decisione ma si domandò se corrispondesse alla verità. Per
la prima volta in tutta la sua vita, si domandò se l’amore per Melissa fosse
ancora vivo.
Aveva
detto a Cassandra che la sua donna amata aveva preferito un altro a lui. Non aveva
esattamente mentito. Lui non sapeva perché la Maga se ne fosse andata ma fin da
subito aveva come trovato conforto nel credere che lei si fosse innamorata di
un altro uomo e a causa di ciò lo aveva lasciato. Non aveva né prove, né indizi
ma si era convinto fosse così: si sentiva meno in colpa per averla delusa e lo
faceva sperare che lei fosse felice.
Stagione
III, episodio 09
Charlene se ne era
andata per sempre. Lui stesso aveva celebrato il rituale che le aveva permesso
di passare oltre lo specchio.
Aveva
tentato di convincerla a rinunciare, a rimanere ancora con lui. Da secoli,
ormai, non la chiamava più Elaine, pur tuttavia lei rimaneva sua madre. La sua
dolce madre che lo aveva cresciuto e che tanto aveva contribuito a renderlo l’uomo
che era diventato.
Tutti
la consideravano come Guardiana audace, intrepida, sempre combattiva e
autoritaria. Feroce e implacabile erano gli aggettivi che più spesso le affibbiavano.
Lui, invece, non l’aveva mai vista in quel modo, non così drasticamente,
almeno.
Aveva
provato a trattenerla, ma lei aveva preferito raggiungere Yahuda,
anziché rimanere con lui, suo figlio.
Ora
non restava che lui di immortale in quella Biblioteca, solo lui ne conosceva
ogni recesso, ogni segreto e tradizione. Era rimasto solo lui, il Custode della
Biblioteca, a conoscere come gestire quel luogo e conservarne i metodi e la
missione. Avrebbe trasmesso tutto al signor Carsen,
dopo la cerimonia del Suggello. Ora che non c’erano più né il Primo
Bibliotecario né la Prima Guardiana a tenere ancorata la Biblioteca, era
necessario trovare qualcun altro che fungesse da suggello e Flynn
Carsen era senza dubbio la persona più adatta.
Sarebbero
cambiate molte cose, un’epoca si era appena chiusa e una nuova si stava
aprendo.
Quale
sarebbe stato il suo ruolo in tutto ciò?