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Autore: ombra_di_cenere    05/02/2018    4 recensioni
Dal testo: appena guardo nella stanza mi immobilizzo: è lì, davanti alla mia scrivania che osserva le fotografie appoggiate sulla mensola. Appena i miei occhi l'hanno riconosciuto il mio petto ha avuto un sobbalzo, lo stomaco si è stretto e il mio cervello si è bloccato. Otabek sembra imbarazzato, un attimo dopo allarga leggermente le braccia:
- Non mi saluti nemmeno Yuri?
Una sorpresa inaspettata e una settimana per definire bene sentimenti e rapporti tra una tigre russa e un guerriero kazako.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Otabek Altin, Un po' tutti, Yuri Plisetsky
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il tè è quasi pronto, la tavola è apparecchiata: due tazze, cucchiai, tovaglioli e muffin.
Appena ho aperto gli occhi sono scappato in cucina, senza nemmeno controllare se lui respirasse o fosse sveglio. Stranamente mi sono alzato presto, di solito cerco di rimanere a letto più che posso, ma oggi non sono riuscito a non svegliarmi. Verso l'acqua calda nelle tazze; ripensando a cosa abbiamo fatto ieri sera mi sento le ginocchia tremare, mai avrei pensato si potessero provare certi brividi. Il tocco di Beka mi ha fatto provare sensazioni indescrivibili, che fino ad ora, imbarazzante ammetterlo, avevo quasi sfiorato da solo. Sento caldo, solo ripensandoci arrossisco, mi lego i capelli cercando di liberarmi la nuca. Preparo le bustine e, mentre le immergo nelle tazze, chiudo gli occhi sospirando, non riuscendo a togliermi dalla testa l'accaduto; credo di aver trovato la mia droga: Beka. Non riesco a far altro che ripensare a ieri sera, al suo viso arrossato e così tremendamente bello, gli occhi languidi una volta finito il lavoro iniziato e al voce bassa che rispondeva alla mia.

“ODDIO!!!” la mia testa sembra non metabolizzare l'evento, però metabolizza il fatto che Beka è qui da soli tre giorni e tra quattro se ne andrà. “Solo tre giorni e siamo già qui?!”, ripenso però a tutte le chiamate, i messaggi e i video condivisi con lui: siamo in contatto da molto più che tre giorni. Vorrei poter bloccare il tempo, così da aver sempre la sua compagnia accanto, ma so che è impossibile, quindi decido che mi godrò ogni singolo istante che passerò con lui. Ormai credo di aver quasi, solo quasi, superato l'imbarazzo nell'essere il primo ad avvicinarsi per un bacio, visto che anche lui è ancora alquanto timido, come dimostra il rossore di ieri. Ma, ripensandoci, mi rendo conto che, dopo l'inizio alquanto titubante, entrambi abbiamo svelato un aspetto di noi ancora nascosto e, ora che mi rendo conto della scarsezza del tempo rimastoci, mi scopro sempre più propenso a riscoprire quel lato.

Sento uno sbadiglio in lontananza, si è svegliato e sta arrivando. Non mi volto a guardarlo quando entra in cucina, per paura di arrossire troppo incrociando i sui occhi. Sento che si avvicina fino a riuscire a circondarmi da dietro con le braccia, appoggiando la testa sulla mia spalla:

- 'giorno Yuri...

- Buongiorno! - stranamente sono pimpante, nonostante l'orario. Prende un respiro profondo, affondando il viso ancora di più nell'incavo del mio collo; io mi volto e gli sfioro la guancia con un bacio. Sembra soddisfatto, quindi si allontana prendendo una tazza e va a sedersi al tavolo. Prima di afferrare un muffin si prende qualche secondo per osservarmi attentamente; io, che cercavo di evitare il suo sguardo, sono costretto a guardarlo e inarcare un sopracciglio, ponendogli una domanda silenziosa.

- Stai bene così! - mi sorride indicando la mia pettinatura inusuale, sorrido bisbigliando un “grazie” veloce. Anche oggi andremo al palazzetto ad allenarci poi, al contrario di ieri, vorrei trascorrerlo fuori il pomeriggio. Dopo che gli propongo questa idea annuisce convinto, sottolineando che, volendo, potremmo andare anche in moto, visto che hanno pulito la neve dalle strade.

Finita la colazione ci cambiamo e ci avviamo subito verso la pista.

 

 

Yakov mi fa fare un riscaldamento adeguato e mi distrugge chiedendo di vedere quadrupli e tripli uno dietro l'altro: scommetto che sta valutando quale combinazione potrebbe essere la migliore per la prossima stagione, cercando qualcosa di nuovo per me. Ogni qual volta riesco a intravedere Beka sulla pista mi sento spuntare un sorriso sul volto, soprattutto perchè indossa un felpa con la cerniera chiusa, che gli accentua le spalle ampie e i fianchi dritti. Alla fine della sessione Yakov mi lascia con qualche dritta, io mi avvio a passi ampi verso Beka, voltato di schiena e, quando sto per passargli a fianco, gli lascio una pacca sul sedere, continuando poi a pattinare come se nulla fosse. Quando mi giro noto che mi guarda colto in contropiede dal mio gesto, poi si avvicina e con sguardo serio dice:

- Questa è guerra micetto!

Scommetto che troverà un modo fantastico per vendicarsi.

 

Tornati a casa lascio al kazako il comando della cucina, mentre io sistemo il bagno, il salotto e la lettiera di Potya, che gli sta tenendo compagnia dal tavolo. Devo ammettere che è molto più bravo di me ai fornelli; infatti, ha preparato delle fantastiche braciole accompagnate da un purè di patate strepitoso. Spazzolo il piatto e mi complimento con lui, che mi risponde con un sorriso smagliante, fiero del suo lavoro. Mentre sparecchio noto Potya che si avvicina e, una volta saltatagli sulle gambe, si alza per posarli una zampina sul viso, facendo le fusa rumorosamente mentre lui le gratta il mento. Sopporto la vista di questa scena finchè Potya non cerca di avvicinarsi per leccargli il naso, a questo punto mi lancio verso di loro, mettendo la mia mano in mezzo ai due.

- Mi spiace Potya, ma Beka non si tocca...

- Uh, qualcuno qui è geloso! - risponde l'altro parlando alla gatta, che ora si è ritirata sulle sue gambe come poco prima.

- Anzi direi “inutilmente” geloso... Senza offesa, tu sei fantastica Potya, ma il mio micetto lo preferisco! - si volta per farmi l'occhiolino e mi circonda con un braccio la vita, avvicinandomi a lui ancora seduto. Gli prendo il viso tra le mani e gli lascio un bacio sulla testa, vorrei tanto abbassasse la presa dal fianco per dedicare attenzioni a un altro lato di me, ma aspetterò che faccia da solo.

- A proposito, questo micetto deve subire la mia vendetta per le sue azioni impulsive...

- Non ti temo Beka!

- Fai il presuntuoso? Guarda che posso essere molto crudele. - alza gli occhi verso di me con uno sguardo che lascia pensare a cose poco candide. Cerco di spiazzarlo con una risposta inaspettata:

- La cosa più crudele che potresti fare sarebbe lasciare il cartone del latte vuoto nel frigorifero...

Non fa in tempo a rispondere perchè viene interrotto dallo squillo del telefono che risuona per tutte le stanze. Mentre mi lancio verso la cornetta però risponde:

- Ora vediamo come la metti micetto!

Rispondo: è il nonno. Riesco a salutarlo prima che mi si spezzi la voce improvvisamente: Beka, da dietro, ha posato le sue mani sul mio fondo schiena, tastandolo appassionatamente. Provo a scacciarlo con la mano libera ma, quando noto che i miei sforzi sono inutili, reggo la cornetta con la spalla e inizio a usare tutte e due le mani.

- Lì tutto bene?

- Sì, Ded... siamo andati ad allenamento e – qui mi interrompo perchè Beka mi ha bloccato entrambi i polsi con una mano e, con l'altra, inizia a giocherellare con l'elastico della mia tuta, questa volta da davanti.

- E? Yuri? Mi senti?

- S-sì, siamo stati a casa per via del tempo. - rispondo velocemente, così da non rischiare di far spezzare la mia voce a causa dei brividi che mi percorrono.

- Del tempo? C'è stata una tempesta?

- Non proprio-, sento Beka sghignazzare dietro di me e iniziare a infilare le dita sotto il bordo delle mie mutande leopardate, - solo forti nevicate e venti.

“Disgraziato, questo sì che è crudele!”, scende sempre più e, quando sta per arrivare all'obiettivo, si ritira. Ormai mi ero convinto che avrei provato, come ieri, la dolcezza del suo tocco, però si è allontanato, lasciandomi quasi deluso. Ripensandoci è meglio così però, visto che sono al telefono col nonno; riprendo la cornetta in mano quando mi lascia andare i polsi.

- Lì in Italia invece?

Mi ero solo illuso che avesse finito di scherzare: portandosi davanti a me, mi prende per i fianchi e inizia ancora a giocherellare come prima, posando le labbra sul mio collo per aumentare la difficoltà nel mantenere l'attenzione. Per fortuna tocca al nonno parlare e io posso mordermi la mano libera nel mentre che Beka si inginocchia tranquillamente per iniziare a farmi il solletico all'ombelico. Sento che le ginocchia stanno per iniziare a tremare, mi irrigidisco per trattenermi e non parlare, rischiando di produrre suoni diversi da parole comprensibili. Purtroppo però la chiacchierata non prosegue a senso unico e il nonno chiede che piani abbiamo per oggi.

- Andremo a fare un giro... - Beka posa le labbra sul mio ventre caldo, mordicchiandomi la pelle chiara. Abbasso gli occhi per fulminarlo, ma lo sguardo che mi lancia mi stordisce: dal basso i suoi occhi, così sollevati, mi fanno pensare a cose inadatte alla situazione.

- Dove? - “ded perchè?!”

- Non sappiamo ancora...- ,mi mordo il labbro quando posa la punta della lingua su di me, - al parco forse...

- Potreste andare … - il nonno continua a parlare ma io non riesco a seguirlo visto che Beka ha posato la mano lì. Proprio dove la tuta iniziava a stringere per via delle sue attenzioni. Socchiudo gli occhi involontariamente, mordo più forte il labbro, non posso lasciarmi sfuggire il minimo rumore.

“Oddio Beka! Che mi fai?!” , sento la punta del suo naso scorrere dal mio ombelico al bordo dei miei pantaloni, lentamente, molto lentamente. Sembra godersi ogni minimo millimetro di pelle che percorre, respirando e facendomi il solletico col fiato. Anche questo contribuisce ad accentuare i brividi che mi percorrono da capo a piedi.

- Quindi? Yuri?! Che ne dici? - sento la voce del nonno che mi riporta per un attimo alla realtà, “e ora che dico? Probabilmente ha proposto una meta per il pomeriggio... ma se avesse fatto un'altra domanda?”. Vado in agitazione e dico le prime parole che mi passano per la testa:

- Sì! ottima idea! - spero vada bene come risposta.

- Yuri?! - “oddio che cazzata ho detto?!”. Devo aver sbagliato totalmente la frase da dire, ma non posso rispondere che non stavo ascoltando. Beka è sempre intento nella sua vendetta, provo a fermarlo portando una mano nei suoi capelli, pronto a bloccarlo se dovesse peggiorare la situazione. Sentendomi avvampare ancora di più provo a salvarmi:

- sì, ded scusa ma- mi interrompe.

- Yuri!? Mi senti? Non prende bene qui! - mi sento improvvisamente più leggero, ma non meno accaldato, visto che Beka non smette di divertirsi, lasciando baci verso il basso ventre e stuzzicandomi con le dita sinuose.

- Yuri ti devo lasciare non si sente nulla! Ci sentiamo domani! - e riattacca.

Sospiro.

Che sollievo appoggiare la cornetta e poter lasciare andare il labbro che ora sento bruciare.

Sto per iniziare a insultare Beka per lo scherzo quando sento che prende fiato profondissimamente, mantenendo sollevata sulla mia pancia la mia maglietta, poi si avvicina e impazzisco: ha poggiato la bocca sui miei addominali soffiando forte, così da farmi le pernacchie e il solletico. Non riesco a trattenermi in alcun modo, ho sopportato abbastanza al telefono, quindi inizio a ridere e agitarmi:

- AHAHAHAHAHA – muovo le braccia cercando di colpirlo per farlo smettere, ma la sua presa è forte e mi tiene per i fianchi, muovendo le dita per aumentare il fastidio.

Prende fiato nuovamente, allontanandosi in fretta, poi torna all'attacco; io muovo le gambe e cerco di liberarmi piegando le ginocchia, così da tentare di accovacciarmi a terra. Il mio piano fallisce miseramente: appena mi abbasso lui si allontana dal mio ventre per iniziare a far scorrere le sue dita anche sul mio collo. Continuo a ridere e sbraitare, cercando di minacciarlo ma non riuscendoci, visto che le mie parole son sempre interrotte dalla mia risata. Anche lui ride, con quella sua risata che ascolterei per ore, così bella, chiara e dolce. A terra sento il tappeto sotto la schiena, morbido, ma non riesco a percepire altro oltre a solletico; Beka non mi da tregua, continua a scorrere le sue dita su di me e, dopo un po' che non riesco a prendere fiato, si blocca. Inizialmente il suo sguardo è preoccupato, allarmato quasi, come se stessi rischiando la morte, poi torna col suo sguardo di sempre. Ci guardiamo sorridendoci per qualche istante, che non trovo minimamente imbarazzante nonostante il contatto visivo, mentre riprendo fiato. Mi aiuta ad alzarmi porgendomi una mano e, una volta sistematomi, mi osserva incrociando le braccia e sollevando il mento leggermente:

- Non hai nulla da dirmi? - mi domanda aspettandosi una risposta ben precisa, ma decido che non ammetterò mai la sua crudeltà. Quindi assumo un'espressione concentrata, apro la bocca attendendo un secondo prima di parlare, per poi dire:

- No, nulla!

Mi guarda, prima con occhi stupiti, poi con sguardo truce e, quando noto che sta per iniziare a muoversi, mi do alla fuga. Inizia un inseguimento senza precedenti: schivo le sedie della cucina come un gatto, fatto il giro del tavolo mi lancio in salotto, saltando sul divano e fiondandomi nel corridoio delle camere. Riesco a raggiungere la mia e a chiudere la porta, poggiandomici di peso per non farlo entrare. Riprendo nuovamente fiato, questa volta per via dello scatto inaspettato. Lui è riuscito a starmi alle calcagna fino al divano, poi credo non si sia fidato a saltarci sopra come ho fatto io, finendo per fare il giro e perdere tempo, così da arrivare solo ora alla porta e iniziare a spingere per aprirla. Sembra che non ci sia nemmeno l'aria a contrastare la sua azione: riesce ad aprire tranquillamente, spostandomi senza il minimo sforzo. Mi appoggio alla parete guardandolo con le labbra arricciate: non è giusto che sia così forte e riesca sempre a vincere. Incrocio le braccia per slacciarle subito quando si avvicina e, poggiando l'avambraccio alla parete, vicino alla mia testa, mi blocca tra questa e lui, puntando i suoi occhi nei miei in silenzio. Sciolgo il broncio che avevo per ammettere la verità:

- Ok, hai ragione... - sorride e sento nuovamente il solletico nello stomaco, ma questa volta non sono le sue mani a causarlo: è la sua vicinanza.

Nuovamente ci perdiamo in un bacio, ma questa volta è più grezzo rispetto agli altri, più confuso, ci muoviamo con foga e mi sento sempre più schiacciato contro la parete. Mi perdo nel suo bacio, gustandomi intensamente ogni attimo concessomi.

 

 

Il cielo è limpido nonostante il mal tempo di ieri, non fa nemmeno troppo freddo e i bordi delle strade sono imbiancati della neve, così come tutte le case e le auto parcheggiate. Stringo la vita di Beka e mi appoggio alla sua schiena, godendomi lo spettacolo creato dalla neve ancora candida in contrasto coi colori di alcuni edifici. Abbiamo deciso di andare al parco Gorky per fare un giro tranquillamente, anche se lui non sa che i miei piani sono leggermente diversi dai suoi: non ho portato i guanti inutilmente. Mentre svoltiamo ad un incrocio l'aria fredda mi pizzica le guance; finchè siamo controvento, Beka mi protegge dalle folate più forti. Perdo la concezione del tempo mentre sono abbracciato a lui e, quando arriviamo, mi sembra di essere partiti da soli due minuti.

Iniziamo a passeggiare vicini ma, ogni volta che trovo uno spiazzo di neve ancora intatta e perfetta, mi ci lancio lasciando le mie impronte ovunque. Il parco imbiancato è meraviglioso e, stranamente, non c'è molta gente. Dopo alcune volte che distruggo la perfezione di alcune superfici in solitaria Beka si unisce a me e inizia a superarmi, rubandomi il divertimento. Quando, per la terza volta di seguito, mi anticipa, decido che è ora di passare all'azione: mi metto i guanti neri e preparo un perfetta palla di neve. Mi volto per controllare la sua posizione e lo vedo intento a schiacciare la neve con gli anfibi scuri, voltato di spalle: perfetto! Prendo la mira e lancio; colpisco il bersaglio sulla nuca, coperta dal cappuccio della felpa. Si volta portando una mano alla zona colpita e, quando mi vede sorridere colpevole, con un'altra palla in mano, punta un dito verso di me:

- E guerra sia!

Scappo al riparo dietro l'albero più vicino mentre lui si abbassa per preparare il colpo, indossa già da prima i guanti quindi ci impiega poco ad avvicinarsi e scagliare il proiettile.

Riesco a evitarlo e rispondo al fuoco, centrando l'albero al suo fianco; a ogni colpo, lanciato o schivato, sono associate minacce da parte di entrambi. Mi colpisce sulla spalla ed esulta, la palla di neve frantumata ha lasciato delle briciole sulla mia giacca. Lo insulto e rispondo al colpo, che riesce a schivare all'ultimo secondo; scatto per cambiare riparo e scegliere un albero più grande. Attendo qualche secondo prima di voltarmi, ho appena creato il proiettile migliore mai visto; mi sporgo per controllare la sua posizione ma non lo vedo. Deve essere nascosto dietro l'albero più grande, a destra. Sento il cuore battere velocemente, nonostante sia una stupidissima battaglia a palle di neve, mi sono fatto prendere dalla situazione. Prendo un respiro profondo prima di lanciarmi verso l'albero spoglio; dopo il primo passo sento freddo alla faccia e vedo tutto nero. Non capisco bene come sia successo, arretro e sento Beka ridere come un folle: si era nascosto dall'altro lato del mio stesso albero e, una volta uscito allo scoperto, mi ha spiaccicato la palla di neve sul viso. Mi pulisco la faccia, sentendola quasi scottare e lo fulmino con lo sguardo, lui continua a ridere godendosi la vittoria. Decido che devo fare qualcosa per farlo smettere, quindi mi lancio verso di lui prepotentemente e lo placco.

- Ouch!

Atterra sulla schiena, sprofondando nella neve, con me sdraiato su di lui: inizio a prendere manciate di neve e gliela lancio in faccia.

- Vedetta! Dolce vendetta!

- Yuri no!! Smettila! - implora pietà, ma mi sto divertendo troppo, visto che ora, quello che ride, sono io. Decido però di fermarmi e godermi lo spettacolo del suo viso arrossato e dei capelli neri sparsi di fiocchi bianchi. Socchiude la bocca prendendo fiato e mi spia da sotto le palpebre timide; mi punto sulle braccia così da non premerlo troppo a terra. Mi avvicino per un bacio quando parla:

- Yura... - mi fermo e lo osservo aspettando che continui, - ho i pantaloni bagnati... - e mi attira lui afferrando i lembi della mia giacca. “Cos-?” la sua frase mi ha spiazzato, “possibile che stia succedendo come ieri?” mentre sta per approfondire il bacio io ancora non ho compreso bene le sue parole, quindi mi allontano allarmato.

- In che senso?

- Nel senso che la neve me li sta bagnando tutti... - solo ora comprendo che, sdraiato a terra com'è, era ovvio si sarebbe bagnato. Risponde con occhi brillanti e caldi, che lasciando quasi intendere che stesse cercando di stuzzicarmi.

- Scusa non ci ho pensato! - mi alzo subito e gli offro una mano per alzarsi; decidiamo che è meglio tornare a casa prima che i suoi pantaloni gli si congelino addosso, visto il nuovo vento alzatosi.

 

 

 

È un miracolo che si arrivato a casa vivo: in moto l'aria fredda era continua e, non solo i suoi pantaloni si sono quasi congelati davvero, ma si sono bagnati anche i miei mentre ero seduto dietro di lui. Quindi, appena entrati in casa, picchiando i denti dal freddo, lo incito ad andare a farsi un bagno:

- Bagno?

- Sì... C-così ti scaldi per bene e te lo godi un attimo.

- Sì, nel frattempo tu congeli aspettando che io finisca! Faccio una doccia veloce oppure potremmo – si blocca arrossendo leggermente; sembra riflettere, indeciso se continuare o no la frase. Lo guardo perplesso e, quando vedo che inizia a intrecciare le dita capisco che non continuerà mai se non chiedo:

- Oppure potremmo..? - si guarda attorno, tremendamente imbarazzato, non riesco a capire che gli prenda. Si ferma un secondo e, abbassando lo sguardo, risponde timidamente:

- Potremmo f-fare il bagno insieme. - mi guarda dall'alto, cercando di capire la prima impressione delle sue parole su di me. Mi sento avvampare e non riesco a formulare una risposta; lui continua gentilmente:

- Solo se ti va ovvio, era solo un'idea così a-, - Va bene... - la mia voce mi riporta alla realtà.

“Aspetta! Quando ho deciso di rispondere così io?”, non comprendo come sia possibile che la mia pancia anticipi sempre la mia testa.

- S-solo, bhè sì, dammi un po' di tempo.- cerco di “rimediare”.

- Sì, certo. I-io vado a preparare l'acqua. - scappa verso il corridoio mentre io rimango fermo dove sono.

“YURI IN CHE SITUAZIONE TI SEI CACCIATO!?! Oddio! Fare il bagno con Beka?! Il bagno si fa nudi! Sì ma anche ieri lui mi ha vist- NO non ci devo pensare! Oddio! Beka!!!”

La mia testa è un casino, mi sento percorrere da tremiti continui, nonostante ciò che è successo ieri sera, nonostante Beka abbia già visto quella parte di me, sono in ansia. Respiro velocemente, pensando a dove io possa trovare il coraggio per raggiungerlo nella vasca. Il pensiero di Beka in acqua, del suo corpo muscoloso a disposizione del mio sguardo avido, mi fa arrossire ancora di più, e mi fa solletico allo stomaco. Capisco che, se non voglio fare una figuraccia, devo sbrigarmi ad andare da lui; mentre cammino verso il bagno le ginocchia tremano leggermente. Nella mia testa però si fanno spazio i ricordi della sera passata, dei suoi baci ardenti e delle sue carezze dolci; faccio un respiro profondo. Mi scopro a stringere nervosamente la mia maglietta, mentre la mano sulla maniglia della porta non si muove. Non sento rumori, tranne il leggero guizzare dell'acqua di tanto in tanto: Beka è già dentro.

Il cuore mi rimbomba nelle orecchie, mi confonde, ma mi affascina anche, inducendomi quasi ad abbandonarmi all'istinto, senza ragionare. Mi piacerebbe assecondarlo, se non mi sentissi così rigido: la schiena sembra un tronco d'albero irremovibile, le gambe, ormai non più tremanti, sembrano di cemento, attaccate a piedi di piombo che non vogliono saperne di muoversi. Per un istante mi sfiora l'idea di scappare in camera, sprecando l'occasione di riprovare i brividi di ieri, ma, a convincermi, interviene lui. Sento che, da dietro la porta, arriva un suono dolcissimo, che mi calma immediatamente: sta canticchiando la nostra canzone. La sua voce è morbida, calda e incantevole; infatti, mi attira a lui, sciogliendo la rigidità che avevo addosso e facendomi abbassare la maniglia. Appena sente il rumore della porta che si apre si zittisce e mi sbircia con un occhio; è sdraiato nella vasca con le braccia aperte lungo i bordi, per sostenerlo comodamente nell'acqua. Dopo un secondo nasconde nuovamente i suoi occhi ai miei, chiudendo le palpebre e continuando con la sua canzone. Mi ero preparato ad arrossire per l'imbarazzo nel vederlo chiaramente oltre la superficie trasparente ma, diversamente da ciò che aspettavo, trovo l'acqua sovrastata da un pieno strato di schiuma bianca, non so se l'abbia fatto apposta o meno, ma gliene sono silenziosamente grato: questo mi ha risparmiato un poco di agitazione. Mi lancio verso il fondo del bagno e inizio a sfilarmi i vestiti nervoso, sentendo le mani tremare leggermente.

“Yuri sei patetico! Ieri ti sei fatto levare le mutande senza pensarci troppo e ora tremi!”, cerco di tranquillizzarmi pensando che è come fare la doccia insieme ai compagni di squadra dopo l'allenamento. Ma io non pratico sport di squadra...

Sento l'acqua guizzare, sbircio dietro una spalla e noto che, sempre ad occhi chiusi, ha piegato le gambe, così da liberare spazio per me. Ancora una volta mi stupisco di quanto sia premuroso: sta cercando in ogni modo di ridurre al minimo la mia tensione. Sento che smette di canticchiare, ormai sono pronto ad entrare in acqua; mi avvicino, prendo un respiro profondo e silenzioso e supero il bordo della vasca. Non appena la punta del piede tocca l'acqua calda mi sento sciogliere, mano a mano che mi immergo la tensione si allontana lentamente e, quando finalmente sono seduto tra la schiuma, lui apre gli occhi e mi guarda.

- L'acqua va bene? - mi sembrano secoli che non sento la sua voce, mi era mancata.

Annuisco in silenzio prendendo della schiuma in mano casualmente. Lui si raddrizza a sedere e le nostre gambe piegate si toccano; prende della schiuma su due dita e si avvicina, sporcandomi il naso. Non sono riuscito a fermarlo in quanto troppo preso nell'osservare le sue spalle e il suo petto ricoperti dalle piccole bollicine compatte che scivolavano verso il basso, trascinate dai residui di acqua. Tento di guardarmi il naso ma noto solo una macchiolina bianca a sovrastarlo, sbuffo in un sorriso mentre lui mi regala un'espressione che mi scioglie: gli occhi sono così calmi e caldi che sembrano fondersi come caramello fluido. Decido di agire a mia volta quindi gli prendo il viso tra le mani, sporcandolo con la schiuma che avevo preso appena prima. Ride dolcemente mentre mantengo il contatto col suo volto; chiudiamo gli occhi contemporaneamente mentre ci avviciniamo per perderci in un bacio lentissimo, a base di Beka e sapone. Per quanto fastidioso possa essere, l'aroma dello shampoo sulla lingua è sovrastato dal dolce sapore del kazako, che sembra anch'esso sopportare il retrogusto alieno. Per stare più comodi spostiamo le gambe senza rifletterci troppo, solleva una delle mie per portarsela a fianco e lo imito con l'altra, trovandoci quindi allacciati, lui con le gambe divaricate e io, seduto lì al centro, con le mie ai suoi fianchi. Mi irrigidisco tremendamente quando percepisco un contatto inaspettato, che mi fa avvampare violentemente quando capisco cosa, dei nostri corpi, si è sfiorato. Percepisce la mia tensione, infatti si ferma, come per darmi l'opportunità di allontanarmi se non dovessi voler continuare. Di nuovo lo ringrazio silenziosamente per la sua comprensione nei confronti del mio imbarazzo; prendo un respiro lento e, quando sento il suo profumo invadermi, decido di accettare il contatto e proseguire lentamente. Le sue mani scorrono sulla mia schiena, facilitate dall'acqua e dal sapone, mentre continuiamo ad assaporarci, avvolti dal calore del bagno. Sento il solletico al basso ventre aumentare, cerco di ignorarlo e trattenere la mia voce, che vorrebbe esprimere quel brivido leggero. Stiamo aumentando la velocità del bacio, così come quella dei respiri e, senza accorgermene, mi ritrovo stretto a lui, coi toraci quasi a contatto, le gambe a circondare la sua vita e le braccia il suo collo. Ormai i brividi mi percorrono ininterrottamente, la sensazione di calore prodotta, prima dall'acqua poi dal suo tocco, si è diluita in ogni goccia del mio sangue, scorrendomi dentro e sciogliendomi, come una candela a fianco di un camino acceso d'inverno. Le sue mani scorrono sempre più in basso, dolci e morbide, io mi aggrappo ai suoi capelli bagnandoli leggermente; sento che la tensione pietrificante di prima se n'è andata completamente, lasciando spazio a quell'istinto animalesco che mi assale ogni tanto e mi anticipa, lasciando la mia razionalità indietro. Per questo non mi irrigidisco quando sento le sue mani poggiarsi sui miei fianchi, stringerli, graffiarli delicatamente per godersi la mia pelle morbida. Io, di rimando, gli tiro qualche ciocca per stuzzicarlo, senza mai allontanarmi dalle sue labbra calde; come ieri sera inizio a non distinguere bene cosa mi circonda al di fuori di Beka, tutto si concentra su di lui, il suo tocco e il suo profumo. Quando si allontana leggermente, e sussurra il mio nome, la sua voce mi stordisce completamente, facendomi desiderare infinitamente le sue mani su tutto me stesso. Come se mi avesse letto nel pensiero sposta una mano più verso il mio basso ventre, senza però completare il movimento, come attendendo un cenno di consenso. Un mio movimento veloce verso di lui lascia che capisca la mia risposta affermativa; mi son mosso quasi involontariamente, cercando di diminuire ancora di più la distanza tra noi. Proprio come ieri mi sfiora delicatamente con le mani morbide, come se stesse toccando un fiore raro e fragile. Già solo quel tocco mi manda in estasi, fondendo i circuiti del mio cervello e lasciando che la mia mente sia così sopraffatta dalle sensazioni, senza più un briciolo di spazio per i ragionamenti. Quando prende confidenza con le mie reazioni e il mio corpo, perde quella delicatezza timida per lasciarsi andare a sua volta; a questo punto non riesco a fermare la mia voce che sfugge dal suo bacio. Mi allontano, sentendo che l'ossigeno fatica ad arrivare ai polmoni, come se i battiti euforici del cuore bloccassero la via. Socchiudo gli occhi e, inaspettatamente, incontro i suoi: ha le guance arrossate e le pupille dilatate. Alcune ciocche nere gli sfuggono sul viso, rendendo più intrigante lo sguardo languido e bollente che ha ora. Mi aggrappo al suo collo mentre continua a farmi sciogliere; chiudo gli occhi mentre appoggio la testa nell'incavo del suo collo, che sento scottare. Un brivido tremendo mi percorre quando sento la sua voce sfuggire dalle sue labbra, sento una scossa fredda seguita subito da un'ondata bollente, “la sua voce...” , è ancora più bella del normale: più bassa, leggermente più roca, ma sempre morbida e avvolgente. La mia, ormai, non riesco più a trattenerla, e, senza quasi accorgermene, mi ascolto dire il suo nome. Anche la mia voce è diversa, ma il suo nome suona come bello sempre. A sua volta inizia a sussurrare il mio, a bassa voce, vicino e quelle parole mi stordiscono completamente, insieme al suo tocco e al calore che mi circonda. Proprio come ieri sera, di nuovo mi fa provare quella sensazione dolcissima e ammaliante. Il volume delle nostre voci aumenta simultaneamente e gradualmente, come se stessimo rincorrendo qualcosa, un punto preciso che stiamo raggiungendo insieme. Una volta raggiunto non riesco a descrivere cosa sento, ma percepisco solo Beka.

 

- Miiiiaaaaooooo!

Sono ancora tra le sue braccia, comodissimamente sdraiato sul suo petto, mentre lui ha riassunto la posizione in cui l'ho trovato appena entrato in vasca.

Allontana un braccio per aprire leggermente la porta e permettere a Potya di entrare, per andare a posizionarsi sulla tavoletta del WC abbassata e osservarci. Percepisco il calore del suo petto forte sotto la schiena prevalere su quello dell'acqua, che oramai si sta raffreddando lentamente. Inizio a prendere la spugna e il sapone e passarmeli sul corpo, partendo dalle gambe, per poi passare al ventre e fermarmi quando Beka mi ruba la spugna dalle mani. Capisco le sue intenzioni quindi, a malincuore, mi allontano da lui mostrandogli la schiena, su cui inizia a trascinare il sapone dolcemente. Immerge poi la spugna nell'acqua e, una volta ricolma, la spreme sopra la mia testa cogliendomi d sorpresa. Mi ritrovo col viso pieno di schiuma e commento:

- Nooooo.... - per tutta risposta mi giunge la sua risata profonda e subito dimentico il fastidio del sapone negli occhi. Mi volto per poterlo guardare in viso e, dopo avergli rubato la spugna di mano, gli offro il suo stesso trattamento. Lo ripeto un paio di volte cosí da bagnargli tutta la testa per bene e, prendendo il mio shampoo e iniziando ad insaponargli i capelli, comincio a che a giocarci un poco; infatti, sono della misura perfetta per fargli una bella cresta stile punk. Appena concludo l'opera non riesco a trattenere una risata e pure Beka sorride divertito; ammetto che non sta affatto male. Decido di divertirmi ancora un po', quindi gli pettino bene il ciuffo alle “Grease”, e me lo immagino, con la sua immancabile giacca di pelle nera, cantare come in un musical. Le risate si rinnovano e lui mi lascia fare, non staccando mai gli occhi dal mio viso per nemmeno un secondo; mi sento alquanto infantile, ma mi piace giocare con lui. Ora decido di passare alle pettinature pesanti: divido i capelli con una riga centrale e li pettino a lato, morendo dalle risate per il risultato finale. Sembra un incrocio tra un torero e un musicista classico; dopo un bel po' che non apriva bocca parla:

- Dai Yuri, ora rendimi guardabile... - ride con me mentre aspetta che io intervenga. Dopo avergli scompigliato tutti i capelli provo a portargli il ciuffo in avanti, a coprire gli occhi, spostandolo leggermente a lato. Il risultato finale mi fa arrossire: sta tremendamente bene così, con le ciocche che coprono a sprazzi il suo sguardo scuro. Il mio silenzio deve averlo convinto del risultato, quindi ricomincia il lavoro che per primo aveva iniziato, e prende lo shampoo. Mi massaggia i capelli delicatamente, senza provare a farmi creste o trecce, solo scorrendo le dita tra le ciocche bionde. È rilassante, quasi ammaliante, scommetto che potrei addormentarmi. Chiudo gli occhi per godermi ogni istante di questo nuovo trattamento, anche se la testa inizia a pensare a cosa faremo per cena ma, soprattutto, dopo.


ANGOLO SCRITTRICE: innanzitutto grazie mille per il tempo dedicato alla lettura del nuovo capitolo e scusa per il ritardo! ( la gita scolastica mi ha rubato un po' di tempo)
Spero, come sempre, ti sia piaciuto l'aggiornamento ;)  Mi sto innamorando sempre sempre sempre più di Beka e di questa coppia, li shippo troppo! Ecco perchè mi immagino Beka così premuroso, è una caratteristica che adoro e gliel'ho impressa, sperando vesta bene il personaggio non solo secondo me.  Bene, nient'altro da dire. Come sempre commenti e critiche ben accette, soprattutto se costruttive ;)
Al prossimo capiotlo,
     un bacio :*
                          Ombra 

   
 
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