Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: meiousetsuna    05/02/2018    10 recensioni
Seconda classificata nel contest "Una one shot per l'estate" indetto da mystery_koopa sul Forum di EFP.
In una serata come tante, John si occupa del blog di Sherlock, ma qualcosa potrebbe essere differente…
Forse la novità consiste nell’aver convinto il detective a mangiare un boccone: e d’altra parte chi può resistere alla cucina di Angelo?
O altre dolci tentazioni?
Se siete in vena di angst non leggete, se invece vi sentite gli occhi a cuore, perché non farlo?
tender is the night,
vostra Setsuna
[Johnlock; Fluffissimo, Romanticissimo; What if?, Movieverse: Lady and the Tramp!AU]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Angelo, John Watson, Sherlock Holmes
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Documento senza titolo

Seconda classificata nel contest "Una one shot per l'estate" indetto da mystery_koopa sul Forum di EFP
Johnlock
Fluffissimo, Romanticissimo, Troppissimo
What if?, Movieverse (Lady and the Tramp!AU)
Timeline: momento imprecisato, che è meglio

Oh this is the night, it's a beautiful night, you can call it  Bella Notte

Niente, gli italiani certi vizi non se li tolgono proprio.
Quando non c’erano clienti in vista, Angelo preparava i mazzetti di banconote da chiudere in cassaforte prima di terminare la giornata di lavoro, e il metodo migliore per contarle gli pareva senz’altro quello di leccarsi coscienziosamente l’indice e il pollice destro per avere facile presa sulla filigrana.
Aveva un bel brontolare sua moglie che lì erano a Londra e se fosse passato un controllo non avrebbero chiuso un occhio di fronte a caffè, ammazzacaffè e una fetta di crostata di ricotta e scorzette di arancia. L’uomo alzava le spalle corpulente e proseguiva imperterrito nella sua occupazione.
La signora Luisa stava ritirando le tovaglie per metterle in lavatrice, rivolgendo una preghiera muta alla statuina di S. Francesco Caracciolo*; veramente quel viso cereo, smunto e devastato faceva poca pubblicità alla nobile professione, ma pazienza, certe cose non si possono scegliere… l’importante era che le conservasse il marito fuori di prigione e in cucina, ecco.
Nel bel mentre di queste pie elucubrazioni, il campanello sulla porta tintinnò, salutando l’arrivo di due note figure: una sorridente, non alta, di ottimo umore; l’altra slanciata, elegante, e con un’espressione decisamente contrariata.
“John, Sherlock, benvenuti! Vi aspettavo, ho lasciato il vostro tavolo pronto, quello speciale. Accomodatevi, prego… Alberto! Il Montepulciano buono, l’acqua, il pane… spicciati, non vogliamo farli aspettare che i ragni facciano la ragnatela sulla bottiglia!”
Al battito di mani del padrone, il suddetto aiuto cuoco e capo cameriere, un ragazzotto allampanato e con dei baffi neri che ricordarono fastidiosamente qualcosa al dottor Watson, arrivò di corsa, pensando che sua madre era stata davvero crudele a spedirlo a lavorare dallo zio Angelo in Inghilterra.
Pioveva sempre, le ragazze erano prepotenti, e non poteva assentarsi dal lavoro dando la colpa al mal di testa… quanto gli mancava il divano di casa, la mammina che gli portava la merenda davanti alla TV anche se aveva venticinque anni. Che pretese si avevano da lui? Comunque le ragnatele le puliva sempre prima di presentare le bottiglie, l’avrebbe detto allo zio, dopo. Se non l’avesse fissato come Mangiafuoco, per lo meno.
Sherlock si sedette in silenzio, valutando la situazione. Le dieci erano passate da un bel pezzo, la cucina chiudeva già da mezz’ora, di solito. Il tavolino accanto all’ampia vetrata era quello che lui e l’ex capitano avevano occupato il primo giorno che avevano cenato fuori insieme, anche se si era trattato semplicemente di un appostamento. Il cartello “Closed” era girato verso l’esterno, un bicchierino contenente una candela già accesa spandeva il suo delicato chiarore, e non c’era il menù.
Anche Anderson avrebbe dedotto che John aveva prenotato scegliendo un piatto speciale, chiedendo l’ultimo orario possibile perché non ci fossero altri clienti.
Il detective si trovò a fissare le proprie mani giunte, cercando di mantenere la calma, ma quelle forti di John le strinsero con decisione, portandolo ad alzare gli occhi cristallini in quelli blu oltremare.
Era successo, in quel momento in cui il pomeriggio, con un inchino, cedeva il posto alla sera; senza premeditazione, senza alcun sospetto**.
Era seduto sul divano, con John accanto che gli leggeva la bozza della cronaca dell’ultimo caso risolto, per evitare che in seguito gli venisse criticata sillaba per sillaba, e “hai sbagliato, John”, oppure “hai romanzato troppo, John, ma è un difetto tipico di chi ha sentimenti”.
In casa non c’era nessuno, la tenerezza della primavera ormai sbocciata passava attraverso le finestre serrate, come se ridesse del loro ― suo ― tentativo di chiuderla fuori con una comune lastra di vetro.
“Non perderci molto tempo, era una banale lite per gelosia, un marito tradito che ha scoperto la tresca. Certo occultare il corpo coprendolo di cera per manichini e mettendolo in bella vista in salotto dentro l’armatura medioevale è stata un’idea innovativa, ma il movente è così stupido… li avrà visti baciarsi”.
Un attimo dopo il pc era caduto sul tappeto, e lui si era trovato semisdraiato sul divano con John che lo baciava dolcemente, ma trattenendolo con fermezza con una mano dietro la schiena, l’altra felicemente naufraga nel mare di riccioli morbidi, mentre gli sussurrava che lo amava troppo e che non poteva aspettare un secondo di più per dirglielo.
Il fiato per rispondere Sherlock non ce l’aveva più, gli serviva per respirare malgrado il cuore martellasse fin dentro le orecchie, ma era ricambiare il bacio con abbandono e trasporto che importava, intrecciare le mani dietro la schiena del suo blogger, perché era lui che temeva di vederlo fuggire. Non l’avrebbe fermato, ma John l’aveva fatto da solo, anche se con sforzo.
“Quando sarà il momento”.
A Sherlock non era rimasto che nascondere il viso nell’incavo della spalla del biondo e farsi coccolare sospirando per il benessere, finché, seppur riluttante, John si era alzato per fare una telefonata e poi l’aveva trascinato fuori, incurante del suo broncio da prima donna.
“Mi hai portato a mangiare” il tono era fintamente stizzito, ma le labbra a cuore erano piegate in un accenno di sorriso “quindi pretenderesti che lo facessi”.
“Ho una proposta, vuoi? Metà porzione la mangi per ordine del tuo medico, metà no perché rispetto la tua assurda scelta di saltare i pasti per pensare, anche se non capisco come ti reggi in piedi. O no… ti sto prevaricando?”
“No, Jawn, è perfetto”.
“Sherlock, non puoi giocare sporco in questo modo, non puoi arrossire, e pronunciare così il mio nome e anche darmi ragione! Dillo che vuoi che ti sdrai su questo tavolo in modo che tu non debba cenare!”
Oh”. Se possibile adesso il viso si era fatto ancora più roseo e gli occhi più brillanti e languidi, e… e Angelo arrivò con aria trionfale, posando nel centro della tavola una spasetta*** di spaghetti fumanti, conditi da sugo e polpettine.
“Il migliore piatto della casa, per voi piccioncini! Che avevo detto dall’inizio, dottor Watson?”
“Solo John, Angelo, direi che possiamo smettere con le formalità, a questo punto”.
L’uomo sorrise soddisfatto. “Noi italiani abbiamo l’amore nel sangue, non ci sbagliamo. Venite da me ogni volta che volete, mi raccomando, e non pensare di pagare il conto”.
“Ma…” John si morse il labbro inferiore, con un po’ di vergogna “è un invito speciale, stasera lasciami fare, dalla prossima mi andrà più che bene”.
Facendo un cenno con la mano come salutandoli di spalle, il cuoco si allontanò canticchiando, lasciando Sherlock nel più completo imbarazzo mai provato in vita sua.
Ma era niente in confronto all’assalto che John stava operando contro di lui, forchetta in resta con infilzata una bella polpettina sugosa.
“Apri la bocca”. Il sogghigno che animava l’ex capitano faceva il paio con l’espressione indignata dell’investigatore.
“Sai che probabilmente c’è una telecamera piazzata da Mycroft qui di fronte, vero? Dobbiamo proprio fare questa scena?”
Alle parole di diniego, però, si unì il gesto di sporgersi in avanti, aprendo la bocca per prendere con i denti il boccone, senza opporsi davvero. Sherlock masticò con calma, mandò giù e non poté fingere di non riconoscere i segnali di gratitudine dello stomaco vuoto a contatto con del buon cibo caldo.
Da quando non si nutriva? Circa ventiquattr’ore, a parte del tè con due biscotti.
Da quando il suo corpo aveva delle necessità? Da tre ore e trentuno minuti, fu la risposta. Da quando baciare John l’aveva portato di prepotenza nel regno degli umani con degli appetiti.
“Un’altra. Se non mangi da bravo bambino mostro il medio a tuo fratello verso la telecamera”.
“Sei maleducato, John!” Sherlock finse di scandalizzarsi, assaporando la seconda polpetta. “Adesso anche tu, e comunque ho le mani”.
“Ma ho chiesto una forchetta sola”, fu la risposta lapidaria.
A Sherlock non restò che sorridere, arrendersi, e lasciare che John provvedesse a entrambi, ma presto la cosa si complicò alquanto.
Dopo un paio di matassine di pasta arrotolate con militaresca precisione e portate alle labbra invitanti del suo innamorato, John decise che per una volta sarebbe stato lui a fare un esperimento.
In un altro momento avrebbe ottenuto semplicemente di far scappare il bruno, ma quella era una notte magica, le stelle sembravano gli occhi del cielo, e l’incanto si rifletteva anche nelle iridi trasparenti fisse su di lui, **** la persona che amava era seduta così vicino…
Il giro più esterno della forchettata di spaghetti finì nella bocca di Sherlock, che tentava di restare serio, l’altro capo era in quella di John, che cominciò ad avanzare sporcando la tovaglia, il maglione, ma niente l’avrebbe fermato ormai, non prima di raggiungere il suo ragazzo che faceva lo stesso.
Quando finalmente le labbra si congiunsero lui era un disastro, mentre la camicia bianca di Sherlock era impeccabile, e un sorriso strafottente lo illuminava tutto.
Il dottore non si scompose, la sua vendetta stava per arrivare, e ne ebbe la prova quando l’investigatore sgranò gli occhi guardando qualcosa ― o meglio qualcuno ― che sopraggiungeva alle sue spalle.

Oh this is the night, what a beautiful night
and we call it Bella Notte
side by side with your loved one, you’ll find enchantment here…

Tra tutte le cose che aveva affrontato, rischiando la vita e anche peggio, Sherlock non avrebbe mai creduto di dover annoverare Angelo che imbracciava una chitarra e cantava un terrificante motivetto sentimentale con una bella voce da baritono, per lo meno.
Avrebbe protestato con John, sicuro! Ma dopo. Dopo un altro bacio, cento, e poi altri mille, *****e tutti quelli che avrebbe potuto dargli fino a restare senza fiato, in quella bella notte.


* Patrono dei cuochi, essendo nato a Villa Santa Maria
** Già che siamo molto italiani, mettiamoci Paolo e Francesca! ^^
*** Piatto oblungo delle regioni del centro Italia, che può essere per una o per due porzioni
**** A man bassa dalla canzone, alé!
***** Ma devo citare tutto?

Free Image Hosting at FunkyIMG.com Grazie, Koa__

Free Image Hosting at FunkyIMG.comIo dall’inizio vedevo solo questo *__________________*
  
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: meiousetsuna