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Autore: Luna95    05/02/2018    2 recensioni
Akutagawa e Atsushi si detestano - gli sguardi pieni d'odio che il Serpeverde lancia quotidianamente ad Atsushi non lasciano spazio a dubbi... o forse sì?
Intanto: Oda ed Ozaki sono l'equivalente due genitori circondati da bambini pestiferi, Chuuya e Dazai non meritano il ruolo di Prefetti (ma meritano sicuramente il primato per la quantità di guai che creano), Tanizaki fa del suo meglio, Dazai complotta a danni di tutti e Oda è stanco e si pente di ogni singola scelta che l'ha portato ad essere un Caposcuola.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Atsushi Nakajima, Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Ryuunosuke Akutagawa, Sakunosuke Oda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Draco Dormiens Nunquam Titillandus'
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“È quasi doloroso da vedere.”

Non c’è bisogno di rispondere all’osservazione imperturbabile di Oda – non è una situazione inusuale, anzi, ma l’imbarazzo che serpeggia tra i riluttanti spettatori è acuto come sempre.

Chuuya si è da tempo rassegnato, ormai abituato al siparietto tragicomico che si ripete sempre uguale da settimane, forse mesi: Atsushi sta evidentemente cercando di resistere all’impulso di nascondersi dietro i suoi compagni di Casa mentre, dal lato opposto del corridoio, lo sguardo di Akutagawa Ryuunosuke gli trapassa il cranio.

L’ironia suprema di quella situazione è che non vi è un briciolo di ostilità nell’occhiata del Serpeverde; Chuuya sa che quell’espressione è in realtà la più neutrale che Akutagawa riesce ad indossare. Atsushi non ha nulla da temere, ma non ha modo di saperlo – Akutagawa non gli ha mai rivolto la parola e lui è troppo terrorizzato per prendere l’iniziativa.

Chuuya ne riderebbe, ma quella scena oscilla tra l’imbarazzante e il patetico.
E la cosa peggiore è che nessuno sembra disposto a infrangere quella stasi esasperante.

“Dazai che ne pensa?”

“Pensa che sia molto divertente,” sbuffa Chuuya, e immagina che anche Oda sia dello stesso parere, a giudicare dal minuscolo sorriso con cui osserva Atsushi defilarsi.

Akutagawa segue il Tassorosso con lo sguardo, le sopracciglia aggrottate in un’espressione che Chuuya sa essere di pura confusione. Non che si possa biasimare Atsushi per avervi visto ostilità: a uno sguardo esterno, Akutagawa ha un’aria indubbiamente corrucciata.

“Atsushi è convinto che Akutagawa lo disprezzi,” replica Oda, e il suo sguardo non è rivolto al suo interlocutore, troppo distratto dai suoi pensieri – Chuuya rivede un po’ di Dazai nel modo in cui Oda, distratto dai suoi pensieri, insegue il suo stesso ragionamento; la loro amicizia li rende sempre più simili, di anno in anno.

“Se Atsushi lo conoscesse solo un po’, saprebbe che Akutagawa non spreca nemmeno un secondo della sua attenzione con le persone che disprezza.”

“A sua discolpa, il modo in cui lo guarda non pare proprio lusinghiero.”

L’appunto di Odasaku è confermato dall’atteggiamento protettivo di Tanizaki, un amico di Atsushi, che sembra pronto a lanciare un Protego. Forse anche uno Schiantesimo, a giudicare dallo sguardo assassino che sta rivolgendo al Serpeverde.

E Tanizaki sarebbe più che disposto a usare uno Stupeficium o due, nelle giuste circostanze – il Tassorosso sa essere spietato quando sua sorella o i suoi amici vengono minacciati. Chuuya rispetta questo genere di determinazione.

La crisi rientra piuttosto velocemente; Kenji prende sottobraccio Tanizaki e Atsushi, trascinandoli verso il dormitorio dei Tassorosso, mentre Akutagawa li fissa ancora per un momento prima di incamminarsi in direzione opposta.

L’espressione sommessa, un po’ delusa, e il mantello scuro lo rendono quasi simile al suo gatto, Rashoumon. Non è la prima volta che Chuuya paragona mentalmente Akutagawa a un gatto bagnato, e nonostante trovi il paragone del tutto calzante, non ha mai osato replicarlo anche verbalmente – Akutagawa ha un talento naturale per gli Incantesimi Laceranti e lui non intende sperimentare gli effetti di un Diffindo potenziato sulla sua pelle.

“Forse dovresti parlare con Atsushi – sei un Tassorosso anche tu, e poi sei il Caposcuola. Di certo ti darà ascolto,” suggerisce Chuuya. ‘Ti prego, termina questa tortura’ resta sospeso nello sguardo di Chuuya, non detto ma chiaramente alluso.

“Forse. Non credo servirebbe, però, sarebbe meglio lasciare che risolvano tutto da loro.”

No, è l’opzione peggiore – richiederebbe fin troppo tempo e sarebbe inutilmente logorante per tutti.

“Cos’è, un suggerimento di Dazai? Suona come un’idea di Dazai. Non dargli corda, le sue idee sono le peggiori.”

L’unico contesto in cui Chuuya trova accettabile dare corda a Dazai è quello letterale. Se possibile, l’ideale sarebbe usare quella corda per strangolarlo.

“Intervenire non è sempre la linea di condotta preferibile, Nakahara.”

“Chuuya,” lo corregge automaticamente l’altro, “Chuuya va più che bene, Oda. Nessuno mi chiama per cognome.”

“Chuuya,” ripete Odasaku sottovoce, sorridendo appena.

Il Caposcuola è una compagnia gradevole, quando non è tallonato dal suo migliore amico – uno spreco di bende ambulante, a detta di Chuuya, nonché il Prefetto più irritante della Casa più irritante della Scuola; chissà per quanto ancora potranno godere di quella pace.

“Chuuya! Non sapevo fossi così in confidenza con Odasaku!”

Deve averlo evocato con il pensiero: non c’è altra spiegazione. Dazai ha la strana capacità di apparire nei momenti e nei luoghi più inaspettati, nonché il vero e proprio talento di insinuarsi nello spazio di Chuuya proprio quando l’altro non vuole vederlo nemmeno per sbaglio.

“Non stavi cercando di annegare nel Lago Nero, poco fa?” sbuffa, già esasperato – Dazai ha anche la fastidiosissima capacità di fargli nascere un mal di testa dal nulla. In genere basta la sua sola presenza.

“Purtroppo un piccolo gruppo di Maridi mi ha riportato in superficie appena in tempo.”

“Dovresti riprovare, magari la terza volta sarà quella buona.”

“Oh, Chuuya, che lingua tagliente, degna di un Serpeverde! Sicuro di essere un vero Grifondoro?” ride Dazai, evitando la (prevedibile) fattura lanciata da Chuuya con un gesto pigro della bacchetta. “Il Lago Nero mi ha annoiato, in ogni caso – ma non mi dispiacerebbe affatto se Chuuya provasse ad affogarmi nel bagno dei Prefetti!”

“Dazai,” sospira Oda, ma il rimprovero si perde sotto gli strilli del Grifondoro; Chuuya cede facilmente alle provocazioni e Dazai sfrutta questa consapevolezza a piene mani.

Il come e il perché siano entrambi dei Prefetti restano due dei tanti misteri irrisolti di Hogwarts.

“Posso ammazzarti anche a mani nude, bastardo!”

“Ed è l’unica cosa che puoi farmi da nudo?”

Dazai.”

Il secondo rimprovero non proviene da Oda, ma è tagliente abbastanza da far congelare il Prefetto di Serpeverde sul posto.

Kouyou avanza con grazia; l’espressione contrariata e la bacchetta ben visibile, stretta nel pugno sinistro, sono una minaccia più che sufficiente a far impallidire un qualsiasi studente.

Chiaramente non è abbastanza per Dazai. Ciò detto: Chuuya ha i suoi buoni motivi per credere che Dazai sia un demone sotto mentite spoglie. È un dubbio del tutto ragionevole.

“Ozaki! Che splendida vision–”

“Ti consiglio di sparire immediatamente dalla mia vista, Dazai. Non vorrei essere costretta a togliere altri punti alla nostra Casa... o a rinchiuderti nei sotterranei per il finesettimana.”

La voce di Kouyou è glaciale: è chiaro che intende tenere fede alla minaccia e, nonostante Dazai abbia sconsideratezza in abbondanza e ben poco riguardo per la propria vita, possiede abbastanza buon senso da capire quando è il momento di eclissarsi.

E Kouyou ancora nega di essere iperprotettiva – il suo tempismo è del tutto impeccabile quando deve terrorizzare i presunti pretendenti di Chuuya.

Be’, quantomeno Dazai.

“Kouyou, non mi sembra necessario abusare dei tuoi poteri di Caposcuola… d’altronde Dazai è innocuo, lo sai anche tu,” sospira Odasaku, e già sente montare una certa esasperazione per il comportamento infantile del suo migliore amico e della collega.

“Mi sto solo assicurando che continui ad esserlo, Oda. Non apprezzo il modo con cui cerca di approcciare mio fratello, è un comportamento deplorevole per un Prefetto.”

Chuuya allunga una mano per rassicurarla sfiorandole una spalla – non è il caso che Kouyou si turbi per una sciocchezza: Dazai non fa sul serio, in fondo.

“Non preoccuparti, posso sempre avvelenarlo di nascosto durante l’ora di Pozioni.”

Il sorriso di Kouyou si piazza in un punto indefinito tra la rassicurazione e la ferocia. “Hai ragione, Chuuya. Gli incidenti capitano spesso, quando si maneggiano certi intrugli.”

“Non farlo esplodere, per favore.”

“No di certo, caro: pulire sarebbe un incubo, poi.”

Oda non può dirsi sorpreso, ma ha un’aria vagamente preoccupata – una reazione violenta non è certo cosa nuova per Chuuya, ma Kouyou in genere ha un’aria molto più mite e responsabile.

Distrarre entrambi sembra la strategia migliore per preservare la vita di Dazai.

“Akutagawa sta terrorizzando i piccoli Tassorosso, Ozaki; ti spiace scambiare due parole con lui? Ho come l’impressione che darà retta solo a un’autorità della sua Casa e Dazai se ne è già lavato le mani,” dice Oda, il tono contrito – trattare con Akutagawa non è semplice, sa che sarà una distrazione perfetta; il Serpeverde è educato ma restio, provare a convincerlo è sempre una sfida.

“I tuoi sono troppo impressionabili, Oda. Akutagawa non ha lanciato fattura alcuna, che io sappia,” replica Kouyou. Li riporta al Salone principale guidandoli con un cenno educato del capo, quasi divertita dal tentativo di cambiare argomento, “e non ha colpe per la cattiva reputazione della nostra Casa, non siamo stati noi a mettere in giro certe voci.”

Chuuya deve sforzarsi per trattenere una risatina; più che una conversazione amichevole tra colleghi, quello scambio di battute tra i due Caposcuola inizia a somigliare più un duello verbale.

“La sua espressione neutrale è più spaventosa di quanto non ci si aspetti, ecco tutto,” dice il Grifondoro in un moto di pietà per Oda – non ha speranze contro sua sorella adottiva; Kouyou non è certo la guida dei Serpeverde per nulla.

“Un’altra cosa per cui non ha colpe,” replica Kouyou, molto meno tagliente rispetto a pochi secondi prima. “Forse Nakajima potrebbe provare a essere un poco più impavido. So che non possiamo essere tutti Grifondoro, ma Akutagawa non ha mai mangiato nessuno solo per avergli rivolto la parola, da quanto ne so.”

Oda evita accuratamente di notare come la sua affermazione sembri sottintendere che Akutagawa abbia mangiato qualcuno per altri motivi e gioca l’ultima carta – un colpo basso, a detta di Chuuya, e alquanto scaltro. Oda sta davvero passando troppo tempo con Dazai per i suoi gusti.

“In realtà parlavo di Kyouka.”

E Kouyou lo guarda con più attenzione, improvvisamente interessata; Chuuya sa bene che la Caposcuola ha un debole per Kyouka, probabilmente perché le ricorda Aya, sua sorella minore, e anche Oda deve averlo notato.

O forse si tratta di un suggerimento ben piazzato di Dazai. Il dubbio resta.

“È una ragazzina coraggiosa. Si è spaventata?”

“Diciamo che ha il ragionevole timore che lo sguardo assassino di certi Serpeverde prima o poi si traduca in una Maledizione Non Verbale.”

“Sciocchezze,” replica Kouyou, brusca, ma le sopracciglia lievemente aggrottate tradiscono un accenno di preoccupazione. “I tuoi non hanno nulla da temere da Akutagawa – se posso essere franca, mi preoccuperei più di Dazai, fossi in loro. Ora, con permesso…”

La guardano allontanarsi verso i sotterranei. Il volto di Oda non palesa alcuna emozione: è un’altra brutta abitudine che deve aver assorbito da Dazai.

Quel ragazzo è una sciagura, Chuuya ne è certo.

“Ti sconsiglio di solleticare il suo lato protettivo – in quel genere di circostanze emerge anche il suo lato più terribile.”

“Non ne dubito.”

Avanzano in silenzio per qualche passo prima che Oda si rivolga verso di lui, pensieroso, come se fosse incerto sul dire o meno qualcosa.

“Sai, forse potresti provare a dire di sì a Dazai, una volta o l’altra. Magari a un’uscita ad Hogsmeade… potrebbe non essere poi così male.”

“Oda.” Il tono di Chuuya è tagliente, così freddo da far quasi sobbalzare il Caposcuola, “Per caso ti hanno fatto bere a forza un Intruglio Confondente?”

Lo osserva basito per un secondo, “Cosa…?” dice, “No, non fa niente, lascia perdere.”

Ma Chuuya non è disposto a lasciar cadere la questione; lo osserva attentamente, alla ricerca di un qualche sintomo dell’incantesimo Confundus, e comunque non sembra affatto convinto quando Oda gli assicura di star bene.

“Dovresti stare attento durante i pasti, non sarei così sorpreso di vedere Dazai versarti qualcosa di strano nel bicchiere,” dice, per nulla persuaso dalle rassicurazioni del Tassorosso. “Be’, devo tornare in Sala Comune, in ogni caso – ci vediamo, Oda.”

Se c’è una cosa di cui Oda è certo, quel pomeriggio, è che non esiste una fiala di Felix Felicis grande abbastanza da permettergli di gestire quella situazione in modo decente. Non senza vittime, almeno.

Un’altra cosa di cui è certo è che questo genere di tortura non può in alcun modo essere riconducibile suo ruolo di Caposcuola; no, probabilmente è solo dovuta alla sua sventurata amicizia con Dazai Osamu.

Meglio mettersi all’opera il prima possibile – la preparazione della Felix Felicis richiede almeno sei mesi, e Merlino solo sa quanti altri disastri dovranno affrontare prima di allora.









“Io non so più che fare, Ryuu-chan! Non posso essere più sfacciato così, te lo assicuro, ma quel suo cervellino non ci arriva proprio… è perché ha i capelli rossi, secondo te? O perché è un Grifondoro?”

Affermare che Akutagawa si trova in difficoltà sarebbe una forzatura del concetto di eufemismo; il Serpeverde non può dire di aver mai avuto tendenze suicide, ma sinceramente lanciarsi dalla Torre di Astronomia non è mai stata un’idea tanto allettante.

“Davvero non saprei,” replica Akutagawa, quasi soffocandosi sulle ultime sillabe.

Il Prefetto non sembra accorgersene.

“Gli ho chiesto di strangolarmi, annegarmi, lanciarmi una maledizione… niente, è stato tutto inutile. Non capisce che lo sto corteggiando,” sospira, affranto, “e non vuole proprio unirsi a me per un doppio suicidio. Mi spezza il cuore, questa sua incomprensione.”

“Daz–”

“E che dire di quando mi sono introdotto di nascosto nel dormitorio dei Grifondoro? Ha addirittura strillato, ci credi? Non apprezza per niente i miei sforzi!”

“Da–”

Ma Dazai non lo sta nemmeno ascoltando; lo guarda scattare in piedi, illuminato da un’idea improvvisa.

“Forse dovrei parlargli più apertamente! Onestamente! Sì, è quello che farò: d’altronde, la comunicazione sincera risolve tutti i problemi, non è vero? È quello che ripete sempre Kenji… grazie, Akutagawa, i tuoi consigli sono preziosi come sempre!”

Si precipita fuori dalla sala comune di Serpeverde come una furia, lasciando buona parte dei loro compagni di Casa perplessi – i più giovani, almeno. Gli altri sono abituati alle stramberie del loro Prefetto.

“Ma cosa gli è preso?” gli chiede Naomi, vagamente incuriosita e per nulla preoccupata dalla fretta dell’amico.

Come se Akutagawa potesse saperlo.

“Non ne ho idea. Spero solo che non ci metta di nuovo nei guai con i Grifondoro.”

Ma probabilmente è chiedere troppo.








La mattina di Oda non è iniziata nel migliore dei modi; in quanto Caposcuola, uno dei suoi compiti è supervisionare duelli, scaramucce magiche e altre situazioni potenzialmente pericolose per gli studenti.

In genere sono i più giovani, i più impulsivi o i più indisciplinati a portare guai, ma in quei mesi sono sempre stati due Prefetti a metterlo in posizioni scomode – e sia dannato il giorno in cui ha deciso di fare amicizia con Dazai Osamu: quel ragazzo merita il titolo di Prefetto più problematico della storia di Hogwarts.

E Kouyou è poco collaborativa in quella specifica situazione, il che è inusuale ma non inatteso; in ogni caso, è sgradevole dover iniziare la giornata dirigendosi in Infermeria con una nota disciplinare in mano.

“Voglio un resoconto dettagliato su cosa è successo, come è successo e quando. Da entrambi. Adesso.”

La risolutezza del suo tono non sembra impressionare affatto Kouyou, ma c’era da aspettarselo; “Mi sembra intuibile – Dazai ha sei ossa rotte e una concussione: secondo te cos’è successo?”

“Voglio sentirlo da loro.”

“Va bene, ma se posso permettermi, la reazione di Chuuya è del tutto giustificata. Porterò io il verbale al Preside Fukuzawa e ho già tolto cinquanta punti ad entrambi per il disastro che hanno lasciato nel corridoio del piano terra. Buon lavoro,” aggiunge la collega, salutandolo con breve inchino.

Si concede solo un sospiro prima di rivolgersi al Serpeverde; la situazione è sgradevole ed Oda ha tutte le intenzioni di concludere prima di colazione.

“Spiega, Dazai. E riporta ciò che hai detto parola per parola.”

“Ma non è stato nulla, sai come è fatto Chuuuya: è una testa calda e ha reagito con una violenza un pochino eccessiva, ecco tutto!” dice Dazai, il tono leggero e spensierato, ignorando il Grifondoro che sta già iniziando a palesare una certa irritazione.

“Che cosa hai fatto, Dazai?”

“L’ho solo aspettato vicino all’aula di Trasfigurazione per chiedergli se volesse accompagnarmi al bagno dei Prefetti! Una richiesta totalmente innocente.”

“Cosa gli hai detto esattamente?”
“Be’, come dic–”
Parola per parola, Dazai.”

“Va bene, gli ho detto: ‘Non c’è bisogno di riaprire la Camera dei Segreti, posso mostrarti il mio Basilisco anche nel bagno dei Prefetti’, se proprio dobbiamo essere pignoli.”

Gli onori e i privilegi del suo ruolo di Caposcuola non sono una retribuzione sufficiente per questo genere di tortura.

“Chuuya, è vero?”

“Purtroppo,” risponde il Grifondoro tra i denti, ancora tremante di rabbia.

“E poi?”

In effetti può facilmente immaginare che cos’è successo dopo, considerate le condizioni di Dazai, ma è arrivato fino a questo punto: tanto vale analizzare la dinamica fino in fondo.

“Gli ho tirato un calcio e gli ho lanciato contro una fattura o due. Forse tre.”

Kouyou li ha già puniti, quindi non avrebbe senso infierire ulteriormente, ma non può nemmeno far finta di nulla; lancia ad entrambi uno sguardo di assoluto disappunto e incrocia le braccia sul petto.

“Ozaki ha ragione: è un comportamento vergognoso, in quanto Prefetti dovreste essere un esempio per gli altri studenti. Un modello positivo, possibilmente,” aggiunge, prima che Dazai possa replicare, polemico come al solito, che un esempio può essere anche negativo, “cosa penseranno i primini? Sono già spaventati abbastanza, e voi state aggravando la rivalità tra Serpeverde e Grifondoro.”

Prevedibilmente, è Chuuya a scattare: “E io sono d’accordo con te, chiedo solo un po’ di decenza. Mi sembra il minimo.”

“Ah, tu che parli di decenza? Esilarante!”

“Dazai, ancora una parola e ti riempio di Depulso finché non crepi.”

Oda interrompe il battibecco prima che possa degenerare – e sa che andrebbero avanti per ore – con due colpi di Incantesimo Ammutolente.

“Parlavo proprio di questo: vedete di finirla. Trovate un punto in comune, parlatene, fate come vi pare ma risolvete questa follia prima che Kouyou decida di liberarsi del fastidio con le sue stesse mani.”

Sa di aver scelto la minaccia giusta quando vede entrambi i Prefetti impallidire; Ozaki può essere spaventosa, e questo la rende una Caposcuola molto rispettata (e temuta. Soprattutto temuta).

Non li sente fiatare mentre esce dall’Infermeria. Forse lo si può considerare un piccolo traguardo.







“Ho il tuo libro.”

Atsushi percepisce con chiarezza disturbante la sua anima abbandonare il corpo; non è il momento migliore, tra l’altro, perché la lezione di Trasfigurazione sta per cominciare e il professor Kunikida è piuttosto severo.

Non aiuta il fatto che la metà dell’aula sia occupata da Serpeverde – l’effetto non è esattamente mite e sereno, ma sarà soltanto una sua impressione. Molti Serpeverde sono gentili e premurosi, Atsushi lo sa: ne conosce molti.

Akutagawa probabilmente vuole ucciderlo, ma non tutti i Serpeverde sono spaventosi… vero?

“A-ah, gr-grazie,” balbetta, cercando di contenere il tremolio della voce e di evitare lo sguardo intenso del Serpeverde.

Sembra irritato: probabilmente è arrabbiato con lui per l’inconveniente? Andarlo a cercare dev’essere stata una seccatura, ora probabilmente lo odierà.

Prende il libro di Pozioni quando Akutagawa glielo porge e ricambia restituendogli il suo.

“Forse li abbiamo scambiati quando Dazai ha fatto esplodere il calderone di Distillato di Morte Vivente,” mormora tra sé, ragionando sulla dinamica di quella disastrosa lezione di Pozioni.

“Erano entrambi sul pavimento,” è l’unica risposta che gli concede l’altro, e il tono è stranamente neutrale, abbinato all’espressione corrucciata.

“C-certo! Mi dispiace per l-l-a seccatura.”

“Non è un problema. Abbiamo molte lezioni condivise.”

Forse Akutagawa non lo vuole uccidere, tutto sommato.

Non ne è ancora del tutto sicuro, ma almeno è sopravvissuto alla loro prima interazione.

Il Serpeverde sembra combattuto – forse vuole dirgli qualcos’altro, ma il professor Kunikida entra proprio in quel momento e il resto della classe sta già prendendo posto; Atsushi si affretta a raggiungere Tanizaki e anche Akutagawa torna dai suoi compagni.

“Cosa voleva?”

Il tono di Tanizaki è più diffidente che brusco; Atsushi davvero non si spiega il calore che sente propagarsi su tutto il viso né le guance arrossate.

“Ci siamo scambiati i libri di Pozioni per caso,” dice, spingendo da parte un imbarazzo insensato che non dovrebbe nemmeno sussistere. “Voleva solo restituirlo.”

“È stato scortese? Puoi dirmi se è stato cattivo, posso parlarci io, se vuoi.”

“No, è stato gentile, in realtà… però grazie, Tanizaki, lo apprezzo tanto!” replica Atsushi, e lo rassicura con un sorriso.

Non nota lo sguardo quasi risentito che gli lancia Akutagawa dall’altra parte dell’aula.








È con estrema sorpresa di ben due Case – se non dell’intero corpo studentesco – che pochi giorni dopo la prima interazione tra Atsushi e Akutagawa, durante la colazione la sorella minore del Serpeverde si avvicina a Tanizaki e gli parla con voce tanto bassa da risultare quasi impercettibile.

Lo scambio tra i due è rapido e tutt’altro che rumoroso, ma lascia basito l’intero tavolo dei Tassorosso.

“Mi… mi ha chiesto di uscire,” farfuglia Tanizaki, ancora impietrito, “Akutagawa Gin. Non credo di sentirmi molto bene.”

“E tu cosa le hai risposto?!”

“Le ho detto di sì.” Si alza di scatto, passando una mano tra i capelli, e finalmente sembra realizzare cos’è appena successo.

“Congratulazioni!” esclama Atsushi, ma s’interrompe quando vede l’espressione terrorizzata dell’altro.

“Atsushi, le ho detto di sì… sono morto. Oddio, sono morto.”

“Cosa?”
“Suo fratello mi ammazzerà.”

Atsushi per poco non sobbalza quando arriva alla stessa conclusione; non sa cosa potrebbe rassicurarlo, quindi non dice nulla e si limita a una pacca consolatoria sulla schiena.

Quando si gira verso il tavolo dei Serpeverde vede Naomi rossa in viso, furiosa e incredula, mentre, poco distante, il Caposcuola Ozaki e Yosano Akiko continuano a parlare fitto tra loro, completamente rapite dalla conversazione. Sono le uniche a non accorgersi del ritorno di Gin.

Atsushi lascia correre lo sguardo verso il fondo del tavolo e nota Dazai rivolto verso di lui; il Prefetto gli fa l’occhiolino e torna a mangiare come se nulla fosse successo.

Non è davvero pronto per qualunque piano folle abbia in mente Dazai e spera solo che non finisca come l’ultimo.








“Finalmente! Eccoti!”

I suoi incubi iniziano sempre così – con la voce di Dazai che lo sorprende alle spalle e il suo viso troppo vicino quando si gira per fronteggiarlo – ma Chuuya è dolorosamente consapevole di essere sveglio.

A volte la realtà è molto meno indulgente dei suoi incubi.

“Cosa vuoi.”

“Chuuya è così cattivo,” piagnucola il Serpeverde, sporgendo un po’ il labbro inferiore, “e io non ho ancora detto nulla!”

“Riesco a percepire le tue intenzioni malvagie. Sputa il rospo e sparisci.”

“E pensare che sono stato così gentile da farti un favore! Dovresti trattarmi meglio, ho fatto quello che mi avevi chiesto… oh, e ora che ci penso, non avevi forse detto che in cambio avrei potuto chiederti quello che volevo?”

Come se non l’avesse cercato con quella precisa intenzione – il Grifondoro sa bene che Dazai sta solo facendo il finto tonto.

“Puoi finirla con questa recita, so che non te ne eri dimenticato. Allora, cosa vuoi che faccia? Devo farti i compiti di Pozioni?” replica, esasperato.

Non può davvero dire che Dazai sia in torto perché in effetti per una volta ha esaudito la sua richiesta senza fiatare: Kouyou è felicemente distratta dalla neonata relazione con Yosano e Akutagawa sembra finalmente pronto ad agire, mettendo un termine a quella tortura di sguardi e struggimenti tra lui e Nakajima.

Detesta ammetterlo, ma eliminare Tanizaki dal ruolo di potenziale rivale è stata una buona idea; naturalmente Atsushi non ha mai avuto alcun interesse nel compagno Tassorosso al di là della semplice amicizia, ma il dubbio s’era insinuato in Akutagawa lasciandolo titubante e riluttante ad agire.

“Certo che no, li copio poi da Ango,” ride l’altro, come se il suggerimento fosse ridicolo o quantomeno divertente – e non lo è: Chuuya ha fatto i compiti di Pozioni di Dazai fin troppe volte. È l’unica materia in cui Dazai non riesce ad eccellere ed è fonte di estrema frustrazione per il Serpeverde e di grande divertimento per Chuuya.

“Pensavo che potresti sdebitarti in un altro modo… accompagnandomi ad Hogsmeade questo sabato, magari!”

E Chuuya non si strozza con la sua saliva dopo aver sentito la richiesta – non è assolutamente successo, è solo una delle tante calunnie infondate messe in giro da Dazai.

“Stai scherzando?!”
“Niente affatto! Non vado a Mielandia da un secolo e ho una voglia matta di Api Frizzole… mangiarle con Chuuya le renderà ancora più deliziose,” sospira Dazai, sognante ma del tutto serio.

Non è una richiesta irragionevole; Chuuya non ci vede nulla di male nell’accettare.

Probabilmente se ne pentirà, ma sembra decisamente più indolore di una montagna di compiti non suoi da compilare.

“Va bene, ma offri tu.”

Non riesce a trattenere un sorriso alla reazione deliziata di Dazai.








Ci vogliono due giorni di rimuginìo quasi ininterrotto e una buona dose di convincimento da parte di Gin e Dazai prima che Akutagawa riesca finalmente a raccogliere il coraggio di avvicinarsi di nuovo ad Atsushi.

Lo aspetta pazientemente vicino alle serre esterne – Oda gli ha detto che il Tassorosso avrebbe passato un’ora a ripassare Erbologia con Kenji, che a quanto pare eccelle nella materia, e Akutagawa non ha fretta. Le lezioni della giornata sono finite e lui non ha altri impegni: può aspettare.

Chiude il manuale di Storia della Magia non appena lo vede uscire ma non si avvicina subito; osserva prima i capelli scompigliati, la risata che ancora esita a lasciare le sue labbra e il modo in cui stringe il lembo del suo mantello.

Non sa bene che pensare della sensazione calda che gli pervade il petto e sembra ammorbidire ogni suo pensiero, ma decide di lasciarla da parte ancora per un po’: Dazai gli ha assicurato che l’indecisione sparirà dopo che gli avrà rivolto la parola e non si sentirà più confuso.

Provare non costa nulla, in ogni caso.

“Nakajima,” lo chiama, e vede le spalle del Tassorosso irrigidirsi appena. Sembra sorpreso di vederlo.

“Akutagawa,” replica l’altro dopo aver salutato Kenji – non senza una certa titubanza, o almeno così gli è parso, “posso aiutarti?”

Il suo volto cela un certo timore, ma la voce non trema e non tradisce alcuna ostilità; all’improvviso l’esito della conversazione gli pare incerto, il rifiuto non più così inevitabile.

“Mi chiedevo…” esordisce, ma viene interrotto da un colpo di tosse. Atsushi aspetta pazientemente e non distoglie mai lo sguardo dal suo.

“Sì?” lo incalza quando la tosse si è calmata.

“Mi chiedevo se ti andasse di venire ad Hogsmeade con me nel finesettimana.”

Nei secondi di silenzio che seguono, Akutagawa analizza ogni dettaglio della scena – la richiesta è stata troppo sommessa? Il tono troppo indifferente? L’ultima cosa che vuole è che Atsushi pensi che sia uno scherzo, quindi ha cercato di porre la domanda nel modo più serio possibile. È persino stato attento a non fissarlo troppo intensamente: Dazai ha accennato al fatto che Atsushi lo trova inquietante e anche Kouyou gli ha consigliato di evitarlo.

Forse avrebbe dovuto formulare meglio la domanda? Lui e Gin non sono mai stati bravi con le parole, e…

“Mi piacerebbe davvero molto, Akutagawa.”

Ne segue altro silenzio – attonito, stavolta; si chiede per qualche secondo se non abbia capito male, ma il sorriso radioso di Atsushi cancella ogni dubbio.

“Davvero?”

“Certo! Ci vediamo all’ingresso del Castello alle dieci? Ti va?”

Il cuore gli si deve essere incastrato in gola, perché deve schiarirsi la voce un paio di volte per riuscire a tirar fuori una risposta comprensibile.

Quando annuisce, Atsushi gli rivolge un’espressione assolutamente raggiante e Akutagawa non può fare a meno di pensare che ne sia valsa la pena – ogni singolo dubbio, ogni insicurezza, tutto è offuscato dallo sguardo gentile di Atsushi e dalla sua piccola, luminosa felicità.

È venerdì, ma il finesettimana non gli è mai parso tanto distante.


Note

Una AU disimpegnata che voleva essere divertente ma alla fine non è divertente per niente, scritta per il compleanno della carissima Mimi: spero ti piaccia (e che tu non ti sia fatta troppo aspettative)!

Non so nemmeno io cosa sia questa oneshot, davvero. E la cosa più ironica è che mi sta già frullando in testa un possibile sequel - le Hogwarts au sono la mia debolezza, credo sia evidente.


In ogni caso, spero vi sia piaciuta! Grazie per essere arrivati fin qui e come sempre, i commenti sono graditi e apprezzatissimi!

Luna

   
 
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