Yukari continuava a rigirarsi nervosamente tra le dita una ciocca dei suoi corti capelli.
Teneva lo sguardo fisso sui binari dove sarebbe dovuto arrivare, tra non molto, il treno che l’avrebbe portata all’aeroporto. Le sembrava di sentire in continuazione l’eco delle sue stesse parole e il silenzio che queste avevano creato la metteva di cattivo umore.
«Che significa “sarebbe meglio che ci lasciassimo”?» chiese la ragazza seduta accanto a lei.
«Quello che intendevo. Troncare la relazione, probabilmente, è la cosa migliore»
Akira si strofinò i palmi delle mani sulle guance e poi se le passò tra i capelli.
«La cosa migliore... per chi?»
«Per entrambe»
Yukari continuava a guardare i binari e rispondeva meccanicamente, come se si trattasse di risposte già programmate. Akira, invece, cercava continuamente un contatto visivo che la sua ragazza – o ex? – non le concedeva.
«Ti sei già annoiata, come per tutto? All’estero hai trovato qualcuno di più interessante?»
Akira si accorse di come la sua voce avesse preso un tono risentito, e se ne rammaricò. Non aveva voglia di incominciare un litigio, l’ennesimo di quei giorni trascorsi assieme.
«Non sono più una ragazzina del liceo, Akira. Ma per come stanno andando ultimamente le cose tra di noi, penso sia meglio rompere»
Il passaggio di un treno shinkasen diede ad Akira il tempo di pensare. Prese a guardare un punto indefinito dall’altro lato della stazione, con le mani giunte e i gomiti appoggiati sui ginocchi. Ebbe l’impressione di essere rimasta sola e non le piacque.
«Se è questo che vuoi... rispetterò la tua decisione»
Yukari annuì. I suoi occhi sembravano cristalli impenetrabili. Ebbe voglia di baciarla, ma sapeva che non era più il momento.
Una voce annunciò il treno di Yukari e lei si alzò. Akira rimase seduta a guardarle le spalle: come quando combattevano, come quando uscivano insieme. Erano piccole, quelle spalle. Le aveva strette tra le braccia così tante volte che aveva creduto sarebbero state sue per sempre.
Il treno frenò davanti a loro.
Akira si alzò in piedi e cominciò a sentire il cuore accelerare il battito; Yukari la salutò con gli occhi bassi e sfiorandole appena un braccio. L’altra tentò di afferrarla un’ultima volta e tirarla a sé, ma le sue dita si strinsero a vuoto: Yukari era già sparita dietro le porte.
In un instante Akira si rese conto di tutto: la gola serrata, gli occhi lucidi e sbarrati rivolti al metallo della fiancata, la voragine che le si era aperta nel cuore. Avvertì il bisogno di stringersi il petto, come per tenere insieme i pezzi. Le mancò il respiro: lei non era più sua.
Il treno ripartì.
La forte Akira cadde in ginocchio, spezzata.




 

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Note di Alex
Questa storia è il mio atto di protesta contro la TOEI. Ho già parlato in altra sede della mia profonda delusione per lo - scarso - sviluppo di questa ship, che all'inizio prometteva così bene. Ebbene, Ciò che la TOEI unisce (tendenzialmente), io distruggo. Per protesta.
E perché un po' ce la vedo, Yukari, a sparire dalla vita di Akira da un giorno all'altro, magari dopo anni di fidanzamento. Non fraintendete, Yukari è un personaggio che mi piace: ha dei tratti meschini che sono totalmente umani, e proprio quella sua umanità e fragilità che amo rendono plausibile una situazione come quella descritta in questa flashfic. Ciononostante, ho sofferto anche io a scriverla: credo di essere un pochino scivolata nell'immedesimazione in Akira. Nei miei piani iniziali non doveva saltar fuori così tanto angst!
Ad ogni modo sarà la prima e ultima volta che scrivo di queste due.
Fatemi sapere che ne pensate!
Alex