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Autore: ToraStrife    07/02/2018    0 recensioni
(TMNT/Uno sceriffo extraterreste poco extra e molto terrestre)
Le tartarughe ninja incontrano Bud Spencer! Qui nei panni dello sceriffo Scott Hall e del suo piccolo aiutante, il bambino alieno H7-25.
Tornati nella fattoria di April per una tregua dalle estenuanti routine di New York, le tartarughe scopriranno che anche i Krang amano le gite fuori porta, e mirano all'avanzata tecnologia che a tanti pare solo il giocattolo nelle mani di un bambino.
Riusciranno degli esperti ninja e un corpulento sceriffo a mantenere la giustizia e a salvare il piccolo Charlie?
Genere: Azione, Commedia, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Big Bud - Le scazzottate di Bud Spencer'
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Tartarughe Ninja Sceriffo
Non c'è due senza quattro

Un bambino extraterrestre uno Sceriffo poco Extra, e Molto Terrestre...

... e Quattro mutanti ninja.






La vita lontano dalla Grande Mela non era poi così male, in fondo.
Una città che non dorme mai era una fonte inesauribile di stress, precisava sempre il vecchio Don.
Aggiungiamoci un sottobosco (parola ironica, vista la loro attuale abitazione) di criminali pazzi, ninja pazzi, alieni pazzi, scienziati pazzi, mutanti pazzi, insomma, Mickey ci avrebbe fatto la battuta scontata, c'era da impazzire.
Per essere la Grande Mela, era davvero la città del peccato, brulicante di vermi, marcia fin nelle fondamenta.
Un luogo arduo, diventato invivibile a seguito di una brutta faccenda che li aveva costretti a una rocambolesca fuga, in attesa di rioganizzarsi.
Non era stato male, allora, prendere lo Shellraiser e sgommare via, letteralmente.
Ma dovunque andassero, pareva che i guai non li abbandonassero mai.
Neppure nella fattoria del nonno di April.
Era semplicemente inconcepibile: erano in piena campagna, avrebbe dovuto una vacanza, anzi, una... scampagnata!
Nei paraggi non vi era l'ombra di tecnologia (anche se la cosa dispiaceva a Donnie), e il contatto con la civiltà era molto sporadico.

- E allora perché? - Gridò lo stesso Michelangelo, con tutta la frustazione possibile. - Perché diamine stiamo combattendo in una base Krang nel bel mezzo del nulla?
- Oh, chiudi il becco. - Gli rispose Raph, mentre piantava un Sai sul cranio di un automa.
Questi andò in cortocircuito, cadendo sulle ginocchia in una fontana di scintille. Il minuscolo pilota sgusciò fuori, brontolando improperi incomprensibili.
- Fate attenzione! - Lì ammonì Leonardo, mentre le ninjato decapitavano due avversari. - Dovete innanzitutto proteggere lo sceriffo!
- Oddio! Lo sceriffo! - Urlarono all'unisono il rosso e l'arancione.
Da quando era iniziata la lotta, se l'erano proprio scordato.
Leonardo scosse la  testa.
- Lo avete perso di vista?
Avrebbe voluto continuare, ma era troppo occupato a parare un attacco con le spade incrociate.
Donatello intervenne nella discussione, subito dopo aver fatto perdere l'equilibrio a due automi con un colpo alle gambe.
- Dev'essere lì, - Indicò il genio. - Dove vi sono tutti quei Krang.
Inspiegabilmente, almeno una dozzina di alieni erano stretti attorno all'uomo, che, nonostante la sua corpulenza, non si vedeva ormai più, sovrastato dalla netta superiorità numerica del nemico.
- Presto, lo stanno massacrando! - Urlò Leo.
- Dannazione, sapevo che l'umano sarebbe stato una palla al piede! - Sbuffò Raf.
Il rosso conficcò una lama nella schiena di uno dei nemici, e poi lo scostò con forza.
Mickey contribuì con un calcio alla testa di un altro.
- Dai, ne rimangono solo dieci! - Esclamò, con tono scherzoso. I nunchaku, tuttavia, erano già in rotazione, pronti per continuare il lavoro.
Leonardo attaccò a sua volta con un doppio fendente. Imprecò.
Uno a uno, ci voleva comunque troppo tempo. E altri Krang stavano nel frattempo accorrendo.
Poi, un urlo rabbioso.
Le tartarughe osservarono, stupefatte, lo sceriffo che si era improvvisamente alzato in piedi, le braccia in aria come un gorilla furente, e la decina di Krang volare  da tutte le parti, come lapilli di un'eruzione vulcanica.
Di fronte al barbuto sceriffo, Mickey, meravigliato, si lasciò sfuggire un...
- Wow, meglio di Leatherhead!
- Non abbiamo tempo da perdere! - Ribatté Scott Hall, lo sceriffo.
- Ha ragione! - Rimarcò Leonardo. - L'ostaggio è oltre quella porta!
Davanti a loro, alla fine del corridoio, vi era un enorme battente a tenuta stagna, rinforzata da almeno due strati di acciaio.
Tra loro, un plotone di Kraang, che andava via via aumentando.
- Buyakasha! - Urlarono le tartarughe, ad armi sfoderate, precipitandosi contro il nemico.
Lo sceriffo lì seguì.
Alcuni androidi fecero breccia nella formazione, ma vennero letteralmente messi fuori uso da violenti ceffoni.
- A mani nude... - Commentò Raffaello, con gli occhi strabuzzati.
- Altro che palla al piede, fratello! - Lo schernì Michelangelo. - Quello è una palla da demolizione!
Lo sceriffo, intanto, faceva cozzare due teste di androide l'una contro l'altra, accartocciandole nell'impatto.
Se ne liberò in fretta, tenendo sempre lo sguardo in avanti, verso l'obiettivo.
Nessuno lo avrebbe fermato, neppure un esercito di invasori alieni, questa era la promessa che si fece mentre la strada tra loro e il piccolo H725 si accorciava sempre più.
Quella faccenda avrebbe avuto una fine, in un modo o nell'altro, con la stessa imprevedibilità con la quale era iniziata.

- Dannazione, siamo stati scoperti! - Esclamò Leonardo.
Allenarsi di giorno era stata una pessima idea, doveva ammetterlo.
Ma in un luogo così sperduto, chi si sarebbe mai immaginato, durante gli allenamenti tra gli alberi, di imbattersi in un bambino?
Immediatamente i quattro, da protocollo ninja,  di dileguarono nella boscaglia, cercando di celare le proprie tracce.
Nonostante le precauzioni, ne era certo: lui li aveva visti.
E inoltre, conosceva bene come si comporta la gente comune davanti alle cose che non conosce.
Studiarono le sue reazioni.
Sarebbe scappato a chiamare aiuto? Si sarebbe stropicciato gli occhi, credendo in un'allucinazione?
Capirono di non trovarsi davanti a un bambino normale quando, sorridendo, costui urlò nella loro direzioni.
- Dai, venite fuori? Tanto vi ho visti!
Michelangelo fu tentato di  obbedire: il ragazzino aveva l'aria di essere simpatico, e dalla mentalità aperta.
Leo, tuttavia, lo fermò con un cenno, intimandogli di mantenere la posizione.
Il bambino, che doveva avere non più di sette anni, agitò la mano in segno di saluto.
I ninja mantennero il più completo silenzio.
- Ho capito, è come nascondino! - Commentò.
Tirò allora fuori dalla tasca posteriore dei jeans uno strano marchingegno nero, simile a un telecomando. Lo puntò in avanti, mentre due piccole paratie si aprivano, rivelando alcuni tasti.
Ne premette uno, mentre alcuni "beep" accompagnarono il funzionamento della misteriosa macchina.
Immediatamente, tutti gli alberi della foresta cominciarono a danzare a ritmo di musica, sempre più velocemente.
Fu questione di neppure un minuto, che i quattro ninja caddero come pere mature.
Tra i tonfi, si udì distintamente un "dannazione" da parte del rosso.
- Trovati! - Ridacchiò il piccolo umano.
- Hai barato! - Protestò Mickey, mentre, rialzandosi, si massaggiava il fondoschiena dolorante.
- Chi diavolo sei? - Borbottò Raf, seccato. - E come hai fatto?
Fu Don a dare la risposta, gli occhi affascinati verso il telecomando del bambino.
- Merito di questo marchingegno.  Come funziona?
- E' semplice, - Spiegò il bambino. - Tramite il Super Raggio Fotonico, in grado di manipolare l'energia bio-magnetica.
- Mi sono perso a "semplice". - Confessò Micky.
Donatello, contento come un Alberto Angela, fu lieto di esporre la sua spiegazione al fratello.
- Detto in termini semplici, è in grado di manipolare la materia invisibile intorno a noi.  Atomi, elettroni, neutroni...
- Dacci un taglio! - Sbottò Raf, allargando le braccia per mostrare l'assurdità della situazione. - Preoccupatevi piuttosto del fatto che il marmocchio ha visti!
Il silenzio calò sulla scena. In effetti, il collerico aveva ragione.
- Non ti facciamo paura, piccolo? - Domandò Leo all'umano, con tutta la pacatezza possibile.
Il bimbo si portò una mano alla bocca per soffocare una risata.
- Perché dovrei? Al contrario, vi trovo buffi!
- Visto? Siamo simpatici, nonostante l'aspetto verde e il fatto che parliamo! - Cinguettò Michelangelo.
Poi, con fare teatrale, alzò le mani e assunse un finto aspetto minaccioso.
Abbassando il tono della voce per farlo sembrare più cavernoso, continuò.
- Anche se potrebbe essere tutta una finta, e in realtà fingerci gentili per mangiarti!
Fu subito messo a tacere da una sberla di Raf.
- Abbiamo già abbastanza guai senza che ti metti a fare il pagliaccio, testa grulla!
La scenetta fu troppo per il bambino, che non riuscì più a trattenere la risata.
La tensione delle tartarughe si sciolse come neve al sole.
- Beh, è un sollievo. - Commentò Leo. - Di solito siamo costretti a nasconderci per via del nostro aspetto.
- Non vedo nulla di strano nel vostro aspetto. - Ribatté il bimbo. - Anche se forse siete un po' diversi dai terrestri che conosco. Siete per caso alieni?
- Alieni? - Esclamarono, nell'incredulità, i ninja all'unisono.
- Noi siamo terrestri! - Protestò Mickey, con un finto tono indignato.
- E di New York! - Aggiunse Raf, con indignazione un po' meno finta. - Se poi quella città ti sembra un altro pianeta, è un altro discorso.
- Hai parlato di alieni? - Intervenne Don. - Conosci l'esistenza degli alieni?
- Chi non li conosce? - Spiegò il bambino. - Anche io, dopotutto, provengo da un'altra galassia.
Tutti urlarono una seconda volta dalla sorpresa, tranne Raffaello, che incrociò le braccia, scettico.
- Secondo me, questo ci prende per il fondoguscio.
- O perlomeno, ha una grande fantasia! - Si unì Mickey.
- Beh, l'aspetto è del tutto uguale ad un umano. - Commentò lo scienziato del gruppo. - Ma d'altra parte, avete visto anche voi di cos'è capace il suo strumento.
Fu Leo a prendere l'ultima parola. - A proposito, non ci siamo neppure presentati.
Nel rivelare i rispettivi nomi,  il bambino sorpresa ancora una volta le tartarughe.
- H7-25? - Sbottò Mick. - Ma che nome sarebbe? Sembra più un numero di matricola.
- Nel nostro pianeta i nomi sono assegnati secondo un preciso ordine. Risulta più facile, per la collettività, identificarci.
- Scemenze! - Ribatté Raffaello. - Quel tipo di nomi potrebbero darli solo a degli stupidi robot.
- Anche se mio fratello è un po' brusco nell'esprimersi... - Si scusò Don, con un'occhiataccia in direzione del rosso. - ... Un po' ha ragione: qua sulla Terra usiamo nomi propri. Ci dona un senso di identità. Chiamarci come codici ci farebbe sembrare tutti uguali.
- Capisco. - Osservò ammirato il bambino. - Non lo avevo mai considerato sotto questo punto di vista. Comunque, lo sceriffo della contea mi ha già assegnato un nome terrestre: potete chiamarmi Charlie!
- Questo nome è molto più bello. - Commentò Leo, con un sorriso. - Ma... hai parlato di uno sceriffo?
- Sì. E' il terrestre presso il quale sono in custodia per i prossimi duemila betaperiodi. Ed è anche il mio migliore amico.
- Per curiosità, - Si intromise il viola. - Da quale pianeta provieni?
- E' un po' difficile da spiegare, dato che è giorno. - Rispose Charlie. - Però è approssimativamente  oltre la Costellazione del Cancro, a circa mille anni dopo Alpha...
Il suo discorso venne interrotto da Leonardo, che fattosi serio, gli tappò la bocca con una mano, e con un cenno della testa, impose il silenzio agli altri.
Seguendo il protocollo ninja, i quattro si posizionarono in cerchio, le armi sfoderate, a protezione del bambino.
Neppure Mickey, sempre pronto ad una battuta sarcastica, riuscì a trovare le parole, quando si accorse che intorno a loro, una intera truppa di umanoidi guidati da Krang li aveva circondati.

Nella lunga rincorsa verso quella sporca, ultima porta, la squadra d'assalto improvvisata aveva studiato un piano ben preciso.
Michelangelo e Donatello, i più agili, si erano prodigati a coprire le ali esterne.
Leonardo guidava,  sminuzzando a colpi di spada i vari avversari.
Raffaello si occupava si coprire le retrovie, debellando senza pietà ogni tentativo di accerchiamento.
Lo sceriffo sempre al centro, protetto dagli altri.
L'avanzata, però, era troppo lenta.
- Non finiremo mai più, con questo sistema! - Protestò il rosso, con una rapida occhiata verso il fratello genio.
Donatello, mentre sollevava di peso il bastone ai quali si erano attaccati due krang, scosse la testa.
- Il problema è che davanti continuano a rimpolpare le fila.
- Bisognerebbe caricare direttamente nel mucchio, aprirsi un varco.
- E' ciò che stiamo cercando di fare, Micky! - Ribatté Leo schivando un pugno.
- Leo! Propongo di abbandonare la posizione di caricare tutti insieme!
- Impossibile, Raf! Lo sceriffo dev'essere difeso a tutti i costi!
- Lui? - Michelangelo, scettico, indicò al caposquadra il debole umano, quello che stava demolendo a sberloni gli sporadici Krang che riuscivano ad avvicinarsi. - Non mi pare averne poi tanto bisogno.
- E' il macchinario che ha con sé che non deve cadere nelle loro mani. - Precisò Don.
Il tutore della legge appoggiò una mano sul rigonfiamento nella giacca, dov'era nascosto il prezioso gingillo.
Il suo legame con Charlie, ma anche una dannata fonte di guai.
- Ed evidentemente lo vogliono intatto. -  Sottolineò Leo. -  E' per questo che si guardano bene dallo sparare.
Il Mickey si rabbuiò. - Così come non hanno sparato la prima volta. Non ne hanno avuto bisogno...

- Come hanno fatto a batterci senza neppure toccarci? - Sbraitò Raffaello, il primo ad alzarsi. - E' semplicemente pazzesco!
Il resto delle tartarughe, l'uno dopo l'altro, si alzarono, ancora intontiti.
Guardandosi attorno, non era rimasto più nessuno.
I Krang, Charlie. Spariti.
Donatello, con due dita sulla fronte, cercò di raccogliere le idee.
- Credo che abbiano usato una sorta di arma ad ultrasuoni.
Michelangelo si diede due schiaffetti sulla faccia, per riprendersi.
- Ricordo solo Raffaello afflosciarsi come un sacco di patate, così, senza un perché! E poi il nulla.
Il rosso sbuffò. - Sconfitti senza combattere. Umiliante!
- Ma che ci facevano qua i Krang? - Si domandò Leo.
- Dovevano avere un interesse per Charlie. - Congetturò Don. - Devono averlo rapito. Evidentemente diceva il vero, riguardo la sua origine extraterrestre.
- I Krang hanno rapito quel bambino?! Non smettono mai di cadere in basso! - Sbottò l'arancione, indignato.
- Ma per quale motivo? - Rincalzò Donatello.
- E soprattutto, ora cosa facciamo, Leo?
- Quali domande, Mick, andiamo dai Krang e gli facciamo il cosiddetto!
- Ah sì, Raf? E dove, furbone?
Alla domanda di Michelangelo, Raffaello si guardò intorno, e si rese conto di non poter ribattere.
In preda alla frustrazione, il rosso alzò il piede per calciare una pietra: ne cercò una scrutando per terra, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
Nel raccoglierlo, riconobbe quello strano aggeggio che aveva in possesso il bambino.
- Ehy, ragazzi, forse questo può c'entrare?
I ninja si riunirono con curiosità attorno all'oggetto.
- Chissà come funziona! - Esclamò Mick, eccitato.
- Non azzardarti a toccare, combinaguai! - Lo redarguì Raf.
- Analizzandolo, potrei trovare le risposte che ci servono - Fu il parere del viola. - Ma mi servirebbe tempo.
- Che è ciò che non abbiamo. - Ribatté Leo. - Credo sia necessario....


- Te lo avevo detto che era una pazzia, coinvolgere lo sceriffo! Un umano!
Era l'ennesimo rimbrotto della testa "rossa" di casa Hamato, un po' per la fascia, un po' per il fatto di essere sempre arrabbiata.

Il tutore della legge, dopotutto, non li aveva neppure degnati di uno sguardo, né di una risposta.
A dirla tutta, non si era neppure mosso, stravaccato su una sedia, le gambe appoggiate sulla scrivania e il cappello da cowboy calato sugli occhi.
Dopotutto Scott Hall era abituato a ben di peggio che non quattro tizi con l'impermeabile, evidentemente ubriachi, i quali si erano precipitati dentro l'ufficio, invocando il suo aiuto a riguardo di rapimenti alieni e robot malvagi.
L'unica risposta che palesò fu il fingere un sonoro russare, sperando che i quattro beoni desistessero dalle loro fandonie e se ne andassero.
Fino a che uno di essi non era venuto al sodo e deciso di menzionare il nome di Charlie.
Aprì gli occhi e, con un dito, alzò la visiera del copricapo, studiandoli.
Nella media erano abbastanza bassi, probabilmente dei ragazzi.
I cappelli a falda larga che avevano calato in modo da non farsi vedere in fondo, dopotutto, erano assai sospetti.
Charlie, tuttavia, era conosciuto in tutto il paese, quindi non si stupì che avessero fatto il suo nome.
Accantonata l'ipotesi degli ubriachi, concluse che fossero quattro ragazzi scapestrati che volevano giocargli uno scherzo.
Inspirando per raccogliere tutta la pazienza possibile, sibilò.
- Se non ve ne andate subito vi sbatto in cella.

Era a questo punto che Raffaello aveva sbottato nei confronti di Leo.
Il leader invitò il fratello alla calma, poi si rivolse a Scott.
- Sceriffo Hall, forse questo la convincerà.
Una mano insolitamente verde colpì l'attenzione dell'uomo, mentre questa frugava nel soprabito e ne tirò fuori un inconfondibile oggetto nero, per posarlo poi sulla scrivania.
Lo sceriffo per poco non cadde, mentre i piedi si levavano dal supporto e tornavano velocemente a terra.
Afferrò con entrambe le mani il Raggio Fotonico.
- E questo come lo avete avuto?
L'idea che fossero loro i rapitori e che quella fosse una minaccia lo sfiorò.
- Non mi direte che...?
- Se fossimo stati noi, - Lo anticipò Raf, - Ti pare che saremmo così sciocchi da presentarci di persona? Anche se sciocchi lo siamo stati, ma a farlo! Dovevamo sbrigarcela da soli!
- No. - Ribatté Leo. -  E' amico di Charlie, e ha diritto di sapere se questi è in pericolo.
- In pericolo? - Il tono dello sceriffo si era tinto di preoccupazione.
Donatello cercò di spiegare. - Beh, non proprio pericolo, H7-25, voglio dire, il bambino...

Quindi conoscevano anche il suo vero nome.
L'idea, che a quel punto era diventato una tenue speranza, che il tutto fosse solo uno scherzo, venne abbandonata.
L'ansia di Scott venne alimentata da un rabbioso Raf, che aveva interrotto il nerd nel bel mezzo della frase.

- E falla finita anche tu! Stiamo qua perdendo tempo cercando di convincere questo testardone!...
- In questo ti somiglia molto, fratello. - Lo stuzzicò a sua volta Micky.
I quattro iniziarono a battibeccare, quando un "Basta" urlato dall'uomo li zittì in un istante.
-  Non lo so se mi state prendendo in giro o cosa. - Sentenziò Scott. - Forse tutto questo è solo uno scherzo di cattivo gusto, e io dovresti sbattervi tutti quanti al fresco, a fare compagnia a quell'altro.
- Ti ho detto che sono innocente, scemo d'uno sbirro!
La voce era arrivata dalle celle, che i quattro riconobbero, ripetendo  in coro il nome del suo proprietario.
- Casey?!?
- Che diavolo ci fai in galera? - Gli domandò Mickey.
- Stavo affrontando una banda di delinquenti locale, quando...
- Disturbo della quiete pubblica, vandalismo e pure girare mascherato. Dai tre ai dieci giorni.
- Ehy, conosco i miei diritti! - Ribatté Casey.
- Quindi vi conoscete. - Asserì Scott, spostando l'attenzione sugli altri quattr. - Ora basta, però. Ditemi dov'è Charlie, questo scherzo non è più divertente.
- Ancora non è convinto? - Strillò Raf, esasperato. - Diavolo, è più mulo di Casey!
- Ehy, ti ho sentito! - Protestò quest'ultimo.
Leo sospirò.
- Non rimane altra scelta. Togliamoci il travestimento.
- Sei impazzito? - Ribatté il rosso.
- Sono d'accordo con Raffaello. - Proseguì Donatello.
- Lo sapete anche voi, Non c'è tempo.
 Nello scetticismo generale, i quattro gettarono all'aria impermeabili e copricapi, mostrandosi nella loro genuina natura di tartarughe umanoidi.
- Oh mio dio! - Sussurrò lo sceriffo,sconvolto. Si dovette appoggiare al muro.
- Voi siete degli omini verdi?
- Ma perché tutti ci prendono per alieni? - Sbottò Raf. - E' irritante!
- Sono tartarughe, sbirro. - Spiegò Casey. - Tartarughe terrestri.
- Un po' mutanti, un po' ninja, ma di questo pianeta! - Aggiunse Mickey.
Dopo il comprensibile momento di smarrimento, lo sceriffo scosse la testa.
- E se foste semplicemente mascherati? Anche il vostro complice usava quella ridicola maschera di teschio.
- Mi dispiace, ma noi siamo reali. - Proclamò Leo, togliendosi la benda e mostrando l'inconfutabile volto verdastro. - E non importa se possiamo apparire incredibili o mostruosi. Vogliamo solo salvare Charlie, e ci serve il suo aiuto.
Lo sceriffo si abbandonò sulla sedia, appoggiandosi alla scrivania.
- Va bene, vi credo. Ma perché tutta questa storia?
- Abbiamo modo di credere che ciò che vogliono davvero i Krang, voglio dire, i rapitori, sia quell'affare che ha tra le mani.
- Il Raggio Fotonico. - Mormorò lo sceriffo.
- Che?
- Il Raggio Fotonico, - Ripeté l'altro, afferrando l'oggetto.
- Vedete, si preme qui e qui... - Spiegò, mentre il dito eseguiva l'operazione su un paio di bottoni.
Emettendo un paio di "beep", le paratie del marchingegno si aprirono. Tenendolo fisso come un telecomando, lo puntò in giro per lo studio.
Immediatamente, gli elettrodomestici impazzirono: il televisore si accese su un canale di cartoni animati, la radio si attivò, diffondendo una musica allegra, i cassetti della scrivania presero ad aprirsi e chiudersi all'impazzata, la lampada da tavolo prese ad accenderesi e spegnersi in continuazione.
Waah, - Sottolineò Mickey, che osservava la scena come se fosse uno spettacolo di magia.
Sembra April quando è furibonda. - Aggiunse Don, riferendosi ai poteri telecinetici di quest'ultima.
Tra i tanti effetti del Raggio Fotonico, ci fu anche lo scatto della serratura della cella di Casey, il quale fu ben felice di uscire.
Raf fu forse quello più deluso. - Ma è davvero lo stesso aggeggio che ci ha tirati giù? Questo è solo un spettacolo per bambini.
- Charlie è un bambino, Don! - Ribatté Micky.
- Sicuramente può fare cose molto più complesse. - Spiegò Don. - Se usato dalle mani giuste.
- E le mani dei Krang sono mooolto sbagliate! - Sottolineò Casey.
- Se oseranno mettergli le mani addosso....! - Sibilò minaccioso Scott.
Alieni, robottoni o qualunque cosa fossero, avrebbero dovuto vedersela con le sue mani. Le stesse che ora vibravano dal nervoso.
- Molto bene, sceriffo Hall! - Concluse Jones. - Prendiamo la tua macchina e andiamo!


- Ehy! Non erano questi i patti! - Urlò lo stesso Casey, indignato.
Dopo aver compiuto il tragitto in auto, stava già pregustando una bella scazzottata ai danni dei Krang. Aveva persino lucidato a dovere la mazza da Hockey.
Salvo poi, all'ultimo momento, ritrovarsi ammanettato al volante dell'auto.
-  Tu sei ancora sotto la mia custodia. - Aveva ordinato perentoriamente lo sceriffo.
- Non te la prendere, - Lo canzonò Raf. - Casomai tieni acceso il motore, dovessimo fuggire.
Abbandonato lo scapestrato nell'abitacolo, il resto del gruppo scese dal mezzo.
- Don, - Esordì Mickey, - Ora però ci spieghi perché hai voluto farci fermare qua. A parte quella collinetta, vedo solo alberi.
- Elementare, fratello. - Rispose Don, puntando un piccolo trabiccolo tascabile, ricavato dall'assemblaggio di rifiuti più o meno tecnologici.
L'aggeggio cominciò ad emettere un forte ronzio.
- Il mio metal detector indica una forte presenza di metallo. Incompatibile con la zona dove ci troviamo ora. Quindi, i casi sono due, o siamo su un giacimento ferroso, oppure...
- ... c'è la base dei Krang. - Concluse Leo. - Credevo avessero tecnologie ben più complesse. Schermano l'aspetto ma non fanno caso a questi dettagli.
- Beh, non farci caso neppure tu. - Liquidò Raf. - E' già impegnativo sapere dove si nasconde un ingresso.
- Ho un'idea. - Ribatté lo sceriffo, estraendo dalla tasca della giacca il Raggio Fotonico. - Provare non costa nulla.
Bagnò un dito con la bocca, e poi con lo stesso premette una sequela di tasti a caso.
Lo strumento aprì e chiuse le paratie, mentre il sensore si illuminò di rosso.
Come per magia, la vegetazione visibile sulla collinetta si distorse come un'immagine disturbata e poi svanì.
Vi era, adesso, perfettamente visibile. un ingresso rettangolare, coperto da una porta blindata.
- Bah, i soliti ologrammi. - Liquidò Mick. - Cominciano a ripetersi.
- Beh, come entriamo? - Domandò Raf.
- Con le buone maniere. - Rispose lo sceriffo.
- Stai scherzando. - Ribatté il rosso.
Ma l'uomo si era già messo davanti alla porta e... aveva bussato vigorosamente.
Tra lo stupore generale, una feritoria si aprì sulla porta, ad altezza occhi.
Un volto umano, totalmente inespressivo, espresse la sua richiesta con voce atona.
- Palesare intenzioni.
- Consegna pizze! - Rispose Scott, con aria scherzosa.
- Pizze? Dove? Dove? - Esclamò Mick, in un impeto di golosità, ma nessuno gli badò.

Da qualche parte nel fabbricato, dentro ad una stanza buia, illuminata solo da diversi monitor, tutti con la stessa immagine, trasmessa dalla telecamera a circuito chiuso che in quel momento stava spiando i cinque forestieri.
Davanti agli schermi vi erano diversi individui, del tutto identici all'uomo che in quel momento stava conferendo con gli ospiti.
Con la stessa voce atona, uno di essi riferì i risultati delle analisi elaborate dal computer.
- Soggetto umano. Quattro soggetti mutanti. Sospettiamo possibile intrusione per liberare ostaggio...
- Blah blah blah, lascia perdere e apri loro la porta.
A parlare, con aria seccata, era stato un Triceraton, che, appoggiato alla parete e con le braccia conserte, fissava uno degli schermi.
Dall'abitacolo posto nello stomaco dell'umanoide, un viscido ammasso di tentacoli rosa protestò animatamente in una lingua incomprensibile. Appoggiando una protuberanza su un bottone, la risposta venne tradotta poi dalla bocca dell'automa.
- Insensato. Sarebbe come...
- Quante parole!- Lo interruppe il cornuto guerriero. - Loro hanno il Raggio Fotonico. Noi vogliamo il Raggio Fotonico. Voi li lasciate entrare, poi li massacrate e gli prendete il Raggio Fotonico. Più semplice di così non saprei spiegarlo!
L'automa fissò a lungo il Triceraton, mentre questi si sbracciava nella sua volgare rozzezza.
Erano sorti molti dubbi, da entrambe le parti, su quell'improbabile alleanza tra Krang e quel Triceraton, soprattutto in virtù dell'odio reciproco che da sempre legava le due specie.
Ma la presenza sulla Terra di una tecnologia avanzata, in grado di sfruttare l'Energia Fotoatomica, una risorsa dalle potenzialità inimmaginabili, era una occasione troppo ghiotta.
Lui, dopotutto, noto nella galassia con il nome di Baldazar, era un mercenario, rinnegato anche dai suoi stessi simili
Spietato, egoista, ma anche forte, molto forte.
Come alleato, sarebbe stato un valido aiuto.
Poi, una volta recuperato il manufatto tecnologico, si sarebbero sbarazzati con calma di lui.
Che poi, a parti inverse, era lo stesso tipo di intenzioni che animava il Triceraton.
Ma si sa, quando una mano lava l'altra, entrambe si contendono l'asciugamano.
L'automa alla fine acconsentì, dettando l'ordine.
- Aprite l'ingresso.
- Naturalmente, come da piano, - Ricordò Baldazar. - le armi da fuoco sono proibite: non vorremmo mai che qualche proiettile colpisca il Raggio Fotonico.


Che pizze! - Commentò Michelangelo. - Mi è passata la fame.
Le "pizze" distribuite dallo sceriffo, effettivamente, deformavano letteralmente i volti degli androidi.
L'espressione "picchiare come un fabbro" gli calzava perfettamente.
Le sue grosse mani facevano da martelli, e sul ferro battuto le scintille non si contavano.
Intanto, il resto del fratelli aveva finalmente avuto ragione della resistenza.
- Rimane solo questa porta rinforzata. - Esclamò Leo, bussando per constatare lo spessore della barriera. Il suono, inevitabilmente, non poté che confermare i suoi timori.
E neppure l'idea sussurratagli nell'orecchio da Michelangelo, mentre entusiasta indicava l'umano, gli pareva tanto sensata.
- Ma che idee ti vengono? E' certamente forte, ma non è l'Incredibile Hulk.
- Forse, però... - Suggerì Donatello.
Intuendo il riferimento del genio, Scott tirò fuori il Raggio Fotonico.
- Questo? - Domandò. - L'unico che sa davvero usarlo è Charlie. E' stato più un colpo di fortuna, prima.
Come a rispondergli, tre scatti si udirono provenire dalla serratura.
Dopodiché, il battente si aprì, lentamente.
- Ehy, ha funzionato lo stesso! - Esultò Mick.
- Ma io non ho fatto assolutamente nulla! - Obiettò Scott, confuso.
Fu una voce provenire da oltre la soglia che fornì la spiegazione.
- Lo so, sono stato io a farvi aprire. Entrare, quindi.
Messo in allerta dalla voce, le tartarughe e lo sceriffo si guardarono tra loro, poi, non avendo alternative, assecondarono l'invito.

La stanza che li accoglieva aveva una enorme piccola forma circolare.
Dal lato opposto all'ingresso, vi era una grossa figura umanoide, di circa tre metri, il cui volto aveva le inconfondibili sembianze di un triceratopo.
Inquietante di suo, ma ciò che davvero allarmò gli ospiti fu chi l'alieno stava tenendo in ostaggio.
- Sceriffo! - Urlò una voce fanciullesca, mentre Scott e gli altri riconobbero nel prigioniero proprio Charlie.
Il primo impulso fu quello di partire alla carica, ma una decisa mano tesa lì fermò.
- Niente mosse azzardate. - Intimò il triceraton. - Il Raggio Fotonico in cambio del marmocchio. E' l'unica trattativa possibile.
- Vedrai come ti tratterò io, se non gli levi subito quelle manacce di dosso. - Ribatté Scott, irritato.
- Sei coraggioso. - Ribatté l'alieno, impressionato. - E sei forte. Questo fa ribollire in me, Baldazar, il sangue di guerriero. Ma prima, lo scambio.
Donatello cercò di dissuadere lo sceriffo, ma Leo lo fermò.
- La vita di Charlie viene prima di tutto. - Sentenziò il Leader, ricevendo un cenno di ringraziamento da parte dello sceriffo.
Scott, con le braccia alzate e il raggio fotonico ben stretta nella destra, avanzò verso Baldazar.
A pochi metri, Scott lanciò il marchingegno,e contemporaneamente, il triceraton spinse via il bambino, lanciandolo tra le braccia dello sceriffo.
Ma appena un attimo prima che la mano di Baldazar afferrasse l'oggetto, una nube di fumo avvolse la scena.
Era stato Raffaello che, ad un segnale convenuto di Leo, aveva lanciato diversi fumogeni.
Contemporaneamente, Michelangelo aveva usato una fune con rampino per intercettare al volo il Raggio Fotonico, e tirarlo a sé.
Scott non era a corrente del piano, ma approfittò lo stesso dell'occasione per prendere il bambino sottobraccio, e sgattaiolare via.
Quando il fumo si diradò,  Baldazar si ritrovò a mani vuote, e urlò la sua frustrazione con furore.
Tuttavia, il gruppo non aveva potuto approfittare dell'occasione, perché nella via di fuga si era ritrovato davanti tutto un plotone di Krang, con armi spianate.
Presi tra due fuochi, Baldazar da una parte e i Krang dall'altra, il gruppo si preparò a vendere cara la pelle.
C'era un particolare, però, che impensierì Raf.
- Perché ora ci puntano addosso i fucili? Non avevano a cuore il Raggio Protonico?
- Fotonico. - Corresse Don. - Forse stavolta vogliono usare la famigerata arma ad ultrasuoni.
- Dannazione! Non un altro giro di sonno! - Protestò il rosso, irritato dalla prospettiva.
Mickey, intanto, si sentì toccare il fianco.
Si girò e guardò in basso, e trovò Charlie, che con il dito puntava il marchingegno che ancora aveva in mano.
- Presto, passamelo! - Esclamò il piccolo alieno.
Senza farselo ripetere, l'arancione eseguì, e H7-25 premette con rapidità una precisa sequenza di tasti.
Intanto, tra le fila dei Krang, l'ordine di fuoco era stato impartito, e il plotone quindi "sparò".
Dopodiché, gli automi si afflosciarono tutti.
Le viscide creature tentacolate che li guidavano sgusciarono via, strillando probabili imprecazioni in una lingua per fortuna incomprensibile.
Di fronte all'espressione di "Come hai fatto?" dipinta sul volto del Don, Charlie spiegò diligentemente.
- Stimolando la materia sub-quantistica, ho convertito il loro raggio ultrasonico in un raggio di malfunzionamento meccanico, mandando di fatto in tilt i loro esoscheletri robotici.
Spiegazione che soddisfò, naturalmente, solo il nerd.
- Non rimane che andarcene, allora. - Sentenziò Leo.
- Non così in fretta!
Baldazar, con un sonoro scrocchiare di dita, volle far sapere di essere ancora della partita.
Le tartarughe partirono all'attacco.
Il triceraton, nonostante la mole, evitò agilmente i nunchaku di Mick e il bastone di Don, punendo entrambi con un calcio ad uncino.
Anticipò poi Leo e Raf, afferrandoli al volo per il collo, e schiantandoli l'uno contro l'altro.
Dopodiché, puntò un dito contro Scott.
- Non mi interessate voi insetti, e neppure più il Raggio Fotonico. Ciò che ora voglio un duello con te, umano!
- E' uno scherzo? - Sbottò Raf, ancora dolorante. - Lo massacrerà.
- Non ci giurerei. - Ribatté Mick, nel suo inguaribile ottimismo.
- Ragazzi? -  Intervenne Don. - Temo che non abbiamo molto tempo.
Indicò, atterrito, un display blu attaccato alla parete, il cui numero decresceva ad ogni secondo che passava.
- I Krang vogliono far saltare la base! - Esplicò Leo. - Dobbiamo andarcene, e in fretta.
Don si rivolse, con sguardo supplicante, a Charlie.
- Non saresti in grado di fermare il timer, o qualcosa del genere?
Il bambino scosse la testa.
- Mi dispiace. Ci saranno decine di bombe per la base. Non ci sarebbe il tempo.
- Hai sentito? - Urlò Leo a Baldazar. - Ti conviene rimandare i tuoi propositi.
- Non se ne parla! - Obiettò il triceraton.
A grandi passi si avvicinò a loro, i pugni alzati.
- Ti sfido a duello,  umano, ora. O morirete tutti con me.
Scott guardò lui, scosse la testa, e si rivolse alle tartarughe.
- Ma dice sul serio?
Leo, tristemente, annuì. - La sua razza è particolarmente... testarda, in merito.
- Allora, a quanto pare, non c'è scelta.
Togliendosi il cappello, lo appoggiò delicatamente sulla testa del bambino.
- Andatevene. Io finisco il lavoro.
- Ma, sceriffo... - Gli occhi di Charlie cominciarono a inumidirsi. - se qua salta tutto, tu...
- Lo hai sentito anche tu, quel rettilone cornuto. Non ci permetterà di andarcene, se non lo accontento.
- Ma...
Scott si tolse la stella, e la sistemò sul petto di Charlie.
- Se le cose dovessero mettersi al peggio, tu sarai il nuovo sceriffo.
- No, non voglio! - Ribatté il bimbo, gettandosi tra le braccia dell'amico.
L'idea stessa, la prospettiva lo faceva star male.
- Ehy, è solo un'eventualità. - Rassicurò Scott, sorridendo. - Un minuto. Tra un minuto è tutto sistemato.
- Se aspettiamo ancora un po', - avvertì Don. - Non ci sarà più tempo neppure per noi!
Scott, a quell'avvertimento, allontanò deciso Charlie, con uno sguardo a Leo.
- Affido tutto a voi! - Pregò.
Leo annuì, prendendo di peso il bimbo e facendo un cenno altri altri di seguirlo.
A nulla valsero le proteste di H725, mentre la porta di quella stanza si chiudeva inesorabilmente alle spalle, e iniziò la corsa a perdifiato verso l'uscita.

La porta della stanza rimase chiusa.
Se qualcuno avesse potuto rimanere là fuori, in mezzo ai corpi degli automi Krang abbandonati, avrebbe cominciato a sentire una serie di colpi provenire dalla camera sigillata.
Rumori di lotta, colpi a ripetizione, tonfi violenti, fragori terribili,  schianti apocalittici.
Dopo esattamente un minuto, il frastuono cessò così com'era iniziato.
La porta si aprì, e fu una figura di tre metri ad uscire.
Malconcio, ma in piedi, Baldazar sorrise.
- Eh, avrei potuto batterlo con una mano dietro la schiena...!
Un momento dopo, le forze gli mancarono, e cadde in avanti.
- ... se la mano dietro la schiena l'avesse avuta lui. - Aggiunse, prima di svenire.
Poco dopo, la soglia venne varcata dallo sceriffo. Illeso.
Un piccolo applauso partì nella sua direzione.
Scott, convinto fino a quel momento di essere solo, si guardò intorno, confuso.
Era Casey Jones.
- Ottimo combattimento. Se non mi avessi ammanettato al volante, avrei potuto anche darti una mano.
- E visto che non ti sei liberato, hai pensato di venire qui con tutta la macchina. - Ribatté Scott, ironico.
Perché effettivamente Casey stava applaudendo dal sedile di guida della Ford Crown.
- Portiamo via anche lui? - Chiese lo stesso, mentre Scott caricava lo sconfitto in auto.
- Si capisce. Piuttosto, faremo mai in tempo? - Chiese lo sceriffo.
Probabilmente, era ormai questione di  attimi.
- Nessun problema. Quando le tartarughe sono uscite, il tuo amico ha inondato questa macchina di energia Nano-Atomica!
Come per magia, l'auto partì a velocità supersonica.
In neanche dieci secondi, l'auto uscì dal rifugio, appena in tempo per evitare la deflagrazione.
E come se non bastasse, la macchina stava volando in aria!
Lo sceriffo ridacchiò, pensando allo zampino di Charlie. Evidentemente, al piccolo aiutante era rimasta ancora impressa  l'ultima volta che lo aveva portato al cinema a vedere Harry Potter.

Da lì a poco l'epilogo fu quasi una routine.
Nonostante la sua cattiva fama, anche Baldazar aveva una parvenza di onore guerriero, e in questo caso, doveva a Scott non solo una vittoria onorevole, ma anche la clemenza di avergli salvato la vita.
Giurò, quindi, di abbandonare il pianeta, e con esso le mire sul Raggio Fotonico, e di mai più di tessere spregevoli accordi con razze aliene di dubbia moralità come i Krang.
Dopo la classica pizzata nell'ufficio dello sceriffo, dove il cuoco Michelangelo poté apprezzare lo spettacolo "Raggio-fotonico" di impasti che lievitavano mentre ... levitavano, ci fu il momento dei saluti.

Ed era anche giunto il momento di tornare a New York, per affrontare i cari, vecchi avversari di sempre.
La vecchia Grande Mela, molto stramba, ma pur sempre molto... terrestre.

FINE





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