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Autore: Jules Blackwell    07/02/2018    0 recensioni
Akir Bouvier viveva la sua classica, monotona vita, fino a quando gli occhi di qualcuno si posarono su di lui.
Il mistero si infittisce, le risposte diventano sempre più vaghe, la persona davanti a lui sembrava sempre più qualcuno di diverso, di anormale.
Cosa si cela veramente dietro ad Akir?
Cosa sta nascondendo Ryochi?
Chi sono veramente?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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– Casa tua si trova lontano da qui? – chiese Ryochi, spostandosi un ciuffo sfuggito alla coda.

– Dobbiamo prendere un paio di metropolitane.. – 

– Allora andiamo – 

Dopo un breve tratto a piedi, presero la metropolitana, e messi comodi, Ryochi si poggiò ad Akir, sospirando.

– Stanco dal viaggio? –

– Un po'.. ma non voglio sprecare tempo a casa. – 

– Come desideri.. –







'Bellecour'

– Quante fermate dobbiamo fare? – chiese Ryochi.

– Non scendiamo alla prossima ma a quella dopo, solo che poi dobbiamo prendere un'altra metro. – 

– Va bene.. Come sono andate queste tre settimane? –

– Sono state normali.. Tu invece? I viaggi? –

– Molto bene.. Venezia mi è piaciuta molto, il mare della Sardegna è davvero limpido e in Sicilia si mangiano cose deliziose.. Sono stato davvero bene – raccontò Ryochi, mentre prendeva il telefono, dopo una breve ricerca, mostrò ad Akir una foto. 

– E' il mare della Sardegna? Stupendo.. – 

– Si stava davvero una meraviglia li, appunto è stato il luogo in cui siamo stati di più tra i tre che abbiamo visitato.. –

– Magnifico.. –







Dopo una ventina di minuti, uscirono dalla fermata della metropolitana.

– Come si chiama la zona dove abiti? – chiese Ryochi, mentre si guardava intorno.

– Croix-Rousse. – 

Si trovavano vicino ad un piccolo parco, mentre si incamminavano verso la casa di Akir, un certo momento questo sentì il telefono vibrare. Lo tirò fuori dalla tasca.

'@Ryochi_Aoki t'a mentionnè dans son histoire de Instagram'

– Che hai fatto?.. – guardò Ryochi, prima di sbloccare il telefono.

– Nulla nulla – sorrise lui, tornando a guardarsi intorno.

Ryochi si era messo poco lontano da Akir e gli aveva fatto un boomerang mentre camminava, aveva messo l'orario e la posizione su un lato e sotto aveva scritto "Bonjour Lyon♥". 

Rimise il telefono in tasca dopo averlo bloccato, sorridendo.

– Mi piace lo stile della città, la sua architettura, chissà d'inverno che bella che diventa.. – mormorò Ryochi.

– Dato che è una città situata in collina, su certi punti si può vedere il panorama della città, dove abito io è uno di quei punti. –

– Mi pare che ci sia una basilica su un promontorio qui. –

– Ti sei informato, eh? Beh, si, è la basilica di Notre Dame de Fourviere, è il punto più alto della città, da li la puoi osservare tutta –

– Quindi insomma restate in forma a forza di camminare in salita o in discesa.. –

– Dove abito io è anche abbastanza tranquillo .. La mia migliore amica deve farsi quasi un kilometro su una strada con una pendenza piuttosto ripida per arrivare a casa –

– Brutta storia.. –

– Si tratta di abitudine oramai –







Quando imboccarono la via della casa di Akir, Ryochi notò delle scale che portavano giù, da li si poteva vedere un po' del panorama della città, come detto dal francese poco prima. Lo stile della città, dei palazzi, era completamente diverso da Tokyo, oltre a essere collinare dava la sensazione di qualcosa di antico. 

– Eccoci. – inserito il codice del portone, entrarono, Akir abitava al terzo piano di un piccolo condominio, il suo portone era rosso, ed entrati, la prima cosa che cadde all'occhio di Ryochi fu una scala che portava probabilmente a una piccola mansarda. L'appartamento era sui toni azzurri e bianchi, con travi di legno al soffitto, salotto e cucina collegati, un tavolo da pranzo con un vaso di fiori bianchi in mezzo, tre alte vetrate che lasciavano entrare molta luce in casa.

– Hai davvero una bella casa.. – mormorò Ryochi, guardandosi intorno.

– Grazie.. Vuoi darti una rinfrescata prima di uscire di nuovo? –

– Volentieri. –

Quando Ryochi uscì dal bagno, vide che la valigia che aveva lasciato all'entrata era sparita.

– La mia valigia? – raggiunse Akir in cucina, che stava appoggiato al bancone e scriveva al telefono.

– L'ho portata in mansarda. –

– Come ho fatto a non sentirti trasportare una valigia su per le scale? – si avvicinò ad Akir, che gli porse una birra. La prese, senza smettere di guardarlo.

– Non mi sottovalutare, Ryochi – e fece tintinnare le birre.







– Allora, dove mi porti? –  erano rimasti quasi due ore in casa, dopo aver messo a lavare i vestiti di Ryochi ed averli stesi avevano pranzato insieme e chiacchierato a lungo, per decidere che posti Ryochi voleva e/o doveva vedere in quei cinque giorni.

– Sono le tre e mezza, posso portarti al Vieux Lyon, ovvero la parte antica e medievale di Lyon, oppure a fare semplicemente un giro per la città. –

– La vecchia Lyon lasciamola per domani, facciamoci una passeggiata tranquilli, portami in piazze, parchi, posti di Lyon che ti piacciono. – disse Ryochi, circondando le spalle di Akir con un braccio.

– Va bene.. –

– Mi piace come ti sei sciolto, sai – mormorò Ryochi, guardando i propri passi.

– Cosa? –

– Mi piace come ti sei tranquillizzato, aperto con me. Ci ho messo un po', ma alla fine i miei sforzi non sono stati vani – sorrise il giapponese.

– E chi te lo dice che invece, magari sono stati inutili.. – rispose Akir, senza guardare Ryochi.

– Perché te l'ho letto nello sguardo stamattina. –

Akir sorrise leggermente. – Mi hai scoperto. – 







Camminarono molto a piedi, perdendosi in chiacchiere che andavano dal viaggio in Italia di Ryochi, ai piatti che aveva mangiato, fino al passare alle preferenze, ai gusti e disgusti, poi a tradizioni francesi, posti simbolici di Lyon, mentre erano occupati a mangiare dei macarons comprati in un negozio di dolciumi mentre camminavano, un paio di ragazze fermarono Akir e Ryochi.

– Excusez-moi –

– Oui? – rispose Akir, guardando la ragazza che aveva parlato.

– Ils sont vrais tes cheveux? – chiese la ragazza, guardando Ryochi, che ricambiò, ma perplesso.

Akir si mise a ridere, poi guardò Ryochi. – Ti ha chiesto se i tuoi capelli sono veri.. –

– Ma è ovvio.. – disse lui.

– Il ne semble pas, mais elles sont vraies. – rispose Akir alla ragazza.

– Ils sont trop beaux.. Plus belle des le mien.. Chapeau. –

– Che vi state dicendo? – disse Ryochi, guardando Akir, più perplesso di prima.

– Allora.. le ho detto che sono veri, e mi ha detto che sono davvero belli, pure più dei suoi, e ti fa i complimenti – 

– Ah.. Oh.. Merci – disse alla ragazza, sorridendo.

– Rien. – 

Dopo una piccola conversazione con le due ragazze, i due ripresero a camminare.

– I tuoi capelli attirano l'attenzione, neh.. – disse Akir, prima di mettersi in bocca un macaron al lampone.

– Non è da tutti i giorni vedere un ragazzo con dei capelli cosi lunghi.. Ovvio che attiro l'attenzione – ridacchiò Ryochi.

– Guarda, siamo arrivati in Place des Terraux. – 

Avevano appena messo piede in un'ampia piazza, in quel momento abbastanza affollata. 

– Bella la fontana.. –

– E' una delle mie piazze preferite, non solo per la fontana, ma anche per il municipio. Quando è sera viene illuminato, è davvero molto bello. – 

Si avvicinarono alla fontana, sedendosi al bordo di essa, mentre Ryochi si guardava intorno, osservando palazzi e passanti, Akir giocherellava distrattamente con i suoi capelli, sfiorandoli, girandoseli attorno alle dita, un certo momento ci poggiò il viso sopra. Erano morbidi e profumavano.

– Tutto bene? – chiese Roy, poggiando una mano sulla gamba di Akir.

– Si, tutto bene.. –

– Sei stanco? –

– No, sono rilassato – mormorò Akir, socchiudendo gli occhi.

– Quei macarons erano davvero buoni.. –

– Ne possiamo prendere ancora, li vendono in pacchi più grandi in una pasticceria poco lontana da casa mia. –

– Volentieri.. –







Passeggiarono per le vie di Lyon fino a sera, si erano fermati a riposare per un'ora a Place Bellecour, una larga piazza dalla pavimentazione arancione con al centro una statua equestre e una ruota panoramica, a detta di Akir era la terza piazza più grande della Francia. A richiesta di Ryochi, presero il bus per tornare a casa.

– Sei stanco? – domandò Akir, mentre notava Ryochi mettersi comodo sul suo posto nell'autobus e socchiudere gli occhi. 

– No, sono rilassato..  – Ryochi imitò ciò che Akir gli aveva detto qualche ora prima mentre stavano seduti alla fontana, per poi sorridere. 

– Sfotti pure.. –

– Non potrei mai – ridacchiò Ryochi, prima di poggiare la testa sulla spalla di Akir, lentamente mosse la mano lungo il suo avambraccio in quel momento poggiato sulla gamba, per poi prendergli la mano, e sempre con calma, intrecciare le dita con le sue, senza stringerle.

Restarono in silenzio durante il viaggio, ed arrivati a casa, mentre Ryochi sistemava i propri vestiti e la valigia, curiosò un po' nella camera. Era una semplice mansarda, aveva delle travi di legno al soffitto, una finestra che si apriva scorrendola e dava su un piccolo terrazzino, una scrivania e una libreria con libri e quaderni, il letto era una piazza e mezza, attaccato al muro. 

– Akir, ti serve una mano? –

– No, va pure a farti una doccia intanto –

Un paio di minuti dopo, mentre Akir preparava la tavola, sentì dei passi avvicinarsi alla cucina.

– Akir, ti dispiace se uso il tuo shampoo? –

– No no, fa- – si bloccò a metà frase, dopo essersi girato. Ryochi era in piedi, poco lontano da lui, vestito solamente dei boxer. Non riuscì a fare a meno di scorrere lo sguardo lungo il suo corpo. 

– Pure? – concluse la frase Ryochi, sorridendo divertito. – Ehi, se continui a guardarmi cosi mi sciupi.. –

Akir si girò, sentiva un gran calore salirgli sul viso, stava arrossendo.

– Allora.. se non vuoi che ti sciupi.. va via – 

Sentì Ryochi ridacchiare, poi andarsene. Fece un lungo respiro, strofinandosi le guance. L'aveva fatto apposta, ne era sicuro. Lo stava provocando? Ci sarebbe riuscito fin troppo bene, con quel corpo. Si diede uno schiaffetto.

"Maledetto.."







Dopo aver cenato, rimasero seduti sul terrazzino a godersi la vista della città di notte, dopo quasi un'ora, quando Ryochi spostò lo sguardo su Akir, notò che dormiva, la testa poggiata sul palmo della mano. Sorrise leggermente, ed approfittando del momento, prese il suo telefono che stava poggiato sul tavolino, e lo sbloccò.

– Niente password, eh Akir.. – un leggero sorriso gli comparve sulle labbra, fece un giro per le chat di Akir, ma oltre a qualche chat con amici e i genitori, non aveva nulla di particolare, e se ci fosse stato non l'avrebbe saputo, data la lingua a lui sconosciuta. Le chat più recenti erano con Amary  e un ragazzo di nome Jean. Aveva già sentito pronunciare quel nome da Akir, ma non riuscì a ricordarsi quando. Cercò qualcosa che potesse riguardare il culto di cui Akir faceva parte, ma non trovò nulla. 

Cercò anche nelle immagini, ma oltre a foto con amici, foto dei suoi viaggi, non trovò nulla, ma un certo momento, il suo sguardo venne catturato da due foto, erano datate Gennaio 2020, otto mesi prima che si conoscessero. In una, si vedeva Akir steso con sopra di lui un ragazzo, aveva i capelli castani, nella seconda, lo stesso ragazzo in piedi in mezzo alla camera di Akir, di spalle, in boxer. Cosa significava? Chi era? Un ex? 

Ryochi continuò ad osservare quelle foto a lungo, mentre sentiva una sorta di rabbia crescere dentro di lui. Dopo svariati minuti, posò di nuovo il telefono sul tavolino, e si alzò.

– Akir, sveglia.. – 

Il francese aprì gli occhi lentamente, poì sbadigliò.

– Che ore sono..? – 

– Sono le dieci e mezza passate.. –

Akir si alzò in piedi, dopo essere rientrati ed aver chiuso la finestra, Akir si avvicinò alle scale, sbadigliando nuovamente.

– Notte Ryochi.. –

– Come.. niente bacio della buonanotte? – disse scherzosamente Ryochi, avvicinandosi ad Akir. Gli prese il viso con entrambe le mani. – Sei tutto stanco, hai una faccia adorabile – sorrise.

– Dai...– mugolò Akir.

– Scusa – fece una pausa di un paio di secondi, poi baciò Akir. Un bacio semplice, leggero, nulla di simile a quello che si erano dati quella mattina.

– Buonanotte.. – mormorò Akir, sorridendo leggermente, Ryochi gli diede un altro bacio, stavolta sulla fronte.

– Buonanotte –







"Aspetta che vado a svegliare Ryochi.."

Akir si era svegliato un po' più tardi del solito, spesso era abituato a svegliarsi alle 7, ma nella stanchezza del giorno prima si era dimenticato di impostare la sveglia, concedendosi cosi il lusso di dormire fino alle 10. Uscito dal bagno si diresse verso la mansarda, e rimase confuso quando vide della luce in camera. Era già sveglio? 

– Ryochi, sei sveglio? – 

Non ricevette risposta. Salì le scale, e notò subito le tapparelle alzate e la finestra aperta, Ryochi non era a letto. 

"Ma cosa..."

Tornò giù, dirigendosi in cucina, e lì trovo un post-it, incollato al frigorifero.

'Sono uscito da solo stamattina, vado a comprarmi un paio di cose poi mi faccio un giro. Scusa se non ti ho svegliato, ci ho provato, ma mi hai mormorato qualcosa e poi ti sei rigirato.. Ci vediamo dopo♥'

Aveva davvero provato a svegliarlo? Aveva un vago ricordo, effettivamente qualcuno l'aveva chiamato diverse volte, ma non ricordava se in sogno o se era davvero Ryochi che provava a svegliarlo. Mentre preparava la moka del caffè, sentì il telefono squillare. Mollò tutto, probabilmente era Ryochi che gli diceva che stava tornando, o che si era perso. Dopo una breve corsa verso la camera, prese il telefono e guardò chi lo stava chiamando. Non era Ryochi.

–... Jean, dimmi –

– Stamattina sono andato alla Part-dieu e sto per riprendere la metro, ti va se passo a trovarti dopo? – 

Akir si fermò un attimo. Se Jean veniva a trovarlo e trovava Ryochi a casa? O se Ryochi tornava a casa e lo trovava con Jean?

"Aspetta. Non ho mai detto nulla di Ryochi a Jean e viceversa. Quindi loro due non si conoscono."

 Si tranquillizzò un po' di più.

– Si, va bene. –







Ryochi era uscito prima quella mattina. Aveva provato diverse volte a svegliare Akir ma non dava segno di voler alzarsi, quindi si arrese, gli lasciò un post-it sul frigorifero e uscì. Si affidò alle mappe del suo telefono per muoversi in città, e per non rischiare di perdersi, decise di fare la strada a piedi, ma la città aveva punti con pendii e scale davvero ripide e lunghe.

– Ok, non capisco più dove sono. – si trovava vicino ad un ampio giardino con accanto qualcosa che assomigliava a un vecchio anfiteatro, sospirò, accendendosi una sigaretta e guardandosi intorno, dietro di lui c'era un lungo pendio per risalire, sperò di non dover imboccare quella strada per tornare indietro. Si era segnato la posizione della casa di Akir, ma era davvero lontana da dove si trovava lui. Dopo un paio di minuti si arrese.

– Ryochi, dove sei? – fu la prima cosa che disse il francese quando rispose alla chiamata di Ryochi.

– Sapessi.. –

– Ti sei perso? –

– Perso non è il termine esat- –

– Si, ti sei perso. – lo interruppe Akir.  – Cos'è che hai intorno ora? –

– Allora... un giardino con accanto un anfiteatro, vicino a questo una salita piuttosto ripida. –

– Anfiteatro?.. Guardati un po' intorno, vicino alla salita che dici tu dovrebbe essersi una fermata del bus se ti trovi dove penso io. –

Ryochi mentre si incamminava e guardava intorno sentì una voce sconosciuta parlare dall'altra parte del telefono.

– Akir, sei con qualcuno? –

– L'hai trovata? – il francese ignorò la sua domanda.

– Si, credo di si.. c'è scritto.. Jardin.. des Plantes? –

– Mon dieu..  Ma dove sei finito? Te la sei fatta tutta a piedi fino a li? – 

– Sono tanto lontano? –  

– Un po'.. ti direi di prendere i mezzi, ma meglio non fare peggio. Facciamo cosi, ti mando la posizione di casa mia, e basta che segui il percorso. –

– Ma ho già la posizione di casa tua, solo che è piuttosto lontana – disse Ryochi.

– Perché appunto ti trovi piuttosto lontano da casa mia in questo momento.. Roy, perché sei uscito senza di me? – 

– Beh dai ho visto posti carini almeno mentre passeggiavo. –

– Va bene.. Chiamami se non sai che strada prendere –

– Certo.. a dopo – 







Dopo quasi mezz'ora Ryochi arrivò finalmente alla via della casa di Akir. Sospirò, inserì il codice al portone ed entrò, ringraziando mentalmente l'ascensore, non sarebbe riuscito a fare altri quattro piani di scale.

Suonò un paio di volte alla porta di Akir, che venne aperta qualche secondo dopo.

– Oh, ce l'hai fatta.. – Akir abbassò lo sguardo, notando che Ryochi aveva un sacchetto con se. – Che hai comprato? –

– Un po' di cose che mi servivano, niente di particolare. – entrato in casa, sentì un buon profumo arrivare dalla cucina. Abbandonò il sacchetto sulle scale che portavano alla mansarda. – Hai già pranzato? – si incamminò verso la cucina, seguito da Akir.

– Emh, aspetta, Roy – il francese si era fatto improvvisamente nervoso.

– Cosa? – 

Quando Ryochi arrivò in cucina, quasi si pietrificò. Sul tavolo della cucina erano poggiati due bicchieri con dentro quello che sembrava vino, notò piatti e stoviglie poggiati vicino al lavandino, ancora da lavare. Ma ciò che lo fece bloccare fu qualcos'altro. 

Poggiato al bancone, c'era il ragazzo delle due foto che Ryochi aveva visto il giorno prima nel telefono di Akir. Era li, in piedi davanti a lui, e lo guardava con un misto di curiosità e divertimento. Quello è il suo ex? E cosa ci faceva li? Da quanto era li?

– Roy.. – 

– Lui è? – disse spontaneamente, con una nota infastidita.

– Jean, un mio amico.. E' passato a trovarmi stamattina, e abbiamo pranzato insieme.. –

I due si scambiarono un'occhiata, e un cenno della testa. Salì una forte tensione nella stanza, che viene interrotta da Ryochi. 

– Vado a sistemare quello che ho preso intanto – e senza dire nient'altro uscì dalla stanza salendo in mansarda, ma teneva sempre un orecchio alzato, sentì Akir e il ragazzo parlare per poco, forse una decina di minuti. Poi si avvicinarono all'entrata, percepì una morsa al petto quando sentì Akir ridere insieme al ragazzo. La cosa lo infastidiva. Era geloso. Molto geloso.

– à bientôt  –

– Oui, merci. – rispose Akir, dopo qualche secondo Ryochi sentì la porta aprirsi e poi richiudersi, Akir sospirare ed incamminarsi in cucina. 

Ryochi lo raggiunse pochi minuti dopo, trovandolo a lavare e sistemare i piatti.

– Ti serve una mano? – si affiancò al francese.

– Grazie Ryochi – mormorò Akir, senza guardarlo. 

– Piaciuto il vino? – disse Ryochi qualche attimo dopo, mentre asciugava e sistemava i piatti.

– Perché questa domanda? –

– Solitamente tra amici ci si beve una birra.. –

– Preferiamo entrambi il vino – concluse il francese.

– Akir –

– Dimmi – da quando avevano cominciato a parlare, quella fu la prima volta che lo guardò negli occhi.

– Chi è davvero lui? –

Il francese abbassò lentamente lo sguardo, mentre si asciugava le mani. Non gli rispose subito.

– Un amico. –







– Dove andiamo stasera? – chiese Ryochi, prima di bere un sorso di tè freddo.

I due si erano appollaiati in terrazzo, chiacchierando, mangiando macarons e bevendo tè. 

– Non saprei, potremmo semplicemente farci una passeggiava per le vie della città.. – rispose Akir, mentre osservava distrattamente il macaron verde. – Domani andiamo nella Lyon vecchia, ti porto a uno dei miei musei preferiti. –

– Ovvero? –

– E' un museo dell'arte della miniatura e del Cinema. – 

– Miniatura? Cinema? –

– Ci sono esposizioni di artisti di tutto il mondo riguardanti appunto l'arte della miniatura.. La parte dedicata al cinema.. sono esposizioni di materiale di scena, costumi, usati nei film.. Ci sono esposti dei costumi di scena del film Hunger Games, oggetti originali della saga di Harry Potter.. E un sacco di altri film – rispose Akir, sognante.

– Deve essere stupendo, sono curioso – 

Ci fu qualche minuto di silenzio tra i due, guardavano tranquilli il panorama, seduti l'uno accanto all'altro.

 – Akir, posso farti una domanda? – Ryochi spostò lo sguardo sul francese, in quel momento occupato a riempirsi il bicchiere di tè.

– Dimmi –

– C'era qualcosa di strano tra te e quel ragazzo. Sembravate più.. intimi di semplici amici. –

Akir spostò lo sguardo altrove, senza dire nulla.

– Chi è lui? –

Passarono diversi secondi prima che Akir aprì la bocca per rispondere, la prima volta che l'aprì non disse però nulla. Ryochi continuò a guardarlo, impaziente della sua risposta, che in parte già immaginava.

– Jean .. noi ci frequentavamo. –
   
 
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