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Autore: MielChan    08/02/2018    2 recensioni
In questa città puoi esprimere un desiderio tramite un aeroplanino di carta, Thomas lanciò il suo all'età di 18 anni totalmente ubriaco, non ricorda nulla di ciò che ha espresso , ora ha 20 anni con un'incidente alle sue spalle che gli ha fatto dimenticare 2 anni della sua vita, il perché, sfortunatamente, è ancora ignoto.
[Newtmas AU]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Minho, Newt, Newt/Thomas, Thomas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Avete mai desiderato  diventare famosi? Avere una vita facile? Diventare bellissimi e ricchi? Bhe in questa città puoi farlo, ti basta lanciare un aeroplanino di carta, la grandezza che vuoi, il modello che vuoi, il colore che vuoi, non importa, l’importante è che sia un aeroplanino, lanciatelo in un posto alto, il più alto che riuscite a trovare, ma anche se il posto è basso non fa differenza, però rimane un aeroplanino e la cosa bella di loro è il fatto di poterli lanciare e vederli volare no? Quindi un posto alto è sicuramente cento volte meglio, ah giusto, per far si che il proprio desiderio si avveri dovete scriverlo sopra, anche qua ritorna il discorso di prima, qualsiasi colore, qualsiasi grandezza, l’importante è che ci sia scritto, una volta fatto tutto ciò il vostro desiderio si avvererà, non ci vorrà tanto, qualche settimana o qualche mese dovrebbero bastare, le regole poi son semplici:
niente desideri irrealizzabili, come ad esempio riportar in vita delle persone, cerchiamo di mantener un po’ di realismo!
La seconda regola, quella che mantiene questa città così piena di aeroplanini sparsi, mai rompere o aprire gli aeroplanini altrui, in molti scrivono il loro desiderio all’interno e mi dispiace ma non potrete leggerli.
La terza: semplicemente potrete avere solo un desiderio in tutta la vostra vita, quindi occhio a non sprecarlo.
Infine la quarta ed ultimissima regola, la più importante, quella decisiva, non potrete mai e ripeto mai ritirare il desiderio espresso, e questa fidatevi è una regola mostruosa, soprattutto se anche voi, come me, lancerete il vostro aeroplanino da ubriachi e in totale incoscienza.
Lanciai il mio primo aeroplanino all’età di diciotto anni, totalmente ubriaco, ricordo solamente di essermi svegliato sopra il tetto/terrazza della mia casa, con di fianco bottiglie di vodka vuote e un terribile ed indimenticabile mal di testa, quella volta non mi presentai nemmeno a scuola, ancora oggi mi chiedo che razza di desiderio io abbia scritto visto che la mia vita sembra star andando a rotoli pian piano, alcuni amici scomparsi, zia dannatamente severa ma giusta (perché sì, i miei genitori sono morti tempo fa), ed io con i miei attuali venti anni senza aver combinato uno straccio della mia vita, nessun diploma, nessuna laurea e indovinate un po’? Nessuna master o altre robe cartacee, lavoro come cameriere nella pasticceria di mio cugino,  se non fosse stato per lui a quest’ora non avrei ancora combinato nulla, troppi curriculum mandati a vuoto, troppi colloqui andati male, troppe ma davvero troppe cose cui pensare.
Ma non sono qui per lamentarmene o altro, so benissimo che c’è chi sta peggio, mia zia ad esempio è una di quelle persone, ex marito che la maltrattava, genitori troppo oppressivi che le hanno negato tutto, tante altre piccole che non sto nemmeno a raccontare, quando morì mia madre lei stette più male di chiunque altra persona, mi ricordo ancora un giorno, durante i miei quindici anni, mentre ritornavo da scuola intravidi un aeroplanino in mezzo ai cespugli e lo raccolsi, un po’ come fan tutti per curiosità no? Ed era lì la scrittura tremolante di mia zia, ed era lì la scritta quasi illeggibile, fioca e trasparente, ed erano lì le parole ‘’vorrei riabbracciare mia sorella’’; ma ritorniamo a prima, perché questa non è la storia di mia zia, ma la mia.
Innanzitutto credo sia giusto presentarmi meglio, da come avrete ben capito ho venti anni, mi chiamo Thomas, ho normalissimi capelli castano scuro, ho dei normalissimi occhi scuri, sono totalmente normale e banale con solamente un piccolissimo dettaglio, sono gay, quando scoprii di esserlo? Quando alle medie tutti mi chiedevano chi fosse la ragazza più attraente e a me venne in mente il mio vicino di casa, come l’ho presa? Inizialmente ero stranito da me stesso, non è facile, non a quell’età poi, ma sono cresciuto, le persone a me care mi hanno accettato senza problemi ma soprattutto mi sono accettato io e credo che questa sia la cosa più importante, accettarsi per come si è fregandosene degli altri, perché ammettiamolo, non sono gli altri a determinare la nostra vita.
Ed ora eccomi qui! La solita sveglia che suona per ricordarmi di andare a lavorare, e i soliti problemi che sfociano quando mi alzo, benvenuti nel mio racconto.
‘’Thomas svegliati! Io devo andare a lavoro, vedi di non far tardi anche te.’’ Mia zia, e fidativi di me quando vi dico che mi sveglia così ogni giorno.
‘’Adesso scendo.’’ So benissimo di mentire quando lo dico, mi devo ancora preparare, cambiare, darmi una sciacquata ma soprattutto mangiare.
‘’Poi non prendertela con me.’’
‘’Forse è meglio iniziare a prepararsi.’’ Mi faccio una doccia alla svelta per svegliarmi un po’, mi cambio incastrandomi dalle tre alle quattro volte nei jeans e finalmente scendo per mangiar qualcosa, e fin qua niente di anormale.
‘’Hey Thomas fa pure con calma, tanto oggi apriamo più tardi.’’
‘’JONH! Mi hai fatto spaventare pensavo fossi già in pasticceria.’’ John, mio cugino, il classico ragazzo amato da tutte, a quanto pare i mori con gli occhi verdi attraggano molto.
‘’Ti ho lasciato un biglietto ieri sera.’’
‘’Pensavo non fosse importante.’’
‘’Pensavi male.’’ Si avvicina e mi scombussola i capelli, non che ci tenga tanto eh! Solo che già sono ribelli di loro quindi un cugino che me li arruffa per punizione non credo sia necessario. ‘’Comunque ieri ho incontrato Brenda è ritornata in città e vorrebbe salutarti, tranquillo le ho già raccontato tutto.’’
‘’Lei… quando è successo?’’
‘’Un anno fa, è la migliore amica di Teresa.’’
‘’Brenda e Teresa… Teresa e Brenda, scusa ma non  mi viene davvero niente in mente.’’
‘’Tranquillo è tutto okkei, comunque sia, Brenda e Teresa venivano spesso al locale, avete immediatamente stretto un’amicizia molto forte, partirono entrambe per continuare gli studi ma Brenda è ritornata per prendersi qualche pausa, anche se in realtà penso l’abbia fatto per te.’’
‘’L’incidente è avvenuto un paio di mesi fa, non credo sia qui per me.’’ Lo dico quasi sbuffando.
‘’Volevano ritornare subito e lo sai quanto me, sei te quello che ha deciso di troncare i rapporti, sinceramente non ti ho mai capito per quel gesto.’’
‘’Volevo restare solo, e in quel momento non mi servivano delle amiche a me sconosciute.’’    
‘’Un po’ egoistica come cosa non trovi?’’
‘’Sì lo so, scusa.’’
‘’Non devi dirle a me le tue scuse.’’
‘’So anche questo… vado a fare un giro.’’
‘’Puoi prenderti un giorno libero per oggi se non te la senti.’’
‘’Va bene, grazie.’’
Un po’ tutto troppo incasinato? Un po’ troppe domande a vuoto? Bhe, non siete gli unici! Alcuni mesi fa, a marzo probabilmente, ebbi un incidente, nulla di grave visto che sono ancora qua a raccontare tutto… ma forse un po’ lo è; in quell’incidente persi me stesso, o meglio dire, persi il me stesso di una durata di due anni, ricordi, sensazioni, pensieri, ho perso qualsiasi cosa che vada intorno ai miei diciotto e attuali venti anni, amiche di cui non sapevo l’esistenza, foto di cui non ricordo nessun particolare, troppe cose di cui non so più nulla, fu abbastanza terribile ritrovarsi in mezzo a tutto quel caos, ovviamente ancora oggi nessuno mi da delle risposte e nessuno mi è d’aiuto, i medici non ne capiscono il motivo, gli psicologi non ne parliamo, io sono completamente in alto mare, ed è bizzarro ricordare cose avvenute all’età di sei anni mentre cose fatte l’anno scorso nemmeno un po’.
Girando e rigirando mi ritrovo nel vecchio centro della città,  un posto piuttosto piccolo e lasciato abbandonato, un po’ come ogni cosa vecchia, un po’ come ogni cosa che viene superata da un altro modello, perché sì, ormai questo è un posto dimenticato e sorpassato dalla piazza centrale decorata e più grande.
 ‘’E io che questa piazza me la ricordavo viva e piena di persone.’’ Sospiro e proseguo dritto, è l’unica cosa che io possa fare, proseguir dritto…
‘’Ora che ci penso dovrebbe essere da queste parti.’’ Comincio a correre senza un motivo, non so, ho la sensazione che debba cercare quella scuola.
E la trovo, ritrovo la mia vecchia scuola delle elementari, in tutti questi anni non ne ho mai avuto la necessità, ma da quando ho perso i miei 2 anni di ricordi ho come la sensazione di dover rivivere tutto per accertarmi che in fondo vada tutto bene.
‘’Forse è meglio che avverto John e gli faccio sapere che non andrò a lavoro oggi.’’ Prendo il cellulare, inizio a comporre e mi blocco. ‘’Non vengo a lavoro perché voglio esplorare un posto inutilizzato, suona male… ‘voglio tuffarmi nei ricordi quindi non vengo’, peggio di prima… ‘scusami ma ho voglia di ritornare alla mia vecchia scuola, oggi non ci sarò’, direi perfetto’’.
Invio il messaggio e lentamente mi avvicino a quella scuola, come potrei descriverla? Era una scuola già abbastanza antica quando ero piccolo, oramai è diventata praticamente inutilizzabile, apro il cancelletto e rimango lì… lì immerso nella nostalgia del passato.
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‘’Thomas corri!’’
‘’Eddaii che l’intervallo poi finisce e ci verrà a cercare.’’
‘’Seriamente ragazzi, questa è la volta buona che la maestra ci sospende per l’intero anno scolastico!’’
Che giorno era? Un giorno caldo e afoso, un giorno della mia infanzia allegra, il giorno in cui conobbi il mio migliore amico, proprio lì, in quella scuola nei miei 9 anni.
‘’Vi ricordate tutti quanti le regole?’’ Gridai come non mai ai miei compagni di giochi.
‘’SE LA MAESTRA ARRIVA, L’ULTIMO SI SUBIRA’ LA SUA IRA!’’ Urlammo in coro per abitudine, a chi ci riferivamo per ‘’ultimo’’ nemmeno adesso lo comprendo.
Da bambini in fondo si è così, spensierati e senza troppi problemi, noi eravamo soliti a cercar l’avventura, ogni volta che suonava l’intervallo correvamo immediatamente fuori per dirigerci al boschetto più in la, inventavamo storie, creavamo basi segrete, eravamo semplicemente liberi.
‘’Quindi la strega ci ha distrutto la fortezza!’’
‘’Se vi sente che la chiamate così, la strega distruggerà anche le nostre vite!’’
‘’L’hai chiamata strega anche te!’’
‘’Tanto lei non ci sent-‘’ Si interruppe di colpo, inutile spiegar il motivo del suo gesto.
‘’Seriamente! Non solo vi cacciate qua senza permesso! In più mi chiamate anche strega!?’’ Sì, la nostra maestra ci seguì, e sì, iniziammo a correre verso la scuola per sfuggire da lei, in quel giorno io fui ‘’l’ultimo’’ e come da regolamento dovetti subirmi la sua ira.
Ritornai verso scuola con la testa china, la maestra continuava a sbraitare da sola, sinceramente non m’importava molto, anche se un po’ mi dispiacque per lei che ci doveva sopportare.
 
‘’Voglio tua zia a scuola questo pomeriggio! Devo parlare anche con lei.’’
‘’Va bene signora maestra.’’
‘’Avrai doppi compiti per domani!’’
‘’Va bene signora maestra.’’
‘’E porta qua anche gli altri! La ramanzina aspetta anche a loro!’’ disse ciò e io sempre con la testa china uscii dall’aula.
  Mentre m’incamminai verso la mia classe il mio sguardò si fermò su uno degli alberi maestosi che ci facevano ombra, alzai il mio sguardo lentamente, e vidi lì ciò che mi avrebbe portato ad altre avventure, impigliato in mezzo ai rami intravidi un oggetto tondeggiante rosso, affacciai la mia testa fuori dalla finestra e sgranando meglio gli occhi riconobbi quell’oggetto… una palla, una normalissima palla rossa.
‘’Appena le lezioni finiscono vado a prenderla!’’ Sorrisi all’idea, una delle mie migliori idee.
Quando bussai alla porta della mia classe vidi immediatamente i miei amici alzarsi e uscir fuori, sapevamo tutti quanti cosa li attendeva, ci demmo una pacca quasi per consolazione e ritornai al mio banco, e pensare che quel banco all’epoca mi sembrava immenso, mentre ora è talmente piccolo che a fatica riesco a starci seduto.
‘’Bene potete andare!’’ La frase  che a quei tempi adoravo sentire, delle semplici parole che ti portavano alla libertà.
Mi ricordai della palla e corsi fuori, corsi sbattendo qua e la con i miei compagni, corsi fino a non aver fiato, raggiunsi l’albero, e sorpreso incontrai lui… un ragazzo più grande di me di un anno, un ragazzo con dei capelli biondissimi e degli occhi color nocciola, un ragazzo con uno sguardo talmente triste.
‘’Tu chi sei?’’ Mi avvicinai a lui passo dopo passo.
‘’Newt!’’ Disse tutto ad un fiato fiero di se.
‘’Io sono Thomas! Anche tu hai visto la palla?’’
‘’No, io l’ho lanciata li!’’
‘’E’ tua?’’
‘’Sì! E vorrei riaverla…solo che le altezze, le odio.’’ Distolse lo sguardo rammaricato.
‘’Aspetta qua.’’ E senza accorgermene ero già in cima,  feci cadere la palla e scesi immediatamente giù.
‘’Se cadevi ti facevi male!’’
‘’Ma non sono caduto.’’
‘’Hai un modo strano di ragionare… comunque grazie per la palla.’’ E mi mostrò un sorriso talmente puro da far invidia.
‘’Senti! Io e i miei amici non abbiamo una palla, vuoi entrare nel nostro gruppo?’’ Chiesi sperando in una risposta positiva.
‘’E subirmi le grida che ogni tanto sento?’’
‘’EHM… Come non detto.’’
‘’CI STO.’’
‘’DAVVERO!?’’
‘’Certo! Siete troppo divertenti a volte.’’
‘’Allora benvenuto nel club Newt.’’
‘’Grazie Tommy, posso chiamarti Tommy, vero?’’ E risfoderò quel sorriso.
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Ed eccomi qui, davanti a quell’albero, oggi più immenso che mai, pensare di aver incontrato il mio migliore amico in un posto come questo, con una questione come quella, ammetto che mi diverte un po’.
‘’Quindi intendevi la scuola elementare, e io che come uno stupido sono andato fino a quelle delle superiori.’’
‘’Newt! Che ci fai qua?’’
‘’Mi ha avvertito John, sai l’ultima volta hai quasi avuto un mancamento dai troppi ricordi.’’
‘’Sì ma ormai mi sono fatto l’abitudine a questa situazione, inutile che mi state appresso, ormai ho diciotto anni!’’
‘’Ne hai venti...’’
‘’Dannata abitudine.’’
‘’Comunque sia, come mai le elementari?’’ Chiede osservando l’albero. ‘’Ah, il giorno in cui ci siamo incontrati era qui! Quanto siamo romantici.’’ Inizia a scherzare mostrando quel sorriso che tanto apprezzo.
‘’Te lo ricordi anche te! Quindi  ‘quanto siamo romantici’ ad entrambi.’’
‘’Solo per oggi, su andiamo ora.’’
Newt, quanti racconti ho su di lui, quante risate e quanta tristezza girano intorno a lui, il suo aspetto, il suo carattere, non è mai mutato in tutti questi anni, ed è una cosa che ho apprezzato tantissimo, alcune volte le persone cambiano in peggio, ma lui… lui è rimasto semplicemente ‘Newt’, e spero rimarrà così per tanto tempo.
 
 
Angoletto personale:
Questa storia è presente anche su wattpad!
Shalve gente! Innanzitutto mi scuso per gli errori grammaticali TT, chiedo davvero venia.
Inizialmente avevo in mente una storia angst, ma siccome questi due poveri picci hanno avuto già abbastanza angst, ho optato per una Au! Questo capitolo, ovviamente, è solo un inizio per dare un’idea, spero vi piaccia lo stesso! Alla prossima :3
AH! Ho fatto copia e incolla da world, quindi se risulta troppo attaccato/ staccato/ bho Chiedo venia >__<

   
 
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