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Autore: De_drums    09/02/2018    1 recensioni
Di post-it sui finestrini e insicurezze.
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“Dovresti andare a parlargli”
“Sei pazzo?”
“Sono sicuro che gli piaceresti”
“Hobi, ti prego, l'hai visto? È praticamente perfetto, ho già perso in partenza”
“Solo perché ti sottovaluti! Ricordi cosa c'era scritto sul biglietto?”
“Solo uno psicopatico andrebbe in giro ad attaccare promemoria, non mi farò certo dare consigli da una persona simile”
“Ugh, come sei noioso”
"Parlaci tu, con gli sconosciuti, io non ne ho nessuna intenzione”
Stava per girarsi nuovamente verso il finestrino quando il ragazzo si era alzato, prendendo la borsa posata lì a fianco, e si era diretto verso le porte d'uscita, passando proprio davanti a loro. Seokjin si era ritrovato a fissarlo un po' più del dovuto, avvampando quando quello gli aveva rivolto un sorriso divertito e aveva ammiccato, per poi sparire tra la folla.
“Hoseok?”
“Sì?”
“Credo di essermi appena preso una cotta”
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Seokjin/ Jin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seokjin non aveva mai pensato di essere bello.
Nonostante le ragazze gli morissero dietro, nonostante avesse fatto infatuare anche un paio di ragazzi, nonostante ricevesse complimenti un po' da chiunque e ovunque andasse, non era mai riuscito a vedersi in quel modo. Le labbra carnose lo avevano sempre infastidito, così come quei banali capelli neri che non stavano mai al proprio posto. Le rare volte che sorrideva portava una mano a nascondere la bocca, pentendosene subito dopo - odiava le dita lunghe, affusolate e leggermente storte che Madre Natura gli aveva gentilmente donato, così come non sopportava la propria risata.
Si era sempre ritenuto un ragazzo bruttino e con un pessimo gusto nel vestire, gli faceva schifo guardarsi allo specchio ed evitava il più possibile persino le vetrine dei negozi e i finestrini delle automobili. Stentava a capire perché tutti lo adulassero e dopo un po', nonostante non ci fosse alcun segno di scherno nel loro tono di voce, si era convinto che lo facessero solo per prenderlo in giro. Non c'era nessun'altra spiegazione plausibile, nella sua testa, non poteva davvero piacere a qualcuno.
Ogni tanto guardava i fiori, pensando a come lui non fosse mai sbocciato, nonostante avesse sempre sperato che la pubertà facesse finalmente il suo effetto e, come per magia, gli permettesse di essere come aveva sempre desiderato - si sentiva sempre il ragazzino introverso e chiuso in se stesso di un tempo, non aveva ancora imparato ad accettarsi per ciò che era e probabilmente non ci sarebbe mai riuscito.
Era come un piccolo fiore insignificante dai petali scoloriti, snobbato da tutti per cogliere, a qualche passo di distanza, una margherita al culmine della propria bellezza. Nessuno lo avrebbe mai raccolto, destinato a guardare gli altri venire scelti ed amati.
Per questo era giunto a conclusione che il destino dovesse avercela con lui quando una mattina, sedutosi sul vagone della metropolitana, si era ritrovato davanti ad una frase scritta in una calligrafia elegante su un piccolo foglio azzurro.
“Dev'essere uno scherzo” aveva sbuffato, staccando il post-it dal finestrino alla sua destra.
“Cosa c'è scritto, hyung?”
“Ricordati che vai bene così, non importa ciò che dicono gli altri. Sorridi.”
“È una frase così carina!” aveva esclamato Hoseok, rigirandosi il fogliettino tra le mani - a quanto pareva quelle parole avevano sortito l'effetto desiderato, almeno su di lui. “Non ti sembra un'idea fantastica ricordare alla gente di amarsi per come si è?”
“Sicuro, soprattutto a quelli come me che si fanno letteralmente schifo”
“Io lo trovo adorabile, c'è sempre bisogno di un po' di positività, soprattutto a quest'ora del mattino”
“È fastidioso”
Tu lo sei. Se sapessi chi l'ha scritto, correrei ad abbracciarlo!”
Seokjin aveva sospirato, accasciandosi sul sedile - Hoseok era il suo migliore amico da una vita, ma ancora doveva capire come avessero fatto a legare così tanto, essendo praticamente agli antipodi.
Quello che aveva attirato maggiormente la sua attenzione, all'inizio, era stato il modo in cui si poneva nei confronti degli altri: riusciva a catturare l'attenzione di chiunque senza il minimo sforzo e il sorriso non svaniva mai dalle sue labbra, la grazia e la sicurezza con cui si muoveva erano state fonte di invidia da parte di Seokjin per lungo tempo. Poi Hoseok gli si era presentato, con quella sua allegria quasi disturbante e i suoi modi di fare gentili, e per qualche strano motivo tra di loro si era subito instaurato un rapporto.
Certo, Seokjin non avrebbe mai capito come Hoseok potesse essere sempre così pieno di vita e Hoseok non sarebbe mai riuscito a spiegarsi le paranoie di Seokjin sul proprio aspetto, ma in qualche modo funzionavano.
“Ehi, mi stai ascoltando? Hyung?”
“C-cosa?” la voce di Hoseok lo aveva riportato alla realtà, facendogli distogliere lo sguardo dal finestrino. “Scusa, stavo pensando. Dicevi?”
“Che quel ragazzo laggiù è esattamente il tuo tipo” gli aveva sussurrato, indicandogli un posto poco lontano da loro. Seokjin aveva alzato gli occhi, seguendo la direzione che l'altro gli stava indicando, e si era trovato a dargli mentalmente ragione: ad occhio e croce un po' più alto di lui, le gambe accavallate fasciate in un paio di pantaloni neri, una semplice maglietta bianca un po' troppo larga, i capelli biondi perfettamente acconciati e gli occhiali da vista calcati sul naso; sembrava totalmente assorto nel libro che teneva in mano, le dita che giocherellavano distratte con le pagine mentre leggeva.
“Dovresti andare a parlargli”
“Sei pazzo?”
“Sono sicuro che gli piaceresti”
“Hobi, ti prego, l'hai visto? È praticamente perfetto, ho già perso in partenza”
“Solo perché ti sottovaluti! Ricordi cosa c'era scritto sul biglietto?”
“Solo uno psicopatico andrebbe in giro ad attaccare promemoria, non mi farò certo dare consigli da una persona simile”
“Ugh, come sei noioso”
"Parlaci tu, con gli sconosciuti, io non ne ho nessuna intenzione”
Stava per girarsi nuovamente verso il finestrino quando il ragazzo si era alzato, prendendo la borsa posata lì a fianco, e si era diretto verso le porte d'uscita, passando proprio davanti a loro. Seokjin si era ritrovato a fissarlo un po' più del dovuto, avvampando quando quello gli aveva rivolto un sorriso divertito e aveva ammiccato, per poi sparire tra la folla.
“Hoseok?”
“Sì?”
“Credo di essermi appena preso una cotta”
 
La mattina dopo, nulla sembrava essere cambiato: stesso Hoseok iperattivo, un Seokjin sempre in crisi con se stesso, post-it attaccato sul finestrino e lo stesso bellissimo ragazzo qualche posto più in là.
La frase di quella mattina recitava "la bellezza è negli occhi di chi guarda, e tu sei una meraviglia" - Seokjin aveva semplicemente accartocciato il foglietto e l'aveva gettato nello zaino con poca grazia, beccandosi un'occhiataccia da Hoseok.
“Non guardarmi così, sai che odio queste cose”
“Perché?”
Una voce si era aggiunta improvvisamente alla conversazione, sorprendendo entrambi; il ragazzo di cui Seokjin si era irrimediabilmente infatuato il giorno prima (con relative prese in giro del suo migliore amico) si era avvicinato senza che nemmeno se ne accorgessero, ed ora se ne stava appoggiato al palo di sostegno vicino ai loro posti.
“Scusami?” aveva chiesto Seokjin, un sopracciglio alzato e una vocina nella testa che gli urlava di non arrossire.
“Perché non ti piacciono? Io li trovo carini”
“Vedi!? Sei tu lo strano, Jinnie, la gente apprezza queste cose” aveva esclamato Hoseok con tono vittorioso. Una gomitata gli era arrivata dritta in un fianco, lasciando dolorante e senza fiato.
“Il tuo amico ha ragione - e poi, lasciamelo dire, lo sconosciuto che ha scritto quel post-it ha pienamente ragione”
“N-non l'ha scritto per me, è un caso che sia stato proprio io a trovarlo”
“Eppure è capitato a te, sono sicuro che ci sia un motivo - dovresti provare a credere a quel che c'è scritto, almeno un po' “
“Senti, noi due non ci conosciamo neanche, non ho intenzione di stare qui a sentirmi dire ciò che dovrei fare”
“Hai ragione, che sbadato! Mi chiamo Namjoon” gli aveva porto la mano sorridendo, mentre Seokjin lo guardava incredulo e Hoseok cercava in tutti i modi di trattenere una risata.
“Andiamo, Hobi” aveva sbottato Seokjin, prendendo sottobraccio il suo amico e lasciando un Namjoon totalmente disorientato in piedi sul vagone, la mano ancora tesa nell’aria.
“Mi spieghi cosa ti è preso?” aveva quasi urlato Hoseok una volta scesi, facendolo fermare in mezzo al marciapiede senza nessuna intenzione di lasciarlo andare. “Il ragazzo dei tuoi sogni si presenta, ti dice che sei bellissimo e tu lo tratti in quella maniera? Ho sempre pensato fossi stupido, hyung, ma non fino a questo punto!”
“Non l’ha detto-“
“E invece sì! Dio, perché ti è così difficile credere che qualcuno possa farti un complimento ed essere sincero?”
“Perché uno come lui non guarderebbe mai uno come me”
Hoseok aveva alzato gli occhi al cielo, non riusciva a credere a quello che stava sentendo. “Okay ho capito, è una specie di dio sceso in terra e se non interessasse a te– non negare, ti piace eccome!- gli sarei già saltato addosso, ma devi smettere di pensare che un bel ragazzo non possa notarti”
“C-cosa dovrei fare? Lo conosco da solo un giorno, ne sono già innamorato perso ed ho appena fatto una grandissima figura di merda”
“Tralasciando il fatto che credere di essere innamorati dopo aver visto una persona due volte è da folli, domani andrai da lui e ti scuserai per essere stato un idiota. E spera non si sia spaventato così tanto da cambiare linea della metropolitana!”
 
Terzo giorno, vagone quasi vuoto, “cammina a testa alta, ne vali la pena“, Namjoon seduto un po’ in disparte.
Seokjin era salito sperando di non trovarlo, doveva essere sincero – l’idea di Hoseok non era poi così male, ma era spaventato a morte dalla reazione che avrebbe potuto ottenere. Si era ridotto ad un fascio di nervi per un ragazzo che nemmeno conosceva, stava decisamente perdendo colpi.
“Che stai aspettando?”
“Non posso andare lì come se nulla fosse!”
“Oh, io invece dico che puoi!” l’aveva rimbeccato Hoseok, prima di costringerlo ad alzarsi e spingerlo verso il ragazzo.
Seokjin aveva imprecato mentalmente, si era avvicinato e aveva cercato di non svenire– era rimasto in piedi di fronte a lui senza dire una parola per quelle che erano parse ore, finché Namjoon non aveva alzato lo sguardo e aveva iniziato a fissarlo a sua volta.
“Uhm, ciao?” ancora silenzio. “Giuro che non ti mangio, puoi parlarmi se vuoi”
Idiota. “S-scusa, non voglio disturbarti e-“
“Respira”
“Facile per te, non sei tu quello che ha fatto una figuraccia”
“Stai andando in panico per ciò che è successo ieri?”
Il tono mortalmente serio con cui erano state pronunciate quelle parole aveva riscosso Seokjin – possibile che si stesse davvero interessando a come si sentiva in quel momento? “P-potrebbe essere”
“Ehi, non c’è nulla di cui preoccuparsi!”
“Non volevo reagire così, te lo giuro”
“Ti assicuro che non è niente, anzi, sono io che dovrei scusarmi – sono stato un po’ invadente, lo ammetto, ma i bei ragazzi catturano sempre la mia attenzione”
Seokjin era avvampato, nascondendo il viso tra le mani. “Smettila”
“Non lo farò più, scusami” aveva riso Namjoon, notando il suo imbarazzo. “Non voglio metterti a disagio”
“G-grazie, non sai quanto sia sollevato nel sentirtelo dire”
“Posso sedermi con voi?”
“C-come?”
“Mi annoio a stare da solo” aveva scrollato le spalle, facendo un cenno verso Hoseok.
“Io- oh, va bene”
Stava per voltarsi e raggiungere il suo migliore amico quando Namjoon l'aveva trattenuto delicatamente per un polso. “Non mi hai ancora detto il tuo nome”
“Seokjin, ma puoi chiamarmi Jin”
Namjoon aveva annuito, allentando la presa, e l'aveva seguito al cospetto di un Hoseok con un ghigno in volto decisamente inquietante.
“Bentornati, piccioncini” aveva infatti esordito, meritandosi l'ennesimo schiaffo da parte del più grande. “Io sono Hobi, comunque”
Avevano passato il resto del viaggio a parlare, scoprendo che quel Namjoon non era poi così male – non che l’avessero mai pensato davvero ma, insomma, il primo approccio non era stato dei migliori.
Da quel giorno la routine di tutti e tre si era colorata di nuove sfumature, avevano trovato un certo equilibrio e si divertivano insieme, era piacevole passare il tempo che li separava dai rispettivi impegni parlando del più e del meno e commentando i messaggi che il fantomatico ammiratore lasciava ogni mattina a Seokjin. La situazione era sempre la stessa: Seokjin imbarazzato e un po’ infastidito, Namjoon che concordava con ogni frase e Hoseok che guardava prima uno e poi l’altro con un sorrisetto consapevole.
Il suo migliore amico era ormai innamorato perso ed era chiaro, ma Hoseok sospettava che quel sentimento fosse ricambiato; Namjoon guardava Seokjin in un modo diverso da tutti gli altri, era come se riuscisse a vedere oltre l’evidente bellezza esteriore e a leggergli fino in fondo all’anima, indovinando le sue paure più profonde e i dubbi che lo attanagliavano.
Si sentiva un po’ il terzo incomodo, ogni tanto, perché quei due avevano stabilito un rapporto tutto loro in cui nessuno sembrava poter intromettersi – era però sinceramente contento per Seokjin, aveva notato come non cercasse più di nascondersi e schernirsi in ogni momento.
Hoseok pensava che, più che dei complimenti, il merito fosse tutto di Namjoon: riusciva a mettere entrambi a proprio agio e, nonostante il modo un po’ strano in cui si erano incontrati, era come se si conoscessero da una vita. Aveva quei modi gentili e totalmente sinceri che riuscivano a tranquillizzare Seokjin, a non fargli pensare a quanto si sentisse sempre in difetto nei confronti di chiunque – insomma, Namjoon era esattamente la persona che Hoseok aveva sempre desiderato per il proprio migliore amico.
Seokjin, in ogni caso, continuava a trattare con sufficienza i vari bigliettini che trovava, ripetendo continuamente che quel tipo doveva avere dei seri problemi per indirizzarli proprio a lui – ad un certo punto aveva addirittura accusato Hoseok di esserne l’autore, perché alcuni riportavano particolari così specifici che era impossibile che fossero lasciati lì per caso. Poi, dopo che l’amico aveva negato categoricamente facendogli notare come gli avesse sempre detto quel che pensava di lui, si era convinto che fosse qualcuno di totalmente sconosciuto ad entrambi.
Restava solo da capire chi – Hoseok si era fatto un’idea ma aveva preferito non dire nulla, aspettando che il tempo gli desse ragione e confermasse i suoi sospetti.
 
 
Erano passati mesi da quando si erano conosciuti, un biglietto ogni giorno  ad accompagnare il loro tragitto, ed era un venerdì mattina quando Seokjin era salito sulla metropolitana da solo, guardandosi intorno per scovare Namjoon al solito posto.
“Joonie!”
“Ehi!” l'aveva salutato con un sorriso, e il cuore di Seokjin aveva minacciato di scoppiargli in petto a quella vista. Non si sarebbe mai abituato alla bellezza semplice e disarmante di Namjoon.
“Dov'è Hobi?”
“Ha uno stage di danza, sarà fuori città per il weekend” gli aveva spiegato facendo un gesto vago con la mano, mentre si sedeva.
“Oh, è una cosa importante?”
“Abbastanza, ci saranno alcuni coreografi famosi e spera che qualcuno lo noti”
Namjoon aveva annuito, guardando fuori dal finestrino. “Niente frase oggi?”
“A quanto pare…”
“Non dirmi che ti dispiace!”
“Certo che no, magari ha finalmente capito che deve lasciarmi in pace, chiunque sia”
“Perché ce l'hai tanto con lui?”
“Perché sei così convinto che sia un ragazzo?” aveva chiesto Seokjin con fare inquisitore - per quel che lo riguardava, poteva benissimo essere una ragazza. Anzi, ad essere sincero gli sembrava molto più plausibile. Namjoon non gli aveva risposto, guardandolo con un'espressione che sembrava per qualche motivo colpevole. Aveva frugato per un po’ nella borsa e quando finalmente aveva trovato l’agenda ne aveva estratto un post-it, identico a quelli che Seokjin trovava tutte le mattine sul finestrino. Aveva scarabocchiato un numero sopra e non gli aveva lasciato tempo di parlare, mormorando un “chiamami, se ti va” per poi stampargli un bacio sulla guancia e scappare via non appena le porte si erano aperte.
Seokjin era rimasto stordito, la mano destra che stringeva il foglio e l’altra posata leggera nel punto in cui le labbra di Namjoon erano entrate in contatto con la sua pelle, che sembrava quasi bruciare.
Non riusciva a credere che il ragazzo di cui si stava inesorabilmente innamorando e l’autore di quei post-it fossero la stessa persona – forse avrebbe dovuto capirlo, le rare volte in cui Namjoon mancava non c’era nemmeno traccia della solita frase giornaliera, ma il pensiero non l’aveva nemmeno sfiorato.
Non sapeva nemmeno perché ne fosse rimasto così scosso, se Namjoon gli aveva scritto quelle cose allora doveva pensarle davvero, no? Eppure c’era qualcosa che lo bloccava, pensare ad uno sconosciuto che gli faceva i complimenti era decisamente più facile che ritrovarselo di fronte in carne ed ossa e scoprire che era la stessa persona per cui si era preso una cotta sin dal primo giorno.
Non l’aveva chiamato nei giorni seguenti e non c’era traccia di lui da nessuna parte, ma quando il lunedì successivo si era ritrovato un foglietto con scritto “Scusa se ho fatto un casino. Mi manchi” ed un Hoseok alquanto curioso a fianco, tutti i muri erano crollati e aveva deciso di contattarlo, se non altro per una spiegazione. L’aveva invitato a casa propria – si sentiva più sicuro in un luogo che conosceva- e solo nell’istante in cui l’aveva visto fermo sulla soglia del suo appartamento, un’espressione piena di rammarico in viso, si era reso conto di quanto gli fosse mancato.
Lo aveva perdonato in quell’esatto momento, quando Namjoon aveva sussurrato un “finalmente, non ce la facevo più” talmente basso che, se la casa non fosse stata immersa nel silenzio, probabilmente non l’avrebbe neanche sentito. Non sapeva cosa avrebbe dovuto perdonargli di preciso, non aveva fatto nulla di così terribile o subdolo – sapeva solo che tutta la confusione e i sentimenti contrastanti che aveva provato nei suoi confronti negli ultimi giorni erano improvvisamente scomparsi.
Senza dire una parola lo aveva fatto entrare e accomodare sul letto della propria camera, poi gli si era seduto di fronte e aveva deciso di fare il primo passo, per dare un senso a quella situazione. “Perché non me l’hai detto subito?”
“Avresti continuato a parlarmi, se avessi saputo che ero io a scrivere quei post-it?”
Seokjin aveva abbassato lo sguardo, pensando a tutte quelle stupide frasi che lo avevano accompagnato negli ultimi mesi; a come trovare un apprezzamento ogni mattina fosse diventata una piacevole abitudine, nonostante facesse ancora fatica a crederci; a come la presenza stessa di Namjoon lo stesse aiutando a liberarsi almeno un po’ delle proprie paranoie. Si era lasciato andare ad un sospiro e gli aveva risposto nel modo più sincero possibile. “Non lo so”
“Probabilmente avresti pensato che volessi solo divertirmi un po’, senza prendermi sul serio”
“Lo avrei fatto?”
“Dovresti dirmelo tu” aveva replicato Namjoon con un sorriso. “Credo che non ti saresti fidato di me, se te lo avessi detto fin dall’inizio – non dimenticarti che mi hai dato dello psicopatico senza nemmeno conoscermi!”
“N-non lo intendevo davvero, lo sai”
“Oh, probabilmente avrei avuto la stessa reazione se fossi stato nei tuoi panni”
“Voglio solo capire perché lo hai fatto”
“La prima volta ero semplicemente annoiato ed ho pensato che magari avrebbe potuto strappare un sorriso qualcuno, così l’ho scritto di getto e l’ho appiccicato al finestrino poco prima che tu ed Hoseok saliste. La frase del giorno dopo non era a caso, ti avevo notato e avevo subito pensato fossi bellissimo”
Seokjin era arrossito per l’ennesima volta da quando si erano conosciuti. “E poi perché hai continuato?”
“Perché ogni volta che provavo a farti un complimento ti imbarazzavi da morire, ho pensato che in quel modo potesse essere più facile. E ho notato il modo in cui delle semplici frasi ti rendevano più felice, cercavi di non darlo a vedere ma sotto sotto iniziavi ad avere un po’ più di fiducia in te stesso – non avevi più paura di alzare lo sguardo e non ti nascondevi più dietro ad una mano quando sorridevi o scoppiavi a ridere”
“Davvero?”
“Sì, forse l’unico a non essersene accorto sei proprio tu. Sei cambiato, Jinnie, e mi piace pensare che un po’ sia anche merito mio”
Ci aveva pensato un po’ su, Seokjin, perché quello che Namjoon gli aveva appena detto era effettivamente vero – si sentiva meno spaventato, stava quasi imparando ad apprezzarsi. “Li ho tenuti tutti, sai?”
“Davvero?”
“Sì” aveva risposto a bassa voce, un po’ imbarazzato, prendendo una scatola dal ripiano più alto della libreria. “Ogni tanto mi piace rileggerli e pensare che ci sia un fondo di verità”
“Ma non riesci ancora a crederci, vero?”
“È più forte di me”
Inaspettatamente, Namjoon gli aveva preso le mani e aveva sorriso. “Allora ti dirò quel che vedo io.
Vedo un ragazzo con degli occhi profondi che dicono più di quanto vorrebbero, un sorriso mozzafiato e una risata che mi riempie il cuore di gioia. Vedo un ragazzo fragile che vorrebbe solo riuscire a piacersi e non si rende conto che è perfetto così, in ogni piccolo dettaglio, compresi quei capelli in cui vorrei tanto affondare le dita se solo me lo lasciasse fare e delle mani adorabili nella loro imperfezione”
Gli si era avvicinato, senza mai smettere di accarezzarlo, il viso pericolosamente vicino al suo. “Questo ragazzo ha dei lineamenti da favola e delle labbra che riempirei di baci, se solo sapessi che non si tirerebbe indietro perché ha troppa paura che qualcuno possa amarlo davvero”
Un sussurro. “Baciami, ti prego”
“Ne sei sicuro?”
“Nam, ti prego, baciami prima che cambi idea e sprechi l’unica occasione che potrei mai avere con te”
“Ne avresti altre mille, di occasioni”
Namjoon l'aveva baciato lentamente, godendosi ogni sensazione che in quel momento sembrava amplificata - le labbra di Seokjin sulle sue erano morbide come le aveva sempre immaginate, le mani che giocavano con i capelli alla base della nuca gli provocavano brividi incontrollati, poteva sentire il suo respiro infrangersi affannato contro la sua bocca, il cuore che batteva a mille proprio sotto la sua mano.
"Promettimi che ci proverai, a vederti con i miei occhi" aveva mormorato allontanandosi con riluttanza, quando il bisogno di ossigeno si era fatto impellente.
Seokjin aveva sospirato tra le sue braccia, lasciandosi scostare dolcemente i capelli dal viso. "Solo se tu mi aiuterai"
"Farò il possibile per aiutarti ad amare te stesso come meriti, te lo prometto"
E Seokjin aveva pensato che forse avrebbe potuto iniziare a crederci, con Namjoon al proprio fianco.
 


IL CRINGE.
Questa storia è tipo il cringe, me ne rendo conto, soprattutto la fine. Ma l’ho ritrovata dopo più di un anno (l’ho lasciata a prendere polvere dal lontano dicembre 2016, ebbene sì) e non mi faceva più così schifo come all’inizio – seriamente, l’unica cosa che apprezzavo quando l’ho scritta era Hoseok. Quindi niente, è cringe e molto leggera, ma mi sono detta “perché no?”.
Ah, per la cronaca, so che è assurdo che dopo mesi non abbiano il numero di cellulare dell’altro ma nella mia testa era un rapporto costruitosi esclusivamente durante il tragitto in metrò; avete presente, non so, quando andate d’accordissimo con qualcuno a scuola ma al di fuori di essa non vi sentite nemmeno per sbaglio? Ecco, qualcosa di simile.  E lo so, non è che abbia troppo senso, ma era per puri scopi narrativi lol
Il titolo è molto a caso, giusto perché c’è il paragone con il fiore; non sono brava con i titoli, sorry.
Spero di tornare a scrivere qualcosa di più sensato, prima o poi, ma in ogni caso spero che questa storia non vi abbia fatto troppo schifo~
De(b)

 
  
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