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Autore: missredlights    09/02/2018    6 recensioni
Lui, vecchio lupo di mare, si era innamorato e non di una semplice donna, bensì di una dea: Calypso. Non sapeva di preciso che cosa l’avesse fatto innamorare di lei, se i suoi capelli, il suo corpo, la sua voce o i suoi modi di fare. Si era innamorato e basta e si era sentito come se fosse una barca in mezzo alla tempesta, travolto da quell’amore complicato e impetuoso, come il mare.
"6° classificata al contest “True Colours (of Your Soul)” indetto da Laodamia94 sul forum di Efp."
"5° classificata al contest Leggende, Luoghi misteriosi e Miti indetto da Fiore di Cenere sul forum di EFP".
"3° posto al contest -Totem-Il vero volto dell'anima- indetto da E.Comper e valutato da mystery_koopa sul Forum di EFP"
"2° posto al contest - Fantasy!AU Contest "Quattro Elementi" - indetto da Little_Rock_Angel5 sul forum di EFP"
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calypso, Calypso, Davy Jones
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cruel and cold like winds on the sea
Will you ever return to me
Hear my voice sing with the tide
My love will never die”

 

Calypso, dove sei?”

Sono qui, Davy. Non riesci a vedermi?”

Davy sentiva la sua risata, sentiva una nota di divertimento in quella voce cristallina e limpida, come se si stesse prendendo gioco di lui. Girò dietro il tronco di un albero e la vide di fronte a lui, bellissima ed eterea dentro le acque del lago. Si erano dati appuntamento nella sua città natale, a Stirling, dicendole di incontrarsi nel parco di Loch Lomond e delle Trossachs.

Lui, vecchio lupo di mare, si era innamorato e non di una semplice donna, bensì di una dea: Calypso. Non sapeva di preciso che cosa l’avesse fatto innamorare di lei, se i suoi capelli, il suo corpo, la sua voce o i suoi modi di fare. Era successo e si era sentito come una barca in mezzo alla tempesta, travolto da quell’amore complicato e impetuoso, come il mare. Era proprio il mare l’elemento ad accomunare i due amanti, a farli sentire più vicini l’uno all’altra.

Pagherai caro questo tuo comportamento impertinente nei miei confronti.”

Corse verso di lei, buttandosi anche lui nelle acque del lago, afferrandola per la vita e avvicinandola a sé. Non si curò se il suo fosse un comportamento violento o impetuoso: in fondo era un pirata e i pirati non erano mai gentili.

E cosa mi farai mai, Jones? Provo un’immensa paura.”

Un ghigno divertito comparve fra le labbra di Calypso, che però scomparve un attimo dopo, quando le labbra di Davy si posarono sulle sue in un bacio impetuoso. Le mani di lui la strinsero ancora di più, più vicino al suo corpo, tanto che fra i due corpi non passava nemmeno l’acqua. Non fu un bacio per niente casto e puro, ma fatto di morsi, possessione di labbra e mani che si toccavano dappertutto. Quando si staccarono l’uno dall’altra si ritrovarono col fiatone.

Donne… siete una maledizione.”

E per farle capire il concetto, avvicinò il suo bacino a quello della dea, facendole sentire la voglia che aveva di lei.

Non è una buona motivazione per baciarmi.”

La bocca di Davy si posò sul lobo dell’orecchio di Calypso, succhiandolo appena. Le sue mani si posarono sul fondoschiena della dea, la prese in braccio e lui la spinse verso la riva. Spostò le sue mani fino a poggiarle sulle sue gambe, alzando lentamente la gonna del vestito che indossava. Avvicinò il suo corpo a quello di lei, e lei avvertì la sua voglia. La sua era una lenta e dolce tortura.

Ti voglio…”

Le mani di lei andarono a posarsi sulla patta dei pantaloni, abbassandoli appena e infilando la mano, toccando la virilità di Jones, che cominciò ad ansimare al suo orecchio.

Jones… perché ti sei innamorato di me?”

Lui si allontanò quel tanto che bastava da vederla in viso e fare quello che sembrava l’ombra di un sorriso o forse di un ghigno.

Then I heard your heart beating, you were in the darkness too. So I stayed in the darkness with you.”

Mi hai trovata nell’oscurità?”

Non c’è luce per due come noi, Calypso, lo sai anche tu. Ci siamo trovati perché entrambi facciamo parte dell’oscurità.”

La vide per un attimo cambiare in viso, ma quando sbatté le palpebre e le aprì, le vide la solita espressione, come se non ci fosse nulla di strano e pensò di esserselo sognato.

Davy, ho bisogno di chiederti un favore.”

Di cosa si tratta?”

Mio nonno, Poseidone, ha deciso che devo andare in sposa a Oceano.”

Chi sarebbe?”

È un Titano del fiume che circonda la Terra, la fonte di ogni acqua dolce presente sul pianeta, ma c’è un modo per evitare tutto questo. Se mi ami, vieni ad Atlantide con il Libro del Destino. Solo così potrò essere salva.”

Dove trovo questo libro del Destino?”

Sull’isola di White c’è un'anziana che vive in una vecchia casa di legno, in cima alla scogliera. Lei tiene in custodia il libro. Prendilo e potremo stare insieme per sempre.”

La vide chiudere gli occhi e sentì il suo corpo cominciare a liquefarsi, non riuscendo a stringere più nulla.”

Quanto tempo ho a disposizione, Calypso?”

Tre settimane.”

La voce gli giunse fievole, ma lui distinse bene le parole. Tre settimane di tempo per salvarla. Strinse le mani a pugno e inspirò l’aria fresca della mattina. Aveva pensato di soggiornare ancora qualche giorno nella sua città natale, ma gli eventi avevano deciso per lui. Si sarebbe diretto a White e da lì ad Atlantide.


 

Over waves and deep in the blue
I will give up my heart for you
Ten long years I’ll wait to go by
My love will never die”


 

“Capitano! Terra in vista!”

Davy uscì dalla sua cabina, la camicia ancora aperta e la barba fatta a metà. In mano teneva ancora il coltello con la quale si stava rasando, pieno di peli e acqua.

“È l’isola di White? Ne siete sicuri?”

“Sì, capitano. Abbiamo superato la Death Island e siamo quasi giunti a destinazione.”

“Molto bene.”

Scrollò l’acqua e i peli dal coltello e se lo rimise nei pantaloni, prendendo la giacca che un suo subordinato gli porgeva. L’isola di White si stagliava proprio di fronte a lui, immensa e imponente con la sua scogliera bianca dalla quale prendeva il nome. Se aguzzava la vista, poteva vederne la parete scoscesa e ripida, quasi impossibile da scalare. Quell’isola era una vera e propria roccaforte naturale, difficile da conquistare se non dall’unico porto situato a nord-est.

“Capitano, come faremo ad attraccare? L’esercito inglese sorveglia l’isola e non ci vorrà molto prima che si accorgano di noi.”

“Calate la scialuppa di salvataggio. Andrò da solo prendendo il lato sud-ovest. Se sono fortunato gli inglesi non hanno ancora scoperto quella seconda via. Voi allontanatevi. James, prendi tu il comando in mia assenza. Tornerò al calar del sole.”

Due uomini fecero come ordinato dal loro capitano e calarono la scialuppa in mare. Videro Jones remare e allontanarsi sempre di più dalla nave, che prese la direzione opposta. Ad unire le due imbarcazioni c’era solamente una scia di schiuma che scompariva velocemente.

Prenderò quel libro e mi farò dire come arrivare ad Atlantide.

Il vento gli scompigliava delle ciocche di capelli fuori dal copricapo ed alzava piccole onde che si andavano ad infrangere sul fianco della piccola imbarcazione. Piccoli spruzzi salati gli finivano sul viso ma non gliene importava. Il suo unico obiettivo era remare e arrivare all’isola. Non lo fermarono le onde, non lo fermò il vento. Quel libro era diventato la sua ossessione da quando Calypso gliene aveva parlato una settimana prima. Al solo pensiero gli saliva un fiotto di bile su per la gola. Calypso era la sua donna, non la donna di un Titano del mare o di quel che era. Per lei si sarebbe messo contro tutto e tutti e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di averla ancora con lui. Fu con quel pensiero che arrivò alla terra ferma, lasciando la barca sulla battigia. Gli stivali si sporcarono di sabbia bagnata mista a terra quando superò la spiaggia per arrivare sulla terra ferma. Alzò lo sguardo verso la scogliera e vide proprio in cima una piccola costruzione in legno. Quando riabbassò gli occhi, puntò lo sguardo verso la vegetazione, inoltrandosi.

Era come se la ricordava: fitta, piena di insidie e trappole, con il terreno friabile e pronto a farti scivolare alla minima distrazione. I rovi gli strapparono i calzoni, facendo uscire stille di sangue dalle gambe, e anche le mani callose si coprirono di tagli quando spostò un cespuglio dalla sua visuale, rivelando quella che era una strada. Si compiacque del fatto che gli inglesi non l’avessero ancora scoperta. Si guardò intorno per un istante per poi proseguire, chiudendo il passaggio alle sue spalle. Nessuno lo avrebbe trovato, non aveva lasciato tracce durante il suo cammino.

“Devo salire da questa parte e…”

Le parole gli morirono in gola quando davanti alla sua visuale comparve un gatto. Gli si mise davanti e lo guardava con quel suo sguardo di sfida. I suoi occhi verdi risaltavano notevolmente sul manto nero, rendendoli quasi luccicanti. Si chiese se fosse un effetto ottico della luce o se davvero stessero luccicando. Ma come poteva essere?

“E vattene via, bestiaccia.”

Il felino lo guardò ancora qualche secondo e voltò la testa, incamminandosi, voltandosi di tanto in tanto per vedere se lo stesse seguendo. Era come se gli dicesse di seguirlo e per un momento si chiese se non lo stesse realmente aspettando.

Calypso…

Bastò quel semplice nome, comparso nella sua mente, a far sì che seguisse il gatto, ritrovandosi a camminare fra le rocce scivolose e scoscese, distinguendo benissimo quella macchia nera che saliva sempre più su. Il vento cominciò a soffiare sempre più forte, come se cercasse di buttarlo giù dalla scogliera e per un attimo dovette chinarsi e camminare utilizzando mani e piedi per non essere spinto via.

“Quel maledetto gatto…”

Il gatto non risentiva del vento, era come se non lo sentisse nemmeno, voltandosi e guardandolo come se si stesse prendendo gioco di lui. Irritato e infastidito, salì lentamente quei pochi metri che lo separavano dalla vetta, raggiungendola dopo minuti che gli parvero ore. Si sentiva stanco, aveva le membra indolenzite dal freddo, tanto da non sentirsi le mani e i piedi. Le punte delle dita erano di un viola inteso, quasi congelate, tanto da non sentirsele nemmeno.

“Mi ci vorrebbe proprio un bicchiere di whisky per riprendermi.”

Quasi come se avesse detto una frase magica, la porta della baracca di legno si aprì, rivelandone un ingresso illuminato. Quasi come se una forza magica gli stesse attraversando le membra, Jones si alzò e si diresse all’interno, sentendo un brivido di piacere propagarsi in tutto il suo corpo. L’interno era riscaldato da un camino acceso, in cui le fiamme del fuoco danzavano e si rincorrevano.

Magia…

“Non è proprio magia, ma solo qualche trucchetto per voi sciocchi umani.”

Il fuoco davanti a lui divampò più forte, cambiando colore. Dal rosso/arancio intenso divenne di un blu/verde scuro, facendo cambiare atmosfera e temperatura all’interno della casa. Se prima c’era un tepore tale da scaldarlo fin dentro le ossa, in quel momento il freddo aveva preso il suo posto, arrivando quasi a ghiacciargli il cuore.

“Chi sei tu?”

“Non ti è dato saperlo, Davy Jones. Il mio nome è irrilevante per te.”

“Come fai a…”

Non è umana…

Ad un primo sguardo poteva anche sembrare mortale, ma se la guardava meglio poteva vederle addosso dei bracciali di fattura non umana, d’oro e con incise parole di provenienza sconosciuta, dei capelli neri con riflessi blu e due occhi troppo scuri per appartenere ad una donna umana.

“Una strega?”

“Una dea.”

Il tono di lei parve offeso, poi gli sorrise sorniona. Quale divinità aveva davanti? Qualche dea del mare come Calypso o di un altro genere? Lui aveva sempre creduto solo al dio del mare, fino a quando Calypso non gli aveva detto che ne esistevano parecchi di dei e dee e tutti con un potere diverso.

“So cosa ti stai chiedendo, Jones. Ti stai chiedendo quale tipo di dea io sia. Li conosco bene gli uomini come te. Vengono assoggettati dalla bellezza e poi vengono gettati via quando non servono più.”

“Cosa stai dicendo?”

“Avvicinati.”

Lei gli fece un cenno con la mano e il suo corpo si mosse contro la sua volontà, ritrovandosi davanti al fuoco che tornò del suo colore naturale. Si sedette e sentì le membra rilassarsi, grate di quel calore.

“Cosa vedi nel fuoco?”

“Ma che domande sono? Vedo solo fuoco! Ora dammi il libro del Destino.”

“Il libro che chiedi è un libro antico, un libro che racchiude un enorme sapere e potere. Non saresti in grado di reggerne il peso. E ora, dimmi cosa vedi tra le fiamme?”

Pensando che forse non fosse saggio mettersi contro una dea, Jones fece come lei gli aveva chiesto di fare, rimanendone quasi atterrito. Nelle fiamme c’era effettivamente qualcosa. Vedeva delle forme indistinte muoversi e prendere sempre più consistenza e nitidezza, fino a trovarsi davanti una città.

“Cosa vedi?”

“Una città, ma non riesco a riconoscerla.”

“Quella è Atlantide. Dimmi, umano, cosa sai di questa antica città?”

Cosa sapeva? Sapeva che era sprofondata nel mare moltissimo tempo fa, ma non si sapeva la collocazione esatta. Come avrebbe fatto a trovarla?

“Sprofondò nel mare a causa di un terremoto e di uno tsunami.”

“Ma non sapete altro. Conoscete Atlantide per merito di Platone, che ne scrisse in un suo libro. Stupidi sciocchi gli immortali di quel tempo. Far conoscere a un filosofo quella cittadina.”

Jones la vide scuotere la testa, come se la sola idea la ripugnasse.

“Atlantide era un regno di alto lignaggio. Il più potente e il più saggio di tutti i regni di quel periodo e più grande della Libia e della Turchia messe insieme. I suoi sovrani erano discendenti diretti di Poseidone, il Dio del mare, ed era talmente potente da aver conquistato e schiavizzato la maggior parte dell’Europa Occidentale e dell’Africa, ma non riuscì mai a conquistare Atene. Ti sei mai chiesto il motivo, Jones?”

Davy era affascinato da quel racconto, dalla voce armoniosa che raccontava e delle scene di Atlantide che vedeva tra le fiamme del fuoco.

“Perché la dea o il dio di Atene si infuriò?”

“Perspicace. Atena era la dea di Atene, dalla quale prese il suo nome. Poseidone e Atena, ovvero zio e nipote, si contendevano la città che prese alla fine il nome di quest’ultima. Poseidone, infuriatosi, devastò i raccolti e i campi con le onde del mare e mandò suo figlio, Atlante, a conquistare e distruggere Atene. Purtroppo non ci riuscì e Poseidone scagliò la sua ira contro la sua isola prediletta, facendola inabissare, infuriato per aver perso contro la città che tanto aveva bramato e non aveva potuto avere.”

“E tutto questo cosa c’entra con me? Cosa c’entra con Calypso?”

“Calypso è la figlia di Atlante e nipote diretta di Poseidone. Quel libro le serve per liberare il padre dalla maledizione scagliata dal Dio del mare, il quale l’ha imprigionato a sostenere il peso del mondo. Una volta liberato, scaglierà quella maledizione su suo nonno e governerà i mari. Sarà la regina incontrastata dei sette mari e tu, povero sciocco, le stai spianando la strada. Una volta avuto il libro si dimenticherà di te e ti trasformerà in qualcosa o ti ucciderà.”

“Non ti credo. Calypso mi ama, non farebbe mai una cosa del genere.”

“Ne sei sicuro?”

Fu in quel momento che qualcosa si incrinò sulla sicurezza di Jones. Forse per aver visto Calypso distante, forse perché la vedeva di rado, ma il seme del dubbio si insinuò nella sua corazza di fiducia. Non in quella del pirata, ma in quella dell’uomo.

“Voglio mostrarti una cosa.”

Fece un breve cenno della mano e le immagini cambiarono, mostrando una donna e un tritone intenti a scambiarsi effusioni. La riconobbe subito, stringendo le mani a pugno, tanto da conficcarsi le unghie nella carne e farsi uscire sangue. Rabbia e delusione si impossessarono di lui, non vedendo come la donna stesse sorridendo.

“Pensi ancora che ti ami?”

“Quel libro… cosa contiene di preciso?”

“Contiene i segreti del mondo, ed è capace di cambiare il destino delle persone, facendole diventare ricche o sventurate, maledette o immortali.”

“Maledizione… voglio una maledizione da poterle lanciare.”

Il pirata aveva cambiato tono di voce, espressione. Ogni cosa in lui era diversa da quello che, solo due ore prima, era entrato da quella porta. Se prima voleva aiutare Calypso, adesso voleva distruggerla. I pirati non perdonavano, mai.

La vide annuire e sorridere, o forse era un ghigno celato a sorriso, ma poco importava in quel momento, se non vederla andare verso una piccola libreria ed estrarne un libro. La copertina era consunta dal tempo, logora e con i bordi rovinati. Doveva essere stato di un nero intenso, forse ebano, mentre adesso il colore era sbiadito, tendendo al grigio. Sul dorso spiccava il titolo, scritto con un carattere d’argento che ben si mimetizzava, adesso, col colore della copertina: The Book of the Destiny.

Lo aprì e ne sfogliò qualche pagina, trovando quello che cercava. Prese un filo rosso e glielo appoggiò, chiudendo il libro.

“Ti ho messo un segno dove troverai la maledizione da scagliare contro la tua bella amata.”

L’ultima parte della frase venne accentuata da un luccichio strano negli occhi di lei, o forse se lo era solo immaginato, visto che un attimo dopo non vedeva altro che il nero dei suoi occhi. La vide posarlo sul tavolo e prendere due fiale, che gli porse.

“La boccetta blu è per respirare sott’acqua quando arriverete ad Atlantide. Fai bagnare le labbra dei tuoi uomini con questa e sarete in grado di inabissarvi con la nave, mentre la boccetta rossa ti renderà in grado di poter leggere la maledizione da scagliare.”

“Non mi hai detto dove si trova Atlantide.”

La dea girò la testa leggermente, prendendo dal tavolo una scatola e porgendogliela. Jones l’aprì e vi trovò dentro una strana bussola.

“Una bussola? Mi hai dato una bussola che non funziona?”

“Guarda bene. Questa bussola non punta al Nord.”

“E dove punta?”

“In direzione della cosa che più vuoi a questo mondo.”

Calypso…

“Voglio sapere il tuo nome, dea.”

“Puoi chiamarmi Eride, se vuoi.”

Il sorriso che si scambiarono fu lo stesso, pieno di aspettative e di vendetta.


 

Come, my love, be one with the sea
Rule with me for eternity
Drown all dreams so mercilessly
And leave their souls to me”

 

“Calypso.”

La dea si girò verso la porta della sua stanza, notando suo nonno che la guardava attentamente. Se solo ci si prendeva un po’ di tempo per osservarli con attenzione, si poteva notare una straordinaria somiglianza fra i due. Stesso colore dei capelli, stesso colore degli occhi. Zigomi pronunciati e labbra carnose. Era come se Calypso fosse la versione femminile del potente dio dei mari, come se non avesse preso assolutamente nulla dai suoi genitori.

“Ditemi, sire.”

C’era sempre formalità fra i due. Mai Calypso si era azzardata a chiamarlo nonno – benché ne avesse anche il diritto – e Poseidone non le aveva mai dato il permesso. Così diversi, eppure così simili, i due non riuscivano ad andare d’accordo, trovandosi sempre a litigare per qualsiasi cosa. Nessuno dei due voleva farsi mettere i piedi in testa dall’altro, cercando di far prevalere le proprie ragioni, anche a costo di scatenare guerre interne nella famiglia marina. Era di dominio pubblico che esistesse una piccola fazione che capeggiava per Calypso a sfavore di Poseidone, cosa che rendeva nervoso e arrabbiato il potente dio.

“Manca una settimana al matrimonio e ancora non hai ringraziato il tuo promesso sposo per il dono che ti ha fatto. Non vuoi farmi sfigurare, non è forse così?”

Fu un gesto quasi automatico, quello di Calypso, di portarsi una mano a coprire il ciondolo che portava al collo. Raffigurava una piccola pietra azzurra che si illuminava in particolari circostanze e che conteneva un enorme potere: la forza di sollevare, dai fondali marini, le terre inabissate.

“Non te lo ripeterò un’altra volta, Calypso. Farai come ti ho ordinato.”

Uscì dalla stanza e la porta si chiuse alle sue spalle, lasciandola di nuovo sola. A nulla era valso ribellarsi, a nulla erano valse le preghiere e le suppliche a Zeus, il padre di tutti gli dei. Il dio della folgore non si sarebbe messo mai contro suo fratello e nemmeno Ade aveva voluto aiutarla, poiché non aveva nulla da offrire in cambio. Si era ritrovata sola, con il suo bisogno disperato di trovare una via di fuga da quel matrimonio combinato. Lei non avrebbe mai amato Oceano e non perché non fosse di bell’aspetto o potente, ma per il semplice fatto che non era come lei, mentre Jones… oh! Lui era simile a lei, lui navigava nell’oscurità, incurante del pericolo. Forse lo cercava pure e la cosa l’aveva affascinata, tanto da avvicinarlo, tanto da diventarne l’amante. La notizia aveva viaggiato per i sette mari, per i fondali marini, tanto da arrivare alle orecchie di suo nonno e di conseguenza lei era stata prelevata, sequestrata e costretta ad un matrimonio combinato. Tutto pur di risanare l’onore dei mari.

 

Cosa ti è saltato in mente, Calypso?”

L’ira di suo nonno aveva scatenato uno tsunami che aveva distrutto raccolti e abitazioni, lasciando molte persone stremate dalla fame. Era dovuta intervenire Demetra per riportare la stabilità e non far morire intere popolazioni. Tutti ne conoscevano il motivo. Era di dominio pubblico che la nipote ribelle di Poseidone stesse con un umano, eppure nessuno capì mai per quale motivo al dio dei mari la cosa desse così fastidio. Per secoli, se non addirittura millenni, gli dei si erano uniti con gli umani, e mai una volta un dio si era ribellato se non perché un altro gli avesse rubato l’umano prediletto.

Non puoi impedirmi di stare con lui. Non hai impedito ai tuoi figli di mischiarsi con gli umani e non vedo perché, adesso, tu me lo debba vietare!”

Perché tu sei diversa dai miei figli o da tutti gli altri miei nipoti. Tu non hai niente di umano nelle tue vene, proprio come me, sei pura. Non ti permetterò di mischiarti con quella feccia!”

Li reputi feccia solo perché, millenni fa, preferirono Atena a te. È da allora che li odi, non è vero? E hai incolpato mio padre, maledicendolo!”

Stai zitta!”

Anche i fondali presero a tremare. I pesci si nascosero, fuggendo e cercando una via di fuga da tutta quell’ira marina. Poseidone raramente perdeva il controllo, non era dedito all’ira come i suoi due fratelli. Eppure sua nipote riusciva a tirar fuori la parte peggiore di lui, rendendolo cattivo.

Tu sposerai un dio marino. Tu sposerai Oceano fra tre settimane e non vedrai mai più quell’essere umano!”

 

Ed era stato di parola, segregandola ad Atlantide. Aveva avuto solamente il tempo di avvisare Jones, quando Oceano l’aveva presa e l’aveva portata al castello, rinchiudendola nella sua stanza. I loro incontri erano stati abbastanza strani, con lui che si avvicinava e lei che si allontanava, fino a quando, un giorno, non si era presentato con un dono per la sua promessa sposa: la pietra azzurra. In pochi erano a conoscenza di quella pietra e dei suoi poteri, e lei la cercava disperatamente da secoli. Tutto pur di liberare suo padre da quella maledizione ingiusta e crudele. Non aveva mai amato nessuno se non suo padre. Si era ritrovata ad essere egoista, a pensare solamente a se stessa, a sfruttare gli altri solo per i suoi scopi, e non era stata da meno con Oceano. L’unica cosa che voleva da lui era la pietra che adesso portava al collo e l’unica cosa che voleva da Jones era il libro del Destino. Con quei due oggetti tra le sue mani avrebbe avuto la possibilità di liberare suo padre ed essere la regina incontrastata dei mari.

Padre…

A volte pensava che stare con Jones l’avesse rammollita, l’avesse resa debole e vulnerabile. La verità era che si era innamorata di quel pirata incosciente, innamorata del suo coraggio e della sua spavalderia. Lui era la reincarnazione delle descrizioni più classiche sui pirati e lei si era ritrovata in quella rete di sentimenti dalla quale non riusciva a uscire. Quando vedeva il suo viso, quando si specchiava nei suoi occhi, l’unica cosa che riusciva a pensare era solo una: sei come me.

Davy… sbrigati!

Voltò lo sguardo verso la finestra, vedendo i pesci nuotare e non prestare attenzione a lei. Invisibile tra i visibili. In quel momento si sentì più sola che mai.

 

Play the song you sang long ago
And wherever the storm may blow
You will find the key to my heart
We’ll never be apart”

 

“Calate l’ancora!”

Jones lo urlò con quanto fiato aveva in corpo, cercando di sovrastare il vento per farsi sentire dalla sua ciurma. La bussola che gli aveva dato Eride lo aveva portato in quello che, marinai prima di lui, avevano chiamato Mar Mediterraneo, più precisamente in Grecia. Spostò lo sguardo da una parte all’altra dell’orizzonte, non riuscendo a vedere altro che piccole isole o scogli, e si chiese come fosse possibile che la mitica e leggendaria Atlantide si trovasse proprio sotto la sua nave. Guardò di nuovo la bussola. Non si stava sbagliando. Indicava proprio quel posto e non poté fare a meno di guardare il mare, cercando di scorgervi qualcosa.

La boccetta blu è per respirare sott’acqua quando arriverete ad Atlantide. Fai bagnare le labbra dei tuoi uomini con questa e sarete in grado di inabissarvi con la nave.

“Ciurma! Qui davanti a me!”

Li vide avvicinarsi a lui, prendendo la boccetta e facendola passare fra i suoi marinai, intimandoli di bagnarsi solo le labbra. Fu quando l’ultimo dei suoi uomini si bagnò le labbra che qualcosa cambiò. Dapprima fu un leggero scricchiolio, per poi diventare un boato; sotto la nave si aprì una voragine. Le urla dei marinai vennero coperte dal rumore del mare, dalla caduta e dalle acque che si chiusero, non lasciando traccia.

Siamo morti.

Fu questo il pensiero comune che varcò le menti dei marinai che rimasero meravigliati quando aprirono gli occhi e si trovarono a navigare dentro il mare.

“Capitano… siamo dentro il mare. Che stregoneria è mai questa?”

“Zitto! Ascoltate tutti! Qui sotto c’è un tesoro di valore inestimabile che non può essere lasciato incustodito nelle profondità marine. Io dico di prendercelo e portarcelo via.”

Il suo tono fu convincente, tanto da portare i suoi uomini a urlare concordi, facendo scappare i pesci.

“E adesso, a tutta dritta.”

Diede indicazioni, mentre i suoi uomini si apprestavano a far muovere la nave, incoraggiati dalla prospettiva di un tesoro di valore inestimabile.

Calypso…

 

“Calypso.”

La diretta interessata aprì gli occhi, notando Poseidone davanti a lei. In mano teneva il suo tridente dal quale non si separava mai, sguardo severo, e appena dietro di lui una sirena con un vestito fra le braccia. Un vestito con tutte le sfumature del mare, il suo abito nuziale.

“È ora, indossalo e vieni nella grande sala. Quindici minuti, non uno in più e non uno in meno.”

Si voltò e se ne andò, lasciandola con la sirena che, con sguardo inespressivo, la osservava, porgendole il vestito.

“Vattene, lasciami sola. So vestirmi senza il tuo aiuto.”

In malo modo prese il vestito, strattonandolo e facendolo finire per terra. Non le importava se si fosse rovinato, sgualcito o scucito. Non le importava assolutamente nulla di quel matrimonio ma che Jones arrivasse in tempo. Fu in quel momento che si chiese se ce l’avrebbe mai fatta ad arrivare, se avrebbe trovato la strada e soprattutto come. Non era stata in grado di aiutarlo, di dargli qualche indicazione, venendo prelevata e sequestrata.

Ci sarà riuscito. Deve avercela fatta.

Sentì il rumore della porta che si chiudeva e tornò ad osservare l’enorme finestra che dava sul vasto mare, fino a quando non notò qualcosa di strano. C’era qualcosa che non riusciva a distinguere venire verso di lei, fino a quando non capì di cosa si trattasse: una nave.

Davy…

Sentì il cuore batterle veloce nel petto, sentendosi euforica. Non si era mai resa conto dell’effetto che le faceva Jones fino a quel momento. Vide un uomo lasciare la nave e nuotare verso di lei, con qualcosa sotto il braccio.

Aprì la finestra, alzando il braccio e creando una corrente fino a Jones, facendolo finire dritto dentro la sua stanza.

“Davy…”

Le parole le morirono in gola quando notò il suo sguardo di fuoco. Lo conosceva bene quello sguardo, era lo stesso che gli vedeva quando doveva affrontare un nemico. Ma lei non era sua nemica, era la sua amante. O no?

“E così ti sei servita di me per prenderti il libro e liberare tuo padre. Non è forse così, Calypso?”

La diretta interessata strinse leggermente le labbra, serrandole e assottigliando gli occhi. Lei, lei che voleva gettarsi dalla contentezza fra le sue braccia, si ritrovò davanti un uomo pieno di astio e rancore e si chiese che fine avesse fatto il suo Davy.

“Devo dedurre che Eris ti abbia raccontato qualche malignità su di me. Lo sai che dea è?”

“Zitta, mi ha fatto vedere quanto bastava. Il ciondolo che porti te lo ha regalato lui, vero? E dimmi, ti piaceva come ti toccava? Ti piaceva come ti baciava?”

Le aveva buttate fuori, quelle parole, piene di veleno, rimorso e dolore. Sentiva un dolore sordo nel petto da due settimane, da quando aveva visto la sua donna fra le braccia di un altro che non era lui. Aveva pensato che sarebbe uscito pazzo, fuori di senno dalla gelosia, e solo il pensiero di rivederla, di vendicarsi, aveva fatto sì che continuasse la sua ricerca, cercando di arrivare in tempo.

“Non è come credi. Pensi che sia stato tutto vero? Fingevo! Lo sai che amo solo…”

Ma le parole le morirono in gola quando vide Jones prendere una boccetta rossa e berne il contenuto.

La boccetta rossa ti renderà in grado di poter leggere la maledizione da scagliare.

“Cosa stai facendo?”

Guardinga, si avvicinò al suo ormai ex-amante, una mano protesa in avanti.

“Dammi il libro.”

Ma Jones lo aprì e la guardò con uno sguardo di dolore, uno sguardo folle.

“Adesso imparerai cosa vuol dire prendersi gioco di un pirata!”

“Davy!”

Fu come se la scena si svolgesse al rallentatore, con Davy che recitava le parole con la quale scagliare la maledizione, mentre Calypso ne recitava una a sua volta.

Io ti maledico! Da ora in avanti camminerai senza meta sulla terra come un essere umano, incapace di prendere le tue sembianze marine, incapace di toccare il tuo elemento. E potrai tornare alla tua forma originaria solo quando l’altra persona ti avrà perdonata e sarà tornata ad amarti di nuovo.

Io ti maledico! Da ora in avanti navigherai senza meta, tu e la tua ciurma, nelle acque del mare come esseri a metà, metà pesci e metà uomini, incapace di prendere le tue sembianze umane, incapace di toccare il tuo elemento. E potrai tornare alla tua forma originale solo quando l’altra persona ti avrà perdonato e sarà tornata ad amarti di nuovo.

Ci fu un boato, seguito subito dopo da un’esplosione, mentre il fumo li celava l’uno alla vista dell’altra. Si sentirono rumori e voci che urlavano, ma quando arrivarono dentro la stanza la ciurma e Poseidone notarono solamente i resti di un libro carbonizzato e una stanza distrutta. Nessuno vide mai Calypso e Davy, e a nulla valsero le ricerche. Era come se si fossero volatilizzati.

 

Wild and strong you can’t be contained
Never bound nor ever chained
Wounds you caused will never mend
And you will never end”

 

La leggenda narra di una nave fantasma che si nasconde sotto le acque del mare, pronta ad attaccare le imbarcazioni quando meno se lo aspettano. La ciurma di quella nave era formata da esseri mostruosi, metà pesci e metà uomini. Si dice che la maggior parte di loro abbia perso l’uso della parola, ma non il capitano, l’essere più mostruoso di tutti: corpo d’uomo, testa di polipo e una mano con una chela di granchio. Molti sostenevano che dentro i suoi occhi si potesse vedere il mare, altri che era solo un gioco di luci con il ciondolo che portava al collo: una pietra azzurra. A ognuno di loro poneva sempre la stessa domanda: “Dov’è lei?”

Nessuno mai sapeva cosa rispondere, perché non sapeva a chi si stesse riferendo, e moriva agonizzante per mano sua.

E di una donna, che vagava senza meta in ogni terra conosciuta e sconosciuta, cercando qualcosa che aveva perso. La gente che si imbatteva in lei la vedeva sporca di terra, con denti gialli e unghie rotte e sanguinanti. Al collo portava ossa di animale e recitava strane formule. La gente scappava impaurita, pensando stesse scagliando qualche maledizione, incuranti della frase che urlava: “Dov’è lui?”

Nessuno si fermava ad osservare meglio l’oggetto che teneva sempre in mano: una bussola.

Di tutta questa leggenda, però, tutti concordano su una cosa: i due amanti, nonostante sia passato moltissimo tempo e nonostante siano cresciuti, continuano ad amarsi e odiarsi, come se il tempo non fosse mai passato. Due persone a vagare senza meta senza mai trovarsi.

 

Cruel and cold like winds on the sea
will you ever return to me
Hear my voice sing with the tide
Our love will never die”

   
 
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