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Autore: Elisa_Pintusiana_Snape    09/02/2018    0 recensioni
Le storie di cui vado a raccontare sono quelle di persone comuni che, come tutti, hanno vissuto e affrontato la vita con i suoi drammi e le sue gioie. Persone con storie diverse , che condividono gomito a gomito le loro esistenze.
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

La relazione di Marco e James era iniziata da poco, si godevano ancora i primi momenti dolci come coppietta, scoprendosi sempre di più e rendendosi conto che le braccia dell’ altro erano il posto più bello di sempre. Marco stava continuando i suoi studi alla grande con degli ottimi voti, dedicando anima e corpo e quegli spessi tomi universitari deciso a diventare professore. La relazione di Marco e James non era ufficiale, ma in famiglia tutti lo sapevano e il padre non l’ aveva digerita benissimo. Marco era il figlio alternativo, diverso, sembrava non aver niente a che fare con suo padre e questo il conte non lo apprezzava particolarmente.

Un pomeriggio, verso la fine di novembre, Marco sentì suo padre urlare al telefono e accorse in salotto, “Vattene” sibilò suo padre scolandosi un bicchiere di liquore tutto d’ un fiato. Marco tornò in camera e poco suo fratello entrò sedendosi sul letto “Mi fa paura” sussurrò Andrea abbassando lo sguardo “Chi è stato? Ruggeri?” domandò Marco scribacchiando qualcosa sul suo quaderno “Credo sia Pellicci, quello nuovo. Marco perché non mi degni di attenzioni?!” Marco allora si girò e notò il terrore negli occhi del fratello: loro padre arrabbiato non era affatto uno scherzo, così Marco si sedette vicino a suo fratello abbracciandolo “Ho più paura di te” –disse Marco –“Almeno a te non rinfaccia di essere gay”. I due rimasero così per un po’ fin quando Andrea non uscì lasciando studiare il fratello. Il padre entrò in camera di Marco dopo una ventina di minuti, una mano ferita avvolta in un fazzoletto di stoffa macchiato di sangue e nell’ altra mano una bottiglia ormai vuota “Papà.. Come stai? Ti sei fatto male?” il conte  scosse la testa “Questo?” domandò alzando la mano ferita “Questo non è niente”, bevve un sorso dalla bottiglia e Marco gli domandò se a lavoro fosse tutto ok, la Borsa era un ambiente infido: un giorno potevi essere ricco come un dio e il giorno dopo fare la fame sommerso dai debiti. Si fidavano tutti quanti delle abilità del signor conte, era un uomo intelligente, coscienzioso ed estremamente bravo nel suo lavoro, ma molto stressato.

“Non preoccuparti” –rispose il conte –“Potrai ancora vivere a mie spese per molti anni, nessun danno grave” Marco abbassò lo sguardo ferito “Io.. Sto studiando per.. Cercare un lavoro mio, lo sai” suo padre rise, una di quelle risate di scherno pungenti come mille aghi “E così è questa la tua idea? Fare il professore?” –ed evidenziò la parola professore con un tono di voce sarcastico e volgare –“Davvero è questo quello che vuoi?” Marco deglutì “Sì”.
Pietro guardò il soffitto e poi scosse la testa “Cielo..” –sussurrò –“Il professore.. Vuoi davvero insegnare a degli stupidi ragazzini cose che non useranno mai?! E per cosa?! Per uno stipendio da fame. Il conte ormai stava urlando, prendendosi gioco del figlio “Voglio insegnare.. Letteratura” “Ah!” –esclamò il conte –“Letteratura! E come pensi che la useranno la tua stupida letteratura?” Marco abbassò lo sguardo e sentì una lacrima scendere sul suo viso, strinse i pugni “Sai” –disse suo padre –“Se vuoi continuare con questo tenore di vita puoi sempre affidarti a Morrison, come la puttana che sei” Marco sentì un colpo al cuore, sapeva che suo padre era ubriaco, arrabbiato, stressato e che odiava la sua omosessualità, ma queste parole lo ferirono in un modo che non seppe spiegarsi. “Goditela finché dura, un giorno potrebbe stancarsi di te” .

Marco, per quanto cercasse di frenarle, sentì le lacrime scendere copiosamente. James era un uomo affascinante, ricco e aveva avuto tantissimi amanti, sia donne che uomini, tutti degni di nota, con posizioni importanti. Cosa poteva offrirgli un ragazzino appena ventenne? “Lui.. Lui mi ama” disse Marco fra i singhiozzi più a se stesso che a suo padre “Me lo ha detto, mi ama!”. Suo padre lo afferrò per le spalle “Ti sognavo come me.. E invece.. Vuoi fare il prof di lettere.. E sei gay.. Perché sei così diverso?” Marco lo guardò dritto negli occhi anche se ormai i suoi erano colmi di lacrime “Non lo so perché, sono solo così… Prova ad.. Ad amarmi per ciò che sono”.

 Suo padre lo guardò sprezzante e gettò a terra uno dei suoi libri “Sei sprecato Marco, avresti potuto essere tutt’ altro. Avevo grandi ambizioni per te quando eri piccolo” e se ne andò trascinandosi alla porta e lasciando suo figlio a piangere disperato in camera sua.
Fu Alberto, il maggiordomo, ad entrare per primo in camera di Marco, preoccupatissimo nel sentirlo piangere così. Lo invitò a stendersi sul letto mentre chiamava la persona di cui probabilmente aveva più bisogno Marco in quel momento: James.

L’ uomo, appena saputo che il suo ragazzo stava male, si precipitò presso la villa più velocemente che poté e in pochi minuti stava già salendo le scale. Arrivato in camera trovò Marco steso sul letto in lacrime, rannicchiato come un bambino piccolo che nasconde il viso, come se si stesse proteggendo e Alberto accanto a lui che gli accarezzava la schiena cercando di rassicurarlo. Appena vide James si alzò con molta deferenza e una malcelata preoccupazione “Grazie Alberto” –disse James dando una pacca sulla spalla all’ uomo –“Adesso ci penso io”. Si sedette al fianco del ragazzo “Va tutto bene, ci sono io adesso” Marco continuava a singhiozzare “Vuoi dirmi cosa è successo?” “Mio..Padre..” James scosse la testa, se lo aspettava, ma non credeva che avrebbe ridotto Marco fino a questo punto “Adesso prova a calmarti, okay? Non hai assolutamente niente da temere, ci sono qua io”.

Quando si rese conto che Marco si era un po’ calmato, il respiro era regolare e sembrava in procinto di addormentarsi, decide di andare a parlare con l’ uomo. Non si aspettava di trovarlo così in fretta in quella grande casa, ma lo vide in una stanza, la porta socchiusa. Entrò e vide che era steso su un divanetto, la bottiglia ormai vuota a terra, le mani sul volto e James pensò che era patetico. Aveva insultato suo figlio, lo aveva denigrato e fatto piangere solo perché non si era trasformato nella sua copia in miniatura e, oltre a tutto questo, era un uomo di mezza età ubriaco. “Marco non può più vivere qui” esordì James e l’ uomo poco dopo si voltò nella sua direzione, i capelli ormai del tutto bianchi scompigliati, gli occhi arrossati e un’ espressione indecifrabile sul viso, un miscuglio di pietà e rancore. “Hai ragione, portalo via.. Gli sto solo facendo del male”, James rimase sorpreso da quelle parole e notò con suo grande stupore che l’ uomo sembrava veramente pentito. Aldilà della retorica, di qualsiasi discorso si possa fare sulla coerenza, sull’ amore, sull’ ipocrisia, aldilà di tutto anche quell’ uomo soffriva. James avrebbe voluto capire, ma adesso doveva occuparsi di Marco, suo unico pensiero.


La verità è che tutti noi coviamo nel nostro più profondo essere segreti, sofferenze che sono solo nostri. Insicurezze, tormenti, paure, dolori, ricordi. Tutti soffriamo, tutti nascondiamo qualcosa che non è dato sapere agli altri, che riguarda una parte che non mostriamo mai a nessuno, che non mostriamo mai a noi stessi. Non ci prendiamo mai due minuti per guardarci allo specchio se non per sistemarci i capelli prima di uscire. Non sappiamo più chi siamo perché questi dolori li nascondiamo, come cicatrici imbarazzanti che vanno nascoste alla luce, per proteggerci, per non mostrarle a chi non capirebbe. Basterebbe spogliarsi, ogni tanto, delle nostre corazze e guardare dentro, perché dentro siamo pieni di cose che necessitano di essere ascoltate: fanno rumore contro le pareti del cuore e scalciano, gridano, si arrabbiano. Dobbiamo essere ascoltati con tutti i nostri dolori. Tutti i personaggi del mio racconto hanno una storia più o meno facile, fatta di scelte, di dolore, di amore, di piccole certezze  e ancora di sorrisi, sguardi, pianti. I protagonisti, anche quelli che non sono ancora comparsi hanno una storia da raccontare che è solo loro e, anche se sembra un film già visto, questa è la loro storia.

  
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