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Autore: Eleonora_Vasile    10/02/2018    3 recensioni
Castiel ancora non sa che Dean Winchester, l'affascinante peccatore che il giovane ha il compito di strappare dalla perdizione, stravolgerà la sua esistenza e tutto ciò in cui ha fermamente creduto da quando è venuto al mondo. Cercando un ultimo appiglio a cui aggrapparsi, un senso alla sua missione, troverà Dean.
Dean è perso : la sua famiglia gli è stata strappata via con la forza e si trova intrappolato in una comunità di psicopatici religiosi, o almeno così li ritiene lui. Eppure una luce nel buio c'è. E' un ragazzo dagli occhi blu, appartenente a un mondo completamente diverso dal suo.
Nonostante le loro idee siano così differenti, a tratti addirittura contrastanti, ognuno imparerà a conoscere se stesso attraverso gli occhi dell'altro.
Attenzione: i personaggi esprimono opinioni, sebbene opposte , particolarmente controverse sulla religione e ci tengo a precisare che non rispecchiano per forza le mie idee e che non intendo offendere in nessun modo la sensibilità dei lettori. Ovviamente nulla di blasfemo o, a mio avviso, poco rispettoso è contenuto nella storia e sicuramente nulla che non si potrebbe trovare tranquillamente anche nella serie originale. Ogni critica è più che ben accetta. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Castiel fa scorrere lo sguardo verso il ragazzino che padre Zachariah quasi trascina nella stanza. I lineamenti morbidi del viso accompagnano armoniosamente gli occhi verde speranza e la stretta curva delle labbra, rivolta verso il basso. La pelle chiarissima e tirata e l’aria sofferente uccidono la bellezza che altrimenti avrebbe regnato sovrana su quel volto, invece di cadergli addosso come quella di un angelo caduto, o di un anima perduta nella fossa più nera dell’inferno. E quella creatura magnifica è lì, e lo guarda, e ogni secondo gli trasmette paura e malinconia e odio. E’ chiaramente venuto contro la sua volontà.
Lì, davanti a quel ragazzo di appena qualche anno più grande di lui, l’angelo custode che deve strapparlo dalla perdizione e vedere nei suoi occhi un briciolo di grazia. Castiel ci prova, ma quelle iridi sono troppo profonde per essere esplorate.
- Lasciaci soli. – ordina. Il ragazzo dagli occhi smeraldi ride.
- Così tu saresti il famoso angioletto che dovrebbe riportarmi sulla retta via con qualche bella canzoncina su Gesù? – Castiel non sorride neanche. Si avvicina al ragazzo fino a percepire il suo veloce respiro sulla bocca e inclina di lato la testa, piegando leggermente le labbra.
- Perché, Dean Winchester? Non pensi di meritare di essere salvato?Dean non risponde, si limita a fissarlo con aria di sfida, senza abbassare lo sguardo altezzoso.
 
Dean si sistema nella camera dove lo hanno portato praticamente a forza. Sbarre alle finestre, branda nel centro alla stanza, porta chiusa a chiave. Non esattamente un hotel a cinque stelle. La stanza è monocromatica, tutta grigia, e l’apertura dà su un cortile interno, dove preti della comunità e monaci in visita passeggiano tranquillamente. Viene pervaso per un attimo da un senso di claustrofobia e di paura. Paura, cazzo… non la provava da un pezzo, almeno da quando viveva con suo padre. Si era dimenticato di quella sensazione, di come porta freddo e stringe lo stomaco, mozza il fiato e toglie la capacità di pensare. Dean si obbliga a respirare e mantenere la calma. Fa un mezzo giro su se stesso, abbandona la borsa per terra con un tonfo e tira fuori un coltellino dalla tasca del giubbotto di pelle che indossa. Comincia a lavorare velocemente attorno alla serratura quando la porta, dopo il rumore di un giro di chiavi, si apre da sola davanti al ragazzo di quella mattina.
- Che stai facendo? – domanda, impassibile. Nonostante il tono interrogativo non sembra minimamente sorpreso di trovarlo per terra, con un coltellino in una mano e un pezzo della maniglia nell’altra. Come se Dean appartenesse ad un altro mondo. In un certo senso, pensa il ragazzo dagli occhi verdi, è così.
- Oh, niente. Cercavo l’uscita.
- Questo l’ho notato. – il ragazzo sconosciuto stringe le labbra, sprezzante. “Quindi siamo anche sarcastici? Bene.” Dean scruta il tipo. Deve avere la sua età o non molti anni in più di lui, gliene dà al massimo venti, forse compromesso da quegli occhi e da quel viso da bambino che non si addicono alla mandibola ruvida e ben definita. Gli occhi color del cielo risaltano sotto il ciuffo corvino che ricade da un lato e fuori dal contesto Dean avrebbe apprezzato la bellezza del ragazzo. No, forse non il ciuffo laccato.
- Il mio nome è Castiel, comunque. Sono qui perché temo di non essermi presentato prima, non vedevo l’ora di cominciare la lezione…– si giustifica il giovane, tirando all’indietro la porta e accertandosi, con soddisfazione, che si chiude perfettamente anche senza il pezzo mancante che tiene in mano l’altro.
- Già, nemmeno io, guarda. – borbotta Dean, che dopo il terzo canto aveva seriamente preso in considerazione di usare il coltellino per tagliarsi le vene.
- Oh, ma io lo so il tuo nome. Sei Dean Winchester. Mi avevano avvisato del tuo arrivo.– Castiel evidentemente non coglie la provocazione. Un’ombra gli passa sul viso. – Perché ti tengono sotto chiave?
- Ah, se non lo sai tu. Io ignoro anche dove mi trovo, o perché . – La seconda affermazione non è esattamente vera, ma Dean non vuole sbilanciarsi.
- Dubito. E sono sicuro che padre Zachariah ha un buon motivo, come sempre, per quanto riconosca che sia un’accoglienza piuttosto fredda. – dichiara Castiel. E se Dean lo prendesse a pugni? Quei figli di puttana gli fanno tutti prudere le mani.
- Non è neanche carino quando i preti cominciano a rapire i ragazzi dalle proprie case senza ragione, no? – Castiel lo guarda ancora in silenzio, studiandolo.
- Guarda che noi della comunità non rapiamo nessuno… se sei in questo luogo, così , ripeto, c’è una ragione. I tuoi tutori ti hanno legalmente affidato a noi. – Dean apre la bocca per rispondere, ma non sa contro chi o cosa discutere. Certo, chi altro poteva esserci dietro a tutto questo? Solo lui. Si limita perciò a guardare male Castiel, che ovviamente non fa una piega.
- E questa comunità ce l’ha un nome?
- Siamo la comunità battista di San Romans. Il nostro è un centro d’accoglienza per ragazzi e famiglie.
- Quindi non siete… - Dean lo guarda. Sa chi lo ha mandato là e sa il perché. Ma forse Castiel e quegli altri psicopatici no. Quella è una comunità, non un campo di cura, si dice. Non è in pericolo, anche se non deve abbassare la guardia.
- Noi ci vedremo tutte le mattine dalle sette alle dieci, prima della messa. – continua Castiel. - A mezzogiorno si mangia e nel pomeriggio potrai seguire alcune attività. Senti – Cambia tono per attirare la sua attenzione e parla più velocemente. – forse sei ancora un po’ disorientato, ma ti piacerà qui, davvero. E’ un po’ come una grande famiglia. Sono così eccitato per domani! – gli sorride per la prima volta.
- Okay… se lo dici tu. – Dean mantiene una faccia contrita.
- Però dovrei prendere il coltellino. Padre Zachariah è particolarmente severo riguardo certe cose, passeresti un sacco di guai. – gli confida. Dean sbuffa e glielo consegna. Avrebbe trovato un altro modo per scappare, di sicuro. Castiel esce dalla stanza, richiudendo la porta, e Dean si siede sul letto e fissa la borsa che contiene giusto i pochi vestiti che gli avevano lasciato prendere prima di portarlo via. No, non c’è bisogno di svuotarla, tanto uscirà presto. La caccia con un calcio sotto il letto e si passa nervosamente entrambe le mani sulla fronte. Non deve lasciarsi prendere dal panico solo perché si trova in un posto sconosciuto. Non deve perdere la testa, altrimenti non riuscirà a rimanere lucido e a cogliere la prima possibilità di scappare da quel luogo. Eppure, oltre al panico, unav sorta di stretta d’ansia e rabbia cominciano a serrargli la gola e lo stomaco. 
   
 
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