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Autore: Emmastory    10/02/2018    4 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod

 
Capitolo LX
 
L'ultima lotta nel regno
       
Dopo l'autunno, era arrivato l'inverno. Vivevamo ancora tutti nel castello della cara Lady Fatima, Leader di tutto rispetto e da poco madre di un bambino, ancora perdutamente innamorata di Rachel, sua fidanzata e bene più prezioso. Per quanto ne sapevo, fra tutte le serve della donna Morgan era stata l'unica a non sopravvivere, fallendo nello scampare alla morte nelle buie segrete, incatenata a un muro e costretta a dormire su un cumulo di paglia sporca e puzzolente. Dopo quello che aveva cercato di fare, quello non era che il minimo per una sporca vipera come lei, secondo Rachel punita a dovere e con magnanimità insieme. Conoscendo infatti la sua fidanzata meglio di sè stessa, sapeva bene che avrebbe benissimo potuto fare di peggio, e ora che era morta, entrambe erano finalmente felici. Nessuna delle infime serve osava mai disturbarle, specialmente se erano concentrate sulla cura del loro bambino. Ad essere sincera, ero davvero onorata di fare occasionalmente da tata al loro piccolo. Era un lavoro, certo, ma non mi pesava. Il mio amore per Stefan mi aveva già resa madre di tre figli, e quando l'avanzare dell'età mi aveva impedito di averne un quarto, avevo letteralmente colto quell'occasione al volo. Inizialmente, avevo la folle paura di far del male al loro piccolo angelo, proprio come Rachel subito dopo la sua nascita, ma grazie al cielo l'istinto materno ha subito iniziato a parlarmi, e in pochissimo tempo ho avuto modo d'imparare tutte le abitudini delle neonamme. In altri termini, sapevo tutto di quel bambino, inclusa l'unica nenia infantile capace di farlo addormentare. Seduta nella loro stanza da letto, passavo ore accanto alla sua culla, preoccupandomi a morte e controllando perfino che respirasse. Lentamente, il tempo passava, e quando finalmente il piccolo si addormentava, restavo con lui per alcuni minuti, a rileggere il mio diario e aggiungere nuove pagine di appunti, sicura che se ben conservate, sarebbero sopravvissute all'andar del tempo. Ora come ora, sono chiusa nella mia stanza, e mentre Stefan mi sta vicino, non riesco ad alzarmi. Anche se da poco, la mia ansia non è più un problema, ma la paura resta. È strano a dirsi, forse anche esagerato, ma è come se fossi improvvisamente tornata bambina, e avessi di nuovo paura del buio. Mi vergogno ad ammetterlo in quanto adulta, eppure è davvero così. Grazie al cielo, Stefan mi supporta come sempre, e ogni notte, riesco ad addormentarmi solo abbracciandolo o tenendogli la mano. Stiamo insieme da circa vent'anni, e sin da quando il nostro rapporto ha avuto inizio, lui è sempre stato la mia roccia, l'unico uomo che abbia mai amato e del quale mi sia mai potuta fidare. Con estrema lentezza, i giorni continuano a passare, e ormai da qualche notte non sento che il latrare di alcune povere bestie provate dalla fame e dal freddo, così come le grida delle genti ormai convinte di non poter più salvarsi e fuggire. In altri termini, i Ladri stanno tornando, e ora non ci resta che combattere. Per pura fortuna, mesi e mesi di allenamenti e finte battaglie ci hanno preparato a dovere all'eventualità di una vera, e come sempre siamo pronti a combattere. La guerra che sembra averci dato tregua per lungo tempo ora sta ricominciando, e ancora al sicuro nella mia stanza, non voglio alzarmi. Nonostante questo, so bene di non poter continuare a nascondermi come un fastidioso topo nelle crepe delle mura cittadine, e questa è la precisa ragione per cui ho finalmente deciso di dare retta a Stefan e prepararmi all'inevitabile. È mattina, e con il sole al suo posto nel cielo tristemente coperto di nuvole e un vento freddo che spira ferendoci gli occhi ed entrandoci nelle ossa, lo guardo allacciarsi il fodero della spada dietro la schiena e prendere in mano lo scudo. Felice e innamorata come sempre, non posso non avvicinarmi, e notandomi, mi sorprende con un bacio. Prendendogli le mani, lo lascio fare, e non appena il nostro bacio ha fine, muovo qualche passo verso il letto. La mia fida daga è da sempre nascosta sotto il cuscino, e afferrandola, saggio la consistenza della lama con le dita. Fortunatamente è ancora affilata, e nonostante la violenza non sia mai stata il mio forte, stavolta sento davvero di dover agire. Quello fra Aveiron e i Ladri è un conflitto che va avanti da anni, che ha messo in ginocchio il regno intero, e ora che ci hanno raggiunti, sicuri di riuscire ad ottenere ciò che vogliono e soddisfare la loro sete di potere e ricchezza, una cosa è certa. Stavolta combatteremo davvero fino allo stremo delle forze, senza dar loro il tempo di contrattaccare. Così, lente e inesorabili, le lancette del tempo continuano a muoversi, e in totale sicurezza, lasciamo il castello, pronti. Non sono sola, e ad essere sincera, sono felice. Felice di poter contare sui miei figli. Proprio come  me e Stefan, si allenano da anni, e in questo preciso momento, tutto è calmo. Troppo calmo. Quei mostri continuano a nascondersi, seguendo la loro precisa strategia, ovvero cogliere di sorpresa l'avversario e sfiancarlo fisicamente, per poi agire e mettere fine alle sue sofferenze. Finora abbiamo sempre vinto, e incrociando le dita, spero davvero che la fortuna ci sorrida ancora. Insieme, camminiamo compatti come un plotone di veri soldati, e sentendomi di nuovo divorata dall'ansia, non faccio altro che guardarmi intorno, facendo saettare lo sguardo in tutte le direzioni alla ricerca dei loro volti incappucciati, ma niente. Il nulla più totale. Fa freddo, e provata, mi muovo appena, ma stringendo i denti, mi impongo di farcela. Così, passano i minuti e poi le ore, e con l'arrivo del pomeriggio, la battaglia ha inizio. Improvvisamente, non siamo più soli, inghiottiti da una folla di persone spaventate, con l'unico desiderio di fuggire dal regno e aver salva la vita. Con la mia daga saldamente in mano, corro sempre verso i miei nemici, puntandoli come bersagli e attaccando freddamente. Come in ogni altro scontro, Stefan e i miei figli mi imitano, sicuri di sè stessi. Lottano per rendere orgogliosa la loro stessa madre, e guardandoli mettere in atto le conoscenze da guerrieri, non posso che sorridere nei pochi momenti di calma che ci vengono concessi. Intanto, i secondi scorrono, le ferite si aprono, e il sangue cola. Per pura fortuna, sono ancora illesa, ma sento che è solo questione di tempo prima che io metta un piede in fallo e cada, com'è peraltro già successo infinite volte, letteralmente o meno. Al fianco del mio Stefan, do il meglio di me, e sentendomi sempre più stanca, sono costretta a rallentare. Tremando come una bestiola impaurita, cerco di calmare il battito del mio cuore impazzito, ma disgraziatamente, e appena un attimo dopo, sento bimbi piangere. Allarmata, mi volto subito in direzione di quel suono straziante, e il tempo si ferma. Non riesco a credere ai miei occhi, eppure so che la vista non m'inganna. Ilmion e Alisia hanno deciso di unirsi alla lotta, e i miei tre nipotini, spaventati a morte, piangono urlando a pieni polmoni. Paralizzata dal terrore, non ho modo di muovermi, e per quanto ci provi, la stanchezza unita alla paura non depone certo a mio favore. Stringendo i denti, mi faccio coraggio, e correndo, raggiungo subito il mostro che pare averli scelti come vittime. Come i suoi disgustosi simili, ha il volto coperto, e non so davvero chi sia, ma poco importa. L'ho imparato a mie spese anni fa, ma durante un combattimento, il contatto visivo deve durare pochissimo, così che si possa restare concentrati sulle proprie mosse. Così, sostituendo alla paura una furia cieca, riesco a ferire quel manigoldo a un braccio, ma non basta. Più grosso e forte di me, mi reputa una pulce al suo confronto, e sorridendo sinistramente, si prepara a difendersi. Ancora una volta, la stanchezza mi tradisce, e inciampando in una stupida roccia, cado. L'impatto con il duro e inospitale terreno è tutt'altro che morbido, e chiudendo gli occhi, mi sento venir meno. Ora come ora, non vedo nulla, e le mille voci e i colpi scambiati nella battaglia mi giungono ovattati. Sono a terra, non ho modo di rialzarmi, e lasciandomi completamente. mi convinco che per me sia realmente finita. Di lì a poco, però, una nuova speranza. Qualcuno deve avermi sentita, e a modo suo, mi chiama per nome. Chance. Lo stesso cane che ricordavo di aver adottato nei suoi tempi da cucciolo, ora intento a correre ed abbaiare per tentare di mettere in fuga i Ladri. È vecchio e stanco, e forse non ci riuscirà, ma provando a rialzarmi, sorrido, avendo riposto in lui da anni la mia completa fiducia. Volendo solo aiutarmi, Stefan mi raggiunge subito, e senza abbassare la guardia, si libera con maestria dell'ennesimo verme intenzionato a colpirmi. Ha le mani sporche di sangue non suo, e lo stesso vale per le mie e il mio vestito, ma abituati, ormai non ci badiamo. Per un singolo secondo, gli stringo la mano, poi la mia attenzione torna sui piccoli. Voltandomi verso di loro, noto con piacere che i loro genitori stanno facendo quanto in loro potere per proteggerli, e lo stesso vale per Chance, ora impegnato a battersi al fianco di Aaron e Ava, suoi nuovi prediletti appena dopo Isaac, ancora malato ma deciso ad andare avanti. "Per Rose." Aveva detto più di una volta, rendendo la sua allora viva madre orgogliosa come non mai. Finalmente in piedi, ho deciso di non allontanarmi dal mio gruppo, e improvvisamente, mentre il silenzio minaccia di rendermi sorda, un altro suono mi distrae. Acuto e pietoso, al mio udito vagamente simile ad un pianto. Non potendo sopportare oltre, mi avvicino subito, scoprendo con orrore due facce della stessa e aurea medaglia. Rintanati in un angolo della piazza principale, i miei nipotini sono salvi, ma lo stesso non vale per l'eroe che li ha protetti. Sicuro di poter lasciare Aaron e Ava da soli, aveva semplicemente eseguito un ordine, sacrificandosi come pochi. Non lo credevo possibile nè vero, eppure era così. Chance se n'era andato. Ad occhi chiusi e con una ferita al fianco, giaceva immobile sul terreno, e il suo dorato cuore aveva ormai smesso di battere. A quella vista, quasi piansi, ma lottando per ricacciare indietro le lacrime, mi inginocchiai al suo fianco, pregando mutamente di essermi sbagliata. Piccola e innocente, mia nipote Erin mi si avvicinò, e così fecero Lienard e Cecilia, con le lacrime agli occhi proprio come me. Convinta che dormisse, una di loro lo chiamò per nome, ma questo non rispose, nemmeno con uno dei suoi soliti mugolii. Niente, da parte sua neanche il minimo rantolo. Così, dando per un attimo le spalle al suo cadavere, scoppiai a piangere sperando che i piccoli non mi vedessero, e rialzandomi da terra, scoprii attorno a me un cupo silenzio. Era finita. Era davvero finita. Un'insulsa guerra che mai aveva risparmiato nessuno aveva finalmente conosciuto la parola fine, e per strada ormai non c'era più nessuno. Solo noi, ovvero io e il mio intero gruppo di soldati, che ora piangeva silenziosamente la caduta di un membro tanto coraggioso quanto valido. Molti direbbero che era soltanto un cane, una vecchia palla di pelo senza alcun valore, ma non noi. Può sembrare strano, ma per noi il caro Chance era e sarà sempre un eroe, sacrificatosi con fierezza per la vita di tre anime innocenti, straziate dalla sua vista su quel duro selciato macchiato del suo sangue. Tristissima, mi avvicinai per l'ultima volta, e pur sapendo che non avrebbe certamente potuto sentirmi, gli sussurrai all'orecchio due sole parole. "Bravo, Chance." Un complimento che avevo ripetuto innumerevoli volte quando era in vita, avendo poi la gioia e la fortuna di vederlo scodinzolare. Sfortunatamente, ora non era nè sarebbe più stato in grado di farlo, e poco prima di lasciare definitivamente la piazza, teatro del nostro ultimo e cruento scontro con quei vili vermi senza cuore nè scrupoli, usai la daga al solo scopo di tagliare un ciuffo del suo biondo pelo, che l'età aveva provveduto a scolorire e che non avrei mai dimenticato. Poi, nella speranza di tener viva la sua memoria, gli tolsi il collare e osservai la medaglietta, che riportava come ben ricordavo, il nostro nome di famiglia e l'indirizzo. Fra una lacrima e l'altra, lo misi al sicuro nella tasca della mia veste piena di polvere e macchie scarlatte, e  andando alla ricerca di conforto, mi strinsi al mio Stefan, per poi tornare a casa e conservare i miei ricordi nel mio diario, in forma scritta e fisicamente tangibile. Passarono mesi prima che mi abituassi alla sua morte e a tutto il dolore che la battaglia ci aveva causato, e dopo appena sei, dovetti farmi forza e sorridere mentre chinavo il capo di fronte a mia madre per la mia incoronazione. In quanto mio marito, a Stefan toccò la stessa sorte, e fu allora che stringendoci le mani, in piedi di fronte a tutta la bella e umile Aveiron, finalmente libera, ci baciammo, suggellando per l'ennesima volta una promessa d'amore che nessuno di noi due avrebbe mai osato rompere. Così, felice e sicura di aver operato per amor del bene, divenni regina, e come mio primo atto da regnante, scelsi di celebrare le nozze di mia figlia Terra, che accettò la proposta del suo Trace senza esitare. Poco tempo dopo, fu il turno di Rachel e Lady Fatima, felici dell'abrogazione di una legge tanto stupida quanto bigotta e finalmente libere di amarsi ed essere le splendide persone che erano sempre state, ovvero due donne sicure del proprio amore, ora mogli e madri di un bambino. Come ogni vittima di questa guerra, Chance non fu mai dimenticato, e sepolto dopo un rispettoso funerale nel giardino della nostra casa ad Ascantha, libero dalle sofferenze e dagli acciacchi della vecchiaia, e pronto a tornare a correre e giocare come aveva sempre fatto, percorrendo infinite volte quello che Erin, Cecilia e Lienard avevano sempre saputo chiamarsi "Ponte dell'Arcobaleno." Una metafora dolce e colorata per dei bambini come loro, che con l'andar del tempo li avrebbe convinti della sua felicità dopo la fine della sua esistenza. Sempre ad Ascantha, Lady Bianca ha sapientemente saputo occuparsi delle adozioni dei restanti cuccioli di Myra, ora rimasta sola con il piccolo Max. Dopo la sua adozione da parte nostra, erano rimasti in tre, e stando alle parole che affidò ad una lettera, avevano tutti trovato ognuno una casa piena d'amore. Silenziosa, sedevo non più nella mia semplice stanza ma sul mio vero trono, con l'uomo della mia vita al mio fianco e una sola certezza nel cuore. Insieme, noi e il nostro gruppo ne avevamo passate tante, forse perfino troppe, e rileggendo ancora una volta il mio diario ora completo, compresi che in un modo o nell'altro, eravamo tutti passati attraverso sette distinte fasi. Eravamo stati soli e dimenticati, avevamo svelato tutti i segreti del regno, fronteggiato oscure minacce in miriadi di cruente ma entusiasmanti battaglie, lottato strenuamente in una guerra continua fino a dividerci in vittime e complici, e poi, finalmente, visto la radiosa luce di un nuovo domani, dopo mille speranze e un'ultima battaglia che aveva coinvolto non solo noi ma l'intero e ora di nuovo fiorente regno.        
 
 
Un caloroso saluto a tutti i miei lettori. Così, con questo sessantesimo capitolo, a dir poco dolceamaro, si concludono le Cronache di Aveiron e le avventure della nostra cara Rain, ora finalmente felice di vedere come tutto sia in qualche modo tornato alla normalità. La guerra è finita, e Aveiron si rialza, fiorisce e prospera di nuovo. Ringrazio di cuore ogni persona che mi ha seguita in questo lungo viaggio protrattosi per circa un anno, e prima di andare, vi invito a fantasticare e a chiedervi cosa sarebbe accaduto se il destino avesse avuto piani diversi per tutti i nostri eroi, sperando che vi lasciate poi vincere dalla curiosità e leggiate quelli che solo in pochi conoscono come "Racconti perduti di Ascantha." Grazie ancora di tutto il vostro supporto, e alla prossima,
 
Emmastory :)
   
 
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