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Autore: Emmastory    10/02/2018    4 recensioni
Le Cronache di Aveiron si sono ormai concluse, ma cosa sarebbe successo se il destino avesse avuto piani completamente diversi per i nostri cari eroi, che senza saperlo si ritroveranno quindi a vivere situazioni e avventure tutte nuove? Scopritelo dando uno sguardo a quelli che ancora pochi conoscono come "Racconti perduti di Ascantha."
Attenzione: La seguente storia tiene solo parzialmente conto degli avvenimenti nella saga originale, e alcuni dei personaggi, quali Karon, Nola, Nora, Yuri e Millie non mi appartengono, essendo infatti proprietà dell'autrice "KaronMigarashi" che ha contribuito alla sua scrittura.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I racconti perduti di Ascantha
 
Prologo
 
La guerra continuava a infuriare appena fuori dalle mura di casa sua, e Rain era sola. Tutto attorno a lei era calmo, e a quanto sembrava, i Ladri avevano concesso a lei e alla sua intera famiglia una tregua. Silenziosa, si aggirava guardinga per le vie della città, stringendosi nella giacca che portava. Faceva freddo, e con l'inverno appena arrivato, la neve spesso minacciava di cadere e congelare con lentezza il sangue che scorrendo nelle vene della gente non fa altro che riscaldare i loro corpi, permettendo loro di sopravvivere nonostante il freddo. Camminava senza fermarsi, e fra un passo e l'altro, abbassava lo sguardo. Il gelo la rallentava nei movimenti, e perfino il suo respiro si condensava in piccole nuvolette. Andando alla ricerca di conforto, si guardò intorno, non vedendo altro che case e vecchie botteghe, tutte distrutte. Era nata nella terra di Aveiron, per poi trasferirsi nella bella e pacifica Ascantha, che i viandanti, in genere stanchi, affamati o alla ricerca di un rifugio dall'insulsa guerra che non risparmiava nessuno, provocando morte, dolore e disperazione, vedevano come un vero paradiso. Ora viveva lì, certo, ma se era tornata ad Aveiron, c'era una ragione. Voleva aiutare. Sì, aiutare. Conosceva lo stato del regno, e sapeva di non poter restare guardare mentre le povere genti morivano come mosche. In silenzio, Rain non riusciva a pensare ad altro. Prima di raggiungere Ascantha, Rain aveva vissuto nel regno per anni, e ricordava benissimo di aver provato quello stesso dolore e quella stessa paura sulla sua stessa pelle. Al fianco del suo Stefan, faceva del suo meglio per combattere, pur sapendo di non poter proteggere il mondo intero nè di poter fermare quella pazzia. Sempre guardinga, osservava il mondo attorno a sè, e improvvisamente, scoprì di trovarsi di fronte a un edificio in particolare. Era quasi distrutto, certo, ma lo ricordava benissimo. La vecchia biblioteca. Era lì che la madre aveva trovato uno dei tanti libri che poi aveva finito per regalarle, e che lei stessa ancora leggeva. Alla vista di tutta quella desolazione, il cuore le si strinse nel petto facendole male e quasi smettendo di battere. Non ci credeva. Non voleva crederci, eppure quella era la realtà. Triste come mai prima, mosse qualche incerto passo in avanti, fino a entrare in quella piccola biblioteca. Completamente vuota, e priva perfino del suo proprietario, che peraltro Rain conosceva. Stando a quanto ricordava, era morto di vecchiaia, e grazie al cielo era benvoluto da tutti, e nessuno aveva mai osato fargli del male. Continuando a camminare, si avventurò fra i vari scaffali, pieni di libri, volumi e tomi interessanti. Anche se lentamente, li esaminò con cura, fino a trovarne uno apparentemente più grosso e polveroso degli altri, come se non fosse stato letto o toccato per anni. Andando a sedersi ad uno dei lignei tavoli presenti, lo aprì con interesse, scoprendone solo allora il titolo, decisivo e rivelatore. "I racconti perduti di Ascantha." Leggendo, non si meravigliò delle pagine rovinate e ingiallite, notando poi un singolo ma strano particolare. Era strano a vedersi, eppure ogni capitolo era preceduto da una pagina completamente bianca, con una sola scritta nel centro. "E se..." Rain era giovane e curiosa, e pur non amando misteri e sotterfugi, non potè evitare di iniziare a leggere, catturata ogni volta da quelle semplici parole.
 
 
 
 
 
Neddy-Teddy-Bear
 
 
Capitolo I
 
Incubi, sogni e animali di pezza
 
Un ennesimo giorno della vita dei Gardner stava per arrivare al suo culmine. La sera si stava avvicinando, e con questa, l'ora di andare a letto per la piccola Terra. Da ormai qualche tempo, faticava a farlo, imputando la colpa di tutto ai suoi incubi. Tentando sempre di rassicurarla, sua madre Rain si era guardata intorno osservando il suo comportamento, scoprendo che Ned, il suo amato orsacchiotto di pezza, l'aiutava a dormire. "è il mio cavaliere." Diceva sempre alla mamma, fidandosi del suo piccolo amico, che lei credeva capace di difenderla dagli incubi che le infestavano la mente e ingrigivano la colorata landa dei suoi sogni. Era solo una bambina, e i suoi genitori la assecondavano, ma non avrebbero mai potuto pensare che la bimba non scherzasse. Ormai sicura di non voler più passare un'intera notte in bianco, Terra era pronta per andare a dormire, e come ogni sera, dopo essersi lasciata avvolgere dalle coperte, strinse a sè il suo Ned e gli diede un bacio sulla fronte. "Buonanotte, mio cavaliere." Disse in un sussurro mentre chiudeva gli occhietti stanchi. Ben presto, la piccola non vide altro che oscurità, e nelle ombre più nere, qualcuno attendeva. Incubo. Uno spirito maligno che viveva nella parte più nascosta degli inferi terreni, e che sopravvivere traendo forza dal terrore che incuteva nei più piccoli. Ora che finalmente la bambina dormiva, Incubo sentì il suo leggero russare, e nascosto nel buio, attese. "Buonanotte principessina." Le rispose poco dopo il pupazzo, sorprendendola. Persa in uno stato di dormiveglia, spalancò gli occhi quando sentì quella voce al suo orecchio. Sorpresa più che mai, Terra continuava a fissare il suo pupazzo. "Non mi hai sentito? Ho detto buonanotte, ma non volevo spaventarti." Continuò il suo amichetto di pezza, sorridendole. Confusa, la bambina ammutolì per un attimo. Non se lo sarebbe mai aspettato, eppure il suo Ned parlava. A quell'ultimo pensiero, lo stupore della bambina svanì per lasciare il posto a qualcos'altro. Meraviglia. Felice, gli sorrise a sua volta. "Ancora buonanotte, cavaliere Ned, rispose la piccola, assonnata. "Aspetta, non sono l'unico a parlare, sai? Guarda!" Disse il suo morbido amico, per poi indicare con il soffice braccino il suo coniglio di pezza. "Bunny? Bunny? Dai, svegliati!" quasi urlò, sperando che il compagno si svegliasse. "Eh? Oh, Ned, cosa vuoi? Stavo facendo un bel sogno e... biascicò lui, ancora assonnato. "Svegliati e vieni qui subito, Terra ci ha scoperto." Gli rispose lui a muso duro, guardandolo fisso negli occhi. Entrambi avevano dei bottoni cuciti in volto, ma non importava. "Cosa? Ma non doveva..." Rispose, quasi scocciato dalla curiosità della piccola. "Oh, d'accordo. Cosa vuoi sapere? Chiese poi, scendendo con un agile balzo dalla mensola dove veniva tenuto. "Maledetti pupazzi... Avevano svegliato la bambina!" Grugnì Incubo, iroso. Bloccato nella sua oscurità, avrebbe dovuto aspettare, ancora. Intanto, Terra era letteralmente pazza di gioia. In tutta fretta, si mise seduta sul letto a guardare i suoi peluche animarsi sotto i suoi occhi. "Ma voi siete vivi!" Esclamò, sorpresa. "Ma certo che lo siamo! Sei stata tu a farlo, non ti ricordi?" le chiese Ned, dubbioso. "Io?" chiese stupita la piccola, indicandosi con il dito indice "Sì, tu. Tu ci hai dato un nome, una vita e una storia, e ti vogliamo bene, Terra. Le rispose il suo Neddy, allargando le braccia per lasciarsi stringere proprio come Bunny, che intanto si era fatto più vicino. "Oh, amici miei!" Disse, accogliendoli in quell'abbraccio. Quasi commossa, Terra strinse le braccia intorno ai suoi amici, affondando il viso nelle loro finte ma morbide pellicce. "Vi voglio tanto bene!" Intanto, Incubo attendeva ancora nell'ombra, e costretto a sorbirsi quella scena tanto melensa, iniziò a fare il verso alla bambina, prendendola in giro e imitandola con una vocetta stridula. "Vi voglio bene, pelosetti miei!" Come ben sapeva, era uno spirito maligno, e in quanto tale, odiava i bambini, e quella scena gli fece schifo. Stringendo i suoi piccoli amici all'altezza del cuore, Terra finì per addormentarsi con il sorriso sulle labbra. Sarebbe presto salita sul treno dei sogni, ma sia Ned che Bunny temevano il peggio. Erano solo insulsi pupazzi, ma volevano bene alla loro amichetta, e sapevano di Incubo e di cosa era capace di fare ai bambini. "Finalmente!" pensò Incubo quando vide la bambina di nuovo addormentata. Ora poteva agire indisturbato, e guastare come più gli piaceva i suoi dolci sogni. Senza provocare neanche un suono, scivolò fuori dalle ombre fino a palesarsi di fronte al letto. In stato di perenne allerta, i due pupazzi lo fissarono con sguardo di sfida. "Spostatevi, sciocchi." Ordinò. Il suono della sua voce poteva essere paragonato al rumore raspante della carta vetrata. "No! Non rovinerai i sogni di un'altra bambina!" Gridò Ned indispettito, mettendosi di fronte a lei e cercando di difenderla. "Già! Hai finito di spargere terrore, Incubo!" Aggiunse Bunny, dando manforte all'amico. Stringendo gli occhietti rossi, il mostro allungò la sua ombra su di loro e notò come iniziarono a brillare di luce bianca, segno che il legame con la mocciosetta era forte. Brontolò, scocciato, mostrando i denti affilati. "Ho detto, fatevi da parte." Ripetè, serio. "Noi. Abbiamo. Detto. Di no!" Rispose l'orsetto a muso duro, scandendo bene ogni parola. A quella risposta, Incubo digrignò i denti. Mai in tutta la sua illustre carriera di spaventatore qualcuno gli aveva parlato con tanta insolenza! Al giorno d'oggi terrorizzare i mocciosi era sempre più difficile, e la colpa era tutta dei loro "cavalieri di pezza, stoffa o in alcuni casi anche porcellana. I vecchi tempi per lui erano ormai lontani, tanto che iniziò a sentirsi troppo vecchio per quel lavoro. "Legati alla vostra padroncina, sì, ma non abbastanza da riuscire a proteggerla. Commentò, quasi soddisfatto della loro debolezza. Con un gesto veloce della mano rachitica, fece volare giù dal letto i due pupazzi. "Questo lo dici tu!" Gridò Ned, rimettendosi subito in piedi e inerpicandosi di nuovo sul letto della bambina. "Bunny! Aiutala!" Disse all'amico, sperando che intanto potesse fare qualcosa. Annuendo, il coniglietto prese a correre contro lo spirito maligno, e anche se solo per un attimo, parve stordirlo con un soffice ma poderoso pugno. Nel mondo reale, Terra si rigirava nel letto, e mugugnando parole senza senso, quasi sudava, agitandosi nel sonno. "Insolenti! State al vostro posto!" Ringhiò, inviperito. Stordito, barcollò leggermente nella propria ombra quando ricevette il pugno del coniglio, ma lo stordimento durò poco, e difatti, riuscì a riprendersi quasi subito. Dal suo corpo fatto d'ombra, Incubo allungò due estremità verso la bambina, cercando di entrare nella sua testa e prendere così possesso dei suoi sogni. Soddisfatto, sentì man mano il potere che fluiva verso di lui, nutrendolo. "MAI!" Urlarono entrambi, scattando ancora in piedi e correndo verso di lui, pronti ad attaccare di nuovo. Costretto ad interrompere il suo "pasto" Incubo mosse le mani verso di loro e li alzò dalla superficie del letto fino a far quasi aderire i loro morbidi corpi al soffitto. "Arrendetevi a me, ora!" Ruggì, mostrando loro tutta la sua potenza. Uniti per il bene della bambina, i due soffici amici lottavano da un tempo indefinibile, e trovandosi letteralmente con le spalle al muro, sentirono le loro energie abbandonarli. A occhi chiusi, entrambi cercarono di non farsi vincere dal terrore, e Ned, aprendo i suoi, notò che l'amico era sul punto di soccombere. "N-No... Bunny..." biascicò, guardandolo per un attimo e allungando verso di lui la zampa, che come entrambi sapevano, Terra amava stringergli quando prendeva finti accordi con lui. Fra questi, ne spiccava uno, che risuonò con forza nella testa di entrambi. "Mi proteggerete, vero?" Interdetto, Incubo non seppe cosa dire nè fare, e rimase spiazzato da ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi. "No! Non può essere!" Gridò, avvertendo improvvisamente un dolore lancinante in tutto il corpo. A quanto sembrava, aveva sottovalutato quel legame, e guardandoli, vide i due pupazzi brillare più intensamente, facendo tremare visibilmente la sua stessa ombra. Cercando di resistere, digrignò i denti, e un ringhio disumano si levò nella stanza. In quel momento, i due pupazzi si strinsero l'uno all'altro, quasi fondendosi insieme, e in un accecante bagliore di luce bianca, notarono che finalmente Incubo era stato sconfitto. Cadendo con un tonfo al suolo, si sentirono svuotati di ogni energia, ma prima di perdere definitivamente i sensi, sorrisero. Ce l'avevano fatta. Fuori dai suoi stessi sogni, Terra riuscì finalmente a svegliarsi, notando, sul viso di entrambi i suoi pupazzetti, quello stesso sorriso.


Di nuovo salve a voi, miei lettori. Come avevo in qualche modo promesso, eccovi quelli che chiamo "Racconti perduti di Ascantha." Questa è solo la prima storia, semplice, corta e tenera, che mostra quanto una bambina possa voler bene a dei giocattoli, e come talvolta il sentimento possa essere ricambiato. Ritroviamo come vi avevo preannunciato i personaggi delle originali "Cronache di Aveiron, e spero davvero che l'idea vi sia piaciuta. Alla prossima, e come sempre grazie del vostro supporto,

Emmastory :)
   
 
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