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Autore: Emmastory    10/02/2018    3 recensioni
Le Cronache di Aveiron si sono ormai concluse, ma cosa sarebbe successo se il destino avesse avuto piani completamente diversi per i nostri cari eroi, che senza saperlo si ritroveranno quindi a vivere situazioni e avventure tutte nuove? Scopritelo dando uno sguardo a quelli che ancora pochi conoscono come "Racconti perduti di Ascantha."
Attenzione: La seguente storia tiene solo parzialmente conto degli avvenimenti nella saga originale, e alcuni dei personaggi, quali Karon, Nola, Nora, Yuri e Millie non mi appartengono, essendo infatti proprietà dell'autrice "KaronMigarashi" che ha contribuito alla sua scrittura.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I-racconti-perduti-di-Ascantha-mod
 
 
Christmas-according-to-the-Gardner-Family Capitolo X
 
Natale secondo la famiglia Gardner
 
Era la mattina di Natale e casa Gardner era nel più completo caos pre festa. Da quando si era alzato, Stefan vedeva Rain e le bambine in continuo movimento dalla cucina al salotto, facendo sempre qualcosa di diverso. L'aver organizzato da loro la festa natalizia più importante aveva reso la bella moglie affaccendata già dalle prime luci dell'alba. A svegliarlo era andata Terra, che, a forza di tirargli la manica del pigiama, l'aveva fatto scendere dal letto già sbuffando. Ora invece se ne stava seduto sul divano, ad aiutare le piccole con alcune decorazioni di carta bianca da appendere all'enorme albero decorato che occupava tutto un angolo del salone. "Va bene così, Terra?" Chiese il padre alla figlia più grande mentre faceva vedere con orgoglio il suo fiocco di neve gigante, felice di poter passare un pò di tempo con le sue bambine e dar loro anche una mano. È perfetto! Grazie papà!" Rispose la bambina, sorridendogli e raggiungendo subito la madre, ancora intenta a decorare l'enorme abete comprato e portato a casa solo poche ore prima. Aveva iniziato da poco, ma sembrava già colmo di luci e palline, e guardandolo, Terra si chiese se ci fosse abbastanza spazio per il suo fiocco di neve. "Mamma?" Chiamò la piccola  avvicinandosi all'albero, che le parve gigante dal suo punto di vista. Nel farlo, le tese speranzosa il fiocco e i suoi occhioni brillarono di meraviglia davanti a tutti quei colori. "Possiamo mettere anche questo?" Chiese poi, incerta e dubbiosa. "Certo!" Rispose Rain, voltandosi verso la figlia e prendendo il piccolo ornamento di carta dalle sue mani. Una volta fatto, afferrò un gancetto di ferro, poi lo appese, sorridendo soddisfatta. "Grazie, mamma!" Trillò lei tutta contenta mentre rimaneva lì ad ammirare il lavoro. "Manca quello di Rosie, ora!" Aggiunse poi, sempre felicissima. "Già! Su, passamelo avanti." Rispose Rain, protendendo la mano verso di lei così da ricevere quel secondo fiocchetto di neve con sopra il nome della sua bambina. Con il sorriso sulle labbra, Terra ricevette il fiocco di Rosie, che era rimasta seduta sul divano tra colori e fogli di carta, e lo passò svelta alla madre, non vedendo l'ora di vederlo appeso insieme al proprio. Tranquilla come mai prima, Rain appese quel piccolo fiocco di neve a uno dei rami dell'albero, poi sentì un rumore alla porta. Incuriosita, andò ad aprire, scoprendo il ritorno a casa di un membro della famiglia a dir poco speciale. "Chance! Prego, entra!" Gli disse, felice di rivederlo. Poco dopo, lasciò che il cane le facesse le feste, poi gli spazzolò alla meglio il pelo con una mano, pulendolo dalla neve che fuori ancora cadeva. Felice come non mai, Terra, seguita a ruota da Rose, si precipitò dal suo vecchio amico di pelo e, proprio mentre lo abbracciava, notò altre due figure dietro di lui. "Mamma, guarda! Ci sono anche Myra e Max!" Urlò, con tutto il suo entusiasmo di bambina. "Oh, davvero? Beh sono i benvenuti anche loro!" Rispose Rain, felice nel vedere la "fidanzata" del cane di famiglia assieme al suo cucciolo. Chance non era il padre, ma poco importava. L'unica cosa certa era che insieme, i tre fossero una famiglia. Camminando verso il trio peloso, Stefan andò da Chance a fargli qualche carezza sulla testa, sorridendo felice. "Bentornato a casa." Gli disse, prendendo per un attimo in mano la sua medaglietta. Per tutta risposta, il cane abbaiò accettando quelle carezze, poi si sedette sulle zampe posteriori, mendicando. Il profumo dei biscotti al pan di zenzero di Rain era inconfondibile, e ormai era entrato nelle sue narici. Imitando il cane tanto amato, anche Terra annusò l'aria e capì cosa aveva fatto agitare il cane. "Mamma, i biscotti sono pronti, vero?" Chiese poi, con vocina supplicante, pregustando già quelle piccole meraviglie. "Non ancora, amore." Rispose Rain, sincera ma seria, non volendo che la bimba si rovinasse l'appetito. A quelle parole, anche il piccolo Max rispose uggiolando triste e scontento, imitando quello che considerava padre nel mendicare stando su due zampe. "Oh." Rispose soltanto la piccola, delusa da quella risposta, ma capendo di dover aspettare ancora un pò prima di poterne addentare uno. Intanto, seppur mossa a compassione dalla reazione del cucciolo, Rain non si scompose, e poco dopo guardò la porta. Si stava facendo tardi, e degli ospiti attesi ancora nessuna traccia. A quel punto, Stefan le arrivò da dietro, abbracciandola con dolcezza e ponendole un lieve bacio sulla tempia. "Stai tranquilla tesoro, arriveranno vedrai." La rassicurò, sorridendole. Colta alla sprovvista, Rain si voltò di scatto, poi sorrise nel vedere il suo uomo. "Stefan! Mi hai spaventata!" Disse, scherzando dolcemente. Dal suo canto, Stefan rise divertito da quella reazione e la baciò una seconda volta, trovandola adorabile. La strinse a se' e le tolse con due dita uno sbuffo di farina dal viso, evidente residuo dei biscotti. "Scusami, tesoro." Pregò, sperando nel suo perdono. "Non fa niente. Dai, siediti." Rispose lei, prendendo posto sul divano e invitandolo a fare lo stesso. Senza esitare un attimo, Stefan raggiunse la moglie, sedendosi proprio al suo fianco e passandole un braccio intorno alle spalle per abbracciarla. Sedute sul pavimento, c'erano le loro bambine che giocavano insieme con i loro preziosi pupazzi. Calma e felice, Rain lo lasciò fare, poi lo guardò negli occhi. "Baciami." Sussurrò, sicura di non essere sentita da nessuno. Innamorato, Stefan stava per accontentare la moglie, felice quanto lei di poterla baciare, ma venne interrotto da una voce purtroppo familiare. "Argh, siete così zuccherosi già di mattina..." Coperta da capo a piedi di neve fresca, Karon era apparsa nel salotto dei piccioncini senza neanche farsi scoprire, usando i suoi portali magici. "Non vi siete neanche accorti che io ero..." stava come al suo solito sparlando a vanvera, quando le strane decorazioni del salotto attirarono la sua attenzione rendendo la sua voce flebile fino a zittirla. Perplessa guardò un albero che non doveva esserci e i vari festoni dorati e lucette ovunque. "Perchè avete un albero piantato in casa?" Chiese, confusa. "Perchè è Natale!" Spiegò Terra, entusiasta all'idea di festeggiare. "Natale?" Ripetè, Karon, ancora più perplessa mentre non riusciva a togliere gli occhi di dosso a quell'albero. Incredula, si grattò la nuca, e nel mentre, cercò di capire cosa si fosse persa. "È una festa bellissima, e c'è ogni anno. Le persone si incontrano, si scambiano regali, e..." continuò la bambina, sempre più felice ma interrotta dalla voce della madre. "E passano il tempo insieme." Disse infatti Rain, completando quella frase per la figlia. "Ah, da me non c'è questa usanza." Rispose a quel punto Karon con una punta di rimpianto nella voce, pensando che doveva essere davvero una bella festività."Succede ogni anno. Ogni famiglia ne sceglie uno, poi lo addobba con gli ornamenti e le luci che vedi. Dì, ti piace?" Rispose Rain, azzardando poi quella domanda. "È..." iniziò a dire, cercando il termine adatto mentre i suoi occhi guizzavano da un'addobbo all'altro, fissandosi sui due fiocchi di neve di carta, enormi. "...molto appariscente." Finì di dire, meravigliata. "Beh, grazie! Stefan ed io ci impegnamo fino allo spasimo ogni anno perchè riesca al meglio. Vero, tesoro?" Rispose a quel punto Rain, imbarazzata dallo strano complimento appena ricevuto. In risposta, Stefan annuì subito con vigore, e nel farlo, si sporse dal divano per prendere in braccio la piccola Rosie e toglierla dal pavimento freddo. "Certo!" Disse poi, dando ragione all'amata moglie. "E pensa, stavamo per iniziare a passare qualche attimo insieme dopo tutto questo lavoro. Un marito come lui se lo merita, non credi?" Aggiunse poi la donna, mostrando, con quelle ultime parole, di aver definitivamente perso la testa per l'uomo che amava. "È un modo non troppo velato per dirmi che sono di troppo, principessa?" Chiese Karon a quelle parole con un ghigno malefico sul viso. "Oh, no! Anzi, sei fra gli invitati! Non hai visto nessun altro fra la neve mentre venivi qui?" Replicò Rain, spiazzata da quel fraintendimento e preoccupata per il resto degli ospiti. In quel momento, Karon sbattè le ciglia, stupita da quelle parole. "In verità, io sono arrivata con il portale, non... non sapevo neanche di essere invitata." Disse poco dopo, scoppiando a ridere divertita dalla quella coincidenza. "Adesso lo sai, streghetta." Rispose Stefan, prendendola bonariamente in giro mentre teneva gli occhi fissi su quel maestoso albero. "Adesso lo so." Ripetè lei con il sorriso sulle labbra mentre si rivolgeva con curiosità a Rain. "Dimmi chi hai invitato quest'oggi?" Chiese, scivolando nel silenzio in attesa di una risposta. "Nessuno, solo Rachel, la cara Leader, i nostri parenti, mia sorella e i suoi tre figli, e... il tuo ragazzo." Rispose Rain, sincera e sorridente nello stilare quella lista. "Anche Maddox?" Indagò, colpita. A quella notizia, la ragazza divenne rossa come un pomodoro, emozionata come un'adolescente. Per nascondere i propri sentimenti, cercò di togliersi dalla visuale di chiunque potessa vederla in  faccia e finse di dedicare particolare attenzione per alcuni addobbi alla finestra. "Anche Maddox." Le fece eco Rain, giocando sulla sua debolezza in campo sentimentale. Con tristezza, Karon guardò gli abiti che aveva addosso e sbiancò di colpo. Era con un vecchio kimono marrone che usava per gli allenamenti con la katana e non era certo nuovo di zecca. "Sapendolo mi sarei preparata meglio." Borbottò fra sè e sè. "Su, non fare quella faccia! Puoi sempre usare la magia per cambiarti, no?" Rispose Rain, cercando di risollevarla. "Giusto!" Replicò la ragazza, ritrovando subito l'energia necessaria. Quando c'era di mezzo il suo innamoramento per Maddox non capiva più nulla, era come perdere la bussola! Ringraziando al volo la principessa per l'idea, corse in bagno a  cambiarsi e in uno sbuffo di fumo rosso, il suo straccio si trasformò in comodi abiti di Ascantha. "È davvero innamorata." Commentò Rain, posando di nuovo lo sguardo sul marito e sorridendo mentre tornava a sedersi accanto a lui. "Vedremo quanto durerà." Rispose Stefan a quel commento con cinismo mentre la stringeva a sè con una mano sulla vita. "Vedremo." Gli fece eco lei, strizzando l'occhio nella sua direzione e alzando per un attimo lo sguardo, notando un particolare che lui pareva aver dimenticato. "Stefan, siamo sotto al vischio." Sussurrò, ancor più presa dall'intimità del momento. A quelle parole, anche lui alzò lo sguardo, ritrovandosi ad osservare quella manciata di vischio che la moglie aveva sparso per tutto il salotto, e sogghignando malizioso, avvicinò ancora di più la moglie. "Vieni qui, principessa." La chiamò, tentandola con la voce. "Come vuoi, mio principe." Rispose lei, obbedendo a quella sorta di ordine e lasciandosi abbracciare prima di concedergli un bacio lungo, dolce e pieno di passione. Completamente rapito, Stefan le strinse una ciocca di capelli, avvolgendola tra le dita, e le fece inclinare leggermente la testa di lato per approfondire quel bacio e prenderne il controllo. Il tepore delle labbra di lei lo inebriò all'istante. Lasciandolo fare, Rain quasi gemette, poi costretta a fermarsi. Un suono familiare la distrasse, e staccandosi dall'amato, si accorse che qualcuno stava bussando. Alzandosi dal divano, andò ad aprire, scoprendo che finalmente Rachel e Lady Fatima si erano unite a loro nel festeggiare il Natale. Sorprendentemente, anche Karon sentì quel bussare, e incuriosita, raggiunse la porta di casa con il fiatone, rimanendoci malissimo nel vedere che non si trattava del suo uomo. Con crescente malumore, andò a sedersi su una poltrona libera, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio, intenzionata a non alzarsi fino all'arrivo di Maddox. Nel frattempo, Lady Fatima aveva salutato Rain con un lieve sorriso, scostandosi e facendo entrare la sua Rachel per prima. "Rain, tesoro, sei splendida quest'oggi." Disse poi alla padrona di casa, facendole i complimenti per il suo aspetto in un giorno così importante. "Non più di voi, milady." Rispose Rain a quel complimento, mostrando rispetto per la donna ed esibendosi in un piccolo inchino. Alla sua vista, i cani di famiglia fecero lo stesso, ed essendo il più piccolo dei tre, Max risultò tanto goffo quanto adorabile. Compiaciuta da quella dovuta riverenza, Lady Fatima sorrise lieve e ammirò le numerose decorazioni della casa.  "Un lavoro adorabile, cara. Permettimi di dirlo, in confronto il castello sembra spoglio!" Aggiunse poco dopo, esprimendo il suo onesto parere. "Signora! La smetta, la prego!" Replicò a quel punto Rain, quasi imbarazzata. "Fatima, ha ragione. Così sverrà!" Osservò Rachel, invitandola a desistere dal fare complimenti. Scivolando nel silenzio, la donna sorrise divertita, trovando per sè stessa e per la sua ragazza un posto sul divano. Mettendosi comoda sul divano di casa Gardner, Rachel fu felice di avere la sua donna accanto, e si sentì bellissima nel suo vestitino da elfa, verde come l'erba in primavera. "Il vestito fa parte dell'usanza?" Chiese Karon in quel momento, decisamente attratta da tutte quelle stranezze mai viste prima. No, ma ad alcuni piace travestirsi. Guarda Chance!" Rispose Lady Fatima, indicando il cane dal pelo biondo, che oltre ad un maglione natalizio indossava anche delle finte corna da renna. Con una perplessa alzata di sopracciglia, la strega fissò Chance come se lo vedesse per la prima volta. "Ah, meticcio, ci sei anche tu." Osservò, quasi seccata dalla sua vista. Per tutta risposta a quell'insulto, il cane ringhiò ritraendo le labbra e scoprendo i denti, per nulla contento di essere considerato tale.Non badando alla risposta di Chance, Karon alzò gli occhi al cielo, ridacchiando divertita, e poi, annusando l'aria come un cane, un nuovo profumo le arrivò sotto al naso. "Rain cos'è quest'odore?" Chiese incuriosita, capendo che arrivava dalla cucina. "Sono biscotti, Karon. Terra ha insistito perchè li preparassi, e a quanto pare, sono pronti." Rispose la donna, mantenendo la calma e voltandosi, per poi sparire per un attimo dalla sua vista e raggiungere la cucina. Come un segugio, Karon la seguì a ruota e, avvicinandosi, la vide estrarre dal forno la teglia colma di biscotti scuri. "Hai aggiunto qualche spezia particolare?" Chiese, sempre più incuriosita da quel dolce aroma che non riusciva ad individuare nella sua memoria. "Sembrano diversi da quelli che prepari di solito." Osservò poi, ricordandosi quelli di Halloween e non potendo evitare di sentire l'acquolina in bocca. "Pan di zenzero, nient'altro." Rispose Rain, sorridendo mentre tornava nel salotto e posava la teglia sul tavolino lì accanto. "Ecco cos'era quell'odore!" Esclamò a quel punto la strega, colta alla sprovvista da quella novità. Senza alcuna esitazione, ne prese uno dalla teglia, raffreddandolo con un pò di magia che le scaturì dalle punte delle dita in microscopici cristalli di ghiaccio, e lo morse. "Principessa ti ho mai detto che amo la tua cucina?" Azzardò con entusiasmo mentre, sedendosi, gustava il suo biscotto. "No, ma ti ringrazio." Replicò Rain, grata e orgogliosa di sè stessa mentre guardava con orgoglio le sue creazioni. Sorridendo debolmente, si voltò verso il camino, poi indicò uno dei ciocchi di legna e schioccò le dita. "Chance, per favore." Pregò, sperando che il cane riuscisse a darle una zampa con le faccende domestiche. "Non penserai mica che abbia capito un comando del genere il meticcio?" Commentò Karon, prendendo in giro il cane e la sua intelligenza. Quest'ultimo, capendo perfettamente, sfilò davanti alla donna con tutto l'orgoglio di cui era capace, e prendendo un ciocco di legno dalla cesta accanto al camino con la bocca, lo sputò poi con soddisfazione dentro il camino già acceso, facendo attenzione al proprio pelo così da non bruciarsi. "Dicevi, streghetta?" Rispose a quel punto Stefan, orgoglioso del cane di famiglia. Non sapendo cosa dire, Karon borbottò sotto voce, incrociando le braccia al petto e rimettendo il broncio. Chance, tutto fiero, trotterellò dal suo padrone per una carezza o anche due. Sorridendo all'amato cane, Stefan si abbassò fin quasi a inginocchiarsi, poi gli accarezzò la testa. "Sei un bravo cane, Chance." Disse poi, facendogli i complimenti. Come a dar ragione al padrone, Chance abbaiò una volta, zampettando felice sul pavimento e girando su se stesso. A quella vista, la piccola Terra rise divertita, e afferrando un omino di pan di zenzero dalla teglia, lo mostrò all'amico peloso. "Al volo, bello!" Quasi urlò, lanciandolo nella sua direzione. Abbaiando entusiasta, con gli occhioni che brillavano, Chance saltò per afferrare il biscotto che la piccola padroncina adorata gli lanciava. In un attimo si ritrovò a sbriciolarlo tra i denti e a condividere i pezzi più grossi con il piccolo Max. Abbaiando felice a sua volta, Max rosicchiò quel biscotto con gusto, finendo anche per leccare il tappeto alla ricerca di briciole appartenenti a quella delizia. Una volta fatto, si avvicinò alla catasta di legna accanto al camino, e tirandone fuori un semplice rametto, si accucciò, giocandoci e tenendolo fermo fra le zampe. Vedendo che il cucciolo si era sistemato tranquillo per conto suo, Chance andò dalla sua bella Myra e le diede una lieve smusata sul collo, come in una coccola.Per nulla sorpresa da quel gesto, Myra rispose per le rime, leccando il muso del cane dongiovanni e guardandolo fisso negli occhi per un attimo. Era strano a dirsi in quanto non fosse umana, ma in quel momento, anche lei sembrava essere diventata rossa come il fuoco che intanto scoppiettava rompendo saltuariamente il silenzio. Leccandole a sua volta il muso, Chance si sdraiò poi sul pavimento, fissando la propria amata con occhi innamorati e invitandola a rilassarsi accanto a lui con un lieve movimento di coda. Silenziosa, Myra accettò quell'invito, e sdraiandosi al suo fianco, cercò la sua zampa, imitando la padrona e suo marito. Felice, Chance accettò la zampa di lei sulla propria e, respirando veloce, tornò a guardarla negli occhi per poi portarli di nuovo a controllare Max. Calmo e tranquillo, Max continuava a giocare mordicchiando quel legnetto, ringhiando divertito nel vedere che continuava a sfuggirgli. "Fatima, tesoro, ho freddo." Disse Rachel, non potendo evitare di lamentarsi per l'aria che spirava nell'intero salotto nonostante in realtà detestasse farlo. "Vieni qui." Replicò la Leader in risposta, mentre osservava i suoi abiti leggeri e la invitava ad abbracciarla per tenerla al caldo. "Ti sei vestita troppo leggera, gattina." Aggiunse, preoccupata per lei. Annuendo lentamente, Rachel si avvicinò all'amata, trovando il suo abbraccio caldo e rassicurante. "Perchè non ti scaldi? Il caminetto è accesso." Rispose Karon, intervenendo a sproposito come al solito. A quell'intervento non gradito,  Lady Fatima lanciò un'occhiataccia fulminante, senza tuttavia dire nulla. Risparmiando il fiato, si limitò a  stringere a sè la propria donna, scaldandole le braccia con le mani. "Va meglio, Rachel?" Chiese con dolcezza. "Molto meglio, amore mio." Rispose la ragazza, sorridendo e avvicinandosi a lei per un bacio. Con un sorriso soddisfatto dipinto in volto, la bella Leader posò la mano dietro la nuca di lei e l'avvicinò ancora, fino a che le loro bocche non si incontrarono per un bacio dolcissimo. Felice, Rachel accettò quel bacio, poi affondò la mano nei capelli corvini della sua lei, facendo scivolare le dita con lentezza ed evitando di farle male nonostante le unghie lunghe e laccate di un pallido rosa. Godendo appieno di quel bacio, la donna si beò nel sentire il suo tocco su di sè e, mettendo fine a quell'intima unione, le carezzò le guance pallide con entrambe le mani tiepide. Lasciandola fare, Rachel non si scompose, e respirando a fondo, decise di parlarle. "Ti amo." Confessò semplicemente, sincera come non mai. "Ti amo anch'io, Gattina." Rispose Lady Fatima con dolcezza rara per lei, ma che sentiva sincera e appartenente al proprio cuore. In silenzio, accarezzò di nuovo le guance della sua Rachel lentamente, baciandola ancora una volta. Senza dire altro, Rachel finì per arrossire, poi sorrise, sollevando una mano solo per chiederle mutamente di smetterla. Obbedendo a quella richiesta, Fatima continuò a stringerla comunque fra le sue braccia, rimanendo in silenzio. "Un giorno dovrai dirmi perchè continui a chiamarla in quel modo ridicolo." Proruppe allora Karon, stanca, stufa marcia di vedere effusioni ovunque e sentire quel soprannome, "gattina" che ormai le rimbombava nella mente come un'eco infinita. "Posso dirtelo anche adesso, cara. L'hai vista? È così dolce e adorabile, quale altra parola suonerebbe meglio?" Rispose Lady Fatima, orgogliosa dell'amore che provava per la ragazza. "I gatti non sono dolci e adorabili." Replicò la strega con espressione neutra, pensando che forse però lei detestava i gatti soltanto perché la sua natura animale la influenzava fin troppo. "Oh, lei sì, Karon. Lei sì." Ribattè la donna, sorda alle sue becere idee. "E io che pensavo la chiamassi così perché ti fa le fusa a letto." Disse a quel punto Karon con un ghigno malizioso sul volto mentre già provava disinteresse per le due donne e per quel discorso. "Beh, sbagliavi, ma puoi comunque pensare quello che vuoi, signorina. A noi due non importa." Replicò la donna, ignorando pesantemente quella povera strega e tornando a tenere strette le mani della sua Rachel. "Figuriamoci se mi importi qualcosa di voi due." Disse poi Karon, mettendo fine al discorso e sentendo una voglia enorme di allontanarsi da quelle due il più in fretta possibile. In silenzio, si alzò dalla poltrona, poi raggiunse la porta di casa.  "Principessa qui c'è fin troppo miele per i miei gusti, esco un pò per non beccarmi il virus. L'avvisò, afferrando la maniglia della porta e mostrandosi pronta ad uscire. "C-Certo, va... va pure." Biascicò Rain a quelle parole, preoccupata per la neve che continuava a cadere e che avrebbe potuto degenerare in una tormenta. "Tranquilla principessa." Le disse lei in tono rassicurante capendo la preoccupazione della donna. * "Io non posso ammalarmi." Aggiunse, facendole l'occhiolino e uscendo di casa con un sospiro stanco. Utilizzando la magia su sè stessa, non sentì il freddo e la neve che colpivano il maglione pesante e i pantaloni aderenti, e si chiese quanto ancora avrebbe dovuto aspettare l'arrivo del suo amato. I piccoli le mancavano così tanto! Solo e pensoso, Maddox non faceva altro che camminare nella neve che aveva ricoperto i tetti delle case di Ascantha, tenendo la piccola Seira fra le braccia e il tenero Jared nel suo passeggino, che spingeva senza alcuna vergogna. Era stanco, e aveva il fiato di chi corre da tutta una vita, ma non importava. Voleva solo rivedere la sua Karon e mostrarle i progressi e i traguardi che i bimbi avevano raggiunto, oltre a una sorta di piccola sorpresa. Camminando su e giù davanti alla porta di casa Gardner con un senso di impazienza che non riusciva a togliersi di dosso, Karon non si accorse lì per lì di qualcuno che la osservava da lontano. Con la coda dell'occhio, intravide un uomo che portava due piccini. I suoi piccini! Quando capì chi era gli occhi le si colmarono di lacrime d'emozione e gli corse incontro. "Maddox!" Esclamò, colta di sorpresa. "Karon!" La chiamò lui in risposta, sbracciandosi per salutarla mentre teneva in braccio la loro figlioletta. Trattenendo a stento la gioia di rivedere la sua piccola famiglia, Karon si buttò fra le braccia del proprio amato, stringendo lui e la piccolina che aveva tra le mani l'uomo e, senza aspettare oltre, gli catturò le labbra in un bacio disperato. Gli era mancato da morire! "Tesoro! Vedo che sei felice, ma che ci fai qui?" Disse lui non appena quel bacio mozzafiato ebbe fine, felice quanto o forse perfino più di lei. "Oh, è stata tutta una coincidenza! Non sapevo neanche di essere stata invitata da Rain oggi! Avevo solo del tempo libero dopo gli allenamenti con mio padre e sono venuta a trovare tutti." Rispose lei facendosi d'un tratto timida mentre, arrossendo, gli prese dalle mani Seira e, mentre si accucciava per ammirare il suo piccolo maschietto dentro il passeggino gli disse quello che davvero l'aveva smossa lontano dalle sue Terre. "Mi mancavi troppo, non ce l'ho fatta a stare un altro giorno senza di te. Di voi." Aggiunse poi con voce flebile mentre stringeva a sè la piccola. Tu piuttosto, cosa ci fai qui fuori al freddo! Non dirmi che hai fatto a piedi tutta la strada dal castello! Non potè evitare di chiedere,  preoccupata per la salute di tutti e tre, e senza aspettare oltre, passò la propria magia su di loro, scaldandoli come un fuoco tiepido. "Beh, Rain ha invitato anche me, e mi mancavi tanto anche tu, streghetta mia." Rispose Maddox, sincero e innamorato perso della sua donna. Tenendo ben alta su di loro la fiammella che le usciva dal palmo, Karon arrossì peggio di prima a quelle parole e si sciolse come neve al sole. "Dai, entriamo, non voglio che vi ammaliate." Disse con dolcezza mentre posava dolcemente la guancia sulla spalla dell'uomo. "Hai ragione, andiamo." Replicò lui, annuendo e trovandosi costretto a darle ragione. Così, a passi lenti, arrivò a casa di Rain con Karon e i bambini, salutando anche gli altri presenti. Sorridendo felice a Rain, Karon le si avvicinò con la piccola ancora tra le braccia e, impacciata, la ringraziò per aver invitato anche Maddox e  i suoi figli. Senza di lei non sarebbe riuscita a vederli quel giorno. Guardando l'amica negli occhi, Rain non disse nulla, ma sorridendo, sentì di aver estinto una sorta di debito con lei. Tornando da Maddox, la strega continuava a fissare la piccola meraviglia che teneva tra le braccia. Non lo diceva mai, ma andava fiera dei suoi bambini, il solo fatto che fossero suoi la riempiva di orgoglio. Prima di finire ad Ascantha era convinta di non riuscire a fare nulla di buono nella sua vita, ed ora eccola lì a benedire quella pugnalata del fratello minore che l'aveva costretta a rifugiarsi in quel regno remoto. Voltando inaspettatamente lo sguardo verso la madre, la piccola Seira le sorrise, poi lasciò uscire dalle piccole labbra un versetto a dir poco adorabile. Affondando completamente in un brodo di giuggiole, Karon la trovò semplicemente dolcissima. Esattamente come il gemello, vantava un occhio viola e uno color ghiaccio, e i capelli erano una zazzera nera. In altre parole, li trovava entrambi adorabili e perfetti. Prendendo lo sguardo della madre come una specie di complimento, la piccola sorrise ancora, e quando questa prese posto sul divano, iniziò subito a fare i capricci. A quanto sembrava, Rachel le faceva paura, o semplicemente non le piaceva. "Karon! Tu... tu hai una figlia? Non lo sapevo, è così carina!" Commentò Rachel alla vista di quel piccolo angelo, avvicinandosi e cercando di accarezzarle una delle guanciotte paffute. Sobbalzando spaventata da quello scoppio di lacrime e pianto, Karon cercò in tutti i modi di calmarla, cullarla e dirle dolci parole non servirono a granché e quando Rachel si avvicinò per toccarla, la piccola Seira esplose ancora più fragorosamente. "Non capisco, è come se avesse paura di te!" Disse a quel punto Karon mentre tentava in tutti i modi di calmarla. "Cosa? E che avrebbe tua figlia contro la mia gattina?" Replicò Lady Fatima, colpita e confusa allo stesso tempo. "Se lo sapessi risolverei il problema, non credi?" Rispose lei a tono mentre pensava alla natura del problema e asciugava le lacrime della piccola con le proprie dita. "Non ha alcun senso! Rachel non farebbe del male a una mosca!" Si lamentò la donna, non riuscendo a credere ai suoi occhi. "Lo so!" Disse Karon in risposta, iniziando ad esasperarsi. Poi, un'idea le balenò nella mente. Come un cane, la strega avvicinò il naso sensibile a Rachel, scoprendo lo stomachevole odore dolce mischiato a quello di un gatto bagnato, che sentiva perché aveva lo spirito del lupo dentro di lei. "Possibile che anche Seira...?" Si chiese, incerta e dubbiosa. "Maddox!" Chiamò all'istante, decisa a fargli una domanda che forse avrebbe chiarito tutto. "Sì, tesoro mio?" Rispose lui, voltandosi subito verso la bimba e la donna che amava. "Una domanda, per caso in mia assenza i piccoli hanno dato sintomi di magia o trasformazioni? * Chiese la donna con più sicurezza mentre lo guardava negli occhi con un ghigno divertito sulle labbra. Non sapendo cosa rispondere, l'uomo la guardò, poi mostrò un sorriso colmo d'incertezza. "Sorpresa." Biascicò soltanto, a voce bassa e quasi inudibile. "Ah. Tutti e due?" Azzardò, sapendo che esisteva la forte possibilità che i piccoli avrebbero potuto ereditare i suoi poteri, anche se non così presto. "Sorpresa?" Ripetè l'uomo, sentendosi quasi in colpa per non aver detto subito la verità. Non riusciva a crederci, tutti e due! Per nulla preoccupata a quella notizia, anzi molto divertita, scoppiò in una fragorosa risata di tutto cuore e, stringendo la piccola a se' si alzò dal divano, intenta ad aumentare la distanza fra Rachel e Seira. "Non prenderla sul personale, Rachel, Seira non riesce ancora a controllare i suoi istinti." Rispose. tra mille lacrime di riso."Vedi? Vedi perchè preferisco stare con la mia Fatima?" Rispose la ragazza, indignata da tutti i comportamenti sbagliati che Karon aveva avuto con lei, ma tenendo comunque la bambina fuori dalla questione. "Non lo vedo e neanche mi interessa, cara mia. E ora scusami, ma dei figli a cui badare." Disse a quel punto lei con un ghigno mentre ancora ridacchiava divertita per poi darle finalmente le spalle e, sedendosi vicino all'albero addobbato, cercare Jared con lo sguardo. Ancora vicino al padre, il piccolo stava in piedi, e guardandosi intorno, cercava di camminare tenendogli le mani. Data la sua statura, qualunque cosa gli appariva enorme, e alla sua vista, Karon sospirò di sollievo, ma prima di andare ad abbracciarlo, decise di farla pagare alla bella gattina, architettando per lei uno scherzo premeditato. Soltanto guardandola, si concentrò a fondo, poi sorrise malignamente. Nel farlo, sentì subito il solletico fastidioso della magia memtre scorreva, e facendo in modo di incontrare gli occhi di Rachel, instaurò una specie di legame magico, passando attraverso mente e occhi un innocuo incantesimo. Confusa, la ragazza scosse più volte la testa, poi si accorse di alcuni strani cambiamenti. Improvvisamente, la presenza di Lady Fatima le fu ancora più di conforto, e le luci che splendevano sull'albero di Natale parvero ipnotizzarla. Alzandosi dal divano, si avvicinò al grosso abete, e con la mano, fece dondolare con insistenza qualche pallina. Alla sua vista, Rain rise di gusto, poi iniziò a preoccuparsi. Dov'erano sua sorella e i suoi genitori? Non lo sapeva, ma più ci pensava, più andava in ansia. "Rachel?" La chiamò la Leader, preoccupata e divertita al tempo stesso dallo strano comportamento che aveva avuto la ragazza tutto ad un tratto. "S-Sì?" Rispose la ragazza, voltandosi di scatto verso la donna e ritirando velocemente la mano, come una bambina colta a combinare una marachella. "Ti piace così tanto l'albero?" Chiese poi con dolcezza, ammorbidendo i tratti del volto. "Eh? Oh, sì! Vedi, io... io adoro questi colori." Balbettò, senza sapere come giustificare quell'improvvisa ma divertente follia. "Mi fa piacere, ma fai attenzione a non rompere nulla, gattina." Rispose la donna con divertimento. "Certo! Guarda, non... non lo tocco più." Rispose a quel punto la ragazza, indietreggiando solo per tornare sul divano e sedersi con lei. Poi, forse ancora sotto l'effetto di quella stranissima sensazione, si fece più vicina, e passandole la mano sul braccio, finì per usare le unghie e rischiare di ferirla. "Rachel, stai buona." Sussurrò Lady Fatima quando sentì le unghie della ragazza sulla pelle, minimizzando l'accaduto pensando che non fosse nulla di grave. "Scusa, amore." Rispose lei, abbassando lo sguardo in segno di vergogna, per poi rialzarlo e rubarle un bacio tanto dolce quanto profondo. Silenziosa, la Leader accettò quel bacio con altrettanta dolcezza e passione, passandole una mano sul collo pallido in una carezza lieve, godendo di quel piccolo piacere. Per niente tranquilla, Rachel rinunciò ad approfondire quel bacio, e sentendo di stare davvero per perdere il controllo, divenne rigida come un'asse di legno. "Rain, potrei... potrei avere del latte?" Chiese, sperando che bere qualche sorso di quell'immacolata bevanda l'aiutasse a distendere i nervi. Annuendo, Rain raggiunse subito la cucina, poi le portò un bicchiere colmo. "Rachel, ti senti bene?" Chiese a quel punto Lady Fatima, mentre la vedeva bere avidamente il bicchiere di latte fresco, iniziando a preoccuparsi da quell'insolito comportamento. "Sì, non preoccuparti, avevo solo sete, tranquilla." Rispose la ragazza, finalmente calma. "Va bene." Rispose infine la donna, tenendola d'occhio e concedendole il beneficio del dubbio. Poco dopo, Chance e Myra tornarono sulla scena, occupati a controllare il loro cucciolo e quelli di Karon, che sempre insieme al papà, camminavano per il salotto fino a raggiungersi e sfiorarsi le manine, facendo morire di preoccupazione la povera madre, spaventata a morte alla sola idea di vederli farsi male cadendo o inciampando nell'antico tappeto steso sul pavimento. Capendo di non poterli più vedere camminare e ondeggiare in quel modo preoccupante, Karon dovette fare ricorso a Rain, chiedendole aiuto al riguardo. "Principessa." La chiamò mentre le si avvicinava. "Odio chiedere favori ma... non hai per caso qualche gioco per i piccoli in modo che si tengano impegnati? Muoio nel vederli in piedi in quel modo." Disse semplicemente, con la voce tremante e spezzata dall'emozione. Colta alla sprovvista da quella richiesta, Rain si fermò a pensarci, poi ebbe un'idea. Anche lei aveva dei figli, e nonostante ora fossero grandi per quel tipo di giocattoli, ciò non significava che non li avesse conservati. "Sì, dovrei avere qualche vecchio sonaglio di Terra, e se vuoi, anche un cubo di spugna." Rispose poi, sorridendo felice. "Grazie, principessa!" Rispose la strega con enorme sollievo mentre continuava a tenere d'occhio i propri cuccioli."Di niente, Karon, figurati." Replicò Rain, spostando lo sguardo sui bambini per un attimo e trovandoli adorabili. "Ehi, Stefan?" Chiamò poi, sperando che l'uomo riuscisse a sentirla nonostante fosse indaffarato in cucina. "Sì, tesoro?" Chiese l'uomo mentre usciva dalla cucina sentendosi chiamare dalla moglie e raggiungendola immediatamente. "Potresti andare su in soffitta a prendere qualche vecchio giocattolo delle bambine? Per favore!" Lo pregò Rain, avvicinandosi e stringendolo delicatamente fra le braccia. "A cosa ti servono?" Chiese Stefan, decisamente incuriosito da quella richiesta inaspettata. "Sono per Karon. I piccoli la stanno facendo impazzire." Ammise Rain, sorridendo con dolcezza nel guardare quei dolcissimi bimbi. Era strano, ma farlo le ricordava qualcosa che ancora non aveva detto, e che aspettava di rivelare nel momento più opportuno. "Impegnativi eh?" Chiese lui a Karon con uno sguardo d'intesa mentre ripensava ai primi tempi in cui avevano avuto Terra, e capendo al volo la situazione, accettò di portare i giocattoli. "Torno subito, tesoro." Disse poi alla moglie, salendo nella soffita polverosa solo dopo averle dato un lieve bacio sulla fronte. "Ti aspetto, mio eroe." Rispose lei nel vederlo andar via, per poi toccarsi il ventre piatto non appena il marito sparì dalla sua vista. Se Stefan non aveva visto quel gesto, a Karon non era di certo sfuggito e, con noncuranza, glielo chiese. "Hai mal di stomaco, principessa?" Colta in flagrante, Rain non se la sentì di mentire, e guardando l'amica strega negli occhi, prese un respiro profondo. "Te lo dirò, ma non devi farne parola con nessuno." Esordì, prendendosi il tempo necessario a pensare alle parole giuste da usare per raccontarle la verità. "Oh." Iniziò col dire Karon mentre si sfregava le mani e un sorriso divertito le si dipingeva in volto.  "È un segreto?" Azzardò, curiosa. "No, ma nessuno ne sa ancora niente, va bene?" Replicò la donna, improvvisamente irritata. "Okay." Disse Karon mentre sbatteva le palpebre perplessa, non capendo proprio cosa voleva dirle di così importante e inconfessabile. "Non so come dirlo, quindi lo dirò e basta. Sono... sono incinta." Confessò Rain, sentendosi immediatamente più leggera. Di nuovo? * Chiese l'amica in un sussurro sbalordito e felice per lei mentre si guardava attorno, cercando di non attirare l'attenzione di tutti. "E il campione ancora non lo sa?" Aggiunse poi, confusa. "No, e non so quando parlargliene. Insomma, questo bambino... è il suo bambino!" Ammise la donna, piena di dolore e vergogna. "Sta ferma." L'ammonì la strega con più serietà mentre le posava una mano aperta sul ventre. Tramite la magia riuscì a vederlo chiaramente nella sua mente e intravedere degli scorci di futuro. È un maschio.... e sano come un pesce, ragazza." Rivelò poi lei mentre toglieva la mano e le sorrideva con più gentilezza. "Glielo dirai oggi?" Non potè evitare di chiedere, morendo dalla curiosità. "Te l'ho detto! Non lo so!" Ripetè Rain, con mille pensieri in testa e un'incredibile confusione nell'anima. Quella dolce creatura apparteneva ad entrambi, e Stefan doveva saperlo, ma no, non aveva il coraggio di dirlo. "Scusa, come hai fatto con Terra e Rose?" Chiese allora Karon cercando di riportare l'amica alla calma. "Beh, ricordo che l'ho detto e basta, ma sai com'è mio padre... e se rovinassi l'intera cena?" Rispose lei, seria ma titubante. "Allora diglielo in privato. Senza far sapere niente a nessun altro." Propose la strega  mentre i suoi occhi tornavano a controllare i due bambini. "Come? In privato? Oh, Karon, sei grande!" Disse a quel punto Rain, accettando quella proposta e stringendo l'amica in un abbraccio che quasi le tolse il respiro. "Beh, figurati. Per così poco!" Disse l'asiatica ridendo divertita, ma felice di essere riuscita a togliere da Rain quella nube di preoccupazione. Felice come mai prima, Rain sciolse quell'abbraccio, poi, appena fuori casa non sentì altro che il rumore degli zoccoli di un cavallo, e poteva significare soltanto una cosa. I suoi genitori. Finalmente erano arrivati, e lei non vedeva l'ora di aprire la porta. Detestava farli aspettare, ma prima voleva riavere accanto il suo Stefan.  Poco dopo, coperto di ragnatele e polvere, l'uomo tornò finalmente dalla sua importantissima missione, imbracciando giocattolini morbidi di tutti i tipi. Silenzioso, li porse a Karon, non vedendo l'ora di tornare accanto alla propria amata. "Spero vadano bene questi." Disse semplicemente, andando ad abbracciarla. "Grazie, vanno benissimo." Rispose Karon, tornando dai suoi adorati cuccioli e mostrando loro i nuovi giochi che aveva portato. In quel momento, Rain notò Stefan, e avvicinandosi, lo abbracciò ancora. "Bentornato, amore mio." Lo salutò, sorridendo teneramente. "Grazie, tesoro." Disse lui, innamorato, mentre le avvolgeva la vita con un braccio e la stringeva a sè. "Dai, vieni, ci sono i miei genitori." Aggiunse poco dopo Rain, camminando verso la porta. "Bene." Rispose lui soltanto, mentre la seguiva e apriva la porta lui stesso, ritrovandosi davanti l'intera famiglia della sua donna. Uno dopo l'altro, i familiari di Rain invasero letteralmente la casa, a iniziare da sua madre Katia e suo padre Ronan, seguiti poi da Janet e dal dottor Patrick. Perfettamente calmo di fronte agli ospiti, Stefan si comportò da ottimo padrone di casa andando a salutare tutti con calore, senza mai lasciare la mano di Rain. Allietata da quel tocco così leggero, Rain sorrise, e quasi non badando a tutta quella calca di persone, baciò il marito con slanciò, proprio davanti a tutti. Sorridendo nel bacio, Stefan le tenne alzato il mento con due dita con un tocco delicato, felice di quell'allegria che sembrava pervadere la moglie ogni giorno della sua vita. Per tutta risposta, Janet, la madre di Stefan, sbiancò diventando pallida come una morta. "Ragazzi! Suvvia, calmatevi!" Li pregò, provando vergogna per entrambi. "Scusami, Janet, ma non hai idea di quanto avere il mio principe qui in casa mi renda felice." Rispose Rain in quel momento, tentando di giustificarsi. "Madre, qual'è il problema?" Chiese allora Stefan tenendo stretta la moglie, posandole infine un lieve bacio sulla fronte. "Nessuno, ma potreste evitare di esagerare tanto? è una cena importante, questa!" Protestò la donna, volendo solo far valere le sue idee. Niente è più importante della donna che amo, madre." Rispose Stefan pronto e sincero verso i sentimenti che provava per quella donna straordinaria. "Oh, d'accordo! è casa vostra!" Sbottò infine, sconfitta. "Grazie per la comprensione, madre mia." Disse lui per tutta risposta e, sorridendo a Rain, condusse gli ospiti nel salone già stipato. *Prima che lei potesse muoversi, qualcun altro bussò alla porta, e andando ad aprirla, Rain si ritrovò davanti la sorella e i tre nipotini adorati. "Zia Rain!" Gridarono in coro i piccoli, felici di vederla. "Lienard! Erin! Cecilia! Tesori, fatevi abbracciare!" Rispose lei, scoppiando di felicità e accogliendoli in casa con calore. Sentendo delle voci nuove provenire dall'ingresso Stefan raggiunse nuovamente la moglie, scoprendo che era arrivata Alisia con i suoi tre figli "Ciao, Alisia, come stai?" Chiese poi con gentilezza mentre faceva entrare tutte quattro in casa. "Sto bene, Stefan, grazie. Ilmion sta arrivando, è fuori a prendere la mia pelliccia. Non volevo neanche metterla, ma sai, con questo freddo..." Rispose la donna, sorridendo e andando a sedersi comodamente in poltrona mentre guardava i figli divertirsi dividendosi fra i cani di casa e la zia. Pienamente d'accordo con te, questo freddo rischia di far ammalare tutti. Disse lui tanto per conversare mentre si mescolava al resto degli invitati. Poco dopo, anche il marito di Alisia comparve sulla scena, e salutando la moglie con un velocissimo abbraccio, l'aiuto a indossare l'amata pelliccia bianca, che a detto dello stesso Ilmion, la faceva sembrare una vera volpe delle nevi. Vedendo tutti lì, insieme per quel giorno speciale, Stefan non chiedeva altro, e camminando con cautela tra cani, bimbi e giocattoli, si fece strada fino a Rain, abbracciandola con amore. "Siamo tutti?" Chiese, sorridendo debolmente. "Dovremmo, sì, ma dov'è sparita Rachel?" Rispose Rain, andando subito in allarme nel non vedere più la ragazza. "Meglio cercarla." Rispose Stefan con altrettanta preoccupazione e girò il viso da una parte all'altra della stanza, alla ricerca della ragazza della Leader. Annuendo, Rain partì in quarta, e per poco non si scontrò con la Leader stessa. "Lady Fatima, avete visto Rachel?" Chiese, sperando così di velocizzare le ricerche. "Stavo per chiedertelo io, Rain." Disse la cara Leader, preoccupatissima mentre cercava di trovare la sua gattina in mezzo a tutta quella calca. "Mi sono solo girata un attimo ed è scomparsa." Raccontò, con il cuore a mille. "Quindi nessuna idea? La porta è chiusa, non può essere andata lontano." Rispose la padrona di casa, facendo saettare ovunque lo sguardo con immensa preoccupazione. "Sarà sicuramente qui attorno, ma... non riesco a vederla." Continuò, sempre più preoccupata. Poi, incredibilmente, qualcosa catturò la sua attenzione, e le sembrò che l'albero muovesse lievemente, ondeggiando. Aguzzando la vista, Rain si accorse della verità, poi portò le mani ai fianchi. "Rachel! Vieni fuori da quell'albero, avanti!" Disse, quasi sgridandola ma tenendo neutro il tono della voce.Vedendo che Rachel non obbediva a Rain, Lady Fatima intervenne di persona, avvicinandosi e rimanendo quasi sbalordita da come trovò la gattina che continuava a giocare con insistenza con le sfere e i festoni dell'albero. "Rachel." Chiamò, arrabbiata. Voltandosi senza parlare, la ragazza guardò l'amata negli occhi, poi riprese a giocherellare con l'albero di Natale addobbato. "Rachel!" Continuò a chiamarla la donna, più severa di prima. "Insomma, si può sapere cos'hai oggi?" Chiese, confusa. Silenziosa, lei non rispose, e continuando a guardarla, preferì un miagolio alle parole. In quel momento, rimase senza parole, completamente spiazzata. Non capiva se lo stesse facendo apposta oppure no... ma come poteva essere altrimenti?" "Come sarebbe a dire "miao?" Sbottò, seccata. "È colpa mia, milady." Rispose Karon, ammettendo il suo coinvolgimento nell'intera faccenda. "Tu." Disse allora Lady Fatima puntandole al petto il dito indice con forza e socchiudendo gli occhi dalla rabbia. "Avrei dovuto pensarlo che era opera tua." Sibilò, maligna. "Ti ho sempre detto che quel nomignolo mi da fastidio." Rispose la strega, per nulla intimorita da quella reazione. "E hai pensato bene di rovinarle la giornata, vero? Con che coraggio ora ammetti la tua malefatta?" Replicò la donna, sempre più arrabbiata ma nascondendo bene l'emozione agli occhi degli altri ospiti. "Falla tornare come prima. Ora." Ordinò poi secca e lapidaria. A quelle parole, Karon cambiò subito espressione, poi mostrò un sorriso di circostanza. "Lady Fatima, io..." Biascicò, penosa. "No, aspetta, fammi indovinare: tu non sai come farlo." Rispose per lei la Leader mentre le teneva una mano davanti al viso per bloccare quell'inutile ciarlare. "Esattamente." Confessò la donna, non sapendo cos'altro dire. A quell'ennesima conferma, Lady Fatima sospirò, sentendosi stanca. "Mi dispiace, Rain, spero solo che Rachel non combini troppo guai..." Disse soltanto, mortificata. "Tranquilla, Signora." Rispose lei, continuando a guardare la ragazza gatto in questione. "Rachel, avanti! Vuoi un pò di latte? Che ne dci?" Propose poi, cercando di farla scendere. Fatima fece una negazione con la testa, esasperata dal comportamento testardo della ragazza mentre la vedeva ignorare bellamente la proposta di Rain. "Magari provare con uno dei tuoi biscotti?"  "Giusto!" Dai, prendine uno." Rispose lei, ormai stanca di quel comportamento innaturale. In fretta, Lady Fatima prese un biscotto dalla teglia e lo sventolò davanti agli occhi di Rachel cercando in tutti i modi di attirare la sua attenzione. Affamata, Rachel saltò finalmente giù da quell'ormai famoso albero, restando poi in piedi davanti all'amata e guardandola fissamente. Voleva quel biscotto, e l'avrebbe fissata anche per ore pur di averlo. Notando la sua immobilità in attesa di un suo ordine, Lady Fatima glielo porse all'istante. "Ecco qui, gattina. Solo però se ti comporterai bene da adesso in poi. Intesi?" Per tutta risposta, Rachel ignorò per un attimo il biscotto, ma solo per baciarla e far scorrere gli artigli smaltati sul suo viso. "Ti basta come risposta?" Sembrò dirle, incrociando il suo sguardo a effusioni concluse. Doveva ammettere che in fondo quella trasformazione psicologica non era male, e ricambiando quelle effusioni bollenti, le porse infine il biscotto, tornando a sedere sul divano e invitando la sua gattina a fare altrettanto. Obbedendo a quella sorta di ordine, Rachel andò a sedersi, poi morse quel biscotto, e dopo averlo mangiato, si sentì diversa. Le luci del salotto non erano più così belle, le palline dell'albero non le sembravano più giocattoli, e il latte non aveva più quel sapore irresistibile. Con dolcezza, la sua donna le accarezzò i capelli passandole ritmicamente una mano su quelle ciocche setose, aspettando che finisse di mangiare e magari, si calmasse anche. Silenziosa come era solita essere, Rachel masticò con gusto, e una volta finito, si pulì la bocca con un fazzoletto. La cena vera e propria ebbe inizio poco dopo, e sedendosi accanto alla sua amata, si sentì osservata e fuori posto. "Zia, Rachel è divertente!" Disse infatti la piccola Erin, che giocando sul tappeto aveva assistito a tutte le sue prodezze sull'abete natalizio. "Molto divertente." Rispose allora Lady Fatima, ascoltando le parole della piccolina e non potendo che concordare con lei, sorridendo dolcemente alla ragazza. Sorridendo a sua volta, Rain dovette dare ragione alla nipotina, e mangiando lentamente, non disse una parola. Seduto proprio accanto alla moglie, Stefan mangiava con piacere tutto ciò che Rain aveva preparato quella mattina dandosi un gran daffare. Piano, le si avvicinò all'orecchio, e le sussurrò brevi ma veritiere parole. "È tutto buonissimo, tesoro." Inorgoglita da quei complimenti, la donna strinse la mano del marito, poi rispose. "Felice che lo sia, amor mio." Disse soltanto, tenendo bassa la voce. Silenzioso, Stefan strinse lievemente quella presa e le sorrise amorevole, poi si guardò attorno. Tutti erano tranquilli,e nell'aria si sentivano stralci di più conversazioni diverse. Fra un boccone e l'altro, Rain si guardava intorno, incrociando gli sguardi di tutti gli invitati, inclusi i più piccoli, notando che Seira, la figlia di Karon, riusciva a mangiare qualunque cosa la madre le imboccasse, nonostante non si trattasse di pappa per neonati. Sentendosi osservata, Karon alzò lo sguardo e incontrò quello a dir poco sbalordito di Rain e, con un largo sorriso, le fece notare i piccoli canini affilati che la sua bambina già aveva. "Ha preso tutto dalla mamma." Disse con orgoglio, riferendosi alla propria natura animale. Scuotendo la testa, Rain cercò di restare calma, poi guardò il resto degli invitati, ignari della vera natura di madre e figlia. "Crescono così in fretta." Commentò, sperando di riuscire a strappare qualche sorriso. "Anche troppo in fretta." Rispose allora Lady Fatima, onoscendo anche lei quella streghetta e non avendo cun dubbio sull'eredità magica dei due bambini. Improvvisamente senza parole, Maddox bevve dell'acqua dal suo bicchiere, e posandolo, vide che gli ospiti più giovani avevano ormai finito di mangiare. "Mamma, quando apriamo i regali?" Chiese Terra, tanto curiosa quanto impaziente. A quella frase Stefan sorrise divertito, poi si pulì la bocca con il tovagliolo. "Un pò di pazienza, piccola." La rimproverò con aria bonaria, ricordandosi quanto potevano essere impazienti i bambini. "Ma Rosie ed io abbiamo finito! E anche gli altri!" Replicò la bambina, determinata ad avere quello che voleva. Sconfitto, l'uomo sospiro e alzò gli occhi al cielo, poi, poi con il sorriso sulle labbra, si rivolse direttamente a Rain. "Tu che ne pensi, tesoro? Glieli diamo ora?" Chiese, cercando il suo parere. "Beh, la cena è finita, e ha mangiato tutto, perciò sì." Rispose lei, prendendo in braccio la sua piccola e accompagnandola sul tappeto. Annuendo, Stefan ece altrettanto con Rosie che, impaziente quanto la sorella, scuoteva le braccine verso la madre. In silenzio, Rain lasciò andare la bambina, poi le mostrò un pacco. La carta era rossa e brillante, e scuotendolo con impazienza, Terra iniziò a fantasticare sul suo regalo. Dandosi da fare, lo aprì, trovandovi dentro dei fogli di carta e delle matite colorate, ma anche dei pennarelli. Conoscendola, la madre sapeva del suo amore per il disegno, perciò quello era il regalo perfetto per una bambina come lei. Poco dopo venne il turno di Rose, che sollevando il coperchio di una scatola finemente decorata, trovò una bambola, ma non una qualunque, acquistabile in qualunque negozio, bensì una di morbida pezza, cucita dalla stessa Rain. A quel punto Stefan s'inginocchiò in mezzo alle due bambine, ancora intente ad ammirare i propri doni, e scompigliò loro i capelli con amore. "Vi piacciono?" Chiese, orgoglioso della loro gioia infantile."Sì! Grazie mamma, grazie papà!" Rispose Terra, felicissima. "Grazie!" Ripetè Rose, trascinandosi sul tappeto per andare ad abbracciarlo. "Prego, tesoro." Rispose il padre mentre si lasciava abbracciare e la stringeva lievemente mentre con gli occhi cercava quelli di Rain. "Anche il papà ha un regalo da dare, sapete? Alla vostra mamma." Ammise, innamorato come sempre dell'unica donna capace di fargli battere il cuore. "Davvero? E che cos'è?" Chiesero entrambe, parlando all'unisono come gemelle. "Ora vedrete." Rispose lui con tono misterioso mentre si alzava e, avvicinandosi alla sua amata donna, le porse un piccolo pacchetto di velluto. Rimanendo calma, Rain aprì quel pacchetto con curiosità, e in quel momento, gli occhi le brillarono di felicità. Suo marito le aveva regalato una collana, e la pietra che pendeva dalla catenina era azzurra, il suo colore preferito. "Ti piace?" Chiese Stefan con curiosità, approfittando di quella sua piccola distrazione per circondarle la vita con entrambe le braccia e stringerla a sè il più possibile."L'adoro." Rispose Rain, accettando quell'abbraccio senza proteste e crogiolandosi nel suo calore. Sorridendole felice a quelle parole, Stefan le prese la collana dalle mani e le indicò di voltarsi. "Fammi vedere come ti sta." Pregò, vedendola voltarsi lentamente. Annuendo, Rain gli diede le spalle, e lasciandolo fare, tornò a guardarlo a lavoro finito. "Allora che ne pensi?" Chiese, curiosa. "Ti sta d'incanto, amore mio." Disse lui senza fiato per quanto fosse bella. Aveva impiegato un sacco di tempo per cercare qualcosa che le illuminasse il viso splendido e quando si era ritrovato davanti quella pietra azzurrina non aveva avuto alcun dubbio. "Grazie." Sussurrò lei in risposta, stringendolo ancora di più e tenendogli saldamente la mano, innamorata. Tirandola verso di sè con entrambe le mani, e baciandone poi i dorsi, Stefan le indicò con lo sguardo qualcosa sopra di loro. Un rametto di vischio. Stando alle tradizioni natalizie, una coppia avrebbe dovuto baciarsi per augurio di pace e prosperità proprio sotto le sue foglie, e alzando lo sguardo  per un solo attimo, anche lei notò quel particolare, e tornando a perdersi negli occhi dell'amato, diede inizio ad un bacio che mozzò il fiato ad entrambi. Completamente perso e innamorato, Stefan lasciò che la moglie conducesse quel bacio, e stringendola a sè, si sentì l'uomo più fortunato del mondo. "Buon Natale, Stefan." Disse poi lei, non appena quel meraviglioso bacio ebbe fine, avendo cura di posare la mano sul ventre ancora piatto, accarezzandolo con delicatezza. "Buon Natale, Rain." Rispose lui, non notando affatto il piccolo gesto della moglie poichè del tutto perso nei suoi occhi dorati. Intanto, da tutt'altra parte del salotto, Rachel e Lady Fatima continuavano a scambiarsi tenerezze, e improvvisamente una si ricordò del regalo fatto all'altra. Scostandosi dalla sua lei, la Leader si frugò per un attimo nella tasca del vestito per poi estrarne una piccola scatola foderata internamente di velluto rosso. "Questo è per te, e buon Natale, Rachel." Disse poi, guardandola con occhi colmi d'amore. Colta alla sprovvista, Rachel guardò la donna negli occhi, poi, con mani tremanti, afferrò quel piccolo regalo, scartandolo e aprendolo senza la sicurezza che la caratterizzava in sua presenza. Sbalordita, sussultò, non potendo evitare di abbracciarla. Aveva ricevuto un regalo semplice, solo un ciondolo a forma di gatto, che ai suoi occhi, appariva comunque bellissimo. "Tesoro, è fantastico!" Commentò, estasiata. "Sono contenta che ti piaccia." Rispose Lady Fatima, lasciandosi stringere  e passandole una mano sulla schiena in un'intima carezza. "Così tutti sapranno che sei la mia gattina." Disse poi, con malizia. In quel momento, il cuore di Rachel si sciolse, e prendendo la mano della donna che amava, la strinse con dolcezza. "Anch'io ho qualcosa per te, sai?" Le disse, regalandole un sorriso. "Non vedo l'ora di scoprire cosa." Rispose la donna, continuando a guardarla con occhi ardenti. "Calma, è solo un regalo!" Replicò la ragazza, ridendo della sua impazienza. Sorridendo insieme a lei, la Leader attese con pazienza, senza  mai toglierle gli occhi di dosso. Decisa a mostrarle quel che le aveva preso, Rachel si allontanò di poco. "Chiudi gli occhi." La pregò, poco prima di far scivolare la mano nella tasca della veste che portava ed estrarne una scatola molto simile a quella appena ricevuta. "Va bene." Disse lei con divertimento mentre chiudeva gli occhi come promesso e protendeva in avanti la mano e il palmo aperto. Soddisfatta, Rachel aprì quella famosa scatolina, e prendendo per un attimo l'anello che conteneva, glielo porse con misurata compostezza. "Puoi riaprirli." Sussurrò, per poi scivolare nel silenzio in attesa di una sua reazione. In quel preciso istante, la donna riaprì gli occhie osservò il regalo della sua gattina. Sorrise nel vedere che era un anello, praticamente il gemello opposto dell'altro che aveva ormai da tempo. Una F era incisa sopra, brillante e in puro argento. "È perfetto, tesoro." Commentò, felicissima. "Non più di te, amore." Rispose Rachel, aiutandola a infilarlo. "Almeno ora tutti sapranno chi sei." Aggiunse poco dopo, sempre orgogliosa di lei e del loro amore. "E di chi." Finì lei con altrettanta emozione nella voce mentre catturava le sue labbra con le proprie per un bacio passionale. Accettando quel bacio senza sottrarsi minimamente, Rachel cercò di prenderne il controllo, ma fallendo, si arrese. Quel momento era tutto loro e loro soltanto, e nessuno oltre alla sua bella Fatima poteva renderlo perfetto. "Ti amo, gattina." Disse a quel punto la donna, mettendo fine a quel bacio vertiginoso e stringendo a sè la ragazza. "Ti amo anch'io, tesoro." Rispose Rachel, completamente rapita dallo sguardo della donna, persa nei suoi occhi ametista. Innamorata, la Leader le passò una mano sulla guancia, lentamente e con delicatezza, ma per non rovinare il momento, non disse una parola. Lasciandola fare, Rachel accettò quella carezza, poi le diede le spalle per voltarsi verso l'albero addobbato. Le luci erano ancora accese, e tre bambini che non conosceva stavano seduti sul pavimento a giocare e divertirsi. "Adorabili, non trovi?" Chiese, guardandola negli occhi e attendendo una risposta. "Vero." Rispose lei di rimando, avvolgendole la vita con un braccio e osservando quei piccoli bambini giocare con dei peluche  appena scartati dai pacchetti. Sul pavimento si poteva ancora notare la carta colorata, appallottolata e di mille colori diversi. "Sai, un giorno anche Gabriel sarà come loro." Osservò la ragazza tenendo alto lo sguardo, pensierosa. Vedendo quelle creature innocenti giocare spensieratamente, Lady Fatima non potè che annuire, convinta di quelle parole. Poi, notando altri  bambini che giocavano sul pavimento, Karon pensò bene di far divertire i suoi cuccioli con loro, nuove conoscenze non facevano mai male. E così, tenendoli per mano, li condusse fino al tappeto dove, con i giochini che Rain le aveva dato prima, si misero seduti e in silenzio. "Ma che bei pupazzi vi hanno regalato!" Esclamò, notando il cerbiatto e l'unicorno fra le mani delle bimbe. "Grazie! Tutto merito di mamma e papà!" Rispose la dolce Cecilia, stringendo il suo nuovo e morbido unicorno giocattolo e fingendo di farlo galoppare. Erin, la gemella, faceva lo stesso con il suo cerbiatto, mentre Lienard, il fratellino, si divertiva con un trenino colorato. "Grazie! Tutto merito di mamma e papà!" Rispose la dolce Cecilia, stringendo il suo nuovo e morbido unicorno giocattolo e fingendo di farlo galoppare. Erin, la gemella, faceva lo stesso con il suo cerbiatto, mentre Lienard, il fratellino, si divertiva con un trenino colorato. Proprio a quelle parole, Karon ebbe un'idea che avrebbe fatto divertire i bambini almeno per un pò. "Ehi, e se diventassero vivi?" Propose, indicando con aria complice i pupazzi nuovi. "Vivi? Significa che galopperanno davvero? E che potremo accarezzargli le criniere?" Azzardò Cecilia, entusiasta alla sola idea. "Sì, e succederà anche a Ned e Bunny." Rispose Terra, erudendo l'ingenua cuginetta. "Certamente!" Non dico mai bugie." La rassicurò la strega, strizzando l'occhio e facendo apparire nuvolette di fumo rosso sui giocattoli, così da applicare loro quell'incanto innocente.Spaventate, le piccole si ritrassero, e guardando meglio, la piccola Cecilia vide il suo unicorno iniziare a muoversi e passeggiare per il salotto, arrivando quasi a brucare il tappeto credendolo fatto d'erba. "Adesso potrete davvero giocare con loro." Disse a quel punto Karon, come sempre soddisfatta del proprio lavoro. Divertita, seguì con gli occhi il cerbiatto che salttellava tra gli ospiti con grazia. Sorprendentemente, anche il trenino di Lienard era stato colpito dalla magia, e ora si muoveva da solo, fischiando e liberando nell'aria nuvole di fumo grigio. Non volendo perdersi il divertimento, Jared e Seira si trasformarono in lupi, e saltando prima sul divano e poi sul davanzale della finestra lì vicino, il bambino prese ad ululare alla luna, mentre la sorella, avendo puntato il trenino come preda, correva inciampando e rotolandosi sul tappeto. Felici, i piccoli continuarono a giocare, e Stefan e Rain, sempre innamorati, si godettero la scena senza una parola. Poco dopo, i loro sguardi si incrociarono, e con due semplici parole, lei rivelò a Stefan una verità che dato il giorno di festa, poteva essere considerato il regalo migliore di sempre. Prima di dormire, Rain si sdraiò sul letto a pensare a tutto quello che era accaduto in quella giornata di festa. C'era stato amore, c'era stata gioia, c'erano stati regali, e anche rabbia, ma poco importava. Per pura sfortuna, la sua grande amica Samira e il suo amato Soren non avevano potuto unirsi ai festeggiamenti per problemi indipendenti dalla loro volontà e probabilmente legati alla lontanaza dal regno dei genitori di lei, che per questo potevano vedere solo durante feste importanti come questa, ma neppure questo la toccava minimamente. Tutti nella sua grande e allargata famiglia si volevano bene, e quello era il Natale secondo la famiglia Gardner.
 
 
 
Ed eccoci finalmente arrivati al decimo racconto, molto più leggero del precedente, che racconta della festa più gioiosa, attesa e bella di tutte. Natale. Come avete visto, inizialmente tutto pare andar bene, almeno fino all'arrivo in casa della stramba ospite orientale di nome Karon. Vi ringrazio di aver letto anche questo mio lavoro, e prima di andare, spendo due ultime parole per ringraziare la mia amica, che ormai conoscerete e sarete stanchi di sentir nominare, KaronMigarashi. Senza il suo aiuto, la raccolta non sarebbe mai esistita, quindi credo che gran parte del merito sia suo. Grazie ancora, e alla prossima,
 
Emmastory :)
   
 
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