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Autore: Hikari_F    10/02/2018    0 recensioni
" -Noi non nasciamo incompleti.- Replico, dopo un attimo di riflessione -Tu non hai perso una parte di te. Hai perso una persona cara, hai perso l'amore...ma di certo, non per questo sei incompleta.- "
Una storia scritta di getto, senza troppe pretese. Enjoy
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La osservo, poco lontana da me.

Tra la frenesia dei pendolari, tra il chiacchiericcio della gente, il suo silenzio e la sua immobilità sembrano quasi fuori posto: è in piedi, china sul display di un e-reader, totalmente catturata dalla lettura. Come ogni giorno non mi arrischio a parlarle e tutto ciò che faccio è tacere, in contemplazione, nell'attesa vana che sia lei a rivolgersi a me.

Non è una bella ragazza o, almeno, non di quella bellezza standard di cui è pieno il mondo. Ha lineamenti semplici, forse banali, indossa abiti non appariscenti e non ha un filo di trucco: non c'è nulla che possa giustificare l'attrazione che provo, nata e cresciuta di giorno in giorno, semplicemente guardandola leggere in treno...c'è qualcosa di artistico in lei, nel suo sguardo maturo in cui, nonostante la giovane età, posso leggere un'ombra di malinconia.

Ripenso al progetto che mi è stato assegnato a lezione e sento che proprio lei potrebbe fornirmi l'ispirazione che sto cercando: comincio a fermare il tempo in questo istante, ad immortarla, prendendo a tracciare sul mio album le linee guida per un suo veloce ritratto.

La giovane mette via la lettura e si avvia verso le porte del treno, lasciandomi con il disegno incompiuto tra le mani; lascio il posto a mia volta, imitando i suoi gesti, nonostante la prossima non sia la mia fermata. Non voglio perderla di vista, non prima di aver finito il ritratto.

La stazione è invasa da persone che camminano svelte, chi per non perdere le coincidenze, chi per non tardare al lavoro...lei no. Avanza lentamente, con calma, al punto che non ho bisogno di accelerare per raggiungerla: mi chiedo quali siano le mie intenzioni e cosa spero esattamente di ottenere mentre ripercorro i suoi passi, ignaro di dove mi porterà.

Ti stai comportando da stalker.” Penso, lievemente in imbarazzo a quella considerazione. In effetti sì, è proprio quello che sembra e mi rendo conto che c'è qualcosa di sbagliato: dovrei essere all'accademia e, invece, eccomi qui ad inseguire una sconosciuta alla stregua di un maniaco.

Prima che me ne renda conto la sto letteralmente pedinando; lontani dalla stazione, stiamo incamminandoci in un quartiere in cui non sono mai stato ed il buonsenso mi suggerisce di tornare indietro, di finire il disegno un altro giorno, ma è come se il mio corpo si muovesse da solo per le strade in cui lei passeggia, flemmatica. Dov'è diretta? Cosa fa? Non riesco a capire se stia andando a frequentare delle lezioni oppure al lavoro. Possbile che le interessi semplicemente camminare, senza una meta?

Arriviamo sul lungomare e lì prende posto su una panchina, senza però mettersi a leggere: sta guardando la linea dell'orizzonte, dove il cielo ed il mare diventano un tutt'uno e, di colpo, il suo viso si riempie di fitte lacrime.

-Tutto bene?!- Farfuglio istintivamente, avvicinandomi.

Lei mi getta un'occhiata distratta, per poi tornare a guardare avanti a sé, senza curarsi di asciugare il volto -Non preoccuparti.- Mi risponde, la voce tremula, un falso sorriso abbozzato.

-Non credo che una persona pianga senza motivo.- Incalzo, sedendole accanto -Se hai bisogno di parlare...io non ho altri impegni.-

Ridacchia nervosamente e, finalmente, si ripulisce le lacrime con il dorso della mano -Perchè dovrei sfogarmi con uno sconosciuto?-

-Be'.- Mormoro -Di solito è più semplice aprirsi con una persona estranea. Potremmo non rivederci mai più e, comunque, a chi potrei raccontare i tuoi problemi?-

-Ma se ci vediamo ogni mattina.- Sospira, sembra rasserenarsi -Ed il fatto che tu mi abbia seguita fin qui è qualcosa di inquietante.-

-...Scusami.- Balbetto, imbarazzato all'idea che si sia accorta di essere osservata quotidianamente da uno studente imbranato -Non sono un maniaco, è solo che...ho un progetto da fare per l'accademia. Ti stavo ritraendo, in treno, ma ho dovuto smettere perché sei scesa e...lo so, non avrei dovuto, ho agito senza pensare.-

-Mi stavi ritraendo?-

Annuisco e le mostro il disegno: sono solo delle linee abbozzate, ma il soggetto è già ben riconoscibile.

Stavolta ride apertamente -Sei bravo, ma non penso di avere quel nasone.-

-No...- Arrossisco -Questa è solo una bozza da definre, ovviamente...-

-Tu mi sarai sembrato un maniaco, ma io ti sarò sicuramente sembrata una pazza.- Mi interrompe -Una che viaggia in treno per mezz'ora, soltanto per venire qui a piangere davanti al mare.-

-No, non ho pensato niente del genere.- La rassicuro -Anche se ammetto che la cosa mi incuriosisce.-

-Vengo qui ogni mattina. Tutti i giorni, da un anno a questa parte.-

Sì, in effetti da quando ho iniziato l'accademia l'ho vista praticamente sempre, salvo quando i vagoni erano troppo affollati per guardarsi intorno.

-Il mare è la tomba della persona che ho amato...che amo.- Mi spiega, gli occhi le tornano lucidi -Queste acque hanno preso la sua vita un anno fa e non ho altri posti in cui compiangerlo. Il suo corpo non è mai più stato ritrovato.-

Non so che cosa dire e mi limito a tacere, in attesa. Non immaginavo ci fosse qualcosa di così traumatico, dietro la malinconia del suo sguardo.

-Be', di certo non è facile affrontare una tragedia simile.- Azzardo, quando mi accorgo che non ha altro da aggiungere -Ma la vita continua...so che è una frase di circostanza, eppure è così. Bisogna trovare la forza per andare avanti.-

-Mah.- Sospira, forzandosi a non piangere nuovamente -Come si può andare avanti, quando hai perso per sempre una parte di te?-

Capisco che dovevano essere molto legati...forse pensavano ad un futuro insieme, forse avevano dei progetti importanti.

-Noi non nasciamo incompleti.- Replico, dopo un attimo di riflessione -Tu non hai perso una parte di te. Hai perso una persona cara, hai perso l'amore...ma di certo, non per questo sei incompleta.-

Abbassa lo sguardo e non aggiunge altro. Sembra che non abbia più voglia di continuare il discorso.

-Posso continuare il ritratto?- Chiedo, sperando di sviare la conversazione.

-Perché no...- Farfuglia -Ma non sono brava a mettermi in posa.-

-Mi basta che torni a leggere, come facevi in treno.-

 

Dopo aver terminato il ritratto, mi ha chiesto di lasciarla un po' da sola. Ho capito che aveva bisogno di continuare a piangere ed ho acconsentito, decidendomi finalmente ad andare a lezione...non le ho neppure chiesto il suo nome.

A seguito del nostro breve incontro, ha cominciato a salutarmi tutte le volte che ci incontriamo durante il viaggio. Inizialmente in maniera impacciata, senza mai perdersi in chiacchiere e tornando subito alle sue letture ma, a poco a poco, ho capito che qualcosa stava cambiando.

Non so dire bene quando abbiamo cominciato a tenerci il posto, in modo da sedere vicini, né quando i nostri saluti si siano trasformati in vere e proprie conversazioni: parliamo d'arte, di libri, di canzoni. Le ho offerto una delle mie cuffie ed abbiamo ascoltato musica insieme e mi è capitato persino di farla ridere, con qualcuna delle mie battute squallide ed infelici.

Mi vengono i brividi al pensiero che, dopo una mezz'ora di serenità trascorsa con me, avrebbe trascorso chissà quanto tempo a guardare il mare, in lacrime, ripensando ad un passato che non le sarebbe mai più stato restituito.

Con il passare delle settimane, una sensazione sgradevole ha cominciato a crescermi dentro, ogni volta che, giunti alla sua fermata, siamo stati costretti a separarci. Mi credevo capace di tenerla a bada ma, contro il mio volere, continua ad aumentare di giorno in giorno, al crescere dell'attrazione e della simpatia per la mia compagna di viaggio...il suo cuore e la sua mente appartengono ad un altro, a qualcuno che non fa più parte di questo mondo. Non si accorge di me, non si accorge del mio affetto, completamente divorata dal dolore e dalla nostalgia...e questo mi fa percepire un malessere strano, soffocante, che tuttavia dimentico ogni volta che lei è con me. Quando capisco che si tratta di gelosia, mi rendo conto che è troppo tardi per tornare indietro e che oramai, indissolubilmente, sono legato alla ragazza che il caso mi ha fatto incontrare.

-Che lezioni hai, stamattina?- Mi chiede, trovandomi distratto e poco avvezzo a fare conversazione.

-Nessuna.- Mormoro -Sono venuto soltanto per vedere te.-

La sua bocca si socchiude per la sorpresa e potrei giurare di aver visto del rosa accenderle le guance -Ma...perché?- Farfuglia, visibilmente imbarazzata.

-Credi sia la prima volta?-

-Ah.- Tace, abbassando lo sguardo e tormentandosi una ciocca di capelli -Be', non dovresti.-

-Tu non dovresti.- Replico -Tutto questo...finirà per uccidere anche te, in un modo più crudele e subdolo di quanto immagini.-

-Se mi ucciderà, ben venga.- Dice -La mia vita è già finita...insieme alla sua.-

-Non credo che sia la cosa giusta per te.-

-Come puoi dire che cosa è giusto per me?!-

Mi guarda irritata, le labbra serrate in una smorfia; fa per alzarsi, in vista della solita fermata, ma le prendo il polso con la mano prima che possa allontanarsi.

-Non andartene.-

-Devo andare da lui.- Dice in tono implorante, tentando di svincolarsi.

-No.- Mi alzo anche io e l'avvolgo in un abbraccio, facendole poggiare la testa sul mio petto, per averla più vicina possibile al mio cuore...per farle percepire ciò che provo -Resta con me.-

Non replica e rimane immobile, mentre gli occhi le si riempiono di lacrime non appena il treno si lascia alle spalle la fermata -Perché...- singhiozza -Perché non mi hai lasciato andare...-

-Perché mi piaci.- Le sussurro in un orecchio, senza smettere di tenerla stretta a me -E voglio che tu mi guardi. Voglio che ti accorga di me, della felicità che posso provare a regalarti.-

-Ma...lui...-

Le accarezzo i capelli, ispirandone il profumo e, nel vederla in quello stato, comincia a venire voglia di piangere anche a me.

-Mi permetti di riportarti in vita?- Le chiedo, sollevandole il mento per permetterle di guardarmi.

Sento il suo respiro sulla pelle ed i suoi battiti cardiaci accelerati, al passo con i miei...prima ancora che possa darmi una risposta, sento di aver già capito.

Forse, in cuor suo, ha sempre desiderato che qualcuno le allungasse una mano per tirarla fuori dall'abisso in cui stava sprofondando; non ha fatto altro che chiedere aiuto per tutto questo tempo, senza esserne neppure consapevole e, adesso che il suo grido è stato finalmente ascoltato, lei stessa comincia a rendersi conto di ciò che aveva sempre cercato.

-Sì.- Sussurra, infine -Salvami.-

Affonda tra le mie braccia ed entrambi ci abbandoniamo al pianto, nascondendolo alla vista degli altri...ma quello che sentiamo non è tristezza.

Stavolta, sono lacrime di gioia.

   
 
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