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Autore: Notteinfinita    11/02/2018    2 recensioni
Può un incubo permetterti di realizzare il tuo più grande sogno?
E' ciò che scoprirà Marinette...
*****
Dal testo:
Marinette silenziò la sveglia prima ancora che suonasse; ormai per lei era diventata un'abitudine visto che passava le notti quasi in bianco. E come avrebbe potuto dormire proprio quella notte visto ciò che l'attendeva nel pomeriggio?
Si alzò mezza intontita dalla stanchezza e sorrise con sguardo perso nel vuoto.
Con gesti meccanici si lavò e si vestì alternando attimi di gioia assoluta ad altri di terrore paralizzante.
La verità era che non sapeva se essere grata ad Alya per la sua presenza di spirito o se strozzarla per averla messa in quella situazione.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1- Progetto di gruppo


Marinette silenziò la sveglia prima ancora che suonasse; ormai per lei era diventata un'abitudine visto che passava le notti quasi in bianco. E come avrebbe potuto dormire proprio quella notte visto ciò che l'attendeva nel pomeriggio?

Si alzò mezza intontita dalla stanchezza e sorrise con sguardo perso nel vuoto.

Con gesti meccanici si lavò e si vestì alternando attimi di gioia assoluta ad altri di terrore paralizzante.

La verità era che non sapeva se essere grata ad Alya per la sua presenza di spirito o se strozzarla per averla messa in quella situazione.

Il giorno prima, durante la lezione di storia dell'arte, la professoressa aveva annunciato che avrebbero svolto una ricerca dividendosi in gruppi di quattro.

Immediatamente Alya le aveva chiesto se lei avesse voluto far parte del suo gruppo, ben sapendo di ottenere una risposta positiva.

Nel frattempo Nino aveva rivolto la stessa domanda ad Adrien, ricevendo la medesima risposta.

I due fidanzati si erano poi guardati negli occhi comprendendo al volo la reciproca muta domanda.

Il risultato era stato che Marinette si era ritrovata in gruppo con Adrien e, grazie alle manipolazioni di Alya, il gruppo avrebbe lavorato alla ricerca proprio a casa sua.

Cosa avrebbe potuto ribattere quando la sua amica aveva innocentemente sostenuto che la sua era la casa migliore dove lavorare visto che non c'erano sorelline o fratellini piccoli che potevano disturbarli e che, trovandosi a pochi passi dalla scuola, era di certo la più comoda nel caso avessero avuto bisogno di consultare qualche libro dalla biblioteca?

Così Marinette aveva passato il pomeriggio precedente a far sparire ogni traccia della sua passione per Adrien, a pulire la camera e a trovare un angolo in cui la piccola Tikki potesse trascorrere l'intero pomeriggio nascosta.

Nonostante la stanchezza, però, non le era riuscito di addormentarsi e così adesso si sentiva fiacca, stordita e per nulla desiderosa di affrontare una giornata di scuola. Solo l'eccitazione per l'evento del pomeriggio le dava la forza di sopportare il resto della giornata.

Guardandosi allo specchio mentre finiva di pettinarsi sospirò rassegnata, anche oggi sarebbe dovuta ricorrere ad un po' di trucco per mimetizzare le occhiaie che facevano bella mostra di se sotto i suoi occhi.

Sorridendo mestamente mentre applicava il correttore cercò di consolarsi pensando che almeno stavolta erano dovute a qualcosa di più piacevole dell'incubo che ormai la tormentava ogni notte da un paio di mesi a questa parte.

Il solo pensarci le fece sentire un peso gravarle sul cuore ed un singulto le sfuggì dalle labbra.

Stringendo forte gli occhi per impedirsi di piangere, respirò lentamente e s'impose di calmarsi.

Finito di applicare il trucco prese il giubbotto, lo zaino e la borsetta, aprendola affinché Tikki potesse entrarvi.

Dopo aver dato un'ultima occhiata alla stanza per essere certa di aver nascosto tutte le foto di Adrien, scese alla pasticceria per salutare i suoi genitori.

«Buongiorno tesoro!» la salutò la madre, baciandola dolcemente sulla guancia. «Sbaglio o sei in orario, chissà come mai!?» ridacchiò la donna, ben consapevole del motivo che aveva buttato sua figlia giù dal letto.

«Mamma!» protestò Marinette, arrossendo.

«Ti avevo lasciato la colazione in cucina, hai mangiato?» domandò la madre, cambiando discorso.

«Grazie, sono a posto così.» mormorò lei in risposta.

Aveva lo stomaco chiuso, non sarebbe riuscita a mandare giù nulla.

«Vado, così magari oggi arrivo puntuale.» disse a mo' di saluto, passando velocemente nel laboratorio per un bacio al padre ed uscendo dal negozio.

Si era appena chiusa il portone alle spalle quando un foglio, spinto dal vento, le si appiccò al viso.

Quando l'ebbe tolto si accorse che era un foglio di giornale, al centro campeggiava una foto di Ladybug e Chat Noir ritratti dopo aver sventato l'ennesimo attacco di un' Akuma.

Una morsa di ghiaccio le strinse lo stomaco e sentì gli occhi pizzicarle per le lacrime.

Con mani malferme accartocciò il foglio e lo gettò nel cestino lì vicino.

Non era giusto, sembrava che l'universo ce l'avesse con lei. Più cercava di non pensarci più tutto sembrava congiurare per ricordale ciò che era successo qualche mese prima.



Volpina si era arrampicata sulla Tour Eiffel portando con se Adrien, o almeno quello che lei credeva fosse Adrien.

In preda alla disperazione, quando l'Akumizzata aveva minacciato di gettarlo di sotto, stava quasi per consegnarle il suo Miraculous ma per fortuna Chat Noir aveva lanciato il suo bastone e l'illusione era svanita.

Purtroppo però lei era ancora così agitata da aver messo un piede in fallo perdendo irrimediabilmente la presa.

Chat si era lanciato per soccorrerla, anche se non poteva fare molto senza la sua arma. Era riuscito a raggiungerla e a stringerla a se ma non aveva modo di mettere in salvo nessuno dei due.

Lei aveva lanciato lo yo-yo ma la vista ancora appannata dalle lacrime le aveva impedito di creare un appiglio sicuro.

Tutto ciò che era riuscita a fare era stato rallentare la caduta prima che lo yo-yo perdesse la presa e i due si ritrovassero di nuovo a cadere nel vuoto abbracciati.

Istintivamente lei aveva chiuso gli occhi preparandosi all'impatto e due secondi dopo aveva avvertito un rumore sordo e la botta della caduta.

Si aspettava di sentire più male invece era atterrata su qualcosa di caldo e confortevole.

Aperti gli occhi si era resa conto che Chat Noir le aveva fatto da scudo con il proprio corpo andando a sbattere violentemente la testa contro il selciato.

Aveva iniziato a chiamarlo ma lui non reagiva in alcun modo.

Preoccupata aveva poggiato la testa sul suo petto e, per fortuna, aveva sentito il suo cuore battere ancora.

Avrebbe voluto portarlo al sicuro ma Volpina era piombata su di lei moltiplicata in decine di copie così si era vista costretta ad abbandonare il suo compagno di battaglia.

Senza perdere tempo aveva evocato il Lucky Charm e, dopo aver accecato la vera Volpina con l'involucro di un gelato al cioccolato, l'aveva immobilizzata con il suo yo-yo per poi strapparle la collana dal collo e purificare l'Akuma.

Riportato tutto alla normalità era corsa da Chat Noir, trovandolo ancora privo di sensi.

Non sapendo se e quando si sarebbe ritrasformato e quindi impossibilitata a portarlo in ospedale per non mettere in pericolo la sua vera identità lo aveva stretto a se ed era volata sul tetto di un edificio nelle vicinanze di casa sua che sapeva essere al momento disabitato.

Nuovamente aveva provato a risvegliare il suo amico senza risultato.

Disperata si era accasciata sul suo petto ed aveva iniziato a piangere continuando a chiamarlo.

«My Lady, tranquilla, sto bene.» aveva risposto lui, dopo un po', accarezzandole i capelli e cercando di mettersi seduto.

A quel punto lei gli aveva gettato le braccia al collo mettendosi a piangere ancora di più e supplicando di perdonarla per essere una compagna indegna.

«Non credevo che tenessi tanto a me, Insettina.» aveva scherzato lui ridacchiando e stringendola a se, felice.

Lei aveva risposto che avrebbe meritato una compagna migliore ma lui l'aveva costretta a guardarlo negli occhi e tenendole il viso tra le mani le aveva risposto che non avrebbe voluto nessun'altra partner che non fosse lei, l'unica per cui era disposto a dare la vita.

In quel momento i suoi orecchini avevano iniziato a suonare così, dopo un veloce bacio sulla guancia e uno scusami appena sussurrato lei era stata costretta a scappare via senza neanche aver avuto il tempo di verificare che lui stesse davvero bene.

Da allora ogni volta che lottavano insieme lei sentiva il senso di colpa attanagliarla e ogni notte era tormentata dallo stesso incubo, la replica esatta della lotta con Volpina; solo un particolare differiva, nel sogno Chat non riprendeva i sensi ma rimaneva inerte tra le sue braccia, privo di vita mentre lei piangeva tutte le sue lacrime e straziata urlava il suo dolore risvegliandosi nel suo letto, il viso bagnato di lacrime e il cuore stretto in una morsa.



Il rimbombo di un tuono in lontananza costrinse Marinette a tornare al presente, era così persa nei suoi pensieri che se non si fosse sbrigata sarebbe riuscita ad arrivare anche oggi tardi a scuola.

Per fortuna l'edificio non era molto distante e una breve corsetta bastò a portarla davanti al portone proprio nel momento in cui anche la sua amica Alya stava per entrare.

La ragazza, stranita, guardò l'orologio, convinta che si fosse fermato. Doveva di certo essere lei in ritardo perché non si era mai verificato un evento come l'arrivo puntuale di Marinette a scuola.

«Ragazza mia, buongiorno. Vedo che qui qualcuno non ha dormito molto.» commentò vedendo il volto stanco dell'amica.

«Chissà perché!?» rispose Marinette, sarcastica, cercando di non pensare più agli altri motivi che le toglievano il sonno.

«Magari perché hai passato tutta la notte a pensare al tuo Adrien.» ipotizzò l'altra, calcando la voce sul pronome possessivo.

«Alya!» esclamò Marinette, imbarazzatissima, guardandosi intorno allarmata e scatenando le risate dell'amica.

«Hey, ma cosa devi fare con quel borsone?» domandò poi, attirata dall'ingombrante oggetto che la sua amica portava a tracolla.

«Hai dimenticato che stasera rimango a dormire da te?» le ricordò Alya, scuotendo la testa.

«No ma lì dentro sembra ci sia molto di più del cambio di una notte.» commentò Marinette.

Come avrebbe potuto dimenticarlo?

Quando Alya glielo aveva proposto era ancora così intontita all'idea di far parte dello stesso gruppo di Adrien da averle detto di si senza neanche capire a cosa si stesse riferendo.

Quando, successivamente, aveva capito a cosa aveva acconsentito era entrata nel panico.

Come avrebbe fatto a coprire la sua sparizione nel caso si fosse verificato l'attacco di un'Akuma? E come avrebbe giustificato l'incubo che la tormentava tutte le notti?

Aveva cercato ogni possibile via d'uscita consultandosi anche con la sua Kwami ma alla fine si era rassegnata.

Non poteva ritrattare l'invito senza offendere Alya quindi poteva solo sperare che, per una volta, essere la portatrice del Miraculous della coccinella le portasse fortuna.

«Si, ho portato qualcosa in più.» ammise lei, senza però aggiungere altre spiegazioni.

Marinette le rivolse uno sguardo preoccupato ma decise che forse era meglio non indagare, aveva già troppo a cui pensare.

Rassegnata, seguì l'amica in classe e prese posto al proprio banco mentre la campanella suonava e Nino e Adrien facevano il loro ingresso in classe.

«Tutto bene per oggi pomeriggio?» chiese Alya.

«Si!» rispose Nino, sorridendole.

«Essendo un compito per la scuola mio padre non ha potuto dire di no. Evvai!» esclamò Adrien perdendo il suo solito contegno posato e lanciando in aria la sua tracolla per poi riprenderla al volo, totalmente dimentico della presenza del suo Kwami all'interno.«Marinette, grazie per l'ospitalità.» aggiunse, rivolgendole un sorriso talmente smagliante da farle fermare il cuore per qualche secondo.

«Di-di-di nu-nul-la.» balbettò lei, abbassando il capo, affranta. Non sarebbe mai riuscita a dire una frase di senso compiuto in sua presenza. Era un caso senza speranza.

Alya la guardò di sottecchi mentre un luccichio tutt'altro che rassicurante si faceva strada nei suoi occhi.

«Ciao Adrien,» disse una voce squillante sulla porta della classe «volevo avvisarti che se vuoi sei ancora in tempo per cambiare gruppo.» aggiunse Chloé entrando e puntando dritto verso il ragazzo, ignorando a bella posta gli altri tre.

«Ti ringrazio ma ormai ho dato la mia parola, non posso rimangiarmela, scusami.» ribatté lui, fermo ma educato.

Immediatamente il viso di Marinette si rabbuiò e in lei si fece strada il dubbio che Adrien forse avrebbe preferito essere in gruppo con la sua più vecchia amica.

Vedendola in quello stato Alya strinse i pugni innervosendosi.

«Peggio per te, con gli agganci di mio padre sarebbe stata una passeggiata portare a termine la ricerca con la certezza di prendere il massimo dei voti!» esclamò Chloè, stringendosi nelle spalle e andando al suo posto.

«Guarda che se sei troppo impegnato e preferisci andare nel gruppo di Chloè sei libero di farlo.» affermò Alya pungente.

«Perché, non mi volete più con voi?» chiese Adrien, sinceramente stupito.

«Temevo non volessi più tu.» ribadì lei, ancora sulla difensiva.

«Ho solo cercato di rifiutare in maniera educata per evitare qualche infantile ritorsione da parte sua.» spiegò a sua volta.

«Hai ragione, scusami.» pigolò Alya, pentita.

«Non fa nulla. Comunque anche se il suo fosse stato l'ultimo gruppo rimasto non ci sarei voluto andare comunque. Io voglio essere valutato per il mio lavoro non per quello che fanno gli altri e che io spaccio per mio.» aggiunse disgustato.

«Bravo fratello, così si fa!» esclamò Nino, battendo il pugno con il suo amico.

«Adrien io...» iniziò Alya, desiderosa di farsi perdonare per il trattamento di poco prima.

«Non è successo nulla.» affermò Adrien, interrompendola. «Invece, Marinette, mi chiedevo se fosse possibile fare un giro nel laboratorio della pasticceria, non ne ho mai visto uno.» chiese, con gli occhi scintillanti di entusiasmo.

«Da me puoi avere tutto ciò che vuoi.» sospirò Marinette, troppo incantata dal suo sorriso per ricordarsi di connettere il cervello alla bocca.

Appena si fu resa conto delle parole appena pronunciate e del loro significato ambiguo arrossì visibilmente scatenando le risate di Alya e Nino e lo sguardo imbarazzato di Adrien.

Per sua fortuna l'ingresso della professoressa Mendeleev li costrinse ad interrompere ogni discorso e lei, dopo che Adrien ebbe voltato lo sguardo verso la cattedra, poté riprendere a respirare normalmente.

Quella mattina il ritmo delle lezioni fu così serrato da impedire a Marinette di perdersi nei suoi voli pindarici.

La campanella del pranzo le ricordò che solo alcune ore di lezioni la separavano dal momento in cui Adrien sarebbe entrato nella sua stanza.

Sentendo le gambe molli seguì Alya fuori dalla classe fino al muretto del cortile su cui erano solite consumare il pranzo.

Marinette sospirò fissando le nuvole nere che si stavano addensando all'orizzonte.

«Amica, sicura che vada tutto bene?» chiese Alya, preoccupata. «Ho forse fatto male a far entrare Adrien nel gruppo di studio?»

«No!!!» urlò Marinette agitata. «È solo che ho paura di combinare qualche disastro passando tutto quel tempo con lui. Non riesco neanche a dirgli due parole in croce.» spiegò scoraggiata.

«Saremmo impegnati con la ricerca, vedrai che tenerti occupata ti aiuterà a mantenere la calma.»

L'ombra di qualcuno che si era piazzato davanti a loro fermò i loro discorsi.

Alzati gli occhi si accorsero che si trattava di Chloé e della sua inseparabile sottoposta.

«Cosa vuoi?» ringhiò Alya.

«Da te nulla, volevo solo dire due parole alla tu amica.» affermò altezzosa. «Goditi il pomeriggio tanto Adrien non ricambierà mai i tuoi sentimenti, noi veniamo da ambienti simili, tu non hai nulla in comune con lui, alla fine lui sarà mio.»

Finito di parlare e prima che una delle due avesse tempo di ribattere qualcosa, Chloé e Sabrine si allontarono senza più degnarle di uno sguardo.

L'umore di Marinette, già nero, precipitò ulteriormente.

«Ha ragione Chloé, io non ho alcuna speranza.» ammise, sconsolata, portandosi le ginocchia al petto.

«Adesso basta!» esclamò Alya, saltando giù dal muretto e fronteggiando la sua amica con le mani sui fianchi e lo sguardo furioso. «Quella è solo una stupida oca che sta rosicando da morire perché Adrien passerà il pomeriggio con te. Ti sembra che lui abbia mai trattato diversamente chi è ricco da chi non lo è? Oppure ti è mai parso che lui abbia mostrato il seppur che minimo interesse nei confronti di Chloé?»

Marinette rifletté su ciò che aveva appena detto l'amica e fece un cenno di diniego in risposta abbozzando un fiducioso sorriso.

«Ti ha detto quelle cose solo perché sapeva che avrebbero minato la tua fiducia. Non pensarci più, ok?» propose la ragazza, porgendo la mano all'amica per farla alzare dal muretto.

«Grazie Alya, non so come farei senza di te!» esclamò Marinette, gettandole le braccia al collo.

«Si, in effetti senza di me saresti perduta.» ammise lei con voce sostenuta per poi scoppiare a ridere. «Andiamo, altrimenti tu saresti capace di arrivare in ritardo anche alle lezioni del pomeriggio.» aggiunse, trascinandola per un braccio.

Le ultime due ore di lezione, letteratura francese, sembravano non voler finire mai e Marinette pregò in cuor suo che la professoressa Bustier non avesse spiegato nulla d'importante visto che per tutto il tempo la sua attenzione era stata attratta dalla capigliatura bionda del ragazzo seduto davanti a lei.

Purtroppo quella capigliatura tendeva a ricordarle un'altra zazzera, decisamente più ribelle ma altrettanto bionda.

Alternava così momenti in cui sentiva l'emozione crescere al pensiero che avrebbe trascorso l'intero pomeriggio con lui a casa sua, lontano dalle ingerenze di quell'arpia di Chloé, ad altri in cui le tornavano in mente le immagini dell'incubo che la tormentava da mesi portandola a serrare i pugni talmente stretti da conficcarsi le unghie nel palmo e da chiedersi se non avrebbe fatto meglio a riconsegnare il Miraculous della coccinella vista la sua incapacità.

Era così concentrata nei propri pensieri da non accorgersi neanche che fosse suonata la campanella che segnava la fine delle lezioni.

Ci pensò Alya, scrollandola per le spalle, a riportarla al presente.

«Andiamo?» la esortò la sua amica.

«Certo!» rispose lei, scattando in piedi e incontrando lo sguardo sorridente e divertito di Nino e Adrien.

Raggiunta l'uscita, i quattro si diressero verso casa di Marinette.



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Angolo dell'autrice: Eccoci alla fine del primo capitolo.

Che ve ne pare?

Riuscirà Marinette a sopravvivere ad un intero pomeriggio in compagnia di Adrien?

Appuntamento a domenica prossima per scoprirlo.


  
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