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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    12/02/2018    1 recensioni
Emma Swan è da poco tornata dal suo primo viaggio nella Foresta Incantata, accompagnata da Mary Margareth e un tale di nome Robin Hood, e si trova ad affrontare le difficoltà dovute ai danni fatti dallo Spettro alla città.
Costretta ad ammettere quanto Storybrooke possa essere un posto pericoloso per un bambino, decide di correre ai ripari iniziando a dargli delle lezioni di autodifesa.
Come reagirà Regina?
Genere: Comico, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Robin Hood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Caos a Casa Mills'
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Ciao a tutti.
Piccola premessa.
La storia è ambientata subito dopo il ritorno di Emma e Mary Margareth dal loro viaggio nella Foresta Incantata, tuttavia in questa variante Robin Hood è tornato con loro e quindi si trova già a Storybrooke.
Detto questo, buona lettura!
 

Lezioni di autodifesa
 
 

“E per finire, la Madre Superiora è arrivata questa mattina. A quanto pare, l’attacco dello Spettro ha colpito anche la Chiesa, e le proprietà del Convento, quindi anche lì saranno necessari dei lavori.”, David Nolan sorrise, alzando soddisfatto lo sguardo dal proprio rapporto, per inarcare quindi un sopracciglio.
Emma Swan, che solo negli ultimi giorni aveva dovuto sorbirsi una quantità infinita di rapporti su edifici danneggiati e lavori da compiere, sonnecchiava pigramente col mento appoggiato alla mano, sulla sua scrivania presso la Centrale.
Il discorso del padre era iniziato, a dire il vero, quasi un’ora prima. Un discorso apparentemente senza fine che partiva dai danni alle miniere riferiti da Brontolo a quelli subiti dal Granny’s che a detta della Signora Lucas andavano riparati “con priorità assoluta su qualsiasi altra attività inutile e perdigiorno avviata dal comune”.
Peccato che, dopo nemmeno dieci minuti di relazioni inutili e discorsi apparentemente senza senso, Emma Swan, già troppo provata dal viaggio nella Foresta Incantata, era immancabilmente crollata.
Il mento appoggiato sulla mano, ronfava pacificamente, in un mondo utopico privo di qualsivoglia cattivo con manie di grandezza o calamità cosmiche da fermare. Un mondo dominato da cioccolate calde con cannella, giubbotti rossi e affascinanti pirati in grado di farla esasperare e innamorare allo stesso tempo.
Un mondo, insomma, fin troppo bello per essere vero.
David Nolan sospirò, avvicinandosi alla figlia e schiarendosi gentilmente la voce, col risultato di farla quasi cadere dalla sedia a causa dello spavento.
Improvvisamente sveglia, Emma si affrettò a ricomporsi, asciugandosi in fretta e furia il rivolo ben poco femminile di bava che era andato a sporcarle l’orlo della bocca per poi dire, falsamente innocente: “Ah … si. Ecco … giusto, hai perfettamente ragione.”
Sorrise, cercando di sembrare il più convincente possibile, mentre quello alzava nuovamente un sopracciglio.
Messa all’angolo, sospirò, rilassando la schiena contro la sedia del suo ufficio, per poi allargare le braccia, disperata: “Ok … ve bene, lo ammetto. Non ti stavo ascoltando.”, l’altro continuò a osservarla, impassibile, mentre quella proseguiva, “Però non puoi certo biasimarmi. Sono stata proiettata in un mondo che … beh … fino a qualche mese fa non sapevo nemmeno che esistesse. Ho combattuto orchi, derubato giganti e raggirato pirati e streghe diaboliche. Sono tornata e subito tutti qui a chiedermi cose di cui, sinceramente, non dovrebbe occuparsi Regina? È le il Sindaco della città, io mi occupo di multe, sparizioni e cose del genere, le cavolate burocratiche dovrebbero essere roba sua. Quindi perché devono tutti venire qui, a rompere a me, che francamente mi spiace dirlo ma no … di ristrutturazioni e riparazioni alle opere pubbliche non so proprio niente?”
L’altro sospirò appena, osservando incerto il rapporto (un malloppone di scartoffie di oltre cento pagine) prima di rispondere, nervoso: “Beh … non è che questo la gente non lo sappia ma … Regina è Regina. E tu sei tu, no? E se devono chiedere aiuto a qualcuno penso preferirebbero farlo con qualcuno che non abbia la tendenza a incenerire coloro che gli stanno sulle scatole. Come lei, per esempio.”
“Molte grazie, Vicesceriffo. La sua fiducia è sempre ben riposta, a quanto vedo.”, la fin troppo famigliare voce del Sindaco di Storybrooke fece raggelare i due sul posto, mentre con un rintocco di tacchi Regina faceva il proprio ingresso nella Centrale, osservandoli cinicamente.
Emma la fissò, scocciata, prima di esordire: “A che onore questa visita?”
L’altra alzò gli occhi: “Mi sto solo assicurando che la busta paga che ti firmo ogni mese non esista per vederti scaldare la sedia, Swan. E a quanto vedo è proprio così …”, tese la mano, prendendo senza mezze cerimonie il plico di fogli nelle mani di David, per poi osservarlo in silenzio.
Sospirò: “Tanta fatica per creare una città dal nulla e ora mi tocca pure risistemare tutto.”, osservò critica la bionda, prima di dire, “Non si preoccupi per queste <>, continui pure a scaldare la sua sedia e a riempirsi di cioccolata con cannella. Ci penserò io.”
Detto ciò se ne andò, lasciando Sceriffo e Vice a osservarsi perplessi.
Emma sorrise, stiracchiandosi soddisfatta: “Bene … allora, visto che a quanto pare avrò la giornata libera, avrei alcune faccende da sistemare con mio figlio.”
David alzò un sopracciglio: “Non dovrebbe andare a scuola?”
L’altra fece spallucce: “Non sarebbe la prima volta che la salta, e poi è per una buona causa.”
“Del tipo?”, chiese lui, divertito.
Improvvisamente seria, la bionda osservò assorta la sua pistola d’ordinanza, prima di dire, con fare assorto: “Ho quasi rischiato di perderlo a causa della magia. È solo un bambino, ed entro i limiti del possibile vorrei insegnarli come ci si difende. Così, qualora dovessi sparire di nuovo, almeno avrebbe qualche possibilità di non finire all’altro mondo.”
“Aspetta … non vorrai …”, chiese quello, al che lei annuì, sorridendo appena.
“Ohhh, si. Insegnerò a mio figlio come si spara.”
 
Regina Mills era molto soddisfatta dei progressi fatti, nelle settimane precedenti, con suo figlio.
Dopo aver riaperto il portale per la Foresta Incantata, permettendo a Emma e Mary Margareth di ritornare, sebbene accompagnate da un tale decisamente irritante di nome Robin Hood, il bambino aveva ricominciato ad aprirsi con lei, al punto da ripristinare il loro rapporto madre-figlio.
Sebbene infatti inizialmente la tentazione di cedere al proprio vecchio Io Oscuro non fosse stata certo indifferente (specialmente quando Emma ritardava, indubbiamente di proposito, con la consegna dei rapporti settimanali della Centrale), era ormai con notevole soddisfazione che la donna poteva ufficialmente ammettere di essere tornata sulla retta via. Utilizzava ancora la magia, certo, ma solo per utilizzi quotidiani, non certo per far saltare in aria giovani innocenti o bruciare edifici. Non aveva ancora attentato alla vita di qualcuno, né ordito complotti o lanciato sortilegi oscuri. Qualche frecciatina diabolica le usciva comunque, ma nulla di eccessivamente deprecabile.
Insomma, si stava impegnando, e i risultati si vedevano.
Persino suo figlio Henry se ne era reso conto e il compenso era che, ormai, quando cenavano erano tornati a parlarsi normalmente. Il bambino condivideva con lei tutte le sue esperienze scolastiche, coinvolgendola direttamente nella sua vita di tutti i giorni e ricercando la sua presenza quando ne sentiva il bisogno. Era persino riuscita a convincerla a guardare con lui la serie di Harry Potter, sebbene Regina continuasse a nutrire un’antipatia naturale nei confronti dello sfregiato e tendesse a preferire di gran lunga i Serpeverde ai fin troppo “emmaswaneschi” grifoncini. Fatto stava che, in linea di massima, ormai erano tornati a essere una famiglia. E lei non avrebbe potuto esserne più soddisfatta.
Quella sera, come ogni sabato erano ormai soliti, i due avevano in programma un bella cena a base di lasagne, un film con contorno di pop corn e persino una partita a Monopoli.
Peccato che, a dire il vero, le sette fossero ormai passate da un pezzo e di Henry ancora non vi era alcuna traccia.
Infastidita, Regina sospirò, osservando silenziosamente uno dei tanti specchi presenti nella sua dimora, prima di sfiorarlo silenziosamente con una mano. A dire il vero, sapeva quanto fosse sbagliato osservare le azioni del figlio con la magia, a sua insaputa, ma quel ritardo iniziava seriamente a farla preoccupare e voleva assicurarsi che non gli fosse successo niente di male sulla via del ritorno.
Quando, tuttavia, l’oggetto le rimandò il riflesso di una bionda che faceva reggere a suo figlio quella che sembrava in tutto e per tutto UN’ARMA DA FUOCO Regina si morse il labbro.
Lo specchio andò in mille pezzi, mentre una palla di fuoco si materializzava quasi spontaneamente sul palmo della sua mano.
Decisamente … lei e Quella Donna dovevano fare quattro chiacchiere.
 
“E’ stato davvero divertentissimo! Quando lo rifacciamo?”, chiese il bambino, precedendo a balzi entusiasti la madre sulla via verso casa.
Emma Swan sorrise: “Tranquillo … sono più che decisa a insegnarti per bene come ci si difende. Quindi sicuramente lo rifaremo spesso, solo non prenderlo troppo alla leggera: imparare a sparare non è un gioco e se lo faccio è solo perché al prossimo Spettro che decidesse di attaccare la città preferirei che fossi preparato.”
Henry annuì, convinto, per poi bloccarsi.
“Che c’è?”, chiese Emma, mentre quello impallidiva.
Si batté una mano sulla fronte, rispondendo: “Mi sono dimenticato … stasera io e la mamma avremmo dovuto stare assieme. Non l’ho nemmeno avvertita, sarà preoccupatissima.”
“Esattamente.”
I due si voltarono, trovandosi faccia a faccia con una Regina dall’aria decisamente irritata, che li osservava con sguardo decisamente furioso, quasi li avesse appena beccati a spacciare mele in nero senza il suo permesso. E quando si parlava di mele tendeva a essere decisamente seria, la donna. Chissà perché poi …
Emma sorrise, avvicinandosi con noncuranza alla madre ADOTTIVA di suo figlio, per poi dire: “Regina! Stavamo giusto rientrando. Ho portato Henry al parco ma abbiamo perso …”
“So perfettamente cosa stavate facendo tu e mio figlio, Swan.”, si affrettò a bloccarla la donna, incenerendola con lo sguardo, “E per la cronaca no, non approvo per niente. Si può sapere che razza di madre degenere metterebbe mai nelle mani di un undicenne un’arma da fuoco? Si è per caso bevuta il cervello, Sceriffo?”, sbottò Regina, la voce che saliva di parecchie ottave mentre la bionda, colta in contropiede, si trovava costretta a indietreggiare, pallida.
“Ehm …”, balbettò, osservandosi tesa attorno.
Niente.
La strada era deserta.
L’avesse incenerita sul posto, nessuno avrebbe potuto soccorrerla.
Emma Swan, Egregio Sceriffo di Storybrooke, sarebbe stata trovata misteriosamente morta sul ciglio della strada. Una povera, innocente giovane vita sradicata nel periodo migliore dell’esistenza.
Per cause ignote.
Henry, percependo che di quel passo avrebbe rischiato di trovarsi doppiamente orfano, si affrettò a frapporsi tra le due, osservando innocentemente la madre per dire: “Mamma. Emma voleva solo insegnarmi come ci si difende. Non aveva intenzione di fare nulla di male.”
Incoraggiata dall’approccio del figlio Emma annuì, facendosi avanti con sguardo determinato: “Esattamente. Perché la prossima volta che un cattivo con manie di grandezza dovesse decidere di venire a infastidire mio figlio, preferirei fosse preparato all’evenienza. Per proteggersi.”
Regina alzò un sopracciglio, per poi posare delicatamente una mano sulla spalla del bambino, rispondendo: “Stia tranquilla, Signorina Swan. Per questo, io basto e avanzo. Non è affatto necessario mettergli in mano aggeggi potenzialmente dannosi come un’arma da fuoco.”
Emma rise, divertita: “Disse la donna che aveva quasi ucciso suo figlio con una torta di mele avvelenate!”
Silenzio.
Regina, congelata sul posto, osservò sorpresa la bionda mentre l’ira iniziava a montare incontenibile.
Arrossì, avvicinandosi alla donna fin quasi a sfiorarne il volto, per poi dire, a denti stretti: “Ritira subito quello che hai detto, Swan. O sarò costretta a menomarti permanentemente.”
Henry, nuovamente allarmato, si affrettò a intervenire: “Mamma … io ho fame.”, disse, con fare innocente, così da riottenere l’attenzione della donna e, magari, impedirle di incenerire sul posto l’altra sua madre.
Il Sindaco, improvvisamente riportato alla realtà, tornò a osservare il figlio. Fissò combattuta la bionda, quasi a ponderare la possibilità di trasformarla in qualche animale disgustoso, tipo una rana, o un ratto. Poi però parve pensare non ne valesse la pena e, con un ultimo sguardo sprezzante, si avviò rapida col bambino verso casa.
 
Se pensava che, a seguito del loro scontro nei giorni scorsi, la bionda avesse abbandonato l’idea di insegnare a suo figlio come si spara allora si era sbagliata di grosso.
Apparentemente infatti Emma aveva continuato a incontrarsi con Henry, praticamente a tutte le ore del giorno, così da educarlo su come ci si difende. E poco importavano i tentativi, per lo più vani, di Regina affinché rimanessero lontani l’uno dall’altra.
Puntualmente, i due trovavano un modo di vedersi.
E la cosa non poteva proprio darle più fastidio.
Fu quindi al limite dell’esasperazione che Regina decise, infine, di fare ricorso a quell’unica persona che, in quell’ultimo periodo, il figlio aveva iniziato ad apprezzare e ad ascoltare quasi quanto la madre biologica.
Robin Hood era sopraggiunto, a seguito del viaggio di Emma Swan nella Foresta Incantata, solo alcune settimane prima, accompagnato da quel gruppo di ladri troppo generosamente chiamato col nome di Allegra Brigata. Si era stabilizzato nei pressi della foresta di Storybrooke, senza renderne conto a nessuno, peraltro, e da allora non aveva dato cenno di volersene andare.
E se inizialmente il suo perenne odore di terra umida e i suoi modi fin troppo invadenti avevano infastidito non poco la donna, era ormai da tempo che i due erano passati dal “seguimi pure ma non starmi tra i piedi” al “sei libero domani per uscire?”.
Insomma. A dispetto di ciò che avrebbe immaginato, alla fine si erano ritrovati a condividere pure un appartamento, una camera da letto, e un altro spazzolino era misteriosamente comparso nel bagno di casa sua.
Senza renderne conto a niente e nessuno, Robin Hood era entrato nella vita di Regina, guadagnandosi istantaneamente l’ammirazione del figlio che, beh … cosa c’è di più figo di un padre che ruba ai ricchi per dare ai poveri? Il sogno di ogni adolescente.
Se c’era, quindi, qualcuno in grado di convincere Henry a chiudere con le armi da fuoco non poteva che essere lui.
Fu quindi in un atto di notevole esasperazione che Regina decise di chiamarlo, adducendo qualche scusa per parlargli del problema.
 
“Quindi … tu vorresti che convinca tuo figlio a chiudere con le lezioni di autodifesa con Emma?”, chiese quello, dopo aver ascoltato tutto il discorso della donna.
Regina annuì, seria: “Esattamente. Sarà pure una pallida imitazione ad aria compressa, ma non mi piace che mio figlio si metta in testa strane idee. Specialmente se, al minimo errore, rischia di trovarsi con un ammasso di metallo da quindi millimetri nella gamba.”
Robin annuì.
Aveva già avuto a che fare con quelle cosiddette “pistole” che in quel mondo si utilizzavano al posto dell’arco. E da quel che era riuscito a capire, non erano esattamente dei giocattolini con cui divertirsi nel tempo libero.
“Capisco. Niente armi da fuoco.”, riassunse mentre quella, sollevata nell’aver finalmente trovato qualcuno che la capisse, sorrideva, “Beh … non vedo quale sia il problema. Io e il piccoletto andiamo molto d’accordo, sono sicuro che se gliene parlerò mi darà retta.”
Regina sorrise.
Decisamente, forse quella famosa cena a lume di candela gliela poteva anche concedere.
 
“Regina!”
Il Sindaco alzò gli occhi al cielo, esasperata.
Ormai, conosceva quella fastidiosissima voce così bene che avrebbe saputo riconoscerla tra mille.
Peccato che, di prima mattina e dopo una notte in bianco, non fosse esattamente dell’umore giusto per starla a sentire.
“Si, Swan?”, chiese, con fare sbrigativo.
L’altra la superò, piantandosi di fronte a lei e incrociando le braccia: “Si, Swan un corno. Non sono scema. So che, se Henry ha smesso di venire alle mie lezioni, dietro non ci può essere che il tuo zampino.”, Regina sorrise, soddisfatta, a quanto pareva Robin era riuscito nell’impresa, “Pensavo avessimo chiarito la questione.”, proseguì, intanto, la bionda, “Henry necessita di qualcuno che gli insegni a difendersi. E le mie lezioni erano perfette per lo scopo.”
Cercando di nascondere la soddisfazione, la mora sorrise, falsamente cordiale: “Come vedi, a quanto pare mio figlio sa molto bene cosa sia meglio per lui.”
Emma alzò gli occhi al cielo, esasperata: “Si può sapere cosa hai fatto?”
L’altra fece spallucce: “Io niente. Ho solo chiesto a Robin di parlargli, e quanto pare c’è riuscito molto bene.”
La bionda alzò un sopracciglio: “E in cambio che gli hai promesso? Una sessione intensiva di sesso?”
Regina sbiancò, voltandosi di scatto e fermando la propria avanzata verso il Municipio.
Erano nel bel mezzo del parco, ancora abbastanza malridotto a seguito dell’attacco dello Spettro.
Gran parte dei giochi erano andati distrutti, al punto che le altalene erano state quasi completamente sradicate e gli scivoli erano ridotti a un ammasso informe di plastica e legno. Zolle di terra smossa coprivano la maggioranza del terreno, mentre gli alberi erano brutalmente segnati da bruciature annerite e la panchine erano quasi tutte ridotte in pezzi.
Fece per ribattere quando, improvvisamente, i suoi occhi non misero a fuoco alcune figure, poco distanti.
Incapace di credere ai propri occhi, fece segno alla bionda di seguirla, avviandosi verso il duo che, con sua sorpresa, si rivelò essere composto da suo figlio e Robin.
L’uomo, in tenuta da caccia, stava illustrando al bambino l’utilizzo di quello che si, pareva in tutto e per tutto un arco.
“Vedi? Devi tendere la corda al massimo, è molto dura, ma con il giusto esercizio dovresti riuscirci.”, stava dicendo, con aria decisamente contenta.
Le due donne si osservarono, perplesse, fino a quando Regina non si fece avanti, guardando interrogativa il compagno.
“Posso sapere cosa sta succedendo?”, chiese, squadrando diffidente l’arma.
Robin alzò lo sguardo, con aria completamente innocente, prima di rispondere: “Beh … hai detto niente armi da fuoco e … ho pensato che un arco sarebbe andato bene. L’arco è un’arma decisamente più affidabile e …”
Regina lo fissò, gli occhi ridotti a due fessure, dicendo: “Robin …”
L’uomo si bloccò, mentre Henry ed Emma osservavano tesi la scena. Improvvisamente conscio del proprio errore, fece per rispondere quando quella, senza mezzi termini, lo congelò dicendo: “Astinenza. Per un mese. Divertiti pure col tuo giocattolo se vuoi, ma nel mio letto non ci entri.”
Detto questo si voltò, lasciando i tre senza parole, per avviarsi quindi verso casa.



Note dell'Autrice:
Eccomi qui!
Come sempre, in attesa di aggiornare la mia long vi propongo un piccolo stralcio di vita quotidiana in pieno stile Swan VS Queen.
Tranquilli, prossimamente pubblicherò anche qualcosa dove le nostre due protagoniste andranno DECISAMENTE  più d'accordo (ma niente spoiler, dovrete attendere).
Comunque sia, spero di avervi fatto divertire.
Alla prossima!

Teoth

 
   
 
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