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Autore: blitzkingful    13/02/2018    1 recensioni
Dopo quanto accaduto ai Giochi del Drago, Raven Queen inizia sempre di più a temere di non potersi fidare veramente di nessuno a scuola. Le cose devono cambiare, ora più che mai, o tutta la comprensione di cui Raven è capace non basterà per andare avanti.
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Apple White, Nuovo personaggio, Raven Queen, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nella casetta di Cuoca, Raven fissava la lettera di sua madre, ancora chiusa dal giorno prima. Maipiù si avvicinò, strusciando preoccupata la testa contro il braccio della padroncina, che abbozzando un sorriso accarezzò la testa della draghetta.
Raven era ancora arrabbiata, ma molto meno di quanto lo era un giorno addietro, e ciò aveva permesso a un pizzico di curiosità di farsi largo nei suoi pensieri. Cosa aveva scritto sua madre in quella missiva? Perché proprio ora era il momento adatto perché Raven la leggesse? Era possibile che potesse trovarci chissà quali rivelazioni, qualcosa che gettasse nuova luce sulla Regina Cattiva, che potesse dare un senso al suo comportamen…
“No”, si disse ferma Raven Queen, “Non devo cascarci. Conosco madre e conosco me stessa. Di sicuro sarà un qualche trucco per convincermi a tornare da lei, è tipico da parte sua, manipola le persone per i suoi comodi, perfino la sua stessa figlia. Se leggessi il suo messaggio, è probabile che riuscirebbe a convincermi a tornare indietro.  Ma ho giurato di non tornare più, per lei… o per chiunque altro.” La ragazza sospirò, distogliendo finalmente lo sguardo dalla lettera.
Le parole di suo padre tornarono a risuonarle in testa: Avevi anche degli amici, lì, e te li sei lasciati indietro senza pensarci due volte. Non aveva voluto ammetterlo al Re Buono, ma, negli ultimi giorni, si era ritrovata a pensare la stessa cosa. Davvero era arrabbiata anche con Madeline, o Cerise, o Cedar? E Darling?
Era seccante che non l’avessero ascoltata subito, certo, ma in effetti quando Biancaneve prende una decisione, anche la più assurda, viene naturale pensare che sappia quello che fa. Avrà un piano, dovevano essersi dette. Quando avevano capito che così non era, anziché accusare Raven come il resto della scuola, in un incanto erano già al suo fianco. Insomma, meritavano di essere lasciate indietro così brutalmente?! Probabilmente no, ma… aveva davvero la forza di tornare indietro a sopportare tutto ciò da cui era scappata? Raven ne dubitava. Soprattutto dopo che perfino Apple era stata disposta a venderla alla Regina Cattiva pur di avere il suo Lieto Fine… certo, alla fine anche lei aveva fatto la scelta giusta, e il tutto all’inizio era partito dalle pressioni causate dall’avere una madre come Biancaneve, ma… questo bastava per potersi ancora fidare di lei?
Senso di colpa e paura si attorcigliavano nella sua anima, angosciandola tanto quanto il rancore l’aveva tormentata durante l’ultimo periodo alla Ever After High.
Raven Queen riportò la sua attenzione sulla lettera della Regina Cattiva. Era meno stressante.

Apple White entrò nell’ufficio del preside con passo funereo.
Sbrigati i convenevoli, Biancaneve aveva indetto una prima riunione fra lei, i fratelli Grimm e… sua figlia.
Chiusa la porta, i presenti si sistemarono: Milton sulla sua sedia-trono, affiancata dalla signorina Trollsworth; Biancaneve al centro della stanza, e quindi dell’attenzione; Giles in disparte, palesemente disinteressato all’argomento e più preoccupato di buttare delle cartacce nel cestino. 
“Allora, cara” iniziò Biancaneve, con la solita grazia, “Immagino non ci sia bisogno di spiegare perché siamo qui oggi, vero?”
“C’entra il trovare Raven…?” chiese Apple, allarmata.
“Precisamente!” intervenne Milton, ammutolito subito dopo dall’occhiataccia della Più Bella Del Reame ™. Ricompostasi, la regina tornò, con il suo collaudato sorriso, a rivolgersi alla figlia: “Come sua compagna di stanza, è ovvio che conoscevi Raven Queen meglio di chiunque altro. Forse potresti sapere qualcosa, darci qualche idea su dove potrebbe essersi cacciata!”
“In realtà sarebbe Maddie, cioè, Madeline Hatter, a conoscerla molto bene, è la sua migliore amica.”
“Certo, ma… ehm… vedi, non sarebbe saggio chiedere a coloro che chiaramente stanno dalla parte della fuggitiva, no? Dovresti arrivarci da sola, tesorino!”
Apple non sopportava più nemmeno il tono con cui sua madre le parlava. “E cosa ti fa credere che IO sia dalla tua parte, mamma?!” sbottò la bionda principessa, d’istinto. Biancaneve sgranò gli occhi, non aspettandosi una simile risposta da sua figlia, la Reale perfetta. Apple stessa rimase sorpresa, ma non per questo si trattenne: “Non ho idea di dove sia Raven, e se anche lo sapessi la lascerei in pace! Le abbiamo già dato abbastanza problemi!”
Biancaneve tentò di mantenere la calma, ma la sua risatina rivelava un certo nervosismo: “S-suvvia, Apple, si tratta di… di salvare le nostre tradizioni! I nostri Destini! Il tuo! Giusto, signori presidi?” Milton si apprestò ad annuire con foga, mentre Giles si limitò a stringere gli occhi, improvvisamente interessato.
Apple strinse i pugni: “Non attacca, stavolta.” Rispose, glaciale.
Un tempo, Apple non avrebbe mai pensato di rivoltarsi contro sua madre: la donna che, letteralmente, voleva diventare da grande. Un tempo, quando ancora non sapeva fin dove era disposta a spingersi pur di difendere la propria posizione. Il peggio era che lei stessa si era abbassata a quegli stessi livelli, persuasa dalla genitrice. L’unica differenza era che Apple se ne vergognava.
Tu e io non siamo simili! Si era resa conto Apple quando Biancaneve aveva dimostrato di interessarsi solo alla popolarità. Ora più che mai, era il momento di dimostrarlo.
Prima che Biancaneve o Milton potessero ribattere qualcosa, l’attenzione dei presenti venne attirata dall’improvvisa apparizione di Courtly Jester al posto della Trollsworth.

N.N.: Ok, ferma, ci siamo persi qualcosa.
B.P.: Torno un attimo indietro!

L’arrivo alla Ever After High di Biancaneve fu molto più sfarzoso e inutilmente rumoroso della volta precedente.
Avendo reso nota la sua presenza a scuola fin da subito, a differenza di quando aveva reintrodotto i Giochi del Drago, aveva pensato “bene” di fare le cose in grande. Tappeto rosso srotolato una volta uscita dalla limousine, paparazzi di tutti i giornali più importanti sollecitati a fotografarla, squilli di trombe dei suoi nani valletti… insomma, il pacchetto completo del monarca VIP.
In teoria sarebbe più furbo gestire questi affari in silenzio, anziché strombazzarli  ai quattro venti, rimuginava Courtly Jester, rigirandosi la carta mutaforma fra le dita.
Quando la notizia dell’arrivo della Più Bella del Reame™  aveva fatto il giro di Libropoli e dintorni, Hiram l’aveva aggiornata sul piano, avvisandola di entrare in azione esattamente nel momento in cui Biancaneve avrebbe varcato la soglia della Ever After High. Non aveva idea di cosa avesse in mente, ma in ogni caso il suo compito non cambiava. Aveva già legato, imbavagliato e nascosto la signorina Trollsworth, alla quale intendeva sostituirsi.  Il piano prevedeva infatti di avvicinarsi al preside e svignarsela con l’anello nel momento in cui lo stesso Grimm l’avrebbe affidato a quella che avrebbe creduto essere la sua segretaria. Tra i tanti compiti della Trollsworth, infatti, c’era anche la lucidatura dell’anello-specchio.
Sbirciando da dietro la parete, Courtly vide Milton Grimm dirigersi trafelato ad accogliere Biancaneve. La jolly si passò la carta davanti alla faccia e nello stesso momento si parò proprio davanti al preside. “Signorina Trollsworth!” tuonò l’uomo “Dove si era cacciata? Venga!” Courtly annuì, inespressiva. 
Anche se… Non si era fatta convincere un po’ troppo facilmente dalle parole di Hiram? Un tizio appena conosciuto? Lei per prima sapeva quanto fosse facile manipolare gli altri: alla Wonderland High era riuscita ad avere la piena collaborazione di Chase Redford facendo leva sulla sua devozione alle regole, e questo nonostante il cavaliere si fidasse poco di lei, tanto quanto chiunque al…
“Oh, al diavolo!” si disse, scuotendo la testa. Ormai era in ballo.

“… ma se nemmeno Miss Perfettina si fa mettere i piedi in testa da sua madre, che figura ci faccio io?!” esclamò Courtly, evidentemente parlando con se stessa. Prima che chiunque fra i presenti potesse chiederle qualcosa, la jolly si accorse degli occhi puntati su di lei e riprese la parola: “Ok, non so quanto tempo abbiamo, ma c’è uno strano tizio che vuole le vostre teste e per questo mi ha chiesto di prendere l’anello del preside,  all’inizio mi sembrava un’idea valida ma adesso non so se sia la cosa migliore e insomma prima di pensare a come punirmi mi concentrerei di più a stanare quello strano tizio, che si nasconde nella zona intorno a Libr…”
Il gelo era calato nella stanza. Letteralmente: strati di brina, di chiara origine magica, stavano velocemente ricoprendo le pareti dell’ufficio, bloccando la porta.
“Che delusione.” Proferì una voce alle spalle di tutti, nota solo a Courtly. Voltandosi, la giullare si ritrovò faccia a faccia col suo ex-socio, affiancato da una bizzarra ragazza, dalla pelle azzurra e i capelli bianchi, uno strano scettro tra le mani. Un ghigno soddisfatto decorava la sua faccia, che non risultava del tutto nuova alla giullare.
“Volevo renderti partecipe, ma si vede che sotto sotto non riesci a essere qualcosa di diverso da una serva. Jackie, qui, mi darà invece molte più soddisfazioni.” Esordì Hiram, sprezzante “Fortuna che non lascio mai niente al caso. O credevi che contassi esclusivamente su di te per l’assalto a questa scuola?!"
Courtly si accorse che il ghiaccio stava ora imprigionando i suoi piedi e quelli di Apple, Biancaneve e i presidi. Hiram si avvicinò a Courtly, che temette di venire punita sul posto. Ma il ragazzo si limitò a toglierle dalla tasca la pergamena affidatale il giorno prima. Come faceva a sapere che era lì? Mistero.
La piccoletta, che a quanto pare si chiamava Jackie, invece, aveva già strappato a Grimm l’anello-specchio, dopo una breve baruffa con l’uomo. Consegnò poi l’oggetto a Hiram, il quale se lo mise al dito e srotolò la pergamena. Rivolse un sorrisetto soddisfatto a Biancaneve e Apple, per poi commentare: “Scriviamo la parola fine una volta per tutte.”

N.D.: Jackie? Cioè, Jackie Frost?!  Ma non era stata imprigionata assieme al fratello, dopo il disastro dell’Inverno Leggendario?
N.U.: Infatti! E Hiram quand’è che l’avrebbe liberata?
Hiram Patchfield: Ieri, mentre voialtri eravate concentrati su Apple White. E’ stato facilissimo sgattaiolare nel castello sulla Cima del Mondo con i miei poteri, liberarla e convincerla a passare dalla mia parte. Soprattutto quando le ho promesso che avrebbe riavuto fra le mani lo scettro invernale, seppur per poco. Per quanto riguarda Northwind, non è stato carino lasciarlo indietro, ok, ma Jackie era convinta  che non sarebbe stato di grande utilità e, bè, vedendolo, ho dovuto concord…
N.U.: La smetti di interromperci?!
N.F.: Ci bastano già Maddie e Kitty, grazie.
H.P.: Chiedo scusa, ho esagerato, in effetti. E’ tipo un effetto collaterale dei poteri che ho ottenuto. Ne saprete di più a breve. Ora la pianto, qui mi stanno fissando strano perché dal loro punto di vista parlo da solo.

Ricompostosi e ignorando gli sguardi perplessi di Biancaneve, Apple e gli altri, Hiram riportò la sua attenzione sulla pergamena.
Iniziando a recitare la formula, in una lingua incomprensibile, le venature verdastre sulla grigia pelle del ragazzo si fecero sempre più luminose, fino ad abbagliare la stanza.
All’improvviso, con un boato, la luce esplose e si riversò nell’anello. Subito dopo, lo specchio sulla parete dietro alla scrivania del preside si illuminò di verde. A dirla tutta, ogni singolo specchio (o quasi) presente a scuola si stava illuminando allo stesso modo.
“Bene.” Sentenziò Hiram “L’intero sistema di specchi magici è sotto il mio controllo. Da qui” continuò, avvicinandosi allo specchio del preside “posso potenzialmente spostarmi in qualunque angolo della scuola, e non solo. E’ come se avessi un numero infinito di occhi. Posso vedere ovunque e localizzare i miei bersagli più ostici: Baba Jaga e la squadra di sicurezza di incantatori. Jackie!”
Chiamata, la piccola ragazza delle nevi si avvicinò baldanzosa, lo scettro troppo grosso per lei stretto fra le mani minute. “Non sbagliare.” La ammonì Patchfield.  Jackie Frost annuì, ghignando. Puntò lo scettro verso la superficie riflettente e scatenò un’ondata di vento gelido.
Il magico freddo passò di specchio in specchio, indirizzato verso i bersagli da Hiram e dalla sua magia, incanalata attraverso l’anello. Nel giro di qualche secondo, Baba Jaga e qualunque altro mago anziano in servizio alla Ever After High erano stati immobilizzati da una morsa di gelo mistico.
Soddisfatto del risultato, Hiram si voltò verso Jackie, schioccando le dita. Lo scettro si liberò fluttuando dalla presa della ragazza e, d’incanto, sparì tra le pieghe del mantello di Patchfield.
“Non potrei tenerlo ancora un pochino…?” implorò lei, sotto lo sguardo impassibile del giovane dalla pelle grigia: “Preferisco non correre rischi. Ricordi com’è andata l’ultima volta? Su, vai a dare il segnale agli altri.”
Sbuffando, Jackie si tramutò in civetta e volò fuori dalla finestra dell’ufficio.

Rimasto solo con i suoi prigionieri, Hiram li squadrò con sufficienza: “E’ stato pure troppo facile.” Proprio in quel momento, si udirono svariati colpi alla porta. Subito dopo, questa sparì magicamente. “Ti pareva.” Commentò Patchfield, scocciato.
Nell’ufficio fecero la loro entrata trionfale i tre fratelli Charming: Daring, Dexter e Darling, tutti armati di spada. Il primo si era messo in posa plastica, il secondo si stava massaggiando una spalla dolorante e la terza fissava con determinazione Hiram. Insieme a loro, però, vi erano anche due anziani individui che Apple e Milton Grimm riconobbero come coloro che avevano tampinato il preside fino al giorno prima. Nel vederli, lo sguardo di Hiram si tinse di disappunto.
I Charming intanto si erano piazzati di fronte agli ostaggi, a loro protezione. “Ho incontrato i signori stamattina, durante il mio allenamento.” Iniziò a spiegare loro Darling, notando poi l’occhiata scandalizzata di Milton e Biancaneve “Ne riparliamo una volta fuori pericolo, va bene? Comunque, mi hanno messa in guardia da un loro allievo impazzito che avrebbe attaccato la scuola…”
“Abbiamo cercato di avvertire lei, preside Grimm, inutilmente” intervenne di nuovo uno del duo misterioso, sciogliendo istantaneamente il ghiaccio che imprigionava presidi e Reali con un vortice di magia dorata. “Così abbiamo ripiegato sui paladini più vicini.” Concluse l’altro, affiancando il collega nella magia di scioglimento.  
“…Complimenti, siete riusciti ad arrivare lo stesso troppo tardi.” Esordì Hiram, velenoso. Darling notò che il sopraggiungere dei  mentori del giovane rivoltoso aveva instillato in quest’ultimo una certa dose di esitazione.
“Vogliamo impedirti di commettere il più grande errore della tua vita.” Rispose uno dei vecchiardi; “Sei ancora in tempo per rinunciare.” Aggiunse l’altro.
Il ragazzo non si lasciò intenerire dal loro tono implorante, e continuò a squadrarli con ostilità: “Avevo già messo in chiaro la mia posizione. Se non volete accettarla, sono solo affari vostri.”

B.P.: E’ l’occasione per saperne di più!
N.N.: Vado!

Su una cosa Hiram aveva mentito a Raven Queen: la sua famiglia. I Patchfield non erano per niente diversi da un qualunque altro abitante del reame di Biancaneve: fedeli, adoranti, tragicamente ingenui circa l’opportunismo della loro signora.
Stephen, il padre, coltivava i campi, mentre la madre, Heather, allevava gli animali. Hiram, insieme alla sorellina Samantha, aiutava entrambi. Era ovviamente una vita dura, ma loro non si lamentavano. L’affetto che provavano gli uni per gli altri era tale da permettergli di sopportare, e anche superare, ogni avversità data dalla loro condizione sociale. Avevano effettivamente avuto non poche soddisfazioni, tanto che la loro era stata riconosciuta come la migliore fattoria della zona;  erano convinti di contribuire a qualcosa di più grande, convinzione occasionalmente alimentata dai vari discorsoni di Biancaneve, nelle occasioni in cui quest’ultima decideva di fare un giro del suo regno. Hiram stesso non sognava altro che continuare il lavoro dei suoi genitori, sotto la guida della Più Bella del Reame, della quale era (come chiunque altro da quelle parti) un grande ammiratore.
Tutto sommato, era una vita che si sarebbe potuta definire felice. Ma era una felicità costruita su delle apparenze, che nel momento in cui vennero infrante, spezzarono la magia.
E il cuore di Hiram.

Quando la Regina Cattiva decise di stravolgere il copione, non esitò ad attaccare la patria della sua nemesi. Biancaneve aveva intuito il pericolo e intimato la popolazione di rimanere chiusa in casa fino al cessato pericolo. Sfortunatamente, non fu sufficiente: la fattoria dei Patchfield fu una delle molte a cadere vittima dell’esercito al seguito della Regina Cattiva. Razziato tutto ciò che poteva interessarli, il branco di mostri assortiti aveva dato fuoco alla casa, con i Patchfield intrappolati all’interno. Stordito dalle fiamme, Hiram sarebbe rinvenuto qualche tempo dopo in mezzo al prato, malridotto ma vivo. Alle sue spalle, i resti inceneriti della sua casa, crollata su se stessa durante l’incendio.
Non c’era nessun altro da quelle parti.

Una volta che la Regina Cattiva si ritirò, Biancaneve donò una generosa somma all’orfanotrofio del paese, in modo che potesse accogliere tutti i giovani superstiti usciti da quell’assurdo caos. Nascostosi quasi subito dopo essersi risvegliato, per paura che l’esercito oscuro potesse tornare, il piccolo venne a sapere poco tempo dopo della cerimonia in onore della messa a nuovo della struttura d’accoglienza. Arrivato sul posto, fu sul punto di attirare l’attenzione su di se, ma guardando verso il palco, il sangue gli si gelò nelle vene.
Qualcosa, nel modo in cui tutti guardavano Biancaneve, con gli altri orfani in disparte e parecchio distanti dalla regina, lo convinse ad allontanarsi, in fretta, da quello scenario.
Con la velocità donatagli dalla paura, Hiram raggiunse i confini del regno al calar della sera, e saltò sul primo carro di passaggio.
Così fece per diverse volte, fino a che non giunse nella mistica terra di Avalon. Fu una vera sorpresa per i mastri maghi dell’accademia, quando, togliendo la paglia dal carro, si ritrovarono davanti un ragazzino tremante e malnutrito.
Dopo aver sentito la storia del giovane e aver discusso a lungo fra di loro, i decani decisero all’unanimità di prenderlo sotto la loro ala, crescendolo e, dato che si trovavano in un luogo di studio, insegnandogli i segreti delle loro ancestrali arti magiche.
Gli anni passarono, e Hiram sembrava aver superato il trauma del suo passato, conducendo una vita tranquilla come promettente apprendista mago… fino a quel giorno fatale.

Avalon non era così isolata dal resto del mondo come molti credevano, anzi, i saggi incantatori del luogo ritenevano fosse necessario tenersi informati il più possibile sugli avvenimenti al di là delle loro terre. Ever After, con tutte le sue tradizioni particolari, era da secoli tra gli argomenti di maggior interesse, interesse aumentato dopo che Raven Queen aveva rifiutato il proprio Destino.
La notizia della riapertura dei Giochi del Drago aveva quindi attirato subito l’attenzione dell’intera accademia, Hiram incluso, che di quello sport aveva pochi ma vividi ricordi.
Nella sala principale, tramite una voluminosa sfera di cristallo, maestri ed allievi avevano assistito in diretta alla cerimonia d’apertura dell’arena… e all’entrata in scena della Regina Cattiva.
Inutile dire che l’inquietudine e la rabbia si impossessarono subito di Hiram nel vedere la donna che aveva rovinato la sua infanzia, ma ciò che spezzò del tutto l’autocontrollo del ragazzo fu Biancaneve. Lasciar libera quella pazzoide?! Cosa le passava per la testa?! Nel seguire gli sviluppi della vicenda la situazione non migliorò, nemmeno quando la Regina venne imprigionata di nuovo.
Gli tornò alla mente come si era sentito nel vedere la Più Bella del Reame mettere in disparte gli orfani, tanti anni fa. Capì finalmente perché aveva voluto scappare.
Era tutto un gioco, per lei e quelli come lei. E pazienza se ci andavano di mezzo personaggi anonimi come i Patchfield, tanto nessuno avrebbe mai letto di loro.
“Bè”, Hiram decise, “farò in modo che le leggano. Scriverò la mia storia e quella di tutti i Sudditi di Ever After. Con l’inchiostro che estrarrò dai sudici corpi dei Reali!”

Un semplice apprendista incantatore, per quanto talentuoso, non poteva certo sperare di poter vincere contro un intero regno.
Custodite nei più profondi recessi delle catacombe sotto l’accademia, le formule proibite erano note solo ai maestri anziani e agli studenti più rinomati. Hiram, appartenendo alla seconda categoria, aveva già potuto condurre delle ricerche, a puro scopo teorico, su alcune di esse. Ma il suo cambio di rotta rese l’uso di quelle conoscenze mortalmente concreto.
Vi era un rituale, tramite cui Hiram avrebbe potuto convertire il suo stesso rancore in energia magica. Il prezzo da pagare era sacrificare la propria Meraviglia, l’essenza stessa dei sentimenti e dell’identità di una persona.
Strappandosi dal corpo tutto ciò che era, Hiram accolse sulla sua pelle ormai spenta il verde e velenoso marchio dell’odio.
Troppo tardi i suoi mentori si accorsero di cosa stava accadendo, potendo soltanto assistere impotenti alla fuga del loro pupillo, deciso a tornare nei luoghi della sua infanzia coi peggiori propositi.

N.N. & B.P.:
N.U.: T-torniamo al presente, è meglio…

Hiram non perse tempo ed evocò due serpenti giganti, fatti interamente di verde energia magica. I Charming prontamente si lanciarono all’assalto, senza immaginare che fosse esattamente ciò che il loro avversario voleva. In un lampo, i serpenti si rimpicciolirono, spaesando i tre fratelli, per poi re ingrandirsi e avviluppare i principi a tradimento. Darling però fu abbastanza tempestiva da sfuggire alle spire e tagliare la testa alla bestia che aveva catturato Dexter. Daring riuscì a liberarsi abbagliando il nemico col suo sorriso.
Hiram, nel frattempo , si era diretto verso i suoi due ex-maestri, liberando un terzo serpentone, più grosso dei precedenti. Il mostro sbattè all’angolo i due, tramortendoli. Il ragazzo dalla pelle grigia si voltò poi verso i fratelli Grimm, che nel frattempo stavano portando fuori dall’ufficio Biancaneve e Apple, con Courtly che li stava seguendo.
La fuga del gruppetto si interruppe una volta raggiunto la sala principale, nella maniera più scioccante possibile: un corposo manipolo di contadini, mugnai, maniscalchi, insomma, di gente comune, bloccava ogni possibile via di fuga. Fra di essi, con un’espressione esaltata, spiccava Jackie Frost.
Alle spalle dei fuggitivi, la beffarda voce di Hiram annunciò il suo arrivo: “Scommetto che non vi eravate accorti che i miei… collaboratori avevano già fatto il loro ingresso.”

Il ragazzo evocò una miriade di piccoli serpenti, che circondarono i fuggitivi. Poi, andandogli incontro, indicò il suo esercito: “Guardali bene, Biancaneve. Tu ovviamente non li conosci, ma loro conoscono te.  Hanno decantato le tue lodi, ti hanno servito fedelmente, e in cambio sono stati ignorati e sfruttati. Ora però ne hanno abbastanza.”
La Più Bella del Reame passò in rassegna tutti quei volti. Non uno di loro distolse lo sguardo, nessuno diede a vedere di vergognarsi di quel che stavano facendo. Quando notò un paio dei suoi nani bodyguard tra la folla, la regina non riuscì più a trattenersi: “Broncetto! Come hai potuto?!” sbottò, scandalizzata.
“Il mio nome è Frank.” Fu la lapidaria risposta del nano.
Apple, vicina a sua madre, con la morte nel cuore, riconobbe che troppi errori erano stati commessi. Milton avrebbe voluto dire qualcosa, anche solo per darsi un tono, ma Giles gli tappò la bocca, conscio che la situazione era già abbastanza grave. Courtly, guardando la folla, condivideva perfettamente i loro sentimenti,  ma allo stesso tempo avvertiva qualcosa di dannatamente sbagliato.
“La Ever After High è il cuore pulsante dell’ingiustizia che dilaga per l’intero paese.” Riprese Patchfield, “Una volta che avremo finito qui, nessuno oserà più metterci i piedi in testa.”
“Esattamente” lo apostrofò la jolly, volendo vederci chiaro “cos’è che dovreste finire?”
Per tutta risposta, Hiram le rivolse un sorrisetto, velato però da una punta di amarezza. Poi volse lo sguardo verso i corridoi, dai quali stavano arrivando, armati alla bell’e meglio, gli studenti della Ever After High.
I tre fratelli Charming, che chiaramente erano riusciti a debellare anche l’ultimo serpente, guidavano la folla. Blondie Lockes, dietro di loro, stava riprendendo tutto con un Mirrorpad, probabilmente per far sapere al resto del regno cosa stava accadendo. Faybelle aveva un’espressione incuriosita, lo sguardo fisso su Hiram, che tranquillamente salutò i nuovi arrivati: “Vi aspettavamo.”
Daring si fece avanti, gonfiando il petto e dichiarando con voce fiera: “Arrenditi immantinente, manigoldo! Ti risparmierai una sonora umiliazione, considerando che nessuno dei tuoi gregari può sperare di competere in una pugna! Soprattutto contro il sottoscritto!”
Patchfield socchiuse gli occhi, voltandosi per un istante verso i suoi alleati, che erano rimasti parecchio offesi dalle parole del principe. “Ovviamente ci sottovalutate.” Ribattè “Ed è questo che metterà fine alle vostre storie.”
 
Questo capitolo speravo di pubblicarlo prima, e invece ci ho messo di nuovo qualcosa come quattro mesi. Chiedo venia!
Il prossimo aspettatevelo per o un po' dopo il periodo pasquale. Sperando vada tutto bene...
-blitzkingful

 
  
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