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Autore: Lucky_May    13/02/2018    0 recensioni
"A Marine, la sua vita stava bene.
Tutto questo, ovviamente, finchè un giorno un uomo in camice bianco con un sorriso perfetto e smagliante, la fronte libera dai capelli pettinati accuratamente all'indietro con del gel e un paio di occhiali attaccati ad un cordino al collo, entrò in casa sua, il viso di sua madre coperto dalle sue stesse mani in un tentativo di nascondere le lacrime, la prese per mano dicendole: «Vieni tesoro, ti porterò in un posto migliore.»"
Oppure
Dove una ragazza con la reputazione di quella "facile" con i ragazzi finisce per incontrare nel posto peggiore del mondo Alex, la ragazza che le cambiò la vita.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Quella sensazione sporca di sentire le mani sui fianchi, a quella Marine si era abituata da troppo tempo.

Come se non fosse capace di dare nient'altro se non il proprio corpo, perchè del suo cuore, del suo vecchio cuore, non era rimasto nulla.

Eppure non le dispiaceva, perchè infondo non aveva sentimenti, ma il suo cuore rimaneva lì, batteva e reagiva a quei tocchi delicati che le provocavano brividi lungo tutta la colonna vertebrale.

E credeva fosse quello l'amore: il non rifiutare un paio di mani che la esploravano in ogni lembo di pelle.

Anche quella volta tutto era cominciato da un bacio. Un bacio casto, uno che cercava invano di rimediare alle mancanze, ai vuoti, ai silenzi, alle dimenticanze, all'indifferenza. Era proprio quello il motivo per cui quelle dita le accarezzavano piano i fianchi, dandole un'illusione che, no, quella volta non sarebbe successo, anche se il suo cervello chiedeva pietà e cure, richiedeva il sollievo del contatto fisico, ma ancora una volta il ragazzo insinuava le sue lunghe dita sotto le coppe del reggiseno in seta blu, come per dire "tu non mi dai la tua presenza, ed io in cambio mi prendo il tuo corpo" con il retrogusto dolce di una possibilità di possedere il cuore della ragazza.

Un'utopia.

Ma a quel tempo, nessuno dei due lo sapeva, e a lei piaceva buttarsi nei buchi neri, nei taboo che erano le relazioni.

 

Si fermarono dopo interminabili minuti, sperando sempre in qualcosa di più, ma conoscevano i loro limiti. Dopotutto lui essendo alle sue prime armi, lei fingendolo, si dissero che avevano bisogno delle giuste circostanze. Lei annuì e si distanziò visibilmente da lui, aveva bisogno di respirare, di staccarsi. Qual era il punto di stare vicini se non per l'ebbrezza di sentire il brivido di piacere sotto la pelle? Almeno dalla sua parte, non c'erano sentimenti nemmeno lontanamente vicini all'amore.

 

«Non dovresti andare adesso?»

«Adesso? Nah. Posso rimanere ancora un po'.»

«Non vorrei che si arrabbiassero con te, per colpa mia, sai.»

«Non m'importa.»

 

Ma a lei importava, voleva sbarazzarsi della sua presenza, al più presto. Si sentiva già soffocare, inabile di staccarsi da lui.

Era semplicemente di routine, quel mix di sensi di colpa, di ansie e di amaro autoconvincimento che la facevano digrignare i denti. Il cuore che cercava di uscire dalla cassa toracica perchè le era impossibile controbattere, le era impossibile lottare contro quello che non voleva, alla fine lei era solo un burattino. Un corpo da toccare, da trattare come se fosse qualcosa di prezioso, qualcosa di speciale, di fuori dal normale. Ma non era così che voleva sentirsi. Voleva essere solo sè stessa, una ragazza normale, una di quelle che si poteva trovare il pomeriggio a camminare per le strade deserte del vicinato con le amiche, ad indossare ciò che andava di moda, le magliette corte e i pantaloni a vita alta. I piercing perchè con quelli si poteva essere alla moda, il gemello di qualsiasi altro umano ma allo stesso tempo fuori dal comune. I capelli colorati fino a rovinarli, fino a farli seccare come la paglia in quel caldo estivo degli anni '90. Persino avere una band, provare nel garage le canzoni in voga dell'estate, soffrire la calura ed il sudore in fronte, ma farne valere la pena perchè alla fine di quell'agosto sareste stati voi a salire sul palco della piazza principale e sareste stati sempre voi a catturare il pubblico.

Lei avrebbe potuto solo continuare a sognare e continuare con la sua farsa.

 

«A che pensi?»

«A te.»

 

E sapeva che mentire in quel modo l'avrebbe portata solo dove non voleva arrivare, a quel punto in cui avrebbe avrebbe sofferto anche lei, pur non avendo provato un briciolo di amore, unico sentimento: la pena.

Un tempo non si sarebbe definita così cattiva, così meschina. Non si definiva così neanche in quel momento, sentiva che infondo quella dolce parte di lei c'era ancora. Non trovava una ragione abbastanza valida da metterla in mostra. Più volte aveva anche provato a guardarsi dentro per accertarsi della sua presenza, cercando di tirarla fuori. Non ci era più riuscita.

Era anche per questo che tutti i suoi amici e le sue amiche l'avevano abbandonata, la sua più grande paura: la solitudine.

E si lasciava toccare anche nei momenti meno opportuni per non rimanere con sè stessa. Avrebbe significato conoscersi e prendere coscienza del fatto che non era più la stessa di un tempo. Non era ancora pronta.

 

Quando era finalmente arrivato il momento di sbarazzarsi del suo ragazzo, corse via trovando una qualsiasi scusa. Un altro bacio e si sarebbe intossicata della sua incombenza, del suo essere posseduta. E ancora una volta si sentiva cattiva, per aver rilasciato un sospiro di sollievo non appena la porta fu chiusa alle sue spalle.

Salì velocemente le scale, raggiungendo la fine del corridoio dove v'era la sua stanza, aprendo la porta facendo risuonare le campanelline alla fine del suo acchiappasogni.

Chiuse la porta e si buttò sul morbido letto di spalle, con le braccia aperte. Prese il cellulare dalla tasca posteriore dei suoi jeans e decise di disturbare la sua amica con le proprie lamentele. Si può considerare una persona che non si è mai vista "un'amica"? Era strano il modo in cui si erano conosciute, entrambi disperate e sole. L'amica era venuta in vacanza l'estate prima nella desolata città natale di Marine e con un pennarello nero indelebile aveva scritto sul bus il proprio numero con sotto una scritta in inglese: "Call me, I'm alone."

E la parte folle di Marine la spinse a registrare quel numero sul suo Nokia e a chiamarla la sera dopo aver trovato il numero.

Non se ne pentì mai.

Adesso parlavano del più e del meno, lei con la sua gomma da masticare, intenta ad ascoltare i racconti dell'amica, che conduceva decisamente una vita più dinamica della sua.

Le raccontava di come il ragazzo che le piaceva avesse invitato un'altra ragazza al ballo della scuola e di come il giorno prima invece l'avesse baciata. Sentiva dalla sua voce quanto fosse felice per quel bacio tanto atteso, anche se adesso non sapeva come comportarsi attorno a lui. Diceva di sentirsi in imbarazzo, di balbettare quando parlavano, che il suo cuore palpitava e riusciva a vedere le stelle in una stanza al chiuso quando i loro occhi si incontravano ai party in casa dei loro amici. Ma Marine non conosceva emozioni come "l'imbarazzo", sempre spavalda quando sapeva cosa voleva e se lo voleva, l'avrebbe ottenuto. Ai ragazzi faceva impazzire il suo atteggiamento innocente, quegli occhioni azzurri, quei brillantini che sempre portava sulle palpebre, quelle labbra carnose e quel sorriso che mostrava i suoi denti non perfettamente allineati. Tutto del suo aspetto urlava "innocenza", ma chi riusciva a intrattenerla per più di un pomeriggio avrebbe poi scoperto che quell'aspetto zuccherino dato dai capelli rosa era solo una maschera. Marine non lo definiva tale, era più un tentativo di ricordarsi di ciò che è stata. Odiava il colore rosa, ma se si fosse finta bambina ancora per un po', forse non sarebbe cresciuta tanto velocemente e avrebbe potuto essere reputata come adorabile ancora per un po'.

Era troppo presa dal suo flusso di pensieri misti alla voce della sua amica ancora dall'altro capo del telefono per sentire i passi che salivano le scale. Solo quando la porta si aprì e fece risuonare le campanelle dell'acchiappasogni nella stanza, Marine nascose il telefono sotto il cuscino senza neanche riuscire a chiudere la chiamata. Pressò il cuscino contro il telefono sperando che la madre non sentisse la voce della sua amica. Marine preferiva farsi prendere per pazza dalla madre piuttosto che rivelarle dell'unica amica che era riuscita a farsi. Sapeva già che scusa utilizzare.

 

«Con chi parlavi?»

«Da sola.»

 

La madre lanciò un'ultima occhiata minacciosa alla figlia prima di chiudersi la porta alle spalle, ma lasciandola comunque aperta. Era una visione che irritava particolarmente la ragazza, ma se avesse urlato dalla frustrazione, avrebbe solo peggiorato la situazione. Con un leggero sospiro estrasse il telefono da sotto il cuscino e se lo mise di nuovo all'orecchio, la sua amica ancora parlava, non si era resa conto di nulla.

 

«Scusa Kate, dovrei andare adesso, altrimenti mia madre rompe.»

«...Con quella camicia azzurr-.. Oh- vai Marine, tranquilla. Ci sentiremo un'altra volta.»

«Già. Ciao-ciao.»

 

Chiuse la chiamata, sbuffando e affondando la testa nel cuscino. Stava quasi per essere beccata dal suo peggior incubo, non voleva nemmeno pensare a quello che sarebbe accaduto dopo. Miriadi di domande, di spiegazioni, e infine sarebbero tutte inutili perchè le sarebbe comunque stato vietato parlare di nuovo con l'amica per chissà quanto tempo se non ... sempre. Perchè non solo sua madre ma chiunque la conoscesse sapeva che Marine non aveva amiche, troppo onesta per riuscire a mantenere un rapporto pacifico. Sempre pronta a dire la verità, anche quella più aspra e non era quello che le ragazze della sua età ricercavano. Marine assumeva una smorfia disgustata ogni volta che quei gruppetti di ragazze si complimentavano a vicenda su abiti che in realtà vestivano bene solo a modelle che loro non erano, ancora una volta, indossandoli solo per moda. Con i ragazzi invece era tutta un'altra storia, bastava mettere un po' di mascara sulle ciglia e far loro gli occhioni dolci per scroccare una sigaretta o qualche leccalecca. Le sue richieste variavano in base al tipo di rapporto che voleva avere con il diretto interessato. In ogni caso, tutti i ragazzi che conosceva erano interessati in lei, in altri casi, non era divertente abbastanza da uscirci un'altra volta, trovando qualche scusa per evitarli. Aveva cominciato anche ad avere una certa reputazione, alcuni ci credevano, altri no perchè "chi? Marine? Ma è così pura ed innocente!" e a lei andava bene così. Nessuno aveva il diritto di giudicarla per ciò che faceva con la sua vita. Solo il proprio ragazzo, ma sorprendentemente non lo aveva ancora fatto: gli aveva chiesto cosa ne pensasse delle voci che giravano tra i ragazzini sul suo presente e passato ma lui l'aveva rassicurata dicendole che con il suo corpo poteva farci ciò che voleva. Non ci diede molto peso, ma con il passare del tempo si rese conto solo quanto fosse distaccato il loro rapporto: la sua presenza era continuamente richiesta, necessaria, dovuta, obbligata, ma non la sua anima. Non sapeva come sentirsi al riguardo, ma a lei stava bene finchè aveva compagnia.

 

A Marine, la sua vita stava bene.

 

Tutto questo, ovviamente, finchè un giorno un uomo in camice bianco con un sorriso perfetto e smagliante, la fronte libera dai capelli pettinati accuratamente all'indietro con del gel e un paio di occhiali attaccati ad un cordino al collo, entrò in casa sua, il viso di sua madre coperto dalle sue stesse mani in un tentativo di nascondere le lacrime, la prese per mano dicendole: «Vieni tesoro, ti porterò in un posto migliore.»

 

Il manicomio.



Angolo scrittrice-
Salve a tutti! Sono una folle, sono tornata con un'altra storia, proprio qualche mese prima dei miei esami di maturità.
Spero che la mia nuova storia vi piaccia, sta volta niente elementi sovrannaturali, si parla di avvenimenti un po' più realistici.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Nel prossimo capitolo vi introdurrò il secondo protagonista, perciò restate sintonizzati (?), seguite la storia e recensite, mi farebbe un grande piacere sapere sin da subito cosa ne pensate ♥
Saluti dalla vostra
Lucky_May






 

  
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