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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    14/02/2018    0 recensioni
[A Kind Of Miracle Series][Spin-Off][DemoraCentric]
"La plancia era distrutta, ovunque solo cadaveri o feriti agonizzanti nel buio appena appena ingentilito dagli sporadici flash elettrici delle scintille che provenivano dai macchinari ormai disintegrati."
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A Kind Of Miracle - Spinoff'
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Star Trek – The Miracle Generation


A place where your love has always been enough for me

§§§

Da un'idea di Rei Hino e Mkb-Diapason

§§§

Spin-off di “A Kind Of Miracle”

§§§

Data Astrale Ignota

La plancia era distrutta, ovunque solo cadaveri o feriti agonizzanti nel buio appena appena ingentilito dagli sporadici flash elettrici delle scintille che provenivano dai macchinari ormai disintegrati.

In mezzo a quella distruzione, Demora era distesa a terra, con la parte inferiore del corpo, bloccata da un pezzo di lamiera caduto dal soffitto, ormai insensibile e con la mano sinistra stretta attorno a quella di Monica, che era buttata al suo fianco come uno straccio sporco.

La accarezzava meccanicamente, concentrata unicamente sulla figura davanti a lei, l'unica forse ancora in piedi e viva in tutta la plancia.

Quella furente di Sammy che, malgrado il corpo percorso da tagli e ferite, si reggeva faticosamente in piedi, col phaser puntato verso un angolo della stanza circolare, gli occhi pieni di rabbia mentre sorreggeva con l'altro braccio il corpo spaventosamente pallido, piccolo e tristemente privo di vita di Victor.

AVVICINATI QUANTO VUOI! UCCIDIMI!” gridò il capitano, sovrastando per un attimo le esplosioni che si susseguivano per tutta la nave, che tentavano a loro volta di accavallarsi al grido penetrante dell'allarme rosso: “MA NON TI DARO' MAI DEMORA!”

Una risata cattiva, che fece tremare di paura la fin troppo giovane tenente, risuonò ovunque per tutta la nave, entrandole dentro e cercando di strapparle a viva forza il cuore dal petto.

Chiuse gli occhi, senza però mollare la mano di Monica, piccola e fredda, priva di battito.

...ra...”

Aveva paura, non voleva morire...

...ora...”

Non voleva che Sammy morisse per colpa sua, per colpa di una bambina che era solo un pericolo per l'intero equipaggio, per la sua stessa famiglia...

...mora...”

Voleva vivere...

DEMORA!”

Ritornare a farlo non era mai stato così doloroso.

Soprattutto per i suoi occhi, che vennero impietosamente feriti dai penetranti neon che il suo istinto aveva riconosciuto all'istante come quelli asettici dell'infermeria dell'Enterprise.

Per non parlare dei polmoni, che inspiravano ed espiravano ossigeno, coadiuvati dalla mascherina che le era stata gentilmente poggiata sul volto, sudato e accaldato come dopo un lungo allenamento di kendo con tanto di bogu indosso.

E pure gli arti avevano qualcosa da ridire, poichè parevano essere scesi in sciopero: riusciva a malapena a muovere le dita di mani e piedi.

Presa dal panico, la giovane cercò di muoversi in qualche maniera, mugolando e lamentandosi, ma subito una mano gentile le andò ad accarezzare la testa, una mano sottile e fin troppo familiare, mentre la stessa voce che ricordava avesse gridato, solo pochi istanti prima, il suo nome, era diventata carezzevole e affettuosa, e le cantava qualcosa all'orecchio, una melodia familiare...

All I need is your love
Hageshii
name no naka de utatte yo
Toki
wo nagare ni hikisakareta ai wo

Ricordava... che Hikaru-chichi-ue gliela cantava quando faticava ad addormentarsi, i primi tempi che si trovava sull'Excelsior...

E c'era una sola persona, oltre al suo papà, che sapeva cantarla.

Più o meno.

Sam... E' ame, non name... E dopo toki c'è no...” biascicò Demora faticosamente, riuscendo infine a mettere a fuoco la capigliatura spettinata del suo capitano e fratello maggiore autonominatosi tale.

Sammy le sorrise, senza però smettere di tenerle la mano: “Scusami se non so il giapponese...” borbottò lui falsamente irritato, “Non basta il Vulcan?”

Demora, stai bene?!” chiese Monica con tono preoccupatissimo, comparendo nello spazio visivo dell'altra ragazza: “Accidenti, mi sei svenuta in braccio! Non farmi più prendere colpi del genere!” esclamò con tono vagamente isterico, “Sei rimasta priva di sensi per ore! Avevo paura...” singhiozzò, asciugandosi gli occhi visibilmente gonfi con la manica della divisa.

Demora notò solo in quel momento che l'unica mano che le era rimasta libera, era tenuta stretta tra le dita dell'amica.

Era... svenuta?

Non lo ricordava per certo...

Non ti sei più mossa dopo essere caduta in braccio a Monica, subito dopo la riunione nella mia sala tattica.” le ricordò gentilmente Sammy: “Questo è accaduto 15 ore fa.” precisò.

15... ore...?

Aveva saltato il suo turno alpha! E aveva fatto quasi sicuramente la figura dell'idiota davanti a tutto l'equipaggio!

Presa dal panico, e mossa unicamente dall'adrenalina, la giovane si strappò di dosso gli elettrodi che sembravano essere fioriti sul suo corpo nudo fino alla cintola e la maschera dell'ossigeno; rotolando a terra, mentre i flash dolorosi di quello che, forse, era stato un sogno, la colpivano con ancora più dolore e forza, riuscì a guadagnare qualche passo prima che le svelte braccia di David Foster la riacchiappassero, depositandola sul bio-letto e la voce assordante di Sammy chiamasse a gran voce il dottor Shran.

Poi più nulla.

§§§

Le ho somministrato un blando sedativo, dovrebbe dormire tranquilla per tutta la notte. Comunque, il sottotenente Scott ha insistito per stare con lei quindi, qualunque cosa accada, se necessario, ci penserà lei a dare l'allarme.”

Il capitano annuì distrattamente alla spiegazione puntigliosa del proprio CMO, la mente totalmente assorbita dal fin troppo rapido svolgersi degli eventi.

Prima l'inspiegabile svenimento, durato la bellezza di 15 ore, poi la crisi isterica che aveva colpito Demora e infine quel sonno innaturale, certamente popolato di incubi come il precedente.

Il capitano Samuel Kirk McCoy era molto preoccupato per il tenente Sulu Chekov, per quella sorellina che il Destino gli aveva donato ormai 14 anni prima e certamente non se ne sarebbe rimasto con le mani in mano.

Allora, ricapitoliamo... Il dottor Shren dice che non c'è nulla che non vada in Demora... Nè a livello fisico nè a quello, grazie al cielo, mentale. Semplicemente...”

S'è spenta.” mormorò con tono pensieroso David, poggiando una mano sulla spalla di Sam: “Sembrava come quei bambolotti robot delle esercitazioni fisiche, che l'istruttore spegneva e riaccendeva a distanza in Accademia...” fece notare il Primo Ufficiale.

Victor si morse un labbro, tirando fuori il proprio inseparabile DiPadd: “Io ho raccolto qualche informazione dal dottor Shran e ho provato a fare qualche ricerca in parallelo... So che non avrei dovuto ma... Voglio bene al tenente Sulu... Durante la missione su Hal Beta...”

Va tutto bene, guardiamarina.” lo rassicurò Sam con un sorriso: “Prometto che non dirò a Demora che ha frugato nella sua cartella personale.”

Annuendo imbarazzato, Vic bisbigliò un vago: “Illuminazione 20%” prima di proiettare sulla parete dirimpetto a loro una scansione dello stato di servizio della ragazza.

Non è un mistero per nessuno che il tenente Sulu sia stata adottata dalla sua attuale famiglia quando aveva appena 11 anni...” iniziò lui, tormentandosi le dita: “Però questo lei l'ha sempre saputo.” fece notare Sam, “Ne sono convinto, lei stessa mi ha raccontato più volte alcune cose... Però...”

Però...?” incalzò il biondo, inquieto per la possibile risposta che, nel profondo, conosceva già.

Alma Mater V, di cui abbiamo visto le riprese della sonda e sul quale dobbiamo fare ricerche per conto della Federazione...”

Tutti trattennero per un attimo il fiato.

E' il pianeta su cui l'Excelsior del capitano Sulu la trovò, 14 anni fa.”

Quindi...”

E' altamente probabile che sia stato lo shock, unito forse a un certo grado di stress già presente, a far collassare il tenente.” concluse Shran con tono monocorde.

Sam rabbrividì, ricordando le condizioni in cui Demora era arrivata sulla Terra, dopo tre mesi nello spazio: ed erano già stati parecchi gli sforzi degli zii per riportarla a una condizione umana.

La piccola Demora, all'epoca, difficilmente parlava o si staccava dal suo papà russo o da quello giapponese, Sam non osava pensare ai racconti che gli zii avevano riportato ai suoi genitori, nelle sere seguenti al loro ritorno sulla Terra con quella bimba.

Racconti che lui, in teoria, non avrebbe dovuto sentire - doveva occuparsi delle due bambine e David, da bravo e fedele amico che era, lo aveva pure aiutato molto – ma se tutti e tre erano crollati dopo aver letto l'ennesimo libro o visto l'ennesimo film sull'olovisore, e lui si annoiava...

Doveva aver sofferto molto, da sola e in quella giungla e lo shock era quasi comprensibile.

Crede che...”

In casi come questi, uno shock particolarmente violento è in grado di fare tabula rasa di qualunque mente. Teoricamente parlando, uno shock di pari intensità potrebbe sortire l'effetto opposto ma la teoria ha sempre qualcosa di meno della pratica, c'è sempre qualche variante imprevista ad interferire.” soggiunse l'andoriano: “Per ora, resterà in infermeria sotto osservazione. Verrà dimessa solo sotto mio esplicito permesso.” e nel dire ciò, i suoi occhi dardeggiarono sul capitano, “Mentre gli ufficiali che sono rimasti in piedi per tutta la scorsa notte,” e di nuovo osservò il Capitano, assieme al suo seguito, “dovranno tornarsene nei loro alloggi a riposare.”

Consci che fosse stupido litigare con il dottor Shran, i tre annuirono vigorosamente.

§§§

Scesa giù dal bio-letto con cautela, Demora sorrise affettuosamente all'indirizzo di Monica, che dormiva rannicchiata sul bordo del piccolo materasso, con la giacca della divisa tutta stropicciata e distribuita tutta scompostamente sulle sue spalle, di tanto in tanto sussultanti.

Non era raro che, nel mentre dei sogni, Monica si lamentasse o mugolasse – aveva trascorso l'ultima parte dell'infanzia e tutta l'adolescenza con lei, sapeva quello che diceva – ma era tutto assolutamente normale.

Non volendo disturbarla, e sentendosi abbastanza in forze per prendere servizio, la ragazza si avvicinò in punta di piedi all'armadietto in fondo alla stanza, dove sapeva venivano tenuti gli abiti e gli effetti personali degli “ospiti” dell'infermeria.

E difatti, ci trovò dentro tutte le sue cose in perfetto ordine.

Aveva appena finito di appuntarsi la spilla al petto quando udì un nuovo mugolio provenire da Monica, segno che, forse, stava per svegliarsi.

Forse avrebbe fatto meglio a darsi una mossa.

Un attimo dopo, senza neppure curarsi di chiudere lo sportello, Demora era fuori nel corridoio e cinque minuti dopo la “fuga” si trovava su un turbo-ascensore diretta in plancia.

Non poteva ancora crederci.

Come aveva potuto svenire, davanti al suo capitano e ai suoi compagni?

Si sentì umiliata dal proprio corpo.

Non era più una bambina, certe cose, anche se non ricordava ancora bene come avesse trascorso quei mesi nella giungla, quattordici anni prima, non avrebbero più dovuto farle effetto.

Eppure, evidentemente, il suo corpo li ricordava eccome, pur non volendo condividere quelle memorie col suo cervello razionale.

Da quando papà Pavel e Hikaru-chichi-ue l'avevano portata sulla Terra, lei stessa aveva quasi del tutto stivato nel profondo dell'inconscio qualunque flash, sensazione, ogni cosa riconducibile ad Alma Mater V, si era del tutto integrata all'interno della sua nuova famiglia, fino quasi a dimenticare di non esserci nata ma di esserci arrivata solo dopo.

A quel pensiero, si morse il labbro.

Le sue radici appartenevano a quel passato che lei non ricordava, e non sapeva se voleva o meno ritrovarle.

Perchè sentiva che quel sogno, avuto dopo il suo svenimento, era collegato strettamente a quella storia, come se la propria mente volesse avvertirla, metterla in guardia da qualcosa.

Come se avesse voluto dirle: “Allontanatevi da questo posto, non portate a termine la missione o verrete distrutti.”

E lei non ci teneva a vedere l'Enterprise nuova di pacca distrutta, e loro con lei.

In fondo, le sue radici non erano così importanti: aveva una famiglia che le voleva bene, era nello spazio assieme ai suoi “fratelli” e aveva intenzione di supportare Sam e Monica in tutto ciò che poteva.

Aveva sufficienti cose di cui occuparsi e preoccuparsi.

Demora? Che ci fai qui? Il dottor Shran ti ha già dimesso?”

La voce stupita di David la accolse al suo arrivo in plancia, assieme al sorriso gentile del piccolo Victor, le cui maniche della divisa erano, evidentemente, sempre troppo lunghe dato che i risvolti arrivavano al gomito.

Più o meno...” borbottò lei, massaggiandosi le tempie e andando a sedersi alla sua postazione.

Ho capito, sei scappata.” concluse David con un sorrisino divertito, andandosi ad accomodare di nuovo sulla poltrona di comando: “Ci vorranno almeno altre cinque ore prima dell'arrivo a destinazione, prenditela comoda, tanto il capitano è stato confinato nei suoi alloggi fino a nuovo ordine.” ridacchiò Foster.

Lei annuì.

Si fidava di David: quando era appena arrivata sulla Terra, lui e Sammy si occupavano di lei e Monica, gli era legata e affezionata, però non si sentiva pronta a parlare di quello che le era accaduto, e sperava che lui per primo non tirasse fuori il discorso.

Aveva apprezzato molto il fatto che non avesse nominato il pianeta però, prima o poi, avrebbe dovuto parlarne.

Soprattutto in merito a quel sogno...

Trascorsero parecchi minuti avvolti nel più totale silenzio quando...

Da quant'è che siamo qui a vagabondare nello spazio?”

Non lo so... Non sono solita contare il tempo che scorre.”

C-Circa quattro mesi...”

All'affermazione di Victor, David sorrise, sfregandosi le mani: “Quindi sono quattro mesi circa che nessuno di noi torna a casa, esatto?”

Non è esatto... Se siamo in servizio sull'Enterprise da quattro mesi, allora per me sono dieci. Ero assegnata alla corvetta Hikari che pattugliava il confine romulano prima di venir trasferita qui in fretta e furia, sono stata accompagnata alla base orbitale e non sono neppure scesa sulla Terra.” fece notare la ragazza.

Due paia d'occhi la puntarono stupiti.

Mi vuoi dire che sono dieci mesi che non senti e non vedi i tuoi?” chiese David preoccupato.

Esatto...”

Ma non è giusto!” esclamò lui piccato, voltandosi verso l'addetto alle comunicazioni, che li fissava dalla sua postazione: “Tenente Hua, l'Excelsior dove si trova in questo momento?”

La giovane tenente cinese sorrise accondiscente, comprendendo quello che il suo comandante stava architettando: “Sono nel sistema di Alpha Centauri, accompagnano una missione diplomatica.”

Perfetto. Si metta in comunicazione con loro. Tenente Chekov, a lei la plancia. Noi abbiamo una missione da sbrigare.” decretò David, alzandosi dalla poltrona per lasciarla a Demora, sbigottita, “Shatsky, Hua, O'Malley, con me.” concluse, uscendo dalla stanza a larghi passi.

Prima di uscire, Hua poggiò una mano sulla spalla dell'amica: “Parlando con loro starai meglio.” la rassicurò con un occhiolino.

Lo schermo si accese, brillante, nel momento in cui la ragazza s'era accomodata al posto del capitano, e il volto di Janice Rand riempì il visore, stupendosi non poco nel vederla: “Demora, cosa succede?” chiese lei, la ragazza notò che occupava il posto del padre.

V-Volevo...” balbettò lei, abbassando lo sguardo imbarazzata.

Nel vederla così dimessa, e forse anche un po' troppo pallida, Janice sorrise: “Se aspetti un attimo, ti metto in comunicazione con l'alloggio del capitano.”

Lei annuì e, quando l'immagine sparì, e venne sostituita dai volti sorridenti dei genitori...

Demora scoppiò letteralmente in lacrime davanti a loro.

S-Scusate...” biascicò, cercando di ricomporsi: “Stavate dormendo?” domandò, notando che entrambi indossavano abiti civili.

Dobbiamo riprendere servizio tra meno di un'ora, ci stavamo preparando.” la rassicurò il russo, “O meglio, Pavel stava ancora beatamente ronfando, occupando impunemente anche la mia parte di letto.” ridacchiò il giapponese.

Tu eri sotto la doccia...” borbottò il più giovane, spostando l'attenzione sulla figlia: “Tutto bene, Tribble? Ti vedo un po' pallida...” notò lui, “Hai spodestato Sam?” rise un secondo dopo Hikaru, “Sono fiero di te, sei diventata Capitano a soli venticinque anni!” esclamò con tono solenne il giapponese.

Demora scoppiò sonoramente a ridere: le erano mancati tanto i suoi papà, le era mancato il soprannome che papà Pavel le aveva appioppato poco dopo quel primo Natale trascorso sulla Terra, quando l'avevano trovata, la mattina dopo, ravvolta in una marea di pellicciotti sintetici mentre imitava perfettamente uno dei due triboli che Monica e lei avevano ricevuto in regalo da Sammy e David.

N-No. Sam è a letto, fino a poco fa c'era David qui ma sono tutti usciti per permettermi di parlare con voi...” spiegò: “E' difficile da spiegare...” borbottò.

Prenditi tutto il tempo che ti serve.” la rassicurò Hikaru.

Siamo stati assegnati all'esplorazione di un pianeta di classe M... Si chiama Alma Mater V. E io sono svenuta come una deficiente davanti a tutti e ho sognato che qualcuno aveva ucciso l'equipaggio dopo aver attaccato l'Enterprise e che Sammy mi stava difendendo, ho paura, non so cosa dobbiamo aspettarci da quel posto e non riesco comunque a ricordare quello che mi è successo laggiù! Kuso!”

I due genitori si guardarono negli occhi, preoccupati.

Guarda che è normale avere paura di una cosa del genere...” le fece notare Hikaru con aria incredibilmente seria mentre la sua mano andava a stringere quella tremante di Pavel accanto a sè: “Non è una missione come un'altra. Che altro accadeva nel sogno?”

Demora si asciugò gli occhi: “La plancia era distrutta... Monica era accanto a me... morta... Victor era in braccio a Sammy, che stava davanti a me... David era buttato con la testa fracassata contro una parete...” a mano a mano che parlava, le venivano in mente sempre più particolari di quel sogno, come se lo stesse rivivendo in quei momenti.

Quando ebbe finito, riaprì gli occhi, osservando smarrita e con le lacrime agli occhi i genitori: “E mentre venivo qui, dopo aver... lasciato l'infermeria, ho cominciato a pensare... Io non voglio sapere da dove vengo e chi sono davvero, se per saperlo devo perdere qualcosa di così importante...” singhiozzò, sfregandosi gli occhi con la manica della divisa, “Io ho già una famiglia e non voglio perderla a causa di stupidi fantasmi del passato.”

Demora, guardami.”

Con gli occhi un poco gonfi, lei obbedì docilmente al tono severo del padre, che la guardò dolcemente: “Demora, ricordi com'eri quando ti abbiamo portato via da quel posto?”

Lei annuì, non poteva non ricordarlo: aveva paura, non sapeva chi fossero quelle persone ma non voleva tornare nella giungla...

Non è stato facile per noi vedere quel frugoletto così spaventato al punto da non voler lasciare il letto e papà Pavel,” ridacchiò, sentendo la presa sulla sua mano farsi più forte tanto più il russo al suo fianco riviveva a propria volta quei giorni: “Però quella che vedo ora non è più una bambina terrorizzata e traumatizzata ma una giovane e capace tenente della Flotta, impegnata in una missione sicuramente dolorosa ma che verrà senza dubbio portata a buon fine. E non devi aver paura di trovare le tue radici. Il fatto che tu sei nostra figlia non cambierà. Vero?”

Non c'è neppure da chiederlo.” replicò seccamente il russo, avvicinando il volto allo schermo: “Per tirarla fuori dal letto e farla mangiare sono stato costretto a usare le marionette, le rimboccavo le coperte e mi ha usato come peluche. E' la mia bambina e su questo non si discute.”

Hikaru rise, baciandolo appena sulle labbra: “Lo so, koi, lo so.” disse, prima di voltarsi verso la figlia, che aveva gli occhi lucidi, “Ti vogliamo bene, Tribble. Porta a termine la missione e torna presto a casa, a breve ci saranno i campionati universitari di Kendo, non ti piacerebbe tornare a vederli?” le chiese, strizzandole l'occhio.

Demora sgranò gli occhi: “E' da quando sono entrata in Accademia che non andiamo a trovare i nonni a Tokyo!” esclamò lei felice.

Allora alla prossima licenza, andremo a trovarli. D'accordo?” le sorrise lui.

Ora vai,” s'intromise Chekov: “E chiama più spesso. L'Enterprise è sempre irraggiungibile come segnale, vi assegnano sempre missioni pericolose in buchi sconosciuti dell'Universo.” notò torvamente il russo.

Papà Pavel, le vostre erano anche più pericolose.” rise la ragazza: “Grazie... Sono fiera di essere vostra figlia... Vi voglio bene...”sussurrò con voce arrochita.

Anche noi, piccola, anche noi...”

Una volta interrottasi la comunicazione, Demora si sentì calma come mai, negli ultimi mesi, si era sentita.

Le aveva fatto bene parlare coi genitori.

Restò in silenzio per qualche istante, poi sorrise tra sè e sè, sfiorando il proprio comunicatore: “David Foster, sono in debito con te. Potete anche tornare quassù.” disse, alzandosi dalla postazione per raggiungere la propria.

Quando il comandante, accompagnato da tutti gli altri, rientrò in plancia, trovò l'amica intenta a compilare scartoffie su scartoffie, comodamente seduta al proprio posto e sorridente.

Ti comunico che Monica sta venendo qui. E sembrava anche piuttosto arrabbiata e preoccupata.” le disse David con un certo divertimento nella voce.

Deve essersi svegliata. La andrò a intercettare.” replicò tranquillamente lei, alzandosi e rivolgendo a tutti loro un sorriso riconoscente prima di sparire inghiottita dal turbo-ascensore.

§§§

Sam, sono io. Posso entrare?”

L'ingresso di David nell'alloggio del suo capitano venne accolto da un cuscino, che lo colpì con precisione chirurgica in faccia.

Lasciami dormire ancora un po'...” biascicò, affossandosi sotto le coperte.

Ridacchiando tra sè e sè, il comandante strappò poco gentilmente le coperte di dosso al suo superiore: “Illuminazione 100.” ordinò con tono compiaciuto, “Sorgi e splendi, Samuel! Siamo in vista di Alma Mater V.”

A quelle parole, il capitano McCoy scattò seduto malgrado il fastidio che gli dava la luce: “E Demora?” chiese ansioso.

E' già in sala teletrasporto, pronta assieme a Brown, Shatsky, il dottor Shren, Hua e O'Malley.”

E come...?”

Ottimamente. Era di umore eccellentemente nero quando è salita stamane in plancia ma poi abbiamo “ricevuto” una chiamata di cortesia dall'Excelsior ed è tornata la solita e affabile Demora di sempre.”

Sospirando sollevato, Sam accettò di buon grado la divisa pulita dalle mani di David: “Che dicono? Si stanno divertendo su Alpha Centauri?”

Sai, Sam, io non credo che divertirsi sia l'aggettivo più adatto da conferire a una missione diplomatica cui partecipano Klingon, Andoriani, Vulcaniani, Romulani e altri. Direi piuttosto che noia mortale inframezzata a possibili tempeste di rabbia e sbronze klingon sia la previsione meteo più azzeccata in questo frangente.”

Chissà, zio Hikaru potrebbe trovare qualche avversario degno di lui nella scherma.”

Permettimi ma ne dubito.” ridacchiò il giovane, passando al capitano anche gli stivali: “Battere Hikaru Sulu a duello è difficile. Ne so qualcosa.” aggiunse, ricordando una lezione di scherma dei tempi dell'Accademia.

Ti brucia ancora il fioretto puntato alla gola in due secondi netti?” lo sfottè Sam mentre recuperava tutto il necessario allo sbarco.

Puoi dirlo forte, amico. Non ho avuto neppure il tempo di vederlo!” si lamentò David, guidando il proprio comandante fuori dall'alloggio.

Cinque minuti dopo, erano in sala teletrasporto.

Con un rapido colpo d'occhio, Sammy saggiò l'umore della sua squadra, normale per tutti, forse un pizzico di ansia nel caso di Victor ma era quasi una formalità per lui, e si stupì nel percepire la quasi totale assenza di emozioni provenire da Demora.

Cosa insolita perché Demora era forse la persona più passionale ed emotiva tra quelle che conosceva, e se anche non era particolarmente incline a mettere in mostra quei suoi sentimenti, Sammy in quanto Sammy, e in quanto suo fratello maggiore d'adozione e quindi estremamente legato a lei non dal sangue ma dal profondo affetto, e da una buona dose di empatia, riusciva a leggerle dentro con estrema facilità.

Eppure in quel momento non percepiva nulla.

O Demora, in quelle ore che aveva passato a dormire, aveva padroneggiato la chiusura mentale vulcan, oppure lui si era improvvisamente arrugginito, oppure...

Demora davvero non provava nulla in un frangente del genere.

E non sapeva se esserne felice o meno.

Tenente, venga qui.”

Con il suo migliore tono da capitano, il biondo fece cenno alla ragazza, poggiata contro la parete di avvicinarsi a lui, sotto gli sguardi preoccupati di Victor e David e quello curioso e vagamente strafottente di Brown.

Senza battere ciglio nè aprire bocca, Demora eseguì l'ordine, portandosi con eleganza davanti al capitano, che la squadrò da capo a piedi: “Sicura di stare bene?” chiese poi, con tono più addolcito.

Lei annuì, senza però rispondere alcunché a voce.

Riesco pressappoco a percepire le emozioni di tutti voi,, ma te sembri vuota, impassibile. Che succede?” incalzò ancora, non ottenendo la minima risposta, neppure un cenno del capo.

Attorno a loro, tutti sembravano curiosi, ma solo chi veramente conosceva bene la tenente sapeva che un comportamento del genere non era da lei.

Restarono in silenzio parecchi minuti, con gli occhi azzurri di Sam puntati sulla testolina scura della ragazza, con l'unico rumore delle macchine in funzione a sfiorar loro l'udito.

Poi, all'improvviso, Demora alzò di scatto la testa, puntando I grandi occhi scuri smarriti sul volto del capitano, e fu in quel momento che quest'ultimo venne quasi sommerso dalle ondate di paura e preoccupazione che l'amica emanava.

Poi, quell'abbraccio istintivo, quelle braccia attorno al proprio collo e quel peso leggero, così simile a quello che aveva cullato per tutta quella fredda, prima notte trascorsa sulla Terra.

E quel lieve tremore...

Sammy, ho paura... Tasukete...” susurrò lei con voce resa roca e incrinata dal pianto: “Ho paura di quello che troverò laggiù... Ho paura di scoprire cosa sia successo...”

Facendo cenno a David di guidare tutti fuori con la mano rimasta libera, l'altra la stava usando per accarezzarle affettuosamente I capelli, Sammy accompagnò Demora a sedersi sul bordo della piattaforma per il teletrasporto, aspettò che tutte le lacrime si fossero sfogate, poi, tirando fuori di tasca un fazzoletto, le asciugò con cura gli occhi.

Va meglio?” le chiese poi, passandole con il pollice sulla guancia umida.

Demora annuì: “Non so cosa mi sia preso, ho paura... Ne ho tanta... Molta più di quando sono scappata da casa dei nonni a Tokyo per imbarcarmi di nascosto sulla prima navicella per San Francisco e venire a trovarti in Accademia.” rise distrattamente lei, ricordando la paura che i suoi papà le avevano fatto quando avevano scoperto che, no, non si trovava esattamente nella sua stanza e sì, era stata pescata da un Leonard McCoy a dir poco infuriato mentre dormiva beatamente sullo stomaco di Sammy febbricitante nel suo alloggio a Starfleet.

Quella era una marachella da bambini, forse un po' grossa ma pur sempre una marachella.” le fece notare il biondo: “Qui siamo ad un altro livello.”

La paura è sempre la stessa, subdola, bastarda, che sembra allontanarsi ma che, al momento buono, arriva e ti prende impreparata, ti mozza il respiro e ti spinge a scappare più lontano e più veloce che puoi.” borbottò lei, stringendosi nella divisa.

Però la paura si può dominare, è tutta una questione di controllo. Oppure, se non riesci a controllarla, è tutta questione di amicizia.” cercò di mostrarsi rassicurante e sorridente.

Con aria interrogativa, Demora lo fissò.

Si, insomma...” Sam sorrise imbarazzato: “Se non riesci ad affrontare qualcosa, non c'è nulla di sbagliato nel chiedere aiuto a chi ti sta attorno. A chi vuoi bene. Monica, David, il guardiamarina Shatsky, tu e Hua sembrate molto legate e pure Brown, a modo suo, sembra meno propenso a litigare con te da un po' di tempo a questa parte. Il dottor Shran sarà un po' musone ma anche lui scommetto che è pronto a rendersi utile. Quello che voglio dire...” le mormorò con un sorriso affettuoso, prendendole al contempo la mano: “Non devi affrontare tutto questo da sola, siamo tutti pronti ad aiutarti.”

Samuel ha ragione!”

David, seguito dal resto del gruppo, non aveva retto molto fuori da lì.

La ringrazio del complimento, capitano. Non capita tutti I giorni farsi dare del “musone” dal proprio comandante. Però ciò che ha detto è corretto.”

'Mora, non mi sono fatta quindici ore a passarti un panno bagnato sulla fronte per sport. L'ho fatto perché ti voglio bene, sei mia sorella e ci stavo male a vederti così sofferente, ed ero impotente in quel frangente. Ora posso fare qualcosa, permettimelo. Affronterò con te quello che ci aspetta su questo pianeta. E scopriremo quello che ti è capitato.”

S-So che n-non c'entro!” esclamò Victor in quel momento, facendosi faticosamente strada tra tutti: “P-Però tu non hai bisogno di sapere chi sei. S-Sei un'amica e tanto mi basta...” balbettò, rosso come un peperone.

Il piccoletto ha ragione!” continuò Monica, guardando verso Hua con aria complice: “Una famiglia la hai già, mi pare. Hai due padri fantastici, io non ho avuto neppure quello... Hai degli zii che sono la fine del mondo e due fratelli e una sorella acquisiti, hai un sacco di amici. Non ti serve scendere su Alma Mater per sapere chi sei. Ci scenderai unicamente come tenente della Flotta, in missione con i suoi compagni.” le parole che la coetanea cinese le aveva rivolto erano piene di affetto e malinconia, ma rimarcavano I sentimenti generali dell'intero equipaggio lì presente.

Anche quelli di Jason Brown che, silenzioso, aveva solo annuito.

Col tempo, aveva capito le ferite che si portava addosso quella che lui vedeva solo come una giapponesina orgogliosa dalla lingua lunga e cominciava a rispettarla per averle superate: dopotutto, il passato di entrambi era una cosa non da ridere e Demora non lo aveva preso in giro e non si era neppure scomposta quando aveva scoperto il suo, durante quella disastrosa missione su Rameelzel III.

Trascorsero alcuni minuti poi Demora, aiutata da Sam, si alzò, stringendo tra le dita il fazzoletto del capitano.

Asciugatasi gli occhi, sembrò riprendere il buonumore.

E con un ultimo “Grazie” sussurrato a fior di labbra, la missione iniziò.

§§§

La giungla era calda e soffocante, umida oltre ogni previsione e la squadra di sbarco camminava in silenzio, con le giacche malamente allacciate attorno ai fianchi e le gocce di sudore che imperlavano le fronti, i respiri affannati per il poco ossigeno e i phaser sguainati per ogni evenienza.

Camminavano ormai da alcune ore, disposti in una ordinata fila indiana con il capitano McCoy in testa, il comandante Foster al suo fianco e dietro, in ordine di grado, tutti gli altri, con il guardiamarina Shatsky impegnato a raccogliere letture dall'ambiente circostante.

Di rimando, Demora si sentiva inquieta.

La sua mente registrava come familiari gli arbusti lussureggianti dai colori improponibili e i fiori, sentiva una certa rassicurazione nei versi lontani degli animali e, più di una volta, aveva dovuto reprimere il desiderio di strapparsi di dosso la divisa e gli stivali per arrampicarsi sul primo albero a disposizione, come un bisogno atavico.

Non ricordava nulla, sentiva solo un legame profondo con quel posto.

Qualche passo dietro di lei, Zheng stava sul chi vive, sia per la situazione di possibile pericolo che poteva cascar loro addosso da un momento all'altro, sia per la preoccupazione che provava nei confronti dell'amica.

Zheng Hua l'aveva conosciuta in Accademia, erano state inseparabili e compagne di stanza per tutto il tempo trascorso lì, avevano affrontato assieme la prova della Kobayashi Maru...

Dopo Monica, Demora la reputava la sua migliore amica.

E per Zheng era lo stesso.

E quest'ultima avrebbe fatto di tutto per proteggerla: da sé stessa, da quel pianeta che sembrava volerla ingoiare, dal passato e dai ricordi.

Demora le era stata vicino in tutto: dai primi esami fino alle sbronze tristi prese durante le libere uscite serali e ora poteva ricambiare la sua gentilezza e il suo affetto.

Non seppe mai però quel che la colpì l'istante dopo.

Non seppe mai come, dalla figura magra, snella e agile di Demora, i suoi occhi passarono a vedere soltanto la flora lussureggiante che popolava il sottobosco mentre le sue mani, persa la presa sul phaser, venivano lentamente risucchiate dalle piante che sembravano vive.

Non lo seppe mai perché, un secondo dopo, perse qualunque contatto con la realtà e attorno a lei scoppiò il caos.

Non sentì Demora gettarsi su di lei per tirarla fuori dalla presa delle piante carnivore che, avevano scoperto forse troppo tardi, popolavano quella parte di jungla, non vide David avvicinarsi per portarla via di lì perché, non appena il gruppo si fu allontanato a tutta velocità, con Samuel che colpiva strategicamente gli arbusti con il phaser, l'ufficiale medico non poté che accertare il suo decesso.

§§§

Quando Hua era caduta a terra, Demora non aveva perso un momento e, gettatasi a terra con impeto, aveva evitato per un soffio un dardo lanciatole addosso da chissà dove e, strisciando, aveva raggiunto il corpo inerte dell'amica, riverso a faccia in giù e per metà sommerso da fiori e quelli che, incredibilmente, dovevano essere licheni e muschi.

Attorno a lei, i compagni avevano fatto barriera, colpendo a caso nella boscaglia con i laser: “David! CHEKOV E ZHENG!” aveva ordinato Sammy da qualche parte sopra di lei: “Attento, Shatsky!” seguito dal tonfo di un corpo umano che cadeva a terra.

Con le mani fredde della ragazza cinese strette tra le sue e le labbra che diventavano progressivamente cianotiche col passare dei minuti, il tenente Sulu-Chekov non aveva tempo né modo di preoccuparsi di ciò che accadeva attorno a lei, o meglio, non troppo: sapeva che Brown era davanti a loro, lo sentiva urlare imprecazioni piuttosto colorite a ogni colpo che andava a segno ed era quasi certa di averlo visto fianco a fianco con Sammy, quasi a volerlo coprire.

Un attimo dopo, Shran si inginocchiò accanto a loro, la divisa sporca di uno strano liquido che mandava un puzzo insopportabile: non sentiva quello che stava dicendo ma era chiara l'urgenza nei suoi gesti mentre esaminava la ragazza.

E quando, dopo che David si fu caricato in spalla Hua senza troppe cerimonie, vide Brown tenderle la mano per tirarla in piedi, si sentì improvvisamente stanchissima: seguì la corsa indiavolata del gruppo di ufficiali per quella che le parve un'eternità e, quando si fermarono in una radura all'apparenza sicura, il primo pensiero che ebbe fu per l'amica, tenuta cautamente in braccio dal primo ufficiale.

Stai bene?” le chiese Jason, sedendola su una roccia piatta; scuotendo la testa, Demora s'alzò, barcollante, s'avvicinò a Hua, immobile, e le strinse nuovamente le mani gelate, consapevole dell'accaduto ancora prima che la voce di Shran, raggiungendola, le annunciò tristemente ciò che aveva già intuito.

Tenente Zheng Hua, KIA.”

KIA...

KIA...

Come un fiume in piena, tutte le emozioni, tutte le paure del sogno fatto solo poche ore prima la travolsero con violenza, gettandola bocconi per terra, incapace di respirare e sull'orlo del soffocamento.

Con le mani a stringere un lembo del colletto della divisa e le unghie conficcate nella carne del collo, Demora Sulu era entrata in iperventilazione.

TENETELA FERMA!” urlò Shran, cercando di bloccarle le braccia e al contempo frugando nelle tasche alla ricerca di qualcosa.

Preso dal panico, Victor incespicò nei propri piedi ma ebbe abbastanza agilità da rialzarsi e bloccare le gambe dell'amica gettandosi addosso a lei con tutto il proprio peso, coadiuvato da Monica, terrorizzata ma propria volta a più lucida e controllata.

Per il bene di 'Mora, doveva esserlo.

Jason, David e Sammy, invece, nel tentativo di aiutare Shran, si erano spartiti il busto superiore della ragazza e la testa: quando infine l'ago epidermico venne iniettato nel collo e il tranquillante cominciò a fare effetto, solo Samuel era rimasto a tenerla affettuosamente in grembo a sé, accarezzandole le guance rigate di lacrime.

CHE CAZZO DI POSTO E' QUESTO?!”

Jason mollò un calcio contro il primo albero capitatogli a tiro, frustrato e arrabbiato, spaventato a modo suo.

Sammy l'aveva percepito chiaramente.

Brown, cool down.” l'aveva rimbeccato David, chino su Hua: “Siamo in missione, siamo addestrati per questo.”

Ma se anche le sue parole volevano essere pacate e serie, i suoi occhi e le lacrime che scendevano mostravano in realtà tutt'altro.

E'... colpa... mia...”

Sammy strinse a sé il corpo di Demora, inconsolabile anche nell'incoscienza poco riposante in cui era caduta.

No, non è colpa di 'Mora!” gridò Monica, incapace di trattenersi e pronta a frapporsi tra lei e Jason: “Non prendertela con lei!”

Il pugno serrato del giovane ufficiale, per un attimo, s'alzò, come se volesse colpirla: ed effettivamente il colpo partì, infrangendosi però contro la corteccia accanto a lei.

Non ho detto che sia colpa di Sulu. Datti una calmata, Scott, che non è proprio la mia giornata ideale questa...” borbottò Brown, massaggiandosi le nocche: “Dico solo che questo posto è un inferno in terra e al diavolo la missione! Finché possiamo, andiamocene!”

Tutti si voltarono verso Samuel: il capitano era lui e spettava a lui decidere.

Con un sospiro, questi sfiorò il volto pallido di Demora e rivolse una preghiera silenziosa al corpo inerte della giovane ufficiale caduta prima di sfiorare il comunicatore appuntato al petto: “Squadra di sbarco a Enterprise, riportateci a bordo. Abbiamo un caduto e un ferito.”

Ma lo statico che proveniva dall'apparecchio non preannunciava nulla di buono.

Meraviglioso... Questo pianeta sta cercando di ucciderci e noi siamo bloccati qui!” gridò Jason, tirando un calcio ad una pietra.

Questa, lanciata a tutta velocità, finì lontano, in mezzo alla boscaglia, ed esplose.

Credo di aver appena avuto un deja-vù dai racconti degli zii...” bisbigliò Monica.

Anche io, e neppure troppo piacevole, a dire la verità...” replicò il Capitano, accorgendosi con discreto disgusto che la morte di Zheng era stata identica a quella di un guardiamarina in servizio sulla nave dei genitori anni prima.

Ma qui non siamo su Gamma Trianguli VI! Siamo su un fottutissimo pianeta di un fottutissimo mini-sistema solare lontano parsec luce dal sistema Trianguli!”

Se il tenente Brown ha finito di illustrarci la sua non comune conoscenza delle imprecazioni terrestri, possiamo cominciare a organizzarci.”

Samuel aveva infine ripreso il controllo di sé e della propria autorità e aveva riportato ordine nella squadra di sbarco con un solo gesto e poche parole.

Jason annuì, sbuffando e sedendosi in silenzio.

Bene.” Samuel si guardò attorno, cercando disperatamente di non lasciar trasparire le proprie emozioni e di tenere a bada la propria rabbia e la propria delusione e paura: quegli uomini e donne erano la sua famiglia e non avrebbe perso nessun altro di loro.

A qualunque costo.

§§§

La sensazione di libertà che l'andare in giro senza vestiti le portava...

Cos'erano i vestiti, poi?

Certo non lo ricordava, la sua mente, a poco a poco, pareva tornare indietro, il mondo attorno tornava ad essere familiare e accogliente, i suoi apparenti pericoli non erano più tali ai suoi occhi mentre l'istinto, e un richiamo atavico sembrava attirarla.

Demora si era lasciata indietro i corpi morti dei compagni, aveva salutato con una carezza e una lacrima ciascuno di loro, poi l'istinto aveva preso il sopravvento.

Non era più il tenente Sulu, era la Figlia di Alma Mater, e desiderava ricongiungersi con la Madre.

In un modo o nell'altro.

Non ricordava più nulla.

Né il volto dei genitori né quello degli zii, dei fratelli...

Degli amici...

La sua famiglia pareva non essere mai esistita.

Nella sua mente, c'era solo quella voce che la chiamava, la attirava a sé.

Era tornata bambina, quella piccola di sette anni che l'Excelsior aveva salvato, quel giorno lontano di tanti anni fa, nella mente, sebbene non nel corpo.

E stava tornando a casa.

Coi pochi brandelli dell'ormai inutilizzabile divisa addosso a coprirla sommariamente sulle parti intime, la giovane brandiva una rozza arma fatta di legno e pietre, i suoi occhi brillavano di rabbia e furia, di desiderio e follia animalesca.

Eppure, c'era qualcosa che non andava, nel profondo di sé, e lo sentiva: pur non sapendo perchè, dentro il suo cuore si annidava una collera inumana, divoratrice, che bramava distruzione.

Distruzione per quella voce, per sé stessa e per quel pianeta.

Come se un frammento della coscienza originaria stesse ancora lottando, come se la morte del capitano McCoy e dei suoi uomini non si fosse portata del tutto via con sé il tenente Sulu, come se questa fosse sopravvissuta, in un angolo della mente folle della ragazza.

Come se per lei ci fosse ancora speranza, in qualche modo.

Il primo a cadere era stato David: Samuel aveva dovuto lasciare il suo migliore amico, il suo primo, vero amico al di fuori dello stretto nucleo familiare, alla mercè delle belve feroci, il suo corpo senza vita abbandonato a sé stesso a malincuore.

Era morto per lui, spingendolo via dalla traiettoria dell'ennesima pianta velenosa che li aveva aggrediti: gli era morto tra le braccia senza che Shran avesse potuto fare nulla per impedirlo.

Poi Jason e Victor, che avevano tirato fuori Demora da un banco di sabbie mobili e che la ragazza aveva visto morire sotto i propri occhi: non avrebbe mai potuto dimenticare né gli occhi di Jason, aveva letto la disperazione e la frustrazione in loro, né quelli terrorizzati di Victor che aveva cercato di tirare su sé stesso e il compagno.

E ancora Monica e l'ufficiale medico, rimasti sotto la frana della grotta in cui si erano rifugiati per la notte.

E con infine la morte di Samuel, il cerchio si era richiuso, lasciando da sola la giovane giapponese e facendo scattare in lei quell'interruttore che pensava non esistesse più: era regredita nuovamente allo stadio primitivo, allo stato quasi animalesco in cui aveva trascorso quei lunghi mesi della sua infanzia che credeva di essersi ormai lasciata alle spalle.

Ma non ricordava più nulla di allora e neppure di ciò che era stata fino a quel momento.

Esisteva solo il presente e quel desiderio irresistibile di ricongiungersi a chi la stava cercando.

A chi le aveva continuamente sussurrato all'orecchio per tutto il tempo.

Bentornata a casa, figlia mia... Bentornata tra noi...”

§§§

E alla fine, era arrivata.

Davanti a quel laboratorio ormai in rovina da cui tutto era cominciato, ormai inglobato nella giungla soffocante e calda, con la stessa atmosfera elettrica e pregna di radiazioni che la sua pelle, rabbrividendo, pareva ricordare fin troppo bene, Demora si fermò, ansimando.

Doveva entrare: l'urgenza del farlo le mozzava il fiato in gola e sentiva come se una forza misteriosa la stesse spingendo verso l'accesso principale, seminascosto da piante e detriti coperti di muschio mentre il campo elettromagnetico tutto attorno la rendeva cauta e timorosa mentre si muoveva, a fatica, attraverso quello che, senza dubbio, all'epoca doveva essere il cortile principale del complesso.

In quella piana ben definita e battuta davanti al cancello principale, anni prima dovevano esserci stati dei mezzi di trasporto, dei magazzini perfino.

Ora, tutto quel che si vedeva erano i rottami e le rovine, le lamiere in metallo...

Nella mente folle del tenente si annidava un briciolo di coscienza distruttiva che, per un secondo appena, riprese il controllo, catalogando rapidamente i dintorni, la planimetria del luogo e rinsaldando ulteriormente il proposito di distruggere tutto quello e vendicare gli amici perduti prima di morire a propria volta.

Non sapeva quello che la aspettava mentre, esausta, lasciava nuovamente campo libero alla follia e all'irrazionale ma di una cosa era certa.

Sarebbe arrivata fino in fondo, ad ogni costo.

Lanciando un urlo belluino, la giovane si precipitò all'interno dove l'aria ancora aveva l'olezzo della morte.

E una volta fatto irruzione nel laboratorio principale illuminato da una inquietante luminescenza sanguigna, la parte razionale di sé, rannicchiata in un angolo della sua mente, si rese conto di quello che stava accadendo: di energia non avrebbe più dovuto essercene da molto tempo, i bisbiglii che sentiva attorno a sé non potevano essere reali perché di persone, là dentro, non avrebbero dovuto più essercene, almeno non vive.

Eppure le mani che uscivano dagli angoli ombrosi, difficilmente raggiungibili dalla debole fonte luminosa a cui i suoi occhi già s'erano abituati, nel tentativo di afferrarla erano reali e si muovevano lungo tutto il suo corpo semi-nudo, toccandola e spingendola verso il centro della stanza disastrata.

Non poteva vedere i visi degli esseri che la circondavano ma sapeva che stavano sorridendo, che sorridevano per il suo ritorno.

E mentre la sua parte razionale precipitava sempre più in basso, perdendo quel barlume di coscienza che era riuscita faticosamente a mantenere fino a quel momento nonostante la follia e lo shock, riconobbe il volto sfigurato della persona che le stava davanti, troneggiante su tutti.

Otou...-san.”

§§§

DEMORA!”

Il risveglio improvviso di Samuel dal suo incubo fu accompagnato da fitte di dolore atroci su tutto il corpo e alla testa; il giovane capitano si rizzò seduto, dimenandosi come un'anguilla, con gli occhi pieni di lacrime mentre si lamentava, ma una mano fu subito svelta nel ributtarlo sdraiato, sul giaciglio fatto di vecchie divise strappate e foglie morbide.

Fermo, capitano. Lasci lavorare il dottor Shran,” disse una voce familiare: “Ha preso una brutta botta.”

Preoccupata per il suo ufficiale comandante, Zheng Hua lo teneva fermo, bloccandolo a terra delicatamente per le spalle, sperando che la confusione in seguito al trauma non lo facesse reagire in modo inconsulto.

Nel frattempo, Foster le stava accanto, tenendo sotto controllo ansiosamente i sussulti del corpo del suo migliore amico, la sua mano era poggiata sulla fronte sudata del biondo: “Muoviti e ti lego nel tuo alloggio per una settimana, stupido...” borbottò, mentre il CMO andoriano armeggiava con il kit di primo soccorso.

Sam sollevò lentamente una palpebra, mettendo faticosamente a fuoco il viso del suo primo ufficiale: “Questa è insubordinazione...” mormorò con voce roca.

David scosse la testa e scrollò le spalle: “Non importa, non costringermi a farlo. Lascia lavorare il dottor Shran.”

Quest'ultimo annuì, sollevato, mentre riponeva il tricorder e preparava un'ipo-siringa: “Sono ustioni piuttosto serie ma se la caverà, la concussione è meno grave di quanto avessimo previsto.” disse, iniettando il liquido nel corpo del capitano.

Jason, accanto a lui, sembrava frastornato mentre Monica, che sedeva a pochi passi di distanza dal gruppo di sopravvissuti, aveva gli occhi rossi di chi aveva pianto a lungo: “So che non è una domanda da fare, ma... Perché siamo ancora vivi?” chiese lei.

In quel tratto di giungla lontano parecchie miglia dal laboratorio cadde il silenzio.

Monica Scott ricordava chiaramente la sensazione di risucchio della propria coscienza in qualcosa di più grande, infinitamente più grande, il dolore, la mancanza di ossigeno...

E aveva visto, “sentito” nella propria testa le voci e le presenze della grande coscienza collettiva dentro il laboratorio: migliaia di anime unite in un calderone di emozioni, di urla, di suppliche.

E aveva visto Demora.

Sapeva che anche gli altri avevano vissuto quelle sue stesse cose e sapeva che non erano le ustioni e la concussione ad aver ridotto così Samuel: il responsabile delle sue condizioni era il sovraccarico empatico di cui si era ritrovato vittima, era stato troppo per lui.

Non siamo noi quelli che vogliono.” singhiozzò Hua, massaggiandosi le tempie: “Noi non serviamo, ci hanno usato per arrivare a Demora.”

Bastardi.” ringhiò Jason, stringendo i pugni.

E ci sono riusciti.” concluse Shran, severo.

Dovete andarvene da qui.” decretò David, alzandosi in piedi e sorreggendo il corpo semi-incosciente di Sam: “Niente discussioni, è un ordine. Non siete nelle condizioni di poter portare avanti la missione.” aggiunse, passando a Brown il capitano, “Tenente. Appena il guardiamarina Shatsky sarà di ritorno, cercate di mettervi in contatto con la nave e fatevi riportare a bordo.”

E lei?” chiese il CMO con tono lapidario.

David scosse la testa: “Una mia compagna ha bisogno di me. Sono quello nelle condizioni migliori per tentare almeno di salvarla.” ribatté con una voce estremamente malinconica, “Se la lasciassi qui, non potrei mai perdonarmelo. E neppure il capitano potrebbe mai perdonarmi.”

Anche il farti ammazzare da solo è qualcosa che difficilmente potrebbe meritarsi il mio perdono.”

Debolmente, Samuel tossì mentre Brown lo aiutava a mettersi in piedi: “Datemi... Datemi un attimo... Recuperate Victor... E poi partiamo.”

Jason annuì poi, tallonato da Monica e Hua, s'inoltrò nella jungla.

Shran scosse la testa e si allontanò, lasciando i due ufficiali superiori da soli.

I grandi occhi azzurri del capitano erano ancora lucidi e lievemente annebbiati ma era innegabile che avessero in loro il fuoco della vita.

David Foster, ti giuro che vi riporterò tutti indietro, nessuno escluso. Non voglio vedervi morire di nuovo.” mormorò il biondo, sedendosi cautamente: “Ritroverò Demora e prenderò a calci nel sedere chiunque ci abbia fatto questo scherzetto fosse l'ultima cosa che faccio.” aggiunse con l'ombra di un sorriso sulle labbra screpolate.

Il secondo-in-comando sospirò, passandogli una borraccia: “Lo so, Samuel... So che faresti l'impossibile per questo equipaggio e per la Flotta proprio come i tuoi genitori prima di te. Ma non possiamo perderti, lo capisci?”

E non mi perderete. Porteremo a compimento questa missione assieme e poi torneremo a casa. Fidati di me, David.”

Questi sorrise: “Mi sono sempre fidato di te, capitano. Se così non fosse stato, non ti avrei seguito.” sorrise prima di tendergli la mano: “E non sarei stato così pazzo di propormi come tuo secondo, non credi?”

Entrambi risero.

Capitano, come si sente?”

Victor si precipitò fuori dalla boscaglia, capitombolò in una radice sporgente e ruzzolò a terra fino a finire con la faccia a neppure un metro dal suo comandante, che sospirò esasperato prima di tirarlo su di peso: “Io sto bene ma non vorrei vederla con il naso rotto, guardiamarina.” lo rimproverò bonariamente, “Abbiamo già abbastanza problemi, almeno voi restate interi.”

Il russo ridacchiò nervosamente con lo sguardo basso: “Mi scusi, capitano, ero solo contento di saperla di nuovo in piedi.” si giustificò.

Samuel annuì, radunando con un semplice sguardo tutti i suoi uomini attorno: “Vi chiedo solo un ultimo sforzo. Recuperiamo il tenente Sulu, risolviamo il mistero di Alma Mater e torniamo a casa insieme.”

Capitano... Come possiamo contrastare un nemico che non sappiamo neppure chi o cosa sia?” chiese Hua titubante.

Per tutta risposta, Jason estrasse il suo phaser: “Qualunque cosa sia, non credo sia immune a una scarica proveniente da questo gioiellino. Ci hanno preso alla sprovvista ma contrattaccheremo.”

Monica annuì: “Anche se i modi di Brown sono piuttosto... da cow-boy, approvo il suo punto di vista. Avrà un accidenti di punto debole e poi, credo che il gioco di squadra ci metta in vantaggio!”

Samuel faticò a trattenere la risatina che gli era salita spontanea alle labbra.

I-Io farò del mio m-meglio!” anche Victor aveva mosso coraggiosamente un passo in avanti.

Sarà meglio, gamberetto.” borbottò Jason, dandogli una manata scherzosa sulla spalla.

Allora cominciamo a organizzarci.” ribattè Foster, tirando fuori da tasca un foglietto di carta su cui sembrava avesse appuntato qualcosa: “Ho fatto qualche calcolo sulla base delle radiazioni che questa giungla emana, ammesso e non concesso che i rapporti dell'epoca fossero corretti. Se davvero il complesso che ospitava il team di ricerca del Progetto Alma Mater è stato gravemente danneggiato a causa di una fissione incontrollata del piccolo impianto nucleare che forniva loro energia, allora dobbiamo seguire la traccia più forte. Ho estrapolato dal computer di bordo, prima di scendere, le mappe della zona che la missione, all'epoca, aveva tracciato quindi dobbiamo solo metterci in marcia.”

Ma dobbiamo fare attenzione. Se ci hanno lasciato andare è perché non serviamo ma dobbiamo evitare di farci scoprire, altrimenti rischiamo di mettere a repentaglio non solo la vita del tenente Sulu ma anche la nostra. Quindi, niente colpi di testa, sono stato chiaro?” McCoy si rivolse in special modo a Brown e Scott.

Rapidamente, il capitano e il suo luogotenente decisero l'ordine della fila per la marcia e, cinque minuti dopo, col favore delle tenebre che scendevano rapidamente, il gruppetto cominciò a muoversi: armati, coi phaser in pugno, senza proferire parola, seguirono con facilità il capitano attraverso gli alberi che si chiudevano a riccio su di loro.

Non riuscivano neppure a vedere un lembo di cielo quindi, per orientarsi, dovevano unicamente affidarsi al tenue bip del mini contatore Geiger che Foster maneggiava, l'unico in grado di dare loro una direzione più o meno approssimativa da seguire.

Fu quando ormai l'alba era prossima che, finalmente, giunsero nei pressi del loro obiettivo: rannicchiati dietro i cespugli, osservarono con il cuore in gola il pulsare rossastro che avvolgeva l'intera struttura; come già era stato appuntato sulla documentazione che avevano consultato prima di scendere sul pianeta, notarono il cancello quasi del tutto distrutto, gli edifici che emanavano radiazioni percepibili fin dalla distanza di dieci metri e in generale l'atmosfera spettrale.

Ma anche da quella distanza si potevano sentire delle voci come un mormorio lontano.

Victor si lasciò sfuggire un gemito strozzato.

Andiamo.” Sammy fu il primo a sfrecciare fuori dal loro rifugio e a correre verso il cancello: la luna dalle tenui tinte violacee non faceva abbastanza luce perché una qualsivoglia sentinella lo notasse e quindi anche gli altri lo seguirono il più svelti possibili, riunendosi a lui giusto accanto al portone di quello che era l'edificio principale.

Ora, ascoltate con attenzione.” disse il comandante col fiato corto: “Non possiamo stare troppo all'interno, queste radiazioni ci ucciderebbero. Voi concentratevi sul recupero del tenente ed io...”

L'urlo di sofferenza del suddetto tenente spezzò la tranquillità della notte e li fece rabbrividire.

Al diavolo un qualunque piano d'azione!

Monica e Jason si precipitarono all'interno assieme, tallonati da Victor e Hua, mentre Shran aveva già approntato un angolo di primo soccorso: “Capitano, signor Foster, andate. E tornate tutti sani e salvi.”

§§§

Otou...-san.”

La Demora bambina rannicchiata nell'angolo più nascosto del suo cuore riconobbe il volto dell'uomo che le stava davanti come quello del suo padre biologico; istintivamente, guardò al suo fianco e rivide, nel volto senza emozione della donna che ivi trovò, quello di sua madre.

L'uomo aprì le braccia: “Bentornata.” disse con una voce strana, metallica: “La Coscienza ti stava aspettando, figlia mia.”

La Coscienza...

La Ricerca, da parte dei genitori, della Coscienza che credevano governasse quel pianeta al fine di addomesticarla...

Cominciava a ricordare...

L'esplosione...

Il virus che aveva attaccato i computer...

Le persone che venivano assorbite e portate via...

E la sua fuga.

Ora ricordava!

Ora sapeva!

La Demora bambina venne scacciata dalla Demora adulta, dalla figlia di Hikaru Sulu e Pavel Chekov, dalla tenente Sulu della Flotta Stellare, e questa non restò con le mani in mano.

Era furibonda: quelli non erano più i suoi genitori biologici, li ricordava vagamente ma erano sempre sorridenti e non avrebbero mai voluto una cosa del genere!

Da terra, raccolse una spranga di ferro, posizionandosi in guardia.

Un passo, un colpo.

Armonia nei gesti e nei movimenti...

La spada era un tutt'uno con la sua mente e con la sua mano.

E attaccò.

Menò fendenti ad ogni mano che la afferrava, colpì alla cieca chiunque le si parava dinanzi senza farsi troppi problemi: non stava allontanando il suo passato, lo stava proteggendo, piuttosto, e avrebbe fatto di tutto per questo.

Poi sarebbe tornata a casa.

Avrebbe pianto Samuel e gli altri dopo: adesso doveva vendicare tutte le persone che aveva perso a causa di quella Coscienza.

Con un urlo belluino, si lanciò sul fantoccio che era il cadavere del padre, poteva vederlo e sentirne l'odore di imputridimento, di marciume: cercò di concentrarsi sul volto di Hikaru-chichi-ue e sulle mani sempre profumate di Pavel-papa, sulle ninne-nanne che zia Uhura cantava a lei e a Moni quando erano piccole e dormivano assieme quando i loro papà erano in missione insieme; si concentrò su Hua, su Samuel, su Monica, su tutti i suoi compagni perduti.

L'avrebbe fatto per loro.

Sentiva il fuoco avvilupparle il corpo, la pelle venire mangiata dalle fiamme, ma non si fermò: colpì con furia cieca i due avversari, sorda al rumore della carne marcia che si spappolava sotto i suoi colpi violenti, sorda alla Coscienza che le urlava nelle orecchie e nella mente, incurante delle fitte di dolore alla testa e spinta oltre il limite.

Quando ormai non era più rimasto nulla dei due corpi, quando ormai la Coscienza stava esalando l'ultimo respiro, lasciando liberi i propri gusci fisici, alla fine si lasciò andare alla stanchezza.

Immersa fino al collo nella pozza di liquidi organici, chiuse gli occhi, lasciò che il proprio respiro si attenuasse e che il cuore, a poco a poco, rallentasse senza neppure tentare di lottare.

Era stanca.

Forse troppo.

Talmente tanto stanca che, pur registrando la sua mente le voci che si avvicinavano, che la chiamavano, non le riconobbe neppure.

Jason e Monica furono i primi ad arrivare e ad assistere allo spettacolo tremendo che la stanza offriva loro e furono anche i primi, trattenendo l'intestino al proprio posto, a raggiungere di corsa la ragazza per soccorrerla: “'MORA!” gridò Scott, rinfoderando il phaser mentre Jason la avvolgeva nel pezzo di sopra della propria divisa, incurante del fatto che, a torso nudo, le radiazioni lo avrebbero senza dubbio colpito più in profondità di chiunque altro.

Victor e Hua furono la seconda coppia a raggiungerli e, subito dopo, Samuel e Foster.

CAZZO, USCIAMO DI QUI!” sbottò David mentre spingeva Brown fuori dalla sala: “Veloci!” ribattè McCoy, “Seguite il signor Foster all'esterno, è un ordine!”

E lei, capitano?” chiese Shatsky tremante.

Io arrivo subito, devo solo finire una cosa...”

Resto io con lei!” si offrì Hua, estraendo da tasca un dischetto dati: “Mi occupo del computer centrale, non dovrebbe volerci molto. Lei cerchi di capire, come solo lei sa fare.” replicò la giovane con un sorriso.

Lavorarono in fretta: Samuel riuscì faticosamente a percepire frammenti residui della Coscienza, scoprì a grandi linee della ricerca intrapresa dal Progetto Alma Mater, seppe perchè volevano Demora.

Mancava solo lei... per l'organismo perfetto... Per dominare il Quadrante...”

Ho preso tutti i dati capitano!” Hua comparve all'improvviso, dopo un tempo apparentemente infinito, nel campo visivo di McCoy, strappandolo dall'influenza dannosa di quel brandello di volontà fin troppo più forte della sua, salvandolo inconsciamente dalla caduta nel baratro.

Tremando, egli si aggrappò a lei per rimettersi in piedi: “O-Ottimo, tenente. A-Andiamo...”

Era finita, definitivamente.

La Coscienza era morta, Demora era libera.

Torniamo a casa...”

§§§

Capitano! Siamo qui!”

La voce di David risuonò attraverso la jungla, guidando Hua e Samuel fino ai loro compagni: prudentemente, avevano messo un chilometro di distanza tra loro e il laboratorio, consci che fosse solo una misura temporanea e che avrebbero dovuto tornare a bordo, e alla svelta.

Shran si stava occupando sia di Demora, priva di sensi, sia di un insofferente Brown che aveva al braccio una flebo ripiena di un cocktail anti-radiazioni: “Se non vuole che le spunti una terza gamba o un secondo naso, mi dia retta. Se la tenga ben stretta finchè non le dico diversamente.”

Mugolando, Jason obbedì, accogliendo con un rantolo il ritorno degli ultimi due membri della spedizione: “Trovato qualcosa di interessante?” chiese poi con voce roca.

Stia tranquillo, Brown, non le abbiamo tolto la parte dell'eroe. Pensi a obbedire al dottor Shran e a stare bene.” lo rimbeccò Sam, sedendosi stancamente accanto a David: “Tutto a posto?” chiese a bassa voce.

A meraviglia.” ribattè ironico David: “Non riesco a contattare la nave e abbiamo bisogno di cure. Tutti e urgentemente. Siamo qui da una settimana, Samuel, per quel che ne sappiamo potrebbero anche essere tornati indietro in cerca di soccorsi.”

In quel momento, il comunicatore del capitano gracchiò, crepitando, e la voce agitata di O'Malley riempì l'angusta radura in cui si trovavano: “...prise a squadra di s...rco... ...erprise a squadra di s...co”

Capitano McCoy a Enterprise. E' bello sentirla, O'Malley.”

Dall'apparecchio malconcio si udirono grida di giubilo: “C...itano! F...nalmente! ...iamo sulle v...tre coordinate. Vi por...iamo su.”

Grazie, O'Malley, avvertite la squadra medica, abbiamo due feriti gravi...”

Quando infine il ronzio familiare del teletrasporto riempì le sue orecchie, Samuel si lasciò sfuggire una lacrima mentre chiudeva gli occhi, esausto.

Quando li riaprì, si ritrovò sdraiato su di un lettino dell'infermeria, con la dottoressa Vanh, la sostituta di Shran - una giovane vietnamita alla sua terza assegnazione su di una nave interplanetaria - che armeggiava con la flebo inserita nel suo braccio: “Capitano, è sveglio finalmente...” disse lei con tono sollevato, “Non provi ad alzarsi, stanno tutti bene... Il tenente Sulu è stata messa in quarantena ed è tenuta sotto osservazione 24 su 24, non si è ancora svegliata ma è stabile. Il dottor Shran ha dato il comando congiunto temporaneo a O'Malley e Foster, che stanno cercando di contattare l'Ammiragliato anche per fornirle cure mediche migliori. Le nostre attrezzature sono rimaste danneggiate da una tempesta solare e funziona a malapena il supporto vitale.”

Malgrado le spiegazioni precise e succinte della donna, McCoy non le diede retta perché era il suo compito di capitano che lo obbligava a dover parlare con l'Ammiraglio.

Mi dia i miei vestiti... per favore...” rantolò esausto: la testa gli faceva male ed era esposto a qualunque reazione empatica, anche la più insignificante, le sue difese erano nulle, eppure voleva andare sul ponte e guidare fino alla fine la missione.

Sconfitta, conscia che il suo capitano, alla prima occasione, sarebbe anche scappato pur di raggiungere il suo scopo e già preventivamente avvertita di ciò da Shran, Vanh gli allungò una divisa pulita: “La aiuterò a salire sul ponte, parlerà con chi deve parlare ma poi tornerà qui senza fare storie.”

Grato, McCoy annuì e, cinque minuti dopo, uscirono dal turbo-ascensore della plancia.

O'Malley fu svelto a cedergli la poltrona e a mettersi alle comunicazioni al posto del guardiamarina Mitte, suo temporaneo sostituto: “Capitano, siamo riusciti a trovare una frequenza adatta a comunicare. Stiamo chiamando ad intervalli regolari il Comando ma ancora non abbiamo ricevuto risposta.”

Inserisca il codice 7564 e riprovi, è il codice alfa che si usa per le emergenze.”

Qualche secondo più tardi, il volto dell'Ammiraglio Carter riempì lo schermo grande della plancia, accolto da grida di giubilo più forti di quelle che avevano seguito il recupero del capitano e della squadra di sbarco.

Enterprise, sono lieto di vedere che siete vivi. Temevamo il peggio...” Carter sembrava invecchiato di almeno vent'anni in quel video distorto: “Ci scusi per le condizioni pietose, Ammiraglio, e mi assumo la responsabilità di aver usato il canale per i disastri interplanetari ma...”

Di questo non si deve preoccupare, Capitano. L'importante è che io possa rettificare il vostro status. Siete scomparsi per dieci giorni, non ho potuto fare altro che classificarvi come KIA, Samuel.”

Nella plancia cadde un silenzio tombale.

Cosa vuol dire, signore?” domandò Samuel, pallido come un morto.

L'ultimo vostro contatto è stato 10.5 giorni fa, quando il tenente Sulu ha chiamato l'Excelsior in missione diplomatica. Sono stati loro a dare l'allarme e a far scattare il protocollo d'emergenza quando non abbiamo più ricevuto un segno da voi.”

Samuel si appuntò mentalmente di ringraziare gli zii.

Leggerà tutto nel rapporto comune che stiamo approntando con tutte le sezioni.” - altro appunto, assicurarsi che David avesse seguito il loro personale protocollo - : “Ma prima... Abbiamo bisogno di soccorso, c'è un ferito in condizioni critiche e un contaminato dalle radiazioni.”

Non si preoccupi, capitano, una flotta di supporto è già in viaggio da ieri, vi raggiungerà presto. Caduti?” s'informò l'Ammiraglio.

McCoy scosse la testa: “Nessuno, per fortuna. Abbiamo dei dati interessanti per voi però.”

Ne parleremo poi.” taglio corto lui con un sorriso: “L'equipaggio dell'Enterprise ha l'ordine di mantenersi in vita fino all'arrivo della flotta e di venire scortato fino all'attracco spaziale. Carter chiudo.”

L'immagine dell'Ammiraglio sparì e, un minuto dopo, sia Mitte, che si era spostato al radar, sia O'Malley si voltarono trionfanti verso il capitano: “La flotta di soccorso è qui!” esclamarono, “La guida l'Excelsior.”

McCoy pensò che avrebbe ringraziato gli zii prima di quanto avesse mai previsto.

Quando il viso del Capitano Sulu comparve sullo schermo, Samuel si concesse il lusso di sorridere: “Siete stati gentili a passare da queste parti.” sapeva di essere uno spettacolo pietoso ma non gli importava granché, “Vi andrebbe di lanciarci un salvagente?”

A poco a poco, l'intero staff di plancia uscì senza farsi notare: il loro capitano doveva riferire del tenente Sulu e forse era meglio lasciare il campo e prepararsi al viaggio di ritorno.

Sempre felici di essere d'aiuto, Sammy.” rispose Hikaru Sulu, anche lui, agli occhi di McCoy, sembrava più vecchio: “E soprattutto lo siamo di sapervi vivi.”

Zio Hikaru, abbiamo bisogno di mio padre. Solo papà Len è in grado di aiutare Demora.”

Abbiamo già chiesto all'Ammiragliato di contattare Leonard, ci aspetteranno all'attracco spaziale.” lo rassicurò il giapponese: “Cosa è successo, Sammy? Siete spariti e non si è più saputo nulla di voi. E tu sembri uscito da un trita-carne.”

Abbiamo scoperto cos'è successo ad Alma Mater e al team di scienziati. Siamo stati attaccati, ce la siamo vista brutta e Demora è quella conciata peggio. Li ha affrontati da sola, credeva che fossimo morti, glielo hanno fatto credere. Papà Len è l'unico che conosce bene la sua storia medica ed è l'unico che può aiutarla.”

Il viso di Hikaru Sulu si irrigidì: senza dubbio, il nipote acquisito era incoerente per lo shock e avrebbero avuto tutto il tempo di parlare dopo.

Torna in infermeria, Samuel, ci penserò io a guidarvi al sicuro. Pavel è già in sala teletrasporto con la squadra di supporto che si occuperà di aiutarvi a superare indenni il viaggio di ritorno. Non avete scudi funzionanti?”

L'energia basta appena per il supporto vitale...”

Allora la USS Orage vi rifornirà di energia per gli scudi, anche i loro tecnici stanno arrivando. E' finita Sammy, potete rilassarvi.”

Quando infine ridiscese in infermeria, scortato dalla dottoressa Vanh dopo aver dato istruzioni allo staff di plancia, il capitano finì praticamente addosso a Pavel Chekov.

E' bello vederti, zio...” rantolò il giovane capitano.

Suddetto zio lo prese sottobraccio, congedò la donna e lo portò personalmente all'interno: “Siete stati fortunati. Abbiamo visto i danni e ricevuto una prima bozza di rapporto, non so come siate riusciti a uscirne.”

Abbiamo la pelle dura...” rispose mentre si lasciava cadere sul letto: “Zio, mi dispiace per 'Mora, avrei dovuto proteggerla meglio, io...”

Tu non hai responsabilità. Quando è entrata nella Flotta era consapevole dei pericoli dei pericoli, è una tenente capace e in gamba, è mia figlia e ti assicuro che se la caverà anche questa volta.”

Fu in quel momento che Monica decise di fare irruzione in infermeria, restando immobile sul posto non appena visto che Sam aveva compagnia; poi riconobbe l'ospite e gli gettò le braccia al collo: “Zio Pavel!”, dire che fosse felice di vederlo era scontato.

Il russo la abbracciò con calore: “Come stai, Moni?” domandò lui, osservandola attentamente.

La ragazza si ravvivò i riccioli scuri: “Sono stata dimessa dall'infermeria stamattina e sono uscita ora dal turno di baby-sitter a 'Mora. Con lei c'è Shatsky adesso. Ti accompagno, se il capitano me lo permette.”

E lanciò un'occhiata scherzosa al giovane a letto.

Potrei tramutarlo in un ordine, sai?” le ribatté Sam, lamentandosi poi sottovoce per un'improvvisa fitta alla testa: “Scusatemi ma...”

Capitano, le consiglio di riposare, a meno che non voglia che la leghi al letto.”

Shran, entrato in quel momento, si avvicinò al letto per assicurarsi che il comandante obbedisse e per presentarsi al nuovo arrivato: “Dottor Shran, CMO della USS Enterprise.”

Comandante Pavel Chekov, ufficiale scientifico della USS Excelsior”

I due si strinsero la mano con forza, poi Shran estrasse un DiPadd che consegnò al russo prima di voltarsi verso l'altra ragazza: “Tenente, faccia strada al comandante, io vi raggiungerò subito.” disse lui, congedando entrambi.

Zio e nipote uscirono dalla stanza, lasciando il CMO in compagnia del suo ufficiale superiore: “La dottoressa Vanh mi ha riferito della sua... prevedibilità, capitano.” iniziò l'andoriano, approntando il macchinario adatto a misurare la pressione del giovane uomo, “Ho fatto bene ad avvertirla, a quanto pare.”

La sua preoccupazione per me è ammirevole, doc.” ribattè Samuel con un vago sorriso: “Sia mai che mi prenda un richiamo ufficiale per aver permesso che il capitano si facesse ammazzare da sé stesso.”

Era impossibile battibeccare con Shran e averla vinta.

Con una semplice risatina sommessa, il biondo lasciò cadere il discorso: “Novità da Sulu e Brown?” chiese poi con espressione più seria.

La tenente Sulu è sotto osservazione mentre Brown è stato messo agli arresti nel suo alloggio, dal momento che si rifiutava di stare a riposo e di seguire la mia prescrizione. Appena giunti a destinazione, però, credo avrò bisogno della consulenza di alcuni specialisti per loro.”

In quel momento, la porta dell'infermeria si aprì nuovamente e fece capolino la testa spettinata di Foster, il cui viso si illuminò nel vedere il proprio migliore amico quantomeno cosciente: “Bentornato tra i vivi, Sammy!” esclamò lui, entrando nella stanza a larghi passi, “Ho visto in sala macchine l'equipaggio della Orage mentre quello della Saudade è in giro a controllare i danni. E ho visto anche quelli dell'Excelsior in plancia.” aggiunse, osservando con attenzione il volto pallido come la morte del capitano McCoy.

Non aveva affatto una bella cera, e difatti glielo disse: “Se dormire per tre giorni filati fa questo effetto, allora spero di non finire mai in letargo come gli orsi.”

Sam scoppiò a ridere, trattenendo il respiro per l'ennesima staffilata dolorosa al cervello: “Il protocollo?” s'informò per prima cosa.

Rispettato sin dal primo momento in cui abbiamo rimesso piede a bordo!” lo rassicurò David: “Sono stati allertati tutti i capo-sezione, o chi per loro, ho indetto una riunione straordinaria, abbiamo messo assieme i dati e abbiamo compilato un primo rapporto preliminare per l'Ammiragliato. Lo abbiamo spedito all'Excelsior non appena sono stati rilevati per informarli della nostra situazione ma solo quando l'avremo unito a quello effettivo della missione, e quando ci metterai sopra il tuo autografo, lo inoltreremo all'Ammiraglio.”

Fammelo avere qui e me ne occuperò appena ne avrò le forze...”

Poi, volevo parlarti di Brown...”

Samuel drizzò le orecchie mentre cercava di mettersi seduto: “Che gli è successo?” non poteva nascondere che fosse preoccupato.

Nulla, per ora, ho eseguito l'ordine del nostro qui presente segaossa e ho fatto in modo di farlo... riposare forzatamente, ma mi sembra strano...”

Che sia l'effetto delle radiazioni?”

Io credo piuttosto che sia per un altro motivo. Ho... consultato -”

Eufemismo per dire ho chiesto a Shatsky di consultare per me, vero?” disse Samuel ridendo.

Non mi abbasserò ad accettare le tue frecciatine ironiche, amico... Dicevo, ho consultato il suo file e ho notato che...”

Il tenente Brown è già stato nominato per un breve soggiorno di qualche settimana in un centro di riabilitazione dal momento che, ufficialmente, quando non è nello spazio, alloggia da solo in uno dei dormitori degli ufficiali e non risulta che abbia una famiglia stabile a cui appoggiarsi.” fu Shran a intervenire, lapidario.

Ero a conoscenza del fatto, e allora?” ribatté Samuel, incapace di comprendere dove David volesse andare a parare.

Beh... Io credo che questa missione non abbia colpito solo Demora, ma abbia avuto un effetto non da poco anche su di lui. Mi spiego,” Foster si rese conto che Samuel faticava a seguire il suo discorso: “Tutti noi siamo a conoscenza, a grandi linee, dei dati che Hua ci ha procurato. E non è difficile, alla luce di questi ultimi, intuire cosa sia successo.”

La Coscienza che ha formato e che permeava il pianeta controllava quel che restava del gruppo del Progetto Alma Mater; per qualche motivo, Demora si è salvata ma la sua famiglia biologica era tra le vittime.”

Esattamente.” asserì Foster, abbassando lo sguardo: “Sappiamo tutti come Brown si è sempre comportato, con te soprattutto, ma abbiamo dato per scontato una bruciante invidia e gelosia. E se invece fosse altro?”

Ora Samuel cominciava a capire e si diede dello stupido per non averlo mai compreso prima.

La mancanza di un ambiente famigliare stabile e sereno può condurre a una crescita mentale fin troppo rapida e all'incapacità di avere una stabilità emotiva durante tale periodo, soprattutto durante quello adolescenziale.” concluse per loro Shran.

Il capitano restò in silenzio, con gli occhi concentrati a fissare un interessantissimo pezzo di soffitto, per parecchi minuti, a vagliare numerose possibilità; d'accordo, forse la situazione era più complessa del previsto ma Jason Brown non era più il bulletto dell'Accademia, piuttosto era un suo valido sottoposto e aveva a cuore il suo benessere.

Scusate il disturbo.”

Sulla soglia era ricomparso Pavel Chekov, il viso lievemente pallido ma controllato e tranquillo: “Non ho potuto fare a meno di sentire i vostri discorsi e mi chiedevo se fosse possibile dire la mia.”

Faccia pure, questa nave ormai è quasi più sotto il vostro controllo.”

Dottor Shran, così li fa sembrare dei pirati Ferengi!”

Tenente Foster, posso revocare il comando congiunto e sbatterla nel primo lettino disponibile per il resto della crociera di ritorno, sa che posso farlo.”

Il battibecco tra i due venne interrotto da un gesto di Samuel, che spostò lo sguardo sul russo: “Non cercate di scavalcare la mia autorità, voi due...” bofonchiò sorridendo.

Ecco, ho sentito che il tenente Brown ha bisogno di assistenza medica e che dovrà trascorrere del tempo in una struttura preposta a farlo. Ma, se, per ipotesi, qualcuno potesse occuparsi di lui, lui non sarebbe obbligato ad una permanenza forzata in un ospedale, è giusto?”

Esatto.”

Credete sia possibile convincere il suo responsabile sanitario ad affidarlo a noi? Cioè, a me e al Capitano Sulu?”

Samuel guardò sbalordito lo zio, Foster nascose il proprio risolino divertito dietro la mano mentre Shran consultava l'ennesimo DiPadd: “Credo che il responsabile in questione non avrebbe nulla da ridire, anche alla luce della richiesta di una licenza per motivi familiari che entrambi i richiedenti hanno inoltrato all'Ammiragliato per occuparsi della figlia.” Shran sembrava molto soddisfatto della piega che avevano preso gli eventi: “Andrò a preparare il paziente per il trasferimento.” concluse prima di uscire.

Zio Pavel... Ma zio Hikaru lo sa?” Samuel attese che il medico fosse uscito per rivolgersi al russo, che gli rivolse un sorriso malinconico: “Moni mi ha detto che si è fatto esporre alle radiazioni per proteggere mia figlia, sarebbe da ingrati non riconoscere i suoi sforzi. E poi, una volta spiegate le cose, anche Hikaru la penserà come me.”

Per Samuel fu come se un peso gli fosse stato tolto dal cuore: “Grazie... Davvero.”

§§§

Quando sui radar dell'approdo spaziale comparve il segnale identificativo della piccola flotta di quattro navi che si stava avvicinando, il centro che regolamentava l'accesso era già stato avvertito della priorità che questa aveva nel venir accolta mentre un nutrito gruppo di medici e infermieri, nonché di tecnici, era pronto a mobilitarsi per occuparsi dei danni e dei feriti dell'Enterprise.

Per l'ennesima volta, i veterani videro un'esponente della dinastia delle navi interplanetarie che portavano quel glorioso nome venir praticamente trainata al sicuro perché incapace di far funzionare i propri motori e costretta ad affidarsi ai raggi traenti.

Era triste vederla in quelle condizioni, soprattutto per le famiglie dei membri dell'equipaggio, che erano assiepati ad attendere i loro cari presso uno dei gate riservati allo sbarco d'emergenza.

E fu da quel gate che, con un lieve ronzio del teletrasporto, per primi cominciarono a scendere i feriti più gravi.

Quando le barelle con sopra Demora Sulu e Jason Brown comparvero sulla piattaforma, scortate dal Capitano dell'Excelsior e dal suo ufficiale scientifico, il nugolo di esperti medici che li circondò era capitanato da Leonard McCoy.

Il medico ormai novantenne sbraitava ordini e istruzioni agli altri presenti mentre il dottor Shran, che era sceso assieme alle barelle, lo informava di ogni minimo particolare.

Quando si furono allontanati, ricominciò l'attesa, attesa che, a poco a poco, s'interrompeva per coloro i quali si erano riuniti ai figli, ai nipoti, alle mogli e ai mariti finalmente a casa, e che infine si concluse quando, per ultimi, comparvero Monica, David, Samuel e Victor, seguiti da Thomas O'Malley.

Victor venne letteralmente rapito da una sua versione più alta e massiccia, dai lunghi baffoni alla cosacca - che Samuel identificò come il fratello maggiore del suo guardiamarina – mentre O'Malley era riuscito a fare soltanto un paio di passi prima che la figlioletta di tre anni, saltellando sulle gambette paffute, lo raggiungesse ridendo.

Mentre la sorella di David lo aveva trascinato via con sé, borbottando qualcosa di simile a: “Fammi prendere un altro colpo del genere e il mio spettro ti perseguiterà in eterno”.

Monica, che era aggrappata al braccio di Samuel, si guardò attorno, notando con estremo dispiacere che i suoi genitori non erano lì.

Fu Jim ad avvolgere lei e il figlio in un abbraccio soffocante; non aveva neppure atteso che scendessero, era salito di persona sulla piattaforma: “Nyota e Scotty stanno arrivando, erano preoccupati per te.”

Monica ricacciò il groppo che le si stava formando in gola, ricambiò l'abbraccio dello zio, si asciugò le lacrime e cercò di sorridere prima di sgusciare via dalla sua presa per lasciarlo solo con Sammy.

Mentre andava a sedersi su una delle poltroncine, vide chiaramente una tunica nera occuparle la visuale mentre si avvicinava a padre e figlio che parlottavano tra le lacrime e ne riconobbe le lunghe orecchie appuntite con un vago sorrisino.

BAMBINA MIA!”

Un tornado dall'inconfondibile accento scozzese le piombò poi addosso all'improvviso, cogliendola alla sprovvista mentre il profumo di erbe della madre le assalì le narici: avvolta dall'amore dei genitori, si lasciò andare ad un pianto a dirotto.

§§§

Non c'era muscolo che non le facesse male eppure, vedere Hikaru-chichi-ue addormentato accanto a lei, cancellava tutto: dolore, stanchezza, paura.

Certo, se ci fosse stato lì anche Pavel-papa...

Amava il suo genitore giapponese dal profondo del cuore, adorava stare con lui, sfidarlo nella scherma, ma con quello russo aveva un rapporto diverso: dopotutto, il primo, vero sonno l'aveva fatto in braccio a lui, era stato lui per primo a farla sentire amata...

E sentiva il bisogno di averlo vicino mentre i ricordi frammentari della sua avventura riaffioravano gradualmente.

Cautamente – si sentiva ancora molto debole e frastornata – ella spostò la propria testa di modo da toccare quella del padre, che si mosse appena nel sonno, mugolando infastidito mentre serrava con più forza la sua mano.

Tribble, se vuoi svegliarlo, non devi fare così.” le sussurrò all'orecchio una voce conosciuta e rotta dall'emozione: “Devi fare così.”

Ed una mano andò a pizzicare la guancia del capitano dell'Excelsior: “Capitano in plancia! Nave klingon in avvicinamento! Non sembra avere buone intenzioni!” gridò al contempo, svegliando di soprassalto il giapponese e strappando una debole risata alla figlia: “...Otou-san, sai che i Klingon sono nostri alleati, vero?” domandò lei con voce roca.

Hikaru Sulu sbattè più volte le palpebre, come a volersi assicurare che non stesse ancora sognando, poi le sorrise prima di abbracciarla delicatamente per non farle ulteriormente male: “Ci hai fatto preoccupare, Tribble...” le mormorò per poi baciarla sulla fronte mentre lo spettro di una lacrima gli sfiorava la guancia tirata.

Demora abbassò lo sguardo mordendosi il labbro inferiore: “Mi dispiace...” rantolò, cercando di reprimere le lacrime.

Non sforzarti, piccola...” le mormorò Hikaru con tono amorevole: “E' tutto a posto, sei al sicuro, sei a casa...”

Fu solo in quel momento che riconobbe come il letto della stanza dei genitori quello su cui si trovava: “C-Come sono arrivata qui...?” domandò debolmente, gli occhi le si chiudevano per la stanchezza, “Ricordo che... gli altri... erano morti... io...”

Ne parleremo quando starai meglio. E i tuoi compagni stanno benissimo. Sono arrivati poco fa e adesso sono con Jason-kun nella stanza degli ospiti.”

Pavel annuì poi si alzò per portarsi accanto al marito e stringergli la vita con il braccio: “Leonard ti ha rimesso in sesto.”

Per qualche minuto, la ragazza restò in silenzio ad assimilare tutte quelle informazioni, poi realizzò come stavano davvero le cose: “Fatemi capire... Jason Brown è qui da noi mentre zio Len ha dovuto rattoppare le mie ustioni e mi ha sentito molto probabilmente delirare?”

Tribble, il tenente Brown ti ha salvato la vita quasi a costo della sua... Non ha nessuno al mondo e aveva bisogno di qualcuno che gli stesse vicino durante la convalescenza. E poi, di Leonard ti puoi fidare, insomma, ha rattoppato me e tuo padre un'infinità di volte. C'erano delle volte in cui sembravamo due coperte patchwork!” scherzò Pavel.

Si, forse ricordava vagamente...

Cosa gli è successo?” s'informò, tremando per un improvviso refolo di vento freddo proveniente dal corridoio: “Cos'è successo a tutti? Dove sono?”

Proprio qui, abbiamo sentito i toni soavi di zio Pavel e abbiamo realizzato che, forse, ti eri svegliata. Buongiorno tanuki!”

Nel vedere Samuel sulla porta, tallonato da tutta la squadra di sbarco, Jason in pigiama e Hua compresi, per un attimo Demora si sentì sopraffare dalle lacrime di sollievo: “Non sono un tanuki, folletto.”

Touchè!” esclamò il capitano con una risata salvo poi indicare col pollice il proprio sottoposto alle sue spalle, in pigiama e con un reggi-flebo accanto: “Brown ha disobbedito ai miei ordini e si è precipitato a salvarti, esponendosi a corpo nudo alle radiazioni. Ho deciso di metterlo agli arresti domiciliari.”

Capitano McCoy, sono qui presente, non crede sia meglio evitare di parlare come se io fossi lontano mezzo miglio?” replicò debolmente lui.

Sei stato coraggioso, Brown, sto decantando le tue lodi! Non senti?”

Sembro un insubordinato, a sentire lei..”

Nel vederli battibeccare così amabilmente, vestiti in abiti civili, Demora si sentì stranamente serena.

Voltandosi verso i genitori con un sorriso, fece loro cenno di avvicinarsi: “Avevate ragione, quel posto non ha più alcun significato. Il vostro amore è sempre stato abbastanza per me.”.

   
 
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