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Autore: Ella1412    14/02/2018    1 recensioni
Adrian l’avvolse in un abbraccio, portandola al suo stesso livello e mettendola tra le gambe, premendo il suo volto contro la spalla chiara dell’eroina.
«Scusami… non volevo ferirti in alcun modo. Ero accecato da quel tuo lato esuberante che ho dovuto rovinare tutto prima di accorgermi di essere innamorato di tutto ciò che sei. Io sono innamorato di Marinette sotto la maschera di Ladybug. Lei è un’altra parte di te. Come io sono Chat Noir e lui è me.» la voce era ovattata contro la spalla e anche lui era sull’orlo del pianto.
1692 parole. Hope you like it!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Ladybug, aspetta!»
La voce del gatto nero le arrivava nitida alle orecchie ma non voleva assolutamente girarsi. Non per vedere quella faccia sconvolta, non senza maschera.
Come aveva… lui sapeva che non potevano.
Anche se sotto quella maschera c’era Adrian Agreste, lei non lo avrebbe accettato.
Quando ha visto quegli occhi verdi così conosciuti, così amati e quei vestiti, quel sorriso… non poteva credere che quel ragazzo avesse tradito così la sua fiducia.
 
***
 
«Marinette…» la voce di Tikki era quasi un sussurro, la piccola kwami non voleva spezzare il precario equilibrio delle emozioni della sua protetta.
«Non credevo che Adrian fosse quel tipo di persona.» rispose la ragazza, glaciale. «Sono pronta, andiamo a scuola?»
La coccinella entrò nella borsetta senza dire nulla, le lanciò solo uno sguardo preoccupato.
 
«Marinette! Sono qui!» si sbracciò Alya per farsi vedere e raggiungere dall’amica corvina.
Lei la salutò normalmente, nascondendo una certa rigidità causata dall’arrivo del rampollo della famiglia Agreste.
«Io entro, devo controllare un compito. Ci vediamo dentro!» esclamò Marinette, entrando senza degnare di uno sguardo ciò che si lasciava alle spalle.
«Cosa le prende…?» fu la domanda di Nino, arrivando dalla ragazza al fianco di Adrian.
«Deve essere successo qualcosa. Non è da Marinette fare così…» rifletté la mora, preoccupata.
Adrian si incupì. Aveva tradito la fiducia della sua Lady…
 
La lezione passò tranquillamente, Marinette non dedicava i momenti morti ad ammirare le spalle del ragazzo biondo ma a disegnare e a parlare con la compagna di banco. Nonostante Alya cercasse di capire cosa non andasse, l’unica cosa chiara era che Marinette evitava ogni contatto visivo e non con il biondo.
«Mari, per favore, dimmi cosa è successo. Ti posso aiutare!» quasi supplicò la mora alla corvina, ancora con uno sguardo glaciale.
«Non puoi aiutarmi, scusami Alya ma ora devo andare ad aiutare i miei genitori alla pasticceria.» la liquidò allora, decisa a non guardarsi dietro le spalle nemmeno in quell’occasione.
Suonò la campanella e fu libera di uscire da quella classe troppo soffocante per lei. Tikki si affacciò leggermente dalla borsa, guardandola ancora tristemente. Doveva fare qualcosa.
 
***
 
«Grazie e arrivederci!» sorrise Marinette al cliente.
Andò a sistemare alcuni dolci in vetrina e dal vetro vide Adrian. Lo sguardo malinconico la fissava, intenta a sistemare quei dolci così succulenti che gli aveva portato una volta dopo una battaglia. Gli regalò l’ennesimo sguardo glaciale e tornò a dedicarsi ai suoi dolci.
«Amore, quello lì fuori non è un tuo compagno di scuola? Perché non lo fai entrare?» chiese la madre della giovane «tra poco farà freddo di fuori.» così la spinse verso la porta, facendolo entrare.
«Mia madre ti voleva dentro.» si giustificò e tornò a dedicarsi ai suoi dolci.
 
«È successo qualcosa con mia figlia?» chiese sottovoce la madre ad Adrian, attenta a non farsi sentire dalla giovane mora alla cassa.
«Credo di aver perso la sua fiducia…» spiegò lui, con lo sguardo basso.
«Spiegami cosa è successo, magari posso aiutarti! So che renderebbe felice mia figlia.» 
 
***
 
«Marinette, apparecchia per quattro persone.» esordì il padre, radioso come sempre.
«Chi resta a cena?» chiese tranquillamente.
«Il ragazzo biondo che oggi la mamma ha preso in simpatia.» spiegò lei stessa, facendo entrare in casa Adrian.
Lo sguardo di Marinette si raggelò in un solo istante, incontrano gli occhi tristi del ragazzo.
Non dissero nulla, Marinette continuò ad apparecchiare mentre Sabine, la madre, cercava di tirar su il morale al biondo. Li lasciò da soli per dirigersi in cucina e osservare da lì lo svolgersi dei fatti.
 
«Come mai resti a cena?» chiese la corvina, non degnandolo di uno sguardo.
«Mi hanno invitato i tuoi genitori, Natalie mi ha detto che andava bene.» rispose, mentre aiutava ad apparecchiare.
Caddero di nuovo in un silenzio imbarazzante per lui e straziante per lei. Non aveva alcuna intenzione di parlare con lui in quel momento.
 
  «Mi volevo scusare.»
La corvina alzò lo sguardo su di lui, aspettando che continuasse.
«Ho fatto quello che mi diceva il cuore in quel momento, volevo che mi conoscessi per il vero me. Non per quello che sono solo sotto quella maschera.» disse cercando di farle capire.
«Ci è stato detto che era rischioso. Io non volevo saperlo, non in quel modo!» rispose turbata, così si girò pronta ad andarsene.
«Fammi venire con te…» le sussurrò, dopo averla bloccata per un polso.
 
 
***
 
Ladybug correva per i tetti, seguita dal gatto nero della sfortuna. Più lei tentava di sfuggire alla sua vista, più lui la placcava.
«Ti prego, Marinette…» sussurrò, afferrando nuovamente il suo polso per fermarla. Erano in vesti diverse ma le emozioni non erano cambiate in mezz’ora di inseguimenti.
Lei provava tanta vergogna e altrettanto rancore nei suoi confronti, eppure sapeva che, prima o poi, non sarebbe riuscita a stare senza di lui.
«Cosa vuoi?» chiese glaciale, sperando finisse presto quel momento.
«Perdonami. Farò quello che mi chiederai ma perdonami. Ti prego.»
Gli occhi tristi, le orecchie abbassate, la mano che ancora non accennava a lasciare il suo polso, tutto in lui pendeva dalle sue labbra.
«Torniamo a casa per ora. Si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto.» rispose, distogliendo lo sguardo.
 
***
 
«Grazie della cena, è stata squisita.» ringraziò il biondo, sorridendo sinceramente.
Marinette non aveva tolto la sua attenzione dal modello per tutta la cena, valutando cosa fare e in che modo.
Lo aveva visto più volte mentre le lanciava occhiatine fugaci, da degno gatto, per poi distogliere immediatamente lo sguardo e arrossire leggermente. Aveva parlato molto con i suoi genitori, in più sembravano averlo preso in simpatia.
«Mari, noi adesso andiamo a dormire. Mi raccomando non fare tardi.» la salutò il padre, dietro la moglie. La ragazza annuì e augurò loro una buonanotte.
 
«Quindi, a che punto eri riguardo il pregarmi, gattaccio?» chiese gelida, rivolgendosi al biondo in piedi in mezzo alla stanza.
Tikki uscì dalla borsa, per osservare la scena e cercare di far calmare la sua protetta se ce ne fosse stato bisogno.
«Avevi detto che ci avresti pensato, My Lady…» tentò di convincerla, fallendo miseramente quando lei gli dedicò un’occhiata ancora più fredda e la kwami sulla sua spalla si coprì la boccuccia preoccupata della reazione della protetta.
«Non che io ricordi.» si limitò a dire lei, sedendosi di fronte a lui, ancora in piedi. Lo sguardo non accennava a cambiare, così il ragazzo si inginocchiò avanti a lei.
«Marinette, ti prego. Perdonami. L’ho fatto perché volevo che mi amassi per quello che sono, un ragazzo desideroso di conoscere cose nuove, desideroso di avere un’amica come te e anche di vivere un amore al tuo fianco, come lo sono stato nelle vesti di Chat Noir. Desidero anche che tu possa accettare quel ragazzo che si nasconde dietro battutine da gatto, con una maschera nera e gli occhi verdi, con orecchie e coda da gatto. Desidero-»
«Mi hai chiesto cosa desideravo io?» la voce della ragazza era spezzata dai singhiozzi. «Io ti amavo già, Adrian. Ti amavo come nessun altro ma non hai saputo rispettare la mia decisione di tenere nascoste le nostre identità. Se non fosse stato pericoloso non avrei taciuto nulla su chi sono sotto quella maschera ma tu, con tanta sete di sapere la vera identità di Ladybug, hai rovinato ciò che ti stava intorno. Non accorgendoti mai di ciò che provavo per te tanto sinceramente. Sei stato così cieco che-»
Adrian l’avvolse in un abbraccio, portandola al suo stesso livello e mettendola tra le gambe, premendo il suo volto contro la spalla chiara dell’eroina.
«Scusami… non volevo ferirti in alcun modo. Ero accecato da quel tuo lato esuberante che ho dovuto rovinare tutto prima di accorgermi di essere innamorato di tutto ciò che sei. Io sono innamorato di Marinette sotto la maschera di Ladybug. Lei è un’altra parte di te. Come io sono Chat Noir e lui è me.» la voce era ovattata contro la spalla e anche lui era sull’orlo del pianto.
 
 
***
 
«Grazie della serata. Allora… ci vediamo domani?» chiese Chat sul balcone della stanza di Marinette, tenendole nuovamente il polso, quasi timoroso di vedersela sfuggire dalle mani.
«Per forza, come posso saltare un giorno di scuola?» chiese retoricamente all’eroe.
«Allora ci vediamo domani.» rispose l’eroe, nascondendo ancora un po’ di timore.
«A domani.» lo salutò, allora, liberando il polso.
Chat non celò un incupimento dello sguardo ma se ne andò sorridendo triste.
 
***
 
«Buongiorno Alya!» la salutò la corvina.
L’amica le sorrise come al solito ed entrarono in classe dove una Chloe stava sbraitando per qualcosa a loro sconosciuto.
«Come è possibile? Perché a lei?» gridava senza ritegno.
«Chloe calmati…» tentava inutilmente Sabrina, da dietro i suoi occhiali colorati.
Non appena Marinette entrò in classe la furia di Chloe sembrò scoppiare e iniziò a sbraitare ancora più forte.
«Tu!» gridò, stridula.
«Basta.» fu la voce calma di Adrian, sulla porta.
Marinette si girò e con lei anche gli altri presenti.
Alla porta c’era il modello biondo con un mazzo di rose in mano. Rose con decorazioni a forma di coccinella. Il nastro che teneva le rose, rigorosamente rosse, era a pois neri. I capelli di Adrian erano spettinati, come li portava Chat Noir e aveva un sorriso a metà tra l’imbarazzato e il dolce.
Aveva portato quelle rose per Marinette, per la sua Lady. Solo lei era al centro dei suoi pensieri.
«Cosa…?» chiese la corvina, non sapendo cosa passasse per la testa di quel ragazzo.
«Per farmi perdonare, My Lady, ho deciso di adottare un comportamento da vero me. Il vero me che solo tu conosci, Marinette.» rispose, ancor più imbarazzato ma senza lasciare mai lo sguardo della ragazza.
Non sapeva come rispondere, come prima della fatidica scoperta delle loro identità. Alya tentò di andare in suo soccorso ma alla fine, il sorriso sfrontato dell’amica la fermò.
«Questo non basta, mon minou. Sono proprio curiosa di vedere fin dove ti spingerai per avere il mio perdono.» rispose, prendendo ugualmente le rose dalle mani del modello.
Ecco che l’eroe riconobbe lo sguardo e il comportamento fiero della sua lady.  
«Stiamo a vedere, prrrincess.» si lasciò sfuggire allora il biondo, sorridendo divertito alla corvina, che ricambiava.
Non si sarebbe di certo fatto scappare la sua coccinella. Non di nuovo.






E quindi GNente.
Oggi è San Valentino e io aggiorno precisamente alle 00:22.
Auguri a tutte-i! 
Sto scrivendo questa storia da due giorni e sinceramente mi piace fino a un certo punto ma lascio a voi il compito di giudicare. Anche perché non riesco a ritenermi soddisfatta del mio operato dopo aver letto qualcosa di Echocide, per esempio. Oggi leggevo per l'ennesima volta Miraculous Heros (che consiglio caldamente, è una saga stupenda e adoro i personaggi.) e ora per colpa sua -SENTITI IN COLPA!- non mi piace molto il mio operato, come già detto.
Ovviamente ringrazio tutti i lettori silenziosi, chi lascerà un commento e mi impegnerò a rispondere in tempi decenti, sono una bestia, scusate. E chi aggiungerà la storia a qualsiasi lista voglia, nel caso cosideriate questa storia senza pretese degna di esserci messa!
Grazie grazie grazie!
Da una raffreddata Gabriella,
passo e chiudo!

Ella1412 :*

 
  
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