Ringrazio anche solo chi legge.
Buon Carnevale a tutti. Mi sono
ispirata a Inception per
questa storia.
Nei sogni, chiunque può
essere una raffinata dama che si
gode un romantico carnevale in un posto incantato.
Scritta sentendo:
https://www.youtube.com/watch?v=IPgS_BGlXV0.
Questa storia partecipa alla
‘Challenge di Carnevale’ del
gruppo Facebook: Down Hanna's Ally.
Col prompt: “Camminare per
strada in mezzo ai serpenti”.
Dreamwalker
Il sole splendeva sulla piazza
gremita di gente, donne dagli
ampi vestiti color crema, signore dai costumi dai colori sgargianti,
gonne
rosse e oro, uomini in smoking.
Sulle guglie della cattedrale, tra i
gargoyle, erano posati
decine di piccioni che tubavano, guardando le numerose persone che si
avvicendavano. Una colomba spiccò il volo e la
sorvolò, fino a svoltare
atterrando sopra un ponte di marmo che svettava sul canale.
Una donna da un vestito nero con la
gonna che ricadeva solo
a sinistra, lasciandole scoperta la gamba destra, avanzava. La sua
maschera era
decorata con piume blu e rosse, si muoveva con movimenti sinuosi, i
lacci del
suo vestito le ricadevano sulla schiena lasciata scoperta. Le sue anche
sembravano ali, le sue spalle erano sottili e s’intravedeva
la linea sinuosa
della sua schiena.
La donna proseguì con
passi cadenzati, nonostante i tacchi
vertiginosamente alti, laccati di nero. Percorse tutta la
città in festa, le
finestre si aprivano lasciando ricadere stendardi su cui erano scritti
codici
di casseforti. La signora memorizzava tutto, facendo scattare gli occhi
attenti
da una parte all’altra, senza lasciarsi sfuggire i
cambiamenti improvvisi delle
nuvole sopra di lei, onde evitare i punti in cui ci sarebbero state
delle
piogge passeggere.
Immensi palazzi sorgevano dal nulla,
costruendosi seguendo
figure geometriche.
< Amo essere un Dreamwalker,
l’inconscio di ognuno mi appartiene > pensò
la donna.
Passò accanto a una coppia
che si teneva per mano,
scambiandosi dolci effusioni.
“Buon Carnevale,
amore” disse la giovane dai morbidi boccoli
rossi, il viso coperto da una maschera di ceramica.
“Tornando a casa ti compro
le rose che ti piacciono tanto,
tesoro” rispose lui, togliendosi la giacca, mettendola sulle
spalle di lei.
La donna si allontanò da
loro e si ritrovò in una larga
strada, la luce del sole era scomparsa all’orizzonte e la
luna era nascosta da
una reggia che si stava più alta di tutti gli altri palazzi.
La donna percorse
la strada diretta verso l’edificio.
Serpenti strisciavano sui sampietrini
di pietra, coperti da
coriandoli dei colori dell’arcobaleno e da stelle filanti
srotolate. Rumore di
risa e trombette risuonavano tutt’intorno, sorrisi e sguardi
la fissavano
celati dall’ombra degl’angoli.
Le luci sfavillanti dei lampioni
novecenteschi, rese di
colori diversi dagli schermi di carta che erano stati montati sui loro
vetri,
illuminavano la strada.
La dama raggiunse un portico che si
stagliava al lato della
strada, accarezzò con le dita affusolate una delle colonne e
vi girò intorno,
piegò le labbra rosse e piene, dando vita a una risata. Si
allontanò da esso e
tornò a camminare per strada, in mezzo ai serpenti, ognuno
di essi chinava la
testa al suo passaggio, le loro scaglie riflettevano le luci dei
lampioni dando
vita a richiami psichedelici, mentre nei loro occhi vitrei si
rifletteva la
figura della signora di passaggio.
“Stavo aspettando che tu
arrivassi”. La donna si voltò,
sentendo una voce maschile al proprio orecchio e si trovò
davanti un uomo dalle
spalle ampie, lisci capelli neri e una mascherina grigia, decorata con
dei
pennacchi vermigli.
“Speravo di
trovarti” rispose lei. Prese le mani di lui con
le proprie, coperte da dei morbidi guanti che le arrivavano fino ai
gomiti. Lui
la trasse a sé, la sollevò per i fianchi e la
fece volteggiare, la scena fu
coperta dall’ampia gonna di lei e, quando l’uomo la
riposò a terra, si
ritrovarono entrambi in una sala da ballo.
Qui dame e cavalieri volteggiavano,
rapiti dalla passione,
assorti a guardarsi l’un l’altro. Anche i nuovi
arrivati cominciarono a danzare
seguendo la musica, le piume che decoravano la maschera della dama
ondeggiavano
ai suoi movimenti, lo stesso i soffici boccoli castani che sfuggivano
alla sua
acconciatura a chignon.
La stanza era decorata da ampie tende
rosso scuro o oro,
luminosi lampadari sulle pareti di ciliegio foderate da carta da parati.
La dama passò davanti a
uno specchio dalla cornice d’oro dai
disegni floreali, nel vetro si rifletté la figura di un uomo
che indossava una
maschera identica a quella di lei su un viso squadrato, i capelli
castani erano
tenuti fermi dal gel e il suo corpo massiccio era coperto da uno
smoking.
L’altro uomo
coprì lo specchio con un pesante drappo d’oro e
trasse la gentildonna a sé.
“Godiamoci ‘i
sogni’ e le maschere ancora un po’” disse.
La dama gli sorrise.
“La danza di carnevale nel
nostro cuore non si arresta mai”
rispose. Chiuse gli occhi e posò un bacio sulla guancia
dell’altro,
lasciandogli il segno di un bacio con il rossetto.
< Nella mia vita, invece, i
‘serpenti’ attraverso cui
cammino sono quelli dalle malelingue che non riescono ad accettare la
mia vera
natura. Qui nessuno ci può giudicare >
pensò.