Serie TV > Supergirl
Ricorda la storia  |      
Autore: Najara    14/02/2018    13 recensioni
San Valentino è alle porte e Kara e Winn si lamentano, perché loro si ritrovano ancora una volta da soli, ma quest'anno non sarà come gli altri anni, un piano geniale brilla nella mente di Kara e i due ragazzi hanno tre settimane per metterlo in atto...
Ma si sa, i piani geniali di Kara non sempre vanno come devono andare.
Una piccola storia SuperCorp partecipante all’Iniziativa “Red as your lips“ indetta dal gruppo LongLiveToTheFemslash.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il ballo di San Valentino

 

In una sola notte i corridoi erano cambiati, prima erano colorati, certo, ma ora vi era solo un colore a dominare l’intera scuola: il rosso. E non un rosso qualsiasi, ma il rosso degli innamorati. Ghirlande di cuori, poster con cuori, cuori, cuori e cuori, ovunque.

Kara si guardò attorno con aria affranta. Perché dovevano rendere tutto ancora più difficile? San Valentino non poteva passare in sordina?

Come se non bastasse le coppiette, formatesi nella prima parte del semestre, sembravano sentirsi improvvisamente autorizzate a manifestare ovunque il reciproco amore.

Fece una smorfia quando Lenny e Janet si schiacciarono contro gli armadietti presi in un bacio focoso.

“Ci risiamo.” Winn aveva sul viso la stessa espressione che Kara sapeva esserci sul suo volto. “Perché ogni anno deve essere così?” Domandò.

“Per ricordarci che siamo irrimediabilmente soli.” Rispose Kara con uno sbuffo.

“Ma non è giusto!” Si esasperò Winn.

Kara annuì decisa, poi i suoi occhi si posarono su di un poster e lei si illuminò.

“Almeno una cosa positiva c’è.” Disse, indicandolo a Winn. “Tema del ballo: Orgoglio e Pregiudizio! Sarà bellissimo!”

Winn fece un’altra smorfia.

“Sarebbe bello andarci, per una volta, in coppia.” Mugugnò, intenzionato a lamentarsi tutto il giorno.

“Andremo in coppia!” Assicurò lei indicandosi e poi indicando lui. “Due: una coppia.”

“Di fidan...” Iniziò a precisare il ragazzo, per poi interrompersi di netto. Kara ruotò su se stessa, sapendo già chi avrebbe trovato e, infatti, eccola lì. Il sogno proibito di Winn, la regina del laboratorio o meglio di ogni laboratorio: scienze, chimica, biologia, tecnologia, informatica. Lei era sempre la migliore, migliore persino di Winn. Lena Luthor: intelligente, brillante e, indubbiamente, bellissima.

“Invitala al ballo invece di lamentarti con me.” Gli disse Kara. Il ragazzo sbiancò e si voltò rapido non appena la giovane che stava rimirando con adorazione, si voltò verso di loro.

“Invitare Lena Luthor?” Bisbigliò con voce soffocata. “L’algida e inavvicinabile regina della scienza?”

La ragazza, passando, le sorrise e Kara la imitò.

“A me sembra simpatica, potresti lanciar…” Si bloccò e fu il suo turno di arrossire, mentre il capitano della squadra di football nonché fotografo ufficiale del giornale della scuola entrava dalla porta principale.

“Perché, tu, non vai a chiedere a James Olsen di accompagnarti al ballo?” Si vendicò Winn.

“Non sei divertente!” Ribatté Kara, cercando di scomparire nell’armadietto.

“Perché? Io non avrei problemi a parlare con James, sembra gentile e simpatico.” Infierì ancora il ragazzo.

Kara tirò fuori la testa dall’armadietto e lo fissò con aria sorpresa, questa non era la reazione che si era aspettato Winn.

“Cosa…?” Iniziò, ma Kara lo afferrò per il braccio e lo trascinò fino ad una classe vuota.

“Ehi, Kara, sei impazzita? Tra un attimo dobbiamo essere in classe e non abbiamo tempo per…”

“Ho un piano!” Lo ignorò Kara.

“Un piano per cosa? Farci mandare dal preside?”

“No!” Esplose Kara. “Per non andare assieme al ballo di San Valentino!”

Winn continuava a guardarla perplesso, ma più Kara ci pensava più la sua idea le sembrava geniale.

“Dobbiamo solo aiutarci a vicenda! Io divento amica di Lena e tu di James.” Un istante e l’idea raggiunse la mente di Winn, assieme alla consapevolezza.

Il ragazzo iniziò a gesticolare, agitato.

“E una volta che sarò amico di James sarà facile parlargli di te e di come dovrebbe darti una possibilità, mentre tu farai lo stesso per me con Lena!”

“Esatto! Sì!” Esultò Kara.

“Wow… e io che pensavo di essere il genio nella coppia…” Winn la guardava ammirato.

“Dovrei offendermi?” Chiese Kara, poi scosse le spalle. “Non importa. Abbiamo tre settimane prima del ballo, diamoci da fare!”

 

Sarebbe stato facile. Kara lanciò uno sguardo a Winn che proprio in quel momento stava discutendo animatamente con James, lui non aveva avuto il minimo problema ad avvicinarsi al ragazzo, quindi, perché avrebbe dovuto avere problemi lei?

“Kara, giusto?” Si voltò e si ritrovò davanti Lena.

“Oh.” Disse, sorpresa. Non le aveva mai parlato ed ora che lei stava riflettendo su come avvicinarla ecco che compariva. Questo era un segno.

Il sorriso divertito sulle labbra della giovane le fece ricordare che era buona educazione rispondere quando qualcuno ti poneva una domanda invece di rimanere imbambolato.

“Sì! Sì.” Assicurò.

“Ho visto che, questa mattina, guardavi il poster del ballo di San Valentino e mi chiedevo…” Kara inarcò un sopracciglio perplessa. “Se ti andava di aiutarmi con le decorazioni. L’anno scorso hai fatto un lavoro eccellente.”

“Oh! Grazie!” Arrossì un poco. Era strano parlare con lei dopo tutti quegli anni di silenziosa osservazione, per Winn, ovviamente... “Mi piacerebbe moltissimo, adoro il tema di quest’anno, un vero colpo di genio!” Si entusiasmò di nuovo.

“Grazie.” Kara arrossì di nuovo rendendosi conto che era stata Lena a sceglierlo.

“Sono sicura che avrai un team ad aiutarti… non vorrei esserti d’intralcio…” Era proprio ciò che desiderava, per Winn, perché le avrebbe permesso di passare tanto tempo con Lena e per se stessa, perché adorava lavorare all’organizzazione di quelle serate e quel tema era semplicemente magnifico, ma… improvvisamente avere Lena così vicina, che la guardava con quegli intensi e indefiniti occhi chiari la stava facendo agitare.

Lena abbassò lo sguardo per un istante, quando lo risollevò il sorriso sincero era scomparso.

“No, solo qualche studente del secondo anno, obbligato a partecipare per ricevere i crediti del laboratorio di tecnologia.”

“Oh…” Si stupì Kara, in genere erano sempre tantissimi a voler lavorare su quel genere di progetto, lei che aveva lavorato alla scenografia dell’anno scorso aveva avuto cinque aiutanti e quello che aveva fatto era solo una piccola parte dell’intera organizzazione erano decine gli studenti che si offrivano per dare il proprio contributo.

“Non sono in molti quelli che vorrebbero lavorare con una Luthor.” Le fece notare Lena e Kara inarcò un sopracciglio.

I Luthor erano la famiglia più influente della città. Lionel Luthor era stato sindaco svariate volte e Lillian era coinvolta nella maggior parte delle attività di beneficenza, arte e cultura della regione. Ma Lex, il figlio maggiore, aveva steso una macchia di follia sulla famiglia, quando, due anni prima, aveva avvelenato l’intera squadra di football della scuola colpevole di avergli fatto uno scherzo durante il primo anno di scuola. Erano morti due ragazzi e gli altri si erano salvati solo perché Clark era stato rapido ad individuare i sintomi e aveva chiamato i soccorsi, tenendo in vita i compagni grazie alle vasche che aveva riempito d’acqua ghiacciata.

“Sarà per me un piacere aiutarti.” Assicurò ed ebbe la soddisfazione di vedere di nuovo un sincero sorriso illuminare il viso della ragazza.

“Ti ringrazio. Vorrei parlarti di quello che avevo in mente… hai tempo questo pomeriggio, dopo scuola? O sei impegnata… con…?” Si interruppe.

Winn!” L’aiutò Kara. “No, no, niente impegni con Winn, lui deve studiare, progettare… formule chimiche, cose così…” Si trovò di nuovo a gesticolare, alzò la mano e si sistemò gli occhiali, rossa in viso. Lena lanciò uno sguardo al ragazzo che stava facendo il buffone con James e alzò un sopracciglio perplessa, ma non commentò, invece tornò a guardare lei e sorrise.

“A questo pomeriggio.”

“Sì… sì!” Confermò.

La ragazza si allontanò e Kara si lanciò in un balletto di festeggiamento, poi recuperò i suoi libri e si diresse di nuovo in classe.

Quando la fine delle lezioni del giorno si avvicinò Kara iniziò a sentirsi un po’ agitata, dopo tutto non aveva mai passato del tempo con la giovane Luthor, certo, l’aveva guardata sedersi da sola in mensa, l’aveva ascoltata durante le sue brillanti, precise e serie esposizioni nella classe di scienze e fisica e l’aveva ammirata mentre leggeva poesie nella classe di letteratura, la voce calda e un sorriso sognante sulle labbra. Ma, mai, era rimasta sola con lei.

“Ciao, ancora dell’idea di aiutarmi?” Si voltò e Lena era lì, quasi sorpresa nel vedersi attesa davanti alla biblioteca.

“Certo!” Assicurò lei, il sorriso che illuminò il viso della giovane alla sua risposta cancellò le sue titubanze.

La biblioteca della scuola era quasi vuota, pochi si fermavano dopo le lezioni, Lena scelse un ampio tavolo e poi stese su di esso la pianta dell’auditorium.

“Questo è quello a cui voglio arrivare.” Affermò e dopo spiegò ogni cosa a Kara che si ritrovò immersa nel progetto in un baleno. Era ambizioso, elegante, geniale e bellissimo.

“Wow…” Disse mezzora dopo quando Lena smise di parlare. “Punti davvero in alto.”

“Si aspettano tutti che io fallisca, il consiglio degli studenti ha scelto me per il piacere di vedere un Luthor umiliato. Non lo permetterò.” Dichiarò lei e Kara vide orgoglio e forza brillare nei suoi occhi.

“Oh, rimarranno senza parole. Il prossimo anno ti supplicheranno di occupartene di nuovo tu.” Dichiarò Kara osservando la planimetria ricca di note nella precisa scrittura di Lena.

“Lo credi davvero?” Le domandò allora la giovane e Kara sollevò il viso, aveva perso tutta la sua forza e la guardava sorpresa.

“Assolutamente sì.” Assicurò e poi sorrise. “Dimmi, come hai deciso il tema?”

“Amo Orgoglio e Pregiudizio, non solo i personaggi e la trama, ma l’atmosfera, l’eleganza che trasuda dalle loro maniere, dai loro dialoghi, dalle loro feste e musiche. Il loro modo delicato di corteggiarsi fatto di sguardi, dialoghi e sorrisi e amo il modo in cui vedevano il ballo, unico momento intimo in cui le loro mani potevano sfiorarsi...” Arrossì un poco e abbassò il capo. “E poi tutti amano indossare vestiti d’epoca.” Concluse.

“Anche io adoro Orgoglio e Pregiudizio. Elizabeth è così brillante…” Lena ruotò lo sguardo su di lei e Kara arrossì. “E Darcy ovviamente!” Aggiunse. “Lui è l’uomo dei sogni!” Ridacchiò in imbarazzo, senza neanche sapere perché. “Ehm… Winn gli assomiglia un po’.” Affermò, cercando di non dimenticarsi del perché fosse lì.

“Ti andrebbe di fare un sopraluogo? Così ti faccio vedere cosa dobbiamo fare.” Cambiò argomento Lena e Kara annuì, sollevata.

Insieme lasciarono la biblioteca per l’auditorium. “Il materiale che ho ordinato arriverà domani, parte andrà ai ragazzi che lavorano al progetto di tecnologia, hanno già i miei schemi e faranno in fretta, ma il resto toccherà a noi due.”

“Avresti fatto da sola, altrimenti?” Chiese Kara immaginando la mole di lavoro che sarebbe stata comunque necessaria.

“Sì. Avrei potuto pagare una squadra di operai, ma sarebbe stato visto come un’ostentazione della mia ricchezza e avere il padiglione di astronomia con il mio nome sopra è più che sufficiente a tal proposito.”

“Giusto…” Kara si rese conto, ancora una volta, di quanto fosse difficile la vita a scuola per Lena. L’aveva sempre vista come la ragazza perfetta, ma, la sua perfezione la pagava con molta solitudine.

“Ma ho trovato il coraggio di chiederti aiuto e hai detto sì, quindi… saremo in due a doverci sobbarcare un lavoro di dieci persone.” Rise e Kara la imitò, poi si portò le mani ai fianchi e annuì.

“Ce la faremo.” Assicurò e sorrise nel vedere che Lena annuiva, lo sguardo fermo e sicuro.

 

“Allora?” Le chiese Winn.

“Cosa?” Ribatté lei, mentre si mordicchiava il labbro, la mente persa sugli appunti che Lena le aveva dato il giorno prima.

“Lena! Siete sempre insieme, cosa dice di me?”

“Oh… gli piaci, sì, sì, sicuro.” Affermò, nascondendo la verità. Era stata così impegnata con la ragazza da dimenticare quasi completamente di parlarle di Winn. “Cosa dici, per i fondali, meglio il rosso borgogna o il rosa antico?” Winn allungò il collo sui colori che Kara aveva davanti e si strinse nelle spalle.

“Dipende, fondali di cosa?”

“Non posso dirtelo.” Decretò però Kara, togliendogli gli appunti da sotto gli occhi. “Lena vuole che la sala sia una sorpresa per tutti.”

“Mi sembra giusto.” Acconsentì Winn. “James mi ha detto che stai molto bene con la treccia.” Aggiunse poi e Kara annuì, di nuovo sovrappensiero.

“Certo.”

“Kara?”

“Scusa Winn, ma…” Guardò l’orologio e saltò in aria. “Devo andare! Lena mi aspetta, ciao!” Lo salutò agitando la mano e fuggì via.

“Ma… è sabato!” Gli urlò dietro Winn, la ragazza però era ormai lontana. “E io ho invitato James a casa per fartelo, casualmente, incontrare…” Si strinse nelle spalle. “Ok… la prossima volta.”

 

Kara osservò Lena ondeggiare su di una scale, era tutta tesa in avanti nel tentativo di far cadere il drappeggio esattamente come voleva lei.

“Non…” Iniziò a dire e vide la ragazza perdere l’equilibrio e cadere a terra. Corse da lei il volto pallido dalla preoccupazione. “Stai bene?” Le chiese subito, passandole le mani lungo la schiena, aiutandola a rimettersi in piedi.

“Sto bene, sì, non dovrei sfidare la forza di gravità.” Affermò, con una smorfia. Kara la sollevò e si ritrovò a stringerla. Era bella. Non aveva mai visto i suoi occhi da così vicino, erano davvero… arrossì e fece un passo indietro.

“Ehm… come volevi metterlo? Magari ti aiuto?” Non guardava Lena adesso, ma sentiva gli occhi della giovani fissi su di lei. Il silenzio si protrasse per un istante più del necessario, Kara si sistemò gli occhiali sul naso, incapace di voltarsi a guardare di nuovo la ragazza, neanche lei sapeva perché.

“Deve cadere di modo da coprire, ma solo parzialmente, il tavolino.” Spiegò la Luthor e Kara annuì più volte prima di risistemare la scala e provare lei.

 

Mancavano pochi giorni, l’auditorium iniziava ad essere esattamente com’era stato nella mente di Lena.

Kara seduta a terra osservava Lena che si mordicchiava il labbro concentrata, mentre ripassava la lezione di chimica in quella che avrebbe dovuto essere la loro pausa.

“Lena?” La chiamò.

“Sì?” Chiese lei, continuando a guardare i suoi appunti.

“Cosa fai per divertirti?” Questa volta lo sguardo di Lena si alzò su di lei, perplesso.

“Cosa intendi?”

“Fai mai qualcosa per puro divertimento?” Spiegò Kara.

“Faccio parte del club di scacchi.” Affermò la ragazza, tornando a guardare i suoi appunti.

“Oh, andiamo! Il club di scacchi non è divertimento!” Lena ruotò lo sguardo su di lei, sulle labbra un sorriso divertito.

“No?” Chiese, fissandola.

“Assolutamente no!” Assicurò Kara. “Qualcosa che ti faccia ridere, che ti faccia stare bene e che la sera quando ci ripensi ti fa sentire felice.”

La ragazza si mordicchiò il labbro ed era un gesto diverso da quello concentrato di prima, Kara percepì un brivido attraversarle il ventre.

“Stare con te.” Ammise la ragazza e Kara arrossì, pochi istanti e Lena tornò a fissare il suo testo, lasciandola lì a chiedersi come facesse Lena a lasciarla senza parole, sorpresa da emozioni che non riusciva a spiegare neanche a se stessa.

 

È bellissimo.” Kara osservò meravigliata il grande auditorium. I suoi occhi brillavano con orgoglio, era stato un lavoro faticoso, ma di certo ne era valsa la pena.

“Sì.” Abbassò lo sguardo e Lena la stava guardando. Arrossì.

“Piacerà molto anche a Winn.” Affermò ricordandosi di citare il ragazzo, come voleva il piano. Doveva ammettere che non pensava spesso a lui o, se per quello, si era anche completamente dimenticata di James, era stata troppo concentrata a lavorare assieme a Lena.

“Due giorni e l’intera scuola lo troverà bellissimo.” Assicurò ancora Kara, distogliendo lo sguardo da Lena.

“Due giorni…” Mormorò la ragazza. “Kara… volevo chiederti…” Lena esitante era una novità, Kara riportò lo sguardo su di lei. Aveva inclinato la testa, una ciocca di capelli, sfuggita al suo chignon, sfiorava la sua spalla, sulle guance aveva un delicato rossore e negli occhi un brillio emozionato.

Si interruppe e le sorrise, poi agitò una mano.

“Durante il primo anno abbiamo fatto assieme un esperimento in laboratorio, Winn era malato e tu eri senza compagno quindi ti assegnarono me. Non credo che tu lo ricordi… ero sicura che mi avresti odiata, per quello che aveva fatto Lex, che avresti fatto quello che dovevi fare per il compito facendo del tuo meglio per evitare di rivolgermi la parola, invece non hai fatto altro che chiacchierare.” Sorrise, divertita. “Sembravi agitata, ma non ostile e… ricorderò sempre i tuoi occhi pieni di meraviglia quando ho mescolato le sostanza creando una soluzione chimica rosso brillante.”

“Oh!” Improvvisamente Kara ricordò. “Ma certo! Era rosso e poi hai aggiunto la sostanza blu e non si mescolavano! Era bellissimo!”

Lena sorrise di nuovo, poi abbassò lo sguardo.

“Da allora mi hai sempre sorriso quando ci incontravamo nei corridoi, in mensa o in classe, ma… non ho avuto il coraggi di parlarti, non volevo che gli altri ti trattassero come trattavano me. Non volevo macchiare la tua vita con la mia presenza.” L’ammissione era pesante, seria. La ragazza sorrideva ancora, come a stemperare le sue parole, ma Kara non lo faceva più.

“Questo… passare queste settimane con te è stato perfetto, anche se mi hai fatto lavorare per dieci!” Lena rise, ma Kara scossa la testa. “Non è giusto.” Affermò poi decisa.

“Non importa, ne sono abituata.” Agitò di nuovo la mano allontanando il discorso. “Come ti ho già detto ho dovuto lasciare da parte le mie titubanze e preoccupazioni questa volta e… c’è anche un’altra cosa.” Ammise, di nuovo aveva inclinato la testa. Kara sentì il cuore accelerare. “Pensavo che tu e Winn steste assieme.”

“No!” Esclamò Kara. “No, no, siamo solo amici.”

“Sì, l’ho intuito quando ho sentito Winn parlare con James in mensa, tre settimane fa. Ti stava chiaramente promuovendo e un fidanzato non lo farebbe con il ragazzo più ambito della scuola a meno che non sia completamente impazzito. Quindi… ho deciso che dovevo lanciarmi. Lo so che potrebbe risultare un po’ presto, ci conosciamo da poche settimane e forse ho completamente frainteso le tue reazioni, ma quale occasione meglio di questa?”

Il cuore di Kara aveva preso a battere veloce e non sapeva neppure perché. Lena le sorrise, era emozionata, era evidente, i suoi occhi erano intensamente fissi nei suoi, ma vi era un certo tremore nelle sue mani.

“Vorresti essere la mia Elizabeth Bennet o… il mio Fitzwilliam Darcy, al ballo di San Valentino?” Chiese dopo aver prese il respiro. “Sarebbe un grande onore per me.”

“Oh.” Kara sbatté le palpebre sorpresa. “No! Voglio dire… Winn… devi andare con lui, non con me… eravamo d’accordo e… di certo io non posso… voglio dire… ehm…” Balbettò e poi si zittì, rendendosi conto di quello che aveva appena detto. Gli occhi di Lena che avevano seguito i suoi, si strinsero.

“Cosa significa che eravate d’accordo?” Domandò e la sua voce tremò appena, questa volta. Kara non era sicura se per la rabbia o il dolore. Il suo cuore si strinse all’idea di averla fatta soffrire.

“Non è come credi! A lui piaci tanto, quindi ho pensato di aiutarlo, mentre lui aiutava me con James…”

Se pensava di migliorare la situazione con quelle parole capì di non esserci riuscita nel momento stesso in cui lasciarono le sue labbra e colpirono Lena.

“Capisco.” Disse la donna, ora non vi era più tremore nella sua voce. “Avrei dovuto immaginarlo.” Sorrise vuota e fredda, i suoi occhi ora vagavano in un punto indefinito, evitando lo sguardo di Kara. “Doveva essere parte di un piano la nostra amicizia… sono una Luthor, dopo tutto.” Agitò la mano, un sorriso amaro sulle labbra, poi si voltò per andarsene e Kara non seppe fermarla, cosa poteva dirle? Eppure sentì il cuore farsi pesante nel petto, mentre guardava la stanza decorata come un elegante salotto ottocentesco, con tanto di divani, poltrone, tendaggi rossi, colonne classiche, dipinti e uno spazio per l’orchestra.

La lasciò andare via e si sentì tremendamente male.

Quando trovò il coraggio di uscire dall’auditorium non riuscì a presentarsi in classe, per la prima volta finse di essere malata e si fece rimandare a casa.

Eliza, la sua madre adottiva, le posò una mano sulla fronte, la guardò per alcuni istanti preoccupata e poi le disse di sdraiarsi. Neanche mezzora dopo, Kara, sentì la porta di casa aprirsi e il passo deciso di Alex salire le scale.

“Ehi, sorellina, cosa succede?” La interpellò vedendola sveglia. “Mamma dice che hai bisogno di fare due chiacchiere.”

Kara ruotò su se stessa dando la schiena alla sorella, ma lei non si arrese così facilmente.

È per via del ballo? Tu e Lena non siete riuscite a decorare l’auditorium come volevate?” Domandò con pazienza.

“No…” Mormorò lei, al nome della ragazza aveva sentito gli occhi riempirsi di lacrime.

“Allora cosa succede? James è stato crudele? Perché non mi importa che è un vecchio amico di Clark, se è stato scortese vado a dimostrargli che tutti quei muscoli non servono a niente contro una sorella arrabbiata!”

“No, James non c’entra nulla.” Ammise, anche se le sfuggì un piccolo sorriso nell’immaginare la battagliera Alex che sistemava un ragazzo forte quanto James.

“Lena…” Bisbigliò piano.

“Oh.” Alex sospirò poi si sedette sul letto accanto a lei. Non disse nulla, rimase semplicemente lì, in attesa.

“Io… sono diventata sua amica perché volevo presentarla a Winn.” Ammise dopo un po’ la giovane.

“Lo so, mi hai spiegato tutto riguardo al tuo piano infallibile.” Rispose Alex che ora stava giocando con i lunghi capelli d’oro della sorella.

“Lei...” Si interruppe, come dirle una cosa del genere? Come l’avrebbe presa Alex?

“Lo ha scoperto?” Fraintese la più grande.

“Sì, gliel’ho detto perché… sono andata nel panico.” Si voltò e guardò Alex che la fissava perplessa.

“Cosa ha fatto per mandarti così tanto in panico?”

“Mi ha chiesto di essere la sua Elizabeth Bennet o il suo Fitzwilliam Darcy.”

La perplessità di Alex aumentò ancora.

“Il tema del ballo è Orgoglio e Pregiudizio!” Sbottò Kara e Alex sgranò gli occhi.

“Oh…” mormorò. “Oh!” Esclamò infine, comprendendo finalmente.

“Non… ecco… io sono andata in panico e le ho detto che doveva portarci Winn, non me.”

“Oh, Kara…” Alex scosse la testa sospirando. “Scommetto che non l’ha presa bene.”

“No, per niente.”

“Già.”

Rimasero di nuovo in silenzio.

“Mi perdonerà?” Chiese Kara, ma Alex non le rispose subito, invece rimase immobile a fissare il soffitto pensierosa. “Alex?” La chiamò e la ragazza sbatté le palpebre, come se si estraesse da pensieri profondi.

“Dimmi.” Le disse, evidentemente non aveva sentito la domanda.

“Credi che mi perdonerà?” Ripeté allora.

“Kara, quello che mi chiederei, se fossi in te, è: cosa vuoi tu?”

“Io?” Chiese, sorpresa.

“Sì. Tu, Kara, cosa hai provato quando lei te lo ha chiesto?”

“Panico!” Rispose allora Kara. “Non doveva andare così, non dovevo piacerle così tanto e lei non doveva piacere così tanto a me!” Si tappò la bocca con le mani dopo aver pronunciato quelle parole.

Alex sorrise dolcemente alla sorella.

Ops…” Disse, ma Kara scuoteva già la testa.

“No, no, no! Lei piace a Winn, da sempre! E io sono la migliore amica di Winn! Gli amici non si fanno queste cose, io non posso…. No!”

“Va bene.” Alex annuì, cercando di calmarla. Kara si era precipitata fuori dal letto e ora si muoveva rapida su e giù per la camera.

“Non va bene!” Esclamò, però, la più giovane sul bordo delle lacrime. “E Lena non mi perdonerà mai, quindi… non cambia nulla.”

“Sorellina?” La chiamò Alex e Kara ruotò la testa per fissarla, il labbro inferiore che tremava nel trattenere le lacrime. “Prendi una decisione che sia solo tua, poi parla con Winn e trova un modo di farti ascoltare anche da Lena. Sarà arrabbiata, ma hai passato tre settimane con lei, sono sicura che tu sappia come convincerla almeno ad ascoltarti.”

Kara rimase immobile per un lungo istante, poi scoppiò a piangere, mentre al contempo sorrideva. Alex la attirò a sé per un abbraccio, sorridendo. Le emozioni dell’adolescenza erano sempre così intense!

 

Kara andava avanti e indietro davanti alla casa di Winn, lui non c’era e di certo lei non voleva rischiare di incontrare suo padre.

Sentì una macchina arrivare e si lanciò tra i cespugli, davvero non voleva vedere il signor Schott!

Si rilassò quando vide che si trattava della macchina sportiva di James. Era sul punto di uscire, perché Winn era sul sedile accanto al giovane, quando ripensò alla sua attuale situazione, i capelli pieni di foglioline, i jeans sporchi di terra, il golfino con dei rametti impigliati. Ok, aveva compreso che quella per James era solo una cotta di facciata, quasi necessaria per bilanciare quella di Winn, ma questo non significava che aveva voglia di farsi vedere così dal ragazzo tra i più popolari della scuola!

Winn diede il cinque a James e poi uscì dall’auto, passò accanto a Kara, senza vederla, ed estrasse le chiavi di casa dalla tasca dello zainetto.

James voltò la macchina e sparì.

“Ehi.” Winn fece un balzo poi si voltò, la mano sul cuore.

“Cosa fai tra i cespugli? Mi hai fatto morire di paura!”

“C’era… non importa.” Agitò la mano. Era di nuovo tesa. Winn era Winn, il suo migliore amico a cui aveva sempre detto ogni cosa, ma come poteva dirgli quello?

“Oh, sei preoccupata per l’invito? Beh, non esserlo, James domani farà la sua domanda: vuoi essere la mia Elizabeth?” Chiese con tono basso, poi fece una faccia buffa mettendo le mani sotto al mento. “Oh, io? Oh, certo! Sarà bellissimo!” Questa volta la sua voce era stridula e Kara gli diede un colpo sulla spalla facendolo ridere.

“Non ho quella voce!” Precisò.

“Sì che ce l’hai. Intanto io ho già scelto il papillon da indossare domani, Lena mi chiederà di essere il suo Darcy, quindi devo essere elegante.”

“Ecco…” Kara si tormentò gli occhiali, fissando la pavimentazione di mattonelle rosse sotto i suoi piedi.

“Non sei riuscita a convincerla?” Chiese il ragazzo e il suo tono era decisamente sotto le scarpe.

“Io…”

“Lo capisco, insomma, lei è bellissima, come può anche soltanto pensare a me in quel senso. Non te ne voglio, sai, se era questo a preoccuparti, so che il mio compito era facile rispetto al tuo, guardati, anche con i rametti nel cardigan sei bellissima, io invece…”

“No! Non è vero! Tu sei un ragazzo speciale e…” Kara prese un profondo respiro, non avrebbe permesso che il suo migliore amico si sentisse solo. Suo padre lo criticava in continuazione, non c’era bisogno che altro abbattesse la sua autostima. “Io vorrei che fossimo Elizabeth e Jane, domani al ballo.”

“Mi hai appena dato della donna?” Chiese il ragazzo, ma la sua emozione era evidente.

“Ovviamente sì.” Gli diede un altro colpetto sulla spalla e poi gli sorrise. “Sei come un fratello per me.” Affermò e, malgrado nella sua mente brillarono due occhi verde azzurri, seppe di aver fatto la cosa giusta.

È una cosa carina da dire, ma… facciamo Darcy e Bingley, ok?”

Kara rise e Winn la imitò, poi aprì casa sua ed entrarono, avevano dei costumi su cui lavorare e Winn era il migliore nel creare costumi.

 

La sala era perfetta, l’orchestra stava facendo un lavoro ottimo nel suonare le musiche del momento adattandole a violoncelli, viole e violini. Tutti sembravano entusiasti e felici nei loro abiti eleganti. Gli occhi di Kara però continuavano a scivolare verso Lena che, organizzatrice del ballo, si assicurava che tutto andasse per il meglio, perfetta nel suo elegante abito da Elizabeth Bennet. Neanche una volta aveva guardato verso di lei, anche se Kara aveva molti occhi puntati addosso dopo che aveva rifiutato l’invito che James le aveva fatto in pompa magna davanti a tutti, in mensa, quello stesso giorno, malgrado Winn gli avesse suggerito di evitare.

“Tutto bene Kara?” Le domandò Winn, seguendo il suo sguardo. “Oh… Ehi, non ti preoccupare per Lena, troverò un altro modo per conquistarla.” Le fece l’occhiolino e lei si morse le labbra per non dirgli la verità. Prese un bicchiere di punch e fece una smorfia, per una volta, forse, avrebbe preferito che qualcuno fosse riuscito a correggerlo con un po’ di alcol.

Tornò a guardare Lena e la smorfia si accentuò drasticamente. La ragazza stava parlando con Jack Spheer. Il giovane le aveva posato una mano sul fianco e le parlava fitto nell’orecchio e lei, presa dall’argomento, gli aveva appoggiato la mano sulla spalla.

Kara strinse il pugno, provando, per la prima volta, quella brutta sensazione alla bocca dello stomaco.

“Balliamo!” Le chiese Winn e lei prese la mano del giovane lasciandosi trascinare al centro della pista da ballo, dove i ragazzi stavano tentando di imitare i gruppi di danza dell’ottocento, finendo per ridere e scherzare invece che danzare.

Prima che potessero unirsi a loro, però, la musica cambiò, Winn alzò le sopracciglia e aprì le braccia, invitandola ad unirsi a lui per quel romantico lento.

Mentre danzavano Kara continuava a voltare la testa, cercando di individuare Lena tra la folla, Jack l’aveva forse portata fuori? La stava baciando, proprio in quel momento?

“Kara?” Si voltò a fissare Winn con aria sorpresa. “Avete litigato tu e Lena, perché?” Chiese e lei scosse la testa, ma non riuscì a negare.

“Non… non è nulla.” Disse, le braccia sulle spalle del ragazzo, le mani intrecciate dietro alla sua testa.

“Ehi, sono il tuo migliore amico. Lo sai che puoi dirmi ogni cosa, vero?” La incitò lui.

“Anche qualcosa che non vuoi sentire?” Chiese piano, mentre ondeggiavano al suono dolce della musica.

“Ha detto qualcosa di cattivo su di me? Sai, posso reggerlo. Non può essere qualcosa che mio padre non abbia già detto almeno una decina di volte.” Sorrise, ma era amaro il suo sguardo.

“No! Non direbbe mai niente di cattivo. Lei è fantastica!” Assicurò Kara.

“Sì… me lo hai ripetuto ogni giorno per tre settimane, senza ascoltare una parola di quello che volevo dirti su James.” Ridacchiò e poi si bloccò e la guardò, Kara abbassò lo sguardo, colpevole, e lui, finalmente, capì. I loro passi si fermarono.

“Oh.” Disse il giovane e non aveva nulla a che fare con l’espressione usata da sua sorella due giorni prima, questa volta era come se Winn avesse accusato un colpo.

“Mi dispiace! Lei è stata così dolce quando mi ha chiesto di essere la sua accompagnatrice al ballo, ma non potevo… avevamo un piano io e te e…” Tentò di giustificarsi.

“Aspetta.” La bloccò lui. “Non dirmi che l’hai rifiutata per me, perché sarebbe stata la cosa più stupida dell’universo e battere la stupidità di progettare così male la Morte Nera non è poco!” La fissò corrugando la fronte. “Mi offenderebbe parecchio sapere che mi consideri un amico così meschino!” Chiarì.

Kara lo guardò ad occhi sgranati, senza parole.

“Lo prendo per un sì.” Winn scuoteva la testa, ma si rimise a ballare, muovendo piano i passi, la mani posate sui suoi fianchi.

“Sei arrabbiato?” Le chiese Kara, dopo un istante.

“Sì.” Rispose lui, sincero. “Lena mi piace da sempre, lo sai, ma… insomma, è solo una cotta immaginaria. Non la conosco realmente, non abbiamo mai parlato. Tu, invece, hai avuto la possibilità di essere qui, questa sera, con lei e l’hai rifiutata. Se non fossi vestito come un damerino dell’ottocento e quindi non dovessi attenermi alla loro morale, ti darei un bel pugno.” Assicurò. Winn non aveva mai fatto male ad una mosca, ma con quella frase aveva chiarito il concetto, almeno in senso metaforico.

“Sono stata una stupida.” Comprese Kara.

È esattamente quello che ho appena detto!” Affermò lui, esasperato.

“Non importa.” Kara si strinse nelle spalle, la giacca blu che Winn aveva adattato per lei le stava perfettamente, lasciando appena uscire i polsini della camicia con i quali, Kara si mise a giocare, la mani ancora dietro alla testa di Winn.

“Spiegami questa tua sciocca affermazione.” Richiese lui.

È troppo tardi.” Sospirò lei.

“Troppo tardi? È il giorno degli innamorati! È San Valentino! Non è affatto troppo tardi! Vai da lei e… chiedile di ballare!” Lasciò la sua vita e la spinse fuori dalla pista da ballo. “Ora va e rendimi fiero.” Disse e Kara alzò solo un poco gli occhi davanti alla citazione.

Si mosse tra la folla di compagni di scuola alla ricerca di Lena e, se prima sembrava incapace di smetterla di far cadere lo sguardo su di lei, ora la ragazza sembrava per davvero sparita. L’orrendo sospetto che stesse effettivamente baciando qualcuno fuori dall’auditorium, le strinse lo stomaco.

Poi la vide. Gli occhi della ragazza incontrarono i suoi e Kara percepì un brivido, mentre il suo cuore iniziava a battere veloce.

Si avvicinò a lei che però si era sottratta al suo sguardo e ora era voltata.

“Lena?” La chiamò. La giovane si voltò a guardarla, un sopracciglio alzato.

“C’è qualche problema?” Chiese.

“No… ehm… sì, volevo chiederti se…” Le si seccò la bocca, incapace di concludere la frase.

“Non devi scusarti. Va bene così.” Assicurò la giovane.

“Vorresti ballare con me?” Riuscì, finalmente, a dire.

“No.” Affermò Lena. “No, non devi provare pietà o qualsiasi altro sentimento ti abbia spinta qua a farmi questa proposta.” Vi era di nuovo rabbia sul suo volto e fierezza. Ruotò su se stessa e si allontanò lasciandola lì, a bocca aperta, a chiedersi come avesse potuto fallire così miseramente.

 

Quando Winn la raggiunse era seduta in un angolo, a piangersi pietosamente addosso.

“Andata male?” Le chiese lui, offrendole un bicchiere e sedendosi accanto a lei.

“Terribilmente male! Il suo no è stato il più drastico che io abbia mai sentito in vita mia e ti assicuro che Alex sa essere miss Categorica quando vuole.”

“Mi sembra perfetto.” La sorprese però Winn. Lei lo guardò e lui si strinse nelle spalle. “Tu sei Darcy lei è Elisabeth, ovvio che ti abbia detto no la prima volta.”

“Questo non è un romanzo della Austen.” Si lamentò lei.

“Certo che no, altrimenti non staresti seduta così male e, in quanto donna, non indosseresti questo magnifico abito maschile che, diciamolo, ti rende estremamente sexy.”

Kara sorrise e lui annuì.

“Eccolo qua, un bel sorriso, ora va, e dille quello che provi, senza girarci attorno, diretto, preciso, sii il Darcy che tutte amiamo!”

“Ti sei appena dato della donna?” Le chiese Kara, un sorriso di speranza sulle labbra.

“Ehi, sei tu che avevi bisogno di una sorella!” Le fece l’occhiolino. “E poi… ho sempre avuto un debole per tuo cugino… quel ricciolo perfetto, quel sorriso, quei muscoli…”

Kara fece una veemente smorfia, si piegò per dare un bacio sulla guancia a Winn e poi si lanciò, per la seconda volta, alla ricerca di Lena.

La vide scomparire dietro le tende del palcoscenico e la seguì pronta a fare e dire esattamente quello che doveva.

La ragazza stava armeggiando con dei cavi, ma Kara non vi badò, era sola, erano sole: quello era decisamente il momento perfetto.

“Lena!” La chiamò. La giovane Luthor alzò lo sguardo e la fissò sorpresa.

“Kara, non è questo il momento…”

“Lena.” La fermò lei, prese un profondo respiro e ignorò il battito del suo cuore. “Ho lottato invano. Non c’è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami.” Scosse la testa. “Non voglio lottare più. Non voglio avere paura o… oh… era meglio se mi fermavo alla citazione.” Agitò le mani sistemandosi gli occhiali. “Quello che voglio dirti è che vorrei che tu mi dessi una seconda possibilità.”

Lena la guardava esterrefatta e Kara pensò che fosse un buon segno. Fece un passo avanti e sollevò la mano accarezzandole il viso con delicatezza.

“Sei bellissima e…” Sorrise, titubante, timorosa, ma Lena non esitò, accorciò le distanze e la baciò.

Un fragoroso applauso interruppe il loro primo bacio, Lena sorrideva, rossa in volto, mentre Kara si guardava attorno perplessa.

“Il microfono era acceso.” Spiegò allora la Luthor. “Stavo per fare il discorso…” Aggiunse e Kara arrossì violentemente.

“Significa che…”

“Che abbiamo sentito tutto!” Urlò un ragazzo dall’altra parte del telo nero facendo ridere la nascosta massa di scolari. Kara, se possibile, arrossì ancora di più.

“Vieni.” Lena le prese la mano e la condusse fuori. La scuola prese a ululare e a battere le mani, ma non vi era ostilità in quella folla, solo divertito cameratismo. Lena la trascinò sotto il cielo stellato e solo quando furono sole si fermò.

“Avresti dovuto fermarmi… io…” Kara scosse la testa. “Non volevo metterti in imbarazzo.” Disse, mogia.

Lena, però, le prese una mano e se la portò alle labbra i suoi occhi brillavano di gioia e non sembrava per nulla infastidita.

“Non è stato imbarazzante… beh, sì, che tutti abbiano sentito è un po’ imbarazzante, ma la tua dichiarazione è stata… molto carina.”

“Carina?” Chiese allora Kara picata nel suo orgoglio.

“Deliziosa?” Provò allora Lena.

“Come una ciambella alla crema?” Chiese la ragazza e Lena sorrise.

“Anche di più.” Assicurò, poi la attirò a sé. “Quindi sei il mio Fitzwilliam Darcy?” Le domandò.

“Se lo vorrai.” Affermò Kara, di nuovo titubante.

“Mi piacerebbe tanto.” Le rispose Lena poi le prese entrambe le mani, tornando seria, un brillio negli occhi che però non la abbandonava. Tocco a lei prendere un profondo respiro, questa volta.

“Siete troppo buona per prendervi gioco di me, se i vostri sentimenti sono quelli stessi di due giorni fa, ditemelo subito. Il mio affetto e le mie intenzioni sono invariate; Ma una vostra parola mi farà tacere per sempre.”

Sul viso di Kara si aprì un sorriso enorme nel riconoscere la citazione.

“Ebbene, allora…” Continuò Lena. “Sarete la mia compagna per questo ballo studentesco?” Domandò solennemente e Kara annuì con decisione.

“Niente mi renderebbe più felice.” Lena sorrise con gioia a quella risposta, poi attirò Kara a sé e la baciò con vibrante emozione.

Poco dopo intrecciarono le mani e rientrarono nell’auditorium, dove il ballo di San Valentino le aspettava.

 

 

 

 

Note: Eccovi la mia storia di San Valentino! Scritta sulla base del video di ShuraWhat's It Gonna Be?” che mi è stato suggerito da Marina che ringrazio e a cui, ovviamente, dedico la storia.

Spero che questa versione studentesca di Kara e Lena vi sia piaciuta. Fatemi sapere!

 

Storia scritta per l’iniziativa del gruppo “LongLiveToTheFemslash” con il pacchetto dal titolo “Pride and Prejudice” il cui prompt era questa citazione: “Ho lottato invano. Non c’è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami.”

Ho adorato lavorare con questa citazione!

 

 

 

  
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supergirl / Vai alla pagina dell'autore: Najara