Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Ricorda la storia  |      
Autore: Lady_Sue1789    14/02/2018    2 recensioni
Piccola song-fic che non potevo ignorare nella mia testa ancora per molto, perché ogni volta mi sembra di sentir parlare il povero Adrien/Chat Noir. E quindi eccolo qui a riflettere sul suo rapporto con Ladybug, intriso di un romanticismo apparentemente a senso unico. Sulle note di "Ti sembra normale" di Max Gazzè.
Attenzione!: velato spoiler della episodio "Glaciator/Gelatone" della seconda stagione
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Songs For The Agrestes'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
***
NDA: Buonsalve salvino, mio caro fandomino! Si, lo so. Sono una piaga purulenta nel nostro quieto e roseo universo di scleratrici e scleratori. Ma, come direbbe qualcuno, "senza la bruttura, nel mondo, non sapremmo valutare la bellezza!" Dunque eccomi qui, ancora una volta (LO SO che ho una raccolta da mandare avanti e vi assicuro che ci sto lavorando, penosamente come al solito, LO SO) ad aiutarvi ad alzare i vostri standard sottoponendovi qualcosa di orrendo in modo che tutto il resto ne risulti paw-sitivamente rivalutato! Ringraziatemi per ricordarvi che al mondo esiste sempre qualcosa di peggiore, tipo quello che scrivo io. Vi voglio bene, capitemi! E ora vi lascio.
Piccolo disclaimer: io NON detengo alcun diritto né sulla canzone né sul cartoon. Tutto spetta o alla Universal (o alla SIAE, non sono sicura) o alle case di produzione Zagtoon, Toei Animation, SAMG Animation, Method Animation e De Agostini Editore. Ttutto ciò qui inserito non è in alcun modo a scopo di lucro.

Buona lettura!
***

Dal primo momento, non era passato istante in cui Lei non fosse nei suoi pensieri: il suo atteggiamento, la sua figura, il mistero della sua identità.
Che fosse nei panni di Adrien, il supermodello (e non solo sulle passerelle: qualsiasi attività intraprendesse, puntava all'eccellenza o vi era naturalmente portato, finendo sempre con il diventare il riferimento per i suoi compagni) o di Chat Noir il supereroe, non riusciva nemmeno per un secondo a smettere di pensare all'eroina in rosso, alla sua partner di battaglia che mandava il suo cuore a mille, le sue guance in fiamme e le sue ginocchia in gelatina... (Per non parlare del resto, è pur sempre uno show ANCHE per bambini, diamoci un contegno...)
Eppure, lei non faceva altro che sfuggirgli, insensibile non tanto al suo fascino (che pure, bisognava ammetterlo, non era proprio acqua fresca) quanto ad ogni singolo tentativo di farle comprendere la serietà dei propri sentimenti.
Non i fiori, non le sorprese romantiche... E a volte riusciva persino a farlo sentire in colpa, fastidioso, mentre tutto ciò che lui voleva ottenere era quel minimo di considerazione, quell'attenzione appena necessaria a capire che dietro le semplici battute, c'era davvero un cuore palpitante...
A volte, poteva quasi sfiorarlo il dubbio di avere a che fare con un'automa, quando intervenivano sul campo di battaglia: lei sempre così lucida, così razionale, sempre ad analizzare tutto come una macchina... Non fosse stato per la sua creatività, per la sua inventiva, avrebbe potuto seriamente considerare l'idea che non fosse una persona reale. Il che avrebbe spiegato anche perché si ostinasse così tanto alla segretezza, a parte la faccenda del "pericolo blablabla... sicurezza blablabla... famiglia blablabla..." con cui lei continuava a insistere e resistere.
 
Se fossi vera saprei tutto di te
Ma ogni tuo freno mi solleva un perché
Indovina che faremo stasera
Dopo cena al lume di una candela nera
Ti vedo tesa quando esci con me
Farai l'offesa ma dipende da te
Ti abbassassi a dire quella parola
Occhi bassi e quasi nulla ti sfiora fiera
Dimmi a questo punto quanto conto io per te

Ti sembra normale
Che resti sveglio a corteggiarti per ore
E tu non provi affatto a considerare
Che sarei degno di uno sguardo
Un contatto distratto
Mi sento inadatto e banale
Accanto a chi è sempre così razionale
Non mi darò per vinto ci puoi giurare
L'ultimo azzardo me lo voglio giocare
Puntando all'istinto animale ch'è in te

E come lei non avrebbe ceduto su quella concessione, così lui non avrebbe smesso di impegnarsi in tutti i modi per convincerla, se non a rivelarsi, almeno a fidarsi completamente di lui, puntando su qualsiasi minimo appiglio potesse trovare, qualsiasi cosa la svincolasse da quella razionalità e potesse permettergli di arrivare al suo istinto. Dopotutto, il gatto è un felino, quindi un cacciatore. A qualcosa doveva pur servire, no?
E il fatto che nelle loro avventure lei avesse più volte dichiarato quanto lui le fosse indispensabile, come loro fossero "una squadra", a lui sembrava più che promettente e se era riuscito a guadagnarsi la sua fiducia e a costruire con lei un rapporto tale che pareva davvero non ci fossero bisogno di parole quando dovevano agire in sincronia, c'era sicuramente speranza che quell'armonia lavorativa si traducesse presto anche in una comunione di intenti di altro genere, più personali e meno eroici... Eppure, ripeteva una vocina nella sua testa, non si poteva neppure ignorare che molto spesso, quel suo "esserle indispensabile" si riferiva a lui come arma, più che come alleato... Insomma, una volta lo aveva letteralmente sollevato di peso e scagliato contro l'akumizzato di turno. Un'altra, lo aveva sfruttato come attore, chiedendogli di fingere di essere ciò che lui bramava di più potessero essere nella realtà, come se non avesse compreso affatto i suoi sentimenti. E lui, che pure aveva cercato di opporsi, alla fine la lasciava sempre fare, perché a conti fatti che scelta aveva, se non quella di essere lì per lei nei modi in cui era necessario? Questo, almeno, doveva riconoscerlo: Ladybug non approfittava mai di lui per motivi egoistici, ma sempre in funzione della liberazione delle vittime di Papillon.
Spalleggiarla era il minimo che potesse fare, per l'eroina che, lo sapeva, metteva qualsiasi cosa prima di se stessa, persino prima dei propri sentimenti. Forse, almeno per quello, poteva considerarsi l'unico in grado di aiutare davvero Ladybug...

Se fosse vero che una donna non sa
Cos'è un pensiero senza complicità
Proprio tu dovevi fare eccezione
Sei la quintessenza dell'avversione, pare
Ma sotto questa tua corazza lo so
C'è una ragazza che sta lì in bilico
Sopra il solito ancestrale timore
Che hanno tutti di lasciarsi soltanto andare
Dimmi a questo punto che son l'unico per te

Adesso vado, ma sento che mi dici
Aspetta un po' ancora un attimo
Dove lo trovo io un altro sensibile come te

E, dopotutto, bisognava ammetterlo: che lei lo volesse o no, che fosse nelle forme che il ragazzo auspicava o no, Ladybug davvero lo considerava indispensabile, su questo non c'erano dubbi o discussioni. Come alleato, come arma o come amico (e lei lo aveva detto chiaramente), lei aveva in qualche modo bisogno di lui, nonostante tutti i difetti che il suo "gattaccio" potesse avere. E lui ne era, in qualche modo, felice, nonostante nella sua testa la vocina non smettesse di ricordargli che Ladybug amava un altro ragazzo. Poteva amare un altro, certo. Ma finché lui era al suo fianco, non aveva intenzione di perdere le speranze: "insisti, persisti, persevera e conquisti" si ripeteva, ogni volta che lei gli sorrideva, ogni volta che lei roteava gli occhi al cielo per le sue battute, ogni volta che lei lo salvava ed ogni volta che lo lanciava brutalmente come un boomerang contro il nemico di turno. Prima o poi, avrebbero chiarito il loro rapporto, in un modo o nell'altro, e fino ad allora, lui avrebbe sperato. Nonostante ogni singola volta, le carte non sembrassero girare a suo favore.

Ti sembra normale
Che in due secondi prendi e cambi parere
Che non ci provi affatto a considerare
Se sono degno di uno sguardo
Un contatto distratto mi sento inadatto

Persino, ora, mentre si lanciavano nell'ennesimo inseguimento e lei sembrava voler essere ad ogni costo un passo avanti a lui, come a proteggerlo, come a scappare dalle sue battute, come a batterlo sul tempo.
C'era competizione, c'era complicità e persino qualcosa che a volte sfiorava la comprensione, quando si trattava di loro due.
Così, tra una giravolta su un comignolo e una planata sul tetto, Chat Noir non riuscì a trattenere un sorriso, mentre la richiamava:
- Ehi, Bugaboo! Stasera sei libera? Che ne dici...

… Ci vieni ancora dopo cena da me?
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Lady_Sue1789