Volevo avvertirvi che si tratta di un testo che ho scritto in collaborazione con una mia amica, oggi avrete la possibilità di scoprire lo stile di un'autrice che ammiro tantissimo, è iscritta al sito di Efp e potete andare a trovarla sul profilo di Danail; se non la conoscete vi consiglio di dare uno sguardo alle sue storie, sono scritte veramente bene e si intrecciano alle varie mitologie con una facilità quasi impressionante.
In realtà dovevo pubblicare questo racconto diverso tempo fa ma, dato che tratterà tematiche in tema con la festa di San Valentino, ho preferito metterla da parte per pubblicarla come uno Special.
E niente, non credo di avere altro da aggiungere e posso lasciarvi alla lettura. Io ho scritto le parti narrate da Plumeria, Danail quelle del buon vecchio Guzma. Spero che la storia sia di vostro gradimento, buon San Valentino a chi ha la possibilità di festeggiarlo!
Alla prossima!
{G} «…E-EH?»
Al
sentire la voce di Plumeria, Guzma balzò in piedi in maniera
repentina, smettendo di cantare e suonare la vecchia chitarra che
aveva recuperato chissà dove e chissà come.
Fece un respiro
profondo per calmarsi, sperando in cuor suo che la ragazza non avesse
sentito qualcosa di troppo. La canzone che stava canticchiando doveva
essere un segreto per tutti, doveva rimanere tale anche per
lei.
«Plù, quante volte ti ho detto di non prendermi
così alla
sprovvista? Sono ancora troppo giovane per morire d'infarto,
eh!»
brontolò a mo' di rimprovero, riponendo lo strumento sul
letto.
«Comunque, a cosa ti riferivi prima? Alle mie doti musicali?
Guarda
che potrei offendermi, sai?» la punzecchiò poi,
abbozzando un mezzo
sorriso. No, proprio non riusciva a tenerle il broncio.
{P} Erano
giorni che il Boy si comportava in modo strano, dopo il suo rientro
si era chiuso nella stanza del trono e nessuno l'aveva più
visto.
Plumeria lo conosceva abbastanza bene, si era avvicinata alla porta
in un paio di occasioni, aveva percepito il suono di una chitarra
provenire dall'altro lato e aveva capito che doveva lasciarlo
stare.
Ma i guai erano sempre in agguato, nemmeno il periodo
festivo era riuscito ad alleggerire la situazione. Le Reclute non la
finivano di lamentarsi e diventavano sempre più ingestibili,
in
città risiedeva il panico e nemmeno la visita di Augusto era
servita
ad infondere tranquillità nei cuori dei ragazzacci che
vivevano nei
paraggi.
Per questo l'ufficiale del Team Skull aveva fatto
irruzione nella sala e, senza perdere tempo, aveva espresso il suo
parere riguardo alla "passione segreta" del proprio
superiore.
« Diventa
una perdita di tempo quando c'è qualcosa di più
importante da fare,
mio caro Guzma » mormorò
senza preoccuparsi delle conseguenze, velenosa e mortale proprio come
i Pokémon che allenava. «
Ma
la situazione mi è sfuggita un po' di mano, potresti venire
di là e
fare una strigliata a quel branco di idioti?
Qualcuno ha avvistato
delle creature mai viste prima oltre alle mura della città,
i
ragazzi sono in preda al panico e niente riesce a farli tornare in
riga. Ho provato a far intervenire Augusto per cambiare un po' le
cose, per far capire a quei babbei che le mura riescono a proteggerci
dai nuovi inquilini, ma quanto pare abbiamo a che fare con un branco
di Buneary e non mi danno retta.
Fai qualcosa Boy, sono stanca di
correre dietro a quei bambinoni. Sono sicura che cambieranno opinione
appena ti sentiranno dire qualcosa, non a caso sei la loro unica
fonte di ispirazione!»
{G}
Creature
mai viste oltre le mura.
Era
bastata questa frase per far rabbrividire il Boss.
Finché erano
Pokémon non c'erano problemi. Lui e la sua squadra avrebbero
sbriciolato qualsiasi avversario pur di proteggere le Reclute. Al
massimo avrebbe chiesto una mano alla stessa Plumeria, che era tra le
pochissime in grado di tenergli testa.
Ma di "creature
strane" ne aveva già abbastanza dopo tutta quella storia di
Necrozma e le Ultracreature. «Hai ragione Plu, ero talmente
preso
dalle mie idee che ho ignorato tutto il resto del mondo.
Ma ora mi
sentiranno tutti: OH SÌ!»
Rispose, facendosi coraggio e
liberando Golisopod dalla sua sfera.
Il Pokémon Blindato, dopo
aver dato un'occhiatina in giro con fare circospetto, cercò
di
avvicinarsi tutto contento a Plumeria per salutarla, venendo
richiamato subito dall'allenatore.
«Forza amico, abbiamo dei
ragazzi da incoraggiare e delle creature da sbriciolare!
FORZA!»
Trascinato dall'impeto del suo allenatore, Golisopod non
riuscì a fare altro se non sibilare appena e salutare
Plumeria con
la zampa.
Era
bastato poco per rassicurare le Reclute.
Erano tutti talmente
terrorizzati dalle novità oltre le mura sicure di Poh che
Guzma,
mosso da una vaga compassione, li aveva osservati lottare per
correggerli e insegnare loro qualcosa di utile: non sarebbero mai
riusciti a sconfiggere un avversario degno di questo nome, ma almeno
potevano avere una possibilità di fuga.
Tutto quello lo aveva
aiutato a scollegare la mente da quello che stava progettando in
camera. Ma l'insicurezza che quel progetto gli dava e la paura verso
quelle creature ignote erano sufficienti per attaccargli un malumore
nero.
In quel momento era appoggiato sulla ringhiera del
balconcino di Villa Losca, con accanto Golisopod ormai dormiente, e
osservava cupo le mura in lontananza. Ormai tutte le reclute
dormivano, tutte tranne lui e Plumeria.
Nel silenzio, sentì
benissimo i passi e la presenza della sua Ufficiale per cui, appena
lei fu più vicina tanto da udirlo, si decise a parlare.
«Plu, ma
che diamine succede qui? Mi allontano per un po' e al mio ritorno
ecco un nuovo mistero minaccia te e il Team.
Hmpf... almeno si sa
cosa siano questi esseri? Non dirmi che sono Ultracreature».
{P}
Plumeria
restò a braccia conserte a osservare i movimenti impacciati
di
Guzma, resi molto più buffi grazie all'intervento
dell'enorme
Golisopod, un cucciolone extra-large che rispecchiava in tutto e per
tutto il carattere dell'allenatore. Plumeria guardò il
Pokémon con
il sorriso e, impossibilitata a salutarlo, lo accontentò
indirizzandogli un velocissimo bacio a distanza.
«
Fai
vedere chi sei, tigre!»
esclamò
con entusiasmo e scrollò le spalle, per fortuna aveva
ricevuto una
risposta positiva da parte del boy, si era guadagnata il pomeriggio
libero e questo la mandava al settimo cielo. Plumeria non aveva
fallito quel giorno, era rimasta la sorella maggiore del gruppo, ma
quello era uno dei rari momenti in cui serviva l'intervento del Capo
e lei era costretta a farsi da parte per lasciarlo operare
indisturbato. Le Reclute adoravano Guzma e possedevano una stima
smisurata per lui, quando il Capo scendeva in campo gli animi di quei
marmocchi si rimettevano in sesto in un battito di ciglia.
Plumeria
aveva trascorso il resto del pomeriggio al piano superiore della
villa, aveva avuto l'occasione di passare il tempo con le poche
Reclute che non si erano presentate alla dimostrazione del Capo, le
uniche che avevano compreso di essere al sicuro e che possedevano le
carte in regola per sopravvivere in caso di pericolo.
Quella sera,
quando quei ragazzacci erano andati a rintanarsi sotto alle coperte,
aveva preparato della Cioccoskitty ed era salita fino al terrazzo
della villa per raggiungere il boy. Se ne stava seduta sulla groppa
del Golisopod addormentato mentre sorseggiava la bevanda calda, con
lo sguardo incollato al cielo stellato.
Uno spettacolo
affascinante e raro per la città Poh.
«Le chiamano
Ultracreature, non so dirti altro.
Se vuoi sapere qualcosa di più,
ti conviene uscire per discuterne direttamente con Augusto o
aspettare che si faccia vivo lui. Di recente le sue visite sono
diventate molto più frequenti, non sarà difficile
rintracciarlo.
E
poi...Ti ricordo che sei tu l'unico ad avere delle informazioni
più
approfondite a riguardo, per me sono degli esseri del tutto
sconosciuti» sbuffò
dalle narici e scrollò le spalle, abbassando le iridi per
incontrare
la figura mascolina di Guzma. «Voglio essere sincera con te,
tutto
questo movimento comincia a spaventare anche una dura del mio
calibro.
So che siamo circondati da mura spesse e indistruttibili,
che non dovrei preoccuparmi fino a quando ci sarai tu a comandare, ma
non si può mai sapere.
Per questo ho preso delle precauzioni, ho
messo in vigore un coprifuoco abbastanza rigido e pretendo che venga
rispettato»
{G}
Il
respiro dell'uomo tremò un poco nell'ottenere quella
conferma. Il
cuore gli balzò in gola e una paura folle e
primordiale.
Istintivamente cercò la mano di Plumeria per
stringerla appena, quel contatto gli ridava quel conforto che bastava
per tenere a bada il demone che lo stava divorando.
«Domani
cercherò Augusto allora, non ho molta scelta.
E prima o poi
dovremo affrontarle personalmente, Plu. Magari potremo catturarle e,
che ne so, darle a qualcuno che se occupi.
Certo, se fossero
Coleotteri però...»
Aveva alzato lo sguardo verso il cielo
stellato, domandandosi se quelle Ultracreature avrebbero accettato un
Allenatore come lui.
Di certo sarebbe stato un onore averne una
accanto, ma come l'avrebbe inserita nella squadra? Golisopod e gli
altri come l'avrebbero presa?
«Informazioni più
approfondite?
Tze, neanch'io ne so molto. Ho visto solo mostri e
cose che non riesco a raccontare, per ora.
Credevo di aver chiuso
per sempre questo capitolo, e invece...» Scosse la testa,
sconsolato. Le ultime parole di Plumeria però lo
rincuorarono un
pochino. «Cara ragazza, hai fatto bene.
E, beh, se devo essere
sincero io sono terrorizzato.
Non ho mai provato gran che paura
durante la mia vita, lo sai bene, ma quelle creature... no, proprio
non mi piacciono».
Ammise, palesemente imbarazzato. Cominciò
distrattamente ad accarezzare distrattamente la mano della ragazza,
che per tutto quel tempo aveva tenuto nella sua.
«Plum, senti,
ora che ci penso. Posso farti una domanda piuttosto personale?
Perché
non credo che avremo più momenti del genere, non
subito»
{P}
Era
strano.
Per Plumeria era strano vedere Guzma ridotto in quelle
condizioni, lui che passava la maggior parte del suo tempo a
intimidire il prossimo tramite sguardi e parole. Se il Boy batteva in
ritirata, se faceva quell'espressione smarrita, significava che c'era
un buon motivo per farlo.
Plumeria lo comprendeva e perciò
evitava di mettere il dito dentro alla piaga, solo lui era a
conoscenza degli orrori che si nascondevano dietro all'Ultra-varco,
di com'era fatto quel mondo in cui i predatori e i pericoli erano
sempre all'ordine del giorno. In più occasioni aveva tentato
di
approfondire la faccenda, di affrontare l'argomento con l'approccio
giusto, però si era arresa quando aveva capito che Guzma non
era
dell'umore adatto per rievocare i ricordi.
Sospirò e lasciò la
tazza vuota sulla ringhiera, scivolò giù dalla
corazza del Pokémon
per fiondarsi direttamente tra le braccia del Boy. Non era solo Guzma
ad avere bisogno di un conforto, di trovare un briciolo di benessere
grazie al contatto fisico, anche l'Ufficiale del Team Skull aveva un
orribile presentimento riguardo a quella faccenda.
«Per
catturarle ci vuole qualcosa che noi non abbiamo, non credo che
basteranno due semplici Ultra Ball.
Forse dovresti fare ritorno
alla Fondazione, lì ci sono tutte le risposte che cerchiamo.
E
non ringraziarmi riguardo alla storia del Coprifuoco, chiunque
l'avrebbe fatto per proteggere le persone a cui tiene»
Si limitò
a dire, ormai accoccolata contro al petto del ragazzone.
Alzò lo
sguardo e sbuffò dalle narici, proprio come faceva la sua
Salazzle
negli attimi in cui si rilassava accanto al camino.
«Una domanda?
Certo, spara pure!»
{G}
Plumeria
lo comprendeva.
Questo pensiero gli attraversò la mente come una
cometa in pieno buio.
Era riuscita, chissà come, a penetrare la
corazza e capire il dolore: nonostante i suoi ostinati silenzi,
nonostante i suoi modi spesso bruschi lei continuava a stargli
accanto.
Perché? Guzma cominciava a sospettarlo, almeno
inconsciamente. Perché, forse, lei provava qualcosa di
simile a
quello che lui provava.
Per cui non era tanto strano il trasporto
con cui ricambiò quell'abbraccio così improvviso:
la strinse a sé
con forza, tanto che per un momento si chiese se le stesse facendo
male.
L'ondata di emozioni che quel contatto gli provocava gli
intorpidì la mente facendogli dimenticare per un momento la
paura:
poggiò la fronte contro quella di Plumeria, il respiro si
fece
regolare, il corpo si fece meno rigido.
Ma le parole di Plum lo
riportarono alla realtà, dovevano pensare per bene ai piani
per il
futuro prima di tutto.
«Ci avevo già pensato a quest'evenienza,
a quanto pare hanno messo a punto delle ball speciali apposta per
questi esseri.
Forse quelle potrebbero bastare, spero solo che non
debba andare troppo in fondo»
Sospirò stancamente mentre
accarezzava con affetto la schiena della sua Ufficiale.
Poi venne
il momento della fatidica domanda.
Guzma prese un bel respiro,
cercando le parole adatte.
«Ecco Plum, durante il mio viaggio ho
avuto un incontro che mi ha fatto riflettere. Credo che tu te ne sia
accorta, qualcosa in me è cambiata.
Ho pensato a come gli altri
mi vedono: molti pensano che io sia solo un teppistello da quattro
soldi, altri un fallito, altri ancora pensano che tutto sommato i
miei obbiettivi hanno un loro perché. Samina mi considerava
un
oggetto, quando non era in sè. Le reclute mi adorano e
Kukui... beh,
forse lui mi vede come un rivale, o come amico. Forse entrambe le
cose, non so». Cominciò lui, mordicchiandosi il
labbro subito dopo.
«Il fatto è che... Plu, io non capisco cosa
rappresento per te.
Per
te io sono un ottimo amico? Oppure mi vedi più come un
fratello?
Sono un uomo che rispetti e che condivide i tuoi ideali?
O tutto questo?» domandò, nella voce comparve una
vena
d'agitazione. «Perché, Plumeria, io proprio non
riesco a capire
cosa ti abbia fatto rimanere al mio fianco e cosa tu provi per
me...»
concluse con un fil di voce, smettendo di accarezzarla e
abbracciandola all'altezza dei fianchi.
{P}
«Staremo
a vedere.
Per adesso...La Fondazione è l'unica soluzione che mi
viene in mente, hanno condotto tantissime ricerche riguardo alle
UltraCreature, per loro non dovrebbero essere più un
mistero.
Inoltre sono gli unici che possono darci l'aiuto che ci serve in
questo momento»
Plumeria sospirò per levarsi di dosso il
malessere interiore, crogiolandosi tra le braccia del Boy per cercare
l'affetto e il calore di cui necessitava.
Ma ciò che la turbava
di più era la domanda che aveva ricevuto da Guzma, era
giunto il
momento di affrontare un discorso molto importante e non aveva idea
di come fare. Era complesso trovare le parole giuste per esprimere
ciò che aveva nel cuore, Plumeria non era il tipo di donna
che si
lasciava condizionare dalle smancerie o le frasi fatte.
Per lei
Guzma...
Rappresentava tutto.
«Potresti avvisarmi la prossima
volta?
Sono sicura che ti darei una risposta migliore di questa,
non sono preparata e questo mi mette in
difficoltà.»
esclamò
la ragazza senza girare troppo intorno al discorso, regalando un
pugno amichevole sulla spalla dell'albino.
«Per me...Sei il Boy.
Non ricordo un momento in cui non ci sei stato, dire che mi sono
affezionata alla tua compagnia è...Poco, credo.
Non sono brava
con questo genere di discorsi e dovresti saperlo, preferisco
dimostrare ciò che ho dentro tramite i fatti.
Le parole...Contano
il giusto per me».
{G}
Stette
a sentire Plumeria senza fiatare, continuando a coccolarla con un
certo impaccio.
Già era a disagio a causa di quei discorsi, poi
fare una cosa a cui non era abituato lo rendeva ancora più
insicuro.
Insomma, lui era Guzma, l'allenatore più spietato di
Alola, giusto?
Ma eccolo lì, il terribile Guzma, confuso e
affettuoso.
~Plumeria
says, "Hey, it's Guzma, you nearly gave me a heart attack"
He's
underneath the window, she's singing, "Hey, la, my Boy's
back
You shouldn't come around here singing up at people like
that
Anyway, what you gonna do about it?"
Le
canticchiò in tono canzonatorio e nel ricevere quel leggero
pugno
sulla spalla ridacchiò.
«Eheh, non preoccuparti! Lo sai che puoi
dirmi tutto quando ti va.
Comunque, a proposito...» si risistemò
in modo da appoggiare la schiena alla ringhiera e far stare comoda
Plumeria allo stesso tempo, continuando a tenerla fra le braccia.
«Questo genere di "fatti" sono legati a cose di questo
genere?» chiese prima di accarezzarle con dolcezza un fianco.
«Oppure... sono cose come questo?».
Le chiese con un fil di
voce: prese un breve respiro prima di chiudere gli occhi e baciarle
teneramente le labbra.
Il vecchio e sfacciato Guzma era appena
riemerso: non importa se ricambierà con uno schiaffo,
pensò lui
dopo essersi separato da lei, non avrò mai rimpianti.
{P}
Quella
era l'ultima reazione che si aspettava da parte di Guzma.
Era la
prima volta che quel ragazzone dimostrava di avere dei sentimenti,
che mandava all'aria il suo ego personale per ammettere di provare
qualcosa. Forse la situazione pericolosa era riuscita a schiarirgli
le idee, forse l'avventura a Ultramegalopoli era stata così
tragica
da fargli cambiare strada sul più bello.
Plumeria non sapeva cosa
fare o cosa dire, era andata in tilt dopo che aveva ricevuto quel
bacio sulle labbra. Si sentiva impacciata e fuori posto, l'effetto
sorpresa le aveva causato un odioso tiro mancino, a momenti rischiava
di spingere il proprio Boss oltre al parapetto della terrazza a causa
di un movimento impulsivo e per niente intenzionale.
Non capiva il
motivo di quel gesto così improvviso, non ci arrivava
proprio.
Plumeria non aveva avuto vita facile, negli ultimi mesi
aveva visto il Boy avvicinarsi alla direttrice e per questo aveva
deciso di farsi da parte. Lo vedeva troppo allegro ed emozionato per
esprimere un parere a riguardo, non voleva trasmettere ciò
che aveva
nel cuore e rovinare il bel legame che si era creato tra lui e
Samina. Era stato terribile eseguire gli ordini mentre i due
trascorrevano il tempo insieme, ma Plumeria non se la sentiva di fare
di testa sua e mandare all'aria ciò che aveva costruito con
impegno
e dedizione.
Ma allora...Perché?
Perché Guzma aveva cambiato
bandiera proprio sul più bello?
«Mi prendi in giro?»
solo
allora Plumeria riuscì a emettere un fiato, la rabbia la
portò a
stringere i punti e sibilare quelle quattro parole. Sapeva che non
era il momento adatto per far uscire il dolore e la sofferenza che
l'aveva tormentata fino a quel punto, che doveva godersi quell'attimo
senza farsi domande.
Ma...No.
Lei non poteva, non riusciva a
trattenere la lingua velenosa che la caratterizzava. Non era una
bambola con cui giocare nel tempo libero, non era uno stupido
passatempo per far passare più velocemente i pomeriggi
noiosi o un
premio di consolazione. «Cosa ti è successo? La
tua bellissima
principessa ti ha dato il ben servito e sei venuto a piangere dalla
sottoscritta? Hai architettato questa scenetta solo per evitare di
rimanere da solo? Mi credi stupida Guzma, pensi che sia /
così /
ingenua da non rendermene conto?
Non ti tiro un pugno solo perché
sei il mio Capo, ma non pensare di avere vita facile con me solo
perché mi mostri gli occhioni da cucciolo pentito. Vuoi
spassartela
con Plumeria?
Bene, allora dovrai conquistarla.
Ma ti
avverto...»
cominciò
a respirare, piantandogli un dito sul petto. «Se questo
è l'andazzo
non avrai vita facile con la sottoscritta. Ci siamo capiti,
mh?»
{G}
Osservò
le sue reazioni con un misto fra curiosità, esultanza e
tristezza.
Ci aveva visto giusto, a quanto pare nel loro rapporto
c'era ben più che una semplice amicizia.
Sia in positivo che in
negativo, e forse era anche giusto così.
«Plu... stammi a
sentire»
Esordì mentre le passava con delicatezza una mano fra i
capelli. La questione era spinosa, ma non per questo si sarebbe
tirato indietro. Specialmente se la diretta interessata era la sua
Plumeria.
«So che sei arrabbiata e triste a causa mia, e hai
tutti i motivi del mondo per esserlo. E non sai quanto questo mi
faccia male. Dico seriamente, eh?
Non ho scusanti, fino a ora mi
sono comportato malissimo nei tuoi confronti, per questo ti avevo
chiesto cosa ti facesse rimanere al mio fianco.
È inutile
negarlo: provavo qualcosa per la Direttrice. Ma, Plumeria, questo non
vuol dire che ti metta da parte. Non pensarlo mai più, va
bene?
Non
averti più al mio fianco... sarebbe devastante per me. So
che
penserai che io sia innamorato di Samina, o qualcosa del genere. E
forse anch'io lo pensavo.
Ma, Plu, se quello che provavo per lei
può essere paragonato a un Charmander, quello che sento per
te è...
è un Reshiram!
Senti, senti!»
A quelle parole, come se fosse
preso da una febbrile frenesia, Guzma le prese una mano e la
portò
sul suo petto, in corrispondenza del cuore, che batteva
all'impazzata. Ormai parlava a ruota libera, senza badare gran che
alle parole che usava: contava il contenuto.
«Qualsiasi cosa
succeda, Plu, ricordati che tu sei il mio tutto, come io lo sono per
te. Tu sei la persona più importante della mia vita, niente
e
nessuno potrà mai cambiare questa realtà.
Tu sei l'amica più
cara che ho, sei la sorella maggiore che non ho mai avuto, sei... sei
la mia ancora di salvezza. Credimi!
Potrò essere un essere
spregevole, ma non lo sarò mai così tanto da
tradire le persone che
amo.
Cosa credi che mi abbia spinto a sopravvivere all'interno
degli Ultramondi? A volte lo sconforto e la disperazione erano
così
forti che avrei voluto lasciarmi morire, senza opporre resistenza.
Eppure... eppure sono ritornato qui».
Le mormorò, con gli occhi
pieni di terrore. Le tenne le mani senza esercitare troppa forza, un
leggero tremolio s'impossessò del suo corpo quando i ricordi
della
sua avventura oltre i varchi affiorarono.
Alle ultime parole di
Plu, Guzma non fece nulla: semplicemente, abbassò la testa
per
nascondere -almeno in parte- le sue espressioni.
«Quello che
mi ha spinto a dire tutte queste cose... no, non è
né per Samina,
né per altro. Non ho detto nulla per prenderti in giro,
né per
egoismo, né perché non voglio restare da solo.
Tutto questo
forse l'avrebbe fatto il vecchio Guzma.
Ma il vecchio Guzma è
morto, Plu, è morto negli Ultramondi ed è morto a
Kalos. A
ucciderlo sono stati i suoi stessi errori e le forme che hanno preso.
E ciò che è tornato... ciò che
è rimasto di lui sta cercando solo
di raccogliere i cocci e rimetterli al loro posto.
Se quello che
mi hai detto servirà per convincerti delle mie parole, va...
va
bene. Aspetterò, tenterò di ricostruire tutto.
Basta che tu
non... non vada...»
Mormorò con voce rotta mentre chiudeva gli
occhi e si voltava per nascondersi alla vista di Plumeria. Qualcosa
di caldo scendeva sulla guancia.
Trattenersi non era semplice:
quella situazione richiedeva saldezza morale, cosa che lui aveva a
pezzi.
Altre cose calde cominciarono a scorrere sul suo viso, come
nasconderle?
{P}
Plumeria
era consapevole di averla fatta grossa, di averne combinata un'altra
delle sue. Ascoltò la risposta di Guzma e osservò
la sua reazione
senza battere ciglio, ma dentro di sé moriva dalla vergogna.
Era
difficile combattere il senso di colpa, aveva causato dolore e
sofferenza all'unica persona che aveva dei sentimenti veri, che aveva
confessato di amarla senza farsi troppi problemi o trovare
compromessi per far funzionare le cose. Plumeria si ritrovò
a
stringere il tessuto della maglia di Guzma e con gli occhi che
restavano fissi sul pavimento, meditava con molta attenzione e si
sentiva un'arrogante pretenziosa perché non era stata capace
di
accettare la situazione così com'era. Ma erano lei e il suo
carattere a essere incapaci, non riusciva a restare in silenzio se
aveva qualcosa di importante da dire, non amava farsi mettere i piedi
in testa e lei considerava le parole piene di veleno come ottima arma
di difesa.
Spesso, però, si dimenticava di avere a che fare con
Guzma.
«Sei... Un idiota»
sussurrò
con un filo di voce e si avvicinò a lui per abbracciarlo con
estrema
dolcezza, accoccolandosi al suo petto per poter udire il battito
cardiaco.
In quel momento si rifiutava di ricorrere alle parole,
preferiva far trasparire l'emozioni tramite le azioni, voleva evitare
di causare ulteriori danni e di mandare in malora una serata che
doveva essere tranquilla e rilassante. «Preferisco quando
sorridi»
{G}
Il
fatto che Plumeria non lo avesse rifiutato per la seconda volta lo
rincuorò immensamente. Significava che non aveva ancora
perso tutto,
significava che l'unica persona che per lui contava veramente era
ancora disposta a perdonarlo. E lui non aveva nessuna intenzione di
perderla ancora.
Senza pensarci due volte, appena sentì il calore
di lei avvolgerlo non perse tempo e l'abbracciò a sua volta,
senza
esercitare troppa forza, tremando leggermente.
«Lo so. Ero
proprio un bell'idiota per non capire cosa ti stesse succedendo.
Plu,
scusami tanto. Non mi sono mai reso conto di quanto dolore e di
quanta rabbia covavi a causa mia. Hai ragione, sono proprio un
idiota. Come posso pretendere di diventare ancora più forte
di ora
se non so nemmeno comprendere le persone che amo?»
Mormorò con
tono pieno di angoscia e rimorso mentre tentava di ricacciare
indietro le lacrime.
Tirò su col naso e poggiò il mento sulla
testa della donna, senza accennare a lasciarla.
Le sue ultime
parole riuscirono effettivamente a strappargli un leggero e rapido
sorriso, spento solo da una strana e malinconica calma interiore.
«E
quindi, preferisci il classico Guzma, scatenato e sempre pieno di
energie? Chissà, forse quello che è rimasto di
lui dopo gli ultimi
eventi potrebbe tornare a esserlo, almeno un po'. Finché ci
sarà
una Plumeria a cui sorridere e tornare, credo proprio che la strada
sarà più semplice»
Sussurrò mentre rivolgeva lo sguardo prima
verso la sua lei, poi verso il cielo stellato.
Più tardi forse
sarebbero andati a dormire, magari pure insieme. Per il ragazzone
sarebbe stato un grande onore, ma alla fine non importava
così
tanto.
L'importante per loro due era il “qui e ora”. E lui
non
poteva desiderare di meglio di passare quel momento su quel
balconcino, abbracciato alla donna che amava, con la certezza che
sarebbero guariti da tutto quel dolore, prima o poi.