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Autore: KomadoriZ71    14/02/2018    1 recensioni
{ Skullshipping | GuzmaxPlumeria | Special di San Valentino | Lily&Danail }
" «…E-EH?»
Al sentire la voce di Plumeria, Guzma balzò in piedi in maniera repentina, smettendo di cantare e suonare la vecchia chitarra che aveva recuperato chissà dove e chissà come.
Fece un respiro profondo per calmarsi, sperando in cuor suo che la ragazza non avesse sentito qualcosa di troppo. La canzone che stava canticchiando doveva essere un segreto per tutti, doveva rimanere tale anche per lei.
«Plù, quante volte ti ho detto di non prendermi così alla sprovvista? Sono ancora troppo giovane per morire d'infarto, eh!» brontolò a mo' di rimprovero, riponendo lo strumento sul letto. «Comunque, a cosa ti riferivi prima? Alle mie doti musicali? Guarda che potrei offendermi, sai?» la punzecchiò poi, abbozzando un mezzo sorriso. No, proprio non riusciva a tenerle il broncio "
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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guzma && plumeria
Prima di cominciare. . .
Ehi, ciao!
Ho deciso di scrivere qualche riga di presentazione prima di iniziare con la storia, è uno spazio che ho inserito all'inizio solo per fare due piccole annotazioni. Niente di articolato, insomma.
Volevo avvertirvi che si tratta di un testo che ho scritto in collaborazione con una mia amica, oggi avrete la possibilità di scoprire lo stile di un'autrice che ammiro tantissimo, è iscritta al sito di Efp e potete andare a trovarla sul profilo di Danail; se non la conoscete vi consiglio di dare uno sguardo alle sue storie, sono scritte veramente bene e si intrecciano alle varie mitologie con una facilità quasi impressionante.
In realtà dovevo pubblicare questo racconto diverso tempo fa ma, dato che tratterà tematiche in tema con la festa di San Valentino, ho preferito metterla da parte per pubblicarla come uno Special.
E niente, non credo di avere altro da aggiungere e posso lasciarvi alla lettura. Io ho scritto le parti narrate da Plumeria, Danail quelle del buon vecchio Guzma. Spero che la storia sia di vostro gradimento, buon San Valentino a chi ha la possibilità di festeggiarlo!
Alla prossima!
Lily di Komadori







"You nearly gave me a heart attack"


cvas



«Seriamente. Stai solo perdendo il tuo tempo»



{G} «…E-EH?»
Al sentire la voce di Plumeria, Guzma balzò in piedi in maniera repentina, smettendo di cantare e suonare la vecchia chitarra che aveva recuperato chissà dove e chissà come.
Fece un respiro profondo per calmarsi, sperando in cuor suo che la ragazza non avesse sentito qualcosa di troppo. La canzone che stava canticchiando doveva essere un segreto per tutti, doveva rimanere tale anche per lei.
«Plù, quante volte ti ho detto di non prendermi così alla sprovvista? Sono ancora troppo giovane per morire d'infarto, eh!» brontolò a mo' di rimprovero, riponendo lo strumento sul letto. «Comunque, a cosa ti riferivi prima? Alle mie doti musicali? Guarda che potrei offendermi, sai?» la punzecchiò poi, abbozzando un mezzo sorriso. No, proprio non riusciva a tenerle il broncio.


{P} Erano giorni che il Boy si comportava in modo strano, dopo il suo rientro si era chiuso nella stanza del trono e nessuno l'aveva più visto. Plumeria lo conosceva abbastanza bene, si era avvicinata alla porta in un paio di occasioni, aveva percepito il suono di una chitarra provenire dall'altro lato e aveva capito che doveva lasciarlo stare.
Ma i guai erano sempre in agguato, nemmeno il periodo festivo era riuscito ad alleggerire la situazione. Le Reclute non la finivano di lamentarsi e diventavano sempre più ingestibili, in città risiedeva il panico e nemmeno la visita di Augusto era servita ad infondere tranquillità nei cuori dei ragazzacci che vivevano nei paraggi.
Per questo l'ufficiale del Team Skull aveva fatto irruzione nella sala e, senza perdere tempo, aveva espresso il suo parere riguardo alla "passione segreta" del proprio superiore.
«
Diventa una perdita di tempo quando c'è qualcosa di più importante da fare, mio caro Guzma » mormorò senza preoccuparsi delle conseguenze, velenosa e mortale proprio come i Pokémon che allenava. « Ma la situazione mi è sfuggita un po' di mano, potresti venire di là e fare una strigliata a quel branco di idioti?
Qualcuno ha avvistato delle creature mai viste prima oltre alle mura della città, i ragazzi sono in preda al panico e niente riesce a farli tornare in riga. Ho provato a far intervenire Augusto per cambiare un po' le cose, per far capire a quei babbei che le mura riescono a proteggerci dai nuovi inquilini, ma quanto pare abbiamo a che fare con un branco di Buneary e non mi danno retta.
Fai qualcosa Boy, sono stanca di correre dietro a quei bambinoni. Sono sicura che cambieranno opinione appena ti sentiranno dire qualcosa, non a caso sei la loro unica fonte di ispirazione!»


{G} Creature mai viste oltre le mura.
Era bastata questa frase per far rabbrividire il Boss.
Finché erano Pokémon non c'erano problemi. Lui e la sua squadra avrebbero sbriciolato qualsiasi avversario pur di proteggere le Reclute. Al massimo avrebbe chiesto una mano alla stessa Plumeria, che era tra le pochissime in grado di tenergli testa.
Ma di "creature strane" ne aveva già abbastanza dopo tutta quella storia di Necrozma e le Ultracreature. «Hai ragione Plu, ero talmente preso dalle mie idee che ho ignorato tutto il resto del mondo.
Ma ora mi sentiranno tutti: OH SÌ!»
Rispose, facendosi coraggio e liberando Golisopod dalla sua sfera.
Il Pokémon Blindato, dopo aver dato un'occhiatina in giro con fare circospetto, cercò di avvicinarsi tutto contento a Plumeria per salutarla, venendo richiamato subito dall'allenatore.
«Forza amico, abbiamo dei ragazzi da incoraggiare e delle creature da sbriciolare! FORZA!»
Trascinato dall'impeto del suo allenatore, Golisopod non riuscì a fare altro se non sibilare appena e salutare Plumeria con la zampa.

Era bastato poco per rassicurare le Reclute.
Erano tutti talmente terrorizzati dalle novità oltre le mura sicure di Poh che Guzma, mosso da una vaga compassione, li aveva osservati lottare per correggerli e insegnare loro qualcosa di utile: non sarebbero mai riusciti a sconfiggere un avversario degno di questo nome, ma almeno potevano avere una possibilità di fuga.
Tutto quello lo aveva aiutato a scollegare la mente da quello che stava progettando in camera. Ma l'insicurezza che quel progetto gli dava e la paura verso quelle creature ignote erano sufficienti per attaccargli un malumore nero.
In quel momento era appoggiato sulla ringhiera del balconcino di Villa Losca, con accanto Golisopod ormai dormiente, e osservava cupo le mura in lontananza. Ormai tutte le reclute dormivano, tutte tranne lui e Plumeria.
Nel silenzio, sentì benissimo i passi e la presenza della sua Ufficiale per cui, appena lei fu più vicina tanto da udirlo, si decise a parlare.
«Plu, ma che diamine succede qui? Mi allontano per un po' e al mio ritorno ecco un nuovo mistero minaccia te e il Team.
Hmpf... almeno si sa cosa siano questi esseri? Non dirmi che sono Ultracreature».


{P} Plumeria restò a braccia conserte a osservare i movimenti impacciati di Guzma, resi molto più buffi grazie all'intervento dell'enorme Golisopod, un cucciolone extra-large che rispecchiava in tutto e per tutto il carattere dell'allenatore. Plumeria guardò il Pokémon con il sorriso e, impossibilitata a salutarlo, lo accontentò indirizzandogli un velocissimo bacio a distanza.
«
Fai vedere chi sei, tigre!» esclamò con entusiasmo e scrollò le spalle, per fortuna aveva ricevuto una risposta positiva da parte del boy, si era guadagnata il pomeriggio libero e questo la mandava al settimo cielo. Plumeria non aveva fallito quel giorno, era rimasta la sorella maggiore del gruppo, ma quello era uno dei rari momenti in cui serviva l'intervento del Capo e lei era costretta a farsi da parte per lasciarlo operare indisturbato. Le Reclute adoravano Guzma e possedevano una stima smisurata per lui, quando il Capo scendeva in campo gli animi di quei marmocchi si rimettevano in sesto in un battito di ciglia.

Plumeria aveva trascorso il resto del pomeriggio al piano superiore della villa, aveva avuto l'occasione di passare il tempo con le poche Reclute che non si erano presentate alla dimostrazione del Capo, le uniche che avevano compreso di essere al sicuro e che possedevano le carte in regola per sopravvivere in caso di pericolo.
Quella sera, quando quei ragazzacci erano andati a rintanarsi sotto alle coperte, aveva preparato della Cioccoskitty ed era salita fino al terrazzo della villa per raggiungere il boy. Se ne stava seduta sulla groppa del Golisopod addormentato mentre sorseggiava la bevanda calda, con lo sguardo incollato al cielo stellato.
Uno spettacolo affascinante e raro per la città Poh.
«Le chiamano Ultracreature, non so dirti altro.
Se vuoi sapere qualcosa di più, ti conviene uscire per discuterne direttamente con Augusto o aspettare che si faccia vivo lui. Di recente le sue visite sono diventate molto più frequenti, non sarà difficile rintracciarlo.
E poi...Ti ricordo che sei tu l'unico ad avere delle informazioni più approfondite a riguardo, per me sono degli esseri del tutto sconosciuti»
sbuffò dalle narici e scrollò le spalle, abbassando le iridi per incontrare la figura mascolina di Guzma. «Voglio essere sincera con te, tutto questo movimento comincia a spaventare anche una dura del mio calibro.
So che siamo circondati da mura spesse e indistruttibili, che non dovrei preoccuparmi fino a quando ci sarai tu a comandare, ma non si può mai sapere.
Per questo ho preso delle precauzioni, ho messo in vigore un coprifuoco abbastanza rigido e pretendo che venga rispettato»



{G}  Il respiro dell'uomo tremò un poco nell'ottenere quella conferma. Il cuore gli balzò in gola e una paura folle e primordiale.
Istintivamente cercò la mano di Plumeria per stringerla appena, quel contatto gli ridava quel conforto che bastava per tenere a bada il demone che lo stava divorando.
«Domani cercherò Augusto allora, non ho molta scelta.
E prima o poi dovremo affrontarle personalmente, Plu. Magari potremo catturarle e, che ne so, darle a qualcuno che se occupi.
Certo, se fossero Coleotteri però...»
Aveva alzato lo sguardo verso il cielo stellato, domandandosi se quelle Ultracreature avrebbero accettato un Allenatore come lui.
Di certo sarebbe stato un onore averne una accanto, ma come l'avrebbe inserita nella squadra? Golisopod e gli altri come l'avrebbero presa?
«Informazioni più approfondite?
Tze, neanch'io ne so molto. Ho visto solo mostri e cose che non riesco a raccontare, per ora.
Credevo di aver chiuso per sempre questo capitolo, e invece...» Scosse la testa, sconsolato. Le ultime parole di Plumeria però lo rincuorarono un pochino. «Cara ragazza, hai fatto bene.
E, beh, se devo essere sincero io sono terrorizzato.
Non ho mai provato gran che paura durante la mia vita, lo sai bene, ma quelle creature... no, proprio non mi piacciono».
Ammise, palesemente imbarazzato. Cominciò distrattamente ad accarezzare distrattamente la mano della ragazza, che per tutto quel tempo aveva tenuto nella sua.
«Plum, senti, ora che ci penso. Posso farti una domanda piuttosto personale?
Perché non credo che avremo più momenti del genere, non subito»



{P} Era strano.
Per Plumeria era strano vedere Guzma ridotto in quelle condizioni, lui che passava la maggior parte del suo tempo a intimidire il prossimo tramite sguardi e parole. Se il Boy batteva in ritirata, se faceva quell'espressione smarrita, significava che c'era un buon motivo per farlo.
Plumeria lo comprendeva e perciò evitava di mettere il dito dentro alla piaga, solo lui era a conoscenza degli orrori che si nascondevano dietro all'Ultra-varco, di com'era fatto quel mondo in cui i predatori e i pericoli erano sempre all'ordine del giorno. In più occasioni aveva tentato di approfondire la faccenda, di affrontare l'argomento con l'approccio giusto, però si era arresa quando aveva capito che Guzma non era dell'umore adatto per rievocare i ricordi.
Sospirò e lasciò la tazza vuota sulla ringhiera, scivolò giù dalla corazza del Pokémon per fiondarsi direttamente tra le braccia del Boy. Non era solo Guzma ad avere bisogno di un conforto, di trovare un briciolo di benessere grazie al contatto fisico, anche l'Ufficiale del Team Skull aveva un orribile presentimento riguardo a quella faccenda.
«Per catturarle ci vuole qualcosa che noi non abbiamo, non credo che basteranno due semplici Ultra Ball.
Forse dovresti fare ritorno alla Fondazione, lì ci sono tutte le risposte che cerchiamo.
E non ringraziarmi riguardo alla storia del Coprifuoco, chiunque l'avrebbe fatto per proteggere le persone a cui tiene»
Si limitò a dire, ormai accoccolata contro al petto del ragazzone.
Alzò lo sguardo e sbuffò dalle narici, proprio come faceva la sua Salazzle negli attimi in cui si rilassava accanto al camino.
«Una domanda? Certo, spara pure!
»



{G} Plumeria lo comprendeva.
Questo pensiero gli attraversò la mente come una cometa in pieno buio.
Era riuscita, chissà come, a penetrare la corazza e capire il dolore: nonostante i suoi ostinati silenzi, nonostante i suoi modi spesso bruschi lei continuava a stargli accanto.
Perché? Guzma cominciava a sospettarlo, almeno inconsciamente. Perché, forse, lei provava qualcosa di simile a quello che lui provava.
Per cui non era tanto strano il trasporto con cui ricambiò quell'abbraccio così improvviso: la strinse a sé con forza, tanto che per un momento si chiese se le stesse facendo male.
L'ondata di emozioni che quel contatto gli provocava gli intorpidì la mente facendogli dimenticare per un momento la paura: poggiò la fronte contro quella di Plumeria, il respiro si fece regolare, il corpo si fece meno rigido.
Ma le parole di Plum lo riportarono alla realtà, dovevano pensare per bene ai piani per il futuro prima di tutto.
«Ci avevo già pensato a quest'evenienza, a quanto pare hanno messo a punto delle ball speciali apposta per questi esseri.
Forse quelle potrebbero bastare, spero solo che non debba andare troppo in fondo»
Sospirò stancamente mentre accarezzava con affetto la schiena della sua Ufficiale.
Poi venne il momento della fatidica domanda.
Guzma prese un bel respiro, cercando le parole adatte.
«Ecco Plum, durante il mio viaggio ho avuto un incontro che mi ha fatto riflettere. Credo che tu te ne sia accorta, qualcosa in me è cambiata.
Ho pensato a come gli altri mi vedono: molti pensano che io sia solo un teppistello da quattro soldi, altri un fallito, altri ancora pensano che tutto sommato i miei obbiettivi hanno un loro perché. Samina mi considerava un oggetto, quando non era in sè. Le reclute mi adorano e Kukui... beh, forse lui mi vede come un rivale, o come amico. Forse entrambe le cose, non so». Cominciò lui, mordicchiandosi il labbro subito dopo. «Il fatto è che... Plu, io non capisco cosa rappresento per te.
Per te io sono un ottimo amico? Oppure mi vedi più come un fratello?
Sono un uomo che rispetti e che condivide i tuoi ideali? O tutto questo?» domandò, nella voce comparve una vena d'agitazione. «Perché, Plumeria, io proprio non riesco a capire cosa ti abbia fatto rimanere al mio fianco e cosa tu provi per me...» concluse con un fil di voce, smettendo di accarezzarla e abbracciandola all'altezza dei fianchi.



{P} «Staremo a vedere.
Per adesso...La Fondazione è l'unica soluzione che mi viene in mente, hanno condotto tantissime ricerche riguardo alle UltraCreature, per loro non dovrebbero essere più un mistero. Inoltre sono gli unici che possono darci l'aiuto che ci serve in questo momento»
Plumeria sospirò per levarsi di dosso il malessere interiore, crogiolandosi tra le braccia del Boy per cercare l'affetto e il calore di cui necessitava.
Ma ciò che la turbava di più era la domanda che aveva ricevuto da Guzma, era giunto il momento di affrontare un discorso molto importante e non aveva idea di come fare. Era complesso trovare le parole giuste per esprimere ciò che aveva nel cuore, Plumeria non era il tipo di donna che si lasciava condizionare dalle smancerie o le frasi fatte.
Per lei Guzma...
Rappresentava tutto.
«Potresti avvisarmi la prossima volta?
Sono sicura che ti darei una risposta migliore di questa, non sono preparata e questo mi mette in difficoltà.»
esclamò la ragazza senza girare troppo intorno al discorso, regalando un pugno amichevole sulla spalla dell'albino.
«Per me...Sei il
Boy. Non ricordo un momento in cui non ci sei stato, dire che mi sono affezionata alla tua compagnia è...Poco, credo.
Non sono brava con questo genere di discorsi e dovresti saperlo, preferisco dimostrare ciò che ho dentro tramite i fatti.
Le parole...Contano il giusto per me».



{G} Stette a sentire Plumeria senza fiatare, continuando a coccolarla con un certo impaccio.
Già era a disagio a causa di quei discorsi, poi fare una cosa a cui non era abituato lo rendeva ancora più insicuro.
Insomma, lui era Guzma, l'allenatore più spietato di Alola, giusto?
Ma eccolo lì, il terribile Guzma, confuso e affettuoso.



~Plumeria says, "Hey, it's Guzma, you nearly gave me a heart attack"
He's underneath the window, she's singing, "Hey, la, my Boy's back
You shouldn't come around here singing up at people like that
Anyway, what you gonna do about it?"



Le canticchiò in tono canzonatorio e nel ricevere quel leggero pugno sulla spalla ridacchiò.
«Eheh, non preoccuparti! Lo sai che puoi dirmi tutto quando ti va.
Comunque, a proposito...» si risistemò in modo da appoggiare la schiena alla ringhiera e far stare comoda Plumeria allo stesso tempo, continuando a tenerla fra le braccia. «Questo genere di "fatti" sono legati a cose di questo genere?» chiese prima di accarezzarle con dolcezza un fianco. «Oppure... sono cose come questo?».
Le chiese con un fil di voce: prese un breve respiro prima di chiudere gli occhi e baciarle teneramente le labbra.
Il vecchio e sfacciato Guzma era appena riemerso: non importa se ricambierà con uno schiaffo, pensò lui dopo essersi separato da lei, non avrò mai rimpianti.



{P} Quella era l'ultima reazione che si aspettava da parte di Guzma.
Era la prima volta che quel ragazzone dimostrava di avere dei sentimenti, che mandava all'aria il suo ego personale per ammettere di provare qualcosa. Forse la situazione pericolosa era riuscita a schiarirgli le idee, forse l'avventura a Ultramegalopoli era stata così tragica da fargli cambiare strada sul più bello.
Plumeria non sapeva cosa fare o cosa dire, era andata in tilt dopo che aveva ricevuto quel bacio sulle labbra. Si sentiva impacciata e fuori posto, l'effetto sorpresa le aveva causato un odioso tiro mancino, a momenti rischiava di spingere il proprio Boss oltre al parapetto della terrazza a causa di un movimento impulsivo e per niente intenzionale.
Non capiva il motivo di quel gesto così improvviso, non ci arrivava proprio.
Plumeria non aveva avuto vita facile, negli ultimi mesi aveva visto il Boy avvicinarsi alla direttrice e per questo aveva deciso di farsi da parte. Lo vedeva troppo allegro ed emozionato per esprimere un parere a riguardo, non voleva trasmettere ciò che aveva nel cuore e rovinare il bel legame che si era creato tra lui e Samina. Era stato terribile eseguire gli ordini mentre i due trascorrevano il tempo insieme, ma Plumeria non se la sentiva di fare di testa sua e mandare all'aria ciò che aveva costruito con impegno e dedizione.
Ma allora...Perché?
Perché Guzma aveva cambiato bandiera proprio sul più bello?
«Mi prendi in giro?»
solo allora Plumeria riuscì a emettere un fiato, la rabbia la portò a stringere i punti e sibilare quelle quattro parole. Sapeva che non era il momento adatto per far uscire il dolore e la sofferenza che l'aveva tormentata fino a quel punto, che doveva godersi quell'attimo senza farsi domande.
Ma...No.
Lei non poteva, non riusciva a trattenere la lingua velenosa che la caratterizzava. Non era una bambola con cui giocare nel tempo libero, non era uno stupido passatempo per far passare più velocemente i pomeriggi noiosi o un premio di consolazione. «Cosa ti è successo? La tua bellissima principessa ti ha dato il ben servito e sei venuto a piangere dalla sottoscritta? Hai architettato questa scenetta solo per evitare di rimanere da solo? Mi credi stupida Guzma, pensi che sia / così / ingenua da non rendermene conto?
Non ti tiro un pugno solo perché sei il mio Capo, ma non pensare di avere vita facile con me solo perché mi mostri gli occhioni da cucciolo pentito. Vuoi spassartela con Plumeria?
Bene, allora dovrai conquistarla.
Ma ti avverto...»
cominciò a respirare, piantandogli un dito sul petto. «Se questo è l'andazzo non avrai vita facile con la sottoscritta. Ci siamo capiti, mh?»



{G} Osservò le sue reazioni con un misto fra curiosità, esultanza e tristezza.
Ci aveva visto giusto, a quanto pare nel loro rapporto c'era ben più che una semplice amicizia.
Sia in positivo che in negativo, e forse era anche giusto così.
«Plu... stammi a sentire»
Esordì mentre le passava con delicatezza una mano fra i capelli. La questione era spinosa, ma non per questo si sarebbe tirato indietro. Specialmente se la diretta interessata era la sua Plumeria.
«So che sei arrabbiata e triste a causa mia, e hai tutti i motivi del mondo per esserlo. E non sai quanto questo mi faccia male. Dico seriamente, eh?
Non ho scusanti, fino a ora mi sono comportato malissimo nei tuoi confronti, per questo ti avevo chiesto cosa ti facesse rimanere al mio fianco.
È inutile negarlo: provavo qualcosa per la Direttrice. Ma, Plumeria, questo non vuol dire che ti metta da parte. Non pensarlo mai più, va bene?
Non averti più al mio fianco... sarebbe devastante per me. So che penserai che io sia innamorato di Samina, o qualcosa del genere. E forse anch'io lo pensavo.
Ma, Plu, se quello che provavo per lei può essere paragonato a un Charmander, quello che sento per te è... è un Reshiram!
Senti, senti!»
A quelle parole, come se fosse preso da una febbrile frenesia, Guzma le prese una mano e la portò sul suo petto, in corrispondenza del cuore, che batteva all'impazzata. Ormai parlava a ruota libera, senza badare gran che alle parole che usava: contava il contenuto.
«Qualsiasi cosa succeda, Plu, ricordati che tu sei il mio tutto, come io lo sono per te. Tu sei la persona più importante della mia vita, niente e nessuno potrà mai cambiare questa realtà.
Tu sei l'amica più cara che ho, sei la sorella maggiore che non ho mai avuto, sei... sei la mia ancora di salvezza. Credimi!
Potrò essere un essere spregevole, ma non lo sarò mai così tanto da tradire le persone che amo.
Cosa credi che mi abbia spinto a sopravvivere all'interno degli Ultramondi? A volte lo sconforto e la disperazione erano così forti che avrei voluto lasciarmi morire, senza opporre resistenza. Eppure... eppure sono ritornato qui».
Le mormorò, con gli occhi pieni di terrore. Le tenne le mani senza esercitare troppa forza, un leggero tremolio s'impossessò del suo corpo quando i ricordi della sua avventura oltre i varchi affiorarono.
Alle ultime parole di Plu, Guzma non fece nulla: semplicemente, abbassò la testa per nascondere -almeno in parte- le sue espressioni.

«Quello che mi ha spinto a dire tutte queste cose... no, non è né per Samina, né per altro. Non ho detto nulla per prenderti in giro, né per egoismo, né perché non voglio restare da solo.
Tutto questo forse l'avrebbe fatto il vecchio Guzma.
Ma il vecchio Guzma è morto, Plu, è morto negli Ultramondi ed è morto a Kalos. A ucciderlo sono stati i suoi stessi errori e le forme che hanno preso. E ciò che è tornato... ciò che è rimasto di lui sta cercando solo di raccogliere i cocci e rimetterli al loro posto.
Se quello che mi hai detto servirà per convincerti delle mie parole, va... va bene. Aspetterò, tenterò di ricostruire tutto.
Basta che tu non... non vada...»
Mormorò con voce rotta mentre chiudeva gli occhi e si voltava per nascondersi alla vista di Plumeria. Qualcosa di caldo scendeva sulla guancia.
Trattenersi non era semplice: quella situazione richiedeva saldezza morale, cosa che lui aveva a pezzi.
Altre cose calde cominciarono a scorrere sul suo viso, come nasconderle?



{P} Plumeria era consapevole di averla fatta grossa, di averne combinata un'altra delle sue. Ascoltò la risposta di Guzma e osservò la sua reazione senza battere ciglio, ma dentro di sé moriva dalla vergogna. Era difficile combattere il senso di colpa, aveva causato dolore e sofferenza all'unica persona che aveva dei sentimenti veri, che aveva confessato di amarla senza farsi troppi problemi o trovare compromessi per far funzionare le cose. Plumeria si ritrovò a stringere il tessuto della maglia di Guzma e con gli occhi che restavano fissi sul pavimento, meditava con molta attenzione e si sentiva un'arrogante pretenziosa perché non era stata capace di accettare la situazione così com'era. Ma erano lei e il suo carattere a essere incapaci, non riusciva a restare in silenzio se aveva qualcosa di importante da dire, non amava farsi mettere i piedi in testa e lei considerava le parole piene di veleno come ottima arma di difesa.
Spesso, però, si dimenticava di avere a che fare con Guzma.
«Sei... Un idiota»
sussurrò con un filo di voce e si avvicinò a lui per abbracciarlo con estrema dolcezza, accoccolandosi al suo petto per poter udire il battito cardiaco.
In quel momento si rifiutava di ricorrere alle parole, preferiva far trasparire l'emozioni tramite le azioni, voleva evitare di causare ulteriori danni e di mandare in malora una serata che doveva essere tranquilla e rilassante. «Preferisco quando sorridi»


{G} Il fatto che Plumeria non lo avesse rifiutato per la seconda volta lo rincuorò immensamente. Significava che non aveva ancora perso tutto, significava che l'unica persona che per lui contava veramente era ancora disposta a perdonarlo. E lui non aveva nessuna intenzione di perderla ancora.
Senza pensarci due volte, appena sentì il calore di lei avvolgerlo non perse tempo e l'abbracciò a sua volta, senza esercitare troppa forza, tremando leggermente.
«Lo so. Ero proprio un bell'idiota per non capire cosa ti stesse succedendo.
Plu, scusami tanto. Non mi sono mai reso conto di quanto dolore e di quanta rabbia covavi a causa mia. Hai ragione, sono proprio un idiota. Come posso pretendere di diventare ancora più forte di ora se non so nemmeno comprendere le persone che amo?»
Mormorò con tono pieno di angoscia e rimorso mentre tentava di ricacciare indietro le lacrime.
Tirò su col naso e poggiò il mento sulla testa della donna, senza accennare a lasciarla.
Le sue ultime parole riuscirono effettivamente a strappargli un leggero e rapido sorriso, spento solo da una strana e malinconica calma interiore.
«E quindi, preferisci il classico Guzma, scatenato e sempre pieno di energie? Chissà, forse quello che è rimasto di lui dopo gli ultimi eventi potrebbe tornare a esserlo, almeno un po'. Finché ci sarà una Plumeria a cui sorridere e tornare, credo proprio che la strada sarà più semplice»
Sussurrò mentre rivolgeva lo sguardo prima verso la sua lei, poi verso il cielo stellato.
Più tardi forse sarebbero andati a dormire, magari pure insieme. Per il ragazzone sarebbe stato un grande onore, ma alla fine non importava così tanto.
L'importante per loro due era il “qui e ora”. E lui non poteva desiderare di meglio di passare quel momento su quel balconcino, abbracciato alla donna che amava, con la certezza che sarebbero guariti da tutto quel dolore, prima o poi.







Lily&Danail






   
 
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