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Autore: Collide    15/02/2018    0 recensioni
Il cammino di una ragazza attraverso gli anni e gli affetti che l'hanno resa ciò che è ora.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Devo essere professionale, sii professionale, sono professionale, adesso gli tiro un pugno in faccia ma devo essere professionale.*
“Non sapevo lavorassi qui.”
“Entra pure, l'Architetto Carlo arriverà il prima possibile intanto puoi dire a me.”
*Devo essere professionale, sii professionale, sono professionale.* Ripeteva nella sua testa come un mantra, quando ogni fibra del suo corpo voleva scappare, urlare e lanciare una sedia fuori dalla finestra tutto nello stesso momento.
“Vuoi un caffè intanto che aspettiamo o vuoi iniziare subito?”
“Un caffè molto volentieri, grazie” Disse lui leggermente teso.
Antea sperava proprio che lui dicesse di si, così avrebbe potuto uscire dalla stanza e prendersi a schiaffi per mantenere la calma. Maledisse il fatto che in studio non di fosse nessuno quella mattina, la sua collega era ad un incontro con un fornitore e il suo capo era in ritardo. Entrò nel cucinino e stava per mettere la moka sul fornelletto quando Leonardo la raggiunse. “Hai intenzione di far finta che io sia un cliente qualsiasi?”
Lo guardò intensamente quasi a volergli far esplodere la testa con il pensiero.

“Cosa dovrei fare? Salutarti come se fossimo amici che si sono persi di vista? Chiederti come va la tua vita? Oppure urlarti addosso e tirarti un pugno in faccia? Sto cercando di essere professionale perchè evidentemente sei qui per lavoro e non sapevi che io fossi qui.”
“Hai ragione ad essere arrabbiata con me, ma..”
La conversazione fu interrotta dal portone d'ingresso che si apriva. Carlo entrò e si diresse subito verso di loro, si scusò per il ritardo e si spostò in sala riunione dove venne raggiunto da Leonardo e da Antea.
“Carlo ha bisogno di me qui oppure posso andare avanti con il resto dei lavori?” sperava con tutto il suo cuore di non dover rimanere in quella stanza per un secondo di più.
“Antea resta pure, dovrai seguire questo progetto insieme a me”
*Merda*
Spostò la sedie e si sedette di fianco a Carlo cercando di non far trasparire il disagio.
Fu Carlo a parlare per primo: “Non so se si vi conoscete, vivete nella stessa città e venivate entrambi al Michelangelo”.
Carlo oltre ad avere uno studio era anche un insegnante del Michelangelo, il liceo dove avevano studiato Antea e Leonardo. Ecco perché Leonardo conosceva Carlo, era stato suo professore.
“Uhm.. si forse ci conosciamo di vista!” disse Antea, non fece caso alla faccia di Leonardo. Non voleva assolutamente portare drammi sul lavoro, voleva essere professionale e diligente. Quindi decise che la tattica migliore fosse quella di fingere che non ci siano mai stati contatti di nessun genere con Leo.
“Si penso anche io” disse Leonardo fissandola quasi come per cercare di capire cosa le passasse per la testa.

Per l'ora e mezza successiva parlarono solo di lavoro. Leonardo era li perché voleva aprire un negozio di dischi e aveva bisogno di un architetto per la ristrutturazione. Parlarono solo di spazi, pratiche edilizie e parcelle. Al termine dell'incontro Antea si defilò velocemente dai due con la scusa di un appuntamento con un fornitore, non voleva lasciare a Leo il tempo di replicare, di interromperla, di fiatare. Voleva andare oltre.
Durante il resto della giornata cercò di concentrarsi esclusivamente sul lavoro, non avrebbe lasciato che la visita di Leonardo rovinasse la sua vita lavorativa, lui aveva già rovinato troppo. Non avrebbe lasciato la possibilità di distruggere nulla della vita che si era costruita con tanta fatica. Meditava su come poter gestire il progetto del negozio cercando di aver meno a che fare con lui. Non poteva usare nessuna scusa per lasciar seguire il progetto interamente da Carlo, anche perché probabilmente sarebbe successo il contrario, Carlo era troppo impegnato tra la scuola e tutti gli altri progetti, la sua collega invece lavorava prevalentemente su progetti di diverso stampo. Sicuramente Antea si sarebbe ritrovata il progetto da gestire completamente in autonomia, doveva cercare solamente di ridurre i contatti con il cliente al minimo indispensabile. Non sarebbe stato facile ma ci avrebbe decisamente provato.

 

Quella sera, entrando in casa trovò Alex in cucina, appena la vide un sorriso si aprì sul suo viso: “Buonasera Signorina! Sto preparando la cena, ti va un bel risotto?”
Antea a Alex vivevano insieme da un anno, le cose tra loro andavano più che bene, si erano conosciuti l'estate tra la maturità e il primo anno di università, ad una festa di amici in comune e da quel momento non si erano più separati. Era stato difficile all'inizio per Antea lasciarsi andare, ma lui era riuscito a conquistarla sempre di più giorno dopo giorno. Tra loro non c'erano mai stati segreti ed erano l'uno il migliore amico dell'altro. Anche la convivenza era arrivata così naturalmente che quasi non si erano resi conto di compiere un passo così grande con tanta leggerezza, e non si erano pentiti di nulla. Erano felici.
“Hey, volentieri! Ho una fame assurda. Prima vorrei farmi un bagno però, è stata una giornata pesante!”
“Perfetto, allora aspetto un attimo a preparare la cena.” Disse avvicinandosi ad Antea. La baciò dolcemente e l'abbracciò. “Tu mettiti comoda, intanto io ti riempio la vasca”
“Grazie Amore!” Antea si tolse gli stivaletti e preparò il pigiama da indossare dopo il bagno. Andò in cucina, i versò un bicchiere di vino e poi raggiunse Alex in bagno mentre stava riempiendo la vasca.
“Ubriacona!!” disse vedendo il bicchiere “è stata così pesante oggi?”
“Ti dico solo che ho visto Leonardo! Quindi immagina!”
Udendo queste parole Alex la guardò con uno sguardo ancora più tenero, si avvicinò e l'abbracciò di nuovo.
“Mi dispiace. Ma come, dove? Cioè... Sono anni che non lo vedi”
“Lo so, è stato un caso, è venuto in ufficio per un lavoro. A quanto pare sta aprendo un negozio di dischi e ha chiesto allo studio una ristrutturazione, non si aspettava di trovarmi lì”
“Cavolo Anti” disse iniziando a sorridere “sei un proprio sfigata! Con tutti gli studi possibili proprio da voi doveva venire!”
Antea vide che la vasca era quasi piena e per controllare la temperatura allungò la mano sotto il filo dell'acqua.
“Ti lascio a rilassarti, dopo mi racconti bene come sono andate le cose” e così dicendo uscì dal bagno lasciandola sola con i suoi pensieri.

 

Il piede toccò l'acqua bollente. La temperatura era al limite della sopportazione umana, proprio come piaceva a lei. Lentamente si immerse fino alle spalle, si distese e fece un profondo respiro per godersi il momento e la sensazione che l'alta temperatura le provocava sulla pelle.
Mentre giocava con la schiuma la sua mente vagò indietro nel tempo, ripensò al sogno fatto la notte precedente e all'episodio avvenuto così tanto anni prima che si stupì di ricordarlo ancora.

Leo era di fianco a lei sui sedili del pullman, come ogni giorno per tutti gli anni delle elementari. Parlavano, ridevano e si prendevano in giro a vicenda, scambiandosi figurine e giocando contando le macchine gialle che vedevano fuori dai grandi finestrini. Avevano preso l'abitudine di mettersi il prima fila dietro l'autista così da poter guardare meglio la strada. Al contrario rispetto a tutti gli altri bambini che volevano sempre stare in ultima fila, a loro piaceva stare li davanti e avere una visuale completa.
Ogni giorno per anni il primo dei due che saliva sul pullman teneva il posto all'altro. Tutti i giorni fino a quando Leo, che era un anno più grande, non finì le elementare e dovette andare alle medie. Quell'anno che passarono senza più vedersi tutti i giorni li allontanò, si rividero l'anno dopo per i corridoi delle scuole medie. Senza una vera motivazione però non si salutarono e non parlarono più, come se si fossero dimenticati l'uno dell'altra. Ancora oggi Antea non ne capiva il motivo. Forse era la preadolescenza oppure si erano davvero dimenticati di aver condiviso giornate felici.

Di sicuro Antea non pensava più a quel bambino cicciottello da molto tempo quando un giorno di settembre iniziò le scuole superiori.
Non si ricorda nemmeno il motivo che l'aveva portata a scegliere il liceo artistico, i suoi insegnanti le avevano proposto di iscriversi al Classico, ma lei aveva le idee chiare, voleva fare l'architetto. E così il primo giorno del primo anno delle superiori, aspettava alla fermata del pullman e si guardava intorno cercando visi familiari. Non ne trovò fino a quando prese posto vicino al finestrino nel primo posto libero che trovò e guardando fuori non si accorse di un ragazzo che correva uscendo da un portone proprio davanti alla fermata.

 

 

Antea aveva finito di asciugarsi i capelli e sentiva un profumo invitante che usciva dalla cucina, seguì il profumo e arrivo alle spalle di Alex. Lo strinse da dietro e poggiò la testa sulle sue spalle.
“uhm.. quanto manca?” chiese baciandolo sul collo “ Ho tanta fame!”
“è praticamente pronto, apparecchi?”
“Agli ordini” disse Antea mettendosi giocosamente sull'attenti.
“Allora, dimmi di più dell'apparizione di Leonardo selvatico” disse Alex mentre lei apriva i cassetti delle posate.
“Guarda, è stato assurdo! Come al solito Carlo era in ritardo, doveva arrivare un nuovo cliente e quanto ho aperto la porta me lo sono trovato davanti. Mi sono impegnata un sacco per non chiudergli la porta sul naso” Alex sorrise “Avresti anche potuto farlo”
“Scemo” lei gli diede un buffetto sulle spalle “comunque nulla. Mi sono comportata come se avessi davanti un cliente qualunque, l'ho fatto accomodare, gli ho offerto un caffè”
“Solo per andare nell'altra stanza immagino” Antea rise, Alex la conosceva davvero bene. Ogni volta che se ne rendeva conto era grata che lui fosse entrato nella sua vita. “Si bhe, è servito a poco” si appoggiò con il fianco contro il frigorifero con in mano i bicchieri tirati fuori dalla lavastoviglie “quel genio mi ha seguito! Per fortuna non ha fatto in tempo a dire niente che è arrivato Carlo, quindi ho fatto finta di non conoscerlo.”

Cenarono gustandosi il risotto e dopo cena decisero di passare la serata sul divano guardando un film abbracciati sui cuscini, a sentire l'uno il profumo dell'altra.
Non pensavano più a niente, quando stavano così stretti le menti si svuotavano e si trovavano entrambi in un limbo pieno di calore e tenere carezze, non esisteva nient'altro che loro, in quel momento ad amarsi.

   
 
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