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Autore: _Malvine_    15/02/2018    0 recensioni
Anno 2389. In una Tokyo futuristica il progresso tecnologico è avanzato a discapito del benessere sociale. Tra dirigenti spietati, piogge acide e droidi assassini il futuro dell'umanità è sempre più incerto.
La storia non è stata scritta da me ma da mio fratello che non possiede un account.
Grazie dell'attenzione.
Genere: Dark, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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1.

 

Il giorno dopo fu convocato d’urgenza dalla direzione. Se Iwano non andava ai problemi, quelli venivano da lui, motorizzàti anche. Il grado del richiamo era troppo elevato per ignorarlo, non aveva scelta. Mise addosso i primi abiti che trovò, non riusciva neanche a distinguerne le fattezze tanto la sua vista era sballata e la sua mente inferma. Per fortuna aveva il proprio conducente profumatamente pagato che lo aiutò a caricarsi di peso in macchina e a uscire su due piedi anziché su due mani o di faccia. Iwano notò un gran chiasso, c’erano dei giornalisti nello spiazzo destinato ai parcheggi. Stavano prendendo d’assalto lavoratori, operai, dirigenti, chiunque riuscisse a capirci qualcosa. Ora la notizia non poteva più essere tenuta nascosta.

Non c’era più bisogno di rispondere alle varie sentinelle visto il suo grado però non accettarono l’autista all’interno e lui ancora non si reggeva in piedi.

Fu aiutato dal personale di sicurezza e, una volta condotto nell’ufficio di Francis, Fredrika era già comodamente seduta di fronte a lui, discutendo amorevolmente del più e del meno.

Tra gli altri presenti al tavolo ovale c’era uno che Iwano non ricordava bene, forse lo aveva visto solo un paio di volte, anche lui in giacca e cravatta e col capello corto.

<< Cosa diamine gli è successo? >> domandò Francis Matsuda tamponandosi la fronte con un fazzoletto.

Voci indistinte, suoni ovattati e rumori di varia natura che lui avvertiva come distorsioni elettromagnetiche arrivavano a lui al posto delle loro spiegazioni.

Fu fatto sedere quasi composto, leggermente sbilenco verso sinistra, poi Francis riprese a parlare.

<< Come dicevo prima della nostra spiacevole interruzione >> gettò uno sguardo in direzione di Iwano, << hanno ritrovato i segni di una lotta senza quartiere appena fuori da Tokyo. I resti dei droidi di Ageha, il titano di Gottfrid e Ageha stessa in una pozza di sangue sono stati ritrovati ieri notte dai soccorsi >> un “oooh” generale pervase la sala. << Questo mette me, ma soprattutto la nostra azienda, in una posizione molto delicata. L’accordo che abbiamo preso col Direttivo ci consente di attivare le nostre forze di autodifesa in caso di attacco, ed è una cosa che qui nessuno vuole. Tuttavia, mi secca constatare che dopo i recenti avvenimenti, tra cui le ingiuste accuse mosse a mio figlio, è evidente che qualcuno miri a distruggerci. E solo qualcuno dall’interno potrebbe averne le conoscenze e la forza. >>

Fredrika a quel punto intervenne << E se uno dei colpevoli fosse stato proprio Gottfrid, oppure Ageha? Uno dei due aveva scoperto la spia e ha deciso di farla fuori. >>

Iwano era ancora rimbambito ma quella difesa era proprio ciò che avrebbe voluto dire lui per depistarli. Si segnò su un taccuino inesistente di offrirle da bere.

Francis scrutò i presenti. << Lo ritengo improbabile. >> questo sorprese parecchio Fredrika. Prese una ciocca di capelli e cominciò a giocarci nervosamente.

<< Nessuno dei due mi ha avvertito di questa eventualità. Quando una persona sa di essere nel giusto avverte le forze dell’ordine, i superiori o cerca alleati altrettanto nel giusto. Il fatto che nessuno dei due lo abbia fatto mi porta a credere che o entrambi fossero all’oscuro di questa spia o magari ne fossero a conoscenza ma avessero altrettanto da nascondere per non riferirmelo. >>

Iwano evitò di cadere su un lato puntellandosi a terra.

<< So bene che tra di noi nessuno era un santo ma posso garantire per chiunque dei miei >> si rivolse all’uomo sconosciuto in giacca e cravatta notato prima << che nessuno di loro è una spia. Ci lavoro da anni col mio personale. >>

L’uomo parve non gradire quella risposta. Si presentò aggiustandosi il colletto e alzandosi in piedi.

<< Signori, sono Venceslas, del Direttivo. Sono stato mandato qui in qualità di consulente per poter fare ciò che so fare meglio: consigliare. La questione è semplice, e ve la metto sul piatto immediatamente. Il Direttivo non tollera colpi di stato. Il Direttivo non tollera che qualcun altro abbia la forza militare per poter attuare colpi di stato. Il Direttivo… >> prese una leggera pausa prima di continuare << ...non tollera neanche chi ha buoni motivi per poter attuare un colpo di stato. E qui in questa azienda ne abbiamo due su tre. La faccenda è diventata di dominio pubblico e non può più essere ignorata. Non mi interessa sapere se questa spia esiste o meno, trovatela e bruciatela per quel che mi riguarda. Quello che voglio io, in qualità di portavoce del Direttivo nella sua eminente persona, è che questi atti di terrorismo cessino all’istante, che vengano eletti nuovi dirigenti e che la situazione torni sotto controllo. >>

Venceslas non aveva certo bisogno di andarle a dire, era stato cristallino. Persino Iwano, intontito com’era, aveva afferrato la gravità della cosa. << Avete tre giorni di tempo per decidere chi sostituirà i vecchi colleghi, signori. >> si riaccomodò mettendo le mani a coppa.

Francis sembrava ancora più umido di prima in volto.

<< Dunque, come avete sentito, la situazione è questa. Troveremo questa spia ovunque si nasconda e mostreremo la sua testa alle tv pubbliche per far capire che qui terroristi non ce ne sono. In più, io insieme al consulente Venceslas e a un comitato scelto da noi decideremo i nuovi dirigenti. Ci sono domande? >>

Nessuno aveva domande, nessuno alzò la mano. Iwano però non riuscì a trattenere un conato di vomito e rilasciò tutto sul tappeto. Questo di certo non avrebbe fatto buona impressione su chi avrebbe deciso se farlo entrare o meno alla Dirigenza.

 

Una volta tornato lucido però si poneva il problema di Fredrika. Per aumentare il proprio prestigio avrebbe sempre potuto venderlo ai superiori in quanto spia. Lei però non aveva niente di concreto in mano, non potevano crederle. E Iwano vantava comunque un’esperienza decennale là dentro, non era facile dimostrare che fosse una spia. Al contrario, lui avrebbe potuto vendere lei. Un sorriso comparve sulle sue labbra secche.

Aveva ancora un alleato inconscio ora che la sua mente ricominciava a carburare. Mandò un messaggio a quella persona dalla sua postazione. Si avvicinò alla finestra che dava a vedere su quel panorama di palazzi e grattacieli che sfioravano il cielo con un dito. Velivoli, automezzi, droidi, forze di pacificazione. Era un tessuto difficile da gestire ma occorreva un solo capo, una sola volontà.

Micheal entrò nella sua stanza senza avvisare prima, Iwano lo accolse a braccia aperte. Il suo piano era stato un successo. L’amico invece sembrava interdetto e si allontanò dall’abbraccio di Iwano.

<< Non...non ce l’hai con me? >> se prima non osava guardare nessuno negli occhi, ora per la vergogna guardava i propri, di piedi.

<< Per cosa? >>

<< Per aver rivelato a tua moglie ciò che le hai fatto >>

Quelle parole suonarono vuote dentro di lui. Aveva una moglie? Non ricordava di averne mai avute. Quella parola, associata a un volto vuoto di un manichino senza espressione, non gli suscitava alcun sentimento. Doveva essersi rimosso qualche altro ricordo, forse perché gli tornava utile. Non ci badò.

<< Ti sei forse cancellato dei ricordi? G-guarda che è pericoloso cancellarne troppi. Non te lo consiglio, sai? I brutti ricordi sono alla base dell’esperienza, se ti cancelli il ricordo in cui ti scotti per la prima volta sarai inesorabilmente portato a scottarti un’altra volta >>

<< Non ho chiesto il tuo parere. Non sono arrivato fin qui chiedendotelo, e non lo chiederò in futuro. Puoi andare e… >> congedò l’amico con un << ...pazienza, se non ricordo neanche di averla conosciuta o di essermici affezionato, è come non aver perso niente. >>

<< E Iris? >> Michale boccheggiava, indugiando sull’uscio.

Iwano parve sconvolto, sul suo volto si disegnò un alone di tristezza.

<< Iris è morta, tanto basta. >>

 

2.

 

Gli sembrava di aver dimenticato qualcosa. Aveva quella orrenda sensazione di aver lasciato qualcosa di importante in un posto sbagliato, o di aver scordato una scena importante di un film che magari si rivela solo durante un dejà-vu. La televisione era l’unico svago che aveva, per ora.

<< Sì Jones, come il portavoce dell’ONU ha riferito, qui è tutto pronto per l’assalto finale alla capitale, l’ultimo baluardo contro le forze terroriste di Al-Mushraafi colpevoli di aver fomentato guerre in Occidente, di aver armato dei bambini, di aver usato la loro propaganda per plagiare delle giovani menti a farsi saltare in aria. Scusa se non riesco a trattenere le lacrime ma sono contenta perché questo incubo sta finalmente per avere fine >>

Il presentatore, commosso, annuiva. << E che ci dice invece Kazuo, il nostro inviato ad Akihabara? La Engine & Care è stata nell’occhio del ciclone in queste ore! I social sono pieni di commenti negativi per la stessa, c’è chi aderisce a teorie del complotto, chi pensa invece che sia colpa dell’eccesso di tecnologia, chi invece cerca di attuare un minimo di debunking, come il nostro ospite di stasera, il professor Paul Lehmann, in collegamento con noi da Francoforte. Buonasera professore >>

<< Buonasera a lei. >>

<< Cosa può dirci della situazione? Sono stati trovati droidi fusi, un titano stealth di classe Macbeth, di cui ricordo essere disponibili solo cinque esemplari attualmente funzionanti. >>

<< Dunque, bisogna capire innanzitutto il coro delle voci di dissenso. È chiaro che la casalinga priva di degna documentazione scientifica non possa che adeguarsi al pensiero del volgo imperante, che quindi veda la risposta a tutto sostanzialmente in tre cose: Il Direttivo vuole ucciderci tutti, il Direttivo ci vuole tutti ammalati e, con qualche variante, il mondo finirà tra qualche minuto >> il professore si scompose per una breve risata trattenuta.

<< Certo, immagino. Alcune persone riferiscono di aver sentito degli spari e qualcuno parla anche di colpi di stato. Che ne pensa, professore? >>

<< Che il principio base della scienza è immutato da centinaia di anni perché continua a servirci egregiamente -o non saremmo qui ora-, e cioè che sta a chi afferma portare prove. Quando queste persone disporranno di analisi statistiche, chimico-fisiche e di qualche vera pistola fumante se ne potrà parlare, fino ad allora sono chiacchiere da bar. >>

<< Molto bene, la ringrazio Professor Lehmann. Passiamo ora a… >>

Le parole dell’inviata si persero nel silenzio. Non aveva voglia di sentire di altri massacri. Stranamente, ne aveva abbastanza e si sentiva nauseato da quello che ancora doveva fare.

In ogni caso si coricò relativamente presto, ora non era più tempo per bere: doveva apparire in forma smagliante per sbaragliarli tutti, ancora una volta.

 

Il terzo giorno, si ritrovarono tutti di nuovo nello stesso ufficio. Questa volta parlare e farsi sentire era ancora più difficile a causa del maggior numero di emittenti nazionali presenti e anche di Credenti. Stranamente il loro numero si era ingrossato.

Con le mani sul tavolo, Francis aspettò un cenno da Venceslas che accorse subito.

<< Dunque, vi comunico la mia decisione. >>

Furono attimi di calma prima della tempesta. Chi tamburellava col dito, chi agitava il piede accavallato, chi di sotto urlava chiedendo a gran voce la verità.

<< Ho trovato la spia. Fatevi avanti >>

Due pacificatori entrarono, affiancandosi a Fredrika. La presero di peso dalle ascelle e la sollevarono senza fatica. Lei sgranò gli occhi, non capendo.

<< Cosa diamine state facendo, siete impazziti?! Francis, digli di fermarsi >>

<< Fredrika, ho indagato su tutti voi. Tu hai venduto alcuni dei nostri progetti ad un’azienda rivale. Lo so perché quando si paga profumatamente anche i tuoi nemici collaborano. Neghi? >>

Uno dei pacificatori le strappò la manica per tastarle il polso. Le stava misurando le pulsazioni.

<< No...ma è stato un errore di tanto tempo fa...ho rimediato dando anima e corpo per questa azienda, lo giuro! >>

Francis non la stava neanche ascoltando, aveva già deciso. Giudice, giuria e boia. << Portatela in internamento, fin quando non sapremo cosa farcene. >>

Venceslas sembrava soddisfatto, un capro espiatorio era stato trovato. Per un istante Iwano aveva creduto che li avessero scoperti o che lei lo avesse venduto, e invece avevano solo svolto delle indagini superficiali scavando nel suo passato. Per fortuna lui era pulito, non aveva mai fatto niente del genere.

L’uomo in giacca e cravatta si alzò << Possibile che solo una spia abbia fatto tutto questo da sola? Direi di trovarne almeno due, non crede? >>

Matsuda aveva dimenticato di richiudere la bocca. Aveva ingenuamente creduto che una testa saltata fosse sufficiente. << Non capisce? La gente non è stupida, deve saltare fuori almeno un piccolo gruppo per rendere le cose credibili. Poi forse potremo anche inventarci dei collegamenti con la Yakuza o con i terroristi. >>

Francis annuì amareggiato. Gli si leggeva in volto “e ora dove lo pesco un altro?”

<< Mentre, per quanto riguarda i nuovi dirigenti… >>

Iwano si sporse dalla sedia per ascoltare meglio, anche se non ne aveva bisogno.

<< Una dei candidati era proprio lei, per cui credo di dover rinviare la decisione. >>

Venceslas si alzò di nuovo in piedi visibilmente contrariato << eravamo d’accordo che in tre giorni avrebbe sostituito i dirigenti. Devo forse ricordarle… >>

<< Non ricordi a me quello che so da almeno vent’anni che sono qui. Non faccia la voce grossa con me che sono pur sempre il maggior azionista. Non dimentichi che lo status quo è garantito dai rapporti di reciproca fiducia tra quello che io rappresento e quello che lei rappresenta. Lasci a me queste decisioni e si occupi delle scartoffie. >> Matsuda aveva sicuramente scelto di tirare fuori le palle. La cosa non passò inosservata ma non fece altro che aumentare la tensione tra la Engine & Care e il Direttivo.

Iwano intervenne, spezzando l’acredine nell’aria.

<< Ha detto una dei candidati. Gli altri chi sarebbero? >>

<< Be’, c’eri anche tu. Ma visto come ti sei presentato l’altra volta abbiamo deciso di non tenerti in conto. E poi basta, nessuno ha le vostre stesse ore di servizio, per questo mi occorre tempo per svolgere altre indagini. >>

 

Uscì da quella stanza ripulendosi la fronte dal sudore. Vedere quei pacificatori all’opera di certo non lo aiutava. Sapere dal capo in persona di essere stato scartato per così poco, neanche.

Al suo cellulare integrato arrivò una chiamata, era Fredrika. Probabilmente l’unica telefonata che poteva fare all’avvocato aveva scelto di farla a lui.

<< Ascoltami bene, pezzo di merda >> intonò lei senza dargli il tempo di rispondere

<< Mi tiri fuori da qui. Non voglio neanche sapere come, mobilita tutti i tuoi droidi o fatti saltare in aria ma fallo o io parlerò del nostro accordo. Se mi devono ammazzare, tanto vale che tu venga con me brutto bastardo, hai capito? >>

<< Sì. Ho capito. >>

Chiuse la chiamata. La situazione si stava esacerbando molto rapidamente, occorreva agire ancora meglio, ancora più rapidamente.

Forse i nuovi inconsapevoli alleati potevano servire allo scopo. Chiese al suo staff di contattare le agenzie di stampa, mediatori, articolisti, opinionisti e di sponsorizzare il nuovo evento che si sarebbe tenuto nella Hall delle Conferenze proprio alla Engine & Care. Ora ne aveva l’autorità.

 

Quella sera si presentarono le maggiori TV nazionali, i blogger, ormai assurti al rango di intellettuali di regime, i vari influencer tra cui opinionisti vari e anche i suoi nuovi alleati inconsapevoli, i seguaci del Nuovo Messia. Il giornalista che svolgeva il ruolo di moderatore era in piedi con un palmare elettronico, accanto a lui seduti su delle poltrone rosse imbottite sedevano Francis Matsuda, il Messia in persona, un uomo dall’aria trasandata con borse sotto agli occhi e calvizie incipiente, altre tre persone che Iwano non conosceva e infine Iwano stesso, con il compito di supportare con dati ed evidenze il discorso di Matsuda. Venceslas osservava la scena dal pubblico in sala, a braccia conserte. Quando gli aveva chiesto cosa avesse in mente gli aveva risposto che un’apparizione in TV con un dibattito faccia a faccia con gli oppositori avrebbe sicuramente giovato all’immagine dell’azienda. Del resto Matsuda nei confronti in pubblico era campione imbattuto, non c’era nulla da temere da gente impreparata e inesperta priva di ottimizzazioni cerebrali.

<< Allora, signore e signori, benvenuti. Siamo qui stasera per affrontare insieme la questione scottante della Engine & Care, accusata di alcuni complotti interni alla stessa, e fare finalmente luce insieme. Vi ricordo che potete votare con l’emoticon di preferenza il commento dei nostri ospiti e condividere il vostro pensiero sulla nostra pagina social. Cominciamo da lei, signor Kawada >>

L’uomo trasandato annuì come se si fosse preparato la lezione da dire al professore.

<< Sì Jones, io e i miei colleghi abbiamo recuperato prove inoppugnabili di questo complotto contro i cittadini >>, fu immediatamente interrotto da una delle persone che Iwano non aveva riconosciuto, il professor Paul da Francoforte, il debunker, << Le prove che avete presentato sono fallaci e inconsistenti. A dirla tutta, inconcludenti >> fece un gesto vago con la mano, accennando a un diniego. L’altro riprese come se niente fosse << Non è un caso che tutto ciò avvenga proprio all’alba dell’assalto finale alle forze del Califfato. I loro leader si sono stufati e hanno deciso di colpire qui, in Giappone, dove le tecnologie militari che vengono usate là in quei paesi vengono prodotte. >>

A riprendere la parola fu Paul ma Jones lo interruppe << Perché lo avrebbero fatto? Non è un complotto contro i cittadini? >>

<< Quel che ho detto non esclude spionaggio industriale, pressioni politiche e sobillatori all’interno dell’azienda. In tutto questo la direzione della E&C cosa ha fatto? Niente di niente. Anzi, sappiamo che ha avuto contatti direttamente con tutti i membri del Direttivo in persona. Questo perché ormai a comandare sono loro, è chiaro. >>

Il pubblico fremeva in sala, il professore annaspava, Matsuda aveva solo trattenuto un sorriso.

<< Posso parlare? >> prese infine la parola. << Ma certo signor Matsuda, siamo qui apposta per lei! >>

<< I colpevoli sono stati trovati tutti quanti. E a breve verranno spediti a chi di dovere per l’esecuzione capitale. Io, in qualità di ciò che rappresento, sono davvero dispiaciuto di aver dato un’immagine sbagliata ai miei cari amici consumatori. Posso garantire che nella mia azienda i controlli sono presenti, questo lo garantisce l’ente preposto >> lanciò un’occhiata a Iwano << e tra di noi non ci sono né terroristi né pazzi. La produzione riprenderà a pieno regime grazie al vostro supporto. >> all’ultima frase sfoderò un sorrisone che nemmeno un attore avrebbe saputo eguagliare.

Kawada non sembrava convinto. << Allora perché sono stati ritrovati i resti di alcuni droidi da combattimento e i segni di una lotta? Addirittura sono stati trovati dei pezzi di un robot enorme, grande quanto un palazzo. Perché state coprendo tutto questo? Cosa avete da nascondere? >>

Matsuda alzò le mani << assolutamente niente amico mio. Abbiamo fornito tutti i dettagli in nostro possesso al Direttivo e alle forze di investigazione. La legge e la procedura faranno il loro naturale percorso per darci tutte le risposte. >>

Kawada cominciò ad agitarsi sulla sedia << Questa non è una risposta, non ha detto niente di concreto! Venditore di fumo! >>

Il professor Paul lo fermò prima che potesse inveire ancora << Signori, è ridicolo. Anche se fossero stati trovati dei rottami presso una città che viene elogiata dal mondo intero per produrre ogni anno tonnellate di ferro e droidi >> seguì una risata generale compiaciuta << perché il cittadino medio pensa subito ad un complotto, e non, che so, ad una discarica infelice e abusiva, o persino a un errore di trasporto di suddetti mezzi? >>

Kawada ovviamente non aveva dati per replicare. << È una sfida impari questa. Mi si chiede di dimostrare un complotto su carta protocollata e controfirmata da chi il complotto lo avrebbe commesso. Come potrei farlo? Il fatto che non riesca a presentare prove vuol dire che mi è impedito, non che non esistano o non sia così! >>

Paul rise a crepapelle e con lui almeno metà del pubblico << quindi secondo lei dovremmo credere alle fantasie di chi legge troppi E-book fantasy, senza niente in mano, e che magari ha studiato alle scuole serali? Suvvia. Tra l’altro, signor Kawada, che scuole ha fatto? >>

Il signor Kawada digrignò i denti << questo non è rilevante >>

Comprendendo che la situazione pareva essersi scaldata abbastanza, Iwano fece la sua mossa.

<< Se permettete, ho io qualche dato. >> Matsuda lo guardò come se avesse visto uno spirito. Avrebbe dovuto comunicare solo con lui, non lui direttamente. Anche Jones parve sorpreso e gli concesse immediatamente la parola.

<< Uno dei due morti era un dirigente della E&C, il suo nome era Gottfrid. >> Si rivolse poi al Debunker << ho qui tutta la documentazione, se dopo vorrà visionarla >>; il signor Paul non proferì parola.

<< È stato ucciso da un altro membro della dirigenza insieme ai suoi droidi perché era Credente. Tu, lì, fai una rapida indagine su qualsiasi motore di ricerca. Prova a trovarmi una sua foto mentre fuma o mentre beve e ti faccio milionario. >>

L’uomo tra il pubblico che era stato interpellato cercò, e non trovò nulla. Un addetto gli avvicinò il microfono alla bocca e quando mostrò la pagina vuota calò il silenzio più assoluto. Solo Matsuda stava cominciando a sudare freddo.

<< Ho invitato qui il signor Keiji, che alcuni di voi conosceranno sotto lo pseudonimo di “ Ultimo Messia” perché ho voluto rendere a lui e a voi la verità. >>

L’uomo chiamato Messia, un uomo in abiti bianchi molto larghi con dei ricami in oro e riccio come una pecora, fece cenno di ringraziamento con la testa.

In studio ora regnava il silenzio, nessuno osava romperlo. Per questo fu di nuovo Iwano ad anticipare la domanda. << Lo hanno fatto perché Gottfrid era scomodo in azienda. Tutti erano per l’ottimizzazione completa dell’essere umano ma lui no. Lui era per l’azione bilanciata e per la libera scelta. >>

Gli occhi di Kawada brillavano di luce propria << avete visto? Avete visto? >> continuava a ripetere.

<< I credenti sono più forti di quel che sembrano e sempre di più >> mentì Iwano << non potevano correre il rischio che Gottfrid prendesse le redini dell’azienda, per questo lo hanno estromesso. >>

Tutti insieme esplosero in un boato assordante, chi lanciava oggetti, chi piangeva, chi ticchettava sul proprio palmare, chi registrava, la notizia era ormai in rete. Anche Matsuda aveva ritrovato la parola << Menzogne! Sporche, volgari menzogne! >>

Il conduttore agitava le braccia e chiedeva aiuto alla regia per contenere la situazione. Vista l’audience raggiunta gli comunicarono di lasciarlo fare.

Iwano riprese a parlare fornito di un microfono amplificato << Questa è la verità. E posso dimostrarlo. C’è un nuovo apparecchio alla E&C di mia invenzione. Può sondare le persone e i loro pensieri. Applicatene uno a me e uno al mio capo, il signor Matsuda. Chi si rifiuta, o chi viene ritrovato in possesso di informazioni scomode, darà la risposta che tutti cerchiamo.

Io posso fornire questo strumento alle autorità, lei signor Matsuda accetta la sfida? >>

Il dito puntato contro il suo capo, anzi, quello che presto sarebbe stato solo un altro ricordo da eliminare, non concedeva scampo. Messo sotto pressione Matsuda accettò con riluttanza. Era fatta.

 

3.

 

Era fatta. Ormai aveva fatto la sua mossa in quella grande e infinita scacchiera mondiale, e aveva messo nel sacco il più grande retore mai esistito. Da quella sera era diventato una celebrità: alcune donne avevano cominciato a fargli una corte spudorata, altrettanto facevano giornalisti e intervistatori che si contendevano le sue parole come acqua nel deserto. E Iwano li dissetava una goccia alla volta, rivelando via via dettagli sempre più interessanti. Rivelò che la sua amica Fredrika era stata trattenuta e accusata di spionaggio industriale per coprire la vera spia, che era proprio Matsuda. Pertanto chiedeva che la sua pena fosse rinviata dopo il “test” che avrebbe dimostrato la colpevolezza dell’uomo.

Inutile dirlo, dopo aver rivelato l’esistenza del Mnemo, il mondo era cambiato. L’immagine dell’azienda ne aveva risentito ma le informazioni che trapelavano sulle potenzialità di quell’aggeggio le avevano dato prestigio mondiale. Tutte le agenzie governative, quelle di contractor, persino quelle di investigazione, volevano dotarsi di strumenti che potessero leggere i ricordi. Poi si accodarono i cittadini comuni che volevano sapere la verità sul proprio partner, i datori di lavoro che volevano sondare i propri lavoratori, e così via. Tutto il mondo voleva il Mnemo. Chiaramente non tutte le potenzialità erano state rivelate, come quella che permetteva di rimuovere i ricordi indesiderati. Alcuni scienziati e biologi alzarono delle proteste di tipo ideologico ed etico ma vennero letteralmente travolti e subissati da critiche da chi invece aveva in testa quell’oggetto così proficuo. L’etica era morta da quando Iwano aveva rivelato al mondo quella profezia moderna. La verità era alla portata di tutti, persino del cittadino medio, e tanto per incrementare le aspettative, Iwano disse che sarebbe stato creato anche un modello per il cittadino comune, e non solo per quello più ricco.

Il giorno fissato per il confronto tra Iwano e Matsuda lo aveva richiesto Iwano stesso per preparare tutto ciò che gli occorreva, non ultimo per selezionare i ricordi che avrebbe portato.

In quel lasso di tempo Venceslas venne a trovarlo più volte, incuriosito dal nuovo strumento. Voleva l’esclusiva perché affidare un potere simile a chiunque poteva rivelarsi eccessivamente pericoloso ma non aveva osato pretendere più di tanto vista l’attenzione mediatica. Iwano aveva acconsentito a fargli esaminare un modello nel laboratorio dell’azienda sotto stretta sorveglianza e, una volta certificata la sicurezza dello strumento, venne accordata anche la produzione in massa.

Ormai Matsuda non aveva più grande potere discrezionale, era stato dato già per sconfitto e gradualmente era stato abbandonato da tutti, persino da Venceslas stesso. Manteneva ormai solo un potere di facciata con cui vidimava gli ordini di Iwano. Non gli aveva rivolto la parola neanche una volta da quella sera, e sicuramente avrebbe escogitato qualcosa.

I primi Mnemo prodotti in massa cominciarono a essere messi in vendita, il primo giorno furono venduti tre milioni di prodotti e le vendite si mantennero costanti per due settimane prima di saturare il mercato. I nuovi esemplari erano modificati rispetto all’originale: erano impianti cerebrali e non più palmari esterni, si poteva sondare i propri ricordi ma non cancellarne. Si poteva crearne di nuovi ma nessuno disponeva degli strumenti adatti per farlo. “Forse sarà il prodotto successivo” valutò Iwano, nella sua nuova casa a trentadue piani. Anche lui ora disponeva di un piccolo esercito di droidi e di un laboratorio protetto in cui poter fare esperimenti con un intero team di ricercatori alle sue dipendenze che venivano “soggiornati” in quel palazzo, per evitare che troppe informazioni si disperdessero.

Michael era stato ricompensato con la direzione del team di sviluppo e un’ala interamente dedicata a lui. Era l’unico che non venisse sottoposto a regolari controlli, si era guadagnato la fiducia del suo amico e lo aveva servito bene dopo tutto quel che era successo. Non uscivano più per le loro serate, anche perché ormai Iwano era completamente circondato da paparazzi e compromettere la propria immagine sarebbe stato deleterio.

Riuscì anche a vedere Fredrika nelle celle di detenzione sotterranea dell’azienda, sotto stretta sorveglianza. Lei si complimentò del lavoro fatto, aveva visto tutto con una mini televisione da lì e gli aveva battuto le mani appena lo aveva visto.

<< Impressionante. Sembri essere un Re Mida. Trasformi in oro tutto ciò che tocchi. >>

Lui arrossì ma sapeva che era la verità. Era merito suo, solamente suo, e non lo avrebbe spartito con nessun altro. Le promise che dopo il confronto l’avrebbe liberata.

<< Dì la verità. Cosa credi che troverai nel cervello di Matsuda? >>

Ci pensò un po’. In effetti di lui non sapeva granchè, si era giocato tutto nella speranza che rifiutasse, sicuramente compromesso come chiunque altro agli alti livelli. Invece aveva accettato. Doveva avere un asso nella manica ma non aveva idea di quale potesse essere.

<< I codici dei nano-droidi. Solo un dirigente può usarli. Solo un dirigente ha in memoria quei codici. >>

 

Il giorno del confronto arrivò troppo rapidamente. Alla E&C erano presenti tutti ad assistere: Matsuda, Iwano, Fredrika, Venceslas, il Nuovo Messia e ancora più giornalisti dell’altra volta. Naturalmente era presente anche l’esercito di autodifesa, le forze di pacificazione e diversi blindati. A sorvolare lo spazio aereo, alcuni elicotteri.

Michael stava dirigendo lo staff tecnico ma anche Matsuda aveva richiesto un proprio team di esperti per valutare che la macchina fosse la stessa per entrambi e non fosse manomessa.

Sia Iwano che Matsuda indossavano un camice bianco e alcuni elettrodi applicati alle tempie per assicurarsi del corretto funzionamento degli strumenti e del loro stato di salute. Gli ingegneri e i tecnici di Matsuda ebbero il permesso di controllare gli apparecchi. Una volta ultimati i ritocchi finali, si sedettero su due lettini contemporaneamente. Il Mnemo venne applicato prima a Iwano.

Essendosi cancellato quasi il 90% dei ricordi degli ultimi mesi non aveva nulla da temere. Aveva lasciato, per fare scena, qualche ricordo vergognoso in cui da bambino bagnava il letto o di quando con gli amici fumava erba in gioventù. Non trovare niente di niente li avrebbe sicuramente insospettiti.

Su uno schermo furono trasmesse in mondovisione le immagini degli ultimi mesi della sua vita, scandagliate una per una da uno dei tecnici di Matsuda. Com’era lecito aspettarsi, il pubblico rise di gusto vedendo i suoi ricordi “vergognosi” ma fu più per compassione che per ribrezzo o paura. Non trovando nulla, dovettero infine disconnetterlo. Non un bottone fuori posto, non un solo crimine, zero.

E ora toccava al suo rivale. Era stato lui stesso a rivelare di essere in contatto con aziende concorrenti quando aveva svolto delle ricerche sulle spie. Non sarebbe stata una sorpresa trovare ricordi in cui si metteva d’accordo con qualcuna di queste aziende per giocare in borsa e far oscillare la domanda di beni e servizi, o ancora ricordi di tangenti e collusioni con la Yakuza.

Michael, scelto da Iwano per la prova, fece per applicare il Mnemo anche a Matsuda ma la sua mano lo fermò bruscamente. Un brusio percorse la sala.

<< Non volevo ma mi ci avete costretto. Intervieni >> comunicò con qualcuno l’uomo disteso.

Un’esplosione spazzò via un’ala del palazzo e una gigantesca mano robotica frantumò il controsoffitto artigliando Matsuda. Quello si appoggiò al pollice gigante e ringraziò mentalmente l’amico intervenuto in sua difesa. Gottfrid uscì dall’abitacolo del suo titano. Era notevolmente più ottimizzato di quanto non fosse prima dell’esplosione in cui si credeva fosse morto. Metà del suo volto era stato rimpiazzato da alcune bande di metallo, così come metà del suo corpo.

La folla correva a destra, a sinistra, non conoscendo la planimetria scappava come un gruppo di formiche in una colonia in cui è stato versato piombo fuso. Esplose il caos tra urla e spari, anche l’esercito era intervenuto. Quel colosso non era arrivato da solo, aveva il supporto di un piccolo esercito messo insieme in segreto dai due. Dall’alto, Matsuda si rivolse a Iwano.

<< Sì, è vivo. Me ne sono occupato io recuperando il suo corpo in terapia intensiva e aiutandolo a riprendersi. Mi ha raccontato cos’è successo. Ci sei tu dietro tutto questo, vero? >>

Iwano non rispose. Il fascio di luce prodotto dal titano divelse metà del laboratorio: schegge di vetro e metallo ovunque. Iwano raccolse rapidamente il Mnemo nascondendosi dietro a delle macerie.

<< Nessuno saprà cos’è successo esattamente. La verità non è mai stata una priorità, men che meno ora. >> era visibilmente contrariato, come non lo aveva mai visto. Gottfrid gli passò un’unità tutelante e una pistola a proiettili ad alta penetrazione e tiro rapido.

<< Tu però sei un ostacolo, devi crepare qui e ora. Tu diventerai la spia, tua sarà la testa che venderò ai media! >> aprì il fuoco e una raffica di dodici colpi esplose tutt’intorno alle macerie. Un proiettile riuscì a ferirlo alla spalla attraverso il legno e il metallo. Per fortuna tutti e quattro i suoi arti erano stati modificati e riuscivano a resistere a ferite simili. Essendosi spogliato per il test però non disponeva di armi e il colosso controllava a vista tutte le uscite. Da fuori nessun aiuto sarebbe arrivato. Quello che prima era il laboratorio dell’azienda ora si presentava come un ammasso di calcinacci, cemento, tubi di ferro e vetro sparso. I cadaveri scomposti o smembrati disseminavano la zona ostruendo ulteriormente le vie di fuga.

<< Possiamo trovare un accordo! >> propose Iwano, a corto di idee. Con lo sguardo cercava Michael. Tra i cadaveri non c’era, doveva essere scappato.

<< No, Iwano Hehn. Nessun accordo. Nessuno scampo, come quello che volevi lasciare a me. La mia intenzione era di usare la tua strategia contro di te ma non mi aspettavo un simile grado di purezza interiore, oltre al buon Gottfrid. >>

<< Lo prendo come un complimento >> scherzò Iwano. Nessuno rise però.

<< Pazienza, avevo già preso le mie precauzioni. Anche Venceslas è stato fatto fuori, nessuno saprà cos’è successo qui dentro. Vieni fuori, da uomo a uomo. Sistemiamola noi due. >>

<< Bel coraggio a proporre un duello ad armi pari quando sei seduto su un pezzo di metallo alto una ventina di metri. >>

Matsuda si lasciò sfuggire una risata tronfia.

La comunicazione integrata con Michael si aprì all’improvviso, << Sto arrivando, ti porto un’arma. >>

 

4.

 

Non aveva scampo. Il titano lo teneva sotto tiro, Matsuda lo teneva sotto tiro. Da fuori arrivavano rumori di spari ed esplosioni.

Michael comparve da una delle uscite di sicurezza, aveva addosso un’unità tutelante. Ogni laboratorio per legge ne forniva alcuni per fortuna. Invece che passargli l’arma però fece fuoco direttamente contro il titano, fallendo il tiro. Matsuda aprì il fuoco contro di lui, riuscì a ripararsi ma qualche colpo lo raggiunse. Il suo camice bianco cominciò a macchiarsi di rosso.

<< Scappa, idiota! >> gli urlò nella comunicazione privata tra loro due. Quella si spense subito dopo.

<< Gottfrid, puoi occupartene tu, per cortesia? >>

L’uomo uscì dall’abitacolo del proprio gigante, anche lui bene armato, e corse dietro a Michael.

A quel punto Matsuda scese a terra, facendo attenzione ai vetri. Inserì un nuovo caricatore nella pistola e cominciò ad aggirare la montagnetta di detriti che proteggeva Iwano.

<< Sai, forse è un bene che sia finita così. Non volevo guerre, non volevo violenza ma mi ci hai costretto. Ho dedicato la mia vita a questa azienda, non la lascerò nelle mani di nessun altro. >>

<< Non hai pensato che una simile azione potrebbe pregiudicare i rapporti col Direttivo e annientare questa società per sempre? Sono loro che decidono chi può sperimentare e chi può costruire, non tu. >>

<< In tal caso, le leggi cambieranno. Io sarò il nuovo Direttivo. I media diranno quello che io dirò loro di dire. E grazie ai tuoi nuovi impianti nelle persone, potrò controllare i loro ricordi e usarli contro di loro se necessario. Il mondo è ai miei piedi, questa distruzione è solo il preludio a una nascita esemplare. >> Aveva un tasso di adrenalina altissimo, poco ma sicuro. Il calcolatore razionale di Iwano dava sempre la stessa risposta, nessuna soluzione.

Una volta faccia a faccia era inutile nascondersi. Si alzò in piedi, se non altro sarebbe morto da uomo. Sempre ammesso che ancora lo fosse.

Matsuda gli puntò contro la pistola. << Sei un ottimo elemento. Ho deciso che userò i tuoi ricordi per creare mille impiegati come te ma senza tutta la tua maledetta ambizione. Ti plasmerò come un dio e tu sarai dalla mia parte. >>

<< Potrei già esserlo. Trova un’altra spia, un altro capro espiatorio. Era tutto un piano di Venceslas, del Messia. >>

<< No. >>

Quello fu l’ultimo monosillabo a risuonare nel silenzio di quella cattedrale in cui stava per essere eseguita la sentenza capitale.

Zack”, nell’aria risuonò un fendente portato con maestria e poi affondato nella carne.

Iwano riaprì gli occhi. Il braccio di Matsuda era caduto per terra, reggendo ancora la pistola. Matsuda prese a urlare, dimenandosi, mentre fiotti di sangue uscivano dalla ferita. Di fronte a lui, Sbriga-Scartoffie, con la lama sguainata e gocciolante. Iwano non aveva alcun ricordo di quel droide e temette che volesse ucciderlo. Quello invece gli porse il Mnemo di riserva che doveva aver trovato a casa sua, del resto conosceva la combinazione della cassaforte. Iwano una volta connesso ricordò ogni cosa.

Non aveva più avuto notizie della sua creazione, aveva avuto troppo da fare per curarsi di lui. Non vedendolo arrivare credeva fosse stato distrutto insieme agli altri droidi.

Matsuda si rifugiò dentro il titano di Gottfrid e lo spinse a trasformarsi e a partire in modalità stealth. Frantumò ulteriormente il buco che aveva scavato all’entrata per uscire e una scossa sismica sorprese Iwano. Occorreva fuggire da lì. Alcuni blindati presero a cannoneggiare il velivolo.

Mentre Sbriga-Scartoffie ripuliva la strada però ritornò sui propri passi. Non poteva lasciare soli Michael e Fredrika.

Imboccò il corridoio che avevano preso prima i due e fu facilitato da alcune scie di sangue che lo portarono di fronte alle porte semi divelte di un’altra stanza. Il suo droide scostò la porta per vedere meglio, poi entrò, seguito da Iwano.

All’interno, Gottfrid era disteso a terra insieme a Michael mentre Fredrika reggeva una mazza.

<< Sei vivo? >> chiese a Iwano, sorpresa.

<< Michael come sta? >>

<< Quando sono arrivata io lo stava pestando ma l’ho colpito da dietro con questa >> mostrò la mazza, che aveva ancora un ciuffo di capelli attaccato insieme a del sangue incrostato.

<< È ancora vivo, cosa ne facciamo? >>

<< Presta le prime cure a Michael, io mi occupo di lui >> il droide si caricò in spalla il corpo dell’ex dirigente tornato in vita e fece rotta di nuovo verso il laboratorio.

Iwano tirò fuori il Mnemo che aveva salvato prima. Sarebbe stata la sua salvezza ancora una volta.

Ci volle un po’ di tempo per localizzare Venceslas sotto le macerie. Era morto.

Fredrika lo guardò con apprensione. << Se sono morti l’attività cerebrale è zero, non possiamo estrapolare loro nessun ricordo. Il Direttivo non possiamo controllarlo senza quest’uomo. >>

<< Ho un’idea migliore. >>

Gottfrid, ancora svenuto, era stato adagiato per terra e connesso al Mnemo. Fu Iwano a introdursi nelle sue memorie e a rubare i codici di attivazione delle difese del palazzo, tra cui i preziosi nano-droni.

Una volta ottenuti quelli corse a perdifiato verso l’area dell’azienda che li conteneva. Nessuno in giro. La parentesi dell’assalto era stata breve ma intensa, le forze di autodifesa non erano ancora penetrate all’interno. Sul tastierino alfanumerico di fronte al palmare d’accesso del laboratorio più protetto del mondo inserì il codice che aveva trovato dentro la testa dell’ex dirigente. Le porte si aprirono lateralmente con un leggero sibilo. Una delle due si bloccò ma fu sufficiente per entrare.

Fredrika non riusciva a concepire il piano << Vuoi usare i nano-droni? Contro chi? Matsuda ormai è scappato. Non sparerai mica contro il Direttivo? >>

<< Non sarò io a farlo. Tutte le pedine sono al loro posto, in un modo o nell’altro. Inserirò il ricordo dell’assalto di Matsuda nella mente delle persone. >>

Lei non capì. << Scusa? Puoi ripetere? >>

<< Lasciami lavorare >> la scostò, inserendo altri codici di sicurezza nei supercomputer.

<< Vuoi usare le persone? E come pensi di fare? Non puoi connetterti a loro uno per uno! >> obiettò.

<< Quasi tutti in questi giorni hanno comprato i Mnemo. Usando i nano-droni è possibile inserirsi nei loro tessuti e, anziché distruggerli, impiantare dei ricordi. Quel ricordo sarà quello di Matsuda che mi minaccia. La gente crederà di essere in una dittatura, si ribellerà. Imbracceranno i fucili contro l’autorità. Poi impianterò loro anche dei ricordi positivi per quanto riguarda la Engine & Care, la nostra azienda. >>

Quella parola, sottolineata con una certa enfasi, la lasciò completamente inerme.

<< Nostra? >>

<< Esatto. Saremo io e te a dirigere ora. >>

 

Il piano venne eseguito. Miliardi e miliardi di nano-droni armati di preziosi ricordi si alzò in volo alla volta di chi leggeva E-book, guardava cartoni animati, si faceva il bagno o faceva l’amore. Chiunque avesse installato un Mnemo come potenziamento cerebrale all’improvviso sentì una puntura d’ape e poi una scossa. Indolore ma non così lieve da passare inosservata.

Allo stupore generale seguì la paura, la confusione e infine lo sdegno.

Le immagini di Matsuda sul titano meccanico di Gottfrid, mentre parlava con inaudita ferocia dei suoi piani, furono alla portata di tutti.

In tal caso, le leggi cambieranno. Io sarò il nuovo Direttivo. I media diranno quello che io dirò loro di dire. E grazie ai tuoi nuovi impianti nelle persone, potrò controllare i loro ricordi e usarli contro di loro se necessario. Il mondo è ai miei piedi, questa distruzione è solo il preludio a una nascita esemplare.

Qualcuno, preoccupato, smise di fare quello che stava facendo rimanendo completamente immobile. Indeciso sul da farsi. Affacciandosi alla finestra, però, si potevano scorgere le prime centinaia di infuriati, già armati, inveire e urlare contro il Direttivo.

Si radunò una folla, poi un gruppo, infine un’orda bene armata e pericolosa.

Quando un pacificatore provava ad alzare il proprio dissuasore veniva penetrato dai nano-droni e messo a tacere, quando un droide da combattimento provava a fare altrettanto veniva comunque atterrato e poi distrutto a colpi di mazze chiodate.

Non si contavano i feriti, cominciavano a cadere i primi morti, tra fiamme e polveri sottili il cielo non si scorgeva più. I mezzi venivano rovesciati e incendiati, i negozi assaltati, la gente in preda al furore omicida si dava al saccheggio.

Infine, i membri del Direttivo attuarono in risposta le difese di cui disponevano loro: nano-droni.

Lo scontro sarebbe stato bilanciato all’inizio ma il numero esorbitante di persone accorse in massa aveva fatto pendere l’ago della bilancia su quell’esercito raccogliticcio ma inarrestabile.

I nano-droni che provavano ad attaccare venivano fermati dai nano-droni di Iwano, bilanciando ancora una volta la situazione.

Si barricarono nel grande palazzo del Direttivo in cui erano tenuti i cervelli dei membri e i loro Kagemusha.

Una volta caduti i droidi e i pacificatori venne il loro turno, schiacciati dalla massa faccia a terra, pestati e distrutti.

Gli uomini e le donne -qualcuno di loro ancora svestito- annaspava in mezzo ai caduti; tutti cercavano Matsuda. Rovesciarono mobilia, piante, ruppero vetri e disabilitarono apparecchiature da miliardi di Globali e infine trovarono i cervelli dei membri del Direttivo. Il vetro protettivo non durò a lungo e quelli si riversarono a terra insieme al liquido cerebrospinale in cui erano immersi.

Dall’alto del piano più in alto della E&C, Iwano e Fredrika osservavano la scena estasiati.

<< Impressionante >> commentò lei. Finalmente erano all’apice del mondo. Avrebbero potuto dominarlo, piegarlo sotto al loro comando e nessuno avrebbe avuto da ridire: sarebbe bastato usare i ricordi giusti.

Iwano emise un verso indecifrabile, tenendosi la ferita che gli aveva causato l’arma di Matsuda.

Credeva di aver incassato bene il colpo e invece doveva averlo colpito con qualche proiettile di nuova generazione. Valutò lo stato dei suoi organi interni e ciò che vide nel rapporto sulla sua retina lo preoccupò non poco. Il proiettile all’interno del suo corpo si era frantumato danneggiando lentamente l’apparato circolatorio e parte dei polmoni.

Gli mancava il respiro, prendeva grandi boccate d’aria senza poter trattenere l’ossigeno nel suo corpo.

Il cielo si scurì, i suoni divennero ovattati e lontani.

 

5.

 

Sbriga-Scartoffie era diventato la guardia personale di Iwano. Sotto di lui ora prendevano posto tutti gli altri droidi del palazzo.

Iwano era stato ricoverato d’urgenza ma visto che anche gli ospedali erano stati assaltati l’unica soluzione era stata ripiegare sui droidi della sua vecchia casa, i quali avevano prestato le prime cure, anche se molto in ritardo. Una volta stabilizzata la situazione i migliori medici del mondo accorsero a visitarlo e a valutarne lo stato psicofisico. Era costretto a letto in preda a dolori lancinanti anche se anestetizzato. Fredrika aveva richiesto a Michael, anche lui debitamente curato, di connetterlo al Mnemo principale con tutti i suoi ricordi per evitare di farlo soffrire troppo in un’attesa senza sogno. In questo modo poteva almeno vagare tra i propri ricordi felici e gioiosi costantemente.

Accanto a lui, il droide di sua creazione lo osservava. Non aveva il quadro completo della situazione, disponeva solo di ricordi parziali dato che era stato mandato all’assalto di Ageha e Gottfrid qualche tempo prima. La sua testa emetteva un ronzio impercettibile.

Un giorno la sua parte “umana” derivata dal padre si attivò da sola. Chiese a Michael, il manutentore, se avesse potuto anche lui avere i ricordi del padre. Michael non sapeva mai cosa rispondergli, chiedeva suggerimento a Fredrika, che era ufficialmente la compagna di Iwano nonostante avessero cercato di ammazzarsi a vicenda, ma neanche lei era ben sicura delle implicazioni della cosa. Per sicurezza però rispondevano sempre di no, era meglio non rischiare.

Iwano si sarebbe presto ripreso, e allora avrebbe deciso lui cosa farne di quel figlio.

Sbriga-Scartoffie allora si rifugiava sempre negli unici ricordi che il padre gli aveva consentito di tenere per mantenere l’efficienza. Tra questi c’era gran parte della sua infanzia, della sua giovinezza, e del periodo felice con la moglie. Niente che potesse essere compromettente. Se fosse stato catturato avrebbero trovato dentro di lui niente più che una famiglia felice e un uomo onesto.

Osservava il padre, a volte con il viso contratto dal dolore nel sonno, e si guardava le mani.

Dove cominciava la macchina, e dove finiva l’uomo? Cos’era? Se lo domandava spesso e chiedeva sempre agli uomini che lo circondavano cosa fosse ma nessuno rispondeva.

Solo una donna, una sera, si presentò per rispondere alle sue domande.

La riconobbe immediatamente e ordinò ai sottoposti di lasciarla passare. Non chiamò i propri superiori, non ce n’era bisogno. Si fidava di lei. Era leggermente sfregiata ma perfettamente riconoscibile.

La accolse nella stanza di riposo del padre con un inchino educato. Lei teneva in braccio la bambina.

<< Michael mi ha detto cosa sei, e cosa sai. Quell’uomo è un buon amico di tuo padre ma ha sempre avuto un debole per me. Non riusciva a tenermi nascosto nulla se glielo chiedevo con i miei metodi.

Mi riconosci? >>

Il droide rimase in silenzio per qualche istante. I suoi occhi oscillavano tra lei e il padre a letto.

<< Sì. >>

<< Mi aiuterai a proteggere la tua famiglia? >>

Il droide valutò, ancora una volta. Difficile dire quale parte del suo cervello prese la decisione, se il calcolatore di probabilità o quella derivata dal padre. Le lasciò allungare la mano sul marito mentre la bambina silenziosa guardava e piangeva in silenzio.

Midori staccò il Mnemo a cui era collegato. Lei era stata forse l’unica tra milioni di persone a non volerne uno. Sapeva la sua provenienza, sapeva chi era il suo creatore. Era stata allettata ma la sua fierezza aveva prevalso.

<< Che possa vivere per sempre nei suoi ricordi, è tutto ciò che merita per ciò che ha fatto a tutti quanti noi. Il suo corpo forse sopravvivrà ma la sua mente rimarrà bloccata là per sempre. Si è sbarazzato di ciò che non gli serviva, dei suoi stessi ricordi e di me, senza dar loro troppo peso. Ora quei ricordi sono tutto ciò che ha. >>

Il droide annuì e pronunciò parole che a Midori parvero confuse.

<< Sono andato a trovare Argo. Basta nascondersi, è ora di esporsi. >>

Iris allungò la sua piccola mano per toccarlo. Lui alzò il suo freddo dito e lei lo strinse forte, sorridendo.

 

I suoi ricordi erano confusi, smembrati. Sembrava mancassero dei pezzi. Aveva ripercorso la sua storia dall’inizio alla fine ma ancora non era riuscito a scovare l’errore.

Rimaneva solo qualche file da guardare. Duravano tutti pochi minuti, perché la sua memoria aveva cercato di sbriciolarli nel tempo, di ridurli, di cancellarli per sempre. Ma esistevano ancora. Ne rimaneva ancora qualcuno da guardare per la prima volta da quando aveva ricevuto il Mnemo.

Come un uomo sulla soglia di una porta che cela dietro di sé un pericoloso assassino, Iwano trasse un lungo respiro. Poi girò il pomello.

 

Nell’ingresso di casa sua, un signore in divisa militare parla con sua madre. A sconvolgerlo non è il viso plastico della donna ma proprio il volto di quell’uomo, rigato dalle lacrime. Che vergogna, un soldato che piange.

Parla di papà, dice che è morto in guerra per salvarlo. Iwano non capisce, e nemmeno gli interessa, si sta perdendo i suoi cartoni animati preferiti. La madre gli stringe la mano senza guardarlo, l’uomo gli parla senza guardarlo. Nessuno osa guardarlo negli occhi.

 

Dopo cinque anni, Iwano litiga con la madre. Ha fatto a botte con dei bulletti che avevano maltrattato sua sorella, facendola piangere davanti a lui.

<< Vuoi ridurti come tuo padre? A buttarsi sulle bombe per salvare gente che non lo merita?

Vuoi morire anche tu come un cane? >>

La sorellina, Iris, lo guarda con apprensione. Troppo piccola per capire ma Iwano sa di aver fatto la cosa giusta.

<< Non devi mai esporti, non devi rischiare nulla. Non sei tenuto a dimostrare niente a nessuno. Tua sorella non si è fatta niente, per te poteva finire peggio. Tuo padre era sempre in prima linea, e guarda com’è finito! >>

 

Iwano cominciava a sentire la pressione sul petto e la respirazione affannosa. Tuttavia non era ancora finita, doveva proseguire.

 

Il suono di onde elettromagnetiche lo accoglie. Si sentono grida, rumori, abbaiare dei cani.

La sorellina Iris è davanti a lui, gli chiede se possono andare a trovare il cane di nome Argo. Abita in una piccola tana presso la stradina sotto al ponte. Alcuni bambini hanno giocato con lui il giorno prima e lei non vuole essere da meno.

Iwano non è sicuro, non è tranquillo. Di fronte alla tana ci sono macchie di sangue.

Mai esporsi al pericolo, mai in prima linea come papà.

<< Sei tu che vuoi vederlo, chiamalo tu >>

Il cane, mezzo impazzito, esce per aggredire i suoi visitatori. La sorella è più vicina, la azzanna alla gola sotto lo sguardo impotente di Iwano.

 

Un poliziotto nel suo ufficio lo guarda con occhi tristi.

<< Molto probabilmente gli amici di cui mi parlavi non ci hanno solo giocato, lo hanno molestato o picchiato. È un randagio, capisci? Non ha padrone. Si è sentito in pericolo, per questo ha attaccato. >>

Iwano tace. Sa solo fare silenzio. Se non altro sua madre sarebbe stata comprensiva, non si era esposto. Mai esporsi. Mai in prima linea.

<< Ehi, mi senti, bimbo? Sei vivo, questo conta! Almeno tu sei vivo, sei qua con noi, su questa bella terra! Cerca di pensare ad altro, di passare oltre. Se fossi intervenuto sareste morti entrambi. Se ti fossi esposto prima tu, tua sorella starebbe sopportando quello che tu sopporti ora.

Sarai stanco. Mentre chiamo tua madre la vuoi un po’ di cioccolata? >>

 

Sì, in effetti era proprio stanco. Basta sopportare, basta odio, basta manipolazioni. Solo il tiepido ricordo di una tazza di fumante cioccolata calda. Ecco quale era stato il suo errore, rifiutare quella tazza che ora invece avrebbe voluto disperatamente.

 

 

  
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