MUGENBANA
La
penna ticchettò sul blocco, e gli occhi verdi saettarono dall'orologio a ciò
che non aveva ancora scritto.
Sospirò, annoiato.
Kurama amava la vita umana che aveva scelto, su questo non c'erano dubbi.
Annoiato dallo studio, aveva optato per entrare direttamente nel mondo del
lavoro grazie al nuovo marito della madre, e non era male, la maggior parte del
tempo. Davvero. Ma in quel momento, a poco dallo scoccare dell'orario di
chiusura dell'ufficio, sentiva la noia invaderlo.
Non che rimpiangesse il mondo demoniaco, perché amava troppo sua madre e la sua
nuova famiglia per lasciarla e tornare nel Makai, aveva tutto il tempo davanti
a sé per farlo. Non era il momento.
Decise però che aveva davvero bisogno di qualcosa che gli movimentasse un po'
almeno la serata. Qualsiasi cosa.
Per questo motivo, non appena poté uscire dall'ufficio si avviò verso la
stazione per poter prendere il treno. Ci voleva un po' per arrivare al tempio
di Genkai, ma sapeva che avrebbe trovato lì Kuwabara.
Da quando il kekkai che separava Makai e Ningekai era stato sciolto, infatti, proprio com'era
successo quando ci aveva provato Sensui, erano stati
molti gli umani che si erano ritrovati con capacità...particolari. Alcuni non
erano in grado di controllarsi affatto, altri invece riuscivano solo a
percepire qualcosa, delle presenze, com'era stato per Kuwabara inizialmente,
per quel che gli aveva raccontato. Ad
ogni modo, con la morte di Genkai non c'era stato
nessuno in grado di aiutarli, almeno fin quando Yusuke non se ne era uscito
dicendo che sarebbe stata una buona idea se a farlo fosse stato Kuwabara
stesso. In fin dei conti, aveva detto, adesso che la vecchia era morta lui era
l'umano con più esperienza e più energia astrale probabilmente di tutto il
mondo.
Ed in effetti era così.
Kuwabara, buon samaritano e generoso com'era sempre stato, non aveva aspettato
troppo ad accettare, e adesso faceva delle vere e proprie sedute, dopo le
lezioni universitarie.
Di quando in quando anche Kurama andava a trovarlo, mentre era lì, ma non si
azzardava a fare niente. Non che non potesse, qualche consiglio lo dava, ma non
ci teneva che persone che non conosceva scoprissero che era un demone. Per loro
andava bene essere Shuichi Minamino e basta.
Quando arrivò al tempio, Kuwabara era ancora lì, proprio come si era aspettato,
però era da solo. Sembrava stesse preparandosi ad andarsene, in effetti, ma
quando lo vide mollò il borsone da palestra che aveva dietro e alzò la mano in
segno di saluto nei suoi confronti.
"Yo, Kurama!" esclamò, facendogli cenno di
avvicinarsi.
Erano agli antipodi, oramai, Kurama e Kuwabara. Lì dove il primo era costretto
dal suo lavoro ad un abbigliamento più sofisticato e attento, con camicia
bianca, giacca scura e cravatta, il secondo se ne stava comodamente in tuta, e
Kurama non si sarebbe affatto stupito
che ci andasse anche in università. In fin dei conti, la popolarità di
Kuwabara non era certo data dall'aspetto fisico.
"Ciao, Kuwabara-kun," lo salutò la volpe,
sorridendogli. L'altro non si era alzato da dov'era, ma Kurama lo raggiunse
subito e si sedette accanto a lui sul portico di legno della vecchia residenza
di Genkai.
Appena
si fu accomodato, Kuwabara sparì in cucina e Kurama, momentaneamente solo, alzò
appena gli occhi al cielo stellato. C'erano un'infinità di ricordi, in quel
posto. In quelle colonne, in quelle porte, in tutte quelle stanze. Le volte che
si erano riuniti lì per parlare con la vecchia maestra erano incalcolabili, gli
allenamenti che Kurama aveva fatto fare all'altro in vista del torneo delle
arti marziali nere avevano avuto luogo proprio in quelle colline verdeggianti
su cui si perdeva l'occhio (*). Lì aveva vissuto per due anni e più Yukina, ed
era certo che anche Hiei fosse passato spesso, e lì era anche la tomba di Genkai e persino Pu era rimasto, troppo cresciuto ormai per
recarsi in qualsiasi altro luogo. Senza contare che l'avventura di Kuwabara in
quel mondo, da quello che sapeva, era iniziata proprio lì.
In
quel posto.
Non
esisteva al mondo un luogo più pregno di ricordi di quello, per quanto si
fossero riuniti per parlare anche a casa di Yusuke svariate volte. Lì tutto era
iniziato e lì tutto sembrava essersi concluso, quando la vecchia era morta.
Anche se in realtà Kurama aveva idea che niente sarebbe mai finito davvero.
Anche
se c'era la pace, Yusuke combatteva, e non avrebbe mai smesso. Il nuovo torneo
demoniaco promesso da Enki era alle porte e anche Kurama aveva tutta
l'intenzione di combattere ancora. E non era l'unico.
"Ogni
volta che vengo qui, mi faccio prendere dalla nostalgia," gli disse
Kuwabara, quasi a leggergli nel pensiero, nonostante ormai ci venisse quasi
ogni giorno. "Sai, Kurama, pensavo di...si, insomma, come posso dire...eh,
cavolo! Sì, io, Kazuma Kuwabara, pensavo di chiedere
qui a Yukina-chan di sposarmi!"
Kurama,
che aveva preso la tazza di tè, un po' insapore, che l'altro gli aveva porto,
quasi non si strozzò con il liquido verdino al suo interno, strabuzzando gli
occhi.
"Kurama?
Tutto okay?"
"Oh,
sì, sì, certo, figurati! Mi sembra una bellissima idea!" sdrammatizzò
l'altro, nascondendosi subito dietro quel tè tiepido.
Avrebbe
chiesto a Yukina di sposarlo. Hiei l'avrebbe ammazzato. Come poteva fare a
convincere Hiei a non ammazzarlo? Era impossibile! Anche se non glielo avessero
detto subito, al matrimonio l'avrebbe scoperto. Tanto più che, fratello o meno,
era certo che Yukina si fosse affezionata a Hiei, e l'avrebbe sicuramente
voluto invitare.
Hiei
non sapeva ancora neanche che Yukina viveva a casa di Kuwabara, ormai. Lui e
Yusuke avevano deciso che per il bene dell'amico era meglio tenerglielo
nascosto.
Sapevano
che quel giorno sarebbe arrivato, ma non pensava così presto! Insomma, era a
malapena maggiorenne.
"Certo
che non perdete tempo tu e Yusuke, eh? Nemmeno raggiunta l'età da matrimonio e
passate subito all'azione," scherzò quindi, cercando di non pensare
all'amico.
Avrebbero
trovato un modo. Sì, tutto sommato non credeva che Hiei avrebbe davvero ucciso
Kuwabara. Farlo avrebbe fatto soffrire molto Yukina, e Hiei non voleva.
Forse
sarebbe sparito e basta. Magari l'avrebbe accettato. Chi poteva dirlo? In
fondo, lui si era già accasato con Mukuro, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Nel
Makai non esisteva l'usanza del matrimonio, però una cosa era certa: Hiei e
Mukuro provavano un forte affetto reciproco e non era semplicemente rispetto
fra guerrieri. Non era un legame come quello che lo univa a lui e a Yusuke, e
tutto sommato anche a Kuwabara. Era ben altro.
Forse
nel Makai non vigeva l'usanza dei matrimoni, ma di certo c'era qualcosa fra
quei due.
"Dici
che è presto? Che è passato troppo poco da quello di Urameshi e Yukimura?" rise Kuwabara, per la prima volta un po'
imbarazzato.
"Nah, non c'entra niente Yusuke. Un po' da te me
l'aspettavo, devo dire. Yukina dirà sicuramente di sì e sarà contenta. Quello
che mi ha lasciato davvero stupito è stato Yusuke. So che aveva promesso a
Keiko di sposarla una volta tornato, ma conoscendo Yusuke..."
"Vero?
Pensa che ha dovuto praticamente farle la corte! Keiko l'ha fatto penare
tantissimo!" rise ancora il più alto. Stavolta anche Kurama lo seguì a
ruota.
"Davvero?
Non me l'aveva detto," ammise.
"Si
tiene la parte migliore per sé, il mentecatto!" sbottò Kuwabara, ridendo
di gusto. "Comunque, sai...sì. Voglio chiederlo a Yukina prima possibile
perché...beh, lei è un demone, e io un umano. Invecchierò e morirò che lei sarà
ancora bellissima e florida e allora...vorrei passare più tempo possibile
insieme a lei e...e...e renderla felice, ecco!"
Kurama
addolcì lo sguardo davanti all'imbarazzo di Kuwabara a quella frase. Non c'era
niente di più bello che potesse dire e sperava vivamente che Hiei potesse
accettarlo, quando gliel'avrebbe riferito. Kuwabara era davvero innamorato, e
tutto sommato facevano una bella coppia.
"Sono
sicuro che sarà così," decretò.
"Yukina
cerca ancora suo fratello e io avrei davvero voluto trovarlo, però...spero che
questo un po' la rassereni, ecco..."
Ancora
una volta, Kurama quasi si strozzò con il tè. Aveva quasi scordato che l'altro
non ne sapeva nulla. "Ah, beh, sì, non ti preoccupare di quello! Non sarà
certo una cosa del genere a frenarla!" esclamò, sventolando la mano
davanti al viso.
Kuwabara
lo guardò appena "Tu dici?"
"Ma
sì, ne sono praticamente certo!"
"Ah
beh, speriamo sia così!" rise quindi Kuwabara, studiando ancora l'amico
con la coda dell'occhio. Kurama non parlava mai di sé, o della sua vita
privata. Quando veniva a trovarlo lì da Genkai, si
informava su di lui o gli riferiva qualcosa sul mondo demoniaco, e se gli
chiedeva del lavoro diceva che andava tutto bene e basta. Per il resto, era
davvero trincerato, e non capiva proprio perché.
Lui era una persona curiosa di natura.
"E
tu, invece, amico?"
"Io
cosa?" chiese di rimando il demone volpe, tornando a guardare il vecchio
compagno di squadra.
"Tu,
nuovi incontri, amori, qualcosa? Andiamo, amico, avrai un sacco di ragazze che
ti muoiono dietro!" incitò. Chissà se si sarebbe lasciato scappare
qualcosa? Normalmente avrebbe detto di no con assoluta certezza, ma visto il
discorso appena intrapreso con lui, magari si sarebbe lasciato andare un po',
no? Chi poteva dirlo?
"Anche
se avessi un sacco di ragazze che mi muoiono dietro, come dici tu, non
significa che mi interessi qualcuna. La verità è che le donne umane non mi
attraggono," ammise, fissando l'amico, che da come aveva inarcato il
sopracciglio non aveva compreso quello che stava dicendo. "Sono deboli.
Non le trovo interessanti. Non quelle che ho conosciuto, a parte Keiko e tua
sorella."
"Trovi
interessante mia sorella?!"
Kurama
rise appena "Intendo dire che è una donna forte, con una grande energia
spirituale. Ha accettato pacificamente la questione del Makai e del Reikai, come anche Keiko. Yusuke si è sposato un anno fa,
tu vuoi sposarti con Yukina, ma loro sono due demoni, lo dovreste capire meglio
di altri: come potrei stare con una donna che non è in grado di sopportare il
mio segreto?"
"In
effetti è vero," brontolò Kuwabara "Anche se non lo hai mai detto a
tua madre, non potresti mentire per sempre a tua moglie o ai tuoi eventuali
figli."
"Esatto."
"Eh,
amico, è una brutta bestia da sbrogliare questa!" esclamò quindi,
incrociando le braccia al petto e assumendo un'espressione meticolosa e pensosa.
"Come si risolve?"
"Non
si risolve," dichiarò Kurama.
"Eh,
sì, anche questo è vero. No, aspetta! Come non si risolve?"
Kurama
sorrise "Non devo sposarmi per forza o roba simile. E l'usanza del
matrimonio che avete voi non mi interessa poi granché. Ho scelto di vivere qui
nel mondo umano per rimanere accanto a mia madre e alla mia famiglia, ma tutto
sommato sono consapevole che mia madre morirà comunque prima di me. A quel
punto potrei anche decidere di tornare nel Makai. Non ci ho ancora pensato. Ad
ogni modo, ho centinaia d'anni per farlo, non è qualcosa che mi preme con
urgenza."
"A
volte dimentico che l'unico ad invecchiare come un cretino sarò io,"
sospirò sconsolato Kuwabara "Non lo trovo giusto!"
"Mi
dispiace," sorrise Kurama, anche se in verità aveva una luce divertita
negli occhi.
Kuwabara
scrollò le spalle "Come spiegherai a tua madre che non invecchi? Se ne
accorgerà quando avrà novant'anni e tu sessanta."
Kurama
si fissò a lungo la mano, affusolata, le dita fini, le unghie curate
diversissime da quelle di un demone. Diceva che aveva secoli davanti a sé, ma
era così? I demoni invecchiano molto più lentamente di un umano, è vero. Ma lui
era ancora nel corpo di un umano, nel corpo di Shuichi Minamino.
"E' facile ingannare per me," disse alla fine,
senza spiegare cosa intendesse anche se era ovvio si riferisse a qualche pianta
del Makai. "Ad ogni modo, in verità non sono certo che questo corpo non
invecchierà come il tuo. L'unica cosa che so è che se riprendo le sembianze
dello Yoko, potrò vivere come qualsiasi demone," spiegò. Non c'era modo di
sapere quelle cose con certezza, dopotutto. E come sarebbe andata, per lui era
indifferente.
Con la morte della madre, sarebbe tornato nel Makai e lì avrebbe deciso come
vivere. In fin dei conti, il Makai che Enki stava tirando su non era un mondo
poi così infausto.
"In effetti hai ragione. Anche io farei così, se fossi in te," ammise
Kuwabara, alzando gli occhi al cielo a sua volta. La luna era alta ormai, segno
che si era fatto tardissimo.
L'ultimo treno doveva essere passato da un pezzo, e Kurama veniva sempre in
treno.
"Visto che vuoi vivere come un umano, quando te la prendi la patente,
eh?" lo prese in giro alla fine, senza nemmeno guardarlo.
Kurama storse appena la bocca. Guidare non era una cosa che gli garbava, aveva
fatto fatica ad approcciarsi alla tecnologia umana. Prendeva il treno solo per
non attirare l'attenzione, ma la verità era che sarebbe potuto arrivare più o
meno ovunque in città, con la sua velocità e agilità, e quindi a che serviva
guidare una macchina?
Proprio non gli piaceva.
"Non è che devo fare tutto quello che fate voi..." provò quindi, ma
Kuwabara stava già ridendo tanto da piegarsi in avanti.
"Non dirmi che hai paura, Kurama!"
"Ma figurati!"
"Oh, sì che hai paura!"
Kurama non rispose, questa volta, e invece si alzò, prese entrambe le tazze e
si avviò verso la cucina per lavarle e riporle. Sentiva che Kuwabara se la
stava ancora ridendo, e aveva tutta l'intenzione di ignorarlo.
"Ti do un passaggio?" gli sentì urlare, ancora fuori dal porticato.
Kurama guardò l'orologio, riposò le tazze ad asciugare e uscì. "Non serve.
Posso correre."
"Dai, non farti pregare! Non ci perdo niente, passo vicino al tuo quartiere
per tornare a casa! Guarda che guido bene, eh!"
"Non è questo..." sospirò Kurama, ma non ebbe modo di dire altro,
perché Kuwabara gli passò un braccio intorno alle spalle e lo trascino
praticamente di peso verso la lunga scalinata. Kurama lo seguì di malavoglia e
salì in macchina, dove Kuwabara non perse tempo ad accendere la radio quasi a
tutto volume.
"Come sta andando con le lezioni?" gli chiese la Volpe dopo un po',
ormai a metà strada. Kuwabara, in effetti, guidava abbastanza bene per essere
uno che aveva preso la patente solo da pochi mesi, ad ogni modo andava un po'
troppo veloce e con un po' troppa sicurezza per i suoi gusti.
"Oh, molto bene. Sai, ci sono soggetti interessanti! I Poteri di Kido, Kaito e Yanagisawa erano molto
più sviluppati quando li abbiamo conosciuto, la maggior parte di quelli che
vengono sanno a malapena percepire qualcosina. Ah!
Però sai, c'è una ragazza davvero particolare, dice di fare dei sogni strani,
tipo premonitori. Ha un potere spirituale incredibile, enorme rispetto agli
altri! Deve avere circa la tua età. Viene tutti i giorni, più degli altri, è
proprio esaltata!" rise Kuwabara.
"Ah, beh, sembra interessante," fece anche Kurama, guardandolo con la
coda dell'occhio "Sembra anche che tu ti diverta, direi."
"Almeno faccio qualcosa che mi tiene in pista! Se aspettassi Urameshi
farei la muffa! Tu ogni tanto vieni, ma non è la stessa cosa. Sai, mi sento un
po' messo da parte..."
Kurama abbozzò un sorriso tirato. "Yusuke ha molto da fare con il prossimo
torneo alle porte, ha tutta l'intenzione di partecipare di nuovo. Perché non
vieni anche tu? Tre anni fa sei rimasto in disparte per lo studio, ma
adesso..."
"Oh, ma verrò! Sta tranquillo che verrò! Solo che questo non mi fa sentire
più tirato in causa!"
"Mi dispiace," mormorò Kurama "Ma sono certo che troverai un
modo per...rimetterti in pista, come hai detto tu."
"Ah, ma puoi star certo che non mi farò più lasciare indietro! Adesso ho
tutta l'intenzione di mettermi in gioco anche io! Appena inizierà questo
secondo torneo, farò vedere a Urameshi chi è davvero migliorato in questi
anni!" rise Kuwabara, mentre accostava e fermava la macchina vicino alla
casa dell'amico, ormai giunti a destinazione. "A questo proposito, perché
non ci alleniamo un po' insieme?! Come ai vecchi tempi, per preparaci al Torneo
Oscuro. Sarà divertente!"
"Perché no," annuì Kurama "Ma questa volta non farò
favoritismi."
"Perché, l'altra volta sì? Dai, mi hai massacrato! Eri un insegnante
inflessibile!"
"Era necessario. Dovevi imparare a controllare la tua spada astrale."
"Lo so e te ne sono infinitamente grato, infatti. Ci vediamo presto,
Kurama!"
Kurama si limitò ad un cenno del capo come saluto, prima di scendere dall'auto.
Combattere contro Kuwabara, anche se solo come allenamento, lo entusiasmava
parecchio.
Così come l'idea di farlo contro Yusuke e sì, doveva ammettere che quell'anno
sperava davvero che l'estrazione degli sfidanti fosse a suo favore.
*Non si
sa dove si sono allenati questi due prima del torneo, e quindi boh. Ho deciso
che se Genkai aveva intere colline, poteva
prestargliene una!
MUGENBANA è il nome della pianta che Kurama usa per
cancellare la memoria a Maya, almeno nella versione italiana del manga.
Angolino
Autrice:
Buonsalve a tutti! Era una vita e mezza che
non tornavo su questo fandom, il secondo su cui ho
scritto mi pare.
L'altro giorno mi è ricapitato sotto mano il manga, dopo aver rivisto tutto
l'anime qualche mese fa, e con esso il bellissimo, unico poi, capitolo extra.
Quello su Kurama e Hiei e il loro primo incontro.
Mi si è accesa la lampadina, mi sono chiesta perché Togashi
avesse praticamente accoppiato tutti i protagonisti tranne il buon Kurama. E
sì, so che questo fandom predilige lo yaoi con la KuramaHiei (o
viceversa) e anche a me piace la coppia, ma, nonostante l'aspetto femminile,
Kurama mi piace anche in termini Het.
E quindi, perché non fare qualcosa io? Nell'anime il personaggio di Maya Kitajima non esiste e sono profondamente convinta che non
se la calcoli quasi nessuno, ma a me piace e sono anche convinta che a Kurama
lei piacesse molto xD
E quindi niente, ecco qui.
Spero di ricevere qualche opinione, da voi!
Un bacione,
Asu!