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Autore: Echocide    16/02/2018    3 recensioni
Dai lombi fatali di questi due nemici
toglie vita una coppia d'amanti avventurati,
nati sotto maligna stella,
le cui pietose vicende seppelliscono,
mediante la lor morte...

Agreste e Dupain sono due famiglie nobili di Paris, una città ricca di mistero e magia.
Una notte, il patriarca degli Agreste condanna i Dupain alla morte e dalla strage della famiglia, una bambina si salva: il suo nome è Marinette.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Inori
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: fantasy, romantico, drammatico
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 2.045 (Fidipù)
Note: Ci vediamo a fine capitolo!


Pestò con forza la terra attorno alla base dell'albero di rosa, lasciando andare poi un sospiro mentre si batteva le mani, l'una con l'altra, per ripulirle dalla terra rimasta sulla pelle: «Vuole una mano?» le domandò una voce di ragazzo, prima che delle dita entrarono nella sua visuale e la fecero sorridere.
Clotilde posò le sue in quelle che la invitavano, lasciandosi tirare su e fissando in volto il giovane: «Certe accortezze dovresti averle per tua moglie, Nino» dichiarò, uscendo dall'aiuola e osservando il ragazzo fare altrettanto: «Soprattutto in questo periodo: ricordo bene quanto era faticoso muoversi negli ultimi mesi.»
«Alya non ha di che lamentarsi» decretò Nino, battendosi la mano sul petto con fare orgoglioso: «Sono stato un allievo diligente e, mentre vivevamo con Fu, ho imparato tutto quello che c'è da sapere sulla gestione della casa. La mia signora non deve muovere un muscolo.»
«E adesso dov'è?»
«Ci sta aspettando all'interno» dichiarò Nino, voltandosi verso la porta che conduceva a quel giardinetto nascosto, che tanto era amato da Clotilde, e lasciando andare un sospiro: «Ogni volta che vengo qui, mi aspetto di vederlo apparire da qualche parte.»
Clotilde annuì, tirando su con il naso: «Anche io» bisbigliò, chinandosi e sistemando gli arnesi per il giardinaggio nella bisaccia: «Ogni volta che sento il rumore di passi, alzo il capo e aspetto di vedere quella faccia da schiaffi di mio nipote. Sono una povera illusa e forse ancora non ho accettato ciò che è successo.»
«Oggi sarebbe stato il loro primo anniversario di matrimonio» mormorò Nino, tenendo lo sguardo sulla pianta e togliendosi il cappello rosso, socchiudendo gli occhi e lasciando andare: «E a breve sarà passato un anno da quella notte maledetta.»
«Ho sentito che Fu ha in mente di organizzare qualcosa per commemorare i caduti…»
Nino annuì, rimettendosi il cappello: «Sì, come nuovo governatore di Paris ha dichiarato che non intende dimenticare ciò che c'è stato e ciò che è successo, che quella notte sia di monito a tutto il popolo.»
«Secondo te sarebbe potuta andare diversamente?» domandò Clotilde, tirandosi su e portandosi le mani alla schiena: «Forse le nostre famiglie sono state troppo attaccate al dolore e…»
«Gabriel Agreste non vedeva altro che vendetta e anche Sabine Dupain» Nino si fermò, scuotendo il capo e tenendo lo sguardo basso: «Io ho vissuto con Gabriel e ho visto la sua vita venire consumata dal dolore, ho visto Sabine quella notte ed era una donna che non aveva più niente se non il sentimento di vendetta: non credo che ci sarebbe potuto essere un altro epilogo.»
«Avrei solo voluto che loro due non venissero coinvolti» Clotilde allungò una mano, sfiorando una foglia della pianta: «Non avevano fatto niente di male, se non essere nati in quelle due sciagurate famiglie; volevano solo amarsi e cosa hanno trovato? Nient'altro che dolore e morte.»
«Almeno erano insieme…» Nino inspirò, lasciando le braccia ciondolanti e scuotendo il capo: «Mi sarebbe piaciuto trovare i loro corpi, avere qualcosa da piangere ma invece…Io ero lì e non ho…»
«Sarebbe piaciuto a tutti, ma purtroppo hanno distrutto tutto.»
Nino annuì, incapace di dire altro: «Madame Sabine come sta?» domandò, cercando di cambiare argomento e di togliere la mente di entrambi da quell'infausta notte: «Mi hanno detto che è stata portata qui.»
«Non parla, mangia solo se assistita, ormai è semplicemente un guscio vuoto» Clotilde scrollò le spalle, alzando la testa e fissando alcune finestre dell'edificio che li circondava: «Stamattina è venuto un messaggero per me, da La Santé.»
Nino sbatté più volte le palpebre, aprendo la bocca e cercando di capire perché la donna avrebbe dovuto ricevere un messaggero della prigione: «Chi…» cominciò, bloccandosi subito e ricordando Nathaniel: era stato imprigionato qualche giorno dopo la caduta del regno di Agreste e subito aveva dichiarato di aver ucciso Adrien Agreste. Nino aveva seguito la vicenda ed aveva accettato la condanna dell'amico, il quale avrebbe scontato il resto della sua vita nel carcere di Paris: «Che cosa gli è successo?»
«Stamattina l'hanno trovato impiccato» dichiarò Clotilde, senza nessun sentimento nella voce: «A quanto pareva era da tempo che dava segni di squilibri e questo è stato il suo gesto estremo. Sono venuti ad avvisarmi perché, sebbene acquisita, sono la sua unica parente rimasta. La sua promessa sembra essere scomparsa, invece. Sono certa che André l'ha spedita oltre la Manica, prima che tutto scoppiasse.»
«Era stato plagiato da André, era…»
«Tutto ciò mi sta scivolando via» continuò la donna, stringendosi nelle braccia e abbozzando un sorriso: «Alle volte mi sveglio e mi chiedo se quest'ultimo anno non sia stato solo un grande, immenso e terribile incubo.»
«Sono le stesse parole che dice Alya.»
Clotilde piegò le labbra, avvicinandosi al ragazzo e sfiorandogli la guancia con la mano: «Perdona questa vecchia, che non fa altro che parlare di cose tristi. Come sta andando con Alya? Siete pronti al lieto evento?»
«Quanto lo sarebbe ogni coppia che aspetta il primo figlio» commentò Nino, porgendole il gomito e sorridendo, quando Clotilde posò la mano nell'incavo: «In compenso abbiamo già i nomi.»
«Posso solo immaginare quali sono.»
«Era il minimo.»
Clotilde annuì, camminando al fianco del giovane e lasciandosi scortare all'interno del chiostro, rabbrividì appena alla frescura che c'era fra le mura vecchie e grandi, uno dei tanti motivi per cui andava in giardino ogni volta che le era possibile: «Buon Dio» esclamò, accorgendosi della mancanza della sua bisaccia con gli attrezzi e battendosi la mano sulla fronte: «Inizio veramente a invecchiare se perdo gli attrezzi del mestiere» dichiarò, ridendo della sua stessa disattenzione: «Tu va pure da tua moglie, Nino. Vi raggiungo appena ho preso la bisaccia.»
Il ragazzo annuì, riprendendo la sua camminata e Clotilde lo seguì con lo sguardo, fino a quando non svoltò nel corridoio, sparendo completamente dalla sua vista: era un bravo ragazzo e sperava che, un giorno, la luce della colpa se ne sarebbe andata dal suo sguardo. Si sentiva colpevole di un qualcosa che non aveva commesso, di un qualcosa che era stato smosso da poteri più grandi di lui e non era giusto.
Scosse il capo, ritornando sui suoi passi e fermandosi sulla porta dell'edificio, osservando il piccolo giardino dove era solita riceve Adrien, lo stesso dove aveva accolto anche Marinette: era piccolo e facilmente raggiungibile dall'esterno attraverso un piccolo arco nel muro e, per lei, era il luogo più bello di tutto il convento.
Si voltò verso la pianta di rosa, sobbalzando appena alle due figure incappucciate davanti l'arbusto e osservandole in silenzio mentre, dopo un piccolo momento di raccoglimento, si dirigevano verso l'uscita del giardino e salutavano due novizie che rientravano in quel momento.
Clotilde scese gli scalini, avvicinandosi alla rosa e raccogliendo la sua bisaccia, sorridendo alle due ragazze che erano giunte davanti a lei: «Li conoscete?» domandò, indicando con un cenno del capo la coppia che se n'era andata.
«Oh no» mormorò una delle due novizie, scuotendo il capo e facendo ondeggiare appena il velo nero, che copriva la capigliatura: «Sicuramente saranno dei pellegrini: da quando il governatore Fu ha informato che in questa convento si sono sposati il principe Adrien e la principessa Marinette, molti giovani vengono qui per coronare il loro sogno di amore.»
Clotilde annuì, sorridendo alle due ragazze: «Grazie mille» mormorò, passandosi la lingua sulle labbra: «Eravate andate in paese?»
«Stavamo facendo solo una passeggiata per i dintorni» le rispose la novizia, voltandosi verso la pianta e allungando una mano, sfiorando un piccolo bocciolo di rosa bianca: «Che splendida pianta.»
«E' un simbolo.»
«Un simbolo? E di cosa?»
«Il simbolo dell'amore e della vita di Marinette e del suo Adrien.»


Avete presente quando non volete tirarla tanto per le lunghe e attendere un'intera settimana vi sembra una sciocchezza? Ecco, è stato il mio caso con questo capitolo (e non centra assolutamente il fatto che non avevo voglia di correggere Ogni volta che ti vedevo, che doveva essere aggiornata oggi! Eh! Non centra!).
Inori si conclude ed è un altro pezzetto del 2017 che se ne va: questa storia, come La bella e la bestia, mi è stata quasi 'imposta' dalla stessa persona - non è vero! Nel caso non avrei mai scritto niente! - mentre mi passava le fantastiche immagine di ceejles che hanno dato il via a tutto. Inutile dire che anche il rewatch che avevo fatto da poco di Romeo X Juliet ha avuto il suo effetto.
Questa fanfiction è stata croce e delizia: mi piaceva scrivere su una storia classica, allo stesso tempo però immaginavo il caro Willie che apriva la bara, veniva da me e, prendendomi per il collo della maglia mi diceva 'Holy crap! Cosa state facendo con la mia opera?'; è stato anche il primo lavoro dove sono sfociata nell'OOC - no, non è vero. Io sfocio sempre nell'OOC - ma era complicato adattare senza modificare i caratteri dei personaggi e Sabine, più di tutti, ha subito questa sorte.
E' stato un bel viaggio, in una Parigi o, per meglio dire, Paris perché in francese faceva più figo completamente diversa a quella cui sono abituata ed è stata una sfida perché volevo ricordare e discostarmi, allo stesso tempo, dall'opera originale e dal famosissimo anime.
Che dire? Sono contenta di come sia venuta e di come sia andato questo viaggio e, sul finale, io non ho risposte se non un 'non lo so'.
Grazie tantissimo a tutti voi che mi avete fatto compagnia, che avete sperato fino all'ultimo in un lieto fine - e forse c'è stato. Chi lo sa. Io non di certo -, che mi avete supportato e sopportato per quest'anno e qualche mese che è durata Inori.
Un grazie di tutto cuore e, come ogni volta che chiudo un viaggio, ci vediamo nella prossima avventura!
Echocide
 
   
 
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