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Autore: v_amaterasu    16/02/2018    3 recensioni
[…] Joel beveva sorso dopo sorso il liquore con tutta l'intenzione di svegliarsi l'indomani con il sole già bello che alto nel cielo – ma non aveva fatto i conti con quell'incontro inaspettato.
Uno scambio di sguardi dettato dal caso e il cuore che perdeva pericolosamente un battito.
David.
[ pairing: joel / paul | oc – original characters © revisionata, datata nell'età d'oro della pirateria; 1700 - 1720 ]
Genere: Malinconico, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rum


 


 

 


 


 


 


 


 

Passarono intere settimane e molti uomini dell'equipaggio non avevano avuto la forza di allontanarsi dal giaciglio del Capitano, mentre gli altri si erano impegnati da soli per riportare la Sin Miedo in mare aperto. Era rischioso, forse troppo, ma tutti erano d'accordo con quel pensiero – l'Intrepido non poteva in nessun modo trovare conforto sulla terra ferma.

Herrera riuscì ad aprire gli occhi in una notte tempestosa e il primo nome che fece fu quello di David, ricevendo solo silenzio come risposta. Tentò subito di alzarsi, non riuscendoci, e quando notò la mancanza del braccio crollò definitivamente in un pianto silenzioso. Tutto quello in cui aveva creduto per venti lunghi anni altro non era che una menzogna.
L'unica cosa certa era che aveva perso per sempre l'uomo che amava e, oltretutto, anche quella creatura nel grembo di Isabella che non avrebbe mai conosciuto. Sembrava che la vita lo facesse di proposito a mettergli tra le braccia i più grandi dei tesori per poi strapparglieli via senza pietà.
Crollò emotivamente, sfiorando la crisi di nervi per tutto quello che era successo in quei mesi e per l'ultimo scontro avvenuto contro il Colonnello, scontro che lo aveva visto perdente sotto ogni punto di vista. Sentiva rimbombare ancora la voce di David urlargli accuse di ogni genere, ricolme di risentimento e confusione, accuse non vere e a cui avrebbe tanto voluto rispondere... ma a quanto sembrava, era arrivato troppo tardi per quello.

Il quartiermastro impiegò molto tempo per farlo calmare e ragionare, tempo in cui il vecchio John venne a conoscenza di ogni segreto gelosamente custodito dall'Intrepido ormai non più tale. Quell'amore malsano per quello che un tempo credeva fermamente fosse suo figlio e che ora, dopo aver scoperto la verità, non più tale. Helena gli aveva mentito e ancora non riusciva a crederci.


I corvi in quei mesi avevano solcato i cieli delle città piratesche più note, portando messaggi da parte della flotta della Sin Miedo perché secondo loro tutti, anche quelli della Congregazione, dovevano sapere che Herrera aveva sconfitto la furia di Calipso e le ferite mortali di una lama.
Joel venne chiamato in molti modi; alcuni indiscutibilmente affascinanti, altri sfioravano l'insulto, ma al pirata non importava affatto essere chiamato Figlio della morte o Intrepido. Non più.
Voleva bensì essere chiamato padre. Amante. Sentirsi amato e soprattutto avere la possibilità di amare a sua volta quelle due creature per cui, ad occhi chiusi, avrebbe di nuovo dato la vita pur di sapere in salvo.

Quello era l'unico pensiero che riusciva a farlo alzare dal suo giaciglio ogni giorno.
Il pensiero che David, il suo amato David e il bambino che mai avrebbe conosciuto, al sicuro da lui.

Lontano dal mare.
Da uno storpio che ormai non sembrava avere più un motivo per esistere.
Ciononostante fu solo per inerzia che cominciò di nuovo tutto da capo, con al fianco i suoi uomini, e con l'orgoglio che mano a mano si ricomponeva pezzo dopo pezzo. Fu difficile abituarsi con il braccio sinistro, ma di certo sopperire per una causa così sciocca non poteva essere neanche minimamente concepita da uno come lui.

Provò direttamente sul campo tutta la rabbia repressa che aveva ben custodito in quell'anno. Tenere in mano quella spada ora era come avere quel secondo braccio mancante. Un'estensione di sé stesso e questo fu noto anche al resto della ciurma.
Chi a proprie spese e chi, invece, con l'onore e il piacere di vedere un uomo risorgere dalle proprie ceneri. Il Capitano si sentì fortunato ad avere uomini così valorosi al suo fianco e per sdebitarsi per tutto quello che avevano fatto, si sentì in dovere di donare tutto l'oro che riuscirono a depredare nel corso di quella nuova vita.
Non aveva più pietà. Tutti, chi più e chi meno a modo loro, non meritava altro che la morte e questo lo portò ben presto a farsi giustizia da solo. Dava la caccia ad ogni uomo della marina e lo giustiziava pubblicamente come gli uomini del Re avevano sempre fatto con loro.
Venne chiamata Strage dell'Impero.
Eppure Joel sapeva che nessun bottino e nessuna morte sarebbero bastati a colmare il vuoto che sentiva dentro il petto; costantemente a ricordargli che ormai era solo un corpo vuoto che arrancava giorno per giorno per sopravvivere almeno con dignità.
Un ammasso di budella, l'immagine di un fantasma che albergava sulla Sin Miedo.
Sentì alcune voci confuse a riguardo. Chi non comprendeva il motivo per cui non dichiarasse guerra al Colonnello e altri che semplicemente insinuavano cose non vere.
Non provava vergogna nell'esser stato tradito dalla donna che credeva essere dalla sua parte, donna che altro non era che la madre dei sui più grandi tesori. No. Non era un pensiero così frivolo e privo di senno quello ad occupargli costantemente la mente. Era un qualcosa di più umano.
Una vergogna che si portava dietro da più tempo, con la compagnia di un timore ben più grave. Non era pronto a farsi odiare. Una paura che aveva toccato con mano il giorno in cui gli avevano tolto quello che aveva di più caro al mondo. In quello stato era sicuro di non poter proteggere nessuno e capì anche che era fin troppo facile dire che avrebbe dato la vita per loro. Quello tutti erano in grado di farlo. Lo comprese in una notte insonne, con il cuore spezzato e il viso ben premuto contro le uniche vesti che gli restavano del giovane amante. Doveva rialzarsi non solo per sé stesso, ma anche e soprattutto per loro.
Combattere per loro. Sterminare l'intero Impero spagnolo per loro, per vendicarsi di tutto il male che avevano causato.
Era stanco di morire ogni giorno e di sentirsi così debole, perché Joel Herrera era tutto fuorché un vigliacco. Aveva sputato sopra la bandiera della Spagna, un tempo sua patria, e ora avrebbe reso giustizia a quel credo che anni prima lo aveva smosso e portato contro il suo stesso paese.
Lo spiegò apertamente un giorno alla sua ciurma che lui non aveva abbandonato né David e né il giovane Natanael.

Non aggiunse altro, ma ciò sembrò bastare ai suoi uomini che con le parole del Capitano iniziarono a gridare eccitati. Era ufficialmente guerra, ma anche guerra interiore che sapeva di vergogna e rimorso, perché dopo quasi due anni e mezzo ritrovarsi con un ragazzo simile a lui pronto a finire nel suo letto non fu affatto facile da ignorare.

Era successo per caso, in quella tappa nell'Isla de Tortuga, in una locanda talmente malfamata che si era sentito a casa dal primo momento in cui aveva messo piede lì dentro. Aveva guardato tutti con indifferenza e freddezza, lontano da quella realtà e con una bottiglia di rum ben stretta nella mano; circondato dai suoi uomini alticci e urlanti, e con donne che cercavano inutilmente la sua attenzione. Joel beveva sorso dopo sorso il liquore con tutta l'intenzione di svegliarsi l'indomani con il sole già bello che alto nel cielo – ma non aveva fatto i conti con quell'incontro inaspettato.

Uno scambio di sguardi dettato dal caso e il cuore che perdeva pericolosamente un battito.

David. Quel ragazzo sorridente, dai lunghi capelli bruni e dalla pelle baciata dal sole.

Aveva sorretto il suo sguardo.

Inquieto.

Notò il suo sorriso, i suoi occhi che brillavano con la stessa malizia e pericolosità come quelli di una sirena. Per la prima volta in tutta la sua vita si sentì con le spalle al muro. Aveva solo due scelte, ed entrambe non lo tranquillizzavano affatto.

Al di fuori della locanda, la malinconia dei primi veri giorni d'inverno aveva ormai fatto propria anche l'oceano che davanti a lui si prostrava in un manto oscuro, gelido. Statico. Troppo stanco, troppo affaticato dal vento per poter trattenere a sé la calma.
La pioggia aveva spazzato via anche l'ultimo soffio d'aria calda, posando un mantello dai colori ombrosi.

Una goccia d'acqua ad accarezzargli la fronte scoperta, un'altra e un'altra ancora. Fu furiosa l'ascesa dei cristalli e lui era lì, totalmente inerme dinanzi a tanta maestosità, ubriaco e con ancora la sua fedele bottiglia di rum in mano. Rimase lì per tutto il tempo, stretto nell'enorme giacca nera abbandonata sulle proprie spalle. Il sole era corso incontro all'emisfero meridionale. Sorgeva ad est, tramonta ad ovest. Se lo ripeteva in mente, con ancora altri sorsi dell'acquavite a lenirgli ogni qualsivoglia tipo di dolore. Le mani di quel ragazzo che toccavano luoghi sconosciuti del proprio corpo e la sua bocca sempre più bramosa che marchiava porzioni che non gli sarebbero mai e poi mai appartenuti. Ma per quella notte, solo per quella notte – nemmeno lui voleva restare da solo con i propri fantasmi.

Ricambiò quel bacio, lasciando cadere la bottiglia scura a terra per intrecciare la mano con quei filamenti scuri, e pieno di desiderio si fece più avanti, sbattendo il corpo contro quello del più basso che lo accolse con sospiri sconosciuti. Sospiri che ebbero la capacità di fargli ribollire il sangue nelle vene.

Finirono nella sua stanza, stretti tra di loro e con sempre più il bisogno di privare e farsi strappare via ogni brandello della doppia pelle di stoffa zuppa d'acqua che in quel momento entrambi indossavano ancora. Semplicemente si abbandonò al suo volere, come una roccia che anni dopo anni veniva scolpita dall'acqua ed inerme non poteva far altro che accettare il cambiamento. Alcune, però, finivano con l'essere opere d'arte più maestose ed imponenti dell'acqua stessa. Nasceva da ciò, e come roccia Joel si lasciava scolpire dalla voce di quell'artefatto, dal suo tono e dall'accenno autoritario della sua voce sconosciuta. Totalmente ed inevitabilmente preso da lui e da quelle piccole attenzioni che gli riservava con gentilezza estrema a netto contrasto con quello che pretendeva la sua lingua. Quel gioco continuo, poi, quell'allontanare e poi afferrare ogni brandello della propria persona, lo disarmava a tal punto da lasciarlo senza parole.
Era veramente poco. Bastava un tocco, uno sguardo o semplicemente quella richiesta pronunciata ed accarezzata da quelle labbra e semplicemente si abbandonava.

Quel suo “Puoi chiamarmi con il suo nome...” che lo fece letteralmente tremare. Sicuramente quel tale l'indomani lo avrebbe schernito senza pietà, perché il famosissimo Joel Herrera conosciuto come uno dei pirati più sanguinari di tutti i Caraibi, nel concedere le proprie attenzioni ad un altro uomo aveva gli occhi più lucidi del normale. Il tocco della sua mano che lo sfiorava ed il freddo, lo stesso freddo penetrante di ieri, a graffiare il fianco con noncuranza. Quasi ansimò a quell'assenza, limitandosi invece a seguire ogni suo gesto. Teso come una corda di violino.
Un ruggito del cielo e un brivido scivolò lungo la sua schiena.
Deglutì, e si immaginò il suo compagno che veniva abbracciato dalle fiamme, che lo accarezzavano come se fosse il padrone indiscusso del fuoco. Era come se appartenesse a lui ed alla sua figura slanciata. Forse era il figlio del Sole.

Soffrì come mai per quell'utopica visione, consapevole però che quello era troppo anche per lui. Il tempo scorreva lento, immutato. Dalle immagini che prendevano mano a mano una forma ben precisa, al tempo oltre lo spazio annesso che si creò all'interno di quella stanza che prendeva sfumature di un qualcosa di totalmente indefinito. Passato. Lui era lì. Protetto da quelle mura e dalla presenza costante del moro al suo fianco che contrastava gli effetti dell'alcool... perché era lì, lui era.

In carne ed ossa,.

Deglutì nel constatare quanta grazia ci fosse nelle linee del suo collo; dal mento, al pomo d'Adamo, ed infine la sporgenza perfetta delle clavicole.

Si chiese se fosse un uomo, o una donna.

Ma erano adeguatamente distanti. Non una distanza troppo marcata come quella di pochi minuti prima, bensì una più accettabile che non lasciò spazio all'immaginazione prepotente del pirata che prevedeva tocchi ben più marcati e morsi dati a sangue. Tutto perché il vero David non lo degnava delle giuste attenzioni, secondo lui, e per punizione a sé stesso si costrinse ad immaginare uno scenario talmente apocalittico e ambiguo da evitare ulteriori pensieri negativi riguardanti l'assenza del ragazzo. Che faceva male, ed ora che non vi era più traccia di tristezza e fastidio, pensò che approfittare e giovare del tutto un contatto con l'altro era decisamente più umano che rovinare quel momento con un qualsiasi pensiero di troppo.
Ciò però non gli impedì di far scivolare una mano sulla zona lombare del suo ospite, mano che ben presto tracciò una linea di fuoco lungo la colonna vertebrale per poi spegnersi, nuovamente, nei suoi lunghi filamenti bruni.

Quasi sospirò di piacere nel trovarli liberi e privi di lacci di stoffa a comprimerli.
Quel movimento poteva essere un muto consenso. Non se ne privò.

Su quel palcoscenico immaginario ci sarebbe stato l'ardore di due amanti e nient'altro. Nessun dolore, nessun ricordo. Solo una messa in scena degna di nota. Peccarono. Sotto gli occhi del cielo e del mare in tempesta, due uomini totalmente diversi tra di loro si cercarono a tal punto da commuovere, lontano da quella realtà e troppo nascoste per esser comprese, creature che un essere umano non avrebbe mai potuto immaginare l'esistenza terrena. Chi per un motivo, chi per un altro. La morte e la vita che al tempo stesso, bramavano uno spazio in quel preciso momento.

Calore che si accentuava ed il freddo che scemava in un ricordo quasi ridicolo al confronto.

Il peso sulle sue cosce ed il petto che accoglieva quello dell'altro e non riuscì minimamente a trattenersi. Ormai era l'inizio della fine. La temperatura che si alzava con il Capitano che, noncurante, inumidiva le labbra nel percepire chiaramente quella bocca peccaminosa marchiare la pelle con dei semplici gesti. Estasiato andò a stringergli le cosce e lentamente, molto lentamente, le accarezzò. Fermò le mani poco più sotto delle natiche. Non osò stringere altro. Ma la realtà dei fatti era che non gli dispiaceva minimamente toccarlo, e quando percepì le mani pizzicare dal bisogno di sfiorare altro, l'eccitazione che si accentuava e le mani che cercavano il contatto con la sua pelle, decise che ormai era inutile trattenersi oltre. Oltrepassò l'ultima barriera della stoffa e fu automatico stringerlo contro di sé, prepotente per tornare a muovere i muscoli delle braccia ed accarezzare i suoi fianchi ossuti e poi le costole, che graffiò appena con le unghie corte e poco curate. Diede voce alla propria immaginazione, fu questo il vero problema, perché come attimi prima la mano andò a toccargli l'addome, ne sfiorò l'ombelico con l'indice e si immaginò lambire e penetrare quel minuscolo orifizio.

Morderlo.

Il desiderio più nascosto.

Lasciarsi mordere.

Una preghiera.

Sospirò contro il suo orecchio, chiamando il suo nome con un tono talmente basso e penetrante che un qualcosa dentro il suo petto gridò. Letteralmente.
Inclinò il capo giusto per lasciargli più spazio ma fu più una scusa per lasciare un morso leggero sulla mandibola del ragazzo e finire così con il tirarlo di più contro di sé. Bisognoso di sentire il calore soffocante di David accarezzarlo.
Si stava eccitando. Di più.
Totalmente ed inevitabile, senza controllo il desiderio costernato che si stava impadronendo di lui. Non era lucido. Non con l'amore della sua vita su di sé e con le sue labbra a fargli amare la vita, per quei tocchi bollenti. Spogliò il suo collo di quella corazza di riccioli scuri e si impossessò di quella misera porzione di pelle nell'incavo. Un morso leggero, nulla più. Non bastò a placarlo. Gli occhi sempre fissi nei suoi e lo sfidava apertamente, noncurante.

L'ennesimo morso, gli occhi socchiusi perché voleva essere sicuro di avere il posto speciale in tribuna per quel drammatico spettacolo. Era il suo limite, con delle certe regole specifiche che prevedeva l'obbiettivo della non-comunicazione; la sua insistenza lo fece tremare. L'urgenza di sentirlo solo per sé e sempre di più era solo l'ennesima “complicazione” a quello scenario praticamente perfetto.

Stava per cadere nell'oblio. E non voleva altro che quello. Solo loro due, per sempre.

David sapeva di pioggia.

Lo chiamò con quel nome ancora e ancora. Rincorse il suo piacere, lo fece proprio e per la prima volta dopo tutti quegli anni che aveva passato a rimuginare su sé stesso, si sentì nuovamente desiderato, nonostante il giovane borbottasse parole oscene che in un momento di lucidità lo fecero sentire tremendamente in colpa.

Si impossessò di lui senza riguardi, per tutta la notte e solo l'indomani, quando si svegliò a terra e con quel ragazzo stretto al proprio petto si sentì profondamente male. La testa scoppiava e al di fuori della Sin Miedo il mare non si era ancora del tutto calmato.

Si allontanò da lui e lo lasciò dormire ancora, premurandosi di far cadere una coperta sul suo corpo completamente nudo per non fargli prendere freddo. Si concesse un sorso di rum per colazione e tutta l'attenzione che la notte prima non aveva adeguatamente concesso al suo piccolo ospite. Attenzione decisamente più lucida.

Sì, era quasi uguale a lui... ma non lo era affatto. Seduto scompostamente sulla sua sedia in mogano scuro, Joel guardò al di fuori delle finestre il mare sconfinato che aveva davanti. Anche quel giorno si chiese cosa stesse facendo l'altro, se lo detestasse o se lo amasse ancora e soprattutto, se Natanael avesse mai avuto il piacere di vedere i raggi del sole o il pallore delle stelle.

Continuò a guardare di fuori anche quando il ragazzo iniziò a svegliarsi ed a fare commenti su quanto si dormisse male sul pavimento – commento che gli strappò un mezzo sorriso.

Solo lì, il suo sguardo verde, tornò su quella figura lamentosa.

“Come hai detto di chiamarti?”


 


 


 


 

––

premessa, so benissimo che non esistevano pirati spagnoli, ma fortunatamente la fantasia è un compromesso meraviglioso della vita che mi lascia partorire figli che detestano padri e legami di sangue.

questa missing moment è presa da un pezzo della storia di Joel su cui lavoro da ormai tre anni e in cuor mio spero che abbia catturato almeno un po' la vostra attenzione ma che molto probabilmente resterà sempre rinchiusa nella memoria del mio portatile.

Come al solito.

Poco male, intanto vi ringrazio per essere arrivati fin qui!

Alla prossima! v.

   
 
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