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Autore: AlaSka7    16/02/2018    0 recensioni
Quando Catherine riprende coscienza è in una stanza di ospedale, e non ricorda minimamente come ci sia arrivata, né nient'altro. Dovrà ricostruire la sua storia attraverso ricordi di famigliari e conoscenti, per poter rispondere a quello che tutti si stanno chiedendo: chi l'ha ridotta così?
Genere: Introspettivo, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sono in ospedale.

Ne ho la certezza, anche se non posso vedere nulla - i miei occhi si rifiutano ostinatamente di aprirsi. Ma so di essere sdraiata in un letto relativamente scomodo, in una stanza che puzza di disinfettante e tristezza, circondata da rumori di macchinari. Uno di questi è un bip insistente, che immagino essere il battito del mio cuore. È strano sentirlo sia dentro che fuori di me.

Cerco di muovermi, ma il mio corpo si rifiuta di rispondere. Inizio a sentire una leggera claustrofobia: sono intrappolata in una gabbia che ha esattamente la mia forma. Vado in panico nel sentire che persino il più piccolo muscolo della mia mano non mi risponde, e il bip si fa più veloce.

Sento dei passi che si avvicinano, qualcuno che mi sfiora. Vorrei sottrarmi a quel contatto, ma è come se fossi morta - solo che riesco ancora a pensare.
Mi agito ancora di più, mentre un pensiero inquietante prende vita in me: magari sono morta davvero, ed è questo che succede dopo. Si resta in un corpo inerme a formulare strane teorie, intrappolati sotto terra, senza possibilità di spegnere mai il cervello.

Sento un pizzicore al braccio.

Quasi immediatamente mi convinco del fatto che, se fossi morta, sarei in una bara e non in un ospedale, e che, molto probabilmente, quando morirò i miei pensieri autodistruttivi cesseranno e non potrò soffrire di claustrofobia.

Mi calmo.

Sono molto fiera di come ho gestito questo attacco di panico - di solito non va così. Invece ora sono bloccata in un letto di ospedale, con il corpo che sembra spento, e sono riuscita a zittire le mie paure in pochi secondi.

Sento degli altri passi nella stanza, e la voce più vicina a me dice: "ha avuto un aumento del battito cardiaco, probabilmente sta sentendo dolore. Le ho somministrato dei calmanti, sembra che ora si sia stabilizzata."

Ah.
Quindi non è stato merito delle mie incredibili capacità di autocontrollo.
Ci rimango un po' male.

"Pensa che sia sveglia, infermiera?"

La voce che ha parlato è gonfia di dolore. Nel fare questa constatazione mi rendo conto che la perdita (spero temporanea) della vista ha davvero acuito gli altri sensi, come tutti dicono. Nello specifico sembra aver aumentato la mia empatia.

"Credo che possa sentirla, se prova a parlarle", risponde l'infermiera. Colgo una nota di scetticismo nella sua voce, che però, evidentemente, non arriva all'altra persona.

"Le dispiace lasciarci un po' da sole, allora? Vorrei parlarle un po'."
"Ma certo, signora."

La persona che era accanto a me si allontana ed esce dalla stanza, mentre sento quella più lontana afferrare qualcosa - immagino una sedia - e spostarla vicino al mio letto. 
Mi chiedo chi sia questa donna che ci tiene così tanto a parlarmi: non ho riconosciuto la sua voce, sono solo riuscita a capire che prova tristezza per la mia condizione.
La sento afferrato la mano e provo di nuovo quello strano impulso di allontanarmi, benché ormai io abbia capito che il mio corpo non risponderà. La sua stretta sulla mia mano è calda e morbida, come se avesse paura di spezzarmi toccandomi.

"Ciao tesoro, mi senti?"

Non faccio in tempo a chiedermi perché una sconosciuta mi stia chiamando "tesoro", perché lei continua a parlarmi.

"La dottoressa ci ha detto che quando sei arrivata qui eri gravemente ferita e non ricordavi nulla, quindi chi ha consigliato di parlarti di cose importanti per te, ricordi che sappiamo hanno un grande valore, nella speranza che quando ti svegli riuscirai a conservare quello che ti abbiamo detto e uscire dalla tua amnesia."

Amnesia? Ma cosa sta dicendo? Io ricordo perfettamente chi son..

E improvvisamente, come un pugno nello stomaco, vengo colpita dalla consapevolezza che in realtà non so chi sono, né dove mi trovo. La mia mente è un foglio bianco, come se fossi nata nel momento in cui ho sentito quel bip per la prima volta.

"Ci ha consigliato di iniziare dalle cose basilari, perché probabilmente non ricordi nemmeno quelle. Quindi, ecco.. tu ti chiami Catherine. Hai 32 anni, una figlia di 6 e un figlio di 8. Sei fidanzata con un uomo che non è il padre dei tuoi figli e si chiama Axel. E io sono tua madre, Lucy."

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Ciao a tutti/e! 
Questa è la primissima storia che ho deciso di pubblicare qui, frutto di un delirio provocato dalla febbre alta e dalla noia pomeridiana. 
Sarei felice di sentire le vostre opinioni su questo primo capitolo, i vostri consigli, le vostre perplessità ecc. ecc. ...
Nel frattempo vi mando un bacione e vi ringrazio se siete arrivati fino a qui! <3

   
 
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