Libri > Altro
Segui la storia  |       
Autore: luna_storta    17/02/2018    0 recensioni
[Le nove vite di Chloe King]
Chloe King è una ragazza normale. Va a lezione (la maggior parte delle volte), litiga con sua madre, va addosso ad un ragazzo...o due. Ma attorno al suo sedicesimo compleanno, Chloe scopre che forse non è normale dopo tutto. Si intensifica la visione notturna, i riflessi super veloci-oh, e gli artigli. Così lei scopre chi è -e da dove viene- ed è chiaro che non sia sola. E qualcuno cerca di farla fuori. Chloe ha nove vite. Ma nove saranno abbastanza?
"Nemmeno la curiosità la ucciderà"
La storia non è mia, è solo una traduzione italiana della trilogia "The Nine Lives Of Chloe King" di cui questo libro è il primo. Il mio intento non è quello di plagiare (assolutamente) e non ho il permesso dell'autrice (Elizabeth Braswell). Questa traduzione ha il solo scopo di dare una possibilità anche agli italiani di leggere questo libro.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Due bicchieri di champagne dopo, Chloe iniziò a divertirsi. Nonostante sospettasse che la festa fosse una specie di stratagemma psicologico di sua madre per far sentire sua figlia amata, voluta e apprezzata, e aveva fatto un fantastico lavoro, e Chloe si sentiva tutte e tre. Si era chiesta se la sua punizione per aver saltato scuola e lasciato l'ospedale stesse per essere sfoderata o se, anche questo, fosse andato dimenticato come in un'amnesia.

La signora King non poteva, comunque, arrendersi ai tradizionali elementi di una festa di compleanno, vale a dire, un dolce vecchio stile e condivisione di foto imbarazzanti di una più giovane, e a volte nuda, Chloe.

E ovviamente, toast.

Appena sua madre prese in mano un bicchiere, Chloe se ne andò via velocemente per non essere al centro dell'attenzione. Nessuno si mosse, era in trappola.

"Come molti di voi qui sanno già," iniziò la signora King tirando su col naso "non sappiamo con precisione quando sia il compleanno di Chloe."

Chloe chiuse gli occhi. Lo stava per fare. Le stava per dire tutta la storia.

La folla aspettava ansiosa.

"Nacque da qualche parte in una campagna della vecchia USSR. Dal momento in cui l'abbiamo trovata, l'unica cosa che gli ufficiali sovietici ci potettero dare, fu un documento con alcuni scarabocchi e un timbro con falce e stelle."

Indicò i brandelli di carta, arruffati e incorniciati sul tavolo da pranzo.

"Io e David volevamo così tanto un bambino...e siamo stati così fortunati. Chloe era la bambina piccola più bella che potessimo mai avere. E lei è cresciuta in grazia e bellezza e intelligenza in ogni modo possibile." Chloe quasi si lamentò ad alta voce. Amy le lanciò un'occhiata, approvando il suo orrore. "E sebbene abbiamo i nostri piccoli...litigi, non potrei essere più fiera. E se tuo padre" -si interruppe- "fosse qui, si sentirebbe allo stesso modo. Chloe, ti voglio bene. Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata. Buon sedicesimo compleanno!"

Tutti brindarono e l'abbracciarono. Chloe borbottò ringraziamenti, grata che la parte peggiore fosse passata così velocemente. Non appena il nodo di persone attorno a lei si sciolse, si tuffò sul tavolo degli antipasti e si riempì il piatto e stette nell'angolo dietro ad una pianta alta così da potersi godere quella speciale portata in pace.

Un paio di persone le passarono affianco, pericolosamente vicine. Si congelò-non sembravano averla notata.

"Ricordi quanto male stessero combattendo verso la fine?" sussurrò la signora Lowe.

"Sì, il brindisi di Anne era così delicato" rispose il padre di Paul "Considerando come lui si se n'era appena andato"

"Lei ha mai finito per ottenere un divorzio?"

"No...è come se lui sia scomparso dalla faccia della terra. Non ha mai inviato nemmeno un soldo per Chloe. Chiaramente," considerò, riflettendo "non penso che Anne o Chloe stiano soffrendo"

Entrambi tacquero.

"Ancora champagne?" suggerì infine la signora Lowe.

Chloe masticava con aria pensierosa un gambo di sedano.

Prima, quando suo padre era ancora in circolazione, quando era piccola, festeggiavano l'anniversario della sua adozione, che sarebbe stato solamente qualche settimana dopo. Non l'avevano più fatto da quando suo padre se n'era andato, rifletté.

Lasciò la sicurezza della sua pianta per provare a confondersi; le persone erano lì per lei, dopo tutto.

"Allora, dov'è l'illusionista che hai assunto?" sussurrò Paul, avvicinandosi e guardandosi attorno sospettosamente. "Pensavo che ci sarebbero stati clown e corse di cavalli e roba"

"Lei non è così male" rispose Chloe, stupendosi di star difendendo sua madre. Era una festa carina e piccola; uno degli amici di sua madre stava suonando il violoncello nell'angolo, che era un po' strano ma dava un'aria sofisticata all'intera cosa. Come se loro fossero ricchi e lei fosse una debuttante o qualcosa del genere. C'era sempre un piccolo caviale di storione americano –non a rischio di estinzione, aveva detto sua madre fieramente. E cosa più importante, una mountain bike Merida bianco cromato con la pedalata assistita per le montagne di San Francisco più faticose.

Come lo sapevi? Ho ottenuto il mio desiderio. Si sentiva un po' in colpa per tutta la questione della pace nel mondo. L'anno prossimo, forse.

Paul stava tamburellando nervosamente sul fondo del suo bicchiere di champagne.

"Um, Amy mi ha detto," iniziò Chloe sommesssamente.

Lui parve immediatamente sollevato ed emise un profondo sospiro.

"Quindi ti va bene?"

"Andarmi bene cosa?"

"Noi...che facciamo...lo sai..."

"Diamine, no," disse Chloe, leccandosi via il caviale dalle dita. "voglio dire, vedendo che come io ho avuto questa cotta per te da quando avevano nove anni e-"

"O-kay." Paul alzò la mano. "È abbastanza. Messaggio ricevuto"

Amy stava girovagando.

"Hey, ragazzi," disse un po' nervosamente. Lei e Paul si scambiarono dei sorrisi imbarazzati –imbarazzati! Chole guardò le loro mani "accidentalmente" che accidentalmente si sfioravano. Amy sorrise, arrossendo appena. Chloe fremette un po'. Oh Dio. Va bene. Sarò la migliore amica figa.

• • •

Sarò la migliore amica indifferente.

Chloe si ripeté il suo piccolo mantra durante la lezione di inglese del giorno seguente mentre osservava Amy e Paul che provavano molto intensamente a non guardarsi a vicenda. A chi importava? Perché stavano cercando di tenerlo segreto? Era come se qualcuno della scuola avesse effettivamente fatto la spia su questo particolare trio di amici o su quello che succedeva tra di loro. Il signor Mingrone tornò indietro per scarabocchiare un'enorme A sulla lavagna. Quando Amy sfruttò l'occasione di lanciare degli appunti a Paul, Chloe appoggiò la testa sul banco. Il tavolo odorava di vecchia colla, lo spigolo sapeva di matita al piombo e altri odori meno identificabili ma ugualmente spiacevoli, ma qualsiasi cosa era meglio che guardare Paul e Amy.

Sarò indifferente.

Paul faceva parte del giornalino scolastico, il che gli permetteva (anche a Amy e a Chloe) di accedere ai migliori computer e al migliore equipaggiamento, così come anche al vecchio divano sgangherato e alla stanza semi privata. Quasi nessuno la usava dopo la fine della scuola, il che permise ai tre di rimanere lì durante la giornata se Paul fosse stato nei paraggi. Chloe decise di utilizzare la sesta ora per recuperare un po' di sonno.

Chloe bussò con esitazione all'antica, alla solida porta in legno di quercia, sperando di non trovare i suoi due migliori amici insieme.

"Entra" rispose Paul, usando la sua voce da capitano Picard. Amy non era decisamente in giro.

Di fatto, quando Chloe entrò, Paul sembrava star lavorando sulla carta, sedendosi al limite della sua scrivania ed esaminando il suo articolo.

"Il croccante merluzzo con il formaggio cotto al forno ogni mercoledì per il prossimo mese" sospirò Paul, lanciando il programma del pranzo. La personale opinione di Paul, Amy e Chloe sull'unica motivazione per cui qualcuno leggeva La Lanterna era per il menu della caffetteria e la colonna spesso proibita di Sabrina Anne.

"Perché non chiedi tua mamma di prepararti un pranzo? Burro di arachidi e kimchi. Il pasto dei campioni." Chloe gettò lo zaino, e poi se stessa, sul divano.

"Sì, giusto." Paul allungò le gambe sotto la scrivania.

Era strano averlo che guardava in basso su di lei in quel modo. O forse era solo un cambiamento globale nel suo comportamento dall'intera faccenda con Amy. Sembrava tranquillo e sicuro di sé, come se si stesse rilassando su un trono invece che starsene appollaiato su una scrivania. In realtà quel giorno sembrava stare abbastanza bene. Indossava una semplice maglietta e dei pantaloni cadenti che combaciavano con il suo corpo squadrato e massiccio meglio di quanto facessero la camicia del bowling o la divisa da Dj che a volte indossava.

Eh, cosa? Chloe realizzò immediatamente che stava ammirando l'abbigliamento di Paul. Il buon vecchio Paul, con la cicatrice del labbro leporino che si tendeva quando sorrideva. Qualcosa di davvero tenero...

Chloe si scosse da sola.

"Quindi cosa sta succedendo?" domandò rapidamente.

"Oltre alla tua quasi morte e ad Amy? Non molto altro." La guardò con vago divertimento nei suoi occhi marrone scuro. Chloe sentì i suoi palmi sudare. Era una stanza piccola, isolata dal resto della scuola, la loro solitudine era come una specie di terza presenza lì con loro.

È solo perché lui piace ad Amy, si disse. Una cosa competitiva. Nell'aria immobile della stanza poteva sentire l'odore del deodorante e del sapone che lui aveva usato e al di sotto una salinità che lei pensò che fosse probabilmente la sua pelle. Dal modo in cui lui era seduto, sarebbe stato così facile camminare e schiacciarsi addosso a lui; sarebbero stati alla stessa altezza. Poteva avvolgere le sue braccia attorno al suo collo come aveva fatto con Xavier e tirarlo verso-

"Blah blah blah, ehy King, stai ascoltando?"

"Sì!" balzò in piedi, tentando di scacciare via il suo desiderio. "No. Voglio dire, devo andare. Io ho, ehm, mi sono dimenticata di dare il mio saggio a Mingrone-merda, spero che non se ne sia già andatp."

Afferrò il suo zaino e si mosse verso la porta.

"Pensavo che avesse detto che avessimo tempo fino a domani" la richiamò Paul. La porta si chiuse sbattendo fra di loro.

Sarò indifferente.

Sì, certo.

Al lavoro Chloe si sforzò di esaminare attentamente ogni ragazzo che arrivava. Inclusi alcuni che erano gay. Le cose andavano davvero male proprio quando si ritrovò quasi a baciare il suo migliore amico. Che sembrava anche essere il fidanzato della sua migliore amica.

Marisol non aveva aiutato per niente mettendo "Ho bisogno di un uomo" degli Eurythmics negli altoparlanti del negozio.

"È così ovvio?"

"Dolcezza, stai sgocciolando ormoni su tutto il mio bel pavimento pulito." Le sorrise la donna più anziana. Chloe desiderò che sua madre fosse più come il suo datore di lavoro. Sembrava sempre capire il suo umore e, a meno che non ci fosse una vendita, era spesso pronta a parlare e ad ascoltare.

"Chi è che ha messo su questa merda?" urlò Lania dalla sezione delle scarpe, con le mani sulle orecchie in segno di orrore.

Chloe e Marisol si scambiarono uno sguardo da "cosa possiamo farci". "Vai a prenderti un ragazzo, ragazza. Non ti stai concentrando; è ovvio che la tua attenzione sia rivolta altrove" le disse Marisol con voce spensierata.

Dopo che Chloe ebbe pazientemente strappato le cuciture di alcuni jeans, rifletté su quello che il suo capo le aveva appena detto. Forse avrebbe potuto farlo "fuori dai suoi schemi". Forse aveva bisogno di un bel fidanzato.

O di fare visita a Xavier.

Una volta che Chloe ebbe trovato la strada giusta, tirò fuori il foglietto sgualcito dalla tasca posteriore. Sto andando per trarne il meglio. Si immaginava in un vestito di affari, da qualche parte in un futuro immaginario, scuotendo la mano di qualcuno e tirando fuori il proprio biglietto da visita, tutto sgualcito e sporco. Controllò l'indirizzo della struttura. Xavier doveva avere un po' di soldi oppure passava la notte da un amico che li aveva: era una vecchia casa carina, con tre piani, un bosco tetro e le finestre che davano su una strada con delicati alberi verdi e senza traffico. Certo, entrambi i lati della strada erano pieni di macchine parcheggiate –vicini ricchi o meno, quella era ancora San Francisco.

La porta d'ingresso era aperta e c'era una nota scandagliata a FedEx posta sul cicalino. L'atrio puzzava di un detergente di legno di limone. C'era solo un appartamento per piano; Xavier aveva la soffitta. Con il tetto spiovente. Aveva sempre sognato di vivere in una vecchia casa come quella al posto del microscopico, brutto ranch con le pareti in vinile.

Ma nella penombre delle scale Chloe cominciò a mettere in discussione quello che stava facendo: andare nell'appartamento di un tipo più vecchio di lei al crepuscolo, senza che nessuno sapesse dove si trovava. Si sarebbe potuto rivelare qualsiasi cosa: uno stupratore o un assassino. Un vampiro, anche.

Si fermò brevemente, ma un'immagine di se stessa che baciava Paul la spinse ad andare avanti. Non entrerò. Starò nell'ingresso e gli chiederò se vuole uscire. Forse per prendere un caffè.

La porta era di legno scuro con una cornice e un piccolo spioncino in ottone e in vetro all'altezza dell'occhio. Alzò la mano per bussare...

E realizzò che la porta era appena appena aperta.

"Ehm, ciao?" fece, tornando indietro.

"Aiuto..." una voce strozzata e affannosa chiamò dall'interno. "Aiutatemi!"

Chloe esitò sulla soglia. Poteva essere una trappola. Poteva rapire le ragazze e stuprarle e venderle nel mercato delle schiave...

"Per favore...qualcuno..."

Aprì la porta ed entrò.

L'appartamento sapeva da malattia e da decadimento, il che strideva con gli arredi puliti, antichi e costosi e il sistema moderno di illuminazione. Davanti ad ognuna delle finestre c'era un angolo attentamente progettato per leggere e sedersi –proprio come avrei fatto io. Chloe seguì il suono del respiro affannoso.

Sdraiato sotto l'architrave del bagno c'era uno Xavier molto diverso.

Indossava gli stessi vestiti dal locale di due notti prima, ma erano strappati e tirati come se avesse cercato di strapparseli via dal corpo. La sua faccia era piena di bolle come la scorza di un pompelmo malato. Le sue guance e la fronte erano gonfie e rosse, con liquidi, linfa o pus, che fuoriuscivano da piaghe giganti.

"Aiuto –" provava a urlare, ma la sua gola era così tanto infiammata che poteva a mala pena respirare. Gemette e si contorse, cercando di strisciare fuori la sua pelle. Cadde di peso sul suo stomaco e gli guardò la schiena. Lunghe, ulcere fangose e segni sulla pelle come segni di artigli. Esattamente dove lo aveva graffiato e toccato fuori dal locale.

Chloe fece retromarcia lentamente.

Devo chiamare.

Senza pensarci, come se stesse camminando attraverso la melassa, trovò il portatile di un telefono cordless nel salotto, che era in cima a uno di quei costosi filtri HEPA giganti di Sharper Image, come quello che sua madre aveva. Compose il 911.

Recitò l'indirizzo quando una brusca e indifferente voce venne fuori. "C'è qualcuno qui. Coperto di piaghe. Può a mala pena respirare. Sembra che stia per morire."

Sembra che stia per morire.

"Stiamo arrivano lì, signorina. Qual è il tuo numero di telefono?"

"Io non –" guardò il foglietto e gli diede il suo numero. Dopo aver attaccato, tornò da Xavier. Stava sussurrando e tossendo e i suoi occhi erano incrostati e quasi chiusi. Si chiese se potesse vederla, se potesse riconoscerla.

Esattamente dove lo aveva graffiato.

Aspettò finché non sentì le sirene avvicinarsi e poi corse via.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Altro / Vai alla pagina dell'autore: luna_storta