17/02/2018
2 recensioniAutore: Jason_Trth Hrtz
Fandom: Naruto
Pairing: MadaSasu
Rating: verde
Parole: 603
Avvertimenti: nessuno
Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, sono proprietà di Kishi-sensei
Note: ringrazio @heartbreakerz per l'aiuto. Che agitazione… Questa è la mia seconda storia sul fandom di Naruto e già propongo nuove crack ship, lol (prima di questa OS avevo dedicato solo una drabble alla MadaSasu).
Avevo pensato di introdurre, in qualche modo, la MadaSasu ma ora che è arrivato il momento della verità non riesco a trovare le giuste parole. Stendiamo un velo pietoso.
Non aspettatevi chissà cosa da questa OS. È una slice of life e non ha grandi pretese, se non quelle di intrattenere e incuriosire il lettore! Ho intenzione di creare una raccolta (serie su efp) di OS/ Flashfic sulla MadaSasu e, in un futuro ancora lontano, porterò sul fandom anche una mini-long !AU con la MadaSasu e altri personaggi/ dinamiche. Credo di aver detto tutto, per ora.
Prima di lasciarvi alla lettura, se siete così coraggiosi da intraprendere questo sentiero, vorrei ringraziarvi per star dando una possibilità a questi due e, in special modo, anche a me; posso solo augurarmi di riuscire a conquistarvi, o anche solo incuriosirvi, con questa ship. ♥
Apprezzerei molto dei pareri sulla OS.
Buona lettura!
Jason.
UNA TRANQUILLA MATTINATA?
Sembrava una tranquilla mattinata, una delle tante, poi arrivò lei: la sveglia. Cominciò a suonare molesta alle sei e mezzo del mattino–orario in cui Sasuke si svegliava e cominciava a prepararsi per raggiungere la sua Università. Solitamente riusciva ad anticiparla di qualche minuto e a spegnerla prima che Madara cominciasse a brontolare e maledirlo, ma quella mattina erano entrambi particolarmente stanchi: la sera prima avevano dovuto partecipare a un evento di beneficenza organizzato dall’azienda di famiglia e nessuno dei due era riuscito a trovare una scusa plausibile per non presentarsi.
Le sei e trentaquattro e né Sasuke né Madara accennava la minima intenzione di spegnere l’oggetto demoniaco che gli umani usavano chiamare sveglia.
Dopo qualche altro minuto, Madara biascicò alcune parole: «Spegni quell’affare.» Ma Sasuke non dava segnale di volersi alzare e compiere tale azione. Al che, Madara dovette passare alle maniere forti: da sotto le coperte, cominciò a tirare calci negli stinchi di Sasuke con lo scopo di esasperarlo fino a condurlo alla resa definitiva.
«Spegnila tu, se ti dà fastidio.» Sasuke colpì a sua volta una gamba di Madara.
«Sei tu ad averla impostata. Alzati e spegnila.»
Dai calci si passò agli spintoni con i gomiti. Talmente erano distratti dal battibecco mattutino, che non si accorsero di starsi avvicinando pericolosamente alla testiera in legno del letto matrimoniale. Quella inconsapevolezza durò solo finché non ci sbatterono entrambi la testa; si ebbero così dei secondi di tregua.
Sasuke fu il primo a riprendersi dallo scontro quasi mortale; si trascinò al bordo del letto e si mise seduto. Il pavimento freddo, a contatto con le piante dei piedi, lo fece rabbrividire. Afferrò la sveglia e, ancora con le palpebre semi-chiuse, premette il bottone per spegnerla.
Gli arrivò un cuscino dietro la testa.
«Ti avevo detto di spegnerla.»
«L’ho spenta mi sembra, no?»
«Prima.»
Sasuke lo ignorò e si decise a mettersi in piedi e segnare definitivamente l’inizio di quella giornata, cominciata non nei migliori dei modi.
Si chiese se dovesse far alzare anche Madara.
Lo conosco. Se si addormenta di nuovo, non vorrà più alzarsi…
Gli avrebbe dato una mezz’ora di tempo in più: circa quello che serviva a Sasuke per lavarsi e vestirsi. Prese ciò che gli occorreva e si diresse nel bagno annesso alla loro camera da letto, cominciando a spogliarsi l’attimo dopo aver chiuso la porta.
Mentre era sotto la doccia, godendo della piacevole acqua calda che scorreva sui muscoli tesi della sera prima, sentì dei rumori provenire dalla camera. Non ci fece caso più di tanto, forse Madara si era convinto ad alzarsi.
Non si sorprese di intravedere la figura di Madara oltre la vetrata della doccia: quell’uomo non aveva un minimo di rispetto per la privacy altrui.
«Non trovo il latte» si lamentò Madara facendo scorrere le porte in vetro che costituivano il box doccia, azione che provocò a Sasuke un leggero brivido di freddo, e si appoggiò con l’avambraccio sinistro alle piastrelle umide della parete.
«È in frigo, controlla.»
«Non c’è: ho già visto.»
«Allora è finito.»
Madara fissò Sasuke per qualche secondo, indeciso su quali parole utilizzare per esprimere al meglio tutto il suo scontento.
Prima di abbandonare la conversazione, tese un braccio verso Sasuke e solo all’ultimo virò più in basso. Con scaltrezza alzò nuovamente la manopola che regolava la temperatura del getto d’acqua e la girò a destra, facendo arrivare addosso a Sasuke solo acqua gelida. Sasuke si sentì raggelare fin dentro le ossa e abbassò immediatamente la manopola; giusto in tempo per vedere Madara che, dandogli le spalle, usciva dal bagno come se niente fosse accaduto.
Quella mattinata non fu poi così tranquilla.
Le sei e trentaquattro e né Sasuke né Madara accennava la minima intenzione di spegnere l’oggetto demoniaco che gli umani usavano chiamare sveglia.
Dopo qualche altro minuto, Madara biascicò alcune parole: «Spegni quell’affare.» Ma Sasuke non dava segnale di volersi alzare e compiere tale azione. Al che, Madara dovette passare alle maniere forti: da sotto le coperte, cominciò a tirare calci negli stinchi di Sasuke con lo scopo di esasperarlo fino a condurlo alla resa definitiva.
«Spegnila tu, se ti dà fastidio.» Sasuke colpì a sua volta una gamba di Madara.
«Sei tu ad averla impostata. Alzati e spegnila.»
Dai calci si passò agli spintoni con i gomiti. Talmente erano distratti dal battibecco mattutino, che non si accorsero di starsi avvicinando pericolosamente alla testiera in legno del letto matrimoniale. Quella inconsapevolezza durò solo finché non ci sbatterono entrambi la testa; si ebbero così dei secondi di tregua.
Sasuke fu il primo a riprendersi dallo scontro quasi mortale; si trascinò al bordo del letto e si mise seduto. Il pavimento freddo, a contatto con le piante dei piedi, lo fece rabbrividire. Afferrò la sveglia e, ancora con le palpebre semi-chiuse, premette il bottone per spegnerla.
Gli arrivò un cuscino dietro la testa.
«Ti avevo detto di spegnerla.»
«L’ho spenta mi sembra, no?»
«Prima.»
Sasuke lo ignorò e si decise a mettersi in piedi e segnare definitivamente l’inizio di quella giornata, cominciata non nei migliori dei modi.
Si chiese se dovesse far alzare anche Madara.
Lo conosco. Se si addormenta di nuovo, non vorrà più alzarsi…
Gli avrebbe dato una mezz’ora di tempo in più: circa quello che serviva a Sasuke per lavarsi e vestirsi. Prese ciò che gli occorreva e si diresse nel bagno annesso alla loro camera da letto, cominciando a spogliarsi l’attimo dopo aver chiuso la porta.
Mentre era sotto la doccia, godendo della piacevole acqua calda che scorreva sui muscoli tesi della sera prima, sentì dei rumori provenire dalla camera. Non ci fece caso più di tanto, forse Madara si era convinto ad alzarsi.
Non si sorprese di intravedere la figura di Madara oltre la vetrata della doccia: quell’uomo non aveva un minimo di rispetto per la privacy altrui.
«Non trovo il latte» si lamentò Madara facendo scorrere le porte in vetro che costituivano il box doccia, azione che provocò a Sasuke un leggero brivido di freddo, e si appoggiò con l’avambraccio sinistro alle piastrelle umide della parete.
«È in frigo, controlla.»
«Non c’è: ho già visto.»
«Allora è finito.»
Madara fissò Sasuke per qualche secondo, indeciso su quali parole utilizzare per esprimere al meglio tutto il suo scontento.
Prima di abbandonare la conversazione, tese un braccio verso Sasuke e solo all’ultimo virò più in basso. Con scaltrezza alzò nuovamente la manopola che regolava la temperatura del getto d’acqua e la girò a destra, facendo arrivare addosso a Sasuke solo acqua gelida. Sasuke si sentì raggelare fin dentro le ossa e abbassò immediatamente la manopola; giusto in tempo per vedere Madara che, dandogli le spalle, usciva dal bagno come se niente fosse accaduto.
Quella mattinata non fu poi così tranquilla.
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