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Autore: Shikayuki    17/02/2018    2 recensioni
Keith è un'omega, ma lo sanno solo lui e Coran. Questo stato non gli ha mai dato problemi, per lo meno fino a quando incontra Lotor.
~
Keitor Omegaverse!AU
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, Lotor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: purtroppo i personaggi e le ambientazioni non mi appartengono!

• Iniziativa: Questa storia partecipa al "COWT" di Lande di fandom

• Settimana: Quinta

• Missione: -

• Prompt: omegaverse

• Numero Parole: 1684

N.B.: mi dispiace, ma non è betata! Sorry not sorry, ma sotto cowt vale il "quantity over quality", verrà fixata prima o poi!




Heat




Keith non era riuscito a tornare subito al Castello, pertanto non sapeva quello che stava accadendo, ed era in ansia. Non appena lo scontro era giunto al termine, in favore del Team Voltron, Kolivan gli aveva imposto di rientrare alla base delle Lame di Marmora e Keith non aveva potuto opporsi. Il suo gesto sconsiderato gli passava ancora e ancora davanti agli occhi, come un film inceppato che faceva rivedere sempre la stessa scena. Rivedeva lo scudo abbassarsi, il cannone prepararsi a sparare su di lui e poi un lampo di luce che aveva spaccato a metà la nave avversaria, salvandolo. Non sapeva chi avesse sparato, le comunicazioni sul suo fighter erano interrotte a causa di un guasto che aveva subito, ma una volta tornato alla base, le voci che aveva udito nei corridoi vociferavano di una richiesta di alleanza da parte di Lotor, l’ormai reietto ex-erede al trono dell’Impero. Seguendo quelle voci, Keith non ci aveva messo molto a trafugare un fighter dall’hangar della base dei Marmoriti e a dirigersi verso il Castello dei Leoni, che comunque era nelle vicinanze. Al suo ritorno Kolivan lo avrebbe senza dubbio rimbrottato, presumibilmente punito, visto che aveva l’ordine di rimanere a disposizione, ma a lui non importava. Keith aveva bisogno di sapere i suoi ormai ex-compagni al sicuro, e ciò implicava l’assenza di un qualsiasi ex-nemico nei loro paraggi, soprattutto se quel ex-nemico era del lignaggio di Lotor.

Keith non si annunciò, semplicemente s’infiltrò nella nave, utilizzando le tecniche che aveva imparato con i Marmoriti e ben conoscendo i sistemi di difesa del Castello. Non voleva essere annunciato, non voleva essere visto, lui voleva solo osservare… e al massimo eliminare il problema alla radice.

Non ci mise molto ad individuare la prigione nella quale Lotor era stato rinchiuso, presumibilmente mentre Allura, gli altri ed i capi dell’Alleanza e dei Ribelli tenevano una qualche riunione d’indiscutibile utilità politica, ma che Keith riteneva semplicemente inutile.

Il principe dell’Impero Galra era stato chiuso in una cella né troppo grande e né troppo piccola, spoglia, se non per una panchina su un lato, una barriera di particelle azzurre a separarlo dalla libertà. Keith lo studiò da dove era nascosto, ma non riusciva a vederlo bene, i contorni sfocati e distorti dalla luce azzurrina a causa della distanza. Voleva vederlo da vicino, magari scambiarci qualche parola e poi finirlo, il più rapidamente possibile.

Indossò la sua maschera da guerriero Marmorita, tirò su il cappuccio e, pugnale alla mano, decise di avvicinarsi.

«E così hanno deciso di uccidermi, eh?»

Keith non gli rispose, abbastanza stupito del fatto che l’altro avesse avvertito la sua presenza senza che lui si fosse palesato apertamente.

«Mi sarei aspettato un’esecuzione più di classe da parte della Principessa di Altea, non un semplice sicario delle Lame di Marmora.»

A quelle parole Keith s’immobilizzò definitivamente, guardandolo con gli occhi sbarrati da dietro la maschera, che fortunatamente copriva la sua espressione stupita.

«Ho combattuto spesso contro i vostri guerrieri, tutti avversari ammirabili. Non ho mai detto nulla a mio padre della vostra esistenza, era così bello stare a guardare mentre lui ed Haggar si scervellavano per capire chi fosse a passare dati dall’interno delle navi Galra. Buffo morire per mano di uno di voi, anche se devi sicuramente essere un gran guerriero per essere stato mandato ad uccidere l’erede del male.»

Lotor rise, una risata sarcastica, senza gioia, di scherno verso se stesso, o per lo meno così la interpretò Keith.

«Mi sembri arreso alla morte.»

«Quando devi decidere se morire per mano del tuo stesso padre o per mano del nemico, tentando un ultimo disperato tentativo, beh, preferisco la seconda. Se siete intelligenti mi lascerete vivere e potremmo fare grandi cose.»

«Perché vuoi un’allenza.»

«Te l’ho appena detto: mio padre mi vuole morto, e a me non interessa nulla dell’Impero, men che meno la sua guida.»

«Che cosa vuoi allora?»

Keith si era involontariamente avvicinato alla parete di contenimento e se ne accorse solo quando Lotor si alzò per fronteggiarlo e se lo ritrovò a pochi centimetri di distanza.

Era alto, sicuramente molto più alto di Shiro, le spalle larghe, il corpo ben costruito. La pelle era di un lilla delicato, le orecchie a punta, simili a quelle di Allura, ed i capelli, bianchi e fluenti, sembravano lisci come la seta, ma quello che colpì di più Keith, fu lo sguardo. Iridi di un blu intenso lo osservavano da un fondo giallo, vivido e il guerriero non riusciva a capire se gli incutevano timore o fascino.

«Cosa vuoi tu da loro?»

Keith lo ripetè di nuovo, la voce dura, ma Lotor si limitò a sorridergli. Fu un attimo: la barriera cadde e Keith si ritrovò contro un muro, la mano del principe alla gola, ma solo a tenerlo fermo e non a strozzarlo.

«La conoscenza, ecco cosa voglio.»

Keith non rispose, non alzò il pugnale e non richiamò la spada da esso, semplicemente rimase lì. Lui e Lotor erano simili allora, entrambi volevano la stessa cosa ed entrambi sapevano che o l’avrebbero ottenuta, o l’alternativa sarebbe stata la morte, come recitava anche il motto dei guerriere Marmoriti.

«E come pensi di ottenerla?»

«Sopravvivendo.»

Lotor lo sovrastava completamente, continuando a premerlo contro il muro, e Keith sentiva la sua mano calda contro il suo collo. Senza rendersene conto lasciò cadere la maschera: voleva guardare meglio Lotor negli occhi, scrutare in quella profondità e cercare di capire la verità. Lotor lo lasciò fare, ma non appena la maschera venne riposta e Keith prese il primo respiro, iniziò a sentire qualcosa di strano a livello dello stomaco, che lentamente gli risalì fino alla gola, serrandogliela come non stava facendo la mano di Lotor. Un calore improvviso lo pervase e pensò che Lotor lo avesse avvelenato in qualche modo strano, ma quando quello staccò la mano dal suo collo vedendolo annaspare, capì che non era così.

Keith cadde a terra, rannicchiandosi e provando a respirare, mentre Lotor semplicemente lo osservava, senza provare ad ammazzarlo, a scappare, entrambi o altro. Keith continuava a non capire, mentre sentiva anche un fastidio crescendo al basso ventre, qualcosa di simile a dei crampi. Stava soffrendo, la fronte imperlati di sudore, il fiato corto ed i capelli che si gli appiccicavano alla fronte sotto al cappuccio. Per un attimo Keith pensò di morire e chiuse gli occhi, ma li riaprì di scatto quando una mano gentile e calda, fin troppo calda, gli tirò via il cappuccio, passandogli poi delicata tra i capelli.

«Non hai dei soppressori con te?»

Keith si chiese per un attimo di cosa stesse parlando, ma poi si ricordò delle parole di Coran al riguardo, ed impallidì, desiderando veramente morire. Pensò che non poteva essere, che non poteva star succedendo proprio a lui, non con Lotor e pregò che un buco nero lo inghiottisse all’istante.

Ricordò la spiegazione di Coran riguardo alla faccenda di alfa ed omega e di come funzionava tra i Galra, ricordò di come gli avesse spiegato cos’era un calore e come affrontarlo, dopo che le sue analisi segrete erano risultate positive e lui aveva dovuto apprendere la sua natura di omega, derivante dalla sua parte aliena. Coran gli aveva raccomandato di tenere i soppressori sempre con lui e di correre via ai primi sentori di malessere, ma lui non lo aveva ascoltato. Ormai era stato a contatto con tantissimi Galra e non gli era mai successo nulla, si era convinto che le analisi magari fossero uscite falsate, ed aveva smesso di pensare a quella sua inaccettabile parte di sé. Si chiese perché però proprio con Lotor e perché proprio adesso e poi ricordò di nuovo le parole di Coran, che gli dicevano che solitamente l’alfa che faceva scatenare il primo calore, solitamente era quello che si rivelava essere il compagno ideale.

Keith inorridì, raggelando, per poi a fatica rialzarsi, scacciando via la mano di Lotor e cercando di stargli il più lontano possibile, anche se il suo corpo ne anelava il calore incendiario e il suo profumo. Il profumo di Lotor lo stava mandando fuori di testa e lui non aveva mai avuto naso per quelle cose, era Lance quello fissato. Eppure continuava a sentire un profumo di more e mughetto, con una punta di un qualcosa di selvatico, un profumo di buono che gli faceva solo venir voglia di odorarlo per sempre.

Lotor ritirò la mano e si tirò indietro, tornando a sedersi sulla panchina e facendo in qualche modo riattivare la barriera di particelle che lo teneva teoricamente prigioniero, ma Keith pensò che avesse trovato il modo di manometterla. Nel suo stato confusionale si chiese comunque come mai non fosse ancora fuggito o non avesse sabotato il Team Voltron in qualche modo e le parole dell’altro gli tornarono alla mente: non poteva fuggire se voleva raggiungere la conoscenza, proprio come lui.

«Starai meglio se ti allontani da me. Vai.»

Keith lo guardò con odio, mentre il suo bisogno di toccarlo di nuovo cresceva a dismisura. S’impose di voltarsi e d’incamminarsi fuori, ricercando aria pulita e magari il blister di soppressori che sperava di trovare ancora nella sua vecchia camera.

«Come ti chiami?»

L’omega non voleva rispondergli, ma la sua bocca andò da sé, tradendolo.

«Keith.»

«La prossima volta non sarò così magnanimo, Keith. Noi alfa abbiamo dei bisogni in fondo, proprio come voi omega.»

Lotor gli sorrise pericoloso e un brivido corse lungo la schiena di Keith al sottinteso di quelle parole, ma non era un brividò di paura, ribrezzo o simili, no, era un brivido di piacere e la cosa lo terrorizzò. Corse fuori dalla stanza, lottando contro la sua stessa volontà che gli imponeva di tornare indietro e non appena fu fuori, si appoggiò alla porta appena chiusasi alle sue spalle. Respirò a fondo e l’aria priva dell’odore di Lotor gli schiarì un po’ le idee, anche se il misto di quei profumi continuava a tormentargli la memoria.

Quando la testa smise di girargli, prese a camminare verso la sua vecchia stanza a caccia dei soppressori e lungo il tragitto, non poté fare a meno di pensare al sapore che le labbra di Lotor avrebbero potuto avere.



Shikayuki’s corner: Okay, questa è la mia primissima Omegaverse e scusatemi se in caso è una schifezza, ma mi piaceva davvero tanto l'idea di Keith omega e Lotor alfa >.< Magari è di livello un po' basso rispetto alle omega meravigliose che vanno in giro, ma questa qui potrebbe avere un seguito e spero di svilupparla per bene, perché ci terrei tantissimo c.c Spero vi sia piaciuta e non vi sia venuta voglia di lanciarmi pomodori marci <3

  
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