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Autore: Il_Signore_Oscuro    18/02/2018    0 recensioni
In un futuro a chissà quanti anni da oggi, il mondo è diviso in due: da una parte le grandi città si arroccano dietro le loro mura, nel più completo agio e benessere; dall'altra si estendono lande desolate in cui la storia sembra tornata indietro di secoli. Qui, fra queste terre selvagge e spietate, la banda de le Teste di Coyote semina il terrore. Un giorno, tuttavia, un colpo va a finire male e mentre gli altri membri della banda cercano la salvezza a nord, un giovane pistolero rimane a coprire la loro fuga con il cuore spezzato dal dolore e dalla sete di vendetta.
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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«Oh my darling, oh my darling, oh my darling Clementine
thou art lost and gone forever
dreadful sorry Clementine
Ruby lips above the water, blowing bubbles soft and fine
but alas I was no swimmer
so I lost my Clementine»


Alla mente gli ritornarono i boccoli nero pece, gli occhi grigi come la cenere che cade da una sigaretta. La stessa sigaretta che andava accendendosi adesso fra le labbra screpolate. Lui l’aveva persa la sua bella Clementine, e in questo caso non c’era nessuna piccola sorellina da baciare, per dimenticarsi di lei.
Le persone nel suo villaggio erano così stupide: canticchiavano quella canzone come fosse una storia allegra. Mentre lui, sì, lui solo usava il tono giusto: voce rauca e inclinazione malinconica.
“Piovessero fiamme, questo è il solo modo in cui andrebbe cantata” si disse mentre levava il fucile da dietro la roccia. Strizzò un occhio, con l’altro prese la mira, e il dito si serrò sul grilletto. Ci fu un boato e la testa dell’uomo duecento metri più in là andò in pezzi come un cocomero durante la pignatta di fine estate.

Si accoccolò contro la roccia dietro cui aveva trovato rifugio. Lo chiamavano Billy The Kid, proprio come il famoso fuori legge della civiltà perduta. Billy The Kid, il più terribile pistolero della banda Teste di Coyote. Il manipolo di criminali che infestava le pianure desertiche lontano dalle grandi città, quelle in cui benessere e tecnologia prosperavano come erbacce in un campo incolto.
“Alzano le loro mura per tenerci fuori” sputò per terra, un grumo di muco e saliva lasciato a friggere al sole “se le tenessero, io ho tutto questo”. E lo sguardo scivolò sulle rocce irte del canyon, sulla terra arida e la sabbia arroventata dal giorno inclemente.
“Eppure, un poco li invidio quei bastardi di città. Lì, fra quei palazzi che brillano di notte… io e Clementine, magari… chissà” si diede uno schiaffo, maledicendosi. “Stupido Billy, perché dannazione ti sei innamorato? Ora che l’hai persa non sei altro che un rammollito”.
Era accaduto tutto appena una settimana prima, quando con la banda s’era deciso di puntare a un cargo di preziosi privo di scorta. Avrebbe dovuto immaginarlo che fosse tutta una trappola. Quando si erano avvicinati, dallo sportello gli uomini di Occhi di diavolo erano venuti fuori come mosche. C’era stato un po’ di casino, nel fuggi fuggi generale quel bastardo aveva sparato a Clemetine: un singolo proiettile che aveva trapassato il cuore, uscendo dall’altra parte.
Cazzo, Billy non era neanche potuto rimaner lì per vederla morire, per accompagnarla almeno in quell’ultimo viaggio. Era forse questo il suo rimpianto più grande…
Le Teste di Coyote adesso erano in rotta, verso nord. Billy avrebbe pensato a coprire la loro fuga, bloccando Occhi di Diavolo in corrispondenza del Canyon. In teoria avrebbe potuto mollare tutto e raggiungerli. Ma a quale scopo? Non gli andava più di vivere e non poteva permettersi di morire prima di aver ammazzato quel bastardo che gli aveva portato via Clementine.
«Questo è l’atto finale della tragedia chiamata Billy The Kid» i suoi occhi si voltarono verso il sentiero che si inoltrava nei meandri del canyon, da sud «e di quella di Occhi di Diavolo»
Le sue mani si strinsero intorno a Karen, come soleva chiamarla, un fucile semiautomatico a triplo tamburo, con proiettili Springfield dalla gittata di circa un chilometro. Un’arma portentosa, che l’aveva accompagnato in cento e più nefandezze in quello che tanti chiamavano ‘Il nuovo e più selvaggio West’.
«Oh, Karen, tu sarai parte integrante della tragedia»

C’era della bellezze in un triplo tamburo, quella bellezza dettata dalle cose che hanno dentro di loro un’armonia imperturbabile. Ciascun rullo del tamburo seguiva l’altro e tutti e tre avevano una sola camera di scoppio vacante, da cui il proiettile doveva passare per esplodere nella canna. Due camere di scoppio innescate, con un proiettile in ciascuna, sarebbero bastate a far inceppare l’arma, ma questo non accadeva mai. Perché quel fucile era un’opera d’arte più che uno strumento per uccidere.
Billy non amava particolarmente la tecnologia, sentiva che in qualche modo privasse alcune cose del loro spessore, del loro pieno significato, ma dato che non esisteva un modo artigianale per sparare se non usando un’arma da fuoco, si sentiva in diritto di fare un’eccezione.

Diede un ultimo tiro alla sigaretta ormai ridotta a un mozzicone e la buttò via, pestandola con un piede. C’era silenzio in quel luogo. A Billy il silenzio aveva sempre dato fastidio. Da piccolo oltre che per le marachelle, nel suo villaggio era famoso anche per la splendida voce. Del resto se non fosse diventato un fuorilegge, è quello che avrebbe fatto: diventare un cantante. Sì, di quelli che si esibiscono notte e giorno nei saloon, accompagnati da un pianista vagabondo o dal solito gruppo di archi, formato da uomini sempre vestiti e pettinati allo stesso modo.
Ma la vita aveva preso una strada diversa. Com’è che era iniziato tutto il fattaccio? Sì, ecco cos’era stato: quella dannata pistola a piombini fregata a Lawrence Lou in una fresca serata di primavera.
Per dio, quella volta a Billy gli si erano davvero illuminati gli occhi.
Aveva trascorso interi pomeriggi a sparare con quella pistola giocattolo.
Ricordava ancora adesso il rumore delle bottiglie di vetro che andavano in frantumi. Ricordava la noia, trascorso qualche tempo, di dover prendere la mira su qualcosa di tanto immobile, di tanto inerte come un oggetto inanimato. “Non c’è sfida, non c’è brivido” aveva pensato.
E fu così che cominciò a fare di qualche gracile uccelletto il suo bersaglio: le prime volte non c’era stato verso di colpirlo, il bastardo si alzava in volo un istante prima che il piombino lo colpisse. Quanto aveva digrignato i denti il povero Billy.
Ma un giorno aveva capito com’è che si faceva. L’aveva capito con la sua sola testaccia, che un bandito non è mica detto sia stupido. “La mira va presa con l’istinto, non con gli occhi” e così aveva puntato lì dove credeva che l’uccelletto sarebbe volato e bang! L’aveva preso e stecchito lì sul colpo. Billy aveva immaginato che un cadavere, se pur di un animale, non doveva essere una bella vista e difatti non gli piacque poi così tanto vedere un passerotto morto lì per terra. Senza più muoversi o cinguettare.
Ma il brivido d’esser stato lui a decidere della vita o della morte di quell’unico, stupido uccelletto, gli aveva messo addosso il desiderio di continuare. E difatti aveva continuato: prima un uccello, poi un topo, un gatto e infine un cane. “Nah” aveva pensato “non basta ancora, voglio qualcosa di più. Qualcosa che con un fucile a piombini non posso proprio fare”.

Nel Nuovo e ancora più selvaggio west le pistole avevano il loro prezzo e le scelte erano due: o ne rubavi una, o la compravi. Al tempo a Billy non era andata a genio l’idea di rubare qualcosa a qualcuno, sentiva che sarebbe stato troppo facile “Chi sospetterebbe mai di un bambino?”.
Così, per un’intera estate aveva lavorato dal maniscalco Sigmund, spaccandosi la schiena nel battere i suoi dannati ferri di cavallo. Alla fine il sudore aveva pagato e con i soldi messi da parte aveva potuto comprare la sua prima arma.
E no, non era un giocattolo, ma un vero revolver Falconeri con proiettili a eiezione, certo non la più pregevole delle armi da fuoco ma sicuro un’arma degna di questo nome.

Ripensandoci adesso Billy si maledisse, se solo quei denari li avesse usati per comprarsi una chitarra o un vecchio violino malandato, le cose sarebbero andate diversamente. Ma quei soldi li aveva usati per comprarsi una pistola, e quella pistola l’aveva infine usata.
Billy ricordava di aver passato quasi un mese a valutare attentamente chi sarebbe stato il primo che avrebbe steso: certo non una donna, né un bambino, che nomea ne avrebbe avuto? Se non quella di codardo. No, ci voleva qualcuno che la gente potesse ricordare, qualcuno che l’avrebbe reso famoso. Sì, Pizzichero era la scelta perfetta: un uomo celebre per la straordinaria coordinazione occhio-mano. Un uomo che valeva la pena far secco con un colpo di pistola.
Billy non si preoccupò neanche di compiere il fattaccio di nascosto, no, lo fece nel saloon. Lì, di fronte a tutti quanti.
Ricordava ancora il fumo uscito dalla canna, il bossolo saltato via e il corpo del Pizzichero che si afflosciava con un buco piantato in fronte. Prima che qualcuno potesse seguirlo se l’era filata a gambe levate, via dal villaggio.
L’unica che gli era stato dietro era Clementine. Sì, proprio lei.

Si conoscevano sin da quando entrambi camminavano a gattoni, lei era sempre stata un po’ tocca: per qualche assurdo motivo aveva sviluppato per Billy un’affezione incrollabile, lo seguiva sempre, in ogni dove. Clementine era innocente, in quello sporco mondo lei non aveva mai fatto del male neanche a una mosca. Si rifiutava persino di pestare le zanzare che nel corso della notte, in qualche luogo sperduto, venivano a pungerle la pelle.
A Billy scappò un sorriso, ripensandoci. Doveva mettersi lui ad ammazzarle per lei, prima che le bastarde la pungessero tanto da farla rimanere sveglia tutta notte.
“Ah, Clementine…” l’aveva seguito persino quando lui s’era unito alle Teste di Coyote. Nonostante tutte le volte in cui lui aveva tentato di cacciarla via, dicendole che era pericoloso. Che quella non era la compagnia adatta a una ragazzina.
Ma non c’era stato verso: infine Billy si era abituato alla sua presenza. Clementine era la sua ombra, tutto ciò che di decente ci fosse mai stato in lui o nella vita che aveva vissuto. Adesso a Billy The Kid mancava un pezzo, un pezzo che per tanto tempo non aveva degnato della giusta importanza. Un pezzo la cui assenza adesso si faceva sentire.

Il giorno passò, sciogliendosi nella più fredda sera. Gli uomini di Occhio di diavolo non si fecero vedere. Ma Billy sapeva, sapeva che stavano venendo a prenderlo. Il più grande pistolero de le Teste di Coyote sapeva anche che, se di giorno non sbagliava mai un colpo, nell’oscurità i suoi occhi non ci vedevano per nulla. Tanto valeva aspettare il giorno dopo, tanto valeva aspettare il finale della storia: senza cercare di anticiparlo o prorogarlo ancora.
Prima di chiudere gli occhi, Billy The Kid canticchiò ancora un poco. Contando le stelle, per costringersi a dormire.

«It rained all night the day I left
The weather it was dry
the sun so hot, I froze to death
Susannah don’t you cry
Oh, Susannah don’t you cry for me
for I come from Alabama
with a banjo on my knee»


Il mattino dopo Billy fu risvegliato da un colpo sparato verso il cielo. Si tirò a sedere, si accese la prima sigaretta di quella giornata e si stropicciò gli occhi, volgendoli alla fonte del rumore. Eccolo lì, Occhi di diavolo. Alto come  un cavallo, le iridi rosse per qualche assurdo aggeggio infilatoci dentro e un paio di ispidi baffi castani. “Maledetto bastardo, non sei neanche del tutto umano”.
La sua mano destra, cinta da un guanto di cuoio scuro nascondeva infatti un arto interamente artificiale: ossa, tendini, nocche, tutto di metallo. Il bastardo non si era neanche preso il disturbo di coprirlo con della pelle sintetica “giusto per non sembrare così dannatamente inquietante”.
Sul suo cappotto brillava la stella a cinque punte e sul suo viso la solito faccia seria. La mano, quella fatta ancora di carne, serrata intorno alla sua Desert Eagle “Mai vista una pistola che faccia più casino di quella lì”.
Billy afferrò la sua Karen e si levò in piedi, issandosi sul cane del fucile.
«Una scena banale da fare schifo, sceriffo» berciò Billy «mi avessi ammazzato prima che mi svegliassi almeno non avrei dovuto vedere la tua schifosa faccia»
«Porta rispetto razza di mascalzone!» strillò una ragazzina al fianco dello sceriffo, il viso celato dalla visiera del capello troppo largo per la sua testolina.
«Billy, non sarebbe stato corretto nei tuoi riguardi. Ci conosciamo da troppo tempo perché mi comporti da carogna in questo modo» replicò lo sceriffo, con voce serena.
«Già, ma non abbastanza perché non mi portassi via l’unica persona innocente in mezzo a tutto quel bordello» ringhiò il pistolero, serrando le dita della mano sinistra attorno alla canna del fucile.
Occhi di diavolo sbuffò, amareggiato «È stato un tragico incidente, dipendesse da me ti lascerei andare per ripagarti del torto. Ma so che non smetteresti mai di perseverare nelle tue malefatte. È per questo che oggi la faremo finita».

“Non chiedo altro”
«Vice Bonnie, si allontani da qui. Questa è una questione privata» ingiunse Occhi di diavolo.
«Ma capo…» protestò la ragazzina.
«È un ordine. Vai.» la giovane si allontanò di alcuni passi, abbastanza da non rimanere coinvolta nella sparatoria che di lì a poco ci sarebbe stata fra i due.
Billy The Kid non perse tempo e cacciò il primo colpo, un soffio di vento si alzò al momento dello sparo. Come si aspettava, lo Sceriffo aveva bloccato il proiettile a mezz’aria con la mano meccanica. Non rimaneva che cogliere quell’attimo per colpirlo, ora che le sue dita di metallo erano impegnate. Bastava questo a mettere fine al duello, bastava cogliere l’attimo.
Ma il filo di vento alzatosi cacciò il cappello via dalla testa della Vice e fu allora che Billy si distrasse, per un solo istante: gli occhi della ragazza erano grigi, grigi come quelli della sua Clementine.
Ci fu uno sparo e un boato, il ginocchio di Billy cedette sotto il suo peso. Al secondo colpo la sua spalla fu passata da parte a parte: ormai non poteva più reggere il peso della sua Karen, la lasciò cadere a terra. Billy alzò gli occhi a Occhi di diavolo, alla canna della sua Eagle che ancora fumava nel mattino cocente.
«Mi hai fregato» disse il pistolero, sorridendo amaro.
«Per quel che vale, sappi che mi dispiace» replicò con voce incrinata lo sceriffo.
«Fottiti, Occhi di Diavolo. E vedi di sparare, non ho tutta la giornata per morire»
Dicono che un uomo, prima di morire, veda tutta la sua vita scorrergli dinanzi agli occhi. A Billy The Kid non fregava niente di rivedere lo schifo che la sua vita era stata, a Billy The Kid bastava una sola immagine fissa dinanzi agli occhi. Proprio come una fotografia “Clementine dorme accanto a me, nella notte fredda del deserto. Ha i capelli di carbone e gli occhi di cenere. È così bella, che potrei morirci qui accanto a lei”.
Dicono che un uomo urli prima di morire, ma Billy non urlò. Billy cantò un’ultima canzone prima di andar via, la cantò dentro di sé. Dove nessuno, nessuno poteva ascoltare.

«The other night dear, as I lay sleeping
I dreamed I held you in my arms
When I awoke, dear, I was mistaken
and I hung my head and cried
You are my sunshine, my only sunshine
you make me happy, when skies are grey
you’ll know dear, how much I love you
Please don’t take my sunshine away»



 
   
 
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