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Autore: MaryMatrix    18/02/2018    3 recensioni
E' una fredda e luminosa giornata autunnale in Scozia e il giovane Tom Riddle ne approfitta per trascorrere un po' di tempo all'aria aperta.
Il suggestivo paesaggio ispirerà in lui un certo piano che lo porterà ad essere il mago Oscuro più temuto di tutti i tempi: Voldemort.
[La storia partecipa al contest "Citazioni in cerca d'autore!" indetto da Rosmary sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tom Riddle/Voldermort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Questa storia partecipa al contest “Citazioni in cerca d’autore!” indetto da Rosmary sul forum di EFP.

Prompt scelto:
3. “Amava strappare i fili d’erba e disperderli al vento: per irrisori istanti, erano in grado di volare.” 
Note d’Autore:
- il concorso richiedeva che la storia fosse scritta completamente in italiano e ci tengo a precisare che ho verificato la presenza della parola “patchwork” sul vocabolario prima di utilizzarla. Non ho trovato alcun sinonimo soddisfacente che rendesse altrettanto bene l’idea della frammentazione di colori tipici del paesaggio scozzese d’autunno.
- la storia è ambientata nell’ottobre 1943. Tom è nato il 31 dicembre 1926, quindi in quell’ottobre ha 16 anni, l’età in cui inizia a raccogliere informazioni sugli Horcrux. Inoltre Grinderwald sarà sconfitto da Silente nel 1945, quindi ho ritenuto verosimile che già nel 1943 iniziassero a circolare voci sulla presunta sconfitta del primo per opera del secondo.

 

Volo di morte.

Quel pomeriggio autunnale Tom Orvoloson Riddle aveva deciso di non restare nel tetro dormitorio di Serpeverde: il sole aveva finalmente degnato l'uggioso cielo scozzese della sua presenza ed era meglio approfittarne.
Uscì in giardino, portò con sé alcuni libri e si sedette sul morbido prato. Suo malgrado cedette ben presto alla tentazione offerta dal paesaggio: la campagna si era tinta di mille colori, dall’arancione al giallo al rosso, tutti netti, ben distinti gli uni dagli altri, contrastanti, senza sfumature intermedie, in uno sconfinato patchwork. Era come se il terreno fosse arido e infuocato, invece era vivo e tuttavia si apprestava a essere sepolto dalla neve.

“Curioso” pensò Tom “Essere sepolti pur essendo ancora vivi. Per poi rinascere a vita nuova”.

Un sorrisetto saccente si affacciò sul suo volto. Conosceva una magia che funzionava circa nello stesso modo, rompendo l’anima in più parti: era come morire, ma il risultato altro non era che una rinascita alla vita immortale.         
Una magia oscura, molto oscura. Forse nemmeno Grinderwald avrebbe osato tanto.  
Grinderwald… Tom si distese sull’erba a occhi chiusi.   
Gellert Grinderwald, il temibile mago, era nel pieno delle forze e si diceva che solo Silente sarebbe stato in grado di sconfiggerlo. 
Riddle trattenne a stento una smorfia, spostandosi un ciuffo nero dal volto, come se in realtà volesse scacciare quel pensiero. Che assurdità! Se solo ne avesse avuto la possibilità, anche lui avrebbe potuto battere Grinderwald: la magia oscura aveva ben pochi segreti per Tom e soprattutto non aveva limiti, perché non c’era nulla che non fosse disposto a fare pur di sfruttarla. Pur di godere della sensazione di potere che derivava dallo sprigionarla.   
Tom non ne era affascinato, no, Tom l’amava. Ne amava l’essenza, la capiva, e quando muoveva le mani per compiere quei terribili incantesimi non era più un mago, ma piuttosto un amante intento a dar vita alla propria passione.            
Delle risate lo distolsero dai suoi pensieri e socchiuse gli occhi quel poco che bastava per mettere a fuoco un gruppo di giovani Tassorosso del primo anno troppo rumorosi per i suoi gusti.           
E troppo Mezzosangue.             
Li fissò con raccapriccio: i Babbani e i Mezzosangue non erano degni di vivere come i maghi. Al massimo avrebbero potuto servirli.   
Sì, Tom accarezzò quell’idea: i Babbani distrutti, come erba in un prato d’inverno, o succubi di un mondo perfetto in cui solo i maghi avrebbero potuto procedere per le strade senza nascondersi, senza paura. 
Un mondo su cui lui avrebbe regnato incontrastato.    
Chiuse la mano a pugno e strappò alcuni dei fili che si stavano seccando, abbandonandoli all’aria.

Amava strappare i fili d’erba e disperderli al vento: per irrisori istanti, erano in grado di volare.

Li aveva uccisi lui, con la sua violenza, eppure volavano.           
Anche Tom avrebbe imparato a volare, un giorno, ma sarebbe stato vivo, vivo per sempre. A morire, come quei fili, sarebbe stata solo la sua anima. Ma lui no. La morte, lui, non l’avrebbe mai trovato.

“Un bel gioco di parole” concluse. “E un bel nome per un sovrano senz’anima”.

Volo di morte. Voldemort.  

  
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