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Autore: Insicura    18/02/2018    3 recensioni
Sono sempre stata interessata alla vita che potrebbe aver avuto la figlia di Christian Grey e voi? Ecco a voi una fanfiction che parla della vita della 18enne Phoebe Grey! Check it out
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Phoebe Grey
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Sprazzi di luci bianche, buoi, ritmo, battiti, mani. La mia vita doveva essere solo questa commistione di elementi. La mia vita doveva proseguire come era andata quella che doveva essere una settimana.

 

Mia madre, Anastasia Steele, dopo aver lasciato mio padre, Christian Grey, si era trasferita in Inghilterra portando solo me con lei, la sua figlioletta Phoebe, lasciando il suo big boy con il padre, come aveva sancito quello stupido giudice del tribunale di Seattle. Mia madre amava idealmente l’Inghilterra, ma dopo averci vissuto alcuni mesi capì che in realtà l’Inghilterra era semplicemente un Nord America più piccolo, ma con del te decisamente migliore. L’ex signora Grey decise quindi di voler vivere una vita completamente diversa: ricca di persone calorose e accoglienti, quindi eccoci qui dopo dieci anni, nella mia bellissima Firenze a vivere la nostra vita ricca di arte e di storia.

 

20/12/2016

 

Una delle condizioni a cui io e mia madre, purtroppo, non potevamo sottrarci era il dover trascorrere le nostre vacanze natalizie negli Stati Uniti. Per me cena della vigilia a casa Grey sulla baia di Seattle, con mio padre e mio fratello  e il giorno dopo a scartare quei regali, frutto solo del consumismo americano, a casa dei nonni Grey e il capodanno passato a casa di nonno Rey.

Quindi eccoci qui, io e mia madre all’aeroporto pronte per imbarcarci nel nostro volo business, offerto gentilmente dalla Grey spa. Io non amavo particolarmente passare tempo con mio padre, era eccessivamente impostato per i miei gusti e lui non apprezzava il modo in cui prendevo la vita, la definiva “una maniera illusionistica di vivere la vita”.

 

Il volo è atterrato a New York per lo scalo prima di giungere a Seattle e sono costretta a salutare mia madre, che prosegue per la Georgia, mentre io per Washington, insieme all’uomo più fidato di mio padre, Taylor; secondo Christian Grey infatti la sua figlioletta, di ormai 18 anni non era ancora in grado di prendere un aereo senza l’aiuto del baby-sitter. Comunque mi era andata bene, Taylor in fondo mi stava simpatico, non era troppo invadente e mi voleva un sacco di bene.

 

Arrivati a Seattle, mio padre ovviamente non mi viene a prendere all’aeroporto, troppo preso dai suoi impegni più importanti di vedere sua figlia, che non vede dalla fine dell’estate ormai. Nel frattempo accendo il telefono che uso quando sono con mio padre, tanto che quando sono con lui devo stare alle sue condizioni, come dice lui… In ogni caso si illumina il display, ma stranamente non trovo un messaggio di mia madre che mi comunicasse il suo arrivo in Georgia, “ strano solitamente mi manda un messaggio non appena atterra, bah… Il volo sarà in ritardo” penso.

 

Arrivata nella fantastica casa di mio padre, mi trovo di fronte mio padre, bianco come un cadavere e mio fratello Theodore che fissa la finestra di camera sua.

Mia madre era morta, il volo sul quale stava viaggiando, era caduto e lei figurava fra i morti.

 

28/01/2017

 

Non tornai a Firenze fino alla fine di gennaio, era stato un mese difficile, ma durante il quale scoprì un lato di mio padre che non conoscevo. Decidemmo che avrei concluso la scuola a Firenze e che sarei andata a frequentare l’università a Seattle. Naturalmente a Firenze non mi lasciò sola, ma con mia zia Mia, sorella di mio padre, che vive a Parigi, ma che si trasferì fino alla fine di maggio, quando avrei finito la scuola americana di Firenze.

 

06/06/207

 

Mio padre in questo periodo si rivelò una persona umana, cosa che non credevo, considerati i suoi precedenti, mi venne incontro e non mi fece sentire sola, ma anzi mi fece sentire amata e protetta ovviamente.Fu così clemente con me da lasciarmi andare a fare il viaggio post diploma con i miei compagni di classe senza nessuna sicurezza, l’unica sua condizione era la scelta dell’alloggio. Non ci andò nemmeno tanto male dato che oltre ad averlo scelto lo pagò anche… Più soldi per noi equivalevano a più alcol in corpo e più divertimento.

 

07/08/2017

 

La vacanza era appena iniziata, dopo un estenuante viaggio, arrivammo nel nostro appartamento, o meglio nei nostri appartamenti, erano magnifici, pieni di luce, con una vista sulla spiaggia della Costa Blanca della Spagna. Dopo aver fatto la spesa, cioè dopo aver comprato quantità sufficienti di tequila da stendere tutto il condomino in cui alloggiavamo, la festa inizia. Dopo esserci sbronzate per bene, io e le mie compagne di viaggio, Vanessa, Elena e Carlotta, gli altri nostri compagni di viaggio erano troppo stanchi per starci dietro ci dirigemmo verso il centro pulsante della città che ci ospitava. Gli spagnoli ne sanno proprio in fatto di festa! Lungo la spiaggia erano presenti centinaia di locali con discoteca annessa, non sapendo noi quale fosse il migliore, ci fondammo nel primo locale a nostra disposizione. Eravamo partite da casa già sbronze e con i soldi necessari solo per il taxi di andata e forse nemmeno di ritorno. Entrate nel locale la musica spagnola si impadronì di noi e non ci lasciò fino alle 5 del mattino, orario di chiusura del locale. La serata, anche se forse sarebbe stato meglio che si fosse interrotta in quel momento, continuò nell’appartamento di questi altri ragazzi italiani, che oltre ad essere estremamente simpatici, erano molto attraenti. Non ricordo molto di quella serata, se non il fatto che mi sono svegliata la mattina seguente con un numero improponibile di telefonate da parte di mio padre ed un messaggio che diceva: “ I trusted you, but I never should have had, I want to find you all back to your flat when I’ll be there!”. L’inglese era già un brutto indizio riguardo a ciò che stava per succedere, ma la realtà fu decisamente peggiore.

Letto il messaggio, cercai di svegliare le altre il più velocemente possibile, quando fummo tutte pronte salutammo gli altri, prendemmo un taxi e arrivammo all’appartamento, ma purtroppo mio padre era già arrivato.

  
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