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Autore: Mr Thriller    18/02/2018    1 recensioni
ATTENZIONE: SPOILER SU STAR WARS - GLI ULTIMI JEDI
Luke e Kylo Ren finalmente sono faccia a faccia per la prima volta dopo anni. Il suolo rosso sangue di Crait sarà testimone del loro epico scontro finale.
La scena è quella alla fine dell'episodio VIII. L'ho riscritta concentrandomi sui punti di vista dei due amati personaggi, permettendomi di cambiare qualcosina qua e là e di aggiungere qualcosa di nuovo.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Generale Hux, Kylo Ren, Luke Skywalker, Rey
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Allora ci fu silenzio. L’aria iniziò a placarsi, ancora impregnata delle grida e degli odori di soldati e mezzi da combattimento. Il suolo bianco brillante rilasciava un aspro odore di sale che penetrava nelle narici. Il sole pareva essersi immobilizzato, un’enorme sfera di fuoco giallo i cui raggi si scagliavano con potenza in infinite linee verticali sul pianeta. Era l’ora più calda. Residui aliti di vento soffiavano a tratti, smuovendo il sale che ancora finiva di depositarsi dopo la serie interminabile di spari.

Percepire gli odori, i suoni, l’afa e ogni altra cosa caratterizzasse il mondo al di là del vetro sarebbe stato estremamente difficile se non impossibile per chiunque altro si trovasse lì dentro. Al contrario, Kylo Ren avvertiva fin le più impercettibili esalazioni del suolo, che gli giungevano chiare e inalterate come dovevano giungere ai poveri combattenti che abbandonavano il campo di battaglia. I suoi cinque sensi registravano tutto al di fuori dell’imponente mezzo da guerra, acuiti dal senso più elementare e potente fra tutti: la Forza.

Ren teneva gli occhi fissi su quel volto noto ormai da troppo tempo. Non sapeva neanche più quanto fosse passato dal momento in cui aveva ordinato di cessare il fuoco. La furia non smetteva di crescere in lui e ormai pervadeva ogni centimetro del suo corpo. Sentiva un insistente formicolio alle dita, in parte causato dalla rabbia ma soprattutto dall’eccitazione che era bastato un istante per far svanire. L’istante in cui la polvere rosso cremisi sollevata da terra si era riassestata, svelando la sagoma che ancora stava ritta a guardarlo, incolume. Luke Skywalker: il suo antico maestro.

Non fosse stato per quell’uomo che attendeva con i piedi piantati sul suolo sanguigno centinaia di metri più in basso, Kylo Ren non avrebbe avuto che un indizio di come le armi del Primo Ordine avessero ridotto ogni cosa al loro passaggio. Luke era il suo tramite. Ren si sentiva connesso a quell’uomo e non aveva dubbi sul fatto che per l’altro fosse lo stesso. Mediante i suoi occhi lui vedeva, mediante le sue orecchie sentiva. Gli odori salini del terreno giungevano alle narici del vecchio e così alle sue. Tutti i sensi erano condivisi. Solo una cosa gli era inaccessibile: la mente di Skywalker. I pensieri che vi dimoravano gli erano preclusi, celati dal cavaliere Jedi tramite la Forza, lo stesso mezzo che li rendeva così uniti. E questo lo spaventava; perché era certo che Luke, d’altro canto, non avesse difficoltà a leggere in lui.

Non poteva aspettare oltre. Doveva scendere ad affrontarlo.

«Generale, non intervenga per nessun motivo. Quanto accadrà non la riguarda in alcun modo»

Hux impiegò un attimo per studiare l’espressione furibonda di Ren e la vena che pulsava in maniera preoccupante nel suo collo. Poi assentì, per niente sicuro che si trattasse della scelta giusta.

«Certo, comandante»

L’ufficiale restò ad osservare il superiore che con passo pesante lasciava la sala di comando accompagnato dal suo solito umore nero. La tristezza di quella immagine lo scoraggiò: nulla di buono all’orizzonte.

***

La navicella atterrò raccogliendo le ali in posizione verticale, con l’eleganza di un enorme pipistrello che si sistema sotto il suo ramo al sopraggiungere delle prime luci dell’alba. Ci fu un momentaneo spostamento d’aria, poi il velivolo si fermò. Si udirono i pistoni fischiare nel silenzio, mentre lentamente il portello calava verso il suolo. Infine il motore si spense e la figura di Kylo Ren varcò la soglia, nascosta nell’ombra.

Avanzava deciso verso il campo di battaglia e nel momento in cui il sole lo colse in volto, Luke ebbe la conferma di quanto il ragazzo fosse cambiato. Non si trattava soltanto del fisico cresciuto negli anni, ma di qualcosa di nuovo, un’inaspettata ostinatezza che si era insediata in lui. A Luke venne un brivido. Non rimaneva molto della persona che aveva addestrato.

Tuttavia bastò un attimo per accorgersi che i passi dell’avversario si facevano più pesanti e che il suo volto, prima così fiero e sicuro nonostante la rabbia, era stato oscurato da un velo di timore. Luke si rilassò. Ben non riusciva ancora ad apparire forte quanto avrebbe voluto. Dopotutto, la sua trasformazione non era stata ancora radicale.

Il passo di Ren si fermò definitivamente a pochi metri dal maestro. Era stato colto alla sprovvista: ora che si trovavano faccia a faccia, doveva ammettere che Luke non gli sembrava più così anziano, anzi… non era vecchio affatto. Appariva in tutto e per tutto come se lo ricordava dall’ultima volta che lo aveva visto; quando lui, il suo fidato maestro, aveva tentato di assassinarlo. L’immagine lo colpì con più potenza di quanta si fosse aspettato e per poco le sue gambe non cedettero eliminando ogni possibilità di impressionare il suo rivale. Si sforzò di mantenere inalterata la propria espressione, ma non fu semplice.

«È stato un lungo tempo», esclamò Luke.

Quella voce… doveva concentrarsi per non cadere sotto la magia del suo suono inconfondibile. Non poteva commettere l’errore di indugiare nel passato, sarebbe stato troppo duro per Ben Solo; c’erano ancora ferite aperte che dovevano essere rimarginate.

«Sei cresciuto»

Le parole lo colpirono brutalmente, riuscendo a sconvolgerlo ancora di più. La sua collera tornò dirompente e sentiva che placarla non sarebbe stato possibile. Lo stava forse trattando come un ragazzino? Dopo tutto quello che era stato costretto a passare, Skywalker era davvero convinto che lui fosse ancora un povero immaturo? Possibile, ma non ci credeva. Il suo sembrava più un semplice sistema per schernirlo, un modo per costringerlo ad esternare le sue emozioni da adolescente e potersi gustare la sua reazione. Al pensiero di ciò, la rabbia in Ren crebbe e raggiunse il limite.

Luke vide il ragazzo scostare il mantello nero e serrare le dita attorno alla propria arma. Lui fece altrettanto e restò senza parlare, lasciando al suo avversario il compito di dare inizio al combattimento. Si udì un ronzio magnetico, seguito dal lieve sfrigolare del laser della spada; il bagliore rosso aveva la meglio perfino sulla fulgente luce solare. Luke lo imitò.

Con gli sguardi attratti magneticamente, iniziarono a muovere dei lenti passi laterali, i mantelli a seguirli come delle ombre. La loro distanza non diminuiva, stavano girando attorno a un punto fisso a metà della distanza tra i loro piedi. Compirono quel mezzo giro sotto gli occhi dei superstiti della battaglia. I più fortunati disponevano delle spesse lenti di binocoli militari; altri erano costretti ad allungare lo sguardo. Tuttavia, nessuno tra i ribelli osava uscire allo scoperto o anche solo avvicinarsi, pur di mantenere la protezione offerta dalla fortezza ancora inespugnata.

I duellanti avevano ormai compiuto mezzo giro, arrivando a scambiarsi di posizione. Come di comune accordo, si fermarono entrambi. Era giunto il momento. Luke alzò impercettibilmente la testa, volgendo gli occhi verso il cielo. Allora il leader del Primo Ordine cominciò la corsa. Si gettò in direzione del maestro con tutta la furia in suo possesso, brandendo l’elsa della spada laser con entrambe le mani e sollevandola fin sopra la testa.

Lo schianto fu micidiale. Kylo Ren abbassò la spada concentrando ogni sua forza in quell’unico colpo e proprio in quel momento Luke sembrò ridestarsi improvvisamente da pensieri del tutto ignoti, si piegò di lato e mosse il corpo fuori dalla traiettoria del colpo, il tutto con una prontezza e un’agilità che lasciarono Ren per un attimo bloccato dallo stupore. Giusto il tempo per Luke di scansarsi definitivamente e riassumere la stessa posa ferma e meditativa di prima.

Ren lo fissò per un attimo, mentre l’odio lo bruciava dall’interno. La cicatrice che gli attraversava il volto pareva brillare di luce propria. Poi tornò all’attacco. Fece roteare la spada al suo fianco e la scagliò con potenza verso Luke, il quale scartò prima da un lato e poi dall’altro, sfidando il laser che avrebbe potuto amputargli un arto come fosse stato burro e riuscendo invece ad evitarlo con una precisione di cui pochi sarebbero stati all’altezza. Allora Ren si lanciò in un affondo diretto alla gola e fu come se Luke lo avesse previsto, perché inarcò la schiena all’indietro portandola quasi parallela al suolo, in perfetta sincronia con la sua mossa. La spada gli sfrecciò orizzontale sopra la faccia: il lampo rosso della lama nascose il sole per un momento e quasi lo accecò.

Kylo Ren ebbe appena il tempo di spostarsi prima di essere trapassato dall’arma di Luke, che il Jedi roteò pericolosamente per creare lo spazio necessario alla propria schiena di riassumere la posizione eretta. Le spade volteggiarono ancora per qualche istante producendo il loro inconfondibile ronzio, che accompagnava ogni movimento con una subitanea variazione d’intensità. Poi i rumori si placarono nuovamente, ridotti ad una semplice vibrazione monotona non appena i duellanti si furono fermati.

Ren era irritato oltre ogni misura dall’atteggiamento del suo rivale, che non mostrava la minima intenzione di attaccare. Ogni sua mossa era stata puramente dettata dall’istinto della difesa. Kylo Ren era impaziente: sognava l’istante in cui avrebbe finalmente affondato la propria lama rovente nella sua carne cruda, per poi rimanere ad osservare colmo di orgoglio fin le ultime scintille di vita abbandonare quel corpo inanimato. E avrebbe goduto, perché nulla più avrebbe potuto trattenerlo. Sarebbe stato il suo momento di gloria.

«Ti vedo deciso», disse Luke assumendo ad un tratto un’espressione seria. «Leggo nei tuoi occhi la determinazione e il desiderio di portare a termine il tuo progetto. Ma ciò che vuoi è impossibile; il passato non si lascerà distruggere. Quel che è stato non può essere cambiato»

Poi una luce sinistra apparve in quegli antichi occhi e un sorriso fugace si dipinse per un breve stante sul suo volto. «Ardi dal desiderio di vendetta, lo vedo. Uccidimi, allora, e la mia morte mi renderà più potente di quanto non sia mai stato. Il tuo gesto appiccherà un fuoco che nemmeno tu sarai in grado di fermare, un fuoco che porterà la Resistenza alla rinascita e che infine ti distruggerà»

Kylo Ren non sprecò tempo a riflettere. Ne aveva abbastanza delle sue parole, che ormai aveva imparato a riconoscere per quello che erano davvero: parole fuorvianti, ingegnose bugie con il semplice scopo di confondere chi le ascoltava. Allora strinse l’elsa della spada e cercò di rilassare il proprio corpo. Socchiuse gli occhi e inspirò a fondo, liberandosi dell’accozzaglia di pensieri inutili che gli ronzavano nella testa. Contò mentalmente fino a cinque, attese qualche istante ed arrivò fino a dieci. Fece un altro paio di respiri, poi fu pronto. L’ultima cosa che vide fu Luke che congiungeva pazientemente le mani davanti al petto, lo sfolgorio azzurro della sua arma di luce riflesso negli infiniti cristalli bianchi che ricoprivano il pianeta. Poi si lanciò in avanti con gli occhi serrati.

Il bagliore dei raggi solari passava attraverso le palpebre, colorando di un alone rosato la tenebra al di sotto di esse. In un momento come quello, la vista non contava. Kylo Ren lo sapeva. La Forza lo avrebbe guidato, come era giusto che fosse. Aspettò con ansia il dolce suono del laser che affondava nell’avversario, a cui sarebbe succeduto il noto lezzo di carne bruciata. Ma niente di tutto questo arrivò. I passi erano stati troppi, la distanza percorsa almeno il doppio di quella che lo separava dal bersaglio. Qualcosa non andava, ma non sapeva cosa fosse. Nemmeno la Forza gli era d’aiuto.

Aprì gli occhi. Davanti a sé, lontane un centinaio di metri, le mura oltre le quali gli ultimi rimasugli della Resistenza attendevano impazienti l’esito dello scontro; nulla in vista tra lui ed esse. Si voltò. Luke non si era mosso dalla sua posizione e gli dava le spalle come se niente fosse accaduto. Solo la sua testa era mezza girata verso di lui, le labbra tirate in un ampio sorriso che gli parve del tutto fuori luogo.

Quando Ren decise finalmente di avvicinarglisi, lo fece privo di ogni forza. E man mano che procedeva, un’idea andava formandosi nella sua mente, sempre più chiara ed evidente. Fin troppo evidente, anche se non gli era mai capitato di assistere a qualcosa di simile. L’aspetto inalterato di Luke, la sua agilità sorprendente avrebbero dovuto suggerirgli la verità. Ma non era stato così: questa volta la sua rabbia l’aveva tradito. Per mezzo di parole taglienti, Luke aveva alimentato il fuoco del suo rancore allo scopo di ridurre al minimo la sua lucidità. E ci era riuscito, tutto era stato come previsto. Lo aveva trattenuto il tempo necessario e ora il suo lavoro era compiuto.

Ren lo raggiunse e come a provare la validità della propria ipotesi allungò la spada due, tre e quattro volte attraverso l’uomo di cui, in un tempo ormai lontano, si era ciecamente fidato. Ma l’arma, proprio come previsto, non incontrò altro che aria e polvere rossastra. Allora il capo dei cavalieri di Ren indietreggiò di un passo e, incapace perfino di figurarsi quale fosse la reazione più adatta di fronte a quella scoperta, si limitò a fissare senza parole la figura del suo vecchio mentore che si voltava lentamente verso di lui. La figura – perché altro non era che una semplice immagine, seppur generata da una forza inimmaginabile – portò due dita alla fronte in un accenno di saluto e pronunciò le sue ultime parole accompagnandole con una fastidiosa smorfia compiaciuta.

«Alla prossima, ragazzino»

Poi i suoi contorni si fecero sempre più sfumati e mentre il sole lasciava il suo apice e cominciava la discesa, poco alla volta l’intera sagoma svanì dal pianeta, portando con sé null’altro che la propria ombra ingannevole. Ren riprese il controllo più lentamente di quanto avrebbe voluto e non appena lo fece, si rese conto dell’estremo silenzio che lo circondava: la fortezza era stata liberata, i ribelli aiutati a fuggire. E non c’era alcun dubbio su chi fosse stato: Rey, figlia di nessuno.

Un lungo sospiro percorse la distesa di terra e sale. Il vento si era ridestato.

   
 
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