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Autore: Mari Lace    18/02/2018    1 recensioni
[Cross-over DC/Yu-Gi-Oh!]
Dal primo capitolo:
Shinichi si accorse di tremare. Gin. In più, l’uomo che aveva dato l’ordine indossava una maschera con un corvo… Ricordava fin troppo bene le parole sussurrategli da Akemi in punto di morte.
“«Si vestono sempre di nero, come dei corvi…»” (...)
«D’accordo. Ma come troviamo l’obiettivo di quegli uomini? Devi darmi un indizio», disse Conan, una volta ritrovata la lucidità mentale. Il ladro aveva ragione, non era il momento di perdere la calma.
«L’uomo l’ha descritto così: un ragazzo di circa 17 anni, con i capelli neri e le punte viola, ritti a formare quasi una stella. Ha anche una frangia bionda, insomma non passa proprio inosservato. Ha anche detto che sarà quasi sicuramente spaesato, in giro per la città».

[Scritta per "The crossover challenge!" indetta da Elettra.C sul forum di EFP]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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[Per quanto riguarda Yu-gi-oh!, questa storia si ambienta da qualche parte prima de "Le memorie del Faraone", ma per comodità i ragazzi sanno il nome di Atem.]



«È inutile, non riesco a concentrarmi!» sbottò un’esasperata Anzu, seduta alla sua scrivania nel vano tentativo di stesura di una relazione di scienze. Posò la penna e si alzò.

Aveva cercato di mandar via il senso d’inquietudine che le attanagliava lo stomaco per tutto il pomeriggio, ma non c’era stato verso. Si affacciò alla finestra. Era sera ormai, il sole era tramontato da un’ora.

Mentre faceva scorrere lo sguardo sui tetti di Domino City, i suoi pensieri andarono a Yugi. Non che l’avessero mai lasciato, in realtà. Il motivo della sua inquietudine era proprio lui.

Era sulle tracce di un nuovo, pericoloso criminale da ormai tre mesi. Non sapeva i dettagli, ma aveva sentito da Jonouchi giusto il giorno prima che avevano finalmente trovato una traccia.

Lei avrebbe voluto rendersi utile, ma Yugi – il Faraone, in realtà – aveva dichiarato che era una questione personale e doveva occuparsene lui, da solo. Aveva chiesto ai suoi amici di fidarsi di lui.

A lei in particolare aveva fatto promettere che non si sarebbe preoccupata.

“«Fidati di me, Anzu. Mi occuperò anche di questa minaccia, e tutto tornerà come prima. Mi conosci ormai, no? Non preoccuparti.»”

E lei si fidava, davvero. L’aveva visto affrontare moltissime minacce negli ultimi anni, una più oscura e potente dell’altra, e uscirne sempre vincitore. Non aveva dubbi che potesse affrontare anche questa, eppure…

eppure qualcosa di diverso c’è. Non sapeva cosa, non aveva un motivo logico per pensarlo; era solo… un presentimento.

Anzu si sarebbe data della stupida, in condizioni normali.

Ma dopo tutte le avventure vissute al fianco di un Faraone la cui anima era stata sigillata 5000 anni prima, dopo aver assistito in prima persona all’oscuro potere delle ombre, non poteva semplicemente ignorare i suoi presentimenti.

Prese una giacca ed uscì. Fortunatamente i suoi non erano in casa quella settimana, non aveva voglia di inventare una scusa.

Conscia che Atem si sarebbe probabilmente arrabbiato, s’inoltrò nelle vie di Domino alla sua ricerca. Stava per chiamare Jonouchi, quando una specie di vortice oscuro apparì in cielo. Pericolosamente vicino al negozio di giochi dello zio di Yugi.

Anzu affrettò il passo, sperando non fosse troppo tardi.

 ¤

«Equipaggio Libro di Magia Nera al mio Mago Nero, che guadagna 500 punti d’attacco! Posiziono una carta trappola e finisco il turno».

«Tutto qui ciò che sai fare, Faraone?»

Si trovavano nella strada accanto al negozio di giochi. Yugi aveva lasciato che l’altro sé stesso prendesse il controllo del suo corpo per affrontare l’ombra che avevano inseguito negli ultimi mesi.

L’ombra in questione, in quel momento separata dal giovane duellante solo dal campo di gioco che aveva evocato lui stesso con il potere delle ombre, era in realtà un uomo. Indossava un mantello nero che rendeva impossibile farsi un’idea chiara della sua corporatura, ed una maschera rappresentante un corvo. Il fatto stesso che fosse un uomo avevano potuto dedurlo solo dalla voce, ammesso quindi che non l’avesse distorta in qualche modo.

I due Yugi non erano riusciti a capire quale fosse esattamente il suo obiettivo, ma sapevano che per raggiungerlo aveva bisogno di tre manufatti. Uno l’aveva rubato da un museo egizio tre mesi prima, era uno smeraldo che, esposto alla luce della luna, brillava rivelando un’altra pietra al suo interno.

Inizialmente non conoscevano l’identità degli altri due oggetti, ma l’uomo stesso gliene aveva rivelato uno quella sera. Sfidandoli, aveva infatti chiesto che mettessero in palio il Puzzle del Millennio. Naturalmente, di perderlo non se ne parlava neppure.

Atem non poteva vedere il volto del suo avversario, ma immaginarsi un ghigno sprezzante era fin troppo facile, visto il suo tono. Poteva capirlo, aveva dei mostri abbastanza potenti.

Ma lui non crede nel cuore delle carte quanto me. I miei amici non mi tradiranno mai. Perché è questo che sono per me le mie carte: amici, non mostri.

«Se è così che vuoi giocare, non avrò certo pietà» affermò l’avversario. «Il mio Octopus basterebbe già da solo ad eliminare il tuo inutile mago, ma voglio schiacciarti completamente» disse, procedendo ad attivare una carta rituale che gli permetteva di rimpiazzare il suo mostro con un altro, di qualsiasi livello fosse, dalla sua mano. «Ti presento Lord Raven Renya, Faraone. Con i suoi 5000 punti d’attacco cancellerà per sempre il tuo mago, sottraendoti i 2000 Life Points che ti rimangono».

Atem non tentennò minimamente a quella notizia. Rimase in silenzio.

«Vuoi mantenere una poker face? Benissimo, fai pure. Attacca, Lord Raven Renya! Distruggi il suo mago!» E quando l’avrai fatto, avrò finalmente l’anima del Faraone. Poi basterà unirla a Pandora seguendo le istruzioni dell’antica pergamena… E nessuno potrà più anche solo pensare di fermarmi!

Immerso nei suoi sogni di grandezza, l’uomo neanche notò l’accenno di sorriso formatosi sul volto del ragazzo. «Non sarà così facile. Attivo la carta trappola: Alleanza Oscura!»

«Cosa credi di fare? La tua misera trappola non fermerà il mio attacco!»

«Convincitene, se vuoi. Se il mio Mago Nero viene attaccato, questa trappola mi permette di evocare una carta compatibile dal deck, e io evoco Giovane Maga Nera!»

Sul campo, accanto al mago, apparve la giovane maga, sorridendo al suo maestro.

«Poi i miei maghi uniscono i loro poteri d’attacco, arrivando a 5500 grazie al bonus di 500 garantitogli dalla trappola. Il tuo corvo può solo soccombere!» esclamò Atem con un sorriso trionfante. Anche questo nemico era stato sconfitto. Quel Lord Raven Renya, carta che non aveva mai visto prima, sembrava essere l’asso nella manica del suo avversario; distrutto quello, dubitava ci fossero altre carte realmente pericolose nel suo deck. Anche se ci fossero state, comunque, le avrebbe semplicemente sconfitte grazie al legame che aveva con le sue carte. Aveva la vittoria praticamente in mano.

Osservò l’uomo dall’altro lato del campo. Era difficile dirlo per via della maschera, ma gli sembrò ribollire di rabbia.

«Te ne pentirai amaramente, Faraone».

Era stato quasi un sibilo, l’aveva sentito appena. Subito dopo, sentì l’energia oscura che li circondava intensificarsi. Guardò in alto, e vide che si stava formando un vortice nero.

Che stava succedendo?

Con una calma glaciale, l’uomo pescò. «Speravo fosse più facile prenderti, ma ti sei dimostrato una vera seccatura. Non mi lasci altra scelta» disse.

Per qualche motivo, Atem fu percorso da un brivido. L’energia malvagia era sempre più forte.

L’uomo materializzò una carta in campo. Stupendo i due Yugi, che si aspettavano un mostro, aveva scelto una carta magia. Non l’avevano mai vista prima. Somigliava a Tifone Spaziale Mistico, ma era viola e rosso. «Ma cosa..?»

«Qui sei troppo potente, ti avevo sottovalutato. Ti porterò dove ti ho in mio potere, allora!» esclamò, prorompendo in una risata resa ancora più cupa dal rimbombo nella maschera.

«Attivati, Altra Dimensione!»

Il vortice violaceo iniziò ad ingrandirsi. Nel frattempo Atem pensava. Altra Dimensione? Che pensa di fare? Vuole “portarmi dove mi ha in suo potere”? Intende il Regno delle Ombre? Controllò freneticamente le carte che aveva in mano, ma non c’era nessuna magia che potesse neutralizzare quello strano vortice. Che succederà ai miei maghi?

Finalmente il vortice smise di crescere. Fu allora che iniziò a muoversi. Dritto nel suo campo.

Con grande sorpresa sia di Yugi che di Atem, quello strano vortice passò attraverso i suoi mostri, lasciandoli intatti. Ma non si fermò. Proseguì dritto verso il duellante, e lo inghiottì.

Ritrovandosi immerso in un indefinito spazio rosso, il Faraone si trovò a lottare per non perdere conoscenza. Era difficile, sentiva moltissimi rumori indistinti intorno a lui, diversi suoni che non capiva…

Poi sentì una voce nota.

Se fino ad allora aveva miracolosamente conservato un briciolo di calma e freddezza, la perse in quel momento.

«Yugi! Atem!!!»

Conosceva bene quella voce, l’avrebbe riconosciuta in mezzo a mille simili.

Anzu.

 

 

 

Beep, beep.

Una mano assonnata andò alla ricerca del cellulare, pensando di spegnere la sveglia.

Solo dopo aver guadagnato un minimo di lucidità si rese conto che lui non aveva impostato nessuna sveglia.

Non solo, prendendo in mano il cellulare sul comodino si rese conto che non era quello a suonare.

Sempre più stupito, il bambino noto come Conan Edogawa recuperò il farfallino-modulatore vocale e prese il cellulare di Shinichi da una tasca dello zaino. Fortuna che Kogoro aveva il sonno pesante.

Il numero era sconosciuto. Sempre più strano. Chiunque lo stesse chiamando doveva avere davvero urgenza di parlargli, perché il cellulare continuò a suonare tutto il tempo che gli ci volle per chiudersi in bagno ed impostare il modulatore sulla voce di Shinichi. «Pronto?» mormorò, sperando di non svegliare Ran.

«Perché ci hai messo tanto, detective?!»

Per Shinichi quello fu il colpo definitivo. «Kid?! Come fai ad avere questo numero?»

«Non ho tempo per queste sciocchezze» rispose Kid sbrigativo, aggiungendo però subito «ed ovviamente per me è stato un gioco da ragazzi». Era facile per il bambino immaginare il volto ghignante del ladro fantasma, ma nel suo tono avvertì anche altro. Se non l’avesse conosciuto, Conan avrebbe pensato che fosse… preoccupato? Difficile da credere.

«Stanotte mi trovavo dalle parti di Haido» iniziò a raccontare il ladro. Aveva ormai tutta l’attenzione del piccolo detective. «Improvvisamente è successa una cosa… Strana. Hai presente quando faccio apparire qualcosa dal nulla?»

«Quando fingi di farlo, vuoi dire?» replicò Conan, incapace di trattenersi. Istinto da detective. «È sempre un piacere svelare i tuoi trucchi». Aveva nel frattempo messo via il farfallino, non valeva la pena di fingere con Kid. Non sapeva come, ma quel ladro conosceva bene la sua vera identità.

«Sì, ecco… Stanotte qualcuno è apparso davvero dal nulla. Nessun trucco. Su un tetto vicino a dov’ero, così, da un momento all’altro».

Il bambino inarcò un sopracciglio. «Ti sei addormentato, hai avuto un sogno realistico e per questo hai sentito il bisogno di chiamarmi?» indagò scettico. D’accordo che aveva sviluppato un margine di tolleranza per la fantascienza – insomma, lui aveva diciassette anni e ne dimostrava sette a causa di una pillola –, ma a tutto c’era un limite. Cosa doveva pensare, che esistesse un mantello dell’invisibilità? Ma per favore.

«Non ho dormito. Era uno strano uomo, indossava una maschera da corvo. Piuttosto inquietante, se vuoi saperlo. Comunque, non mi ha notato, e mi sono avvicinato per capirci qualcosa. All’inizio pensavo anch’io ci fosse un trucco, una botola nascosta o qualcosa del genere».

«E non l’hai trovato, quindi vuoi che ci pensi io?» Shinichi era sempre più incredulo. Kaito Kid gli stava davvero passando un caso? Surreale.

«No» rispose però il ladro, spazientito. «Non c’era nessun trucco, ti dico – ma non è questo il punto. Quell’uomo ha fatto una telefonata. Ha ordinato a qualcuno di trovare e portargli un ragazzino…» Un sequestratore?

«…e il qualcuno a cui l’ha ordinato si fa chiamare Gin, per quel che ho sentito» concluse.

«Ho pensato ti potesse interessare, visto che l’uomo che mi ha fatto quasi saltare in aria mentre vestivo i panni della tua amichetta si fa chiamare Bourbon, e mi chiamava Sherry. Insomma meitantei, non so chi siano questi tizi fissati con l’alcool, ma il tono con cui ha dato gli ordini l’uomo-corvo non mi è piaciuto per niente. Sono ore che giro alla ricerca del ragazzino».

Shinichi si accorse di tremare. Gin. In più, l’uomo che aveva dato l’ordine indossava una maschera con un corvo… Ricordava fin troppo bene le parole sussurrategli da Akemi in punto di morte.

“«Si vestono sempre di nero, come dei corvi…»”

Possibile che?!

«Dov’è quell’uomo ora?!» quasi urlò al telefono. Si maledisse mentalmente ricordandosi che Ran – e Kogoro – erano a poca distanza.

«Scusami?»

«L’uomo con la maschera! Quello che sarebbe apparso dal nulla! Dov’è?!» chiese ancora, agitato.

«Non ne ho idea» rispose piatto il ladro. «Mi hai ascoltato o hai fatto finta, detective? Ti dico che c’è qualcuno in pericolo in giro per la città e tu mi chiedi dell’uomo?»

«Come hai potuto lasciarlo andare!» sbottò Shinichi. Kid aveva ragione, bisognava trovare l’obiettivo di quegli assassini, ma se quello fosse davvero stato il capo dell’Organizzazione… Pensare che il mago gli era arrivato così vicino…

Conan non poteva saperlo, ma dall’altra parte della città Kaito fece una smorfia. «Quel tipo emanava un’aura strana» disse. «E comunque che potevo fare, con la mia pistola spara-carte? Sono abbastanza certo che fosse armato, e per quanto mi secchi ammetterlo, avrebbe avuto buone probabilità di sopraffarmi. Soprattutto se può materializzarsi dal nulla. Sono stato fortunato che non si sia accorto di me» terminò seccato. Giustificarsi era l’ultimo dei suoi pensieri in quel momento.

Non stava facendo tutto quello solo perché c’era qualcuno in pericolo, o perché la vista di quell’uomo gli avesse dato i brividi. Quell’uomo era vestito di nero ed indossava una maschera da corvo.

Nero ed un animale. L’idea che fosse coinvolto con l’Organizzazione che aveva provocato la morte di suo padre, Toichi Kuroba, non sembrava così astratta.

Per questo Kaito aveva messo, una volta tanto, da parte l’orgoglio ed aveva telefonato a Kudo Shinichi, il suo rivale. Non conosceva i dettagli, ma anche lui era coinvolto con un’Organizzazione simile a quella. Un alleato poteva fargli comodo.

«D’accordo. Ma come troviamo l’obiettivo di quegli uomini? Devi darmi un indizio», disse Conan, una volta ritrovata la lucidità mentale. Il ladro aveva ragione, non era il momento di perdere la calma.

«L’uomo l’ha descritto così: un ragazzo di circa 17 anni, con i capelli neri e le punte viola, ritti a formare quasi una stella. Ha anche una frangia bionda, insomma non passa proprio inosservato. Ha anche detto che sarà quasi sicuramente spaesato, in giro per la città».

Conan rimase zitto qualche secondo, assimilando le informazioni. «Non è proprio la descrizione che mi aspettavo, ma grazie, Kid. Certo non rischiamo di confonderlo con qualcun altro. Spero solo non sia già finito nelle mani di Gin».

«Se lo speri, sbrigati ed esci anche tu a caccia, detective» commentò Kaito, attaccando subito dopo.

Conan restò qualche secondo a fissare il cellulare.

Quel ladro riusciva sempre ad irritarlo, anche quando gli proponeva un’alleanza.






- Angolo Autrice -

Grazie per aver letto :)

Come accennato nell'introduzione, ho iniziato questa fic per partecipare alla Crossover challenge! di Elettra.C . Era un po' che volevo provare a scriverne uno comunque! Spero mi venga bene.

Per ora che ne pensate? Fatemi sapere!

Alla prossima,

Mari

P.S.

Chiedo perdono per i duelli, non tocco Yu-gi-oh da una vita e ho inventato metà delle carte. Siate clementi :)
  
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