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Autore: Najara    19/02/2018    15 recensioni
E se Kara decidesse di porre fine agli indugi e andarsi a prendere quello che crede essere suo di diritto?
E se Lena fosse decisa a non cedere se non alle sue condizioni?
Un servizio fotografico e un granello di Kryptonite rossa dove porteranno le nostre ragazze?
Una storia SuperCorp scritta per l'iniziativa “Red as your lips“ indetta dal gruppo LongLiveToTheFemslash.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perfetta

 

Alex salì le scale correndo ed entrò nella sala principale del DEO con il cuore che batteva rapido.

“Codice Red!” Urlò facendo sobbalzare i tecnici alle loro postazioni. J’onn si voltò, a sua volta sorpreso. “Kara è stata infettata, ha distrutto il mio auricolare e il telefono, bloccandomi nella Sala Reperti.” Spiegò in fretta. “Dobbiamo avvisare Mon-El e Imra, subito!”

“Perché?” Chiese J’onn, dopo aver fatto un cenno affermativo a Winn che iniziò subito a digitare sul computer.

“Le sue ultime parole erano molto chiare: Vado a prendermi quello che è mio.” Il viso di Alex era teso, spaventato.

“Avremmo dovuto verificare meglio quel maledetto reperto kryptoniano prima di lasciare che Kara si avvicinasse.” J’onn strinse le labbra, furioso con se stesso per quell’errore.

Mon-El comparve sullo schermo principale, l’aria tranquilla.

“Cosa succede, cos’è un codice Red?” Chiese.

“Kryptonite rossa. Kara è stata esposta alla kryptonite rossa.” Spiegò rapida Alex. “Quando succede perde il controllo e…” Scosse la testa, troppo preoccupata. “Potrebbe venire lì, fare del male a Imra. Non è in lei.” Tentò di chiarire. “Anzi… strano che non ci sia già, ci ho messo dieci minuti a bypassare il sistema di chiusura della porta in Sala Reperti.” Concluse.

“Qua non è arrivato nessuno.” Intervenne Brainiac. “Supergirl può fare il giro del mondo in quindici secondi netti, quindi, se questo fosse il suo obbiettivo, sarebbe già qua.”

“Concordo.” Approvò J’onn. “Dobbiamo trovarla e in fretta.” Affermò poi, guardando Winn.

“Il suo rilevatore è spento, deve averlo distrutto prima di lasciare la base.” Disse. “Ho iniziato la ricerca per rintracciare i kryptoniani, ma ci vorrà del tempo…”

“Quanto?” Chiese Alex, le braccia incrociate.

“Dalle tre alle cinque ore.”

“Posso farlo più velocemente, se utilizzo il potere di calcolo della nostra nave.” Ci tenne a precisare Brainiac. “Ma per farlo dobbiamo interrompere l’aggiornamento…”

“Non è necessario, i nostri computer possono…” Lo interruppe Winn, come sempre picato nel sentirsi sorpassato.

“Faremo da soli, grazie. La riparazione della nave è importante.” Fermò la discussione J’onn. “Ora, agente Danvers, rifletti: cosa, Kara, potrebbe andare a prendersi?”

 

Kara tamburellò sul suo braccio, il mento alto, l’aria irritata.

Il flash illuminò la stanza e un’ulteriore smorfia si dipinse sul suo volto.

“James.” Disse e il suo tono fece alzare un sopracciglio sorpreso al ragazzo. “Capisco che ti abbiano dato un Pulitzer per una foto sfocata, ma potresti fare di meglio, non credi?”

Il ragazzo aprì la bocca sorpreso.

“Kara!” La riprese però una voce che la fece immediatamente sorridere.

“Scusa Lena, ma con te come soggetto anche un incapace potrebbe fare belle foto. Invece James ti sta mettendo in imbarazzo. Posa sbagliata, abito sbagliato, capelli sbagliati.” Disse.

“Oh… ehm…” Lena passò lo sguardo dal ragazzo a Kara, incapace di trovare una risposta adeguata a quella critica diretta al giovane e così anomala sulle labbra della sua migliore amica.

“Stai bene?” Chiese però James, alla ragazza.

“Mai stata meglio.” Rispose lei secca. Lui annuì, ma la sua fronte si corrugò.

Scattò un altro paio di foto, ma alla fine si voltò verso Kara che tamburellava il pavimento con il piede.

“Vuoi aggiungere qualcosa?” Chiese.

“Sì.” Kara sorrise e si fece avanti. Lena la osservò avvicinarsi e non poté fare a meno di notare il trucco diverso, l’acconciatura nuova e la gonna stretta decisamente non nello stile di Kara.

“Capelli raccolti.” Decretò, la donna, decisa. Poi, dopo aver ricevuto un cenno di assenso di Lena, le passò le mani tra i capelli scuri raccogliendoli e fissandoli in alto, con una bacchetta presa dalla sua stessa acconciatura, lasciando solo qualche ciocca ricaderle sulle spalle. “Meglio.” Disse facendo un passo indietro e osservandola. Lena arrossì, suo malgrado, sotto quello sguardo.

Bussarono alla porta della stanza che alla CatCo usavano come set fotografico e James la aprì.

“Al settore sport aspettano una risposta riguardo al servizio su quel caso di doping.” Spiegò Eve, lanciando uno sguardo all’interno, nel notare Lena sorrise. “Buongiorno miss Luthor.” Disse, arrossendo un pochino.

“Buongiorno, Eve.” Rispose la donna con un sorriso.

Kara incrociò le braccia, spostandosi di modo da mettersi in mostra.

“Scommetto che James deve salire, subito, non è vero, Eve?” Il suo tono mise subito sull’attenti Eve.

“Sì, sì, ehm… sarebbe assolutamente il caso.” Aggiunse e Kara annuì, soddisfatta, aveva istruito Eve in maniera molto chiara.

“Devo finire…” Iniziò però James.

“Ci penso io.” Tagliò di netto la protesta Kara. “Ci vuole poco per fare meglio di te.” Specificò. “È evidente che hai perso il tocco, ormai sei un uomo da scrivania.”

James portò la mani ai fianchi, sporgendo il torace, era offeso e mostrava la sua forza nell’unico modo che conosceva. Kara scoppiò a ridere. Avrebbe potuto spezzargli ogni osso del corpo con un solo battito delle mani.

“Kara…” La mano di Lena si appoggiò alla sua spalla e lei si voltò, un sorriso sicuro sulle labbra.

“Ci penso io a te.” Assicurò. “James, vai a lavorare, il tuo capo ti guarda.” Gli fece l’occhiolino e lui scosse la testa, ma alla fine lasciò la stanza. Kara aspettò che la porta si chiudesse, poi fece ruotare la chiave.

“Ora…” Si voltò verso Lena. “Facciamo questo servizio fotografico.” Affermò e il suo tono basso fece accelerare il cuore di Lena. Sorrise, consapevole. “Sarà facile.” Assicurò.

 

“Oh, oh.” Alex attirò su di sé lo sguardo di tutti i presenti.

“Cosa?” Chiese Winn.

“Oh, oh, oh.” Ripeté la ragazza afferrando il telefono.

“Agente Danvers…” Alex alzò un dito zittendo il direttore del DEO che incrociò le braccia con una faccia piena di disapprovazione, ma rimase in silenzio.

“James?” Disse Alex e sia Winn che J’onn alzarono un sopracciglio. “Kara è lì con te?”

 

Kara camminava lentamente in cerchio, al centro del quale vi era Lena.

“I capelli vanno bene.” Decretò. “Ma dobbiamo fare qualcosa per il trucco.” Tornò alla sua borsa e ne estrasse un fazzoletto poi si avvicinò a Lena. Gli occhi fissi su di lei, sulle sue labbra, rosse, troppo rosse. Lentamente alzò la mano e passò il fazzoletto sulla sua bocca. Sentiva il cuore di Lena battere veloce, sentiva la sua respirazione accelerata, eppure la donna non diceva nulla. Era una preda, la sua preda. Kara sorrise alzando gli occhi e scontrandosi con quelli di Lena. Oh… il suo cuore ebbe un sobbalzo, corrugò la fronte, sorpresa da quella reazione, lei era la cacciatrice, si ricordò, eppure quegli occhi erano ammalianti…

Si tirò indietro e porse a Lena un rossetto dai colori più tenui.

“Prova questo.” Disse, ma non suonò come un ordine e lei si voltò indispettita da se stessa.

“Non sapevo ti intendessi di fotografia.” La voce di Lena era diversa dal solito, ma conteneva una traccia di ironia, quella che usava sempre per proteggersi.

Sembrava che la sua preda tentasse di togliersi di dosso la rete da lei intessuta per intrappolarla, inutile.

“Mi intendo di te.” Rispose e poi sorrise. “Vogliamo un servizio fotografico che mostri te, non la Luthor, ma Lena.”

“Io sono quella Luthor.” Precisò la donna, ma vi era un brivido nella sua voce, al suo super orecchio non sfuggì l’esitazione.

“Certo, ma sei anche molto di più.” La guardò e poi spostò le luci della sala, le allontanò da Lena creando un ambiente più intimo, ora la giovane Luthor era al centro di un alone di luce e non sembrava più un ricercato con il faro della polizia puntato addosso.

“E cosa sono, Kara Danvers?” Domandò allora lei, tendendole il rossetto, che colorava ora le sue labbra.

“Una bellissima donna, forte, coraggiosa… e fragile, umana, vera.” Mormorò. Aveva preso il rossetto dalla sua mano, ma le sue dita avevano esitato, accarezzando quelle della Luthor.

I loro occhi si incontrarono di nuovo e Kara percepì un cambiamento nell’aria, vi era una nuova tensione ora.

“Kara…” Il tono di Lena era acuto, come quando mostrava tutta la sua fragilità.

Lei si fece avanti, entrando a sua volta nel cerchio di luce.

“Sì?” Chiese, anzi soffiò, gli occhi che sfuggivano, suo malgrado verso le labbra della ragazza, una tentazione, una debolezza.

Il telefono squillò e Lena sobbalzò. Kara si tirò indietro, infastidita. Se non fosse stato per la presenza di Lena avrebbe distrutto quel primitivo attrezzo in un solo istante.

“Scusami, potrebbe essere importante.” Lena si alzò dallo sgabello al centro dell’alone chiaro e raggiunse la sua borsa, estrasse il telefono e lesse in fretta il messaggio. I suo cuore accelerò un pochino e Kara corrugò la fronte.

“Problemi?” Chiese. Se qualcun altro accelerava il cuore a Lena doveva saperlo, e subito.

“Niente di grave.”

“Il tuo cuore ha accelerato.” Constatò lei e Lena ruotò lo sguardo fino a fissarlo su di lei, un sopracciglio inarcato.

“Avevamo detto niente riferimenti al tuo essere super, salvo emergenze mondiali.”

Kara posò le mani sui fianchi. Era vero, Lena le aveva chiesto di essere normale con lei, normale in tutti i sensi, dovevano preservare il loro legame. Kara le aveva spiegato, le lacrime agli occhi, il perché non le avesse detto chi era per davvero: aveva voluto preservare la sua ancora di umanità. Ecco cos’era Lena, più di una conoscente, più di un’amica, Lena era un pilastro nella sua vita caotica. Ma quelli erano discorsi di Kara Danvers, la ragazza debole che lei non voleva essere.

“Sono quella che sono.” Disse, alzando il mento. “E il tuo cuore ha accelerato.”

“Mi è arrivato un messaggio da tua sorella.” Spiegò e Kara corrugò la fronte.

“Cosa ti ha detto?” Domandò, facendo un passo verso di lei.

“Che sei stata esposta a della kryptonite rossa.” Ammise Lena e Kara inclinò la testa.

“Hai paura di me, adesso?” Chiese e sentì il cuore di Lena fare di nuovo un balzo, la ragazza sorrise, rendendosi conto che a Kara non era sfuggito.

“No.” Disse.

“Cosa ti hanno chiesto di fare?” Indagò Kara.

“Trattenerti il tempo necessario a loro per raggiungerti.” Spiegò Lena. Tese l’orecchio e sentì James parlare concitatamente con Alex al telefono. Voleva intervenire lui, senza aspettare rinforzi. Sciocco.

“Bene, allora, intratteniamoci.” Disse, un sorriso divertito sulle labbra. “Togli la giacca.” Ordinò poi a Lena che alzò di nuovo un sopracciglio. Non aveva paura, lo si vedeva chiaramente, e questo divertì Kara. Se solo avesse saputo cosa poteva fare…

“L’ultima volta ho buttato il mio capo dal balcone.” Si vantò, ma non ottenne da Lena neppure un piccolo sussulto.

“Lo so.” Disse soltanto la donna, le braccia incrociate. “Non sarebbe la prima volt che faccio un volo dal balcone e, quella volta, tu, mi hai preso, quindi…” Si strinse nelle spalle.

Era ancora fuori dal cerchio di luce, in ombra.

Kara le annuì piano, non voleva buttarla giù dal balcone, voleva altro da lei.

“Togli la giacca.” Ripeté.

“Non credo di avere caldo.” Rispose Lena, nel chiaro intento di contrapporsi a lei. Kara sorrise.

“La giacca ti da un’aria di serietà e di potere, io voglio fotografarti al naturale, la camicia manterrà parte della tua aurea, senza renderti rigida e inflessibile, voglio vedere il tuo lato morbido.” Spiegò. Lena scosse la testa e Kara sorrise. “Se non lo fai me ne andrò e il DEO non mi troverà qua quando farà irruzione.”

“Mi stai ricattando?” Le chiese Lena, le braccia bel strette attorno al corpo.

“No, sto trattando la resa. Tu hai il potere di risolvere questa… crisi.” Agitò le dita, formando delle immaginarie virgolette attorno all’ultima parola. “Sta a te decidere cosa fare.”

Lena rifletté per alcuni secondi, a Kara sembrava quasi di sentire la sua brillante mente vagliare le possibilità.

“Di cosa hai paura? Non di me, hai affermato, dunque?” Insistette.

“Ho paura di quello che potresti fare per poi pentirti.” Ammise infine la donna. Kara ruotò la testa, distogliendo lo sguardo e nascondendolo nell’ombra. Un’altra debolezza, ma lo sguardo di Lena era difficile da sostenere, persino per lei, una dea tra gli umani.

“Sono solo foto.” Replicò, sistemandosi dietro alla macchina fotografica, posata sul suo treppiede.

Lena esitò ancora un istante, poi sfilò la giacca, la lasciò cadere a terra e si sistemò di nuovo al centro della luce, sullo sgabello.

Kara osservò all’interno dell’obbiettivo, Lena aveva gli occhi fissi su di lei. Kara scattò una volta, poi una seconda.

“No.” Decretò, insoddisfatta. La raggiunse e le posò la mano sotto al mento, poi delicatamente ruotò il viso della giovane verso destra. La sua mano esitò. Kara chiuse a pugno la seconda, abbandonata lungo il corpo, poi la aprì, senza più esitare alzò entrambe le mani sfiorando il bottone più il alto della camicia di Lena.

“Non credo che sia una buona idea…” Mormorò la donna.

Eccolo di nuovo, il cuore accelerato, il respiro leggermente alterato. Ma le sue mani corsero a fermare quelle di Kara, ferme, asciutte, sicure.

“Voglio…” Kara scosse la testa, poi scostò le mani infastidita. Lei prendeva ciò che voleva! Lei era una dea! Lei non poteva esitare, non poteva sottostare alla volontà di un debole essere umano. Tornò a guardare Lena. “Voglio che tu faccia ciò che desidero.” Chiarì. Lena rimase immobile, poi sorrise.

“Non funziona così.” Disse. “Io non sono tua, non lo sarò mai.” Kara strinse i denti, furibonda.

“Tu sei mia! Lo sei sempre stata, dal primo momento in cui hai posato lo sguardo su di me e mi hai desiderata!” Affermò.

“No.” Le rispose con calma e serenità Lena. “Non è così che funziona, e lo sai.”

“E come funziona allora?” Domandò, in collera. “Tu, piccolo essere umano, credi di poter dettare legge a me? Tu che dovresti supplicare per la mia attenzione, mi rifiuti qualcosa?”

Lena raddrizzò la schiena e la testa.

“Sì.”

“Sì?” Domandò ancora Kara. “Avevamo un accordo!”

“Chiedi con gentilezza e, magari, deciderò di acconsentire.” Lena si sistemò meglio sullo sgabello, calma nella sua pozza di luce, quanto Kara era furiosa nell’ombra.

“Io non chiedo, io ordino!” Sbraitò. “Io prendo ciò che voglio!” Aggiunse, ma non fece neppure un passo verso Lena che sorrise.

“Sono qua, eppure non fai nulla, dimmi, potente dea, perché esiti?”

“Perché…” Kara strinse i denti, furibonda. Perché non poteva… non con Lena. Poteva gettare Cat Grant dal palazzo, poteva dire cattiverie alla sorella, poteva picchiare J’onn, ma non poteva strappare di dosso a Lena la camicia, come non poteva prendere per sé quelle labbra che tanto desiderava.

“Chiedi con gentilezza, Kara Zor-El.” Suggerì Lena e lei fece una smorfia nel sentire un brivido al solo suono del proprio vero nome sulle labbra della Luthor.

“Va bene, giochiamo al tuo gioco.” Accettò, conscia che stava cedendo, ma incapace di impedirsi di farlo. “Posso sbottonare la tua camicia?”

Lena acconsentì con un cenno della testa. Kara rimase immobile, indecisa, poi cedette ed entrò nel cerchio di luce. Alzò di nuovo le mani, aveva gli occhi di Lena su di lei, ma evitò di incrociarli, sapeva che avrebbe perso se li avesse incrociati, perso che cosa, neppure lei lo sapeva.

Fece scattare il primo bottone, poi il secondo, lentamente. Scendendo lungo l’addome di Lena. Il suo profumo che invadeva l’aria attorno a lei si mescolò con un nuovo aroma, più intenso, più personale, il vero profumo di Lena, non soffocato dal costoso prodotto che indossava ogni giorno.

Kara chiuse gli occhi ispirando, lasciandosi accarezzare da quella scoperta, facendone tesoro, incastonandola in una parte sicura della sua memoria. Quando riaprì gli occhi il suo sguardo cadde sulla bianca pelle che aveva esposto, perlacea, perfetta, la curva del seno, racchiuso nel tessuto verde del reggiseno, era perfetta.

La sua mano indugiò a pochi centimetri dalla pancia di Lena, poi continuò a sbottonare la camicia, ignorando il desiderio di scoprire se la pelle di Lena era morbida quanto immaginava.

Quando ebbe finito rialzò lo sguardo e notò le guance leggermente arrossate di Lena.

“Non credevo che i Luthor potessero arrossire.” Commentò e Lena sorrise, priva di vergogna.

“Non credevo che gli El fossero capaci di sbottonare una camicia senza far saltare i bottoni.” Replicò e Kara dovette sorridere a sua volta.

“Carina.” Ammise. Fece qualche passo, tornando dietro alla macchina fotografica.

“Lo sai che queste foto non potranno mai vedere la luce, vero?” Domandò Lena e Kara sorrise divertita.

“Credi che permetterei a qualcuno di metterci gli occhi addosso?” Replicò. “Questo è per me, solo per i miei occhi.” Assicurò. “Ora, Lena, ruota verso destra. Per favore.” Aggiunse nel vedere il sopracciglio della Luthor alzarsi. Lena sorrise alla rapida aggiunta e obbedì.

Kara poteva vedere, attraverso l’obbiettivo, il petto di Lena alzarsi e abbassarsi nel lento ritmo della respirazione. Scattò due foto, poi la sua mente la tradì e lei si chiese come fosse osservarla mentre il cuore di Lena correva veloce e il suo respiro si faceva corto, bisognoso di ossigeno.

“Ancora qualcosa che non va?” Chiese Lena, quando la vide fermarsi e guardarla.

“Sei perfetta.” Dichiarò però lei. Ed era vero, la camicia, aperta, morbida sulle spalle, il reggiseno verde, una ciocca di capelli scuri, che sfuggiva dal suo disordinato chignon e cadeva sulla sua spalla, nuda, i suoi occhi che brillavano esaltati dalla luce o forse dalla situazione.

“Perfetta?” Chiese Lena e il suo cuore accelerò quando alzò le mani e lasciò lentamente scivolare la camicia verso terra. “Perfetta?” Ripeté, alzandosi e sbottonando i pantaloni che raggiunsero la camicia per terra.

“Lena…” La richiamò lei. Il suo cuore batteva veloce, era confusa, sapeva ciò che voleva, sapeva perché era lì, eppure tutto il suo coraggio sembrava… sparito.

“Hai ragione, ti voglio dalla prima volta che ho posato lo sguardo su di te.” Mormorò la donna, mentre scendeva dai tacchi e li spingeva via. “Ora, lo so che è la kryptonite a parlare, ma… se questo deve essere solo un momento, allora che sia davvero… perfetto.”

“Lena...” Tentò di nuovo lei. La sua gola era secca, ogni suo senso sembrava esplodere, saturo della semplice presenza della donna davanti a lei. Il suo profumo, il suo sguardo, la sua voce… solo… solo non conosceva il suo sapore.

“Volevi Lena, solo Lena? Allora scatta questa foto, Kara.” Era nuda ora, nuda davanti a lei, vulnerabile eppure così irresistibilmente forte. Quella, quella era l’essenza di Lena: forte, seducente, decisa, ma anche fragile, dolce, vulnerabile.

Senza neanche guardare scattò la foto, consapevole che sarebbe stata perfetta e che nessuna l’avrebbe vista mai. Allungò la mano e distrusse la macchina fotografica accartocciandola, distruggendo ogni possibilità di estrarre da lei anche solo un pixel.

Gli occhi di Lena erano fissi nei suoi, il cuore della donna era calmo, ma accelerò quando lei fece un passo avanti, poi un secondo.

“Lena, sono… sono solo io…”

La donna sbatté le palpebre, sorpresa.

“L’effetto è finito…” Si spiegò Kara. “Sono stata esposta ad una quantità minima e per poco tempo, non l’ho neppure inalata.” Aggiunse, il tono basso, mogio.

Lena afferrò la camicia, infilandola veloce, poi indossò le mutandine e i pantaloni.

“Bene.” Disse, soltanto.

“Mi… mi dispiace per…”

“No.” La donna alzò gli occhi fissandola. “No, non mi hai fatto male, non è successo nulla che non volessi succedesse.” La rassicurò.

“Non è lo stesso per me.” Affermò però Kara. Lena accusò il colpo questa volta, gli occhi che si abbassavano le mani che correvano a chiudere la camicia.

“Allora dispiace a me.” Disse, ma Kara scosse la testa, prendendole le mani e fermandola nel suo rapido rivestirsi.

“No, non hai capito.” Mormorò. Il suo tono dolce fece alzare lo sguardo a Lena, i loro occhi si cercarono e si trovarono. “La kryptonite rossa è… una brutta sostanza, mi fa fare e dire cose che non vorrei fare e dire, ma che… profondamente dentro di me, sento. Tira fuori la mia rabbia, la mia solitudine, la mia arroganza.” Con delicatezza appoggiò la fronte a quella di Lena. “Me ne vergogno, ma è così… questa volta, però… ha tirato fuori un desiderio, un desiderio profondo e nascosto persino a me stessa.”

“Kara, non devi spiegarmi…” La giovane kryptoniana le posò con delicatezza il dito sulla labbra, fermando le sue parole.

“Te.” Ammise. “Ti desidero in ogni forma possibile. Ti voglio come amica, come confidente, come alleata e… come amante.” Arrossì alle sue stesse parole, ma fu confortata nel vedere un ampio sorriso illuminare il viso di Lena e un rossore simile al suo colorarle il viso.

“Non è la kryptonite a parlare, vero? Non è solo un inganno il tuo?” Domandò però, titubante, Lena.

“Non escludo che tutto questo coraggio sia dovuto ad un effetto residuo dell’esposizione a quel particolare tipo di radiazioni, ma… quello che provo è vero. Quello che sento è vero.”

Lena si morse il labbro e Kara percepì un violento calore espandersi nel suo ventre.

“Li sentirai arrivare?” Domandò piano Lena, appena un sussurro.

“Sì.” Assicurò Kara, la voce tremante. La donna sicura che aveva chiuso la stanza e chiesto a Lena di spogliarsi per lei era scomparsa, ora vi era solo la timida Kara.

Lena le accarezzò il viso, delicatamente, poi scese lungo il suo corpo sbottonando la camicia nera, attillata che la donna aveva indossano sotto l’impulso della kryptonite rossa. Kara tremò sotto il suo tocco, ma non si sottrasse. Le dita di Lena si ritrovarono presto ad accarezzare il suo ventre piatto, passando sui suoi addominali.

“Lena…” Ansimò, quando la donna le sbottonò la severa gonna grigia.

“Vuoi fermarti?” Le chiese allora la Luthor, soffiando le parole nelle sue orecchie, prendendole la mano, appoggiandola al proprio ventre e facendola risalire, fino a quando Kara non si ritrovò a stringerle un seno, la testa che girava un poco per la sensazione troppo intensa.

“No…” Ammise e sentì Lena sorridere, sembrava sicura, controllata, ma la pelle della donna si increspava sotto le sue sensibilissime dita e il suo cuore era un ritmico pulsare nelle sue orecchie.

La mano della giovane non esitò più, rapida si infilò oltre la sua gonna, facendola ansimare quando si scontrò contro il tessuto delle sue mutandine.

“Oh Rao!” Ansimò e Lena rise piano.

Kara attirata da quel suono ritrovò il contatto con la terra e la guardò, era così bella…

“Vorrei baciarti.” Ammise, timidamente. Ed era ridicolo, visto che aveva il seno di Lena tra le mani e la ragazza aveva le dita premute contro un tessuto sempre più umido.

Il viso di Lena si addolcì, poi la donna chiuse gli occhi e si avvicinò fino a sfiorare le sue labbra. Kara lasciò che la tensione di quel momento si scatenasse e attirò contro di sé la donna, baciando con passione le sue labbra.

Nel momento stesso in cui aveva visto il granello di kryptonite rossa aveva solo potuto pensare a lei, all’odio di vederla tra le braccia di James, al desiderio di possederla, anima e corpo.

E ora era lì. La baciò con desiderio e percepì in Lena la stessa tensione che veniva rilasciala, la sua mano premette con più forza contro di lei e Kara sentì il desiderio accenderle il corpo.

Ansimò quando la donna ruotò la mano facendo si che aderisse meglio contro di lei, un dito che premeva e accarezzava la sua parte più sensibile.

Un rumore di passi penetrò i suoi sensi ottenebrati da Lena.

“Stanno evacuando il palazzo.” Disse, separando la bocca da quella di Lena, il respiro corto, gli occhi ancora chiusi, i muscoli tesi dal desiderio.

“Abbiamo ancora tempo.” Mugugnò Lena, poi, con un brusco movimento, leggermente impacciato dalla sua gonna stretta, scostò di lato il tessuto che ancora la fermava e spinse il palmo della mano contro la sua pelle calda. Kara sussultò di nuovo, incapace di trattenere un piccolo gemito. Arrossì, ma Lena sembrò trovare in quel versetto, un incentivo a continuare, perché catturò le sue labbra in un bacio acceso e spinse le dita a muoversi contro di lei, veloci, esperte, tremendamente capaci.

Kara la baciò, ma quando la donna penetrò dentro di lei, dovette rovesciare la testa indietro, incapace di sostenere il piacere.

Nelle sue orecchie il rumore degli anfibi che salivano le scale, schierandosi, era soltanto un lontano e insignificante eco. Aveva Lena tra le braccia, e il piacere era ogni oltre possibile previsione.

 

“Truppe schierate.” Dichiarò Winn all’auricolare, gli occhi sui suoi schermi, il controllo totale dell’edificio e della situazione era nelle sue mani.

“Bene.” Alex mosse piano le mani sulla grande arma che, già una volta, le aveva permesso di abbattere sua sorella. J’onn la guardò e le annuì. Sapeva che detestava quello che stavano per fare, ma era necessario.

“Andiamo.” Decretò l’uomo e due agenti abbatterono un piccolo ariete contro la porta rompendo la serratura.

Alex entrò nella stanza ad armi spiegate e rimase a bocca aperta.

“Cosa…?” Iniziò a dire J’onn, non molto più loquace di lei.

 

Kara si lasciò travolgere dal piacere, Lena la stringeva, un sorriso sulle labbra.

“Stai bene?” Le chiese, baciandole la guancia, quando il suo corpo si rilassò, non più scosso dai tremori dell’orgasmo.

“Oh Rao…” Bisbigliò lei, nascondendosi il volto con le mani.

“Ehi, ehi…” La chiamò Lena, cercando di attirare la sua attenzione.

Kara era rossa, le mani vergognosamente davanti al viso.

“Kara…” Tentò di nuovo Lena. La ragazza si voltò di scatto.

“Sono qua!” Disse, allontanandosi da Lena e sistemandosi in fretta e furia la camicia.

“Kara.” Lena la afferrò attirandola a sé, ignorò il chiaro avvertimento che la ragazza aveva dato e le prese il viso tra le mani. “Non mi pento di questo, neppure per un istante. Vorrei che per noi ci fosse un dopo, ma.” Si fermò e le sorrise, triste, ma sincera, i capelli le erano ricaduti sulle spalle e il rossetto era sparito, era così bella e semplice, fragile e vera. “Ma, va bene anche così, potrà restare un piccolo momento di follia, potremmo dare la colpa alla kryptonite e riderci su.”

Kara sbatté le palpebre, il suo corpo vibrava ancora del piacere ricevuto eppure il desiderio non si era spento, oh, quello fisico forse ora avrebbe taciuto per qualche istante, ma lei voleva Lena di più, sempre, ancora!

Poteva provare vergogna per quel momento assurdo, inadatto, folle, ma non poteva rinnegare lei, la donna che, in quel momento pazzo, l’aveva accolta tra le braccia e amata.

Sentì la voce di Winn e sentì quella di Alex, sentì i passi dei due agenti appesantiti dall’ariete.

Ma non le importò. Chiuse gli occhi e baciò Lena questa volta con delicatezza, con desiderio di conoscere quelle labbra e imparare a memoria ogni loro movimento, con il semplice piacere di godere del sapore di Lena e aggiungerlo, nella sua memoria, alle cose che sapeva non avrebbe dimenticato mai.

 

“Ehm…” Alex ruotò lo sguardo sugli agenti e fece un cenno indicando loro di uscire. “Ragazze?” Chiamò poi, visto che il suo primo tentativo di farsi sentire era passato inascoltato.

“Credo che aspetterò fuori, agente Danvers.” Disse J’onn, eseguendo con grazia una ritirata strategica, per non dire una precipitosa fuga.

Kara e Lena, perse una sulle labbra dell’altra nell’alone di luce creato dai due fari sembravano ignorare completamente l’intrusione nel loro momento.

Alex sorrise, poi estrasse il telefono e scattò una singola foto. Non vi era nulla che lasciava all’immaginazione: quello era amore.

 

 

 

Note: E, malgrado tutto, sono finita per scrivervi ancora una storia! E questa volta dai toni un po’ più tendenti al rosso, anche se rossi non possono dirsi, quindi restiamo sull’arancio! ;-)

Non avevo mai usato Red!Kara per vari motivi, essenzialmente perché quelle poche volte che ho letto storie con lei e Lena erano sempre molto ripetitive e, a mio parere, profondamente irrispettose verso Lena. Con questa storia spero di aver rispettato il tema senza cadere in queste trappole.

 

Il pacchetto, gentilmente scelto e consegnatomi da Natsumi Raimon, era “Naked frame shots” e conteneva queste indicazioni: Servizio fotografico e foto che non lasciano nulla all’immaginazione. BONUS: luci.

L’iniziativa è sempre “Red as your lips“ indetta dal gruppo LongLiveToTheFemslash.

 

Dovevo farmi perdonare per “Tornerò da te” il cui finale era triste… quindi Ghen questa storia è un po’ anche colpa tua! :-)

Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate.

 

Nota numero 2: Non ho idea del tempo che serve a Kara per fare il giro del mondo… se 15 secondi è troppo o troppo poco passatemela come licenza poetica! ;-)

 

 

  
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