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Autore: ineedofthem    19/02/2018    5 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 31
RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 31



Il mio risveglio al mattino seguente non è come lo speravo, ma d'altronde non potevo aspettarmi che Luca fosse ancora qui accanto a me.
Osservo il lato del materasso che ha preso la sua forma, tutto adesso in questa stanza, sa di lui, del suo profumo e di quello che stanotte abbiamo condiviso.
Mi lascio andare un sospiro abbracciando il cuscino, il suo. Improvvisamente penso a come comportarmi non appena lo rivedrò al lavoro.
Prima di uscire decido di cambiare le lenzuola, non potrei dormire una notte in più in questo letto senza respirare il suo profumo.

Sapevo fin da quando sono uscita da casa di poterlo rivedere, non mi aspettavo così presto. Mi sorprende vederlo prendere il caffè nella sala comune. Mi stupisce con quanta facilità si muovi nell'ambiente, saluti i colleghi, interagisca con loro. Sembra così a suo agio.
Non avrei mai pensato quando lui è arrivato in questo ospedale e Visconti ci ha chiesto di collaborare che lui potesse passare più tempo in pediatria che nel suo reparto.
Mi appoggio silenziosa alla porta della stanza, da spettatrice. Sembra che nessuno stamattina faccia caso a me, scruto i bambini infondo mentre
si dilettano tra giochi e lezioni, chiusi in una bolla di spensieratezza ed entusiasmo. E' bello sapere che nonostante si trovino in ospedale
riescano a trovare in esso attimi di felicità.
I loro sguardi rivelano speranza. Quella speranza che con il tempo un pò ci abbandona, perchè siamo stanchi di attendere. Eppure quando meno ce lo aspettiamo, le cose succedono.
Osservo Luca, con quelle sue spalle larghe, le braccia strette nel camice inamidato, le stesse che stanotte mi hanno stretto a sè e cullata. Nonostante non riesca a vederlo mi immagino che la fronte gli si sia corrucciata e abbia fatto una smorfia con le labbra.
Mi viene da sorridere pensando che lo faccia sempre quando qualcosa non quadra. Sembra proprio che abbia problemi con la macchinetta.
Alla fine soffoco una risata portandomi una mano alle labbra e lo noto riprovare.
Una mano appoggiata alla macchinetta mentre attende impaziente che il suo caffè sia finalmente pronto; forse uno sbuffo fuoriesce dalle sue labbra; l'altra a massaggiarsi il collo. Nel suo gesto riconosco tanta stanchezza accumulata. La giornata non deve essere iniziata nei migliori dei modi.
Un altro movimento, questa volta del capo, come a voler sciogliere i muscoli e allegerire la tensione.
Inconsciamente sto già muovendo i passi verso di lui.
"Cos'hai?" gli domando avvicinandomi.
Luca allora, si volta verso di me, con la sorpresa che gli si disegna in viso. Lo scruto, non ha una bella cera e ha lo sguardo stanco solcato da delle occhiaie: è comprensibile dopo che lui si sia preso una sbronza. Eppure non mi sfugge il guizzo che attraversa i suoi occhi alla mia vista.
"Mmh" mugugna massaggiandosi la nuca. "Stanotte ho dormito malissimo" ammette con una velata provocazione.
Mi rendo conto che il suo, sia un riferimento alla notte passata a casa mia, con me.
Mi appoggio alla macchinetta dietro di me, le braccia portate al petto, una posa un pò scomposta e lo sguardo che sostiene il suo, in segno di sfida. Non avrei mai pensato che potessimo ritrovarci a parlare così, a provocarci scherzosamente.
"Eppure, a me sembrava che tu stanotte dormissi benissimo".
Con soddisfazione osservo i suoi occhi sbarrarsi impercettibilmente, e poi scrutarsi attorno;in allerta; quasi come a paura che qualcuno abbia sentito le mie equivoche parole.
Poi in un gesto fulmineo il suo sguardo ricade su di me, e io mi rendo conto che no, non oserà replicare alle mie parole. Ma a me basta questo, basta che mi guardi così come fa. Che sulle sue labbra appaia l'ombra di un sorriso sorpreso, attratto.
Nel frattempo inserisco delle monete nella macchinetta e aspetto che il mio caffè sia pronto.
Luca non dice nient'altro, ma il suo sguardo si fa ad un tratto pensieroso e io mi chiedo cosa gli stia passando per la mente. Avvicina il suo bicchiere alle labbra, con flemma, attento a non scottarsi e i suoi occhi si socchiudono pregustando il suo caffè.
Nel momento in cui io faccio lo stesso, mi scappa un sorriso.
"Ci ho pensato, sai?" mi domanda allora.
Sono costretta a voltarmi e non capisco subito a cosa lui si stia riferendo.
"Ho pensato molto all'intervento di Lucia" aggiunge in modo esplicativo.
Ed eccolo lì, penso, l'argomento dolente. E' il mio momento di destarmi sorpresa alle sue parole, ma non dico niente e lascio che sia lui a parlare.
"Ho deciso di parlarne con la dottoressa Baldini, sarà lei ad occuparsene" ammette risoluto e con una sicurezza che non leggevo nei suoi occhi da un pò.
Le sue parole suscitano non poco disappunto in me. "Cosa?!" gli domando indispettita.
Luca è intenzionato ad archiviare la situazione e a non aggiungere altro ma io non sono  propensa ad arrendermi.
"Hai capito bene, Anita. Non ho intenzione di operare Lucia" ribatte serio.
Sbuffo portando lo sguardo lontano da lui, è una battaglia persa.
"Quindi permetti che sia lei a prendersi tutti i meriti? La segui per mesi, Lucia ti adora e Dio solo sa quanto lei si fidi di te, ti fai in quattro per trovarle un cuore e poi ti tiri indietro, così?" gli faccio presente.
Mi rendo conto troppo tardi che la nostra conversazione abbia attirato non pochi sguardi.
Luca assottiglia lo sguardo, infastidito dal mio tono e si fa più vicino in chiaro segno di starmene buona.
"Qua non si tratta di meriti Anita, é di Lucia che si parla" digrigna tra i denti. Il suo volto è vicino al mio, quasi a voler chiarire meglio il concetto.
Faccio un passo indietro scontrandomi con la macchinetta dietro di me, sospirando esasperata.
"Oh andiamo, smettila!".
"No, smettila tu! Per quanto mi riguarda la questione è chiusa, ho preso la mia decisione" sbotta.
Come siamo passati dal provocarci ad urlarci contro, così?.
Prima che possa solo replicargli, lui se n'è già andato, con lo sguardo spavaldo e sicuro. Butto il mio caffè con rabbia nel cestino mentre soffoco un grugnito.

"Problemi con Franzese?"
Mi volto con un velo di stupore, trovando Giorgio alle mie spalle. Non mi ero accorta fosse nei paraggi. Ma d'altronde mi rendo conto che lo sguardo di tutti si sia puntato su di noi, interessato.
Mi porto le braccia al petto, ritrovando un pò della calma persa.
"No, stavamo solo parlando" ammetto, rendendomi poi conto che le mie parole facciano acqua da tutte le parti.
Giorgio scuote il capo non apparendo convinto dalla mia risposta ma non dice nulla e io credo sia finita lì. Ma non è così.
"Anita, c'è qualcosa tra di voi?" mi domanda, con lo sguardo indagatore.
"Ma cosa dici Giorgio?! Da dove ti viene fuori una cosa del genere?" gli replico indispettita.
Lui porta le mani in avanti a scusarsi, stupito dal mio comportamento. "Ti ho solo fatto una domanda e poi lo sai, le voci circolano".
"E tu lo sai che la gente è brava a parlare e a creare le voci? Tra me e il dottor Franzese c'è solo un rapporto esclusivamente professionale".
Bugia
"Certo, certo" ammette lui serio. "Ci tenevo solo a dirtelo. D'altronde nonostante lui non sia il tuo tutor, è in buoni rapporti con Visconti e tu sei una sua specializzanda. Sono a conoscenza di quanto tu lavori sodo e meriti. Non vorrei qualcuno pensasse tu sia privilegiata, tutto qui".
Le sue parole al contrario non mi sembrano così buoniste come vogliono apparire anzi le considero delle insinuazioni.
Per la prima volta scruto Giorgio con uno sguardo diverso. Lui non è quello che vuol far credere. Più lo guardo e più mi rendo conto che del ragazzo buono non ci sia più traccia.
"Ti ringrazio per l'avvertimento. E adesso se non ti dispiace, ho del lavoro da fare".
Lo lascio là, allontanandomi svelta e indispettita dalla situazione. Come se non bastasse, ci voleva anche questa. Non riesco a smettere di pensarci. Mi sono sempre data da fare per conquistare quello che ho, non voglio che la mia immagine sia infangata da delle stupide voci.

Maria nota il mio turbamento, non nascondo di avere la testa altrove. I suoi occhi non smettono un attimo di osservarmi con preoccupazione.
Mi rendo conto che oggi sia un bene lei mi affianchi nel giro delle visite, sento che se dovessi sbagliare lei sarebbe qua a porre rimedio.
Osservo il bambino tra le mie braccia, scruto il movimento delle sue mani verso di me e mi viene spontaneo sorridergli. E' così piccolo ma pieno di vita.
Lo ripongo, dopo averlo pesato e misurato in altezza, nella culletta e lascio la stanza seguita dall'infermiera.
"Anita, che succede?" mi chiede lei.
"Niente, tranquilla" nego ma lei non è affatto convinta.
"Avanti, dimmi cosa ti turba tanto" insiste parandosi difronte a me.
Alla fine mi arrendo tirando un lungo sospiro e incrocio il suo sguardo.
"Maria, hai mai pensato che io fossi una privilegiata?" le domando.
"Privilegiata? E perchè mai?" chiede di rimando, confusa.
"Sì, in giro circolano delle voci, credono che io abbia una relazione con il dott...con Luca e questo fa di me una privilegiata. Non voglio questo. Intraprendere questa strada non è stato facile e nemmeno arrivare dove sono, non voglio che qualcuno pensi questo non sia merito mio, ma di conoscenze e favori" ammetto con un velo di risentimento e tristezza.
Lo sguardo di Maria è attento ma si vela di dolcezza alle mie parole e quando le sue mani si posano sulle mie spalle sembra che esse mi trasmettino tanto conforto.
"Sai Anita, la gente è molto brava a parlare, a fare congetture. Purtroppo l'invindia è una brutta bestia ma tu non devi badare a loro, devi pensare a te stessa. Tu sei l'unica giudice delle tue azioni".
Annuisco con lo sguardo carico di riconoscenza nei suoi confronti.
"Giuro che quando trovo l'artefice di queste malelingue mi sente. Ma adesso continuiamo, ti va?" mi domanda con un sorriso.
"Sì".

Non avrei mai pensato di dire che la signorina Berardi potesse sembrarmi umana.
La osservo, sorpresa, dalla mia postazione in corridoio, in silenzio.
Scruto il suo abbigliamento, composto da abiti comodi e sportivi, i capelli sciolti lungo le spalle. Mi sembra che tutto in lei oggi sia diverso. Come se per un momento avesse abbandonato qualsiasi austerità.
Appoggia una mano allo stipite della porta, indugiando sul da farsi. Un piede a metà tra il corridoio e la stanza di Lucia. Sembra stia pensando a cosa fare.
Sono in una posizione tale da catturare l'espressione dl suo viso, il cipiglio che le si disegna sulla fronte e la consapevolezza del rifiuto nella sua espressione. Sono certa che non entrerà.
Questa volta non mi domando nemmeno cosa ci faccia qui, non ho bisogno di pensarci troppo per capire Luca l'abbia chiamata per l'intervento di Lucia. Ma oggi, mi dico, oggi che lei è senza barriere e difese, mi fa meno paura.
E' questa convinzione a farmi avvicinare a lei, cauta e silenziosa. Nè un saluto, nè una parola.
Alla fine ci osservo, di fianco, con le braccia portate al petto, lo sguardo assorto e tanti pensieri per la testa.
Io e lei siamo così diverse, ma forse se ci impegnassimo riusciremmo ad andare d'accordo.
"Io lo so cosa sta pensando, sa?".
La sua domanda mi colpisce, costringendomi a voltarmi nella sua parte. La osservo e senza tutto quel trucco che si ostina a portare sembra completamente diversa, più giovane. Ma d'altronde non credo sia di molto più grande di me.
La incito a continuare con lo sguardo e lei si schiarisce la voce prima di farlo.
"La maggior parte delle persone che conosco mi giudicano, per il lavoro che faccio. Molti credono che io sia quella che porta via i bambini dai loro genitori, che lascia li portano in case famiglie e pensano che tutto questo per me sia divertente. Ma non è così, sono solo dei pregiudizi. Io non sono nè senza scrupoli nè la cattiva della situazione e spesso quello che faccio ha in sè del buono. Perchè è questo quello che lei pensa di me, Anita. Non è così? Ma veda, se lei si fermasse a pensare a quanto mi sia difficile fare quello che faccio, si renderebbe conto che non siamo poi così diverse. Il nostro obiettivo è agire solo ed esclusivamente per il bene di Lucia".
Le sue parole mi lasciano con l'amaro in bocca. Mi rendo conto di non avere il coraggio di risponderle e anche se lo avessi, non saprei cosa dire.
Non ho mai pensato che Irene Berardi agisse in cattiva fede e per il male di Lucia, assolutamente no. Non l'ho nemmeno giudicata per il lavoro che svolge, d'altronde conosco assistenti sociali che svolgono con pazienza e coscienza il proprio dovere. Ma forse abbiamo un metro di giudizio diverso. Mi rendo conto di quale sia il suo obiettivo, portare Lucia via di qui e garantirle una famiglia. Ma lei non sa cosa ciò mi provochi.
Sarà anche diversa dal solito ma sa sempre dove colpire.
Lei deve accorgersi del mio essere restia nel rispondere e in un modo molto loquace riprende a parlare.
"Il dottor Franzese mi ha comunicato dell'operazione di Lucia, imminente. Mi ha elencato una serie di rischi che farebbero accapponare la pelle a chiunque ma si dice fiducioso. E' un ragazzo così giovane ma sicuro di sè, sembra davvero in gamba e credo che Lucia sia con lui in ottime mani".
La stima che dice di provare nei suoi confronti traspare dai suoi occhi e dalle sue parole e mi rendo conto di avvertire le stesse cose.
Ma poi un pensiero balena nella mia mente: lei sembra all'oscuro della decisone che Luca ha preso e mi chiedo perchè lui abbia omesso una cosa così importante. Ma non sarò io a dirglielo.
"Già..."ammetto pensierosa.
"Non è fantastico? Sapere che Lucia potrebbe avere una vita normale al di fuori di qui".
"Sì, lo è".
La conversazione si interrompe lì, lasciandoci libere di tornare ai nostri pensieri. Ci sono tante cose che vorrei dire al momento ma mi rendo conto che il silenzio sia la risposta migliore.
Luca arriva a salvarmi da questo imbarazzo e mai come ora sento di essergli grata. Scruto il suo sguardo stupido di vederci insieme ma non proferisce parola e io penso sia un bene.
Le parole che ci siamo urlati contro sono ancora nella mia mente. Lui non mi rivolge alcuna attenzione e comincia una conversazione con Irene.
Guardo con quale disinvoltura le si rivolge, dialogano in modo pacifico e amichevole e credo di sentirmi esclusa e fuori lugo ma il momento dura davvero poco. Infatti non passa tanto prima che la Berardi decida di andare via.
La scruto allontanarsi sicura nel corridoio per poi tornare a guardare davanti a me.
Luca si appoggia al muro dietro di sè, incrociando le braccia al petto e dalle sue labbra fuoriesce un sospiro stanco.
"Allora?" mi domanda "non mi chiedi cosa ci facesse la Berardi qui?".
Finalmente lo guardo e mi accorgo che come ogni volta i suoi occhi siano per me un colpo al cuore.
"Lo so già, le hai parlato dell'intervento e mi chiedevo come mai tu non l'abbia messa al corrente della decisione che hai preso".
Cerco di usare un tono brusco e distaccato ma mi rendo conto che la curiosità prenda il sopravvento.
Luca mi lancia un'occhiata indagatoria e io credo di sentirmi a disagio.
"Non ce n'è stato bisogno" ammette sicuro di sè  ma non riesco a decifrare il sorriso che gli si disegni sulle labbra.
"Ah no?" gli chiedo allora con la curiosità che mi divora.
Parla Luca.
"No" replica divertito.
E' il mio momento di osservarlo, le mie mani distese lungo i fianchi si chiudono a pugno, le spalle si curvano leggermente.
Non devo fargli paura nemmeno un pò, piccola come sono.
"Non ce n'è stato bisogno, perchè qualcuno mi ha fatto cambiare idea" confessa lui, con lo sguardo fisso davanti a sè.
Studio il profilo del suo viso, la piega che assumono le sue labbra mentre i suoi occhi si perdono ad osservare la finestra davanti a sè.
Vorrei poter capire chi sia stato.
Che sia stata la Berardi a fargli cambiare idea?.
"Qualcuno che crede tanto in me" aggiunge lui con la voce divertita "e che non si è certo risparmiata di urlarmi contro quanto fosse sbagliata la mia decisione".
I suoi occhi incontrano i miei mentre parla e una strana sensazione si fa spazio in me.
"La...la conosco questa persona?" gli domando con la voce sottile.
Lui sorride e mi chiedo perchè non lo faccia così spesso.
E' strano essere passati dall'urlarci contro a sorriderci in un modo così divertente e complice. Non mi sono nemmena resa conto di quando avessimo oltrepassato il limite tra le due cose tale è la spontaneità dei nostri gesti.
E allora lui sorpassa un altro limite tra noi e mi si avvicina con una disinvoltura disarmante.
Mi domando quale siano le sue intenzioni e il cuore mi scoppia nel petto quando mi accorgo di quanto lui mi sia vicino. Se ci muovessimo riusciremmo a sfiorarci. Ma io non ho intenzione di fare un passo.
Ascolto il mio respiro ansante, con il petto che fa su e giù e mi rendo conto che lui abbia piegato la testa di lato.
La sua mano a contatto con il mio viso mi fa bruciare la pelle. Una carezza lenta e studiata che mi induce al desiderio di chiudere gli occhi sotto al suo tocco ma non lo faccio. Resto ferma a guardarlo, occhi dentro occhi.
"Oh sì che la conosci" mormora lui a bassa voce, quasi come se fosse un segreto tra di noi. "Meglio di quanto pensi".
E poi se ne va, lasciandomi in corriodio, sola. Con la consapevolezza che si fa spazio dentro di me.
La persona di cui parlava sono io.


ANGOLO AUTRICE:
Buon pomeriggio a tutti!
Ritorno in punta di piedi dopo ben quattro mesi con un nuovo capitolo. Che dire? Ne è passato di tempo e mi auguro che la storia possa suscitare ancora un pò di interesse. Mi dispiace aver fatto passare così tanto tempo ma ho avuto un blocco pazzesco e non riuscivo a trascrivere quello che pensavo.
Ma passando al capitolo. Cosa ne pensate? Ad Anita non ne va bene una e adesso si aggiunge un nuovo grattacapo. Non è mica serena che inizino a girare in ospedale pettegolezzi su lei e Luca.
Loro certo danno parecchio spettacolo finendo per attirare l'attenzione di tutti. Come andrà a finire? E soprattutto ora che Luca ha deciso di operare Lucia come pensate vadano le cose?
Lp scoprirete nel prossimo capitolo😜 che spero di riuscire a terminare nel più breve tempo possibile!
Detto questo, ringrazio infinitamente le persone che hanno recensito lo scorso capitolo e chiunque abbia aggiunto la storia in qualche lista. GRAZIE!
Ah, ultima cosa ma non meno importante. La mia carissima amica Lottie ha cominciato a scrivere da poco una storia stupenda e ha bisogno di sostegno. Mi farebbe piacere se passaste a darle un'occhiatina ;)
Di dischi volanti e contorno di libri per un'inguaribile romantica

Alla prossima!❤❤❤





















  
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