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Autore: bulmasanzo    19/02/2018    1 recensioni
Questo è ciò che succede se in una notte d'estate una fanwriter decide di non seguire più la trama.
Extra de: La 'meravigliosa' avventura.
Raccolta di one shot, tutte rigorosamente prive di un finale.
Possibilità di nonsense e di cross over.
Genere: Commedia, Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Daisy, Luigi, Mario, Peach, Rosalinda
Note: Cross-over, Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Appena aperti gli occhi, Luigi vede una insopportabile luce rossa, sparata dritta nelle sue pupille, ed è costretto a richiuderli con un mugolio di dolore.

Sente una calda mano sulla sua faccia, che gli accarezza il mento con un gesto gentile. Ha l'impressione che quasi scotti.

Riprova a sollevare le palpebre. E intravede un'ombra.

"Al?" tenta, la sua voce è flebile "Sei... tu?"

"Mi puoi pure chiamare con il mio nome completo, adesso, non c'è più nessuno a cui nasconderlo"

Luigi deglutisce "Giusto, Alexander... Senti, so che avremmo dovuto aspettarti, ma Peach era..."

"Sì, so tutto e non ti devi giustificare. Avrei agito allo stesso modo. Hai fatto bene."

"No, non ho fatto 'bene'... purtroppo ho fallito..."

"Non è stato per colpa tua, è mia madre che ha una gran testaccia dura" Alexander offre la mano a Luigi e lo tira in piedi.

I due si sorridono.

"Che bella camicia elegante" fa Luigi "Ne voglio una così anch'io, mi sai dire dove la posso trovare?"

Alexander ride "Non credo sia esattamente il tuo colore"

Luigi si stringe nelle spalle, poi si guarda intorno, mettendo meglio a fuoco.

"Dov'è andato tuo fratello?" chiede.

"A prendere il tuo"

"Mario è già arrivato?" si sconcerta Luigi.

"L'ho detto anche io, avrebbe potuto aspettare un po' di più, no? Che maleducato!"

"Ma quindi, gli ha già spiegato tutto?"

"Lo aveva già fatto prima che cominciaste"

Luigi fa una espressione incredula "Non me lo aveva detto, quel bastardo!"

"Non voleva influenzarti, facendoti sapere che era già qui" gli spiega Alexander "Ti saresti potuto emozionare. O ti facevi prendere dalla fretta o dall'ansia di prestazione... "

Luigi si mette a ridere piano, amaramente. Poi torna serio. "Quindi stanno arrivando" dice, come per fare il punto della situazione.

"Sì"

"Quindi, cosa succederà quando ci saremo riuniti?"

"Dovremo escogitare insieme un nuovo modo per fermarla" Alexander guarda in alto, il vetro della cupola da cui poco prima Luigi è volato fuori per incontrare Rosalinda si sta richiudendo lentamente.

Ma, a un tratto, il meccanismo si interrompe a metà, lasciando il varco sul soffitto ancora aperto.

Alexander lo guarda perplesso.

Si avvicina all'interruttore sul muro e lo preme. Una, due volte.

Non accade nulla, la cupola non si richiude.

Alexander, per qualche motivo, sembra molto turbato da questa cosa.

"Oh no" mormora, ritentando.

"Si è rotto?" chiede Luigi stupidamente.

"Non è possibile che sia successo!" dice Alexander, premendo e ripremendo. "Oh no, oh no" ripete.

Luigi fissa il suo nipote interdimensionale agitarsi in modo piuttosto esagerato, a confronto con l'inesistente gravità del problema.

"Ehi, stai calmo, è soltanto un vetro, non è importante!" prova a dire.

"Non capisci!" alza la voce Alexander, sta quasi sudando freddo "Non è rotto! Questo meccanismo non può interrompersi, perché è alimentato a energia. L'energia stessa degli Sfavillotti. Significa che qualcosa lo sta bloccando! Lei lo sta bloccando dall'esterno!"

"È impossibile" dice Luigi "Si era appena manifestata, non può essere che sia già in grado di rifarlo, lo avete detto voi che ha bisogno di più tempo per riprendere le sue spoglie mortali."

"A meno che..."

Alexander sgrana gli occhi, con una idea orribile che gli passa per il cervello e che sembra riflettersi dentro alle sue retine, come uno schermo televisivo che restituisce solo immagini distorte.

"A meno che cosa?" incalza Luigi, preoccupato per il suo sguardo non esattamente rassicurante.

"A meno che non stia usando il suo vero corpo, e non una riproduzione astrale..."

Non ha modo neppure di concludere la sua osservazione.

Sopra di loro, con un enorme CRACK, la cupola di vetro si sfonda e delle crepe iniziano a ramificarsi dal centro di essa, lungo tutte le pareti.

Alexander è saltato su per lo spavento.

"Togliamoci da qua, subito!" strilla con urgenza, ma capisce che non riusciranno mai a scansarsi in tempo. Anche perché il tempo non esiste, materialmente.

Una frazione di un attimo dopo, infatti, la cupola va in mille pezzi, i muri crollano, il pavimento si sbriciola.

Luigi e Alexander finiscono sepolti vivi nel caos della sala che si autodistrugge.

Pezzi di materiale di ogni tipo, vetro e cemento e intonaco e legno e marmo, volano ovunque, mentre tutto si disintegra, implodendo.

Alexander, in un ultimo tentativo di salvare Luigi, lo abbraccia disperatamente, cercando di coprirlo con il proprio corpo.

Lui non può morire realmente, poiché non si trova nella sua dimensione, quindi non importa, ma Luigi ci rimetterebbe le penne sul serio.

Con tutta la sua buona volontà, riesce a schermarlo in tempo, prima che un pezzettone di muro, grosso e pesante come un masso, lo colpisca diritto sulla nuca, frantumandogli la testa.

Se lo prende lui al suo posto.

Luigi riesce quasi a vedere gli occhi di Alexander schizzargli via dalle orbite.

Il suo corpo viene proiettato verso il basso, non si vede neppure la perdita copiosa di sangue, tutto viene assorbito dai detriti che ricoprono ogni cosa e soffocano anche le urla strazianti di entrambi.

 

 

 

***

Mario ha un trasalimento.

Ha appena sentito un clangore lontano, che proviene da un punto indefinito sopra la sua testa.

"Cosa è stato?" chiede. Ha una bruttissima sensazione, che qualcosa di orribile sia appena accaduto a qualcuno, qualcosa che sarebbe potuta benissimo essere evitata, se si fosse intervenuti in tempo.

Il Luma si ferma, come fosse interdetto anche lui.

Stava fluttuando poco più avanti per far strada a Mario, lo ha condotto fuori dalla sala delle Stelle Feticce, lungo un corridoio che dovrebbe portarli alla vera stanza di balzo delle Basi Stellari.

"Qualcosa non va..." dice, e il tono della sua voce sembra preoccupato.

Poi, a pochi passi da lui, compare una nebbia pixelata di farfalle nere, che formano una nube oscura, che viene vinta subito dopo da una luce intensa puntiforme.

Ne emerge il Luma umano che Mario ha incontrato poco prima, durante il suo viaggio mistico. È inconfondibile. Ha il suo cappello sulla testa, la mantella viola sulle spalle, la maschera sulla faccia e tutto il resto.

L'altro Luma, quello che ha la forma di una stella, lo fissa.

Improvvisamente, le due figure vengono attratte l'una contro l'altra, come trascinate da una forza irresistibile.

Incontratesi, le loro membra si sovrappongono, si attraversano e infine si fondono insieme, in un bagliore di una intensità sconvolgente.

Mario ha dovuto chiudere gli occhi con forza per non esserne abbagliato, è molto stupito.

Il risultato della fusione è il solo Luma umano, sembra uguale a prima, ma tutto intorno a lui c'è un'aura brillante.

La maschera sul suo viso si è dissolta, rivelando stavolta il viso puro e innocente di un ragazzo molto più giovane di quello che la sua corporatura potrebbe aver fatto credere, sedici o diciassette anni al massimo. Le iridi degli occhi sono gialle dorate e i capelli sono lunghi e biondissimi e ricci, ora scoperti perché il cappello gli è volato via.

Il Luma stesso sembra colpito per ciò che gli è appena accaduto, la sua faccia è contratta in una immagine di stupore. Si guarda le mani come se non ne avesse mai posseduto un paio prima.

"Diamine!" proferisce, in seguito, l'unione tra dio e diavolo "Questo sì che è un bel problema!"

Mario gli corre incontro "Cosa è appena successo?" chiede.

"Ha capito come rendermi mortale..."

"In che senso?" Mario non può credere a ciò che questa cosa potrebbe significare.

"È stata lei. Ci ha uniti, adesso ho in me una parte di questo mondo. Il che vuol dire che posso essere ucciso. Sono vulnerabile e, forse, non posso più viaggiare nello spazio-tempo."

Mario è senza fiato. "Non lo farà, non ti ucciderà" dichiara, scuotendo stupidamente il capo "Sei come un figlio, sei importante per lei..."

"Non hai ancora capito? Niente è più importante per lei" replica il Luma, c'è del panico che traspare dalla sua voce "Ha attaccato il suo stesso figlio, quello vero, non riconosce più i membri della sua famiglia"

Mario non ci riesce a credere.

Non è possibile che la donna che incarnava in sé la maternità dell'intero cosmo abbia rivelato una faccia talmente oscura, così opposta a quella che mostrava un tempo.

"Abbiamo sentito dei rumori poco rassicuranti, poco fa" dice Mario come se cercasse di concentrarsi su problemi concreti e allontanarsi da quelli più astratti "Sono molto preoccupato per Luigi. È qui, vero?"

"Sì, è qui."

"Hai detto che doveva parlare con lei, è riuscito nel suo intento?"

"Per parlarci, ci ha parlato. Ma lei non ha voluto ascoltarlo."

"Come immaginavo" i sentimenti di Mario sono, in questo momento, parecchio confusi. Qualcosa gli suggerisce che dovrebbe odiarla, ma una parte di lui continua a voler credere che tutte le cose che gli sono state dette su di lei finora non siano vere.

Si chiede fino a quando ancora riuscirà a mentire a se stesso.

Il Luma si sta mordicchiando il labbro inferiore, guarda il soffitto, come se fosse in attesa di qualcosa.

"Puoi per favore portarmi da Luigi?" gli chiede Mario, in tono ansioso.

"Come stai messo a trattenere il respiro?"

"Ehm. Non troppo bene" ammette Mario, senza capire il motivo di questa domanda.

Avendo vissuto per anni al di fuori del mondo reale, non ne ha più realmente avuto bisogno, neanche per andare sott'acqua.

"Beh, vedi di fare del tuo meglio" dice il Luma "Anche io devo fare un tentativo"

Dalla tasca del suo giacchetto tira fuori un pennarello nero, di quelli resistenti all'acqua.

Prende il braccio sinistro di Mario e gli rimuove un guanto, poi disegna sul dorso della sua mano un triangolo rovesciato.

Poi si solleva una manica e scopre il polso, su cui c'è tatuato un triangolo esattamente identico.

Avvicina i due disegni.

"Ho già visto questa cosa, so cosa stai per fare" dice Mario.

"Devi prendere un bel respiro profondo e tenere il fiato il più a lungo possibile, ma comincia solo quando la nebbia inizia ad avvolgerci" lo istruisce il Luma.

"Non capisco, non dovremmo andare al piano di sopra?"

I due triangoli si sono chissà come staccati, in parte, dalla loro pelle e si sono incrociati tra loro, creando il disegno fluttuante di una stella a sei punte.

"Il piano di sopra non esiste più"

Mario sente una stretta al cuore, vorrebbe mettersi a urlare, ma la nebbia creata da farfalle di pixel nere già li sta iniziando a ricoprire.

Allora si gonfia i polmoni più che può.

La sensazione che segue è qualcosa mai provata prima.

Si accorge che quei triangoli vibranti fanno parte del suo corpo e si sfaldano, lasciando sotto di essi nient'altro che vuoto.

Poi non sa più dove si trova. Non avverte più la pesantezza del proprio corpo, non sente nulla da fuori. Sa solo di esistere ancora, e l'unica prova di ciò si trova nel bisogno di trattenere il fiato.

I polmoni bruciano, ma intorno a essi non c'è più un torace a racchiuderli.

È come se la sua intera pelle fosse stata rimossa.

E anche gli occhi devono essere stati disconnessi dal suo cervello, dato che tutto ciò vede è solo un immenso mare nero.

 

 

 

***

Gli è sembrato di avere urlato per un'ora intera, la sua gola è dilaniata, gli brucia in maniera insopportabile. Adesso ha esaurito la voce e sta tossendo, e sa che dovrebbe fermarsi ma non ci riesce, sente il sangue in bocca ancor prima di vederlo.

Lo vede e lo sente scorrere verso il basso.

Questo è un buon segno. Significa che, se deve scavare, lo deve fare nel verso opposto.

Si stropiccia il viso per rimuovere la dannata polvere e il sangue che gli cola dalla testa.

Ha solo una vaga idea che quello non sia il suo sangue.

Non vorrebbe pensarci, ma disgraziatamente i suoi occhi non lo tradiscono.

Alexander è sopra di lui, lo ha coperto come meglio poteva. Incastrato, in equilibrio precario. Vede chiaramente che ha l'osso del collo spezzato, è piegato in una angolazione troppo assurda. La visione gli dà i brividi e perfino dei conati di vomito.

Ma sa che non importa, adesso è morto, ma poi si riprende, si riprende sempre...

Luigi inizia, prima di tutto, a spostare il cadavere, non è semplice ma ci riesce. Poi si dedica a tutta quell'altra, dannata roba che c'è addosso a lui.

Emerge, piano e a fatica, la sua mano annaspa alla ricerca cieca di un appiglio, per issarsi fuori dalle macerie.

Ciò che non si aspetta è che qualcuno gliela afferri e lo tiri fuori, ma è proprio ciò che succede.

Luigi ha una immagine mentale di se stesso, coperto di sporcizia e polvere fin nei capelli, gli abiti ridotti in stracci, il sangue raggrumato in più punti. Ha perso il berretto, la salopette di jeans si è strappata e una delle bretelle pende giù.

La donna che lo ha aiutato è l'ultima che si sarebbe mai immaginato di vedere in quel momento.

È la stessa che lo ha precipitato in quel gran pasticcio.

È Rosalinda. Gran dama dagli occhi velati.

Luigi la vede da sotto in su, con il braccio teso in alto che lo regge. Una posizione piuttosto scomoda e ridicola. Le sue gambe penzolano nel vuoto.

La Pusa si china, avvicinando il proprio viso al suo.

Quel viso dai dolci lineamenti è mortalmente pallido, verdastro. Non solo, è come storpiato.

Le orbite sono completamente bianche, ma in qualche modo lo fissano, trapanandogli l'anima.

Il muso sporge, allungandosi. Le labbra nere e raggrinzite si schiudono, denti regolari un tempo di un perfetto bianco perlaceo, ora macchiati e guasti, vengono scoperti, la lingua viscida vi passa sopra, in un lento gesto famelico. Luigi sente un alito fetido, che non ci si potrebbe immaginare di sentire, ricordando la bellezza perfetta di quella donna, adesso così in rovina, così spaventosa.

Pensando che non dovrebbe neppure avere un corpo, gli torna in mente l'ipotesi avanzata poco prima da Alexander, che si conferma da sola, nella visione dell'aspetto di lei.

Che quello che sta usando sia il suo vero corpo. Quello stesso corpo di cui si è liberata anni fa. Un corpo morto.

Ciò significa che ciò che lo ha afferrato altri non è che una salma rianimata.

L'antico animo di codardo, che in tutti i modi ha tentato di reprimere, si risveglia, nel fondo del cuore del guerriero che è stato costretto a fingere di diventare.

Luigi non riesce a frenarsi, grida, un grido liberatorio di terrore furioso.

La mano di Rosalinda che lo regge diviene bollente, fumante, le urla di Luigi sono anche alimentate dal dolore che deriva da quel contatto.

Un contatto che gli sta letteralmente sciogliendo la pelle.

 

 

 

***

Mario riprende, con un rantolo forzato, tutto il fiato che gli è sembrato di aver trattenuto per ore, che in realtà sono stati poco meno di tre minuti.

Il bruciore allo sterno è ancora lì, che lo costringe a essere presente e vigile, ha l'impressione che gli abbia distrutto completamente la gabbia toracica, gli pare quasi che un petardo gli sia esploso nel bel mezzo dei polmoni. Sembra che le costole siano state ridotte in macerie, ma anche questa è soltanto una sensazione, non è la realtà.

"Come diavolo ha fatto Luigi a sopportare tutta questa pressione?" chiede, anfanando.

Il Luma gli mette una rassicurante mano sulla spalla.

"La prima volta è sempre così, poi ti abitui" dice.

"Non ho intenzione di ripetere l'esperienza, grazie" dice Mario, un po' bruscamente.

Si sente di cattivo umore adesso, è come se una persona di cui si fidava gli avesse giocato un brutto tiro alle spalle.

Si rialza, faticando per non barcollare.

Prende un altro grande respiro dal naso, si passa una mano sulla faccia, come se volesse ripulirla.

"Dove mi hai portato, quindi?"

"Al momento, siamo sospesi a metà tra le due dimensioni"

"Come sarebbe a dire?"

"Nel senso che ci siamo bloccati mentre ci trasferivamo. Non ho perso completamente questa capacità, ma ho troppo peso addosso per portare a termine la traversata"

Mario si rende conto di dove si trovano, intorno a loro c'è una sorta di sfera trasparente che levita nel nulla, le cui pareti sono sottili come quelle di una bolla di sapone.

"Com'è possibile?" chiede.

"È colpa del mio corpo. Si è unito a quello del me del presente, quindi è come se ne avessi due. Evidentemente, grazie a questo scherzetto che mi ha fatto la mamma, non sono più abbastanza leggero e non posso essere trasportato" dal tono della voce del Luma, si capisce che è amareggiato e che sta cercando di trovare una soluzione.

Mario è incredulo "Mi stai dicendo che... non possiamo nè andare avanti, nè tornare indietro?"

"È più o meno ciò che essere 'bloccati' significa"

Mario tocca la parete della bolla, che si deforma sotto la sua mano, come fosse una sorta di pellicola.

"Bella situazione di merda" mormora.

"Sst, sto pensando a come uscirne" fa il Luma, agitato.

Mario lo lascia perdere, si accovaccia e guarda sotto di loro. Scorge l'edificio, immerso in un cielo di un blu così scuro da sembrare essere composto da lapislazzuli liquidi, e gli pare di riconoscerlo.

Adesso è chiaro come mai non sono andati direttamente lì, i piani superiori sono davvero ridotti al caos, un nuvolone di polvere si alza, densa e fitta, fin dove sono loro.

Poi Mario sgrana gli occhi, perché nel mezzo di tutto quel casino scorge una luce bianca improvvisa.

E allora capisce quello che è successo. E il suo cuore si mette a urlare.

Una sensazione si fa strada fin dentro le sue viscere. Gliele attorciglia, lo fa stare malissimo.

Lì c'è Luigi, lì c'è Rosalinda, deve assolutamente arrivare da loro!

"Abbassa questo affare!" esclama "Subito!"

Il Luma lo guarda "Non è mica manovrabile..."

"Dobbiamo scendere laggiù!" non si accorge neppure che sta urlando "Io devo andare laggiù. Da lei! Da loro!"

"Ehm, forse non hai capito bene... Te lo ripeto, il motivo per cui io sono tornato qui, il mio obiettivo è quello di salvarti. Non posso lasciarti andare da lei, specialmente non da solo, è un suicidio!"

"E cosa dovrei fare? Lasciare che uccida Luigi?" scatta Mario, quella obiezione gli è sembrata fuori luogo.

"No, ma ascolta..." tenta Luma, ma Mario lo interrompe bruscamente.

"No, tu ascolta me! Sono stufo di essere sbalottato qua e là senza poter decidere! Questa è la mia vita! Luigi è mio fratello ed è in pericolo, riesco a sentirlo. Lui ha cercato di aiutarmi e ora io gli devo restituire il favore, ha già sofferto troppo, non soltanto a causa di questa situazione. Tutti lo hanno sempre trattato male! E lui, invece di incattivirsi, continua ad agire per il meglio. Quando dici che ha un cuore puro, posso capire benissimo a cosa ti riferisci. Non ha avuto... pace, mai, sin da quando siamo bambini... Io stesso l'ho maltrattato... sono stato un fratello cattivo... Lo prendevo in giro per la sua debolezza, lo trattavo con sufficienza... e lui mi ha sempre invidiato ingiustamente. Ma la verità è che io non sono niente, niente, senza di lui, hai capito? Non avrei compiuto la metà delle mie imprese, senza il suo aiuto. Non sarei andato avanti, senza il suo sostegno. È importante! L'ho abbandonato più e più volte, non ha mai protestato e non mi ha mai rivolto mezza parola di biasimo. Non gli ho detto abbastanza quanto lo apprezzo e quanto gli voglio bene. Non posso perderlo, non posso! Adesso tu devi immediatamente portarmi da lui."

"Ma..."

"Non intendo discutere ancora!" Mario ha la voce rotta, si è straziato la gola. Se deve affrontare il suo destino lo farà, ma non senza prima aver salvato suo fratello. Il suo caro, caro fratello che non meritava niente di tutto questo!

Il Luma ammutolisce, i suoi occhi sono acquosi, sembra commosso. Annuisce.

"Va bene" cede "Ma te l'ho già spiegato, siamo troppo pesanti!"

"Allora liberiamoci del peso inutile" Mario guarda il suo figlioccio con molta serietà "Spiegami come faccio a liberarmi del mio corpo."

Il Luma si allarma "Liberarti del tuo corpo? Sei impazzito?"

"È mio fratello, non capisci?" ripete, sputacchia "E Rosalinda è mia moglie, o lo era. Tutto questo sta succedendo per colpa mia, ma devo porre rimedio a quello che sta facendo. Io la fermerò! Non so come, ma lo farò! Lasciami andare da loro!"

Il Luma assottiglia gli occhi, che diventano quasi due lineette nere.

"Sei davvero una delle persone più coraggiose che esistano" lo elogia, impressionato.

"Nemmeno per sogno, sono terrorizzato, in realtà, ma... non mi tiro indietro!"

"Ed è esattamente questa la ragione per cui ti ammiro."

Mario quasi scalpita "Ti prego! Non cerco lodi, ho fretta!" gli sembra di esser diventato logorroico, si sta ripetendo un po' troppo...

"Ascoltami. Non voglio che tu comprometta il tuo corpo, esso è troppo prezioso... però c'è un modo per cui tu possa lasciarlo in sospeso, solo per pochi secondi, il tempo di sbloccarti. Ma è rischioso."

Mario non esita: "Qualsiasi cosa."

"Devi darlo a me" dice il Luma.

"Cosa?" Mario è interdetto.

"Dammi momentaneamente il tuo corpo, io lo tratterrò in custodia qui e nel frattempo tu scenderai laggiù come spirito. Ma ci vorrà un grande sforzo della mente perché tu possa recuperarlo non appena sarai lì. Potresti perderlo per sempre."

"Si può fare? Dimmi come!" è disposto ad accettare di tutto, per quanto sembri una pazzia, ma bisogna agire con urgenza.

"Calma, calma. La cosa principale è che devi restare molto concentrato su te stesso, ed è difficile perché la mente tende a disperdersi, una volta che si è separata. È questo ciò che è successo a Rosalinda."

"Non capiterà a me." dichiara Mario, convintissimo "Non penserò, lo farò e basta! Ma ti prego, sbrighiamoci!"

Luma allora prende il dorso della sua mano e al disegno del triangolo che ha fatto poco fa ve ne sovrappone un altro, di rovescio, con il pennarello, facendolo in questo modo diventare una stella a sei punte. Poi vi traccia un cerchio attorno.

Mario si ricorda improvvisamente di aver letto, da qualche parte, che un simbolo simile a quello serve per evocare il diavolo, ma non è sicuro di quante punte la stella dovrebbe avere, in quel caso.

In fondo, quanto può essere differente questa situazione, che sta realmente vivendo adesso, da quell'altra ipotetica...?

Luma preme il disegno sull'esagono al centro con il pollice. Con l'unghia. Che in realtà non è acuminata, eppure penetra nella pelle, e il sangue spruzza fuori come una fontana. Mario sente appena un bruciore, ma se ne sta già staccando, millimetro dopo millimetro.

"Resta cosciente di te. Fisso sul tuo obiettivo!" gli ricorda il Luma, prima che svanisca ai suoi occhi.

Ciò che prova dopo Mario è la nuova sensazione di cadere giù.

Ma stavolta è più dolce, quasi piacevole, è come essere una foglia che si è staccata dal ramo in autunno, volteggia nel vento ed è leggerissimo...

Sarebbe proprio bello perdersi in questo vento, farsi trasportare, vedere fin dove lo porterà... vedere un posto nuovo da esplorare, oltre le nuvole, oltre i confini della volta stellata che lo accoglie come un gigantesco grembo materno...

Ma no, non deve perdersi.

Concentrati, si urla.

Stai andando da Luigi.

Ripeti con me, Luigi, Rosalinda, l'equilibrio cosmico da ricostituire.

Non dimenticarlo!

Devi sistemare le cose! Il Luma ha fatto tutto questo per te. Hai promesso che non saresti andato via. Mantieni il controllo. Non dimenticarti chi sei! Chi sei tu?

Io sono Mario, si risponde, io sono Super Mario.

Prima che lo sappia, è sui suoi piedi.

Piedi concreti. Poggiati sopra un mucchio di detriti. La sua mano sanguina appena, nel punto che il Luma ha scalfito con l'unghia. É una mano reale anche questa.

Ha lasciato il proprio corpo indietro solo per un secondo e ora esso è nuovamente lì con lui.

C'è riuscito. È stato tutto davvero molto veloce, se ne è appena reso conto.

La realizzazione di questo ha uno strano effetto, lo rende come euforico e lo spaventa al tempo stesso.

E un'altra cosa che lo spaventa è accorgersi che ha lasciato il Luma indietro, quindi adesso è da solo.

Ma non importa, perché è esattamente dove doveva essere.

Un lamento sommesso, poco distante da lui, lo distrae dalla sua considerazione, corre mentre si ricorda cosa deve fare.

Davanti a lui c'è una specie di lastrone di pietra, lo spinge con le mani, una delle quali è ancora inguantata, mentre sull'altra nuda c'è il simbolo.

Il masso cade.

E dietro c'è Luigi.

È ridotto maluccio, ma almeno è ancora vivo.

È in ginocchio, che si tiene il braccio destro, ridotto a un orribile mucchio di carne maciullata.

La sua sofferenza è evidenziata dalla fronte contratta e dai denti stretti. Non sta più gridando, è come se non ne avesse più la forza, ma sulla sua faccia ci sono tracce secche di lacrime.

Mario si inginocchia su di lui, mettendogli le mani sulle spalle.

Quella ferita è brutta, davvero brutta. Sta suppurando, e la pelle è viola e sembra marcia tutto intorno a una lacerazione che assomiglia dannatamente al morso di una belva selvatica.

Non gli sanguina nemmeno più, è come se lo avesse già esaurito tutto.

E inoltre, puzza orrendamente di carne bruciata.

Deve fargli un male cane, non ci vorranno punti stavolta, ci vorrà direttamente una protesi.

"Luigi" dice, con una certa premura "Sono qui. Va tutto bene..."

Luigi sembra trasalire, è come se si svegliasse da una trance. Lo fissa attonito.

"No, no" geme "È una trappola, non dovevi venire, abbiamo sbagliato tutto..."

Mario solleva gli occhi, catturati da un lampo.

Di fronte a loro, splendente in un corpo bianco, c'è Rosalinda.

Ma non è la Rosalinda che si ricorda Mario. È uno zombie.

Il bianco degli occhi si scioglie colando dalle orbite, riversandosi sulle guance.

La Pusa gira la testa a scatti.

Le sue labbra si allargano in un sorriso storto, che non assomiglia per nulla a quello innamorato che soleva rivolgere a Mario. È un sorriso crudele.

"Ha funzionato" dice la donna, stendendo un braccio indicando Luigi "Lo sapevo. Bastava toccarti lui che arrivavi subito"

Mario la guarda con terrore.

Il suo volto ha ancora i lineamenti di una persona giovane, ma la sua mano ha delle vene prominenti che spiccano sul dorso, come quelle di una vecchia.

"Era così prevedibile, da un animo eroico come il tuo" continua lei.

La voce della donna è lamentosa, cantilenante. Sembra deriderlo. Anzi no, non sembra, lo sta deridendo apertamente.

Lo sta prendendo in giro, lo sta biasimando per la sua lealtà. Sta usando la sua bontà d'animo contro di lui.

Mario circonda le spalle di Luigi da dietro, cercando di proteggerlo chiudendolo nel circolo delle sue braccia.

La donna, continuando a ghignare in quel modo orribile, allunga le mani, mostrando gli indici. Sotto le unghie, acuminate e annerite, la pelle si stacca a brandelli.

Le unisce di piatto, poi le allontana con uno scatto l'una dall'altra.

Diretti da quel gesto, i due fratelli vengono separati, Mario viene spinto verso sinistra, mentre Luigi viene trascinato a destra. È come se ci fosse stata una mano invisibile che li ha afferrati. Come la mano di un bimbo che gioca con dei pupazzetti e decide all'improvviso che non devono stare accanto e li sposta, secondo il suo capriccio.

"No" si trova a urlare stupidamente Mario. Vede le gambe di Luigi andare all'aria, si sente un gemito soffocato. Poi la sua testa si raddrizza sul collo contro la sua volontà, facendoglielo perdere di vista.

Non riesce neppure a voltarsi a guardarlo.

"Rosie! Ti prego! Ti prego! Lascialo in pace! Tu non vuoi lui, tu vuoi me!" grida con disperazione.

"È tutto molto nobile da parte tua, ma io devo finire ciò che ho cominciato" lo sbeffeggia Rosalinda, con un accento particolarmente calcato sulla parola 'nobile' "Questa è una faccenda tra noi due, in fondo, e poi non voglio testimoni."

Mario non capisce, ma poi sente Luigi annaspare e capisce che sta provando dolore. Rosalinda lo sta torturando in qualche modo.

Tenta di sbloccarsi da quella morsa, non resterà di certo a guardare.

La mano inguantata si avvicina faticosamente a quella senza guanto. Premuto il disegno, la magia che lo trattiene si annulla e lui crolla su se stesso.

Batte le natiche sul suolo dissestato, sprofondando.

Rosalinda solleva un braccio, ha qualcosa stretto in mano, che luccica di un bagliore demoniaco.

Lo abbatte violentemente contro Luigi e un getto rosso si innalza nell'aria assieme a un grido soffocato, sfinito.

E, finalmente, Mario si ricorda del power up che ha nella tasca della salopette, quello che aveva creduto l'orecchino di Daisy.

Lo tira fuori, è un fiore dai petali verdi, ne stritola la corolla tra pollice e indice, sfondandola, e subito sente la riconoscibile energia del potenziamento che lo avvolge.

Le sue vene si riempiono di adrenalina.

Le sue mani diventano artigliate, il viso si trasforma in un muso da pantera, la bocca si riempie di zanne. Mario sente dentro di sé un istinto distruttivo. Ha fame. È arrabbiato.

Compie un balzo e, prima che lo capisca veramente, si è avventato contro Rosalinda, la raggiunge alle spalle, la spinge, la manda a terra.

Le fauci si chiudono sul braccio esile della donna, quello che stringe il pugnale, già imbrattato.

Mario si aspetta che apra la mano e che lo lasci cadere. Ma evidentemente, lei è insensibile al dolore. Gli sembra di avere azzannato una bambola di plastica dura.

Luigi si trova sotto di loro, travolto anche lui dalla carica. Ha gli occhi spalancati, stupiti. Ha un enorme squarcio sanguinoso sul petto. Come se il braccio dilaniato non fosse abbastanza.

Mario afferra Rosalinda, tirandola verso l'esterno. La fa allontanare il più possibile da Luigi, poi le molla un vigoroso pugno in piena faccia, rivoltandogliela sul collo.

Prima di oggi, non avrebbe mai neppure pensato di essere in grado di alzare un dito contro di lei.

Ma non vuole pensarlo.

Deve convincersi che quella non è più sua moglie, non è l'angelo di cui si era innamorato, ma un diavolo da rimandare all'inferno. Che peccato.

La belva scuote la testa, scrollando qua e là il corpo della sua preda.

Che però non si muove più da solo.

Mario si rende improvvisamente conto che l'anima ha di nuovo abbandonato il suo guscio mortale, rimasto in basso.

È tornato a essere nient'altro che un cadavere. Rosalinda non lo abita più, si è dissolta e il suo spirito impregna l'aria, come un silenzioso, invisibile gas letale che occupa ogni singolo centimetro cubo di spazio.

Riesce a sentirne la presenza, tutto intorno e dentro di lui. Lei è ovunque. La sta respirando.

"Finalmente siamo insieme" sente sussurrare, da qualche parte, nelle sue orecchie.

Un brivido lo percorre da capo a piedi. È caduto nella trappola.

Eppure, sa che è proprio ciò che vuole anche lui.

Si chiede se fermarla sia mai stato il suo reale obiettivo.

Forse voleva soltanto ricongiungersi a lei.

Forse il sovvertimento degli equilibri cosmici non è un prezzo poi così alto, per riavere indietro quel suo grande amore.

"Sì. Finalmente." ripete.

E lei è lì che lo bacia sulla bocca. Che gli posa teneramente la testa sulla spalla. Che gli cinge il collo con le braccia. Non ha un corpo, ma lui la sente, senza vederla.

Ne sente il profumo.

La desidera.

Ed è precisamente allora che la sua mente se ne va via.

 

 

 

***

 

L'astronave si abbassa verticalmente, fino a raggiungere quel piccolo spiazzo sopraelevato che sovrasta quella che sarebbe dovuta essere la loro destinazione.

Daisy si affaccia da uno degli oblò.

Nota qualcosa, nel buio del non-spazio. Un bagliore appena visibile.

Si gira a parlare con qualcuno all'interno dell'abitacolo.

"Sono molto più avanti di te, bellezza" dice Maple, seduta al suo posto da capitano, girando i comandi per dirottare la nave.

Essa inizia a rollare dolcemente, il motore fa un rumore particolare che accompagna tutta la virata.

Il veicolo si ferma di fronte a una specie di pallone fluttuante.

Daisy aguzza la vista e constata che dentro c'è intrappolata una persona. Ne può intravedere le braccia che picchiano contro le pareti, nell'evidente tentativo di farsi avvistare da qualcuno.

Maple sembra averla preceduta ancora una volta, senza che lei lo accenni, infatti, preme un dato pulsante e un portello sul lato destro della nave si apre.

Una specie di tenaglia metallica ne viene fuori e si chiude attorno alla bolla.

La trascina dentro.

Una volta dentro, la bolla si rompe.

L'uomo contenuto ne esce fuori, simile a un pulcino appena nato da un uovo.

Non fa in tempo a rialzarsi che i fratelli Martello lo afferrano senza alcuna grazia, un braccio ciascuno, tirandolo su loro.

Daisy non lo ha mai visto senza la maschera sul viso, ma sa benissimo chi sia, e si arrabbia moltissimo al vederlo lì.

"Maledetto!" comincia a inveire contro di lui "Perché ci sei solo tu qui? Dove sono gli altri? Dov'è Luigi?"

Il Luma tenta un sorrisino "Ciao anche a te, zietta. Grazie per avermi liberato da quella bolla."

"Zietta lo dici a tua sorella, rispondi alla mia domanda o ti cavo gli occhi!" scatta la principessa.

"Ragazza, datti una calmata!" fa Maple divertita.

A guardarle bene, hanno ancora entrambe dei segni rossi dei graffi che si sono lasciate quando se le sono date di santa ragione. Ma poi si sono calmate e hanno raggiunto una specie di tregua.

In fondo, stavano andando entrambe nella stessa direzione, e Maple ha proprio voglia di ritrovare Bowser per dargli una bella strigliata, simile a quella che Daisy sta dando al Luma adesso.

Inoltre, Maple non lo ha ammesso, ma in Daisy ha visto una degna avversaria, e non può fare a meno di rispettarla.

A sua volta, Daisy è stata contenta di essersi potuta sfogare su di lei, aveva decisamente bisogno di catalizzare tutte le energie negative. E cosa c'è di meglio di una sana scazzottata con un'altra donna che sa rispondere benissimo ai tuoi pugni?

Certo, è un po' contorto come ragionamento, ma funziona, quindi, alla fine chi se ne frega!

Ma Daisy non ha finito. Oh, nemmeno per sogno!

"E tu, sei sordo? Rispondile!" ordina Maple, si è alzata e guarda il Luma dall'alto, con superiorità.

Il Luma si lecca le labbra "Non sono completamente sicuro di dove sia" dice, in tutta onestà "Dobbiamo scendere laggiù per scoprirlo" non può indicare con una mano perché ce le ha ancora bloccate nella presa dei martelkoopa, così usa la testa per accennare all'oblò da cui Daisy guardava poco prima.

Lei si affaccia di nuovo e guarda in basso, vede due cose.

Una è un edificio in rovina, con l'ultimo piano completamente collassato.

L'altra è un veicolo piccolino, posteggiato proprio là di fronte. Ci sono due figure che stanno per entrarci dentro. Ma si fermano.

Una è grande e grossa, l'altra è minuscola.

La scelta di dove andare è ovvia.

 

***

 

Peach ha alzato la testa al comparire dell'astronave nel cielo, la riconosce in quanto l'ha già vista svariate volte. Di solito, la sua comparsa presagiva un imminente assalto e, solo inizialmente, ne aveva avuto paura, stavolta però è ben contenta di vederla.

Bowser non è lassù pronto a portarla via, come capitava agli inizi, ma lì con lei per accompagnarla a casa, situazione bizzarra che ribalta ciò cui era normalmente abituata, ma le va benissimo così, stavolta.

Il re Koopa si è ormai guadagnato la sua fiducia, tutte le volte che l'ha strappata via dal letto coniugale l'ha sempre trattata con i guanti, e soprattutto l'ha sempre riportata indietro, alla fine di ognuna di quelle visite non esattamente in programma, prima che chiunque nel regno potesse accorgersi che la principessa era sparita.

Era stato un processo faticoso quello attuato dal koopa, la prima volta l'aveva spaventata parecchio, aveva scambiato l'agguato per un vero rapimento, ma poi era diventato chiaro che non avesse intenzioni negative, voleva soltanto parlare con lei e passare del tempo insieme.

Stessa cosa desideravano i figli di lui, per i quali nel tempo aveva iniziato a simpatizzare. Soprattutto per Larry, uno dei più svegli, quello che l'aveva aiutata quando invece il rapimento di anni prima era stato serio.

Ma comunque, aveva iniziato a stare insieme a tutti loro, a conoscerli, a distinguerli gli uni dagli altri per le loro peculiarità, caratteri, vizi. Ludwig che le aveva deliziato le orecchie con il suo talento musicale; Lemmy che l'aveva fatta ridere con i suoi giochi da pagliaccio; Roy al quale aveva cercato di rompere la corazza da bullo sotto alla quale si nascondeva; Iggy che l'aveva coinvolta nei suoi bizzarri esperimenti da pseudoscienziato; Wendy con cui poteva parlare di cose da femmine tipo trucchi e vestiti; Morton che cercava attenzioni raccontandole le sue interminabili storielle inventate; e il giovane Bowser Junior che aveva semplicemente bisogno di molto affetto. Le erano sempre piaciuti i bambini e vedeva un po' in loro quello che Mario non si era mai sprecato a darle.

Così lei, negli anni, aveva iniziato a ricambiare la cortesia, finché Bowser non aveva smesso di presentarsi a casa sua senza preavviso e i loro incontri segreti erano diventati regolari.

In lui, adesso, ciò che vede è un amico. Una persona con cui condividere lunghi pomeriggi mentre il principe consorte è troppo impegnato ad avere la testa fasciata, perso nella nebbia della sua dannata amnesia che ha distrutto completamente un rapporto comunque già condannato sin dal principio.

Peach si volta verso Bowser, e sta ancora vagamente riflettendo sul paradossale fatto di aver ricevuto proprio da lui tutte quelle attenzioni che avrebbe voluto da parte di Mario.

L'amarezza ingigantisce il suo disagio di vivere, al punto che tutto ciò che ha fatto sino a quel momento le sembra un grosso sbaglio.

Ma lui le sorride, mettendo in mostra quelle zanne aguzze.

E lei si sorprende di pensare a quanto siano belle e maestose da guardare...

La nave atterra, un portellone si apre e ne esce fuori Daisy.

"Peach! Tesoro! Stai bene?" strilla la principessa dei fiori, si solleva l'ampia gonna gialla dall'orlo ormai lurido e corre incontro alla sua best friend, gettandolesi al collo.

"Daisy!" urla Peach, abbracciandola di rimando, sorpresa e commossa "Ma che ti è successo, sorella? Sei proprio un disastro!" aggiunge, notando la sua aria disfatta.

"Non è che tu invece sembri appena uscita dall'estetista" fa Daisy, accennando alle sue vesti spiegazzate e alla scarmigliatura.

Le due donne scoppiano a ridere e si abbracciano dolcemente un'altra volta, strette strette.

Maple viene fuori a propria volta dalla nave, con i pugni stretti sui fianchi e l'aria bellicosa.

Adocchia Bowser, lo vorrebbe acchiappare per un orecchio come uno scolaro discolo, ma i koopa hanno le orecchie piccoline che non si vedono e lei non è proprio sicura di dove siano, quindi lo prende invece per un corno e lo tira giù. La mano della donna ha una presa salda che non ci si aspetterebbe, vista la sua figura esile.

"Figlio di una balena in salamoia" si inventa l'insulto "Credi di potermi lasciare da sola? Te lo insegno io a trattarmi come una qualsiasi ragazzetta di periferia!"

E lo strattona giù.

Peach si scioglie dall'abbraccio con Daisy e le va a fare tap-tap su una spalla "Scusa, ma tu chi sei?" le chiede in tono irritato "E per quale motivo ce l'hai con Bowser?"

"Sono il capitano Syrup e sono una piratessa, quindi bada a non rivolgerti a me in quel modo" fa la donna, sprezzante.

"Io invece sono la principessa Toadstool e mi permetto di dirti che il re Koopa è un mio carissimo amico e tu non ti devi devi nemmeno permettere di trattarlo male!" dice Peach, lanciando saette dallo sguardo.

Maple sembra interdetta solo per un secondo, poi butta la testa all'indietro e dà in una risata sguaiata. "Però, ste principessine hanno tutte quante un bel fegato. Certo che tu te le scegli bene le amanti, eh, Bowsie?"

Peach arrossisce di colpo.

"Macché amanti" borbotta Bowser.

Daisy però richiama tutti alla realtà "Luigi e Mario! Dove sono andati?" chiede.

"Mario è tornato appunto indietro perché doveva andare ad aiutare Luigi, mi ha dato in custodia Peach, non so altro" dice Bowser in tono scocciato "Stavo lì lì per riportarla a casa, ma poi siete arrivati voi" ciò che sottintende è che gli scoccia che ora non potrà più viaggiare nella capsula da solo con Peach, prendendosi la scusa che non c'è troppo spazio per potersi stringere ancora un altro po' a lei...

Dalla nave scendono i due fratelli Martello, che tengono ancora il Luma in custodia, lo strattonano sgarbatamente. Il ragazzo si agita e cerca invano di fuggire.

"Rieccolo. Perché ho l'impressione che tutto questo non sarebbe mai successo, se non fosse stato per lui?" fa Daisy.

Peach la guarda "Non è così, credimi. Tu sai soltanto una parte della verità."

"E va bene!" sbotta lei "Non mi interessa saperlo, però. In questo momento, vorrei solo ritrovare mio marito e mio cognato" si rivolge al Luma "Ascoltami bene, adesso tu, se non vuoi che mi metta a prenderti a calci in bocca, devi farmi il favore di fare quella simpatica cosa con la nebbia e di andarli a prendere!"

"Ho paura che sia tardi, ormai" sussurra il Luma.

"Scusa?" Daisy si china su di lui "Come dici?"

"Non posso farla più 'quella cosa', quella sorta di pallone in cui mi avete trovato poco fa ne è la prova!" cerca di spiegarsi lui.

"Sta farneticando" lo interrompe Maple "Fatelo star zitto" ordina ai martelkoopa.

"Noo, aspettate" cerca di protestare il Luma.

Daisy a questo punto esplode di rabbia.

"No, non sono venuta fino a qui, non sono passata attraverso tutta questa merda per sentirmi dire adesso che non si può fare niente!" la sua voce adesso è stridula, isterica quasi "Prima ci si mette mio padre con le sue imposizioni del cazzo che ci costringe a cambiare tutta la nostra vita, poi tu e quell'altro che vi fate i vostri discorsi deliranti senza spiegarmi niente, perché io chi sono in fondo, nessuno, vero? A me non mi considerano, io sono solo la moglie di uno degli eroi e non mi merito nemmeno di essere coinvolta! E adesso, chiunque sia che ci sta dietro, mi deve pure rubare mio marito? Io non accetto e non accetterò mai tutto questo! Sono stanca, ne ho piene le scatole di sentirmi impotente e di stare costretta in un angolo, a fare la brava mammina che non fa altro che aspettare che il caro marito soldato torni dalla guerra! Adesso faccio di testa mia e vaffanculo a tutti voi!" ora sta strepitando senza nessun ritegno.

Mentre urla in quel modo, sotto di lei si sono aperte le pavimentazioni.

Un germoglietto che spuntava dal terreno ha sentito il suo sfogo e ha iniziato, per reazione, a ingrossarsi.

La pianta inizia a crescere e crescere, divenendo altissima, enorme, come quella di fagioli della famosa favola che arrivava fino al castello nel cielo.

Daisy afferra un traliccio e si lascia trasportare in alto. La pianta continua la sua ascesa, in breve tempo non si vede più la principessa. Peach, dopo un secondo di esitazione, fa un sorrisetto incredulo "Ma sì, a questo punto!" dice, e si lancia, aggrappandosi anche lei all'enorme tronco del vegetale, con entrambe le mani.

Bowser non si fa aspettare, salta anche lui dietro di lei, strillando "Peach, tesoro mio, aspettami, dovevamo andarcene a casa insieme!"

"Dopo, dopooo!" si sente la sua voce rispondere da lassù, dolce come sempre.

"Ma cosa hanno intenzione di fare?" chiede il Luma a voce alta, in un tono molto stupito.

"Ah, queste sono le femmine che piacciono a me!" ride Maple compiaciuta, afferrandosi a propria volta a un ramo "Le avevo giudicate male, caspita, sono proprio toste, non le tipiche gne gne gne come credevo prima" e anche lei va via.

Luma guarda prima l'imponente pianta, ormai albero, poi i due martelkoopa che lo stanno ancora trattenendo "Beh, siamo rimasti soltanto noi, qui, non avete voglia di andare a vedere?"

I due soldati si guardano perplessi.

"Ehi! L'armadietto degli alcolici adesso è incustodito!" dice uno dei due dando di gomito all'altro, completamente disinteressato. L'altro ride, approvando l'allusione del fratello.

Lo mollano di colpo, facendolo ricadere a terra. Ghignando, se ne vanno di nuovo dentro l'astronave, a sbronzarsi, a quanto sembra.

"Che cervelli di gallina." mormora il Luma, che non sa se essere contento per esser stato lasciato libero o indignato per la vergognosa mancanza di lealtà di questi due.

E alzatosi, inizia anche lui ad arrampicarsi.

Il Luma si rende presto conto che fa fatica a bilanciarsi, la sua parte umana sa benissimo come utilizzare le braccia e le gambe per affrontare l'arrampicata, ma lo Sfavillotto dentro di lui è più abituato a fluttuare e non sa bene come muoversi. Collaborare lì dentro è più complicato di quanto si possa pensare. Comunque, alla fine riesce a raggiungere la cima della mostruosa pianta, che si ferma al famoso ultimo piano distrutto, tra le macerie.

È l'ultimo ad arrivare, ovviamente, e ciò che vede è Bowser con l'apprensione sul grande muso, che abbraccia da dietro, gentilmente, la principessa Peach, la quale non ha resistito, dopo tante emozioni, e sta singhiozzando con il viso affondato nelle mani. Accanto a loro vi è il capitano Maple, che appare seccata ma anche un po' a disagio, con le mani sui fianchi. Daisy è lì davanti a tutti, inginocchiata a terra sopra il corpo di Luigi, supino in una pozza di sangue che fuoriesce dalle brutte ferite che ha ovunque.

Daisy gli tiene la mano, l'idraulico la guarda con una tenerezza negli occhi che farebbe commuovere anche il più duro di sentimenti.

Daisy prende da una tasca quello che sembra un piccolo cubo di mattoni, quelli tipici che si trovano sparsi ovunque nel Regno dei Funghi, lo rompe frantumandolo tra le dita come un biscotto e ne viene fuori un fungo verde. Lo infila nella bocca di suo marito, che dopo averlo ingoiato si riprende lievemente, il taglio sul petto si richiude e smette di sanguinare, ma il suo braccio è ancora troppo malandato e non riesce a guarire. "Dov'è Mario? Cosa è successo?" chiede la donna.

"Ha vinto lei" sussurra Luigi "Rosalinda lo ha attirato nella sua trappola, non ha potuto resisterle... "

"Rosalinda?!" si stupisce la principessa (vi ricordo che lei era all'oscuro dell'identità del nemico) "... Ma..."

"Com'è possibile? Veramente, non lo so neppure io" dice Luigi.

"È perché la sua volontà è sopravvissuta alla sua fine fisica" dice il Luma, sopraggiungendo.

"È lei, dunque, che era sempre stata dietro a tutto questo?" domanda Daisy, che dopotutto non riesce a essere completamente stupita da tale assurda rivelazione.

"Mi spiace di non avertelo detto" dice Luigi, tirandosi a sedere.

Daisy lo guarda "Non sei tu a dovermi delle scuse" sibila, chiaramente sottintendendo chi invece dovrebbe porgergliele. Poi però l'emozione supera la rabbia. La principessa emette una specie di lamento sommesso e allunga le mani verso suo marito come per strozzarlo, ma poi finisce per abbracciarlo. Luigi cerca di ricambiarla, ma il braccio gli duole troppo, non riesce nemmeno a sollevarlo. "Prima la gamba, ora il braccio" borbotta, stringendo i denti, quasi divertito dalla propria sfortuna.

"Ti porterò in ospedale con la mia nave" si offre inaspettatamente Maple, avvicinandosi.

"La TUA nave? E da quando?" si inalbera Bowser.

"Da quando l'hai abbandonata per andare a prendere la tua principessa! È mia, adesso." pretende la piratessa.

"Nemmeno per idea!" protesta il drago.

Luigi li guarda perplesso.

"Non importa di chi sia la nave!" interviene Peach "Portatelo immediatamente in ospedale!" ordina.

Bowser e Maple si guardano in cagnesco. Poi Bowser solleva Luigi con una zampa, con la sua tipica cautela del tutto inesistente.

"Fai piano, e che cazzo!" lo rimprovera Daisy, ancora parecchio arrabbiata.

Peach guarda il Luma "Non c'è modo di recuperare Mario?" chiede.

Il Luma scuote la testa lentamente "Lei è più forte di noi, non possiamo farci niente"

"Tutto questo è ridicolo!" fa Peach "Se lei davvero lo ama, perché non lo lascia libero?"

"Perché non ragiona più, è diventata pura volontà e puro male, non credo nemmeno che provi più veri sentimenti, ormai..."

"Stronzate" se ne esce la donna.

Tutti saltano su colpiti, quella espressione volgare forse da Daisy se la aspetterebbero, ma non capita quasi mai di sentire la soave principessa Peach che dice le parolacce.

"Scusate" fa lei, arrossendo per esserselo fatto sfuggire "Ma mi sa che qui non avete capito nessuno un bel niente! Questo sta succedendo appunto perché lei prova dei sentimenti, perché è rimasta così legata alla sua memoria da rifiutarsi perfino di passare oltre!" e d'altra parte, non riesce a biasimarla, come si può dimenticare una persona come Mario? Non ce l'ha fatta neppure lei, dopo essere quasi stata sul punto di sposare un altro.

Il Luma la guarda "A ogni modo, finché non lo rilascia lei, non possiamo fare niente" ribadisce.

Peach tace per lunghi secondi. Guarda Bowser che cerca di scendere giù per la pianta, tenendo Luigi senza farlo cadere, con Daisy che lo insulta intimandogli di fare attenzione, mentre Maple ride di loro.

E realizza che... Se ne stanno andando. Hanno raccattato ciò che potevano, non hanno intenzione di combattere ancora?

"Non doveva succedere!" dice, la voce le trema di rabbia "Tu e Alexander eravate arrivati dalla vostra dimensione proprio per impedirlo! Voi lo dovevate salvare! Ma non lo avete salvato!"

"Questa era la nostra missione, ma a ogni modo non avremmo potuto agire direttamente. Mario ha fatto la sua scelta, alla fine..."

"Ma voi venite dal futuro, dico bene? Dal futuro! Significa che, oltre ad avere attraversato il confine della vostra dimensione, siete tornati indietro nel passato! Significa che siete in grado di viaggiare nel tempo, perché allora non possiamo tornare di nuovo indietro e impedire che tutto questo accada?"

Il Luma la guarda "Non è così facile, io e Alexander abbiamo ottenuto un permesso speciale per poter arrivare qui! Non è che i viaggi temporali siano qualcosa di normale, un mezzo che si prende tutti i giorni, come un autobus, non li concedono a tutti..."

Peach si mette una mano sul cuore "Non a tutti, certo, ma alle persone dal cuore puro?"

"Stai parlando di te stessa?"

"Lo avete detto voi che le uniche persone che ci sarebbero potute riuscire saremmo state io e Luigi, gli unici qui ad avere un cuore puro! Luigi ha fallito, ma ci sono ancora io!"

"Cosa stai proponendo di fare?"

"Semplice. Rimandatemi indietro."

A questo punto, si volta e dà in un sospiro di sollievo nel constatare che Bowser non l'ha sentita, troppo impegnato a obbedire all'ordine che lei gli ha dato poco fa. Se sapesse cosa vuol fare la fermerebbe all'istante.

Il Luma sgrana gli occhi "Non possiamo mandare indietro qualcuno di questa dimensione, è troppo rischioso, si creerebbe un paradosso temporale e comunque non ti sarebbe consentito agire direttamente. Io e Alexander qui non esistiamo, per cui non si creerebbero doppioni, ma tu..."

"No, non hai capito, mi mandate indietro... Nella VOSTRA dimensione!"

"E a far cosa?"

"A parlare con Rosalinda, a convincerla a non dare inizio a tutto questo... A rimandarla indietro nel nostro mondo prima che perda la testa!"

Il Luma cerca di fare chiarezza. "Fammi capire. Tu vuoi andare indietro al punto della storia in cui Rosalinda è stata risucchiata dal vortice e ha attraversato le dimensioni, per incontrarla dall'altra parte...?"

"Esatto. In quel momento, lei non era ancora diventata pazza e sarebbe disponibile ad ascoltarmi. Questo potrebbe salvarla! E anche Mario...!"

Il Luma guarda la principessa con un grande stupore "Potrebbe funzionare" dice "Sono molto colpito dalla tua iniziativa...!"

"Dimmi solo se si può fare"

"Direi di sì, in via ipotetica. Ma, prima, devi farti dare il permesso di viaggiare nello spazio-tempo"

"E come si fa?"

"Beh, si tratta di riuscire a convincere..." lascia la frase in sospeso.

Peach fa un movimento eloquente, per esortarlo a continuare. Lui si limita a sollevare gli indici verso il cielo.

"Ma principessa... Capisci che, se riesci in questa missione, non potrai più tornare indietro! Questa realtà si annullerà. Tutti noi spariremo, sostituiti dai noi stessi della realtà alternativa che si creerà una volta che avrai cambiato il passato. Ma tu resterai nell'altra dimensione, sarai bloccata lì, capisci? Non avrai modo di tornare qui, perché non vi sarà nessun 'qui' in cui tornare!"

La principessa sembra molto spaventata, ma nasconde questa sua paura "È la cosa giusta da fare" dice, cercando di convincere anche se stessa.

"Ne sei veramente sicura?"

"Lo devo a Mario! Questo sarà il mio ultimo atto d'amore per lui."

Il Luma la guarda, annuisce compassionavole. "Se ci riesci, lo salverai"

"Lo salverò, come lui ha salvato me." dichiara Peach, abbracciando il suo destino "Gli restituirò la vita che gli ho ingiustamente rubato. E le cose saranno diverse, anche per tutti voi... Luigi e Daisy potranno crescere la loro famiglia senza subire vessazioni da nessuno, Haru forse otterrà la mano dell'altra me stessa, quella che ancora continuerà ad amarlo... E Mario e Rosalinda saranno riuniti nel giusto vincolo, saranno liberi. Tutti voi lo sarete. Tutto questo sarà possibile solo grazie a questo mio sacrificio, che accolgo a braccia aperte."

"Come soltanto una persona dal cuore puro potrebbe fare." conclude il Luma. Poi le prende le mani. "Il tuo gesto non verrà mai dimenticato, principessa."

"Nessuno se ne ricorderà, perché non vi sarà nessuno a testimoniarlo" lo contraddice, e si rattrista lievemente.

"Ciò ti renderà immortale."

La donna è commossa. Immortalità fisica o simbolica? Teme che si tratti della prima "Fammi andare, su, prima che cambi idea..." riprende, in tono un po' più debole, ma non meno deciso.

Il Luma si china su di lei, le dà un bacio sulla fronte. La pelle della principessa è bianca e morbida. I suoi occhi sono lucidi, consapevoli, pieni di amore, rassegnazione, determinazione. Le labbra del Luma hanno lasciato un segno sulla fronte della principessa, un segno nero, triangolare. A esso se ne sovrappone un altro, ugualmente triangolare, si crea ancora il solito simbolo, una stella a sei punte.

Peach chiude gli occhi, per riaprirli poi al cospetto della divinità.

Non ha bisogno di formulare la richiesta, il gran sorriso candido che si apre davanti ai suoi occhi le conferma che essa è già stata accolta.

Viene trasportata indietro, sente le sue membra farsi leggere e sottili come carta velina e venire come trasportate dalla brezza...

Improvvisamente, il tempo ha di nuovo un nome.

Peach si trova di fronte a quella che appare come una ginormica cascata, in un mondo che sembra perfetto, incontaminato, un mondo in cui le cose sono andate per il verso giusto.

Sobbalza, si volta e vede Rosalinda.

Ancora nei suoi anni d'oro, bella da vedere, ma soprattutto dall'animo ancora incontaminato. Capisce che è arrivata da poco nel nuovo mondo, forse non ha ancora scoperto l'amara sorpresa che le riserva. È ancora se stessa, non si è ancora persa.

Peach guarda quella perfezione fisica e non può fare a meno di pensare alla differenza che c'è con lei. Lei porta sulla faccia i segni dell'età, della stanchezza, della sofferenza, e sulle spalle il peso di tutte le sue scelte sbagliate. Si sente quelle brutture che la divorano fisicamente. Non permetterà a Rosalinda di rovinarsi. Preserverà quella meravigliosa purezza che adesso, solo per lei, ha avuto un senso.

Peach si avvicina alla Pusa. Lei abbassa lo sguardo, che finora aveva tenuto in alto, fisso sul cielo, e la guarda.

"Peach?! Cosa ci fai qui?" chiede, visibilmente molto confusa. Forse nota anche che il suo aspetto è diverso dall'ultima volta in cui l'ha vista. Non può non notarlo. È praticamente come se fosse invecchiata di quattro anni in una notte "Come è possibile?"

"Vengo dal futuro" rivela immediatamente Peach, facendosi avanti "Un futuro orribile, che non può e non deve avverarsi. Sono qui per restituirti a te stessa"

La risposta della Pusa è immediata: "L'unico modo per farlo è riportarmi dal mio amore"

"Ascolta, Rosalinda. So che sei spaventata e afflitta dalla grande tragedia che hai vissuto. Io qui non sono autorizzata ad agire. Ma se faremo le cose per bene, riuscirai a salvarti da sola."

"Salvarmi da che cosa?"

"Salvarti da te stessa."

La dea sorride e pone i pugni sui fianchi, forse crede sia tutto uno scherzo. Ma quello che le racconta in seguito Peach glielo congela sulla bocca, quel sorriso sornione.

"Non potrei mai fare una cosa del genere!" esclama.

"Eppure, lo hai fatto. La realtà dalla quale provengo ne è la prova."

"Ma è... È mostruoso! Io sono un mostro! Come ho potuto perdere la Sapienza Divina così radicalmente? Come ho potuto fare del male perfino alle persone che amavo?"

"È colpa dei tuoi sentimenti, sono troppo forti e, uniti ai poteri che hai, hanno finito con il distruggere la tua stessa mente." dice Peach.

Rosalinda si prende la testa tra le mani, è incredula. "Non voglio che questo accada! Voglio tornare da Mario, ma voglio farlo in modo corretto, senza distruggere la sua vita. Né la tua..."

"Ciò che devi fare è tornare indietro prima che sia tardi. Io... Mi odio per questo, ma in pratica io te l'ho rubato. Mi dispiace, ma tu eri sparita e... Io ero innamorata di lui, dal giorno in cui mi salvò da Bowser. Ma lui non è mai stato mio, perché aveva già te nella sua testa e nel suo cuore... ho scoperto in ritardo di aver preso una cattiva decisione."

"Non posso biasimarti" dice la Pusa stringendosi nelle spalle "È Mario!"

"Già..." Peach riesce perfino a sorridere.

"Mi ricordo, a quella festa, come lo guardavi, io lo guardavo allo stesso modo... lo amo perché è eroico, gentile, galante, per non dire anche molto attraente..." Rosalinda si lascia andare a questi elogi al suo sposo con tranquillità, perché sa che ora lo sguardo di Peach è cambiato, sa che lei è uscita completamente da questa trappola mentale.

"Quei baffoni così curati..." sospira sorprendentemente Peach con gli occhi sognanti, in una breve ricaduta.

"Quei riccioli bellissimi..." concede la Pusa con struggimento. Poi però torna alla realtà. "Ma comunque io non posso, se anche tornassi indietro, non manterrei il mio corpo... dico bene?" osserva la Pusa.

"Ti sbagli. Le forze superiori ti concederanno di riaverlo indietro. Hanno bisogno di te. Sei ancora tu l'ago della bilancia, sei quella che mantiene l'equilibrio cosmico."

Peach le prende le mani, gliele stringe. "Puoi farcela, puoi tornare indietro senza smarrire di nuovo la tua mente!"

"Ma come posso fare?" chiede la Pusa.

"Mario stesso, quando doveva lottare contro il demone che eri diventata, lo ha fatto. Lui è stato mosso dal suo grandissimo amore. Puoi riuscirci anche tu. Stabilisci il tuo obiettivo, deve essere fermo nella tua mente, deve essere ciò che ti spinge a muoverti. Concentrati su quello che vuoi veramente. Se riesci a tornare indietro, mantenendo questo pensiero fisso, potrai riuscire a non perdere il tuo corpo, la mente non se ne distaccherà perché sarà ancorata a esso. E così, tornerai indietro, potrai raggiungere Mario e a quel punto tutto si sarà risolto."

"Okay! Lo farò! Grazie, grazie mille!" esclama Rosalinda, accorata. Poi però si blocca "Ma... tu?" solleva il viso, preoccupata "Cosa ne sarà di te?"

"Io resterò qui" dice Peach, che china il capo, sottomettendosi.

"Non puoi restare qui, questa non è la tua realtà!"

"Non esisterà più nessuna realtà a cui tornare" Peach ripete meccanicamente le cose che le sono state dette, si sente come un automa. È svuotata, si è anche resa conto che l'atmosfera di quel mondo perfetto le sta stretta, ha qualcosa di opprimente. L'idea, prima inconsistente, di dover restare lì per tutta l'eternità, senza mai ottenere il sollievo della morte, improvvisamente diventa tangibile e la soffoca. Per sempre in un posto in cui tutti sono felici, tutti eccetto lei. È qualcosa di terribile e di grandioso. Ma l'ha già accettata, deve essere forte. Mario se lo merita. E lei sta facendo tutto questo per lui.

Rosalinda però non sembra per nulla contenta di doverle dire addio.

"Peach" le dice "Non voglio che tu rimanga qui. Una volta che mi sarò ricongiunta con Mario, chiederò alle autorità supreme di concederti un permesso ulteriore, per poter ritornare al nostro mondo insieme a tutti noi!"

"È un bel pensiero... Ma, non capisci? Lì c'è già un'altra me. Io sarei solo un doppione proveniente da una realtà che ormai non esiste più!"

Rosalinda continua a guardarla imperturbabile "E allora?" chiede.

"Come sarebbe, e allora?! Insomma, due principesse Peach! Non possiamo coesistere, sarebbe un paradosso!"

La dea scuote la testa "Ovviamente. Ma tu non puoi sostenere l'immortalità."

"Certo che posso..."

"Sarai uno spirito puro, Peach, ma sei comunque una mortale. Io so cosa significa, non ti lascerò sacrificare così. Verrai nella tua realtà, là vedrai andare le cose come si sarebbero dovute svolgere..."

"No, no, ascolta" la ferma Peach "Apprezzo quello che vuoi fare per me. Però, vedi, io non sopporterei di vedere un'altra donna che vive la mia vita. Qui invece è diverso... Qui è tutto perfetto..."

"Non cambia nulla!" insiste Rosalinda "Anche qui deve esistere un'altra principessa Peach! La te stessa di questa realtà..."

"Sì, ma non è la stessa persona che sono io. Qui le cose sono andate in modo diverso, mi è stato detto... Probabilmente, quella che c'è qui non è mai stata rapita, non ha mai neppure conosciuto Mario e ha una vita del tutto diversa... forse... non lo so, in realtà, non posso essere sicura di nulla..."

Rosalinda vorrebbe continuare a cercare di convincerla, ma dopo un po' si arrende, perché ha compreso che Peach è decisa ad andare fino in fondo.

Si ritrova impotente, la dea che una volta pensava di poter essere in grado di fare tutto!

La abbraccia di colpo, con trasporto "Sei una grande amica" le sussurra "Sei coraggiosa, sei la persona più coraggiosa che abbia mai conosciuto... Dirò a tutti quello che hai fatto per me. Non ti dimenticherò mai."

"Me lo ha detto anche il Luma..." Peach sorride. In realtà, dentro di sé, sta piangendo per la sua triste sorte, ha mille dubbi e un'angoscia enorme la divora. Ma il suo pensiero fisso, che fa di tutto per mantenere, quello da cui dipende la sua sopravvivenza, quello che le permette di non scappare, quello che la spinge ad andare avanti, è che sta facendo la cosa giusta.

 

 

 

 

 

 

 

 

**EPILOGO**

 

Alexander tentò di alzarsi sugli instabili piedini, perse l'equilibrio, ma si aggrappò con le mani alla sbarra del lettino, evitandosi una brutta caduta di culo.

La mamma gli disse "Bravo", ridendo intenerita dai suoi progressi e sforzi.

Il bambino ruotò la testa verso di lei, fissandola dolcemente con i suoi occhioni dorati nei quali rifulgeva una luce innocente, piena di pura fiducia infantile. Il bambino desiderato, amato, la cui nascita ha placato l'animo iroso di una donna che sarebbe potuta divenire pericolosa ed evitato catastrofi.

La mamma aprì le sue grandi braccia "Vieni" lo esortò. Alexander la guardò con una specie di incertezza, come se fosse timoroso di lasciare il suo punto di salvezza "Vieni dalla mamma" ripetè la donna.
Il piccolo, rassicurato dal tono di voce della mamma, così amorevole, si decise a lasciare il suo sostegno e, tenendo istintivamente le braccia aperte per mantenere l'equilibrio, iniziò a muovere i suoi primi passetti.

Aveva quasi raggiunto la sua destinazione, quando crollò sulle ginocchia e cadde in avanti. La mano pronta della mamma lo sorresse.

Venne sollevato in aria, e allora capì che quello era il suo premio per essere stato bravo, e si mise a ridere, contento quando mamma incominciò a fargli tante coccole.
Allungò una manina verso la frangia bionda che le copriva uno degli occhi e la tirò giocosamente. Scoprì una iride celeste dalle mille pagliuzze argentate, perfettamente identica a quella che c'era al centro del secondo occhio sulla sinistra.

È così che siamo fatti, pensò il bambino, nella sua semplicità. Abbiamo due cerchi colorati al centro della faccia. Ignorava quale fosse il colore dei propri occhi, ignorava naturalmente cosa fossero degli occhi, ma lo stava imparando lentamente, senza bisogno che nessuno glielo spiegasse.

La porta della cameretta si aprì ed entrò Mario. Un uomo intorno ai trentacinque-sei anni in splendida salute, senza alcun problema mentale, che sapeva perfettamente chi fosse, conosceva quale fosse il suo passato, presente e futuro nella vita, li vedeva ogni giorno nelle persone che aveva accanto. Un uomo che aveva ottenuto un grande dono, in risposta al suo gran cuore. La camicia che indossava era lievemente aperta, e si poteva intravedere una grande cicatrice solcargli il petto villoso.
"Amore" disse con gentilezza intrinseca nella voce "Sono arrivati"
"Lo so" rispose Rosalinda. Si alzò in piedi e seguì il marito, portando con sé il piccolo stretto al petto.

L'intima famiglia si incontrò con un'altra porzione della stessa.

Un uomo discretamente alto che assomigliava a Mario, anch'egli in forma, con entrambe le braccia, senza nessuna lacerazione fisica, insieme alla bella moglie, sana di mente e non esaurita, non inasprita dalla vita, e una bambina di tre anni al seguito. Si incontrarono e si vollero bene.

Una donna, distaccata da tutto questo, osservava dalla finestra quella scena di armonia. Era quasi un idillio.

Tante coltellate l'avevano squarciata, tante pallottole erano state sparate contro di essa. Eppure erano tutti in piedi. Avevano resistito. Avevano ricominciato dal punto in cui avevano interrotto.

Peach respirò. Portò una mano sul petto. Chiuse gli occhi e, mentre le labbra le si sollevavano in un sorriso, il cuore e la mente si facevano sempre più leggeri.

Le sembrava di essere diventata impalpabile come la spuma del mare, sentiva perfino un sapore salato e sfrigolante nella bocca.

Da qualche parte, una principessa con le sue stesse sembianze, ma che non era lei, che non era arrivata a essere lei, stava stringendo, senza paura e senza rimorsi, le grandi mani squamose di un drago. Buffo il destino, a volte.

Si voltò ancora un'ultima volta, solo per vedere Mario.

Eccolo lì. La guardava a sua volta, attraverso la finestra, dall'interno della casa.

Lei aveva ancora quel sorriso abbozzato, sfinito, rassegnato.

Lui non diceva nulla, ma il suo sguardo era pieno di dubbio e di riconoscenza.

Vi fu un lievissimo contatto di anime, rapido e lieve come il battito d'ali di un angelo.

Gli rivolse le spalle.
Fece un singolo passo per allontanarsi e tutto quanto svanì.

Due mondi diversi, divenuti infine perfettamente uguali, si sovrapposero. La schiacciarono nel mezzo. Per lei non ci fu più spazio.
Si addentrò nel nulla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:
Solo dopo millemila anni ho finalmente concluso questa storia! Sono troppo felice, ho raccontato quello che avevo bloccato nella mia testa sin dal 2011. Spero che non vi siate annoiati durante la lettura, mi rendo conto che in alcuni punti sia un po' criptica... Ma la mia testa partorisce queste cose, che vogliamo farci? Ringrazio tutti per aver letto, vi mando un grandissimo CIAONEeee!

Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, tutti i personaggi ivi presentati (a parte qualcuno) sono di proprietà della Nintendo.

  
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