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Autore: Kia_1981    19/02/2018    0 recensioni
Arrivati fin qui, ho sentito il bisogno di fare il punto sulla situazione, di capire cosa abbiano in testa questi due ragazzi. L'ho fatto con due lettere, molto personali, perché credo che non esista niente di meglio per comprenderli che dare una sbirciatina alla loro corrispondenza... ops. Questo sembra tanto un comportamento da Julian. Come sempre ci sono riferimenti alle vecchie role e alle storie precedenti. Buona lettura!
Dal capitolo 1:
"Eppure, quando ripenso alla notte del mio compleanno [...], non posso fare a meno di dirmi che sono gli altri che sbagliano, che una speranza ce l'ho..."
Dal capitolo 2:
"Credevo non avrei mai desiderato niente, al di fuori delle soddisfazioni derivate dal mio lavoro, invece adesso mi accorgo che ci sono anche altre cose che desidero..."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Julian Lord, Megan Linnet
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We're Simply Meant To Be'
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L’olio della lampada accanto a me si consuma rapidamente e il fuoco sta morendo poco a poco nel caminetto. Dovrei studiare, lo so, ma fuori piove e non posso fare a meno di pensare a te, all’unica volta in cui ti sei intrufolata in camera mia: anche quella notte pioveva.
Non posso fare a meno di sorridere, ricordando come ti ho trovata: addormentata proprio dove mi trovo adesso, con la testa appoggiata alla scrivania, tra fogli sparsi e libri di testo. Ricordo di aver pensato che avrei voluto svegliarti con un bacio, ma suppongo che ti avrei fatta infuriare. Mi avresti spedito immediatamente a ripulire le camere mortuarie, magari saresti riuscita ad escogitare una punizione anche peggiore: ammetto che, sotto questo aspetto, la fantasia non ti manca.

Ma sotto altri punti di vista… oh, Megan! Quanta poca immaginazione riesci ad avere!

Perché diavolo mi hai interrotto quella notte, ad Aldenor? Non potevi lasciarmi finire di parlare? Dovevi proprio fraintendere completamente quello che stavo cercando di dirti?

Ti avrei detto che ti amo, che sei l’unica donna con cui vorrei passare il resto della mia vita. Ti avrei detto quante volte ti ho sognata, quante volte il desiderio di averti accanto ha cullato i miei momenti di solitudine, quante volte la speranza di riuscire a vederti, anche solo per pochi minuti, mi ha trascinato fuori dal letto ad orari immondi, per arrivare presto, per riuscire ad incrociare la tua strada mentre finivi il turno di notte, o iniziavi il primo del mattino. 

Conoscendoti, però, forse non mi avresti permesso di arrivare a confessarti tanto. Mi avresti zittito dopo poche parole, incapace di accettare la possibilità che forse, da qualche parte dentro di te, qualcosa stia cambiando. Tra di noi ci sono sempre stati più sguardi che parole.

All’inizio mi bastava guardarti negli occhi (i tuoi meravigliosi occhi, che mi hanno incantato fin dal primo momento) per capirti; per sapere fino a che punto potevo stuzzicarti, o quanto la mia insolenza sarebbe stata tollerata.

Ora non è più così. Ora ti guardo e ho paura di quello che potrei vedere. Ho paura di illudermi, ho paura di aver compreso male, di essermi ingannato.

Mi hanno sempre dato dell’illuso, mi hanno sempre detto che, con te, non avrei mai avuto speranze.

Eppure, quando ripenso alla notte del mio compleanno, al modo in cui hai preso la mia mano fra le tue, a come hai appoggiato la testa alla mia spalla, non posso fare a meno di dirmi che sono gli altri che sbagliano, che una speranza ce l’ho perchè l’ho sentita scorrere fra le nostre dita intrecciate e la scorgo, qualche volta, perfino nel tuo sguardo. La scopro nella tua voce, mascherata da insicurezze che non hai mai avuto e che, forse, ti disturbano.

Ci sono altri momenti, però, in cui torni quella di sempre: distaccata, controllata, severa. In quelle circostanze mi ritrovo a dubitare di me stesso, delle conclusioni che ho tratto. Ho l’impressione di aver combinato un enorme pasticcio.

Sapessi quante volte sono stato sul punto di confessarti il fraintendimento che c’è stato. Ma se lo facessi, poi, cosa succederebbe? Saresti pronta a lasciarti andare? A fidarti di me? A concedermi il tuo cuore?

Forse no. Forse mi respingeresti e io non mi sento ancora pronto ad affrontare il dolore che ne deriverebbe. Tempo fa una persona mi ha predetto che, per averti, avrei dovuto essere disposto a perderti. Non capisco di preciso cosa significhi, ma ti assicuro che ne sono terrorizzato: ci sono così tanti modi per perdere qualcuno e io, in questo caso, non voglio prenderne in considerazione nessuno.

Quello che non sono riuscito a spiegarti quella notte è che la differenza fra essere innamorati e amare è quello che si desidera nei confronti dell’oggetto dei propri sentimenti. Quando sei innamorato vuoi che l’altra persona ti renda felice; quando ami vuoi rendere felice l’altro, a dispetto di quanto possa costare. La mia unica certezza è questa: ti amo, al punto che desidero solo la tua felicità. Se poi la tua felicità non dovesse essere accanto a me… dovrò riuscire a farmene una ragione.

Dubito che leggerai mai questa lettera: la metterò al sicuro, insieme a tutte le altre che ho scritto ogni volta che ho sentito il bisogno di parlarti.

Mi piace immaginare che, prima o poi, riuscirò a confessarti quello che provo. Mi piace pensare che ne sarai felice e che ricambierai i miei sentimenti.

Starti lontano si rivela ogni giorno più difficile; quando ti sono vicino, invece, stare al mio posto diventa praticamente impossibile. Vorrei tenerti stretta, come quella maledetta notte. Maledetta, sì, ed anche la più bella notte della mia vita.

Gli occhi mi si chiudono, mia adorata. Ti sognerò anche stanotte, o almeno spero. E spero che arrivi anche il giorno in cui qualcuno di questi sogni possa diventare realtà.
 
Con amore
 
Julian.
   
 
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