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Autore: MimiRyuugu    20/02/2018    1 recensioni
“Insieme…qualunque cosa accada…” disse sorridendo Giulia. Hermione annuì. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora.
Sesto anno. Anna Alvis Haliwell, Giulia Wyspet ed Hermione Granger si apprestano ad iniziare il penultimo anno ad Hogwarts. Ma tanti cambiamenti si prospettano per loro. A quali avventure andranno incontro i nostri Tre Uragani?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buon pomeriggio.
Nono, non è un miraggio, sto veramente aggiornando e pure nel primo promeriggio u.u Dopo essere sparita per tempi immemori (quasi un anno?). 
Vi ringrazio innazitutto se siete ancora qui ad aspettare il continuo di questa mia vecchia, lunghissima ff.
Volevo ringraziare in particolare Layla Cullen, che ieri notte mi ha scritto un messaggio molto bello e che mi ha invogliato a ricominciare a pubblicare. Non vi prometto che divnterà una cadenza settimanale o mensile, ma spero di che non passi un altro secolo (anche perchè sento già le cruciatus che incombono sulla mia testa). Scrivere rimane una delle mie più grandi passioni e anche se quello che sto ripubblicando ora è stato scritto quasi nove anni fa, voglio continuare a portarlo avanti. Sono cambiate tante cose, come sono cambiata io, ma lo devo a queste tre piccole pesti nate dalla mia fantasia e dalle nottate in piedi a suon di tanto caffèlatte.

Dopo questa intro incredibilmente commovente, facciamo che la smetto e vi lascio ai soliti convenevoli XD

Avvertenze: varia diabetanza, situazione oscenicamente esilaranti, un Potter sconvolto, OCCtà smisurata e pseudo trama di Lolita xD e gi che siamo in revival, Paolo Meneguzzi u.u

In questo capitolo troviamo solo Lui e Lei di Paolo Meneguzzi appunto, mentre la scena di Lolita l'ho tradotta ad orecchio dal film, per cui perdonate le eventuali imprecisioni. Vi ricordo della playlist di spotify con tutte le canzoni delle mie ff u.u basta cercare mimiryuugu


Grazie ancora per tutto il supporto,
Buona lettura <3



Trentacinquesimo Capitolo

Così la festa procedette senza intoppi. Purtroppo non finì tardi per via delle lezioni del giorno dopo. Ma tutti si divertirono, specialmente il festeggiato. Gli ultimi ad andare via furono Mark e Draco. Rimasti per sistemare tutto. Fred abbracciò forte Giulia, poi si salutarono. E ognuno tornò nel proprio dormitorio. Hermione sfoggiava un grande sorriso. Era soddisfatta di com’era andata la serata. E non solo. Per la prima volta si sentiva in pace con se stessa. Giulia aveva rivisto il suo migliore amico. Ed aveva parlato molto con Mark. Mentre Anna aveva visto sua sorella ballare con Fred. Chissà se magari la piccolina si sarebbe decisa a tornare all’attacco. Continuando a pensare alla festa appena passata i Tre Uragani si misero a letto. Godendosi i sorrisi che ancora gli era concesso di avere.
La mattina alzarsi fu più faticoso del giorno prima. Non tanto per l’aver festeggiato la sera prima. Più che altro per il semplice fatto di tornare a scuola. Perfino ad Hermione pesava doversi alzare. “Che dite si sospendere il furto del libro a fine settimana?” biascicò Anna. Intenta a lottare con la matita per gli occhi. Il prefetto si tolse la fascetta azzurra dai capelli. “Se continuiamo a rimandare non otterremo nulla però…” commentò. “Ha ragione Herm…” concordò Giulia. Storpiando le parole per via dello spazzolino da denti in piena azione. La castana sferrò a quest’ultima uno sguardo di fuoco. “Attenta, c’è un’ape…” ghignò. L’amica rabbrividì. “Anna ti prego…non ho nemmeno fatto colazione…” la pregò. Hermione sbadigliò sonoramente. “Io non ci credo che tuo padre sia fermamente convinto che tu non sappia certe cose…” osservò poi quasi sconvolta. “Ora lo sa…l’ho praticamente traumatizzato…” rispose in colpa Giulia. Sistemando lo spazzolino nel bicchiere sul lavandino. “Meglio lui che tu…” esordì Anna. La ragazza la guardò. In effetti non aveva tutti i torti. Le tre passarono così dalla zona bagno a quella vestiario. Giulia iniziò subito a litigare con il cravattino. “Hey…noi abbiamo la prima ora buca…” commentò un po’ più allegra la castana, scrutando l’orario dell’amica. Il suo era fra i libri nella tracolla. Mentre quello del prefetto era piegato perfettamente in un quaderno. Quello di Giulia si riconosceva subito. Era pieno di macchie viola di smalto. E le ore di Difesa erano colorate di lilla. Hermione andò a prendere il suo. “I professori non posso continuare a cambiare così gli orari, Silente dovrebbe mettere un limite!” sbottò infastidita. Era già il decimo cambio di lezioni in quell’anno. Tutta colpa di Lumacorno e dei impegni fittizi. “A quanto vedo anche tu sei libera la prima…potremmo rimuginare su un piano per il libro…oppure tornare in Sala Comune, a meno che tu non debba stare con Ron…” propose Giulia. Il prefetto la guardò quasi indignata. “Come puoi pensare che io vi abbandoni così! Anche se ho il ragazzo non significa che devo stare ogni momento con lui!” squittì quasi offesa. Anna scosse la testa divertita. “Andiamo, altrimenti addio colazione…e io ho una fame!” le richiamò. “Sai che novità…” rise Giulia. La castana le fece la linguaccia. Poi il trio uscì dal dormitorio. Diretto in Sala Grande. Prima di entrarvi però vennero attirate da un avviso. “Si comunica agli studenti che la visita ad Hogsmeade di sabato 14 Marzo è stata posticipata…” iniziò a leggere Hermione. “Ti pareva…” sbottò Anna. “Zitta un attimo…dunque…dov’ero rimasta? Ah si…è stata posticipata a sabato 28 Marzo per motivi dettati dal Ministero della Magia. Gli orari delle carrozze non saranno mutati. Grazie per l’attenzione, dal vostro preside Albus Silente.” finì di leggere il prefetto. Giulia sorrise. “Che fortuna! Giusto per il tuo compleanno Giulia…” osservò la castana. L’amica annuì. “Così possiamo andare a comprare un po’ di cosucce per il tuo quarto appuntamento…” aggiunse Hermione quasi esagitata. Anna ghignò complice. Questo preoccupò non poco la diretta interessata. “Quali…quali cosucce scusate?” chiese timida. “Un bel vestito…” iniziò ad elencare il prefetto. “…un buon profumo…” continuò la castana. “Un bel completino sexy per il tuo professore…” conclusero assieme. Giulia divampò. “Piton non porta completini, mi dispiace…al massimo semplici boxer…” le liquidò. Le due risero. “Ma non per lui letteralmente! Per te!” precisò poi Anna. La ragazza la guardò scettica. “Di la verità che vuoi rifornirti per far impazzire Draco…” ipotizzò. La castana scosse la testa convinta. “Dobbiamo occuparci della tua prima volt, siccome la mia è già un lontano ricordo!” commentò con aria vissuta. Giulia la guardò divertita. “È stato l’altro ieri…” precisò. Anna fece finta di nulla. Hermione sospirò e le prese a braccetto, altrimenti non sarebbero più andate a fare colazione! Finalmente i Tre Uragani si sedettero al tavolo Grifondoro. La castana si buttò su brioche al cioccolato e caffè. Il prefetto su tè caldo e biscotti. E l’altra su cappuccino e pasticcini. Dieci minuti dopo i dolci sparirono. Lasciando così le ragazze all’ora buca. “Che facciamo? Giretto in giardino?” propose Anna. Hermione la guardò male. “Che ne dite di un ripasso? L’ora dopo abbiamo Difesa…magari Piton si alza con la voglia di interrogare…” la corresse. La castana ghignò. “Non c’è problema…gli buttiamo fra le braccia Giulia, così gli passa la voglia di interrogare e gliene viene un’altra…” ipotizzò. La ragazza arrossì. E la spintonò. “Deciso allora…biblioteca!” decantò il prefetto. Le amiche si guardarono rassegnate. Subito si diressero alla biblioteca. Hermione iniziò controllando i compiti per casa delle due. Poi fecero un po’ di ripasso. “A quanto pare tutte e tre siamo diventate brave con gli incantesimi non verbali…” osservò il prefetto, mettendo via i libri. Mancavano quindici minuti alla fine della prima ora. “Io preferisco dirli ad alta voce, danno di più un senso di potere…” commentò Anna. Giulia sorrise, chiudendo la tracolla. “Anche io preferisco quelli a voce…ho paura di confondermi e fare un casino…” concordò. Hermione sorrise divertita. I Tre Uragani lasciarono la biblioteca per recarsi all’aula di Difesa. Mancavano cinque minuti al suono della campanella. E le tre erano già fuori dalla porta. Anna si controllava il rossetto nel piccolo specchietto da tasca. Giulia invece si dondolava sulle punte. Improvvisamente la campanella suonò. Le tre si addossarono sul muro per evitare di essere investite dall’orda di studenti in uscita. Ma quando la porta si aprì non uscì nessuno. “Avete intenzione di entrare o continuare a mimetizzarvi con la parete?” soffiò acido Piton, facendo subito capolino. I Tre Uragani scattarono come tre soldati. “Buongiorno professore…” salutò svelta Hermione, fiondandosi nell’aula. “Giorno prof!” gongolò Anna. Per poi seguire l’amica con passo strascicato. “Buongiorno professor Piton…” sorrise timida Giulia. Andando anche lei al suo posto. Pian piano tutti gli studenti arrivarono. Quando anche l’ultimo ritardatario si sedette, Piton chiuse la porta con un sol colpo di bacchetta. Poi aggirò con passo cadenzato la cattedra. “Poggiate i compiti sul banco…” ordinò secco. Immediatamente tutti i banchi furono sommersi da fogli. Il professore li fece levitare fino alla cattedra. Guardandoli riluttante. Poi iniziò a far vagare le iridi scure fra gli studenti. “Come ben sapete oggi è lunedì…perciò immagino che abbiate avuto tutto il weekend per ripassare…detto questo, io direi di iniziare con delle belle interrogazioni…” ghignò. Si sentì metà dei presenti trattenere il fiato. “Io l’avevo detto…” canticchiò Hermione soddisfatta. Piton si voltò. “Signorina Granger, devo forse dedurre che le piacerebbe essere la prima?” commentò maligno. Il prefetto trasalì. Anna e Giulia sorrisero sornione. “A titolo informativo non era una richiesta, quindi venga qui subito…” le ordinò poi Piton. Hermione prese la bacchetta e obbedì un poco nervosa. “Avrai bisogno di un compagno…dunque…si! Decisamente credo che il signor Potter possa essere un buon elemento…” esordì ancora il professore. Harry sbuffò. Prese la bacchetta e raggiunse il prefetto accanto a Piton. “Provate a disarmarvi…” spiegò semplicemente quest’ultimo. Per poi allontanarsi per osservare meglio i due interrogati. Entrambi si misero in posizione. Hermione cercò di concentrarsi al meglio. Non doveva lasciarsi prendere dalle emozioni. Anche se una bella lezione l’avrebbe data volentieri a quel montato davanti a lei. Per come si era comportato con Anna. E con Ron. E Draco. Però si disse di contenersi. Così veloce formulò un incantesimo e lo pensò intensamente. Appena scagliato ne pensò un altro, stavolta di protezione. A quanto pare Harry fece lo stesso. Con la differenza che il suo incantesimo non scalfì minimamente il prefetto. Mentre la bacchetta del ragazzo volò via. “Discreto signorina Granger…signor Potter, a dir poco scadente…” soffiò Piton. Hermione evitò di commentare quel ‘discreto’. Rimettendosi invece in posizione rilassata. “Per ora il livello di questa interrogazione è deludente…proviamo con un incantesimo di attacco…” ordinò ancora il professore. Il prefetto tornò in posizione attenta. Formulò subito l’incantesimo nella sua mente. E lo scagliò. Per poi ripararsi subito come prima. Harry invece fu più lento. D’istinto si protesse prima ancora di attaccare. Lasciando così Hermione in sospeso. La sua barriera però non resse. Ed il ragazzo barcollò. “Per Merlino, concludiamo qui questa pietosa esibizione!” decretò Piton. Avvicinandosi ai due. “Andate al posto…” disse poi secco. Hermione ed Harry obbedirono. “Perfino una partita di scacchi babbana sarebbe stata più emozionante…” osservò acido. Per poi scrivere qualcosa sul registro. “Sei stata grande Herm!” la lodò Anna. Il prefetto rimase in attesa piuttosto nervoso. “Potter…per definire questa sua abominevole interrogazione c’è solo un voto adatto, una bella D…” iniziò a dire il professore. Harry evitò di proferire parola. Hermione intanto era ancora più ansiosa. “In quanto a lei signorina Granger, le darò una E…ora può riprendere pure a respirare…” concluse con tono pacato. Sul viso del prefetto si aprì un ghigno degno di Anna. Mentre Piton tornò a squadrare i suoi alunni. “Direi che la prossima ad esibirsi potrebbe essere lei…signorina Wyspet…ed accanto a lei…signorina Bulstrode prego…” le chiamò. Giulia prese la bacchetta e si alzò. Dirigendosi poi verso la cattedra. Inciampando come al solito. Millicent ghignava già trionfante. “Provate a disarmarvi…” ripetè Piton. Le due si misero in posizione. Senza aspettare nemmeno un secondo la Serpeverde scagliò il suo incantesimo. Giulia non ebbe nemmeno il tempo di proteggersi che vide la bacchetta volare ai piedi di Severus. Eppure l’aveva vista. Le sue labbra avevano sillabato l’incantesimo! “Quell’imbrogliona…non è stato non verbale…” soffiò irritata Anna. Intanto l’amica si affrettò a riprendersi la bacchetta. “Ancora…” ordinò Piton. Giulia scagliò veloce l’incantesimo di disarmo e subito si protesse. Però la sua barriera oscillò, accusando il colpo di Millicent. Che anche stavolta aveva pronunciato chiaramente l’incantesimo. La mano della ragazza bruciava ancora dal colpo precedente. Se la Bulstrode avesse continuato ad imbrogliare era sicura che l’avrebbe stracciata anche nella prova d’attacco. Dall’altra parte Giulia sperava che Piton la richiamasse. Sapeva che il suo professore era restio a contrastare gli studenti della sua Casa. Però lei non voleva lamentarsi come una bambina. “Attacco…” decretò infine Piton. Le due si misero in posizione. Giulia era decisa. Dopotutto aveva superato un Crucio. Attaccare in modo leggero una sua coetanea doveva essere un gioco da ragazzi! Così subito scagliò il suo incantesimo. Proteggendosi con un altro immediatamente. Millicent barcollò all’indietro. Tanto da cadere a sedere a terra. Qualche Grifondoro osò ridacchiare. Giulia si voltò verso le sue amiche. Anna le faceva il tipico pollice all’insù. Hermione sorrideva fiera. “Tornate pure ai vostri posti…” disse infine il professore. Giulia si avvicinò a Millicent e le porse una mano per aiutarla ad alzarsi. Ma questa si alzò da sola e la spinse via. Così la ragazza tornò al proprio posto. “Signorina Bulstrode, questa interrogazione meriterebbe una O…” iniziò a dire Piton. La Serpeverde ghignò soddisfatta. Hermione ed Anna strabuzzarono gli occhi. Il braccio della prima era già pronto a scattare in difesa dell’amica quando Severus le lanciò un’occhiataccia per zittirla. “Si tolga quel sorrisino dal viso, non ho ancora finito. Creda forse che io non mi sia accorto del fatto che ha praticamente utilizzato tutti incantesimi verbali?” sbottò irritato il professore. Millicent impallidì. “Pertanto mi vedo costretto ad abbassarle il voto…una A, senza dubbi…” soffiò compiaciuto. La Bulstrode ridusse gli occhi in due fessure. Stavolta erano Anna ed Hermione a ghignare soddisfatte. “In quanto a lei signorina Wyspet, mi meraviglia…ha saputo tener testa con decisione alla sua avversaria pur essendosi accorta che questa stava imbrogliando…nessuno le può togliere una O, con un più accanto…” spiegò secco. Gli occhi di Giulia si illuminarono. Avrebbe voluto saltare in braccio a Severus e abbracciarlo fortissimo. “Direi che c’è posto ancora per una coppia…dunque…direi che non c’è due senza tre, quindi cara signorina Haliwell, venga pure…ed insieme a lei, perché no? Il signor Weasley…” li chiamò quasi subito Piton. Le due vittime lo raggiunsero. Questa fu l’interrogazione più corta. Anna non fu affatto cattiva con Ron, che seppe fronteggiarla. Andando così al posto quasi subito con una O per lei ed una A per lui. Quindici minuti dopo la campanella suonò. Tutti gli studenti iniziarono ad uscire. Millicent urtò poco casualmente Giulia. Facendola sbattere sullo stipite della porta. La ragazza accusò il colpo e andò con le amiche a Trasfigurazione. A pranzo poi, lei ed Anna constatarono di avere l’ultima ora buca. Mentre Hermione era impegnata in Rune, la castana decise di accompagnarla. Intanto Giulia sarebbe andata in Guferia. E così fu. La ragazza finì di scrivere la lettera per sua madre e la allegò al pacchetto. In cui giaceva la cara digitale. “Sweeney!” chiamò Giulia. Il gufo le si avvicinò annoiato. E lei gli legò il pacchetto ad una zampa. “Mi raccomando, è un oggetto fragile…appena arrivi dalla mamma fatti dare una bella cenetta per ricompensa…e stai attento…” gli spiegò. Poi lo abbracciò. Il pennuto gongolò quasi imbarazzato. Per poi prendere il volo. La ragazza rise e saltellò giù dai gradini. La cena si svolse in modo tranquillo. L’unica vicenda con un minimo di azione era stato un mancato avvelenamento a Ron. Subito si pensò ad una ripicca di Lavanda, poi si venne alla conclusione che il veleno era diretto a Silente. Anna rimase zitta, anche se iniziava ad intuire qualcosa. Nonostante ciò, i professori andarono avanti normalmente per il resto della settimana. Piton continuò ad interrogare. Lumacorno seguitava a far cambiare gli orari giorno per giorno. Fino a far arrivare all’esasperazione perfino la McGranitt. Inutile evidenziare poi la situazione del libro di Harry. I Tre Uragani avevano continuato a fare attacchi casuali. Ma tutti erano finiti in un fallimento. Così le ragazze si trovarono quel venerdì sera in dormitorio, ognuna stesa sul proprio letto. Hermione se ne stava appiattita con la schiena contro la testiera del letto. In tuta sportiva, con in grembo il solito librone di Antiche Rune. Gli occhi fissi su una traduzione. Grattastinchi dormicchiava pacifico infondo alle coperte. Anna era a pancia in giù, avvolta in una t-shirt di grandezza massima delle sue, con davanti una donna ed un calice. La scritta Cradle of Filth in giallo sopra. Davanti a se un catalogo di vestiti. Sfogliato con attenzione parziale. Attorno a lei ovunque cartine di lecca lecca al sangue. Ne aveva in bocca uno ogni minuto. Giulia stava con le gambe incrociate. La cara maglietta dei Green Day, della stessa grandezza di quella della castana, con il cuore a bomba. Sotto un paio di short. Fra le mani un libro di medio spessore. Uno dei tanti psicologici che ultimamente le piacevano. E anche lei, come l’amica, era attorniata da piccole confezioni vuote di cartone di tè al limone. Quando la ragazza scartò l’ennesima cannuccia il prefetto alzò lo sguardo un po’ infastidito. “Giulia, non berrai un altro di quei cosi spero!” sbottò. Lei arrossì di poco. Oramai aveva messo la cannuccia nel bricchetto di tè. E se l’era quasi portato alla bocca. “Sarà il decimo che ti bevi…non fa bene al tuo stomaco…” la rimproverò Hermione. Poi si voltò perentoria verso la castana. “Anche tu Anna, tutti quei dolci stanno uccidendo i tuoi denti ed il tuo povero fegato…” la richiamò. Anna ghignò. “Herm…con tutto l’alcool che ingurgito il mio fegato è felice di accogliere lecca lecca…” osservò. Il prefetto sospirò esasperata. Intanto Giulia aveva approfittato del momento di distrazione per bere il suo tè. Per quale minuto si sentì il risucchio della cannuccia. Poi silenzio. Fino a che non fu ancora quest’ultima a interromperlo. “Ragazze…voi cosa volete fare da grandi?” chiese. Le amiche alzarono contemporaneamente la testa e si voltarono. La ragazza sorrise in attesa. “Devi smetterla di leggere quei libri…ti fondono i neuroni…” commentò Anna. Giulia però la guardò male. Era seria. “Ora come ora non ne ho idea…però dei lavori dell’ambiente magico non mi attira nessuno…potrei provare una carriera babbana o simile…come per esempio, la modella di abiti gothic…anche se sarebbe un’impresa…” le rispose poi la castana. Guardando un po’ insicura una ragazza dal catalogo. “Perché no scusa? Si guadagna, e poi tu hai un bel fisico…” sbottò pronta l’amica. Anna strabuzzò gli occhi. Poi arrossì imbarazzata. “Io invece vorrei fare qualcosa di importante nell’ambito magico, magari lavorare al Ministero…potrei così introdurre le leggi C.R.E.P.A….” spiegò Hermione. Le amiche si guardarono divertite. Era anni che il prefetto portava avanti quel progetto sulla salvaguardia degli elfi. “Tu sei fortunata Herm, non hai genitori che si aspettano un futuro da te…” commentò secca la castana. Hermione la guardò scettica. “I miei vorrebbero darmi in eredità il loro studio dentistico…ti pare?” precisò. Anna sospirò. “Penso che mia madre si aspetti che io diventi un’alta funzionaria del Ministero…” raccontò annoiata. Giulia buttò l’ennesimo cartone di tè fra gli altri ed alzò gli occhi al cielo. “Mio padre vuole che io diventi un Auror, però lo escludo a priori…” aggiunse. La castana annuì. “Un Auror sposato con un Mangiamorte…questo si che è un colmo!” commentò. La ragazza sorrise amaramente. Le tre si guardarono. “A che serve parlare del futuro? Tanto fra non molto andrà tutto in pezzi…” sbottò Hermione rattristata. Lasciando scivolare il libro sulle coperte e portandosi le gambe al petto. “Dobbiamo trovare un modo per rimanere in contatto con i nostri uomini…” esordì Anna. Giulia però scosse la testa. “Li intralceremo e basta così…se Tu Sai Chi dovesse scoprire che Severus, Draco e Mark hanno dei contatti con quelli che lui considera nemici, prima li punirebbe, poi ci verrebbe a prendere e ci torturerebbe…tutte e tre in pasto a Bellatrix, ti immagini?” disse. Hermione rabbrividì. “Io non sono una nemica di Vold…Tu Sai Chi, voglio solo avere il mio uomo tutto per me…e non sarà di certo un cadavere senza naso a fermarmi!” soffiò agguerrita la castana. Il prefetto la guardò indignata. “Comunque, Bellatrix può farmi quello che vuole, io non ho paura!” aggiunse Anna spavalda. Giulia sorrise. “Hai ragione…mi ha già cruciata una volta, ora non mi fa più paura…e poi per avere Severus sarei capace di annientare un plotone intero di Mangiamorte…” concordò. Hermione sospirò esasperata. “Ragazze piantatela di fare le eroine, stiamo parlando di Mangiamorte! Bellatrix Lestrange! Se non Voi Sapete Chi in persona! Non stiamo progettando di assaltare la Parkinson e la Bulstrode…” le richiamò. Anna alzò le spalle. “Io e Giulia siamo pronte a combattere per quelli che amiamo…sei con noi Herm?” le chiese. Il prefetto si irrigidì. Poi le guardò sconvolta. “Mi avete forse presa per una codarda? Non vi ricordate? I Tre Uragani sempre e comunque…e se dovrò andare contro ai Mangiamorte, come credo succederà, lo farò…” rimbeccò. Giulia alzò un pugno in segno di fedeltà. La castana la imitò e subito dopo anche Hermione. “Sia chiaro però, combattimento in modo preciso e prestabilito…qui c’è in gioco la nostra vita, non possiamo di certo correre urlanti brandendo la bacchetta e scagliare incantesimi a caso…” completò quest’ultima. “Perfetto! Allora tu Herm avrai anche la parte strategica oltre che quella pratica…Giulia avrà il combattimento corpo a corpo…e io.., le Maledizioni…” illustrò Anna seria. L’amica la guardò dubbiosa. “Con i tempi che stanno per arrivare le Maledizioni Senza Perdono si sprecheranno…ci vuole almeno una delle tre che le possa usare senza avere i rimorsi di coscienza…Herm nemmeno per sogno, la tua parte razionale ti bloccherebbe il pensiero sul nascere…” iniziò a spiegare la castana. Hermione rimase a bocca aperta. In effetti non aveva tutti i torti. “Giulia poi, non esiste ragazza più pura di te…la tua coscienza cadrebbe in pezzi, senza contare che se ti lasciassimo usare le maledizioni Piton sterminerebbe sia me che Herm…” continuò Anna. “E tu sei immune alla tua coscienza Anna? Io non ci credo che rimarresti impassibile davanti alla morte di qualcuno…” osservò obbiettiva Giulia. La castana la guardò. Niente ghigno beffardo. Solo una strana serietà. “Per me un Mangiamorte x non è un essere umano…è solo feccia…se vedessi morire te, o Herm, o Draco o chiunque mi stia a cuore non rimarrei impassibile e lo sai…però per me loro non sono persone…solo cappucci e maschere che celano individui senza scrupoli…non fa nulla se ne uccido uno o due…” spiegò pacata. Il prefetto rabbrividì ancora. In quei sei anni aveva scoperto quanto l’amica potesse fare paura. Sapeva che credeva in tutto ciò che diceva. Le parole di Anna non erano mai parole buttate a casaccio al vento. “Anche Draco, Piton e Mark sono dei Mangiamorte…” obbiettò Hermione. La castana sospirò. “Lo sappiamo tutte e tre che Draco e Mark sono stati costretti dai padri…mentre Piton ha fatto un errore di percorso quando era più giovane, ed ora sta cercando di rimediare rischiando la sua stessa vita…penso sia l’uomo che ammiro e che potrei ammirare di più al mondo…” rispose subito. Giulia annuì. “Anche più di Manson?” le chiese. Anna sorrise. “Anche più di Manson…senza contare che Piton è forse l’unico insegnante che crede in me. Lui crede in noi tre, possiamo fare grandi cose!” spiegò. L’amica chiuse il libro. “Immaginate che razza di pressione devono sopportare quei tre…Severus è un uomo adulto e sa incanalare bene le emozioni, però Draco e Mark sono ancora giovani…chissà quanto sono frustrati…” disse piano. Hermione abbassò gli occhi. Il suo migliore amico era un ragazzo intelligente, ma come lei sapeva l’intelligenza non salvava da certi sentimenti. La castana sospirò. “Mi aspetto di vedere Draco cedere da un momento all’altro…ora che so tutto il peso che quel mostro gli ha affibbiato sulle spalle mi sono resa conto di quanto davvero lui stia male. Alla fin fine lui è stato solo travolto dagli eventi, non ha mai fatto male a nessuno…se invece penso quanto dovrà soffrire quando la guerra inizierà mi si spezza il cuore…” esordì. Le amiche rimasero a bocca aperta. Giulia si alzò e andò sul letto di Anna, poi l’abbracciò forte. Il prefetto fece lo stesso. “Ognuno di noi ha un limite e il principale compito di Voi Sapete Chi è sfruttare i suoi seguaci fino a che non lo raggiungono…poi li butta via come fantocci…io però credo che ci sia qualcosa che è in grado di sconfiggerlo…” sorrise la ragazza. Hermione e la castana la guardarono stupite, ancora strette nell’abbraccio. “L’affetto…l’amore per le altre persone! Harry ne è un esempio vivente…nemmeno l’Avada  può contrastarlo!” spiegò. Anna le fece una piccola carezza sulla testa. “In noi alberga sia il bene che il male…e Lui sfrutta quest’ultima parte per farci fare il suo gioco. Basta vedere quanta paura è riuscito a mettere anche ai membri più alti del Ministero…” osservò il prefetto. “È per questo che noi dobbiamo rimanere unite…o per lo meno in contatto! Lo dicono tutti e lo credo anche io: la nostra amicizia è grande e potrebbe essere una grande arma contro Voi Sapete Chi…” concordò Giulia. La castana abbassò lo sguardo. “Voi due siete i filtri che incanalano la mia cattiveria…dovete starmi vicino…” sussurrò poi. Le amiche si guardarono. “E tu sei il nostro distributore di malignità…devi starci vicino…” rimbeccò pronta Hermione. Giulia annuì. Ed ecco che il trio si abbracciò ancora. “Mi verrà il diabete a forza di sentimentalismi…” soffiò poi Anna. Le altre due sorrisero. E tornarono ai loro letti. Per continuare la prima sera del weekend. L’indomani mattina ci sarebbe stata la lezione di Smaterializzazione. Nel pomeriggio le ragazze si spostarono in biblioteca. Stavolta c’era tutto il gruppetto al completo, compreso il nuovo acquisto. Dopo l’incidente, Ron si era riabilitato meglio che mai. Però aveva dovuto bloccare il Quiddich almeno per un po’. Così almeno poteva approfittare per stare con Hermione. E a quanto lei vedeva, al rosso non dispiaceva la loro compagnia. Quel pomeriggio Mark dovette spiegare all’intera tavolata un argomento di Trasfigurazione, mentre l’unica che non aveva avuto problemi andava avanti con Antiche Rune. Ron si fece tranquillamente aiutare dal Serpeverde. Ed inoltre aveva scoperto di divertirsi un mondo. Quell’anno non aveva avuto molte occasioni. Harry era ossessionato dai suoi obbiettivi e lui non si sentiva più trattato da amico, ma solo da sfogatoio per i suoi deliri. Quindi gli faceva piacere stare in biblioteca. Assistere alle scenette fra i Tre Uragani, parlare con gli altri due maschi. E anche guardare Hermione. Adorava vederla concentrata in quello che faceva. Come tutte le cose piacevoli, anche quel pomeriggio passò in fretta. Consentendo alle ragazze di andare a cena. Per poi filare in camera a prepararsi alla serata. Tutte e tre avevano un appuntamento con il proprio uomo. “Così Piton ti ha chiesto un quarto appuntamento eh?” ghignò maliziosa Anna, sistemandosi le autoreggenti nere. Giulia arrossì cercando di ignorarla. “Da stasera avrai via libera…” aggiunse ancora la castana. Hermione le tirò un leggero schiaffo sulla testa. “Piton avrà via libera solo fra due settimane, quando la cara Giulia avrà compiuto i diciassette! E non sarebbe ancora del tutto corretto eticamente!” recitò. “La smettete di fare insinuazioni sulla mia vita sessuale?” sbottò la ragazza. Poi le tre si guardarono. E scoppiarono a ridere. “Cavolo! Fra due settimane mi raggiungi!” esclamò esagitata Anna. Giulia sorrise. “Sai cosa vuol dire no Anna?” la richiamò il prefetto. La castana annuì e sorrise sorniona. “Devo dedurre che mi farete una festa con alcool, casino e musica?” intuì la futura festeggiata. Le amiche fischiettarono innocenti. “Anche se fosse…ti dispiacerebbe?” chiese innocente Hermione. Giulia scosse la testa divertita. “Puoi invitare anche il pipistrellone!” esordì Anna. La ragazza la guardò scettica. “Non può mica venire ad una festa di suoi studenti…” obbiettò. “Però ad Halloween l’ha fatto…” tossicchiò il prefetto. “E poi tu non sei solo una sua studentessa…sei la sua ragazza!” precisò la castana. L’amica arrossì. “Dove ti porta stasera?” chiese ancora Hermione curiosa. “Andiamo a vedere Lolita…Sev ha visto che nel vecchio cinema dove siamo andati quest’estate lo fanno ancora, così volevamo approfittarne…poi se non finisce tardi mi porta a prendere un gelato magari…” raccontò Giulia, già con aria sognante. “E voi che fate?” rigirò poi la domanda. Anna si sistemò corpetto e gonna e si stiracchiò. “Vado a Draco…” disse solo. Hermione la guardò divertita. “A farti annebbiare la mente dal sesso?” precisò. La castana annuì fiera. “Che novità, avete molta fantasia voi due…” sbuffò il prefetto. “Abbiamo appena iniziato…” ghignò Anna. Giulia alzò un sopracciglio. Oramai stava diventando un’abitudine imitare il suo professore. “Ora per caso stai facendo stretching?” osservò. Hermione ridacchiò. La castana scrutò Giulia. L’amica era andata in bagno. Era da dieci minuti buoni che trotterellava indecisa da uno specchio all’altro. Il prefetto si sporse curiosa. Lei non era mai stata tipo da molti fronzoli. Un semplice paio di jeans ed un maglione caldo erano l’apoteosi del benessere in inverno. Ed insieme ai jeans scoloriti gli stivali. Oramai suoi compagni fidati, se non seconda pelle. Anche Anna aveva optato per i soliti vestiti. Conoscendo il tipo di serata immaginava che sarebbero rimasti sotto le coperte. Si sarebbe potuta mette un sacco della spazzatura, che tanto Draco non l’avrebbe notato. I suoi occhi oramai la spogliavano appena la vedevano entrare in camera. Giulia invece capitolava ancora da una stanza all’altra. Aveva deciso di mettersi una gonna corta con tantissimi strati di balze. Era nera e da sotto uscivano due fili che facevano da attacco con un paio di scaldamuscoli sempre neri. Era l’ultimo acquisto di sua madre. Appena l’aveva vista su un’asta su internet l’aveva associata alla figlia e l’aveva comprata. Era fra il punk ed il visual rock. Sapeva comunque che la sua cara bambina avrebbe saputo come abbinarla. Ed infatti Giulia ci aveva messo una semplice maglia un poco scollata viola. Nastro sotto al seno e dietro con un incrocio di nastri a corpetto. Poi ci aveva aggiunto un bel paio di manicotti neri in rete. Comprati su consiglio di Anna in uno dei loro giri shopping a Londra. Ai piedi le care Converse. L’unica cosa che non la soddisfaceva erano i suoi capelli. Non le piaceva particolarmente legarli. Anzi, le dava quasi noia. Ora che erano diventati anche più lunghi addirittura alle scapole, li lasciava sciolti. Però quella sera era indecisa. All’ennesimo cambio di specchio le amiche la videro apparire con i capelli legati in due bassi codini. Le coprivano le orecchie e due ciuffi erano lasciati liberi davanti. I codini le stavano morbidi prima sulle spalle poi scendevano davanti. Lasciando così l’intera schiena scoperta. “Era Lo, semplicemente Lo la mattina, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola…” cantilenò Anna. Giulia arrossì. “Sembri una moderna Lolita punk…” osservò Hermione. La ragazza però si vedeva più giovane di quello che veramente era. “Non vorrei mettere fretta, però mancano cinque minuti alle nove…” precisò ancora il prefetto. Guardando insistentemente l’orologio da parete. Anna le si affiancò. Giulia prese veloce la solita tracolla e le raggiunse. “Sto davvero bene?” chiese ancora timida. Le amiche annuirono convinte. Così il trio potè finalmente uscire. Hermione fu la prima a staccarsi. Ron la aspettava direttamente fuori dalla Sala Comune. Le altre due proseguirono fino ai sotterranei. Poi si salutarono e si divisero. La castana si inoltrò fra il buio e umido corridoio. Si sentiva strana. Era da quando aveva lasciato la torre che si sentiva come osservata. Anna scosse veloce la testa, si sicuro era solo un’impressione. Anche se l’ombra dietro di lei non la pensava così. La ragazza percorse svelta il cammino, fino ad arrivare ai dormitori. Bisbigliò veloce la parola d’ordine ed entrò veloce. La Sala Comune era il solito deserto. Facendo passi più lunghi delle sue stesse gambe salì le scale a due a due verso le camere maschili. A metà strada incrociò Blaise, che probabilmente stava andando a prendere Mary Kate per la solita uscita del sabato sera. Subito dopo Anna arrivò alla meta. Entrò svelta nella camera e tirò finalmente un sospiro di sollievo. “Haliwell respira, non serve che ti fai venire un infarto per la mia bellezza…” ghignò Draco. La castana si tranquillizzò. Alzò la testa con fare provocatorio. “Sempre il solito modesto eh Malfoy?” sbottò. Poi venne attirata da un odore. Decisamente un buon profumo che ricordava bene. Solo allora si accorse che fra le mani del biondo stava un bicchiere. E dentro a questo un liquido rosso si muoveva piano. “Vino rosso! Si!” esclamò felice Anna. Iniziando a trotterellare come una bambina in un negozio di dolci. “L’ho fregato a Blaise, l’ultima uscita con tua sorella è stata meritevole di vino e quello che è avanzato l’ha dato a me…” spiegò fiero Draco. Anche se alla fine lui non aveva fatto proprio nulla. La castana lo fulminò con lo sguardo. Si slacciò in un sol gesto gli anfibi e si avventò letteralmene sul bicchiere del biondo. Glielo strappò di mano e avida bevve un lungo sorso. Poi ghignò. Il rossetto rosso brillante era rimasto sul bordo del bicchiere. Ed una goccia iniziò a scendere dal labbro fino al mento della ragazza. Draco la fissava incantato. “Dammene un po’…” sussurrò lui. Ma la castana scosse la testa. Si leccò le labbra e ne bevve ancora. “Avanti…Anna…” la richiamò ancora il biondo. La ragazza scosse la testa. E finì in un sorso il rimanente contenuto del bicchiere. Draco ghignò sadico. Poi come Anna aveva fatto con il vino lui si avventò su di lei, bloccandola al letto. Il bicchiere cadde sul pavimento. “Non lo dovevi fare…” soffiò maligno. La castana scoppiò a ridere. Una risata acuta, da far gelare il sangue nelle vene. “E che cosa oseresti farmi eh? Povero piccolo Draco…” lo canzonò poi. Il biondo strinse la presa. Ma sembrò solo ingrandire il sorriso beffardo sul viso di lei. “Alla fine comando io lo sai, arrenditi…” disse spavalda Anna. Poi iniziò a strusciare la sua coscia su quella del ragazzo. “Stai giocando col fuoco mocciosa…” rimbeccò Draco pronto. La castana gli avvolse i fianchi con una gamba e lo spinse contro di se. “Sei tu il moccioso qui…” ribadì sicura. Continuando a strusciarsi senza ritegno. Il biondo scosse la testa divertito. Per poi chinarsi su di lei. “Lo sai benissimo che non servono certi giochetti per farmi eccitare…” le sussurrò in un orecchio. Anna fissò le sue iridi scure in quelle di lui. Sembravano ardere dal divertimento. “Lo sento…” soffiò. Draco la guardò ancora tranquillo. Un secondo dopo le sue mani avevano lasciato i polsi della ragazza e avevano iniziato a sciogliere i lacci del corpetto. La castana se ne stava pacifica e beata sotto di lui. Questo era il ritmo che avevano preso in una sola settimana. E a lei di certo non dispiaceva. Finalmente il biondo le tolse l’indumento ed iniziò a baciarle la candida pelle bianca. Anna gemette quando anche le mani del ragazzo iniziarono a fare la loro parte. Così decise di iniziare a muoversi anche lei. Lenta, quasi da esasperazione, portò una mano sulla cintura di Draco. Gliela levò senza nemmeno fare fatica. Poi la lanciò quasi nell’altro letto con uno schiocco. “Hey Draco?” lo chiamò d’improvviso la castana. Il biondo stava lottando con l’intricato groviglio di nastri che chiudevano la gonna a balze. Così emise solo un grugnito. “Sei sicuro che Blaise e mia sorella non piomberanno qui a metà sera vero?” gli chiese. Draco alzò la testa. “Mi sono assicurato che lui e Mary Kate se ne stessero fuori dai piedi, penso siano andati nella Stanza delle Necessità…” rispose. Anna annuì. Odiava fare la pignola, però non avrebbe mai voluto essere colta in flagrante dalla sorella. Quella sarebbe stata così serpe da ricattarla. “Ma come diavolo si toglie?!” ringhiò infastidito il biondo. La castana gli tolse le mani dai nastri. “Prima che tu faccia un disastro, hai mai pensato a questa alternativa?” propose. Poi si tirò giù di poco la gonna. Senza nemmeno toccare una chiusura. Draco scosse la testa divertito. Anna era così magra da poter passare nella cruna di un ago! Intanto la ragazza gli aveva slacciato prontamente i pantaloni. Ed aveva iniziato ad accarezzare da fuori i boxer gonfi. Sorrise nell’immaginarsi in quello che stava facendo. “Oh al diavolo…” sospirò il biondo. Si tolse veloce i pantaloni e li abbandonò sul pavimento. “Quanta fretta…” lo prese in giro la castana. Draco ghignò e tornò su di lei. Mordendole il collo. Anna tornò ad avvolgere le sue gambe sui fianchi di lui e a sollevare il bacino. Di tutta risposta il biondo le abbassò il reggiseno. Senza nemmeno toglierlo. Ed continuò a mordicchiare la pelle. La castana si lasciò andare ad un gemito. “Santo Manson, Draco piantala e prendimi!” sbottò quasi irritata. Draco quasi si mise a ridere. Solo lei poteva venirsene fuori con certe uscite. Però per il bene dell’atmosfera si trattenne e slacciò le gambe della ragazza dai suoi fianchi. Poi portò una mano alle sue mutandine. Le aveva abbassate quasi del tutto quando un rumore fece trasalire entrambi. La porta della camera si aprì all’improvviso. Rivelando un ragazzo famigliare. “Lo sapevo che stavate combinando qualcosa! Vi ho…be…beccati…” esclamò d’un fiato Harry. Ma quando vide la scena gli morirono le parole in gola. Anna strabuzzò gli occhi e divenne rosso acceso. Era pietrificata. “Razza di idiota! Che cavolo ci fai qui eh?!” ringhiò furiosa. Draco si portò una mano alla testa. “Potter…sto seriamente pensando di ucciderti…” soffiò. Lo sguardo del ragazzo però era bloccato sulla castana, che oramai era praticamente nuda. “Smettila di fissarla! O giuro su Salazar Serpeverde che ti cavo gli occhi!” lo minacciò il biondo. Poi coprì la ragazza con la coperta. “Che diavolo ti è saltato in mente Harry!? Come hai fatto ad entrare?! Aspetta un attimo…tu…tu mi hai seguita!” disse stizzita la castana. “I…io…” cercò di rispondere il ragazzo. Ma a quanto pareva un’improvvisa paralisi facciale l’aveva accolto. Era rimasto praticamente a bocca aperta. Non aveva mai visto Anna sotto a quell’aspetto prima d’ora, ed i neuroni gli si erano inceppati. “Ti do tempo dieci secondi per sparire, se non sei fuori di qui al decimo, stai sicuro che stavolta non te la caverai con un naso rotto!” ordinò Draco. Dire che fosse infuriato era poco. Il ragazzo si mosse. Anna lo guardava con istinto omicida. Se avesse avuto la bacchetta l’avrebbe cruciato come minimo! Il biondo iniziò a contare. Così Harry fu costretto a riprendere le sue sensibilità motorie. Nel giro di due secondi uscì dalla stanza. Il rumore dei suoi passi riecheggiò per le scale e dopo qualche minuto sparì. “Ci mancava solo questa…” sbottò arrabbiato il biondo. La castana aveva il cuore a mille. “Harry Potter mi ha visto come mi ha fatta mia madre, magnifico!” sospirò. Questo incontro improvviso l’aveva stremata. Lasciò stare la coperta e si sdraiò di peso sul letto. Draco le si avvicinò. “Stammi lontano Malfoy, questa cosa mi ha traumatizzata…penso andrai in bianco per un po’…” commentò stufa Anna. Il biondo strabuzzò gli occhi. Mezzora di preliminari buttati dalla finestra. “Se stai cercando di alimentare il mio istinto omicida verso Potter ci stai riuscendo…” precisò. Poi si stese accanto a lei. “Giuro che lo castro…cavolo chissà come mi immaginerà ogni volta che ci vediamo…maledizione!” sbuffò infastidita la castana. “Stava praticamente sbavando…che nervi…che nervi! Mi urta che altri ragazzi ti guardino già da vestita…figurati ora…” confessò acido Draco. Anna si voltò e sorrise di poco. Poi gli accarezzò una guancia. “Che carino che sei…” commentò intenerita. Subito gli occhi slittarono sul corpo del ragazzo. Finendo immancabilmente sui boxer. La castana ghignò. “Certo che nemmeno un intervento repentino di Harry ti distrae…eh Draco?” osservò. Il biondo sorrise quasi fiero. “In questo caso allora…” aggiunse Anna. Passandosi un dito sulle labbra. Draco si animò all’improvviso. Saltandole letteralmente addosso. La castana scosse la testa e scoppiò in una cristallina risata. Prima di riprendere dal punto in cui erano stati bruscamente interrotti, il biondo prese la sua bacchetta e chiuse con un incantesimo la porta. Per quella sera, ne avevano avuto abbastanza di sorprese indesiderate.
Ignari di tutto, un’altra coppia passeggiava tranquilla per i corridoi. Hermione e Ron camminavano mano nella mano. Forse era anche una ronda da prefetti. Qualunque cosa fosse, entrambi erano felici. Chiacchieravano e ogni tanto guardavano fuori dalle enormi finestre. La luna risplendeva limpida nel cielo. D’improvviso nel buio corridoio si sentirono dei passi. I due si voltarono ma non videro nessuno. Poi Ron per poco cadde per terra. “Hey Ron! Tutto bene?” chiese Hermione., cercando di tenerlo su per un braccio. Ma sembrava che una forza lo tirasse dalla parte opposta. Così la ragazza lo strattonò ancora, rivelando una mano attaccata al nulla dalla parte del braccio. Hermione non se ne stupì e lasciò andare la presa. “Harry vieni fuori da li…” sbottò irritata. Il ragazzo indugiò. Ron iniziava a perdere la pazienza. Senza nemmeno pensarci prese un lembo del Mantello dell’Invisibilità e scoprì il ragazzo. Harry aveva un aspetto abbastanza trafelato. Le guance rosse ed il respiro abbastanza irregolare. Forse aveva corso. Il colletto della camicia era sbottonato come altri due o tre bottoni. “Hai per caso ceduto alle avances di Romilda?” gli chiese divertito. Gli occhi verdi del ragazzo lo fulminarono. “Ti devo parlare…” disse solo. Il rosso lo guardò incredulo. Era uscito con Hermione che diamine! “Harry, non vedi che sono occupato?” commentò secco. La ragazza assisteva alla scena senza perdere la calma. C’era qualcosa che non le quadrava. Harry non era arrivato dalla solita direzione dei dormitori Grifondoro. “È urgente…” soffiò ancora quest’ultimo. “Non ne possiamo parlare quando torno?” cercò ancora di liquidarlo Ron. Hermione capì che, se voleva avere delle informazioni su quel comportamento sospetto, poteva fare solo una cosa. “Ron…senti…puoi andare. Harry sembra sconvolto…noi…noi ci vediamo domani in biblioteca…c’è tutto il gruppo…” esordì gentile. Il rosso strabuzzò gli occhi. Era da molto che non si prendeva cura dei sentimenti di Harry. Così capì che c’era sotto qualcosa. L’interessato però sembrò non accorgersi di nulla. “Grazie Mione…sei un angelo davvero…tu cosa farai adesso? Raggiungi Anna o Giulia?” le chiese. A sentire il primo nome il ragazzo vicino a loro trasalì. Ed arrossì smisuratamente. La ragazza scosse la testa, un cordiale sorriso sul viso. “Giulia è con il suo ragazzo e Anna è con Draco…tornerò in dormitorio a leggere, tanto a mezzanotte tornano tutte e due…” spiegò. Harry si irrigidì ancora di più. “Allora buonanotte Mione…sogni d’oro per dopo…ti amo…” la salutò Ron. Per poi abbracciarla forte e darle un bacio. Hermione si sentiva un po’ a disagio con l’altro vicino, però ricambiò il bacio. “Buonanotte Ron…non fare tardi…ti amo anche io…” rispose. Subito Harry andò all’attacco e prese il rosso per un braccio. Lo trascinò via prima ancora che la ragazza potesse replicare. Il prefetto capì che i due sarebbero passati per il passaggio segreto più corto. Così lei decise di fare la strada lunga. Sospirando, si avviò verso il dormitorio. Era tentata di andare da Mark, ma sarebbe stato come un insulto. Quindi decise di tornare in camera. E sperare che le amiche tornassero presto.
Nel contempo una ragazza correva a perdifiato nel giardino. Giulia era in ritardo. Erano le nove passate. E tutto perché si era fermata a chiacchierare con Anna prima di separarsi. Quando finalmente arrivò nei pressi dell’albero, fu colta da estremo sconforto non vedendo nessuno. Veloce la ragazza si appoggiò all’albero per riprendere fiato, poi guardò l’orologio. Era in ritardo di tre minuti. Piton non poteva essersene andato! Però non era da lui arrivare in ritardo. Giulia rimase ancora qualche minuto ad aspettare. Fino a che, d’improvviso, di sentì tirare per il cappotto. La ragazza si voltò. E rimase a bocca aperta vedendo quello che si era trovata davanti: una cerva argentea la stava ancora tirando per un lembo del cappotto. Giulia la guardò stupita. Lei non aveva invocato il suo Patronus! Poi sobbalzò, ricordandosi di una scena famigliare accaduta l’anno prima. Era esattamente in quel punto. E quella stessa cerva era apparsa da dietro dei cespugli. Non sapeva chi era stato ad evocarla. Appena l’aveva accarezzata questa si era dissolta nell’aria. Qualche minuto dopo era arrivato Severus. La cerva le dette un colpetto ad un fianco per chiamarla. Quando la ragazza la guardò il Patronus indicò una direzione con la testa. E stavolta le prese la manica. “Cosa c’è piccola? Vuoi che ti segua?” le chiese. La cerva annuì. “Io…io devo aspettare qui però…Severus potrebbe arrivare e se non mi trova magari poi pensa che mi sia successo qualcosa…” osservò Giulia. Il Patronus la tirò più forte. Così tanto da farle fare qualche passo. La ragazza si guardò intorno e sospirò. Decidendo infine di seguire il cocciuto animale. Si fece guidare attraverso il giardino. Sembrava la stesse conducendo ai confini di Hogwarts. Ed inevitabilmente l’albero si allontanava, fino a sparire del tutto dalla sua visuale. Finalmente, dopo dieci minuti buoni di camminata, la cerva si fermò. Poi la lasciò andare e trottò poco più in la, per arrivare da un uomo famigliare. “Era ora che arrivasse signorina Wyspet, pensavo si fosse persa…” sbottò quasi acido Piton. Il Patronus si fermò davanti a lui. Fece un piccolo inchino e sparì. Proprio come aveva fatto un anno prima. Giulia si avvicinò meravigliata. “Quindi quello era…era il suo Patronus?” chiese stupita. Severus annuì divertito. “Allora era lei anche l’anno scorso…ma…ma perché non me l’ha detto?” esordì ancora la ragazza. Piton la guardò inarcando un sopracciglio. “Dirle…che cosa esattamente?” rispose. Giulia lo raggiunse. “Che abbiamo i Patronus uguali! È…è una cosa bellissima!” spiegò. Il professore sorrise. Allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. E dire che credeva di essere oramai arrivato ad odiare quel Patronus. Quello che inizialmente aveva non se lo ricordava nemmeno. Però la cerva era lei: Lily. Eppure come quando guardava negli occhi Harry, gli faceva male. Da quando Giulia gli aveva fatto vedere che anche il suo Patronus era una cerva, qualcosa era scattato in lui. Forse era semplicemente stata condizionata da lui prima del tempo. Oppure era un segno. Di solito a queste cose stupide come segni premonitori o oroscopi Piton non credeva. Ma quella, quella era tutta un’altra storia. “Avanti signorina Wyspet, si avvicini! Dobbiamo andare altrimenti si farà tardi e perderemo lo spettacolo…” la richiamò. Come se fosse stata lei quella che era persa nei pensieri. La ragazza gli trotterellò al fianco. E ancora più felice di prima gli prese il braccio. Poco dopo si trovavano in un vicolo. Non il solito ma un poco più in la. Giulia si sporse subito curiosa. Erano ad un paio di metri più indietro di dove si fermassero di solito. “Il cinema è qui vicino, se fossimo arrivati dalla solita parte avremmo impiegato più tempo ad arrivare…e dato che non sono riuscito a trovare gli orari delle proiezioni credevo fosse più opportuno fermarsi qui…” spiegò Severus. La ragazza lo guardò divertita. Colto e dalla parlata forbita anche fuori dall’ambito scolastico. Un vero gentiluomo. “Credo che tu abbia fatto una buona scelta…” sorrise. Poi lo prese veloce per mano. Prima ancora che l’imbarazzo si facesse vivo in entrambi, la coppia era già fra la folla londinese. Era incredibile quanta gente uscisse ogni sabato sera! E loro si mimetizzavano perfettamente con il resto. Il posto dove era dislocato il cinema era nei pressi della sala giochi. Giulia se lo ricordava bene. Comunque il Centro Commerciale era nella direzione opposta, quindi la gente nella via diminuì. Appena scorta l’insegna luminosa la ragazza trotterellò contenta fino ai tabelloni. Severus aveva proprio avuto ragione: davano Lolita quella sera. Quello del 1997, con Jeremy Irons e Dominique Swan. Il tabellone sotto alla locandina faceva scorrere gli orari. “Ora sono le 21.25…” osservò Piton. Giulia lesse pronta i numeri. “Ce n’è uno alle 21.40…ce la facciamo?” chiese. Il professore sbirciò attraverso le porte scorrevoli del cinema. Non c’era così tanta gente. “Proviamo…” propose. La ragazza strinse la mano ed assieme entrarono. Tutta la folla riunita all’interno era già in fila per lo spettacolo di un altro film, che sarebbe iniziato fra cinque minuti. Erano perlopiù coppiette. “Questo Piccolo Grande Amore…” lesse curiosa Giulia. Era un film girato in Italia e uscito di recente. Mentre era intenta a leggerne la trama si sentì tirare. Severus la chiamava per andare a prendere i biglietti. Questa volta su lui a pagare alla cassa. La ragazza si precipitò a prendere i pop corn e la coca cola. Quando la sala dell’altro film fu chiusa, aprirono quella di Lolita. Loro erano i primi e forse anche gli ultimi ad entrare. Si accomodarono nell’ultima fila, quella più comoda. “A quanto pare questo film non è così popolare…” osservò Piton guardandosi in giro. C’erano solo loro in tutta la sala. Giulia sistemò i pop corn nell’apposito posto fra i sedili e sorrise. “Anarchia cinematografica!” esclamò. Per poi fare il tipico segno a due dita di vittoria. Severus scosse la testa divertito. E si servì di qualche pop corn. Dopo qualche minuto la sala venne chiusa e le lucci spente. Così ebbero la certezza di essere davvero i soli. Le solite pubblicità iniziarono a scorrere sullo schermo. Mobili, auto, materassi per letti, pentole. Tutta roba babbana. Dopo l’ennesimo elogio ad una super automobile rosso fiammante,  la proiezione iniziò a dare i primi segni di film. “Menomale che nei cinema più piccoli saltano i trailer iniziali…” esordì Giulia. Piton si chinò verso di lei ed annuì. “Considerato che questo è anche un film vecchio siamo proprio stati fortunati…” aggiunse. La ragazza sorrise e prese qualche pop corn. Poi fece aprire la bocca al professore, che divertito ubbidì. Finendo per essere imboccato. Finalmente sullo schermo apparvero i titoli di inizio film. Accompagnati dal paesaggio di una prateria americana. Ed una macchina sgangherata che si avvicinava sempre di più. Fino ad un primo piano, che ne rivelò il guidatore. Era un uomo di bell’aspetto, ma sembrava stanco. Le mani al volante. E fra le dita una forcina per capelli. Di quelle semplici, da ragazzina. Poi la sua voce iniziò a parlare. “Era Lo, semplicemente Lo la mattina, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola…” disse. Giulia lo riconobbe subito. Sapeva quasi a memoria il libro. “…era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti…ma tra le mie braccia era sempre…Lolita…” proseguì l’uomo. E con lui, sottovoce la ragazza. Severus lo notò. Anche lui conosceva quelle strofe. “Luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia…Lolita.” concluse ancora il guidatore. E con lui stavolta, non solo Giulia, ma anche Piton. “Penso che presto piangerò…” sussurrò poi la ragazza. Il professore scosse la testa e si spostò più verso di lei. Cercando di essere più naturale possibile avvolse le spalle di Giulia e la portò accanto a se. Lei gli sorrise. Poco dopo davvero versò una lacrima. Con la morte del primo vero amore di Humbert, Annabelle. Proseguendo poi con l’arrivo dell’uomo nella sua meta delle vacanze. Finita in fumo letteralmente grazie ad un incendio. Così Humbert fu costretto a recarsi a casa Haze. Ed immancabilmente ci fu l’incontro. Giulia spalancò gli occhi per l’emozione. Le iridi nocciola incollate allo schermo. Severus guardava con lo stesso interesse le immagini e le analizzava. Dire che si rivedeva nel vecchio professor Humbert era un eufemismo. Gli salì quasi un nodo alla gola vedendo il loro incontro. Humbert stava per cambiare idea quando ad un tratto aveva scorto lei: Dolores Haze, la figlia della padrona. Lolita. Sdraiata a terra intenta a sfogliare una rivista. Il vestito bianco bagnato dall’acqua dello spruzzino per l’erba. Poi ad un tratto Dolores si era girata. E gli aveva sorriso, mostrando un apparecchio. Giulia si stava davvero perdendo in quelle immagini. Forse poteva affermare che Lolita fosse il suo libro preferito. In un certo senso si rivedeva in Lolita. Ma di certo non era come lei. Piton intanto si tranquillizzava. Lui non era affatto Humbert. O almeno non del tutto. Aveva saputo razionalizzare la cosa ed era giunto ad un compromesso. Non avrebbe mai trattato quello splendore di ragazza al suo fianco come avrebbe fatto il suo collega professore con la ragazzina nel corso del film. Successivamente una serie di immagini sul soggiorno di Humbert in casa Haze. In tutte appariva Lolita ovviamente. Qualche volta Severus e Giulia si distraevano. Quando entrambi infilavano una mano nel barattolo di pop corn. E le loro dita si incontravano. Tutti e due si guardavano divertiti. Poi arrivò la scena in cui la madre annunciava che la piccola Dolores sarebbe andata in un campo estivo femminile. Dicendo anche che il professore fosse d’accordo. Lolita si arrabbiò con lui. E non gli parò finché non arrivò il giorno della partenza. Quando però lei lo vide. Il suo Humbert, guardarla dalla finestra. Si precipitò fuori dalla macchina ed andò da lui. Gli saltò in braccio e lo baciò. Giulia arrossì. Era stata lei a dare il primo bacio a Severus. L’anno prima, sotto la bianca neve. Così si voltò. Vedendo il volto di Piton illuminato dallo schermo. Si sporse verso di lui. Il professore ebbe il tempo solo di girarsi, che la ragazza lo baciò. Insieme a Lolita e Humbert. Si staccarono dopo di loro. E tornarono a guardare il film. Dopo la partenza di Dolores i fatti scivolarono velocemente. E non appena il misfatto causato dall’amara morte di Charlotte Haze, la madre di Lolita, venne compiuto, le luci si riaccesero. Rivelando così la fine del primo tempo. “È spettacolare…sono senza fiato…” decretò subito Giulia. “Recitazione ottima…Lolita sembra più cresciuta di quello che dovrebbe essere, però lo compensa con il carattere perfettamente identico a quello del libro…” concordò Severus. Entrambi si guardarono divertiti. Iniziarono a parlare del film e di quanto fosse simile al libro. Le scene tagliate ed i personaggi. Fino a che le luci si spensero. Ed ecco che i due si rituffarono nel film. La seconda parte fu quella più malinconica. Lolita e Humbert iniziarono a viaggiare. Lei crebbe e man mano che cresceva diventò più avara e stizzita, seducendo il professore per ottenere ciò che voleva. E il pover’uomo non poteva far altro che accontentarla. Bloccato in un amore talmente perverso, instancabile e passionale da non accorgersi che in quel gioco, stava giocando da solo. I due si trasferirono in un college ma lo lasciarono dopo un po’ di tempo per riprendere un viaggio. Humbert trovò le prove che Lolita lo tradiva ma fece finta di nulla. Ancora immobilizzato nel suo amore morbosamente ingenuo. Fino a quando Dolores lo lasciò. E Humbert rimase da solo per tre anni. Severus si sentì morire. Sarebbe crollato se Giulia avesse fatto lo stesso. La ragazza scosse la testa. Lei non era come Lolita. Lei si sarebbe accorta dell’amore che l’uomo provava per lei. E probabilmente non si sarebbe ribellata. Però era anche vero che lui aveva fatto qualcosa di imperdonabile alla ragazzina. Successivamente Humbert ricevette una lettera dalla Dolores diciottenne. Si era sposata e aspettava un bambino. E le servivano soldi per trasferirsi con suo marito in un luogo dove lui aveva ricevuto proposta di lavoro. Il professore andò dalla ragazza e la vide. Giulia aveva gli occhi lucidi. Lolita era cresciuta. Un paio di occhiali sul naso. I capelli rossi sbiaditi e legati in una coda. Il viso da bambina tramutato in qualcosa di più adulto. Ma non ancora maturo. Humbert cercò di farsi dire chi l’aveva aiutata. Dolores lo confessò. E poi il professore la osservò. “La guardai e la guardai ancora…” iniziò a pensare l’uomo. Giulia era bloccata senza fiato davanti alla scena. “E capii…così chiaro come se avessi saputo di poter morire che la amavo più di ogni cosa non avessi mai visto ed immaginato…lei era solo il morto eco di un’infante di tempo fa…” continuò. Severus vide di sott’occhio la ragazza accanto a se. Gli occhi erano colmi di lacrime che aspettavano solo di scendere. “Ma l’amavo…questa Lolita, pallida, inquinata, grossa e con il bambino di un altro uomo…” proseguì malinconico Humbert. Così Giulia si sciolse in un singhiozzo, commossa fino nel profondo. Piton scosse la testa. Era divertito ma non lo dava a vedere. Si limitò solo a stringere il braccio sulle spalle della ragazza, per portarla contro il suo petto. Lei pianse ancora e lo abbracciò. Era strano versare tante lacrime per un film. Ma Giulia sapeva che cosa volevano veramente dire. Erano gli stessi pensieri che aveva su Severus. Lei lo amava. E sarebbe stato così anche se lui fosse stato più vecchio, non avesse avuto quell’aspetto. Anche se nel corso degli anni lui sarebbe invecchiato prima di lei. Non le importava. Avrebbe amato Piton alla follia. Finchè morte non li avesse separati. Da abile Legilimens quale era, il professore aveva visto tutti quei pensieri. Sollevò veloce il viso prima che la commozione potesse prendere il sopravvento. Nel giro di mezzora il film finì. Quando le luci si riaccesero definitivamente Giulia stava ancora piangendo. Cercò di sistemarsi e appena si alzò. Severus la strinse ancora a se, baciandole la fronte. Rimanendo così poi per qualche minuto. “Andiamo…” sussurrò Piton. La ragazza annuì ed uscirono. Tornando alla fresca aria londinese. Nessuno dei due parlò. Si tennero per mano come erano oramai soliti fare. Poi si fermarono ad una gelateria all’angolo. Giulia prese il solito frappé al cioccolato. Mentre Severus il caro cono di gelato al limone. I due si sedettero in una panchina li affianco. La ragazza teneva il frappé con entrambe le mani e dondolava le gambe. Il professore la osservava facendo finta di essere concentrato sul gelato. Giulia stava d’incanto con quei codini. Di certo non dimostrava i quasi diciassette anni. D’improvviso Piton trasalì impercettibilmente. Fra due settimane sarebbe stato il suo compleanno. Sapeva già cosa fare, ma non ne era pienamente sicuro. Intanto, dalla radio della gelateria, iniziò a risuonare una canzone italiana. Lui non ha più paura di stare insieme a lei, adesso lui lo sa che lei è la sua vita. Giulia tirò su un’ultima sorsata di frappé. “Severus…sai…la…la festa di Ron è stata bella…” iniziò a dire timida. Il professore si voltò. “Anna ed Herm…hanno…hanno detto che me ne organizzeranno una…sarà una cosa davvero fantastica conoscendole…” sorrise ancora la ragazza. “Con la signorina Haliwell di mezzo, chissà cosa ne verrà fuori…una baraonda più totale immagino…” commentò divertito. Lei non ha più paura di lui che se ne andrà, adesso lei lo sa che è lui la sua strada. Giulia annuì. Poi tirò su un’abbondante sorso di frappé. “Ecco…siccome è la festa del mio compleanno…volevo…volevo chiederti se…se…se ti andrebbe di…” cercò di invitarlo. Piton sorrise. Era la stessa scena del ballo di Halloween. “Se…cosa esattamente?” tentò di aiutarla lui. La ragazza sospirò. “Se ti andrebbe di venire…si insomma…alla mia festa…” riuscì a dire infine. Arrossendo smisuratamente. Supereranno i giorni e le difficoltà, si copriranno nelle notti d’inverno. “Dovrei perciò mischiarmi con i miei studenti? Suppongo quindi di dover prendere un’altra volta la pozione…” ragionò Severus. Giulia annuì timidamente. “Solo io so chi sei veramente…e Anna e Herm…nessuno ti ha mai visto da giovane…non ti preoccupare, mi…mi inventerò qualcosa!” promise. Piton sospirò. Lo stava proprio pregando. “Oh Giulia Giulia…” sussurrò. Poi fece il grande errore di voltarsi. E incrociare i suoi occhi neri con quelli nocciola di lei. Era così che ci cadeva sempre. Saranno padre e madre dell’alba che verrà, tra lui e lei sarà per sempre così. Non resisteva a quegli occhioni in attesa solo per lui. Si sentiva sciogliere a contatto con quelle iridi nocciola. La ragazza lo stava guardando in attesa. Il contenitore di frappé oramai vuoto fra le mani. La bocca dischiusa. Severus sospirò ancora. “E va bene, è un’occasione importante…quindi verrò…” concluse. Giulia strabuzzò gli occhi. “Davvero?” chiese innocente. Piton annuì sorridente. Gli occhi della ragazza si riempirono ancora di lacrime. Poi lo abbracciò d’improvviso. Lasciando cadere il contenitore. Lei gli donerà il suo amore, lui col cuore la difenderà. “Grazie Severus…grazie, grazie, grazie!” lo ringraziò Giulia felice. Il professore la strinse divertito. “Direi che è il minimo Giulia, dopotutto…sono il tuo futuro marito…e ti amo…” si lasciò sfuggire. Scatenando un’altra ondata di commozione nella ragazza. Lei gli guarirà il dolore, lui col cuore la proteggerà. Piano Piton le prese il viso fra le mani e le asciugò con dei baci le lacrime. Avvicinando dolce le sue labbra a quelle di lei. Poi le unì, in un delicato bacio. Giulia gli avvolse le braccia al collo. Quando si staccarono rimasero fronte contro fronte. “Anche io ti amo Severus…qualunque cosa accada…” sussurrò. Per poi tornare a baciare l’uomo, che ricambiò. Mentre il suo cuore scalpitava. Per l’unica Lolita che avesse mai voluto avere. Quella per cui avrebbe rischiato la sua vita. E che avrebbe sposato. La proteggerà.

 
  
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