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Autore: lmpaoli94    20/02/2018    0 recensioni
Cristina, Gabriele, Paolo, Jessica e Saverio sono cinque ragazzi nati tutti nell’anno 2000.
Saverio non ha voglia di fare niente nella vita.
Preferisce rimanere a letto tutto il giorno o dinanzi al computer o alla tv.
La loro vita cambia quando Jessica decide di andare in vacanza con solo due di loro: Paolo e Gabriele.
E Saverio e Cristina?
Cosa avrebbero fatto?
E soprattutto, come sarebbe cambiata realmente la loro vita?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le 10 del mattino.
Era una bellissima giornata di primavera nella città di Lucca.
I fiori sbocciavano sotto quella luce solare che voleva dire rinascita.
Ma questo a Saverio non importava.
Lui voleva solo dormire tutto il giorno e non pensare mai a niente.
Ma per quanto poteva andare avanti così?
Saverio si era ritirato da scuola a causa della sua pigrizia.
Era in attesa di trovare un lavoro.
Ma chi avrebbe offerto un lavoro ad un giovane che non aveva minimamente voglia di sacrificarsi e di studiare?
«Saverio, sei sempre a letto?»
«Mamma, ma cosa…»
«Svegliati immediatamente. Stamattina vai al centro dell’impiego.»
«A fare cosa? Ci sono andato ieri» protestò il ragazzo.
«Non m’interessa. Oggi non è ieri. Alzati subito e renditi utile in qualcosa.»
Scocciato, Saverio si alzò dal letto e si vestì con tutto quello che gli capitò a tiro.
Aveva la faccia assonnata.
Non aveva voglia di fare nulla.
Tranne che dormire.
Prima di scendere di sotto a fare colazione, Saverio accese il computer per vedere gli ultimi aggiornamenti avuti su Facebook, tweeter e Instagram.
“Niente di interessante” pensò.
Sconsolato, spense il computer e si diresse in cucina dove lo aspettava una madre molto arrabbiata.
«Ce l’hai fatta ad arrivare fin qui» fece sua madre scocciata «Ma come ti sei vestito? Sembri uno straccione.»
«Ma se sono gli stessi vestiti che avevo ieri.»
«Levateli immediatamente. Vado io a prenderti qualcosa di pulito.»
«Ma mamma, mi sono appena cambiato…»
«E con ciò? Ti senti così pigro da non volerti più svestire? Avanti, fai quello che ti ho detto e non discutere.»
Sbuffando, Saverio si rimise in mutande aspettando i vestiti da sua madre.
«Guarda che pancia. Non mi stupirebbe se tra qualche tempo diventerai grasso impallato.»
«Hai finito di offendere?» domandò Saverio scocciato.
«La verità fa male, eh?»
Il ragazzo decise di non rispondere, limitandosi ad indossare i vestiti datagli dalla madre.
«Ecco. Così va bene… Cosa vuoi per colazione?»
«Niente. Non ho fame.»
«Non fare colazione, fa molto male alla salute. Almeno mangia qualcosa.»
«Mangerò qualcosa dentro città. Adesso non ne ho voglia.»
Saverio si apprestava ad uscire di casa.
Non voleva più parlare con sua madre.
Gli urtava il sistema nervoso.
«Saverio?»
«Che cosa c’è adesso, mamma?»
«Ti ricordi che oggi non tornerò a casa?»
«Grazie. Bella risposta.»
«Oh mamma, cosa dovrei dirti?»
«Almeno promettimi che cercherai di non far esplodere la cucina come l’ultima volta.»
Saverio ripensò assiduamente a quel momento.
Non era stata colpa sua, ma del suo amico Gabriele che aveva tentato di fare un esperimento con il gas, rischiando di far saltare l’intera abitazione.
«Ti prometto che non farò nessuna azione stupida. Te lo prometto.»
«Bene. Adesso sono più tranquilla. Ci vediamo stasera. Buona giornata, figliolo.»
«Altrettanto, mamma» fece il ragazzo prima di richiudere la porta dietro di sé.
 
 
Mentre si stava dirigendo verso il centro per l’impiego della città, Saverio s’imbatté in uno dei suoi amici: Paolo.
«Ehi Saverio! Cosa ci fai già in piedi?» gli domandò il ragazzo dandogli una pacca affettiva sulla spalla.
«Mia madre mi ha buttato giù dal letto ricordandomi che devo al più presto trovare un lavoro.»
«Che noia. Meno male che i miei genitori non sono come i tuoi, altrimenti dovrei discuterci tutto il giorno.»
«Già. Tu sei un tipo molto fortunato. Ti danno quello che vuoi senza batter ciglio.»
«Purtroppo non siamo tutti uguali, Saverio.»
«Puoi ben dirlo.»
«Sei già stato al centro per l’impiego?»
«No, non ne ho minimamente voglia.»
«Quello che gli ho detto ieri, e cioè che non c’era nessuna offerta interessante per candidarsi a quel lavoro.»
«Bravo. È questo lo spirito giusto.»
Paolo, il tipico ragazzo dove ti condurrebbe verso la strada dei nulla facenti.
«Stavi cercando qualcosa in questo negozio di elettronica?»
«Sì, cercavo un nuovo computer.»
«Ma se l’ha comprato qualche mese fa’.»
«Lo so, ma ormai quel modello è obsoleto. Ne voglio uno nuovo.»
«E cosa te ne fai?»
«Tu non ti preoccupare.»
«Se non userai più il tuo computer di ora, potresti regalarlo a me?»
«Regalarlo a te? Mi dispiace, ma ho già pensato di venderlo a qualcuno?»
«E a chi?»
«A Gabriele. Mi ha offerto più di 600 €. Un’offerta allettante, non trovi?»
«Preferisci venderlo a quel manichino da strapazzo piuttosto che venderlo al tuo migliore amico?»
«Scusa, Saverio. Ma i soldi sono soldi.»
«Non posso crederci… Dopo tutto quello che ho fatto per te… Ti ricordi quando ti ho regalato il mio Spyro year of the dragon per Playstation?»
«Avanti Saverio, non fare il melodrammatico. In quel tempo eravamo solo bambini.»
«E con questo? Mi avevi promesso che avresti fatto qualsiasi cosa per me. Ti ricordi?»
«Sinceramente no.»
«Va bene, lasciamo perdere. Oggi ho capito che le persone come te non meritano la fiducia degli altri» fece Saverio uscendo dal negozio di elettronica senza degnare di uno sguardo il suo ormai ex amico.
“Amici… Una parola che non ha più valore.”
 
 
Ancora furioso per come Paolo l’aveva trattato, Saverio ritornò immediatamente a casa richiudendosi in camera sua.
Fortunatamente poteva rimanere a casa da solo per tutto il giorno, senza la presenza di sua madre.
Per passare la giornata, si mise al computer per guardare tutti i suoi programmi preferiti.
Prima che si stesse per addormentare, il suo telefono si mise a squillare.
Era la sua migliore amica Jessica.
«Ciao Jessie, come stai?» domandò il ragazzo con tono insonnolito.
«Wow, Saverio. Ti disturbo?»
«No, tranquilla. Non sto facendo niente d’importante. A parte dormire, s’intende…»
«Pensavo che eri un gran dormiglione, ma non fino a questo punto» ripose Jessica prendendolo in giro.
«Ah ah ah simpatica. Che cosa volevi?»
«Volevo dirti che domani ritorno a casa. Ne ho abbastanza della mia vacanza.»
«Di già? Ma se sei partita meno di una settimana fa’!»
«Lo so. Ma questa città, s’eppur una delle più grandi d’Italia, mi sta molto annoiando. Mi manca la mia città… E tu.»
Nel sentire l’importanza che Jessica gli dava, Saverio arrossì all’istante.
Rimase in silenzio alcuni minuti, ripensando a tutti i bei momenti avuti con lei.
«Saverio? Ci sei?»
«Sì, certo… Allora chiamami quando arrivi alla stazione di Lucca. Ti passo a prender e andiamo a mangiare qualcosa insieme, ok?»
«Grande. Ci vediamo domani. Ciao.»
«Ciao» fece Saverio rimanendo sempre imbambolato dalle parole di Jessica.
“Smettila di pensare a lei. È una tua amica. Solo una tua mica” si disse prima di tornare alle sue serie tv.
 
 
Lo sbattere della porta svegliò di soprassalto Saverio.
“Ma che diavolo…”
«Saverio? Sei in casa?»
“Mia madre. Ma che cos’ha da urlare?”
Il giovane ragazzo si alzò di scatto dal suo letto per precipitarsi di sotto.
«Mamma, perché urli in questo modo?»
Appena il ragazzo girò lo sguardo, vide che dietro sua madre c’era la sua amica Cristina.
«Cristina! Cosa ci fai qui?» domandò Saverio sorpreso di vederla.
«Sono venuta a riconsegnarti la sciarpa che ti era dimenticato a casa mia» rispose la ragazza con tono gentile e flebile.
«Grazie, ma non occorreva un simile disturbo.»
«Nessun disturbo, Saverio. Il mio ufficio si trova proprio vicino a casa tua. Quindi ho pensato: “Perché non riconsegnare la sciarpa a quel testone di Saverio?”
«Grazie anche da parte mia, Cristina. Da qualche tempo a questa parte, non riesco a capire dove Saverio possa avere la testa.»
«Non si preoccupi, signora. L’ho fatto per dovere e per piacere… Adesso me ne ritorno a casa. Sono molto stanca. Oggi è stata una giornata infernale in ufficio.»
«Ti fanno lavorare molto, non è vero?»
«Mi preparano per quello che spero sia il mio lavoro. Non mi voglio lamentare come la maggior parte dei tirocinanti là dentro. Preferisco fare il mio e basta.»
«Ben detto, Cristina. Mi piace la tua determinazione.»
«È così che ho convinto il mio capo» rispose la ragazza con sorrisetto compiaciuto «Adesso è meglio che vada. I miei genitori saranno in pensiero. A presto.»
«Ciao Cristina» risposero in coro Saverio e sua madre.
Mentre il ragazzo era intento a mettersi a posto la sua sciarpa, sua madre stava parlottando da sola.
«Mamma, che cos’hai? Perché parli da sola?»
«Stavo pensando ad alta voce… Quella Cristina. È una magnifica ragazza, non trovi anche tu?»
«È un vero peccato che tu ti sprechi con ragazze che non hanno voglia di concludere niente dalla mattina alla sera… In un certo senso mi ricorda te, purtroppo.»
«E questo cosa centra?»
«Niente. Si fa solo per parlare… Ci sei stato stamattina al centro per l’impiego come ti ho detto?»
«Sì, ma non c’era nessuna offerta che mi potesse interessare.»
«Dici sempre così. Secondo me è perché non ti impegni abbastanza.»
«Questo non è vero, mamma. Anche oggi ho ricercato offerte su internet, ma non c’è niente che riguardi la mia professione.»
«Lo sai, Saverio? Anche se sono tua madre, non ho ancora capito quale possa essere la tua professione. Hai fatto tre istituti superiore senza riuscire ad arrivare al terzo anno. Mi dici cosa potresti fare nella vita?»
«Non lo so. Ma qualcosa troverò…»
«È questo il problema della vostra generazione. Siete appoggiati da genitori che lavorano dalla mattina alla sera per non far mancare niente al proprio figlio come me. Ma i tempi stanno per cambiare, caro mio. O fai qualcosa di utile alla società, oppure da me non beccherai la bellezza di un quattrino. Mi sono spiegata?»
Saverio non riusciva a capire del perché sua madre si stava comportando in questa maniera.
«Cosa?! Ma dici sul serio? Lasceresti tuo figlio senza un euro in tasca?»
«Puoi dirlo forte. Hai visto come si impegna la tua amica Cristina? Anche se non guadagna molto, almeno lei ci mette la forza di volontà. Tu invece preferisci poltrire dalla mattina alla sera senza fare il minimo sforzo di cercare lavoro. Almeno riesco a starti dietro io… Hai quasi 18 anni Saverio e…»
«Adesso basta! Ne ho abbastanza di sentirmi offendere ogni sera perché non trovo lavoro!» gridò Saverio spazientito «Se io sono una totale nullità nel cercare lavoro, perché non me lo trovi tu? Hai molte conoscenza in questa città. Perché non li usi per aiutarmi?»
«Perché devi cavartela da solo. Non l’hai ancora capito?»
«Molto bene. Se non vuoi aiutarmi, è meglio se me ne vado da questa casa.»
La madre del ragazzo rimase allibita dalle sue parole.
«Cos’hai detto? Che non ti ho aiutato? Da quando sei nato ho cercato di non farti mai mancare nulla. Ed è questo il tuo ringraziamento? Sei davvero un ingrato.»
«No. La colpa è tua che non mi hai dato un vero motivo per cercare le mie ambizioni… Se sei così contenta di Cristina, perché non la adotti?»
Quest’ultimo discorso di Saverio fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Inorridita, la madre del ragazzo gli mollò un sonoro ceffone.
«Sei davvero sicuro di andartene da questa casa?»
«Adesso più che mai.»
«Molto bene. Voglio vedere come farai per guadagnarti da vivere… Presto capirai cosa significa andare avanti e sentirti che ti mancherà qualcosa.»
Il ragazzo preferì non rispondergli.
Era troppo arrabbiato con lei.
Prese le sue poche cose e si diresse verso la porta di casa.
«Dov’è che andrai?»
«Non lo so… Ma vedrai che qualcuno mi ospiterà. Non ti preoccupare» rispose Saverio prima di richiudere la porta dietro di sé.
   
 
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