Anime & Manga > Higurashi no naku koro ni
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Autore: TheManiae    20/02/2018    1 recensioni
Il Destino non si può fermare.
Non puoi combatterlo.
Non puoi fuggire.
Siamo costretti a soffrire in questo inferno eterno.
[Questa storia partecipa al "Rainy Time" a cura di Fanwriter.it]
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hanyuu, Rika Furude
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Iniziativa: Questa storia partecipa al “Rainy Time” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole: 616
Prompt/Traccia: Quando piove, ad A tornano in mente ricordi spiacevoli.





«Non posso credere che sia cominciato a piovere proprio adesso!» esclamò seccata Satoko, un asciugamano avvolto intorno ai capelli biondi. «Grazie a Oyashiro-sama i libri non si sono bagnati. Chie-sensei ci avrebbe tagliato la testa!»

«Nii. Qualcuno ha paura della maestra.» disse Rika con un sorrisetto innocente.

«Non è vero!»

La giovane sacerdotessa la guardò per qualche momento, per poi mostrare la sua espressione più dolce «Ni-pah.»

Per poco Satoko non vomitò per il diabete che l'amica le provocava ogni volta con quell'adorabile gesto infantile.  Mangiarono una ciotola di riso a testa e qualche polpetta, per poi andare subito a dormire. Il giorno dopo Satoko doveva preparare alcune trappole per il suo nemico giurato.

«Sarà fantastico vederlo ricoperto di formiche proiettile!» rise malignamente. «Buonanotte Rika»

«Buonanotte.»

Rika però non chiuse gli occhi. Aspettò che l'amica si addormentasse, guardando il soffitto con espressione spenta. Quando fu certa stesse dormendo si alzò, prese una bottiglia di Bernkastel Badstube ed un bicchiere e si sedette accanto alla finestra. Una figura che solo lei poteva vedere le stava accanto, guardandola preoccupata.

«Rika, non dovresti bere così...»

«E cosa può capitarmi che non sia già successo?» chiese seccata. La sua voce divenne di colpo adulta e dura. «Non so più quante volte sono morta con un proiettile in testa, fatta a pezzi da una di quelle due fottute gemelle o caduta in un dannatissimo fosso! Almeno crepare di ulcera sarà una novità.»

«Ma se questo fosse il mondo giusto...» tentò di rispondere, ma un gesto brusco della giovane sacerdotessa la zittì.

«Smettila Hanyuu, basta» mormorò, roteando il vino nel bicchiere prima di mandarne giù un sorso. «Non c'è un mondo giusto. Ci abbiamo provato mille volte e mille volte abbiamo fallito, sperando in una menzogna. Non possiamo scappare a questo destino.»

Hanyuu rimase in silenzio, mentre Rika si voltò a guardare la pioggia. Fuori era deprimente, scuro, tutto l'ambiente le appariva chino verso terra in segno di resa. 

«Hinamizawa è questo: un Nakara dove tutti siamo colpiti da un'eterna pioggia rossa, il sangue dei miei genitori, dei miei amici, il mio sangue, che distrugge le vite e affoga il canto delle cicale.»

Hanyuu sentì una morsa al cuore. Vedere colei che ama, il viso così simile a quello di sua figlia, sommersa dall'avvilimento e dal disfattismo tanto da odiare tutto quello che un tempo amava. Si poggiò accanto a lei, e anche se le era impossibile toccarla, la abbracciò, poggiando una mano sul capo e accarezzandole i capelli zaffiro. 

«Questo non è un Nakara, credimi. Quei luoghi sono gelidi e roventi, prigioni infinite di ghiaccio e fuoco dove gli uomini soffrono la sete e non piove mai.» disse. La sua voce era diversa dal solito, più adulta, quasi divina. «Quella là fuori non è sangue, ma acqua che porterà nuova vita quando sarà passata la tempesta.»

Rika guardò nel suo bicchiere, riflettendo su quelle parole. Hanyuu una volta tanto sembrava seria, e quel discorso somigliava a quello che le diceva una volta sua madre, anche se era da tempo che cercava di ignorarla per non soffrire ad ogni sua morte. 

«Il problema è che questa tempesta non passerà mai, e questo resterà sempre un mondo freddo e senza speranza di salvezza.»

«La speranza è come il sole. Esiste sempre, anche quando viene nascosto dalle nuvole.»
Rika rimase in silenzio, osservando le nuvole scure sopra di lei con sguardo spento. «Se lo dici tu» disse, prima di mandar giù l'intero bicchiere. 

Rimasero insieme fino a quando l'alcol non ebbe la meglio su Rika. Hanyuu avrebbe voluto poterla mettere a letto, come faceva un tempo con sua figlia, limitandosi ad accarezzarle il capo. Fuori la pioggia continuò, ignorando dolori e sogni degli abitanti di Hinamizawa.





 

-La Follia mi scorre nelle vene

 
   
 
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