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Autore: anilasnoches    20/02/2018    0 recensioni
Il più grande svantaggio di vivere in un seminterrato è che la mattina quando ci si sveglia,e fuori c’è una bella giornata,non si può ammirare nessun panorama attraverso le finestre.Probabilmente era per questo che,nella mente autolesionista di Massimo,ogni mattina le prime parole a cui pensava fossero quelle che suo padre soleva dire quando le cose si mettevano male..
Ora non si trovava più nella sua vecchia camera a casa dei suoi,dove si apriva un balcone affacciato su un terreno alberato.Osservando l’unica miserevole finestrella della stanza,di circa mezzo metro per dieci centimetri,quelle parole per lui erano una beffa più che mai.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non si sentiva niente.Né il frangersi delle onde,né lo spirare del vento,né tantomeno i versi dei gabbiani.Il silenzio era imperante.L’aria sembrava quasi assente,mentre il mare - in una calma piatta - sfumava dal grigio al nero man mano che le sue acque si avvicinavano all’alta banchina in piedi alla quale stava Massimo.Sopra di lui un cielo densissimo rispecchiava fedelmente le sfumature del mare che sovrastava,come a replicarlo.A riva l’acqua era talmente sporca e ricolma di rifiuti di ogni genere che Massimo provava ribrezzo al solo pensiero di infilarci dentro un piede.Ma ciò che più lo inquietò in quel quadro apocalittico fu vedere un volatile non meglio identificato che,rimasto fatalmente inzuppato in quella melma viscida e viscosa,cercava goffamente di liberarsene e spiccare il volo.Per un momento riusci anche ad aprire le ali,fiero come un’aquila.Tuttavia,alla fine dovette arrendersi all’idea che sarebbe morto lì,chiudendo le ali in un sonno eterno.In tutto ciò una persona se ne stava seduta come se niente fosse sull’estremità del molo che si estrendeva di fronte a Massimo,dando le spalle a quest’ultimo.Aveva i capelli scuri lunghi fino alle spalle,un vestito grigio e un fazzoletto legato al gomito del braccio sinistro.Non c’erano dubbi.Il suo istinto gli suggerì che non poteva trattarsi altri che di Anna.
Senza che avesse nemmeno il tempo di andare da lei,Massimo fu catapultato in una situazione completamente diversa.Solo l’atmosfera grigia non sembrava essere cambiata - nonostante le nuvole si fossero completamente diradate - come se in realtà davanti ai suoi occhi fosse stato posto un filtro.Si sentiva quasi braccato dalla massa di fluido putrido che aveva sopraffatto quel povero uccello.Stava scendendo su uno scivolo circolare.Non c’era acqua sotto di lui,e non sentiva nessun attrito.Era come se stesse scivolando su un cuscinetto d’aria. Ma la curva dello scivolo sembrava non finire mai e lui non riusciva a girare la testa.Presumibilmente si trovava in un acquapark stracolmo di persone,la cui ilarità era palpabile.Le svariate voci che si sovrapponevano l’una all’altra giungevano all’orecchio di Massimo come se questi stesse in mezzo a loro,e lo cullavano come il tonfo della pioggia scrosciante nelle mattine in cui rimaneva a casa sotto le coperte.
La scena cambiò ancora e Massimo si ritrovò di nuovo di fronte al molo dove si trovava Anna.Era come se si trovasse a recitare in un film in cui il regista non era lui.Una sceneggiata dove lui subiva passivamente il succedersi degli eventi.Tutto era rimasto perfettamente uguale a come lo aveva lasciato.Lei poggiava parte del suo peso sulle braccia distese,con le mani che poggiavano sulla superficie del molo.Aveva la posa di chi si godeva una bella vista.Ma quale?,si chiedeva Massimo.In quel mare sembrava sfociare la cloaca del mondo.Non ci si riusciva nemmeno a tuffare con lo sguardo.E il cielo era così coperto che sembrava gli sarebbe caduto in testa da un momento all’altro.

“È difficile

resistere al Mercato, amore mio.

Di conseguenza andiamo in cerca di

rivoluzioni e vena artistica.”

Riconobbe subito quelle parole.Si trattava de “Il liberismo ha i giorni contati” dei Baustelle,le cui note risuonavano nelle sue orecchie come se le stesse ascoltando alle cuffie. 
- Anna! – provò ad urlare,debolmente.Ma lei non si voltò,né lo degnò di una risposta.
- Tutto bene? – riprovò,con più forza.Ancora niente.
- Perché non rispondi? – urlò infine,rassegnato.
Lei non dava nessun segnò di sentire minimamente la sua presenza.
Forse perché le sue parole gli rimbombavano in testa più che uscire dalla sua bocca,mischiandosi ai demotivanti versi dei Baustelle.Allora tentò di camminare verso di lei,prendendo tuttavia un’andatura estremamente lenta.Cercò di sforzarsi a correre,ma si rese conto che c’era qualcosa che lo frenava.I pochi metri che lo separavano da lei divennero chilometri,e lei continuava ad essere lontana.

“Anna pensa di soccombere al Mercato.

Non lo sa perché si è laureata.

Anni fa credeva nella lotta.”


Quando riaprì gli occhi in tenda il sole era già abbastanza alto.Era solo.Il telone di plastica,comportandosi come le pareti di una serra,aveva reso quell’angusto spazio un forno all’aperto.Sentendosi soffocare Massimo fu costretto ad uscire subito all’aperto,nonostante lo stordimento.

“È difficile resistere al Mercato.

Anna lo sa.

Un tempo aveva un sogno stupido:

un nucleo armato terroristico.”

La canzone dei Baustelle che aveva sentito in sogno proveniva dal cellulare di un ragazzo accampato li affianco con la sua compagnia di amici.La tenda attorno alla quale erano radunati stava li da quando era arrivato,eppure questa era la prima volta che li vedeva.Uno di loro,in maniera piuttosto sfacciata,prese addirittura a ridergli in faccia.Massimo si guardò le parti basse temendo di essere uscito all’aperto con il cazzo duro come il giorno prima.Sinceratosi di non avere nulla che spiccasse alla vista nei pantaloni,guardò meglio il ragazzo e si rese conto che questo aveva le cuffie alle orecchie.Evidentemente ha la testa da un’altra parte,pensò Massimo.
Nella concitazione del risveglio si era quasi dimenticato del lucidissimo sogno che aveva fatto.Ricordava ancora tutto nei minimi particolari.Quella ragazza!,si disse.La conosceva solo da due giorni e gli era già entrata in sogno.E quel che era più strano era che non l’aveva nemmeno vista in faccia,nonostante il suo viso si fosse fissato prepotentemente nella sua memoria.Per non parlare della sensazione di essere trattenuto nei movimenti.Una volta aveva letto che se si sogna di correre al rallentatore,o comunque di muoversi al rallentatore,significa che c’è qualcosa che ci blocca o ci rallenta nella vita quotidiana.Ma questo cosa aveva a che fare con Anna?Forse alla fine si trattava solo di una fisiologica mancanza di lucidità durante la fase REM.
Massimo provò a guardasi intorno,ma di lei non c’era traccia.
Andò quindi a chiedere al guardiano al cancello se avesse visto una ragazza uscire da sola quella mattina.Questi era un signore anziano dall’aria preoccupantemente comatosa che se ne stava steso su una sedia a sdraio.Quando Massimo lo interpellò si ridestò istantaneamente,come un cane accucciato che ti vede per farti le feste.Dopo che gli ebbe descritto l’aspetto di Anna sembrò concentrarsi per fare mente locale e visualizzare tutte le facce che aveva visto passargli oltre quella mattina.
- Nun me pare d’averla vista ‘sta ragazza,però all’alba ho visto de spalle una uscire che c’aveva ‘na ferita ar gomito.Pò esse che era lei - rispose alla fine,con la sua faccia paffuta che sorrideva senza risparmiarsi.
Doveva essere proprio Anna.Se ha deciso di allontanarsi così presto,evidentemente vuole restare da sola - si disse Massimo,scoraggiato.
- Ha visto in che direzione è andata? – chiese Massimo.
- Si,è andata verso a spiaggia – rispose il signore,visibilmente entusiasta per essersi reso utile.
Massimo lo ringraziò,uscì quindi dal cancello e guardò in direzione della spiaggia.Il mare che aveva visto in sogno sembrava l’esatta versione “sottosopra” di quello che ora aveva davanti ai suoi occhi.
   
 
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